Capitolo 25: I cavalieri riuniti
Il gruppo di eroi era dinanzi al sommo dio Urano, ma nessuno si mosse per attaccarlo.
I cavalieri riuniti a Sparta era più di quaranta, ma il loro unico nemico era il sommo dio del Cielo, padre di Crono, aveva assimilato in se le diverse divinità olimpiche, assorbendone poteri e memoria e loro non erano i cinque santi divini di Atena, ma semplici uomini, seppur resi più forti da una settimana di interminabili battaglie.
I santi d’oro si osservavano fra loro e con i cavalieri d’argento, lo stesso facevano i generali dei Mari, mentre tutti coloro che avevano un’arma si preparavamo ad utilizzarla in questa, che sarebbe stata l’ultima battaglia per molti di loro.
"Fatevi avanti, mortali, voi non siete così potenti da potermi fermare, nemmeno unendovi tutti insieme in un unico attacco suicida", li minacciò l’Ancestrale divinità.
"Ascia della Guerra", urlò all’improvviso Jenghis, impaziente di entrare in azione per vendicare i suoi tre compagni.
Urano sollevò il braccio sinistro e bloccò l’emanazione cosmica dell’Arma sacra ad Ares, "Vediamo se ti piace questo, eretico", tuonò il dio, "Kakos polemos", urlò poi, mentre i suoi occhi iniziavano a brillare.
Un’accecante ondata di luce partì dal palmo sinistro dell’Ancestrale divinità contro il berseker, "Spostati, guerriero", urlò Sial di Sterope, spingendo via il guerriero di Ares e cercando di bloccare il colpo del dio con la propria "Pioggia di lapilli", che fu però polverizzata dal colpo del divino nemico.
"Aura di battaglia", urlò subito dopo Jenghis, notando il fallito tentativo di salvarlo del fabbro di Efesto.
Il berseker volò a salvare l’alleato, coprendolo con la propria energia cosmica, "Buffa coincidenza che i successori di due nemici si aiutino adesso", rifletté in quel momento Tok’ra di Virgo, osservando la combinazione di attacchi dei due.
Quando l’ondata oltrepassò anche l’ultima difesa del cavaliere sacro ad Ares, i due alleati caddero a terra, feriti, ma ancora vivi, "Hai un martello mi pare", suggerì Jenghis, rialzandosi, "Si", rispose Sial, "Allora usalo", ordinò il berseker dell’Avvoltoio, gettandosi contro il divino nemico con l’Ascia in mano.
"Martello di Titanio", "Ryutsuisen", urlarono i due guerrieri, attaccando contemporaneamente.
Urano sollevò il braccio destro, quello congelato, con cui fermò i movimenti di Sial, poi con la mano sinistra riuscì a deviare la potenza dell’Ascia di Ares, per poi bloccare i due nemici, "Allontanatevi, insetti", ordinò l’Ancestrale divinità, gettando a terra i due con un’emanazione del suo cosmo, capace di danneggiare le loro armature.
Jenghis era pronto a rialzarsi, ma una bianca e gentile mano lo fermò, "Lascia fare a me, berseker", suggerì Clio delle Muse, "Noi ti aiuteremo", aggiunsero le due amazzoni.
"Dovrei affrontare delle donne?", domandò divertito il dio del Cielo, "Si, ben quattro", aggiunse la voce di Awyn della Vite, avvicinandosi alle tre alleate.
"Quattro donne contro di me, sono ancora in vantaggio", sogghignò il dio.
Subito l’Astro di Apollo iniziò la sua dolce e sensuale canzone, mentre le tre alleate si disponevano intorno al nemico, "Che vorreste fare?", domandò l’antica divinità, "Silver arrows", "Horse fire gallop", urlarono le due amazzoni ai lati del nemico.
Urano sollevò due muri di luce alla sua destra ed alla sinistra, deviando contro le due avversarie i loro stessi colpi, che le gettarono a terra.
