Antefatto
Quando Seiya aveva ancora cinque anni, prima che iniziasse il suo addestramento in Grecia, presso la grande Marin dell’Aquila, in Scozia nacque un fanciullo importante per il destino di molti uomini.
Il 22 Dicembre, il giorno precedente lo Yule nordico, un uomo e due ragazzi osservavano il cielo stellato, "Guardate, Ogma e Arawn, osservate le stelle, indicano la nascita di un grande eroe che ben presto guiderà i celtici", esordì l’individuo incappucciato, "Siete stati iniziati già dalla più tenera età ai segreti dei grandi sciamani, usateli nel migliore dei modi", esclamò quell’uomo, "Si, maestro", risposero i due giovani.
"Grande sciamano", urlò una voce alle spalle dei tre, "Egli è nato", avvisò il messaggero, senza attendere il permesso di parlare.
Lo sciamano però non rispose, sorrise soltanto, indicando ai due piccoli allievi le stelle, prima di allontanarsi verso la casa in cui quel giovane era venuto al mondo.
"Non sei curioso di vedere colui che comanderà l’esercito più potente dell’intera Scozia, Arawn?", chiese il ragazzo più anziano, di diciassette anni, "Le stelle affermano che costui ci guiderà verso grandi vittorie", esultò, prima di raggiungere il proprio maestro.
"Ogma, sei un povero stupido, hai letto solo la prima pagina del grande libro della vita di questo comandante", sussurrò al vento il più giovane dei due, un ragazzo di quindici anni dagli occhi pieni di malvagità e rossi come il fuoco.
I due raggiunsero il loro maestro, il quale gli mostrò un neonato, che teneva in braccio, "Osservate, miei giovani allievi, costui è Dagda, il vostro futuro comandante", lo presentò.
Gli anni passarono, Seiya ed i suoi quattro compagni sconfissero Saga, Hilde di Polaris, Nettuno e persino Hades. Poi fu ultimo tempo della Grande Alleanza contro Ares, quindi arrivarono i vent’anni d’attesa, dinanzi alla grande Minaccia Divina.
In quei venti anni diversi cavalieri furono addestrati in più parti del mondo, due andarono in Scozia.
"Dunque voi due vorreste essere iniziati ai segreti degli sciamani? Come vi chiamate?", domandò un uomo in un’angusta caverna nell’estremo nord della Scozia.
"Eric", rispose un ragazzo di appena 13 anni dalle chiare origini coreane, "Skinir", aggiunse un fanciullo di nemmeno 8 anni dai vestiti asgardiani.
L’uomo si alzò in piedi, era un giovane di bell’aspetto, coperto da un lungo saio monacale, "Quali divinità volete seguire e proteggere?", domandò ai due.
"Atena, la dea greca. Fu Shiryu di Dragon, l’uomo che mi ha portato qui, a mostrarmi la generosità di questa dea", rispose il giovane di nome Eric, "Atena, la dea della Giustizia greca, ottima scelta, ragazzo, ma ricorda sempre che la Giustizia è cosa flessibile per un dio, che può utilizzare a propria scelta gli uomini in battaglia", gli rispose lo sciamano.
"E tu?", chiese poi l’uomo al più piccolo, "Sono Skinir, ultimo discendente del casato di Luxor e come tale devo occupare il posto di mio cugino Fenrir come custode della stella Alioth sacra ad Odino", gli rispose il giovane.
"Odino, un dio nordico. Bene", esordì l’uomo, "Inoltre sei spinto da ragioni di sangue e di casato, oltre che dalla fede, una combinazione vincente per qualsiasi guerriero", si congratulò, prima di appoggiare una mano sulla spalla del piccolo.
"Vi addestrerò, inizieremo oggi stesso, voi e gli altri miei due allievi", concordò l’uomo, prima che un altro giovane ragazzo entrasse in scena.
"Maestro Ogma", esordì il giovane, della stessa età di Skinir, apparentemente, "lo sciamano Arawn le vuole mostrare i miglioramenti del grande Dagda", spiegò con imbarazzo il giovane.
L’uomo, che un tempo fu il fanciullo che osservava le stelle, si voltò verso il ragazzo appena entrato, "Bene, Hirihody, mostra a questi tuoi nuovi compagni d’addestramento dove potranno dormire, poi attendetemi nella zona più vasta della caverna", ordinò Ogma, prima di correre via come il vento.
