Capitolo 6: La vera potenza dei santi d’oro
Dieci splendenti armature dorate camminavano su un brullo territorio montuoso, dove, poco tempo prima, circa una settimana, era iniziata una battaglia e proprio su quelle rocce che ora il gruppo d’eroi calpestava, avevano visto la loro fine i semidei seguaci di Eolo, Hades ed Ares per mano dei titani guidati da Urano.
"Padre, sei mai salito prima su questo monte sacro?", domandò quietamente Abel di Gemini ad Ikki della Fenice, "No, noi santi di Atena abbiamo percorso molte strade in nome della Giustizia, dal Grande Tempio ad Asgard, dal Regno di Nettuno alle scure valli dell’Ade, ma mai siamo saliti prima d’ora sul monte Olimpo", rispose il santo divino.
"Né, mai ne scenderete", esordì una voce dinanzi a loro, "Noto con dispiacere che gli insetti da me graziati ad Atene sono qui presenti, ma un piacere maggiore mi scuote nel vedere che ben due esseri a me paragonabili vi sono in questo misero esercito, seppur, cavaliere dal cosmo ardente, ti credevo morto insieme a Sinope", esordì una figura, seduta su di un sasso, proprio dinanzi all’entrata del castello di Zeus.
"E’ l’assassino di Seiya?", domandò Ikki a Hyoga, "No, lui ha ucciso Shiryu", gli rispose il santo del Cigno, riferendosi al loro avversario: Dione, il titano Cieco.
"Toglietevi di torno, insetti, lasciate che questo scontro fra semidivinità sia leale, per quanto possa io essere leale nei confronti di voi, santi divini", esordì il nemico.
Ikki scoppiò a ridere, "Padre?", balbettò Abel, "Figliolo, e chiunque altro voglia, fatevi avanti per eliminare quest’invalido, ormai non dovrebbe più essere un avversario degno di voi, ma di molto inferiore", tuonò Phoenix, dopo aver smesso di ridere.
"Come osi?", tuonò infuriato Dione, ma prima che il titano potesse attaccare, tre figure si posero fra lui ed il santo divino, "Non hai sentito mio padre? Saremo noi i tuoi avversari", sentenziò per primo Abel, "Sono giorni, che mio padre, Shiryu di Dragon, attende vendetta", continuò Ryo di Libra, "Anche io desidero completare lo scontro con te, titano cieco", concluse Botan del Cancro.
"Bene, formiche, ora vedrò chi sarà il primo di voi a sacrificarsi nel folle tentativo di colpirmi", li schernì Dione, "Turbulent eyes", urlò subito dopo, espandendo la spirale di occhi bianchi intorno a se.
"Mi era parso molto più minaccioso giorni fa", rifletté Abel, "Ovviamente, cavaliere", ribatté Hyoga, "rispetto alle conoscenze che avevi allora, il suo cosmo ti sembrava immenso, ma ormai, come ha detto tuo padre, non è più un avversario degno di voi costui, vi è inferiore", spiegò il santo del Cigno.
"Belle parole, cavaliere, ma perché nessuno di questi tre potentissimi avversari non mi ha ancora annientato?", domandò con tono derisorio il titano cieco, "Dagli tempo", affermò semplicemente Phoenix, mentre i diversi cavalieri d’oro erano in silenzio.
"Se permettete, sarò io la prima ad attaccare, eliderò con facilità questa tecnica difensiva", esordì Botan del Cancro, avanzando, così da risvegliare i dieci occhi bianchi, che brillarono di energia cosmica.
La sacerdotessa d’oro scattò verso il titano e subito gli occhi di luce le corsero contro, "Perfetto", bisbigliò fra se la gold saint, "Strati di Spirito", urlò quando ormai le sfere bianche le avevano bloccato la strada.
"Se speri di battermi con un gioco così stupido, sei sicuramente stata danneggiata alla mente dal nostro scontro passato", la schernì il cieco.
Botan riapparve alle spalle del titano e subito gli occhi energetici si mossero verso di lei, circondandola.