"Ivy chains", tuonò allora Awyn della Vite, baccante di Dionisio, tentando di bloccare il nemico, "Che vorresti fare?", domandò il dio, "Lo stesso che ho fatto io", rispose alle spalle del dio Clio delle Muse.
Solo in quel momento, Urano si accorse che i dorati capelli dell’Astro di Apollo gli avevano bloccato le gambe, mentre le catene di edere della baccante lo trattenevano dalle braccia, "Andate, amazzoni", tuonò allora Awyn.
Subito Maya ed Elettra si rialzarono e scattarono verso il nemico, "Silver water current", urlò la giovane guerriera dai rossi capelli, "Fire explosion", aggiunse l’amazzone dai bellissimi occhi verdi.
"Siete un gruppo di pazze", minacciò il dio Ancestrale, "Teos estì teos", ringhiò poi, scatenando una valanga di energia luminosa dal proprio corpo, che dilaniò la bellissima capigliatura di Clio, le edere di Awyn e distrusse in più punti le armature di Maya ed Elettra.
"Come stai, baccante?", domandò Clio, rialzandosi, "Bene, e le amazzoni?", incalzò Awyn, "Svenute", gli rispose Esmeria di Suzaku, "Ora abbandonate il campo di battaglia per alcuni minuti, coraggiose guerriere, lasciate fare a noi, Beast keepers", aggiunse Koryo, avvicinandosi alla propria parigrado.
"Se permettete, vi daremo una mano", aggiunse Connor del Falco, "Siamo pur sempre i seguaci della famiglia regnante a Cartagine", affermò Joen del Pavone, avvicinandosi alla figlia di Ikki.
Urano osservò il nuovo quartetto di nemici e sogghignò, preparandosi ad eliminare anche costoro, "Miseri insetti che attratti dalla luce finiscono bruciati", li definì, sfidandoli con il movimento della mano.
"Le tecniche più deboli sembrano non funzionare contro questo dio", rifletté allora Koryo, portando la mano alla propria spada, "quindi, cavalieri, attaccate subito con l’attacco più potente che avete", suggerì, "Si, fatevi avanti con il meglio, perché ci sono ancora tanti altri oltre voi da sistemare prima di quei cinque", concordò beffardo il dio del Cielo.
"Vado io per primo", urlò allora Connor alzandosi in volo sulle proprie ali, "Blade fury", tuonò, mentre gli occhi simili a zaffiri brillavano di una luce accecante, "Ed io ti seguo, mio vecchio amico", aggiunse Joen del Pavone, mentre la coda dell’animale sacro ad Era si apriva alle sue spalle, "Green bomb", esclamò il figlio di Tige, scatenando il proprio colpo maggiore.
"Voi due, niente?", domandò allora Urano, rivolgendosi ai Beast Keepers, mentre sollevava il braccio sinistro, "Egida Ouranou", tuonò l’Ancestrale divinità, bloccando i due colpi dei Guardiani di Era.
I guerrieri asiatici impugnarono le loro armi e saltarono incontro al nemico, ancora occupato nella difesa, "Phoenix fire tail", invocò Esmeria di Suzaku, "Ryutsuisen", aggiunse Koryo di Seiryu, combinando i due colpi.
L’antico dio non dovette nemmeno richiamare a se un’altra delle sue potenti invocazioni perse nella notte dei tempi, utilizzò lo scudo d’energia verde che aveva fermato la sfera di Joen e le mille lame di Connor, agglomerando sulla propria difesa anche la potenza infuocata e tagliente dei due nuovi attacchi.
"Ora riprendete ciò che è vostro", affermò Urano, sorridente, rinviando le quattro energie contro i cavalieri.
In quel momento Koryo ed Esmeria ritornarono a terra, diventando così facili bersagli sulla strada della difesa offensiva del nemico, "Spostati", urlò Connor, spingendo via il compagno d’addestramento con un volo in picchiata, che li salvò entrambi.
