Capitolo 20: La forza del Re
"L’ultimo muro", sussurrò Bifrost, ferito, ma ancora in piedi, "Si, un titano che suppongo sia più forte dei precedenti", affermò Sial di Sterope.
"Bravo, ragazzo, hai indovinato, sono di molto superiore a tutti gli altri titani che avete affrontare e che potreste affrontare, sono il terzo in ordine di potere nell’esercito di Urano, secondo al sommo dio in persona ed al nostro comandante supremo", si presentò il nuovo nemico, armato di una Lancia.
"Sei uno dei tre comandanti di 1° grado?", domandò Awyn, preparandosi alla lotta, "No, io sono l’unico comandante di 1° grado originale, gli altri non sono veri titani, ma hanno subito i miei stessi poteri per volere del sommo padre", spiegò il nemico, "Ho ucciso Ares e ne ho preso la Lancia, sono colui che ha addestrato nella notte dei tempi i diversi titani a combattere. Il mio nome è Iapetus, il feroce titano", concluse il guerriero di Urano, appoggiando la lancia al suolo.
"Ora, fatevi avanti", urlò poi.
Freiyr sollevò la spada Balmung ed avanzò verso il nuovo nemico, "Principe?", esordì Zadra dello Scultore, "Finora non ho partecipato a nessuno scontro ed ho visto persino mio cugino morire, adesso è il momento che anche io entri in competizione, nello scontro definitivo", spiegò il figlio di Siegfried ed Hilde.
"Sono Freiyr di Dubhe, principe di Asgard e custode della spada Balmung", si presentò il primo cavaliere di Asgard, "Ed io sono Nifer di Arge, fratello maggiore e comandante dei Fabbri di Efesto", esordì il seguace di Efesto, "Combatterò al tuo fianco, principe", concluse il gigantesco uomo.
"Mio fratello lo ha chiamato principe", osservò stupefatto Sial, rimanendo ad osservare lo scontro.
"Se permetti, inizio io", esordì Nifer, "No", ribatté Iapetus, "Inizio io", sogghignò poi, sollevando la Lancia.
"Lancia saettante", urlò il titano subito dopo, scatenando l’attacco fulminante contro i due guerrieri suoi nemici.
"Wall fog", rispose di scatto Nifer, sollevando una coltre di nebbia incredibilmente fitta, che impedì a tutti di distinguere quale bersaglio avesse raggiunto l’attacco, se ne aveva raggiunti.
"Sfera di titanio", urlò una voce alle spalle di Iapetus, "Tutti uguali, sperate di fregarmi con un attacco alle spalle, o nella nebbia, quanto siete stupidi", sogghignò il titano, bloccando l’arma del fabbro con la propria Lancia.
"Bel trucchetto, ma è solo un trucco, patetico energumeno", ringhiò Iapetus, sollevando la lancia "Ed ora pagherai il prezzo per questa vicinanza", esclamò, alzando il braccio destro al cielo.
"Thunderbolt circles", invocò, scatenando il cerchio di saette, che andò sviluppandosi fra il titano ed il fabbro. Nifer fu investito in pieno da una di queste scariche e dovette abbandonare la presa sulla propria arma.
"Che oggetto patetico questa sfera", affermò il titano, gettando a terra l’arma dell’avversario e sollevando la propria, "Ora preparati a subire l’attacco della mia arma", spiegò il Feroce servitore di Urano, "Lancia saettante", urlò poi, scatenando il proprio colpo contro Nifer, che cadde a terra, perdendo sangue, sotto l’elmo del ciclope Arge.
"Sembrerebbe che per quanto possenti siano le vostre armature, tu perda sangue, buffone soprappeso", lo schernì Iapetus, "Ora dì addio alla vita", ordinò il titano sollevando la Lancia.
"Fog tornado", urlò Nifer, mentre del sangue ricopriva il suo volto.
Stavolta fu il Feroce titano ad essere preso di sorpresa, egli volò contro una parete della grotta dei nani asgardiani.
"Mi hai preso di sorpresa, bravo, per questo meriti una morte diversa", esordì Iapetus, rialzandosi e scattando contro il nemico.
Nifer non riuscì nemmeno a distinguere la figura del nemico mentre iniziava a colpirlo con la Lancia, Iapetus roteò l’Arma sopra il proprio capo, quindi investì allo stomaco il fabbro, per poi colpirlo alle gambe con due affondi e poi investirlo al volto con l’estremità non appuntita dell’Arma.
Nifer cadde al suolo senza elmo, ferito dai colpi del titano, "Preparati a dire addio al mondo", affermò Iapetus, sollevando la Lancia contro il fabbro, per poi calargliela contro.