Una sottile risata nacque da sotto la maschera d’oro della sacerdotessa, "Spiacente, non ho né intenzioni di batterti, né di usare anche per molto questa tecnica", affermò, prima di scomparire di nuovo nella Nebulosa a Presepe del Cancro, che le permise di evitare l’impatto con cinque dei dieci occhi, i quali si distrussero vicendevolmente.
"Davvero non vuoi sconfiggermi? O più semplicemente comprendi la tua inferiorità?", domandò Dione, seguendo la traccia cosmica della sua avversaria, la quale riapparve in ginocchio alle sue spalle.
Subito i rimanenti cinque occhi corsero verso la gold saint, Botan sollevò le braccia, "Chele del Granchio", urlò, bloccando l’avanzare delle sfere energetiche.
"Come può essere?", balbettò Dione, "Ha paralizzato il mio cosmo", si disse perplesso.
"Ora inizi a capire, titano?", domandò divertito Ikki, "Non sono più i cavalieri inesperti che vi sono sopravvissuti per miracolo, ora quelli che avete davanti sono maestri delle arti battagliere, pieni padroni del settimo senso. La sacerdotessa del Cancro riesce persino a controllare l’espansione del tuo cosmo con le sue doti psichiche, potrebbe renderti inoffensivo con molta facilità, suppongo, ma non sembra desiderarlo", spiegò il santo della Fenice, seduto tranquillamente su un sasso.
Botan sollevò sopra il capo le braccia e quattro delle cinque sfere energetiche si avvicinarono fra loro, quindi, mentre la sacerdotessa del Cancro calava le braccia inesorabilmente, gli occhi energetici si annullarono fra loro: solo un occhio d’energia era rimasto fra i due avversari.
"Colpiscimi", affermò tranquillamente Botan, rialzatasi dinanzi al nemico.
Dione non emise alcun suono, ma calò soltanto il braccio, scatenando l’ultimo occhio contro la nemica.
La custode della Quarta Casa non fu minimamente mossa dall’impatto, né le sue vestigia subirono danni, "Adesso capisci la tua inferiorità, titano?", domandò la sacerdotessa d’oro, scattando in avanti.
"Ho voluto soltanto portarti a comprendere quanto incapaci noi ci siamo sentiti una settimana fa, ora che anche tu sei cosciente della tua inferiorità, prenderò solo un oggetto in onore della mia defunta insegnante, la grande Tisifone dell’Ofiuco", urlò Botan, "Cancer light", urlò poi, colpendo in pieno il titano cieco, che non riuscì ad evitare l’attacco nemico.
L’elmo di Dione andò in pezzi ed una profonda ferita si aprì sul suo capo, lasciando colare del rosso sangue sulle due cicatrice che il nemico aveva al posto degli occhi.
"Per te, mia grande insegnante", concluse Botan, frantumando con le mani le due parti dell’elmo, che aveva diviso a metà con il proprio colpo.
"Maledetta, ora ti manderò in un luogo da cui neppure le tue capacità ti permetteranno di tornare", minacciò Dione, aprendo la mano dinanzi a Botan, "Occhio nero", urlò poi.
Un’immensa energia cosmica si pose fra i due, "Another dimension", sentenziò un nuovo contendente, annullando il varco di Dione, che fu risucchiato in qualcosa di più grande.
"Se permetti, sacerdotessa guerriero, ora sarò io l’avversario di costui", sentenziò Abel di Gemini, prima che Botan del Cancro si allontanasse con un inchino.
"Allontanati, cavaliere, o stavolta non ti risparmierò la vita", affermò Dione, ma Abel non ascoltò la proposta, anzi scattò contro il nemico, "Turbulent eyes", urlò allora il titano cieco.
Dione percepì nitidamente il corpo del suo avversario schiantarsi contro le sfere d’energia per poi frantumarsi, "Chi vuole essere il prossimo?", domandò il titano, che aveva ripreso molta della sua sicurezza, "Il nostro scontro non è ancora finito", affermò allora Abel rialzandosi.