"High green wall", invocò invece Joen, ponendosi fra la propria regina e l’attacco nemico.
Il muro di luce verde che il Goshasei del Pavone sapeva innalzare non era al massimo delle sue capacità, dato che i poteri stessi del guardiano erano stati indeboliti dall’utilizzo dell’estremo attacco, ma lo stesso il figlio di Tige si pose a difesa della propria regina, subendo solo in parte sul proprio corpo la combinazione dei quattro colpi di una potenza tale da danneggiare le vestigia rinate con il sangue di Hemdall e da provocare sul suo corpo alcune ferite, fortunatamente non letali.
"Sorella, Joen", urlò Kain, avanzando insieme ad Abel, per salvare la propria sorella e colui che difendeva da anni la loro terra natia.
"Fermi, cavalieri", urlò Anhur di Selkit, "Siccome i colpi migliori dei guerrieri asiatici e cartaginesi non sono serviti e giusto che ora tocchi ai combattenti dalle nere vestigia", propose il comandante dei Pharaons, scambiando uno sguardo con Rhadamantis.
I tre guerrieri egizi ed i due spectres si posero dinanzi al divino nemico, "Finora costui ha superato tentativi di investirlo lateralmente e frontalmente, ma erano combinazioni non perfette di colpi di diversa potenza", osservò il judge di Wyburn, "quindi proporrei un attacco combinato di tutti le nostre tecniche migliori, contemporaneamente e direttamente contro il bersaglio più grosso", sentenziò il comandante degli spectres.
Nessuno dei quattro obbiettò al suggerimento, anzi tutti si prepararono a colpire il divino nemico, "Pronti?", domandò Minosse di Grifon alla destra del suo parigrado, "Si, spectre", rispose Sed, per tutti.
"Greatest caution", tuonò Rhadamantis, "Cosmic Marionette", aggiunse Minosse, "Furia guerriera", esclamò poi Anhur, "Ra’s eye", continuò Sekhmet di Bastet, "Jackal attack", concluse il guerriero dalla Maschera di Sciacallo.
Nuovamente il dio Ancestrale sollevò il braccio sinistro a difesa, "Egida Ouranou", esclamò ancora una volta, per poi vedere una sorpresa dinanzi a se: il verde scudo andò in pezzi per la potenza dei cinque attacchi, che ne investirono il punto più debole, quello emanato dai polpastrelli.
L’ondata di energie colpì in pieno petto il dio, producendo alcune profondissime ferite sul corpo di costui, che cadde a terra.
"La prima volta lo sentì dire da Kanon, credo, non utilizzare mai due volte lo stesso colpo", lo schernì Rhadamantis.
Urano però non rise della battuta del nemico, anzi si rialzò infuriato, aprendo le mani dinanzi a se, "Oudev pur", tuonò il dio, emanando l’onda di aria gelida che solo Ikki della Fenice era riuscito a bloccare. Il colpo raggiunse in pieno i cinque guerrieri, congelando in profondità le loro vestigia ed atterrandoli tutti.
"Mi sono stancato di giocare con voi umani, adesso vi punirò di tanta superbia", sentenziò il padre di Crono.
"Al contrario, dio Urano, ora che loro ci hanno mostrato la strada anche noi supereremo le tue difese", disse una voce che il dio ancestrale non riuscì a distinguere da principio.
Fu un potentissimo spostamento d’aria ad aiutare Urano a comprendere: quattro cavalieri padroni di una velocità superiore quasi alla luce gli correvano intorno.
"Pronto Obbuan?", domandò la voce femminile che aveva parlato, "Si, Edoné", rispose un secondo individuo, "E voi due, Pretoriano e Vestale?", incalzò questa voce maschile, "Pronto", rispose colui che sembrava essere Endimon del Fagiano, "Anche io", concluse la sacerdotessa sacra ad Estia, Kasché del Focolare.
