Capitolo 17: L’essere più forte

Nella città di Sparta il tempo passava inesorabile e tutti i santi d’argento con la Vestale ed il Pretoriano, osservavano i due possenti avversari che si squadravano vicendevolmente.

Il possente santo del Toro era in piedi, illeso, nessuno dei guerrieri titani da lui affrontati gli aveva arrecato ferite, mentre Briareo, il più potente dei centimani, era lievemente ferito, aveva già perso 14 delle sue 100 braccia.

Il centimane scattò contro il cavaliere d’oro, cercando di colpirlo con una serie di pugni, ma Golia, movendosi con agilità ed eleganza, malgrado la sua possente forma fisica, evitò l’attacco del mostro seguace di Urano, per poi colpirlo allo stomaco con un diretto e farlo volare a terra ad alcuni passi di distanza.

"Voi umani mi avete stancato ormai", ringhiò Briareo, "Movimento delle 100 pinne", esordì il mostro, scatenando il proprio attacco, "Biggest wall", esclamò in tutta risposta il santo d’oro, sollevando le sue immani difese.

Il colpo del fratello di Gige e Cotto andò a vuoto contro l’immenso muro di luce dorata che Golia creò dinanzi a se, "Mi dispiace, centimane, ma non puoi niente ormai, anzi direi che ne non sei nemmeno più degno di avere il nome di centimane", affermò seccamente il santo d’oro.

"Come osi? Io sono Briareo l’essere più potente che Urano abbia mai creato", ringhiò il centimane.

"Un tempo forse lo eri, ma la tua potenza fisica e l’energia del tuo semidivino cosmo sono stati piegati e sconfitti da sei santi d’argento e due coraggiosi guerrieri sacri a divinità non guerriere", ribatté Golia, "Scherzi, vero? Misero mortale, i tuoi compagni sono riusciti solo a ferirmi lievemente, niente di più", esclamò Briareo, preparandosi ad attaccare.

"Roteazione delle cento pinne", urlò il centimane, iniziando a scatenare l’attacco roteante.

Golia espanse il suo cosmo ed annullò l’effetto dell’attacco nemico, che non riuscì nemmeno a danneggiare le dorate vestigia del Toro, rinate con il sangue di Hemdall.

"Non hai ancora capito, mostro, il cosmo di cui tanto ti vanti e la potenza furiosa con cui hai ucciso Xael, atterrato i suoi compagni e gli altri miei alleati, non è più quella con cui hai iniziato questa battaglia, non sei riuscito a fermare loro, quindi che speri di fare con me?", sentenziò freddamente Golia, sollevando le mani, "A te la difesa, ora", concluse.

"Great Horn", tuonò poi e la sua voce rimbombò in tutta la città di Sparta, mentre la potenza del colpo di Golia lanciò al suolo Briareo, frantumandogli altre due braccia.

"Vile uomo", ringhiò il centimane, sollevandosi in piedi ferito, "Arrenditi, mostro, ti lascerò in vita se vuoi andartene", spiegò Golia, "Ho visto morire tanti nobili guerrieri in questa guerra fra Urano ed il mondo, prima Kiki ed Ariel, poi Thor, il possente dio nordico, quindi Xael e tutti gli altri cavalieri sacri alle varie divinità, troppi nobili eroi e guerrieri sono caduti finora e per quanto mi secchi ammetterlo, anche io mi sono stancato di tutte queste morti", affermò cupamente il santo del Toro.

"Rimpiangi anche la morte di una titana come Ariel? Sei davvero uno stolto, che non ha ancora subito il mio attacco migliore, per di più", esclamò innervosito Briareo.

"Onde del grande Leviatano", urlò allora il centimane, scatenando il suo colpo di immensa potenza.

Golia sollevò le mani dinanzi a se, il cosmo dorato del cavaliere esplose in tutta la sua luminosità, i Silver saints presenti vicino al campo di battaglia erano stupiti dall’accecante luce che emanava il santo d’oro.

