Capitolo 16: Battaglia estenuante

Il gruppo di santi di Atena osservava meravigliato il nuovo nemico, apparso dal nulla con un gigante tornado, solo Ikki e Hyoga non sembravano spiazzati dal suo arrivo.

Il gigante si voltò verso la figura che lo aveva risvegliato e s’inginocchiò nel distinguerne la forma, "Comandante supremo, è un onore rivederla", esordì il servitore di Urano, "Mi dica, sono costoro i miei avversari?", domandò poi, "Si, Porfirione, sono costoro i santi di Atena, i tuoi primi avversari", rispose la figura nell’ombra.

I due santi divini si scambiarono un’occhiata fra il compiaciuto ed il triste quando il gigante etichettò come "comandante supremo" il titano nell’ombra, poi si voltarono verso i cavalieri d’oro, "Tok’ra, Lorgash e tu, figlio mio, combatterete voi contro costui", esordì Hyoga del Cigno, rivolgendosi ai tre gold saints.

Nessuno dei cavalieri chiamati obbiettò all’ordine, soprattutto Camus, il cui padre sembra mostrargli fiducia.

"Permettetemi di presentarmi, sono Porfirione, il gigante che controlla il vento", esordì il nemico, preparandosi allo scontro.

"Lasciate che sia io il primo", esclamò allora Lorgash di Capricorn, avanzando verso il nemico, "poiché basterà la mia sacra spada Excalibur per eliminarlo", spiegò prima di scatenare un fendente dall’arma divina.

Il gigante sembrò rimanere immobile dinanzi all’attacco nemico, ma all’ultimo istante si mosse lateralmente, così da evitare il suo colpo, "Tornado dei giganti", urlò subito dopo, investendo in pieno il cavaliere della Decima Casa, o almeno così pensò: Camus si era posto fra i due, ergendo a difesa del compagno d’arme un gigantesco muro di ghiaccio.

"Bene, servitore di Urano, sembri veloce, ma questo tuo colpo offensivo non è granché", obbiettò il santo dell’Acquario, "Al contrario, uomo, sono stati il tuo muro e le vostre vestigia ad evitare che si producesse su di voi qualcosa di più grave di quei due graffi", ribatté soddisfatto Porfirione.

Due profondi tagli si aprirono sulle guance dei cavalieri d’oro, che però non ricevettero altre ferite.

"Cavalieri, non possiamo sconfiggerlo con la semplice forza e velocità, costui è dotato di una capacità percettiva incredibile", esordì Tok’ra di Virgo, avanzando, "Che intendi, cavaliere?", domandò perplesso Lorgash, rialzandosi per combattere.

"Non hai notato che si è spostato all’ultimo?", ribatté il santo della Sesta Casa, "Costui è capace di seguire il fluire del vento, quello stesso fluire che tu, io, o chiunque altro essere sposta, scatenando i propri attacchi", spiegò il successore di Shaka.

"Esattamente, cavaliere, sei più saggio dei tuoi due compagni, io sono il padrone dei Venti, posso facilmente percepirne l’avanzare ed il deviarsi, certo non li controllo tutti quanti, ma sono comunque come meglio muoverli per il mio bene", concordò Porfirione.

"Quindi volete dirmi che il taglio della mia sacra spada sarà inutile contro costui?", domandò infuriato Lorgash, "Esattamente, uomo", ribatté con fare saccente il gigante.

"No, cavaliere del Capricorno, forse un fendente o la croce di lame di cui ti vanti non saranno utili, come non lo sarà il tocco congelante di Camus, né il mio potere di portare le anime nel regno dei morti, ma di certo, ci sarà un modo per superare costui in velocità e sconfiggerlo", affermò quietamente Tok’ra i cui rossi occhi erano ancora chiusi.

"Ho capito il trucco, lasciate che lo elimini", esordì il successore di Shura, rialzandosi di scatto.

Il santo d’oro saltò contro il gigante, "Golden cross", urlò il cavaliere, cercando di colpire il gigante, ma nuovamente Porfirione lo evitò con agili movimenti delle spalle, senza nemmeno variare la posa delle gambe.

"Tutto qui?", affermò freddamente il gigante.

Lorgash strinse i denti ed una volta appoggiate le gambe a terra, fece perno su di esse, per poi saltare al di sopra del gigante, "Forse due colpi non avranno fortuna, ma con la serie dei nove colpi del grande Dragone cadrai", ringhiò il cavaliere d’oro.