Alcuni minuti dopo, lo sciamano coperto dal saio incontrò un suo pari, dagli occhi rossi come fuoco, "Salve Arawn", lo salutò, "Salve a te, Ogma", rispose questi, "Quali nuove?", domandò il primo, che negli anni non aveva perso fiducia nel compagno d’addestramenti, ma se ne era distaccato.
"In generale nessuna, Macha sviluppa bene le sue arti magiche, e non solo quelle", sogghignò scherzoso il secondo sciamano, "Riguardo a Dagda, intendevo", ribatté il primo.
"Osserva tu stesso", gli rispose semplicemente Arawn, indicandogli un giovane diciottenne intento ad espandere il proprio cosmo, dinanzi ad una parete rocciosa.
Un bagliore di luce accecò i due sciamani, pochi secondi e la parete scomparve dinanzi ai loro occhi, lasciando solo poca cenere.
"Diventa sempre più forte, Egli sarà un’ottima guida per tutti noi", esultò Ogma, prima di avvicinarsi ed inginocchiarsi al giovane.
"Non servono questi gesti dinanzi a me, buon Ogma, mi hai visto nascere e d’allora mi cresci con saggezza, se mai diventerò un buon comandante sarà solo merito tuo, e tuo, Arawn", affermò rivolgendosi al secondo sciamano dagli occhi rossi.
"Grande Dagda, il tuo cuore e la tua innocenza sono immensi", si complimentò Arawn, inginocchiandosi.
Quando il giovane si allontanò, i due sciamani si congedarono l’uno dall’altro, "Poveri sciocchi, sia Ogma, che il suo moccioso, non sanno quale triste destino li attenda", sogghignò lo sciamano dagli occhi rossi, mentre raggiungeva la sua allieva e concubina, Macha.
Gli anni passarono, i cavalieri completarono i propri addestramenti e scoppiò la guerra contro Urano, il tirannico dio del Cielo. Questa guerra durò più di una settimana e durante l’ultimo giorno di scontri, i guerrieri titani, la più infima delle classi di soldati al servizio dell’Ancestrale dio greco, si sparsero per il mondo, al fine di distruggerlo, e raggiunsero anche la Scozia.
Tre uomini attendevano in una grotta, uno era giovane e coperto da un grande mantello, gli altri due avevano indosso dei lunghi sai da monaci per coprirsi il corpo, o ciò che realmente lo difendeva.
"Nobile Dagda, grandi Ogma ed Arawn", esordì una voce, entrando dentro la grotta.
"Dimmi, Hirihody", esclamò il più vecchio dei tre, "Maestro Ogma, dei guerrieri dalle bianche vestigia hanno invaso la Scozia, sono un centinaio", spiegò il giovane, "Bene, messaggero, avverti l’armata dei Tree Monks, che siano tutti pronti alla battaglia", ordinò il più giovane dei tre.
"Grande Dagda, noi siamo già pronti", esordirono tre figure, apparendo dal nulla.
"I guerrieri, manca solo Rhiannion", sogghignò uno dei tre uomini, il cui viso era illuminato da occhi rossi come il fuoco, "Lei è già intenta a combattere all’estremo nord della Scozia, con i soldati ed i messaggeri dell’armata dei Tree Monks", rispose una voce femminile fra i tre.
"Bene, messaggero, vai ad unirti a loro", ordinò Ogma, "Si, maestro", sembrò affermare con voce seccata il giovane di nome Hirihody, prima di scomparire nel nulla.
"Noi tre combattere a Glasgow, mio signore", spiegò una delle figure dalla voce maschile, che sembrava portare due spade, o comunque due oggetti di metallo alla vita.
"Ed io dove andrò, maestro Arawn?", chiese una voce femminile, apparsa alle spalle dei tre, "Macha, noi raggiungeremo gli altri iniziati e combatteremo nella zona est, giusto Ogma?", domandò lo sciamano dagli occhi rossi, "Si, vecchio compagno d’addestramenti", rispose il vecchio e saggio individuo.
"Bene, allora andiamo, miei coraggiosi Tree Monks", esordì il giovane comandante, "Si, sommo Dagda", esclamarono all’unisono gli individui presenti nella grotta.
Quel giorno in molti per tutta la Scozia videro dei guerrieri vestiti con armature marroni, di diversa gradazione, combattere contro i nemici dalle bianche vestigia e vincerli.