"Sei sopravvissuto all’esplosione? Un vero miracolo", lo derise il nemico cieco, "Al contrario, tu sei il fortunato ad avere ancora la forza per reggerti sulle tue gambe", ribatté il figlio di Ikki.
In quel momento Dione sentì venir meno tutto il suo cosmo, la forza era scomparsa dai suoi muscoli e non riusciva neppure a percepire i cosmi dei suoi avversari, proprio in quel momento, capì che il nemico gli si era avvicinato ed aveva appoggiato una mano alla sua spalla, stringendola tanto da frantumare le vestigia e sgretolargli il corpo.
Una voce soffiò poi una frase nelle sue orecchie, "Ti è piaciuto il potere del mio <Genmaken>?".
Quella domanda risvegliò il titano cieco dal suo incubo, gli occhi d’energia si erano schiantati contro la sua spalla, danneggiandogli le vestigia di bianco titanio, ma egli ancora in piedi e pieno di forze, come il suo avversario.
"Maledetto essere inferiore, questa volta ti rinchiuderò veramente in una dimensione parallela!", urlò Dione, "Occhio Nero", tuonò poi, scatenando ancora una volta il suo varco dimensionale.
"Questa tecnica mi ha veramente stancato", affermò Ikki della Fenice, "a te no, Abel?", domandò poi al figlio.
Un sorriso si dipinse sul volto del santo dei Gemelli.
Un cosmo gigantesco si espanse dal corpo di Abel, sormontando quello di Dione, "Dimensione Oscura!", tuonò il cavaliere d’oro.
Dione tremò dinanzi al grandissimo cosmo che lo sormontava e percepì nitidamente la potenza del proprio varco risucchiata nella dimensione che il nemico aveva aperto, ma accade qualcos’altro: uno scontro fra forze, come l’impatto fra due pianeti i cui campi gravitazionali si incontrano, spingendoli uno contro l’altro.
L’incontro delle due dimensioni parallele produsse una stranissima implosione energetica, che dilaniò lo spazio fra i due nemici, frantumando le rocce e la terra intorno a loro.
"Mi risucchia", balbettò Dione, cercando di controllare il varco, "Cedi, titano, se non vuoi sparire", ordinò Abel, obbligando il nemico a quietare il suo colpo.
"Il mio varco dimensionale è stato distrutto", balbettò Dione, intuendo quale effetto avesse avuto quell’implosione sul portale più debole dei due.
"Già, proprio come per l’impatto fra due pianeti, il più piccolo o è inglobato nel maggiore, o vi si schianta, distruggendoli entrambi, ho voluto giocare questa carta, giusto per ritenermi pienamente soddisfatto", spiegò il santo dei Gemelli.
"Soddisfatto?", ripeté il titano cieco, "Si, ho annullato una tecnica, ti ho mostrato la vera paura e la tua debolezza nei miei confronti, ora lascerò a chi lo merita di ucciderti", concluse Abel, allontanandosi, così da permettere a Ryo di trovarsi dinanzi al nemico.
"Speri di essere tu il mio carnefice?", balbettò Dione, ormai empio della sua sicurezza, ma il santo della Bilancia non rispose, alzò soltanto lo sguardo verso il nemico, "Mio padre era al pieno dei suoi poteri quando lo hai ucciso, ma la sua idea era di morire in quella battaglia, non so perché, ma sono certo che sia il possente Shun, sia il gran Sacerdote Seiya, sia mio padre Shiryu abbiano deciso volontariamente di farsi sconfiggere da voi, perché ora conosco realmente i vostri cosmi ed il mio e sono certo che nessuno di noi sia paragonabile al mio venerabile padre ed ai suoi compagni di battaglia. Anche tu, grande Ikki, hai cercato volontariamente la morte?", domandò Ryo, senza curarsi del nemico.