L’esplosione d’energia del Leviatano corse contro il cavaliere del Toro, il quale non si mosse dalla sua posizione, con le braccia sollevate dinanzi al corpo e le gambe aperte, per reggere il peso dell’impatto.

L’energia investì in pieno i palmi di Golia e l’onda d’urto danneggiò le copertura per le braccia, molto sangue partì dalle mani del cavaliere, "Great Horn", urlò poi lui, mentre il suo potere si congiungeva al dolore delle ferite.

Le "Onde del grande Leviatano" si scagliarono contro colui che le aveva prodotte con una potenza però superiore, grazie all’afflusso del sacro colpo del Toro, il quale aveva deviato l’energia dell’attacco di Briareo, rimandandoglielo contro.

Il centimane non poté fare altro che sollevare le 84 braccio rimaste dinanzi a se per proteggersi.

Un urlo animalesco partì dalla bocca del seguace di Urano, alcuni degli arti rimasti divennero polvere a contatto con l’energetica sfera, prima di gettare a terra il Briareo.

"Lo scontro è finito", balbettò perplesso Daidaros nell’osservare la potenza del custode della Seconda Casa.

"Una forza impareggiabile, questi sono i cavalieri d’oro a noi superiori", rifletté Eric del Corvo, osservando il possente Golia, le cui braccia sanguinavano, "Si, amico mio, grande è il potere di questi cavalieri, padroni da anni del settimo senso", concordò Real, la cui gamba era spezzata.

"Voi come state? Pretoriano e Vestale", esclamò fra lo stupito e lo sconsolato Kano, sdraiato per terra per le ferite e la stanchezza, "Bene, cavaliere d’argento e voi tutti?", chiese gentilmente Kasché, passando il proprio mantello ad Endimon.

I santi d’argento si guardarono fra loro, "Siamo vivi, fortuna che Xael non ha avuto", concluse cupamente Rabat di Perseo.

"Cavalieri, la battaglia non è ancora finita", affermò in quel momento il santo d’oro, zittendo tutti i presenti, i quali non poterono fare a meno di notare il centimane che si rialzava.

"Hai proprio ragione, uomo, la battaglia non è finita, almeno finché non vi distruggerò tutti", esordì Briareo, nuovamente in piedi, "Sono io la creatura più forte del Mondo!", urlò il mostro.

"No, sei solo il più stupido temo", ribatté cupamente Golia, "Come osi?", ringhiò in tutta risposta il guerriero del Leviatano.

"Non hai ancora capito tre fattori che hanno deciso la tua sconfitta", rispose il santo del Toro.

"Tu sei ormai sconfitto per l’incapacità di confrontarti alla pari con gli avversari, poiché la tua certezza di essergli superiore ti apre a confronti impari, dove tu stesso mostri, nella tua sicurezza, i punti deboli ai nemici, come hai fatto da quando è iniziato lo scontro con i valorosi santi d’argento.

Sei sconfitto per la poca pietà che ti spinge, non hai affetto che per i tuoi fratelli defunti e forse nemmeno per loro, poiché credo che li usi come scusa per nascondere la tua sete di sangue e distruzione, che ho chiaramente letto nel tuo sguardo durante ogni attacco che mi portavi.

Infine, centimane, sei sconfitto perché il grande Leviatano non ti aiuterà più in battaglia", concluse Golia, indicando le vestigia che coprivano il suo nemico, le quali andarono subito in pezzi.

"Vuoi quindi finire un guerriero disarmato?", ringhiò beffardo Briareo, "No, al contrario, hai fatto rinascere in me la voglia di combattere quando hai offeso la memoria di Ariel, la titana più nobile che abbia conosciuto", ribatté il santo d’oro, mentre le vestigia del Toro si sganciavano dal suo corpo per depositarsi lì, accanto a lui.

