Capitolo 21: Santi di Atena
"Allora, cavalieri, che fate ancora qui? Muovetevi", tuonò Ikki della Fenice, ripetendo nuovamente il suo ordine.
I cavalieri d’oro erano sconcertati, avevano seguito i due santi divini lungo questa scalata del monte Olimpo, avevano combattuto come questi gli avevano detto, erano riusciti a sconfiggere un gigante ed i due titani che una settimana prima avevano assalito il grande tempio, ma adesso, Hyoga ed Ikki sembravano determinati nel dire che loro sarebbero dovuti tornare sulla terra.
"Camus, non hai sentito? Dovete tornare sulla terra!", ripeté nuovamente Crystal il Cigno, "Abel, finora non ho avuto motivi per lamentarmi del tuo operato, lasciami questa gioia ancora per molto, tornate sulla terra", continuò Phoenix.
I santi d’oro si guardarono fra loro, perplessi ed indecisi sul da farsi, "Si, cavalieri divini, torneremo subito sulla terra", esordì all’improvviso Ryo di Libra, "Perché gli hai detto ciò?", ribatté allora Myokas di Sagitter, "Perché come ambedue ci fidavamo dei nostri maestri e padri, loro parigrado, così dobbiamo avere fiducia in loro, se ci hanno dato quest’ordine, ci sarà una ragione valida", spiegò il custode della Settima Casa.
Il santo del Sagittario osservò il figlio di Shiryu, poi sorrise e voltatosi verso i propri compagni urlò: "Bene, cavalieri d’oro, nuove battaglie ci attendono sulla terra, quindi andiamo".
I cavalieri si allontanarono, ma sia Abel sia Camus guardarono con tristezza i propri padri, in piedi e rigidi dinanzi alla figura nascosta nell’ombra, "Ho un terribile timore, amico mio", sussurrò il cavaliere dei Gemelli, "Lo condivido, credimi", concordò il santo dell’Acquario, prima di scomparire con i propri compagni.
"Addio, figli miei", sussurrò Ikki, avanzando insieme a Hyoga, che sembrava piangere, seppur solo per pochi secondi.
"Ormai sono cresciuti", furono le uniche parole del santo del Cigno, mentre avanzava verso il nemico con il proprio compagno di molte battaglie.
La figura era seduta sul trono di Zeus, silenzioso, attendeva i propri avversari con pazienza, "Mi dispiace che il mio grande padre Urano non sia qui ad accogliervi, ma Egli ha altri piani per voi", esordì l’essere, alzandosi in piedi.
"Una domanda soltanto, titano", esclamò Ikki, "sei tu l’assassino di Atena?", "Si, cavaliere, il mio nome è Titanio e sono il comandante supremo dell’esercito di Urano, tutti mi sono inferiori, titani, centimani e giganti", si presentò il temibile assassino.
"Siamo fortunati, Ikki, prima di concludere il Piano, potremo vendicare la nostra dea", affermò quietamente il santo del Cigno Divino.
"Piano?", ripeté incuriosito Titanio, "Non ti interessa sapere di cosa stiamo parlando, tanto tra poco morirai", affermò innervosito il cavaliere della Fenice Divina.
"Davvero?", domandò beffardo il Primo Titano, mentre degli artigli apparivano sulle sue mani, "Anche la vostra dea era incredibilmente sicura di uccidermi, eppure mi sono bastati tre colpi per ucciderla, dovevate vedere come piangeva per la sua inutilità dinanzi a me, senza i suoi cinque cavalieri era solo una ragazzina spaventata", sogghignò il titano.
Lacrime di dolore e rabbia bagnarono le guance dei due cavalieri divini, mentre sentivano questo orribile racconto, "Sei pronto alla lotta, essere ignobile?", ringhiò poi Hyoga del Cigno.
"Sempre per il mio dio e padre Urano, signore del Cielo", rispose divertito Titanio.
Il supremo comandante dalla bianca pelle di titanio si gettò contro il santo del Cigno, "Artigli di Titanio", urlò, cercando di sfondare le difese del cavaliere, "Kolito", sussurrò in quel momento Hyoga, sollevando gli "Anelli del Cigno" come protezione.