Il santo della Fenice e quello del Cigno non risposero, anzi, chinarono il capo e distolsero momentaneamente lo sguardo dalla battaglia.
"Che intendi dire?", tuonò Dione, prima di scatenare un nuovo attacco, "Eyes explosion", urlò il titano, scatenando l’attacco offensivo.
Ryo sollevò lo scudo della Bilancia e parò l’attacco, "Non servirebbe nemmeno espandere il mio cosmo per eliminarti, basterebbero lo scudo ed il tridente, ma per onorare mio padre e soddisfare l’odio che provo per te da allora, quando per salvare Gallio dovetti lasciarti andare, userò i colpi del santo del Dragone Divino!", esclamò il figlio di Shiryu.
"Fatti avanti!", sfidò Dione, sollevando nuovamente la spirale di occhi, "Rozan Shoryuha", urlò il cavaliere d’oro, scatenando il colpo segreto del Drago Nascente.
Il gigantesco drago d’energia volò contro il nemico, polverizzando gli occhi d’energia ed investendo in pieno il nemico, le cui vestigia si frantumarono all’altezza delle braccia.
"Eyes explosion", urlò nuovamente Dione, rialzandosi di scatto e lanciando ancora una volta quel colpo.
Ryo aprì la mano dinanzi a se e bloccò il colpo con un gesto più svogliato che faticoso, quindi impugnò la spada d’oro e saltò in aria.
"Preparati a perdere le bianche vestigia di cui voi titani andate tanto fieri!", ringhiò il santo d’oro, "In nome di Sirio del Dragone", invocò, "Ryutsuisen", urlò poi, scatenando il drago d’oro dalla lama brillante.
Il colpo investì in pieno Dione, il quale cercò di trattenerlo con le mani, ma ne fu completamente sopraffatto: l’armatura del titano andò in pezzi, lasciando il suo corpo indifeso e pieno di ferite.
Il nemico cieco scoppiò a ridere, "Mi dispiace dover fare ancora ricorso a questa tecnica, ma sembra essere l’ultima carta da poter giocare", esordì il nemico, mentre i cavalieri vedevano dopo tanto nuovamente l’orribile occhio gigantesco apparire nel cielo, sopra il corpo senza spirito di Dione.
"Occhio del Cielo", urlò il temibile bulbo, scatenando tutta la potenza di cui era capace.
"Rozan Hyakuryuha", urlò in tutta risposta Ryo, scatenando i cento draghi d’oro verso il cielo.
Le due forze si contrastarono, ma stavolta, la potenza di Dione non sormontò quella dell’avversario, anzi i due si pareggiavano vicendevolmente.
"In questa forma la sua forza si mostra al massimo", si disse Phoenix, "Si, Ryo da solo può confrontarsi con lui, ma probabilmente sarà uno scontro lungo", concordò Crystal il Cigno.
"Permettimi Ryo", esordì allora Abel, sentendo i due cavalieri divini parlare.
"Galaxian explosion", urlò il santo di Gemini, unendo la potenza dell’Esplosione Galattica ai Cento Draghi.
Le due energie superarono notevolmente la potenza emanata da Dione, il cui bulbo oculare fu completamente annullato, lasciando solo un vuoto involucro per terra, morto.
I due santi divini si avvicinarono ai santi dei Gemelli e della Bilancia, Ikki appoggiò una mano sulla spalla del figlio ed una su quella di Ryo, "Cavaliere di Libra, sono sicuro che tuo padre sarebbe orgoglioso di averti come figlio, come io lo sono del mio", disse il santo divino, sorridendo ai due.
"Ora, avanziamo verso la Clessidra d’oro", concluse, voltando le spalle ai due, che comunque sorridevano.
Il gruppo varcò le porte del castello di Zeus ed iniziò ad attraversare il lungo corridoio che portava alle stanze del re degli Dei, ora usurpate da Urano, quando una figura si pose dinanzi a loro, "Ci si rivede, cavalieri di Atena", esordì la voce femminile, sbarrando la strada al gruppo di santi d’oro e divini.