Capitolo 15: Compiere il miracolo
Il gigante fiammeggiante osservava l’ambiente circostante, fiumi di lava e pietre intorno a se, un sorriso sembrò dipingesi sul suo volto infuocato, prima di voltarsi verso il titano che lo aveva risvegliato, "Figlio di Urano, sono questi mortali i miei avversari?", domandò, "Si, Encelado, sono loro, distruggili tutti", ordinò il nemico nell’ombra.
"Bene, mortali, mi presento a voi, sono Encelado, gigante del Fuoco, che voi non riuscirete mai a raggiungere con miseri colpi", sogghignò il seguace di Urano.
"Sono millenni che non combattono, anzi, se devo essere preciso è un bel po’ che non faccio niente", affermò impressionato il gigante, "comunque sappiate che, malgrado il mio corpo mortale, non potrete sconfiggermi, il fuoco che io controllo mi difende come uno scudo, attaccando poi il nemico, che non è mai riuscito, nei secoli passati, ad avvicinarsi a me, per i miei grandi poteri", spiegò orgogliosamente Encelado.
"Sembra molto loquace, ma poco pericoloso costui", affermò Fasolt di Merak, avanzando verso il nemico, "Anche tu, uomo, se fossi rimasto sotto forma di anima per diversi millenni, saresti incredibilmente garrulo", ribatté il gigante, "Principe Fasolt, mi permette di combattere alla sua destra", affermò a quelle parole Bifrost di Megres, "Certo, cavaliere", concordò il figlio di Flare e Hagen.
"Re, Freiyr, posso aiutarli?", chiese gentilmente Skinir di Alioth, "Te ne prego, amico mio", esordì il figlio di Siegfried.
"Principi, re ed i loro sguatteri? Sarebbero questi i miei avversari?", domandò il gigante infuocato, "No, il nostro re non ti affronterà", ribatté il fratello di Alberich, "Non per primo almeno", concluse Encelado, preparandosi alla lotta.
Il gigante, però, sorprendendo tutti cambiò d’improvviso posizione, "Siccome è da un po’ che non combatto, mostratemi che sapete fare, così giusto per riscaldarmi un po’", affermò con tono divertito.
Fasolt espanse il suo cosmo gelido, "Bene, Encelado, ora proverai la grande potenza dei guerrieri di Asgard", esordì il cavaliere di Merak, "Universe freezing", urlò subito dopo, scatenando la gelida corrente d’energia del tutto simile alla "Diamond Dust" del fratellastro.
Il gigante non si mosse e sorrise, improvvisamente tutti sentirono un rumore simile al bruciare di un tronco, quindi un muro di fuoco apparve fra la corrente gelida di Fasolt ed il corpo del nemico, facendo evaporare l’attacco del god warrior.
"Mi dispiace, ma non potrete mai superare le millenarie difese di cui noi giganti siamo padroni", spiegò Encelado, "Vedete, noi figli di Urano e padroni degli elementi, non abbiamo armature di titanio come i titani che finora avete combattuto, almeno suppongo, né le corazze e le braccia dei centimani, quindi i nostri poteri sono le difese di cui siamo muniti", iniziò a raccontare, "Il mio corpo è completamente vulnerabile, malgrado il suo aspetto, però questo muro di fuoco che si canalizza contro gli avversari, questa tecnica mi difende da qualsiasi attacco nemico", concluse soddisfatto il gigante.
"Bene, se ti difende da qualsiasi tecnica nemica, allora non ti preoccuperai del mio prossimo colpo", esordì Bifrost, preparandosi ad attaccare, "Ametist shield", urlò allora il god warrior, scatenando la teca di violacea ametista.
Nuovamente il muro di fuoco apparve dinanzi al gigante, sciogliendo il magnifico minerale prima che arrivasse a contatto con il corpo di Encelado.
"Wolves cruelty claws", urlò poi Skinir, scatenando un secondo attacco subito dopo quello del god warrior della stella Delta, purtroppo anche questo attacco andò in fumo, a contatto con le difese infiammabili del gigante.
"Non pensavo che gli uomini fossero così deboli, l’essere semidivino che aiutò Zeus a sconfiggerci vi era di molto superiore", affermò divertito Encelado, prima di trattenere il respiro.
"Fiammata dei giganti", sussurrò espirando.
Una gigantesca fiamma di fuoco partì dal gigante per scagliarsi contro i tre difensori di Asgard, i quali, movendosi alla velocità della luce ed usufruendo dei propri cosmi, bloccarono la fiammata, combinando l’ametista con il ghiaccio e l’energia di Skinir.
"Cavalieri, non dobbiamo arrenderci", tuonò Bifrost, sollevando le mani, "Hemdall ha donato la propria vita affinché noi arrivassimo fin qui", invocò il guerriero.
"Hemdall? Chi era costui? Un vostro compagno d’arme?", domandò incuriosito Encelado, incrociando le mani dinanzi al petto, "Forza, fatemi vedere che sapete fare", li sfidò il gigante.