"Kuzuryusen", urlò poi, scatenando nove colpi alla velocità della luce. Porfirione spalancò gli occhi, fino ad allora quasi socchiusi e si mosse velocemente con l’immenso corpo, così da evitare gli attacchi del santo, o almeno così pensava, prima di notare due profonde ferite al braccio sinistro.

"Questa tecnica è stata una delle mie preferite da sempre, fin da quando, molti anni fa, il mio venerabile maestro Shiryu mi ha aiutato a perfezionare la mia idea di nove colpi che riempissero tutti i punti morti in un solo attacco", spiegò soddisfatto il cavaliere d’oro, atterrato nuovamente a terra.

"Tornado dei giganti", tuonò infuocato il gigante, investendo in pieno Lorgash, appena atterrato, così da sbatterlo contro una parete della stanza del castello di Zeus.

Il corpo di Lorgash non riportò ferite evidenti, ma nemmeno le sue vestigia, "Non muoverti, uomo, le tue ossa dovrebbero essere frantumate ormai", lo avvisò il gigante, "No, al contrario, solo una gamba mi sembra si sia spezzata", ribatté Lorgash rialzandosi.

"Fermo, cavaliere del Capricorno, ora è il mio turno", esordì Camus.

"Preparati, gigante, ora proverai quale vento freddo si possa scagliare contro di te", avvisò il figlio d Hyoga, aumentando il proprio cosmo.

"Diamond Dust", urlò subito dopo il cavaliere delle energie fredde, scatenando la "Polvere di diamanti" contro il nemico, il quale però si mosse così agilmente da evitare la neve siberiana.

"Bravo, ragazzo, ho percepito il gelido cosmo che dilaniava l’aria, sei abile, mi devo complimentare, ma alla fine sei pur sempre un combattente dalla visione piuttosto stretta. La tua aria gelida è solo un aspetto del vento, per di più posso evitarlo quando e come voglio", spiegò il gigante.

"Ora, a te la difesa", sogghignò poi Porfirione, "Tornado dei giganti", urlò scatenando il montante di vento contro il figlio di Crystal.

Camus cercò di restare il più gelido possibile, concentrò il proprio cosmo e chiuse gli occhi, "Kolito", sussurrò nell’alzare le sue difese: dei cerchi di ghiaccio che paralizzarono l’immane tornado nemico.

"Bene, Camus", pensò fra se Hyoga, preoccupato per lo sviluppo dello scontro, "Tranquillo, amico mio, abbiamo educato bene i nostri figli e lasceremo questo mondo nelle mani di guerrieri più grandi e più potenti di noi", lo rassicurò Ikki della Fenice, scambiando con lui uno sguardo veloce.

"Gigante", esordì Camus, "I nove colpi di Lorgash ti avrebbero già dovuto dimostrare le nostre capacità, proprie di un cavaliere d’oro, ma sembrerebbe che tu non voglia capire, ebbene, ora subirai la più amara delle sconfitte, per mia mano. Poiché non tu, ma io sono padrone dei Venti gelidi che stavolta non ti potranno avvisare del mio attacco", tuonò il santo dell’Acquario, congiungendo le mani sopra il capo.

"Aurora execution", invocò il successore e figlio di Hyoga, scatenando il sacro colpo dell’Acquario.

Un vortice di energia dorata scaturì dalle braccia del giovane cavaliere, dietro cui si era delineata una donna con un vaso d’oro fra le mani.

L’aria fu congelata dall’attacco del gold saint, nessuno ebbe il coraggio di muoversi, solo Porfirione tentò di evitare il colpo con un movimento laterale, ma non vi riuscì.

La corrente d’energia glaciale del figlio di Hyoga volò verso il gigante e lo investì in pieno, congelandogli ambedue le gambe e spingendolo a frantumare la parete di quella che un tempo era la stanza di Era, la regina degli dei.

"Ormai è sconfitto", esordì Camus, avanzando verso Lorgash, ancora a terra ferito.

"Attento, cavaliere", urlò il santo del Capricorno, gettandosi sul parigrado, così da evitare che il "Tornado dei giganti" lo investisse in pieno.