"Fratello!", urlò disperato Sial, preparandosi ad entrare nella battaglia, "Fermo, fabbro", gli disse Helyss, appoggiandogli una mano sulla spalla, "Ricorda che il principe di Asgard gli è alleato in questa battaglia", spiegò la sacerdotessa d’argento.
La lama calò inesorabile contro il petto del fabbro, ma uno stridulo rumore d’acciaio fermò l’impatto fra i due magnifici metalli, Freiyr era intervenuto nello scontro.
"Prova ad utilizzare contro la mia sacra spada quella lancia infetta", esordì il figlio di Siegfried, allontanando da se e da Nifer il titano.
Come già fatto antecedente, Iapetus roteò la Lancia sopra il proprio capo, per poi scatenare un fendente contro il primo cavaliere di Asgard, il quale non si fece trovare impreparato e bloccò il colpo con una stoccata della sacra Balmung, per poi allontanare nuovamente l’avversario.
"Sembra che tu sia più bravo di questo goffo idiota, brunetto", lo derise il titano.
Iapetus si distanziò con un salto, prese la Lancia con ambedue le mani e caricò il suo cosmo elettrico, "Lancia saettante", urlò poi, scatenando il proprio colpo.
Freiyr non si mosse, ma posizionò la spada alla propria destra, subendo in pieno il colpo, "Povero stupido", lo derise il Feroce titano.
Una luce brillò nel vapore scatenato dal colpo di Iapetus, "Odin’s sword", urlò allora la voce del figlio di Siegfried, scatenando il colpo che già fu del padre.
Il Feroce titano non poté fare niente, completamente spiazzato dall’attacco nemico, rimase incastrato nel circolo d’energia che la tecnica di Freiyr aveva risvegliato, per poi cadere a terra, perdendo una spalliera.
"Sei invulnerabile?", esordì sorpreso il titano, rialzandosi, "Si, essere maligno, sono il protetto di Odino, nessuno finora è mai riuscito a superare le mie difese", spiegò il god warrior di Dubhe.
"Davvero? Attaccami, ti dimostrerò di cosa sono capaci realmente le tue ridicole difese, misero umano", minacciò il Feroce titano, sfidandolo con un movimento della Lancia.
"Odin’s sword", urlò in tutta risposta Freiyr, scatenando il proprio attacco contro il nemico.
Iapetus alzò la mano verso il cielo, "Thunderbolt circles", invocò poi, prima che decine di fulmini si posizionassero intorno a lui, per poi avanzare, allargandosi, verso il god warrior di Dubhe ed il fabbro di Efesto.
Il principe di Asgard si pose dinanzi al compagno di battaglia ferito, facendogli da scudo, così da subire in pieno l’esplosione dei diversi fulmini.
Freiyr volò a terra, ma né lui, né Nifer subirono alcun danno dalla tecnica difensiva del Feroce titano.
"Sai, non avevo notato la bellezza della tua spada, di molto superiore a quella sferetta d’acciaio mal messo dell’idiota soprappeso", esordì poi Iapetus, prima di gettarsi contro il figlio di Siegfried.
I due combattenti si sfidarono in una lotta all’arma bianca in cui la Lancia e la spada scintillavano ogni volta che si scontravano a mezz’aria.
Iapetus, però, roteò su se stesso nello stoccare un fendente portato dall’alto di Freiyr e colpì il polso del cavaliere con l’estremità non appuntita dell’arma, facendo barcollare la presa del prode asgardiano sulla sacra spada.
Bastò un secondo colpo del Feroce titano, dato con il taglio della Lancia sulle dita del principe, a far cadere la Balmung dal pugno di Freiyr, "Ora sei mio, bamboccio", sogghignò il Iapetus, colpendo al volto il giovane principe.
Freiyr indietreggiò per la botta ricevuta e, appoggiate le dita al naso, notò del sangue scorrere sul suo viso per il colpo subito, "Ho capito facilmente il tuo trucco", spiegò il titano, sollevando l’arma contro il nemico.
"Quale segreto?", domandò Zadra, "L’invulnerabilità di Freiyr proviene dalla sacra spada Balmung, l’arma che Odino gli concesse, notando le grandi dote di cui era padrone", spiegò cupamente Skinir, "La fede del nostro sire alimenta il suo potere e quello della sacra spada", aggiunse, "in pochi conoscevamo questa verità, questo Iapetus è un guerriero molto furbo per averlo capito", concluse tristemente il guerriero di Alioth.
Il Feroce titano si gettò contro il principe, colpendolo più volte con la propria Lancia e danneggiando le vestigia del guerriero, "Addio", urlò all’improvviso il servitore di Urano, sollevando l’Arma contro il capo del god warrior.