"Cavalieri", urlò Nifer di Arge, che osservava la battaglia, "espandete i vostri cosmi, trovate in voi la forza, allora il sacrificio di Hemdall darà il suo frutto più prolifero", affermò sibillino il fabbro.
I tre god warriors si posero intorno al nemico, spostandosi ai lati, Skinir e Bifrost, o rimanendogli dinanzi, Fasolt.
"Trovare la forza in se stessi?", pensò fra se il god warrior di Megrez, "Quella stessa forza che mi ha portato ad affrontare e resistere alla prova che il possente Hemdall mi ha posto dinanzi, quella stessa forza che mi anima da anni, il desiderio di onorare il mio casato, la memoria di mio fratello e la persona che mi è più cara", rifletté il god warrior, preparando la tecnica del casato dei Megrez.
"La forza in me stesso, quella forza che mi ha reso guerriero di Asgard e difensore personale del principe Freiyr, la forza che Fenrir non aveva, lui aveva la spinta animale dentro di se, io cerco il più possibile di trattenere questa spinta, devo trovare una forza maggiore, che non sia quella animale", si diceva nello stesso tempo Skinir di Alioth, preparando un secondo attacco.
"La mia forza è la memoria, quella memoria di mio padre che Hyoga mi ha dato, la conosce del suo valore e del coraggio mostrato, insieme alla fedeltà, la stessa che io ora non posso abbandonare solo il nemico mi appare superiore, devo continuare a combattere, così potrò un giorno conoscere il grande Hagen presso le stanze del Vahalla e conversare con lui come guerriero con guerriero", pensò fra se Fasolt, figlio e successore di Artax, preparandosi ad attaccare.
Un cosmo, improvvisamente circondò i tre god warriors ed insieme a loro anche Freiyr, "Ben fatto, degni difensori di Asgard, avete trovato in voi la determinazione, la vera spinta che porta i semplici umani a compiere miracoli, come distruggere colonne, frantumare le stelle, o sconfiggere gli dei ed i loro miseri seguaci, ricordate per sempre questo momento, poiché d’ora in poi i vostri cosmi saranno per sempre pari a quelli dei gold saints, se avrete ancora in voi questa forza", disse quella voce che tutti riconobbero, la voce di Hemdall, che dal Vahalla gli parlava, attraverso le vestigia rinate con il suo sangue.
"Ora, cavalieri, trovate la pecca in quelle difese fiammeggianti", ordinò infine la voce del dio.
"Amici", urlò Bifrost in lacrime, "seguiamo l’ordine di Hemdall, compiamo il miracolo", tuonò il fratello di Alberich.
"Se la tecnica di costui si fonda sulla possibilità di parare ogni attacco scatenatogli contro, allora vediamo che saprà fare contro tre attacchi diversi in punti opposti", suggerì Skinir di Alioth, preparandosi agli attacchi.
"Invoco voi, anime della natura, che seguite il supremo casato dei Megrez, seguite i miei ordini, colpite questo gigante", urlò Bifrost, scatenando il "Neka Yuri Ken", attraverso la lava ardente.
"Perché io possa diventare grande come mio padre, ti mostrerò, Encelado, il segreto della stella di Merak, sacra a Sleipnir", esordì Fasolt, "Fuoco del Meriggio", tuonò poi.
La maschera si pose sopra il volto di Skinir, "Rozan Kundo Ken", invocò il guerriero di Alioth, scatenando i "Lupi nella tormenta".
Encelado alzò le difese fiammeggianti, che annullarono gli attacchi di Bifrost e di Fasolt, ma, inaspettatamente, i "Lupi nella tormenta" di Skinir non furono fermati, anzi riuscirono a raggiungere il bersaglio, producendo una gigantesca fiammata sul corpo del gigante, da cui partì della cenere, come da un vulcano in eruzione.
"Lo abbiamo ferito", esultò Bifrost, "Si, soltanto ferito però", ribatté cupamente Skinir, "Comunque ora sappiamo come compiere il miracolo, come eliminarlo", concluse determinato Fasolt.
"Fiammata dei giganti", urlò allora Encelado, il cui comportamento lieto e giocoso si era tramutato improvvisamente in serio e furioso.
I tre guerrieri si mossero sui lati, evitando il respiro incendiario del nemico, "Ho un piano", sussurrò Bifrost, passando accanto al guerriero di Alioth e lo stesso fece avvicinandosi al figlio di Artax, "Spostatevi sui lati, e tu, principe Fasolt, scatena il colpo migliore che hai, mentre Skinir lo distrarrà con gli artigli dei lupi, allora lo colpirò con la tecnica del mio maestro", spiegò il fratello minore di Alberich.
"Rozan Kundo Ken", urlò allora Skinir, appoggiandosi ad una parete della grotta, così da farsi perno sulle gambe e saltare contro il nemico.