La notte successiva la vittoria, Dagda, coperto da una veste nobile, si sciacquava il volto in un ruscello, insieme a lui, come sempre, vi era Ogma, "Dunque, amico mio, i santi di Atena ed i loro alleati hanno sconfitto questo Urano?", domandò il giovane, "Si, mio signore", gli rispose l’anziano sciamano.
"Non ti rivolgere a me sempre con questo tono di inferiorità, sai quanto lo ritenga inutile. Mi sei amico, maestro e consigliere, non servitore", ribatté subito dopo il comandante scozzese.
"Si, lo so, Dagda", rispose con un gentile sorriso lo sciamano, quando un’esplosione cosmica interruppe la pace di quel momento.
"Lo avete sentito anche voi?", domandò un minuto dopo Arawn, apparendo coperto solo dal suo saio, "Si", balbettò Dagda, mentre Ogma sembrava come paralizzato nell’osservare le stelle.
"Il momento è giunto", affermò sorridente l’anziano sciamano, "Maestro", chiamò pochi secondi dopo una voce femminile e tutti videro arrivare l’allieva di Arawn, anch’ella appena coperta da un lungo saio nero.
"Dagda seguimi", ordinò Ogma, indicando una via al giovane comandante. Anche Arawn e la sua allieva avanzarono insieme ai due.
Il quartetto di individui raggiunse velocemente un cerchio di rocce, "Ora, innalziamo la porta, forza Arawn", ordinò Ogma e subito i due sciamani pronunciarono delle frasi il cui significato era perso nella notte dei tempi.
Dopo pochi secondi i quattro si ritrovarono in una tetra foresta, piena di alberi morti, ma alla cui fine si espandeva un cosmo immenso.
"Segui quell’energia, comandante", affermò Arawn, anticipando il proprio compagno d’addestramenti.
I quattro raggiunsero infine un lago immenso, che in quel momento brillava di una luce verde, "Chi siete voi?", domandò un cosmo proveniente dall’acqua, "Il mio nome è Dagda del Faggio, comandante dei Tree Monks", si presentò il giovane.
"Allora perché non ti inchini, mortale, dinanzi ad un dio?", domandò quella voce, "Costui è Mannanon", balbettò per primo Arawn, gettandosi in ginocchio, ai piedi del lago, subito seguito dalla sua allieva e poi da Dagda ed Ogma.
Il cosmo del dio nascosto nell’Acqua riempì il bosco, facendo rinascere tutti gli alberi nella zona circostante.
I quattro rimasero sbalorditi, "Ora, comandante del Faggio, riconduci a me il mio esercito, poiché una grande impresa ci attende", ordinò il dio a Dagda, prima di spegnere il proprio cosmo.
I quattro tornarono in Scozia, "Chiamate Ilew, che suoni il corno", ordinò subito il comandante, e così fu.
Il suono di un corno si udì nelle zone più fredde dell’estrema Scozia, dove due uomini sedevano in una fredda cascata, per temprare il proprio cosmo, "Hai sentito questo richiamo, Belenos", chiese uno dei due "Si, Gwyddyon", rispose il secondo, "Dobbiamo andare", e con queste parole perse nel vento, scomparvero dalla vista dei pochi animali spettatori.
Una fanciulla cavalcava al chiaro di luna con le gentili mani si teneva dalla bella criniera d’una magnifica cavalla bianca, quando il suono del corno richiamò anche lei, "Buona, Bel, ora un’altra via ci è stata indicata", affermò la ragazza, girando la cavalla verso un’altra direzione.
Tre individui, due uomini ed una donna, seduti in una locanda, scherzavano allegramente, finché non sentirono anch’essi il suono del corno e subito s’alzarono, quindi, dopo aver pagato, lasciarono quel luogo, diretti dal richiamo. Quando uscirono, tutti poterono notare che uno di essi portava una spada ed aveva una mano d’argento.
Un gruppo di circa dieci guerrieri dalla giovane età marciava a seguito di un uomo con un falco sulla spalla, "Grande Cernunnos, dove dobbiamo andare?", domandò uno di questi giovani, "Quieta il tuo piede veloce da messaggero, Hirihody, poiché non sarà la velocità a condurti dal nostro comandante stavolta", gli rispose semplicemente l’uomo.
"Con Taranis, Ceridwen e Nuada, siamo al completo, sommo Dagda", esultò Ogma, osservando la ventina di Tree Monks, finalmente riunita dinanzi al proprio comandante.
Una nuova guerra stava per iniziare.