Gli artigli di Titanio sembrarono cambiare colore, dal bianco metallico al cristallo, e proprio in quel momento con una capriola il Primo titano si allontanò dal nemico.
"Sei veramente il comandante dell’esercito di Urano", esordì Hyoga, "Sei riuscito a superare le mie difese, rischiando il braccio destro, hai danneggiato, le vestigia divine del Cigno, temprate dal sangue di Atena e dal gelo della Siberia e nello stesso tempo, facendo leva solo sulla tua schiena, mi hai evitato con una capriola", rifletté il santo divino.
Tre schizzi di sangue partirono dal corpo di Crystal, "Ferito, cavaliere?", domandò beffardo il titano, "Questi forellini non sono niente in confronto alle cuspidi di Milo, quindi non essere felice, per questo patetico attacco", ribatté Hyoga.
"Hai detto di aver ucciso Atena con tre colpi, assassino", esordì Ikki, avvicinandosi al compagno, "Bene, ora hai sprecato una delle tue tre possibilità", spiegò il santo della Fenice Divina, "Che vuoi dire?", domandò Titanio.
"Che ti permetteremo di colpirci solo tre volte, poi ti massacreremo", sentenziò crudelmente il santo divino della Fenice.
Il supremo comandante scoppiò a ridere, "Non ti sembra di sopravvalutarti? Io ho ucciso la vostra dei e voi siete semplici uomini", domandò divertito Titanio, "Noi siamo pronti a morire da quando vent’anni fa iniziammo lo scontro contro Hades, ed ora più che mai, la battaglia è stata scatenata da Urano, ma noi sapevamo del suo arrivo e ci siamo preparati", raccontò Phoenix, "Forza, fatti avanti, titano, ma ricordati, qui morirai", concluse il santo divino.
Titanio si sentì offeso da quelle parole di sfida e scattò contro i due avversari, "Vi eliminerò con questo solo colpo", li minacciò, "Sfondamento degli artigli", urlò, scatenando l’apertura a X dei sei artigli sulle braccia.
I due santi divini si mossero alla velocità della luce, "Sei rallentato dall’ira, stupido", lo derise Ikki, spostandosi alla sua destra, mentre Hyoga si allontanò sulla sinistra, "Cosa vorresti fare con quel braccio ferito?", domandò allora il santo del Cigno.
Solo in quel momento Titanio percepì un dolore alla mano che aveva toccato Crystal, una sensazione simile all’assideramento, "Il tuo braccio destro mi si è avvicinato troppo, gli anelli difensivi ne hanno congelato i muscoli", spiegò il santo del Cigno.
"Il mio corpo di titanio", balbettò il Primo titano, "Il tuo corpo è integro, ma i muscoli sopra cui è scolpito sono rimasti intorpiditi dal mio cosmo", affermò Hyoga.
"Ora attacca, assassino, con il tuo ultimo colpo", lo sfidò Ikki, ponendosi dinanzi a lui.
"Hai detto bene, cavaliere, l’ultimo colpo, per te, non per il tuo compagno", ringhiò Titanio, mentre l’artiglio sinistro diventava verde.
Con uno scatto il titano fu su Phoenix, il quale rimase stupito da tanta velocità, "Sentenza di Titanio", esordì il comandante supremo, conficcando i propri artigli nell’armatura divina.
Ikki non si lasciò colpire, scattò indietro, ma la potenza dell’attacco distrusse le vestigia della Fenice Divina.
Phoenix cadde a terra, sanguinante, "Ora che hai provato il mio colpo migliore, cavaliere, pensi ancora di uccidermi?", domandò irato il titano, "La domanda è diversa", affermò Ikki, alzandosi ed indicando il nemico.
"Ora che hai provato l’ebbrezza dell’attacco, sei pronto alla difesa?", domandò sollevandosi in piedi.
"Taci", urlò allora Titanio, colpendo nuovamente il nemico con la "Sentenza di Titanio".
Ikki cadde a terra, il suo petto esplose, "Ora è il tuo turno, cavaliere del Cigno", ringhiò il supremo comandante.
Un boato fermò però la mano del nemico, Titanio si voltò e vide un baratro nero aprirsi dietro di lui, "L’Antico rito", balbettò, prima di essere risucchiato in quell’oscuro buco.