"Per Asgard, i miei cari caduti in questa ed altre battaglie, per l’onore dei compagni caduti, invoco la tecnica del mio maestro, il grande Fabbro di Efesto", tuonò Fasolt, in piedi dinanzi al nemico, "Volcano’s freezing", concluse, scatenando il vortice di fuoco e ghiaccio.
Bifrost era in ginocchio, atterrato al suolo, si alzò di scatto ed aprì la mano destra: un sottile strato di ametista si combinò intorno al suo pugno, "Hororo Ken", invocò il god warrior, mentre la spada del violaceo minerale si costituiva nella sua mano.
Encelado notò il god warrior armato di spada ed alzò le proprie difese dinanzi a lui, oltre che dinanzi al vortice di Fasolt.
"Bifrost!", urlò Helyss nel notare il guerriero in pericolo.
La scena durò pochi attimi, ma furono per tutti interminabili, nessuno fiatò, sembrò quasi che il tempo stesso si fosse fermato per osservare quella fase dello scontro.
Skinir scattò lateralmente, "Berserkganger", sospirò il god warrior, risvegliando lo spirito del Lupo, così da allontanare il compagno d’arme dal pericolo e gettandosi egli stesso nel fuoco di Encelado.
Il colpo del guerriero di Alioth si spense nel fuoco, ma il timore si dipinse sul volto del gigante quando il vortice di fuoco e ghiaccio di Fasolt superò le sue difese, perforandogli la gamba sinistra e lasciandolo in ginocchio.
Bifrost cadde a terra, ma si rialzò di scatto ed allontanò dal fuoco ormai spento il corpo privo di sensi di Skinir, ma vivo, "Lo spirito del Lupo lo ha salvato", gli spiegò Helyss da lontano.
"Cavaliere di Megrez, se non sei troppo stanco o preoccupato, ho un piano di riserva, possiamo ritentare", esordì Fasolt, "Piano di riserva principe?", domandò Bifrost, "Si, quando te lo dirò, salterai contro il mostro, attaccandomi allo stesso tempo con la tua teca", spiegò il figlio di Artax.
"Contro di te, guerriero di Merak?", domandò stupito il fratello di Alberich, "Si, cavaliere ed io ti risponderò, così da farti arrivare all’altezza giusta per eliminarlo", rispose il figliastro di Hyoga.
"Fiammata dei giganti", urlò all’improvviso Encelado, costringendo i due ad allontanarsi fra loro, per evitare l’attacco del nemico.
I due god warriors si mossero ai lati, evitando il colpo nemico, "Sei pronto, cavaliere?", urlò Fasolt, "muoviamoci presto, tentiamo quest’attacco", ordinò il figlio di Flare.
I due furono uno alle spalle dell’altro, correndo contro il comune nemico, quindi il guerriero di Merak emise un fischio ed allora Bifrost saltò al di sopra del compagno, arrivando poco sopra il ginocchio chinato del nemico.
"Ametist shield", urlò il guerriero di Megres, scatenando il proprio attacco contro il compagno d’arme.
"Fuoco del Meriggio", rispose Fasolt, scatenando il proprio colpo contro l’alleato.
L’impatto tra la fiammata e l’ametista produsse un’esplosione lieve, ma sufficiente per innalzare di qualche metro da terra Bifrost, così da permettergli di arrivare al di sopra del nemico.
In quel medesimo momento, però, Encelado alzò il suo muro di fuoco, che prese in pieno Fasolt, "Padre!", urlò il cavaliere, dolorante.
Bifrost strinse la spada con ambedue le mani, "Ryutsuisen", urlò scatenando il colpo del maestro Shiryu con l’arma del fratello Alberich.
Un feroce fendente troncò la caverna, dipingendola di viola.
Il gigante non riuscì a difendersi e lentamente una profonda e gigantesca ferita si aprì sul suo petto, trasformando il suo corpo in una gigantesca statua di ametista.
Il violaceo minerale, però, cambiò colore dinanzi allo sguardo stupefatto dei cavalieri, per poi esplodere tramutando Encelado in una pioggia di cenere ed ametista.
La gioia era sul volto di Bifrost, ma subito scomparve non appena il god warrior si accorse che il corpo di Fasolt era stato investito mortalmente dall’ultima fiammata difensiva del gigante.
"Non sono dispiaciuto, raggiungerò il Vahalla con Hemdall ed insieme incontreremo mio padre", balbettò il giovane guerriero di Merak, mentre il corpo, dilaniato dalle ustioni, si abbandonava alla morte, "E lì, cugino mio, potrai vantarti della tua vittoria su un gigante", concluse fra le lacrime Freiyr, prima che il figlio di sua zia morisse.
"Non piangere, mortale, poiché ora anche voi altri, feriti e non, morirete, per mia mano in quel che rimarrà di questa battaglia", esordì all’improvviso il titano nascosto dietro una piccola arcata, "Venite verso il quattro muro difensivo, quello divino e letale", li sfidò il comandante di 1° grado, roteando una Lancia.