Ambedue i cavalieri furono investiti, seppur di striscio, dal colpo di Porfirione, che li gettò contro una parete della stanza, ormai quasi distrutta.

"Pensi davvero che paralizzarmi le gambe sia sufficiente per sconfiggermi? Io, che controllo i venti, posso anche librarmi in aria", spiegò il gigante.

"Pensavo che tu fossi solo un essere pieno di se e saccente", esordì allora Tok’ra, "ma questo tuo gesto mi ha mostrato la viltà e la meschinità in te nascosti", concluse il cavaliere di Virgo.

"Come ti permetti, uomo?", domandò Porifirione, "Si, sono un uomo, mentre tu che attacchi alle spalle che razza di essere saresti?", incalzò il custode della Sesta Casa.

"Abbandono dell’Oriente", tuonò il cavaliere d’oro, scatenando la sfera d’energia propria dell’Om.

"Cosa pensi di fare con questa palla?", domandò beffardo Porfirione, deviando la propria posizione per evitare l’attacco nemico.

"Tornado dei giganti", urlò subito dopo il servitore di Urano, scatenando il proprio attacco contro il cavaliere di Virgo, il quale non si mosse dalla propria posizione.

"Spostati Tok’ra", suggerì allora Odeon, preparandosi ad intervenire, "Tranquillo, allievo di Seiya, piuttosto occupati dei due feriti", ordinò Ikki della Fenice, fermando il cavaliere del Leone.

"Come può essere così sicuro?", incalzò il santo d’oro, "Fidati, ragazzo, il cavaliere della Vergine non è soggetto da farsi spostare da una leggera folata di vento", ribatté con tono quasi beffardo Phoenix.

"Preparati a morire, cavaliere!", minacciò spazientito il gigante, mentre il suo colpo avanzava verso il santo d’oro, "Al contrario, preparati tu a subire le spire dell’Oriente a cui indicherò il bersaglio", ribatté Tok’ra spalancando gli occhi rossi come il sangue.

Subito, come un animale tremante, il tornado di Porfirione si tramutò in una brezza estiva, che riuscì solo a scuotere i verdi capelli del santo d’oro, il quale squadrò con lo sguardo il nemico.

"Tenbu Horin", urlò Tok’ra, "Primo senso: tatto", esclamò poi.

Il gigante cadde al suolo, le gambe di ghiaccio si spezzarono e le braccia non lo aiutarono a rialzarsi, "Cosa mi hai fatto?", balbettò il servitore di Urano, "Non te lo spieghi? Ti ho tolto il tatto, senso base perché tu possa seguire lo spostamento dei venti ed influenzarlo", rispose il cavaliere d’oro.

"Ora non potresti evitare nemmeno il primo fendente di Lorgash, che tanto facilmente hai schivato alcuni minuti fa", aggiunse Phoenix beffardo, "Si, ha ragione", concordò Tok’ra.

"Camus, Lorgash, desiderate finirlo voi?", domandò allora il santo della Vergine, "No, cavaliere, ambedue abbiamo avuto la nostra possibilità, ma siamo stati sconfitti, quindi a te l’onore di concludere il tuo scontro", spiegò il santo d’Acquarius.

"Secondo senso: Olfatto", esclamò subito dopo il cavaliere di Virgo, "Terzo: Vista", continuò, "Quarto: Udito", aggiunse poi, dilaniando il corpo ormai senza più spinta vitale del nemico.

"Siete folli, anche se mi avete battuto non avrete alcuna possibilità contro il braccio destro del sommo padre Urano", sogghignò Porfirione, prima che una gigantesca luce facesse risplendere il suo chiaro corpo.

Un soffio di luce azzurra partì dalla bocca del gigante, "Si è tolto la vita da solo", balbettò stupefatto Tok’ra, mentre il corpo del nemico si dissolveva nell’aria circostante.

"Cavalieri d’oro", esordì poi Ikki, "avete combattuto bene finora, ma ormai l’ultimo avversario è mio e di Crystal, quindi tornate sulla terra", esclamò il cavaliere della Divina Fenice, "Che cosa, padre?", tuonò Abel di Gemini, mentre il gruppo si trovava dinanzi ad una figura dal colore metallico, tipico delle vestigia dei titani.

"Non discutete, cavalieri, tornate sulla terra", ordinò anche Hyoga del Cigno Divino, lasciando tutti sbalorditi.