Pochi secondi, poi il supremo comandante si vide in una vallata oscura, non era un comune luogo dell’Oltretomba, era il Tartaro, la più nera delle dimensioni, il luogo in cui non vi è luce o oscurità, ma le tenebre più nere, a stento Titanio riusciva a distinguere le voci e le sagome dei suoi subalterni, titani, centimani e giganti, tutti sconfitti e gettati in quell’inferno.
"Padre!", urlò il Primo titano, quando riconobbe la voce di Urano, "No, anche tu, no!", continuò ad urlare, cadendo in ginocchio.
Una fiamma si accese dinanzi al figlio primogenito di Urano, "Come era l’inferno più nero?", domandò la voce di Ikki, "Che cosa?", urlò Titanio, "Genmaken", spiegò Ikki, "il Fantasma diabolico che percuote le menti, mostrando le paure più grandi, anche la tua, di una totale sconfitta", concluse il santo, mentre le vestigia della Divina Fenice rinascevano sul suo corpo.
"Tu non capisci, il Tartaro è l’unica mia paura e se Urano vi ritornerà, noi tutti saremo costretti a rimanerci fino alla morte dei prossimi catalizzatori dei simboli", spiegò Titanio, mentre la paura che aveva percorso il suo corpo diveniva rabbia, "Proprio perché sappiamo ciò vogliamo evitare che Urano possa ritornare per i catalizzatori, come li hai chiamati, poiché egli non è un dio molto buono con gli uomini", spiegò Hyoga.
"E quale dio lo è?", domandò il Primo titano, lanciandosi in un attacco, "Sfondamento degli artigli", urlò poi.
"Atena lo era, lei è sempre vissuta per gli uomini e tu la hai uccisa", rispose Hyoga, battendo le braccia, "Diamond Dust", urlò poi, colpendo il nemico in corsa.
Titanio fu rigettato indietro, colpito dalla Polvere di diamanti in pieno petto. Quando investì la parete, il Primo titano si sentì gelare, un freddo terribile lo prese al petto, insieme ad una fitta dolorosa.
"Titanio, assassino senza cuore, timoroso per il tuo destino, ora proverai ciò che nessuno mai vide", esordì Ikki, "Si, mostro, ora vedrai combinarsi il freddo battito d’ali del Cigno ed il caldo fuoco che solo le ali della Fenice sanno risvegliare", concluse Hyoga.
"Se voi combinate due tecniche, mi vedrò costretto a farlo anche io", sogghignò Titanio, rialzandosi.
Gli artigli, da ambedue le parti, divennero verdi, "La <Sentenza di Titanio> si combinerà con lo <Sfondamento degli artigli> per frantumare le vostre vite", spiegò il titano, scattando alla velocità della luce contro i due nemici.
I due cavalieri divini espansero i loro cosmi, "Per Atena", "Per la Giustizia", urlarono contemporaneamente, "Aurora Thunder Attack", esordì Hyoga, "Hoyuku Tensho", aggiunse Ikki.
Le ali del Cigno e quelle della Fenice batterono furiose nel cielo olimpico, investendo il titano che ferocemente correva verso di loro.
Titanio urlò, la pelle bianca ed invulnerabile si sbrinò e poi iniziò a cadere, incenerendosi dinanzi ai due cavalieri divini.
Quando ormai il Primo titano divenne completamente cenere, i due cavalieri corsero verso il trono di Zeus.
"Dove si trova?", domandò Ikki, "Aspetta", rispose Hyoga, appoggiando le mani al poggia spalle del trono.
Una luce accecante nacque alle spalle del trono, i due santi divini corsero a vedere cosa fosse successo e dinanzi a loro apparve una gigantesca clessidra d’oro, i cui granelli erano del medesimo pregiato metallo.
Hyoga la prese con ambo le mani, "Sei pronto, amico mio?", domandò il santo del Cigno, "Lo ero da quando iniziammo a progettare questo Piano", rispose Ikki.
I due corsero fuori, verso il piccolo altare che si ergeva sul picco del castello di Zeus, "Preparati, Hyoga, recita il rito", urlò il santo della Fenice.
Quando ambedue furono sul piccolo altare, Hyoga iniziò a recitare antichi versi in greco dorico, per aprire il Potere del Tempo.