L’Ancestrale divinità sorrise dinanzi alla stupidità umana, "Final explosion", urlò allora Edoné del Flauto, "Nuntio finale", aggiunse Obbuan del Caduceo, "Pheasent flap", continuò Endimon il Pretoriano di Venere, "Giavellotto fiammeggiante", concluse Kasché, scatenando anche lei il proprio colpo.
"Ex to Ourano", sussurrò il padre di Crono, scomparendo dalla vista di tutti, "Sopra di voi, cavalieri", li avvisò allora Kain dello Squalo, notando il dio nemico alzarsi in volo.
Urano librò in cielo, per poi cadere in picchiata contro i quattro nemici, intenti a scatenare le proprie tecniche offensive. Mentre il divino nemico cadeva al suolo, tutti videro un mantello d’energia crescere alle sue spalle ed adombrare l’ambiente a lui sottostante.
Quando il dio appoggiò i piedi a terra, anche il mantello d’energia toccò il suolo e subito i quattro suoi avversari si fermarono, scossi da fulmini verdi, che produssero sui loro corpi delle ondate d’energia tali da gettarli a terra, distanti gli uni dagli altri anche molti metri.
"Chi è il prossimo gruppo di pazzi?", domandò divertito l’Ancestrale divinità, "I prossimi siamo noi, generali dei Mari in nome di Nettuno", esordì Neleo di Hammerfish, avanzando insieme ai tre compagni, "E noi ci uniremo a voi", aggiunse una voce alla destra del fabbro monco.
Quando Reptile si voltò, vide Freiyr di Dubhe, insieme ai suoi due god warriors, avvicinarsi a lui ed ai propri compagni.
"Vent’anni fa nacque un periodo di odio fra Odino e Nettuno, perché quest’ultimo osò imprigionare mia madre in un anello maledetto. Malgrado io stesso non possa perdonare il vostro dio per questo gesto, che portò alla prematura morte di mio padre, voi, uomini come noi, siete degni del nostro rispetto e quindi, vi chiediamo di poter unire la nostra forza cosmica alla vostra", spiegò il figlio di Siegfried ed Hilde.
Neleo rispose con un sorriso ed un inchino.
"In sette sperate di avere più possibilità?", domandò divertito Urano, "Cavalieri, non badate alle sue parole, voi pensate all’offensiva, io mi occuperò di deviare una sua possibile risposta", ribatté semplicemente Reptile dell’Anaconda, sollevando le braccia.
Sette cosmi possenti si innalzarono in cielo, dove sembrarono brillare uno squalo, uno pesce martello, una piovra, un’anaconda e l’Orsa Maggiore.
"Biggest Tsunami", tuonò il comandante dei mariners, "Shark Bite", aggiunse Kain il figlio di Ikki, "Big Tornado", continuò Argo di Calamary, "Ryutsuisen", tuonò allora Bifrost di Megrez, "Rozan Kundo Ken", esclamò Skinir di Alioth, "Sacra spada Balmung, espandi il tuo cosmo", ordinò infine Freiyr, mentre Reptile innalzava il suo "Psico Shield" in difesa di tutti.
"Nomos Ouranou", tuonò in tutta risposta l’Ancestrale divinità, scatenando l’attacco che Shiryu aveva sconfitto.
La sfera di luce verde inglobò in se i sei colpi e ritornò indietro, ma qualcosa sembrava fermarla, "Come può un solo mortale deforme sconfiggere il mio attacco?", si domandò il padre di Crono, "No, non è Reptile solo a fare ciò", spiegò Golia alle spalle del dio nemico, "Anche i cosmi dei sei cavalieri uniti nei loro colpi aiutano il generale dei Mari", concluse Myokas con tono beffardo.
Urano rimase stupito dall’effetto di quei sette potentissimi cosmi, che furono capaci di ribattere il suo attacco, investendolo in pieno.