Quando il fendente calò, sia Skinir sia Zadra urlarono per la paura, ma le mani di Freiyr bloccarono la lama dell’Arma, un calcio investì allo stomaco il titano, facendolo indietreggiare.
"Io sono Freiyr, figlio di Siegfried ed Hilde, la spada Balmung mi dà l’invulnerabilità, ma non è quello il mio potere, la mia fede è il mio potere", esclamò il god warrior, preparandosi alla lotta.
"Sono cresciuto nel mito di mio padre e proprio seguendo quel mito e l’addestramento che mi sono costretto a compiere, mi hanno portato a migliorarmi, non solo per diventare degno figlio di Siegfried, ma anche per difendere questa terra di Asgard. Non abbandonerò mai il mio popolo, sono nato per essere re e proprio per questo oggi tu non mi batterai, io non morirò perché l’amore per il mio popolo e la mia fede mi aiuteranno a batterti", urlò Freiyr.
"Dragon blizzard shock", invocò poi il cavaliere di Asgard, scatenando gli "Occhi del Drago" paterni.
Iapetus rimase stupito dall’attacco nemico e subì in pieno il colpo, perdendo la Lancia, che gli cadde di mano per l’impatto.
Subito Freiyr scatenò un secondo colpo, ma stavolta non riuscì a ferire il nemico, "Sei ardito, principino, ma stupido, mai usare due volte le stesse tecniche", affermò il titano, apparendo alle spalle dell’asgardiano.
Il figlio di Siegfried percepì solo in quel momento che il suo corpo non riusciva più a muoversi, "Sei in trappola, moccioso, ora subirai il colpo che già uccise Ares", minacciò il Feroce titano.
"Te ne prego sommo Efesto, guida la mia mano, poiché fui il discepolo maggiore del grande Fabbro e poiché questo principe sembra degno del mio rispetto", esordì una voce alla destra di Iapetus, "Ti sei rialzato, idiota metallico?", domandò il Feroce titano, mentre Freiyr urlava per il dolore.
"Volcano’s fog", urlò Nifer, scatenando il colpo che già appartenne al suo maestro.
Il vortice di fuoco e fumo si scontrò con un campo elettrico, che lo ridusse in semplice fumo, senza produrre alcuna ferita sul titano, "Idiota, come puoi sperare di superare questo campo difensivo con una tecnica così scarsa?", lo derise il seguace di Urano.
Nifer sorrise, "Tentare non mi costava niente", spiegò, "Sial", urlò poi, volgendosi al fratello, "Sei tu, il Grande Fabbro", disse, "e tu, principe di Asgard, sarai un grande re, se riprendi la spada alle tue spalle", concluse, gettandosi fra il titano ed il suo prigioniero.
"No!", urlò Iapetus, scatenando la "Saetta guerriera", che non colpì Freiyr, ma Nifer, il quale si incenerì fra atroci urla, fra cui tutti poterono distinguere: "Corri, brandisci la spada!".
Freiyr con una capriola saltò verso la propria arma e la impugnò nuovamente.
"Maledetto, moccioso", urlò Iapetus, "Saetta guerriera", ma la presa dei fulmini non fu efficace sul principe di Asgard, il quale saltò contro il titano.
Fu un attimo, poi Freiyr era a terra, con le ginocchia appoggiate al suolo, il viso in lacrime e la spada conficcata nel terreno, "Grazie dell’opportunità, fabbro", disse semplicemente.
Una luce accecante si sviluppò sull’armatura di Iapetus, che andò in frantumi all’altezza del petto, fracassando la casa toracica del titano stesso, che morì sul colpo.
"Principe, tutto bene?", domandò Skinir, scattando verso Freiyr, il quale si alzò, con un sorriso rispose al fedele amico e poi si avvicinò a Sial, "Mi dispiace, nobile fabbro", furono le sue semplici e sincere parole.
Il fabbro di Sterope trattenne le lacrime, ma dovette chiudere gli occhi, per trattenere il proprio dolore, "Presto, principe, compi il rito di Odino", furono le uniche parole che disse, quasi singhiozzando.
Zadra chinò il capo, comprendendo il dolore del compagno d’addestramenti, "Forza, sorella, perché il sacrificio di Nifer non sia vano, come gli altri già avvenuti, dovete compiere il rito", spiegò la sacerdotessa dello Scultore.
Subito Helyss dipinse le antiche runes nella parete indicata nella mappa, quindi Freiyr inneggiò il possente canto nordico che avrebbe aperto il Potere della Materia.