"Il toro furioso osserverà il nostro scontro, poiché ora ti dimostrerò quale grande forza abbiano tutti gli uomini, mostro dalle 80 braccia", lo sfidò Golia, correndogli incontro.

I due possenti esseri cozzarono l’uno contro l’altro, due delle mani di Briareo si strinsero con quelle del santo d’oro, iniziando un braccio di ferro, però interrotto da una serie di pugni che il centimane riusciva a lanciare con le altre braccia contro il cavaliere d’oro.

In tutta risposta Golia colpì con una testata il nemico, frantumandogli il naso, già informe.

Briareo sembrò barcollare indietro, poi però strinse il tronco del cavaliere con alcune delle possenti braccia.

In tutta risposta, il santo d’oro emise un urlo di dolore e cercò in sé quella forza che gli permise di staccare due braccia dal corpo ormai martoriato del centimane.

I due contendenti si allontanarono l’uno dall’altro, Golia tossiva, emettendo sangue dalla bocca, mentre Briareo tremava per il dolore dei due nuovi arti caduti.

"La lotta corpo a corpo potrebbe continuare finché uno di noi due non sarà senza forze", esordì il santo d’oro, "Lo so, uomo, quindi penso che ti eliminerò prima, finché ho ancora braccia su cui contare", ribatté il servitore di Urano.

I due avversari si rialzarono, il coraggio e la loro determinazione era il primo stimolo che li risollevava, "La gloria dei centimani non può cadere così, solo moribondi ed esseri deboli devono essere le nostre vittime? Mai! La memoria di un nemico potente come te sarà la suprema lode che tesseranno sulla creatura più potente, cioè io", esordì Briareo, alzandosi in piedi.

"Non cerco glorie effimere come te, mostro di Urano, ma la giustizia mi muove, insieme al ricordo di grandi amici ed avversari caduti, o che anche adesso combattono una lunga battaglia", ribatté Golia, sollevandosi anch’egli.

"Movimento delle 100 pinne", urlò il mostro con 78 braccia, "Bull run", rispose infuriato il custode della Seconda Casa.

"No, cavaliere", urlarono i santi d’argento, consapevoli dello sforzo e dell’impossibilità per un corpo indifeso di resistere ad attacchi scaturiti da energie cosmiche.

Il successore di Aldebaran non ascoltò le voci dei cavalieri d’argento e corse contro il nemico: il suo corpo sembrò diventare d’oro mentre scattava contro il centimane, i movimenti scatenati dalle pinne del Leviatano non riuscivano a fermarlo, alcuni schizzi di sangue partirono dal suo corpo, che come un toro infuriato correva senza sosta verso il proprio bersaglio.

Alla fine questo bersaglio fu raggiunto, Golia colpì in pieno Briareo con una spallata energetica, frantumandogli la cassa toracica e gettandone il corpo dilaniato a terra, ad alcuni passi di distanza.

Quando il nemico fu a terra, anche Golia cadde al suolo, ferito e stordito.

"Cavaliere!", urlarono all’unisono gli alleati presenti sul luogo, correndo verso di lui.

Endimon stava per coprire il corpo sanguinante del santo d’oro con il mantello delle Vestali, quando una mano lo fermò, "Non servirebbe, nobile Pretoriano, le ferite del cavaliere del toro non possono essere curate così, solo io posso guarirle in fretta, poiché l’ultima fase di questa guerra incombe su di noi tutti", esordì all’improvviso Obbuan del Caduceo, arrivato in quel momento insieme ad Edoné la sua compagna d’arme.

L’anghellos e la Vestale iniziarono subito a curare tutti i feriti, poiché la battaglia, come aveva preannunciato il messaggero di Ermes non era finita, ma anzi stava solo avvicinandosi al suo culmine, o almeno a quello che sarebbe stato il culmine dello scontro sulla terra degli uomini fedeli agli dei.