Il dio cadde al suolo, ormai del braccio destro rimaneva ben poco dopo questo nuovo attacco, ma egli non si arrendeva, era pronto a combattere ancora ed avrebbe di certo massacrato i suoi nemici umani.
"Adesso spostatevi, nobili guerrieri di Asgard e dei Mari", esordì Myokas, mentre il nemico si rialzava, "Grande è stato lo sforzo per tutti voi", aggiunse Odeon, "Lasciate che i nostri nove colpi lo finiscano", concluse Lorgash di Capricorn.
Subito dopo i cavalieri d’oro si fecero avanti, ma uno di loro si fermò, osservando il nemico, "No, amici miei, le nostre nove tecniche migliori non potrebbero raggiungere il risultato sperato, guardate bene quest’essere dinanzi a noi, egli è il più antico degli dei, la sua forza è tale da non fermarsi nemmeno dopo aver subito così tanti colpi combinati e potentissimi, quindi solo un tentativo ci sarà dato e dovremo utilizzarlo nella maniera più decisa", propose Tok’ra di Virgo, "Che intendi fare, cavaliere?", domandò allora Ryo di Libra, "Siamo in nove, quindi utilizzeremo tre volte la tecnica della nostra dea, l’<Atena exclamation>", suggerì il cavaliere d’oro.
I suoi otto compagni si guardarono fra loro, "Sia, cavaliere della Vergine, mai parole folli furono dette da te e nemmeno stavolta, credo", concordò Botan del Cancro, avvicinandosi al parigrado.
Anche gli altri sette cavalieri d’oro si prepararono a scatenare altrettante volte il medesimo attacco, mentre Urano sembrava ancora intontito dal colpo precedente.
"E se tre Urli non bastassero, amico mio?", domandò Kano del Pavone, avanzando insieme agli altri cavalieri d’argento, "Che avete intenzione di fare?", domandò Camus dell’Acquario.
"Sommo cavaliere dell’Undicesima casa, anche se combinassimo le nostre sette tecniche, come cavalieri d’argento, per di più feriti, non riusciremmo nemmeno a scalfire la pelle di costui", affermò Real della Lira, "Quindi utilizzeremo anche noi il colpo di Atena, se ci concedete ciò", concluse Eric del Corvo.
"Sia, cavalieri", affermò Myokas, sorprendendo i propri compagni, "Se avete intenzione di combattere, malgrado abbiate coscienza della vostra potenza inferiore rispetto a questo dio, accettiamo con piacere ed onore il vostro aiuto", spiegò il cavaliere del Sagittario, memore della propria follia contro Belinda otto giorni prima, quando ancora non era a pieno padrone dei propri poteri.
Urano espanse al massimo il proprio cosmo, riempiendo l’intera città di Sparta e producendo delle scosse a contatto con le quattro colonne di luce prodotte dai santi divini.
Cinque urli di Atena partirono contro l’Ancestrale divinità, correndo alla velocità della luce contro il dio nemico.
L’esplosione fu fragorosa, Urano stesso indietreggiò di molti passi per trattenere la potenza dell’attacco, mentre tutti i santi di Atena caddero a terra con le vestigia visibilmente danneggiate.
Quando la potenza del colpo scomparve, nessun cavaliere aveva le vestigia ancora integre, ma Urano stesso era ferito, la fronte ed il braccio perdevano molto sangue, ma qualcosa in particolare colpì i cavalieri, quando si ripresero dall’impatto: lo sguardo del divino nemico era invecchiato, aveva qualcosa di vitreo e di senile in se, come se centinaia di anni si fossero all’improvviso accumulati sul suo volto.
Dopo questa sorpresa ne avvenne un’altra, un immenso e dolce cosmo circondò l’intera città di Sparta, "Di chi è questo cosmo?", domandò Anhur, rialzandosi, "Atena", balbettò Urano, alzando gli occhi verso il cielo e notando un bagliore dorato in aria.