Capitolo 12: Gli scontri si complicano
La piccola fiamma azzurra gettata nel fiume si spense dinanzi ai generali dei mari ed ai loro alleati, ma poco dopo si udì un frastuono, simile ad una piena.
Tutti rimasero ammutoliti nel vedere le acque del sacro Sanzu scuotersi, come per rigettare ciò che avevano ricevuto, quindi un potente getto d’acqua partì nel punto in cui si era spenta la fiamma.
I cavalieri olimpici ed i Beast Keepers notarono una figura brillare, nascosta dalle acque, e lentamente il getto si quietò e da esso nacque un essere.
Schiuma dell’acqua i capelli, onde le vesti, acqua stessa ne costituiva il corpo, chiaramente femminile, date le magnifiche forme sinuose.
Quando il Sanzu si quietò, l’essere da lui nato appoggiò i piedi al suolo, così da farsi studiare dai cavalieri sacri alle diverse divinità.
Era alta circa 2 metri e mezzo, un fisico sinuoso, nascosto da due soli strati d’onde, uno alla cinta e l’altro al petto, come una piccola corazza che nascondeva il suo corpo stupendo fino all’ombellico. Gli occhi sembravano due stagni limpidi e le labbra, sinuosa schiuma del mare, proprio come i capelli, ma condensata.
Neleo, Kain, Koryo, Esmeria, le amazzoni, i goshasei ed Argo e Reptile, si scambiarono sguardi preoccupati, nel vedere l’immane gigantessa.
La fiamma gettata dal titano nell’ombra si spense a contatto con l’arido terreno dell’Oltretomba egizio, ma subito dopo vi fu una temibile scossa di terremoto, sembrò quasi che la terra volesse richiudersi su se stessa, invece, ne fuoriuscì qualcosa.
Due braccia possenti e nere come il terreno si mostrarono ai guerrieri sacri ad Ares, Apollo, Hades e le divinità egizie.
Queste braccia fecero leva sul terreno per sollevare un corpo, che lentamente ma inesorabilmente, fu quasi sputato fuori del terreno, un fisico maschile incredibilmente potente, una figura immane e gigantesca, che non appena uscì fino alle ginocchia, squadrò tutti gli esseri viventi intorno a se e saltò con un ghigno il titano che lo aveva risvegliato.
Quando ormai l’essere era completamente libero, si erse in tutta la sua maestosità, anch’egli era alto circa 2 metri e mezzo, ma il corpo non era sinuoso e femmineo, ma incredibilmente muscoloso e scuro.
Rocce e terra costituivano i possenti legamenti del suo corpo, massi immensi ne coprivano le braccia, senza però nascondere la magnificenza estetica dell’essere, sembrava una magnifica statua di pietra nera.
I capelli, come l’unica copertura che ne nascondeva la cinta, erano costituiti d’erbe, nere anch’esse, mentre gli occhi sembravano fatti d’ebano.
Il gigante osservò il gruppo di variopinti nemici ed emise un urlo, che fece rabbrividire i cavalieri olimpici ed i loro alleati egizi.
La fiamma rossa cadde nella lava ardente, ma non si spense, anzi sembrò alimentarsi del calore del magma, tanto da aumentare repentinamente le proprie dimensioni, fino a raggiungere quasi i due metri d’altezza e riempire, per metà la profonda caverna asgardiana.
I cavalieri erano in silenzio dinanzi al misterioso sortilegio, quando videro una testa fuoriuscire dalle fiamme, anzi, come poi si accorsero, le fiamme ne erano i capelli.
Il fuoco alla base si eresse, mostrando le gambe della strana creatura, lentamente, sembrò però a tutti, il nucleo della fiammata si spense, lasciando il posto a dei possenti muscoli, che costituivano il corpo della creatura.
Le braccia fuoriuscirono dal fuoco centrale, come queste anche la testa alla fine si delineò, poi toccò ai bicipiti ed alle spalle, quindi al tronco, ma parte del corpo, rimase comunque nascosto da quella che sembrava una fiamma sempre eterna.
Il mostro guardò i cavalieri con i suoi occhi simili a braci, mentre i capelli fiammeggianti sembravano animati da nuova vita e scintillavano nella grotta.
"Questo è il terzo muro", bisbigliò Fasolt di Merak ai suoi compagni.
Nelle stanze di Era soffiò un vento vorticoso, i cavalieri temerono di essere trasportati via da quella fortissima folata, ma l’unico effetto che ebbe fu di spegnere la bianca fiamma, intorno a cui, però, si sviluppò un gigantesco ciclone.
Il vorticoso ciclone roteava su se stesso, distruggendo tutto intorno a se, ma producendo, dal suo occhio, due luci biancastre, che alla fine, improvvisamente, esplosero in bagliori accecanti.
Quando i santi di Atena riuscirono a riaversi dall’eccessiva luce, notarono che il vento vorticoso andava rallentando, fino a fermarsi.
Quando ormai il ciclone si era quietato, i cavalieri poterono notare la figura che vi era al suo interno, l’essere che sembrava essere il nucleo ed insieme il figlio di quel vorticoso vento.
Aveva la pelle bianca, i capelli lunghi legati a coda dietro la schiena, gli occhi sembravano vuoti, costituiti solo dalla pupilla, senza alcun’iride.
Il corpo era coperto da una veste greca del medesimo colore della pelle, ma messo in risalto da dei riflessi argentei.
L’essere era alto circa due metri e mezzo, come i suoi simili, aveva le mani congiunte dinanzi al petto, ma non appena fermò il suo vorticoso roteare, le aprì dinanzi a se, producendo una lieve, ma impetuosa folata di vento.
Il gigante guardò con volto soddisfatto i santi di Atena che ora si trovavano dinanzi a lui.
Nella città di Sparta, la battaglia non si era quietata, ma solo interrotta momentaneamente, poiché Briareo era stato fermato da tre figure che ora si trovavano dinanzi a lui, "Vi prego, santo del Toro e comandante delle Vestali, permettetemi di affrontare per primo tale mostro, poiché finora ho un debito d’amicizia verso il cavaliere di Cefeo", esordì Endimon del Fagiano, preparandosi alla lotta.
"Te lo concediamo, Pretoriano", concordarono Kasché e Golia.
"Il secondo a cadere, dopo questo cavaliere sarai quindi tu?", domandò il centimane, indicando Xael della Corona Boreale, caduto per mano sua.
"Non utilizzerò la tecnica base del Fagiano contro di te, vile mostro, poiché temo non basterebbe", minacciò Endimon, espandendo il proprio cosmo, "Torpedo clones", urlò subito dopo, mentre un fortissimo vento si sviluppava intorno a lui.
I sette cloni del Pretoriano apparvero, disponendosi intorno al centimane e lasciando tutti stupiti, eccetto Daidaros.
"Speri di battermi con questo trucco da illusionista?", lo derise Briareo, "Roteazione delle 100 pinne", urlò subito dopo, cercando di colpire i cloni.
Golia scattò verso i santi d’argento, sdraiati a terra per le ferite, quindi aprì le mani dinanzi a se, "Biggest wall", urlò il santo del Toro, ponendosi a difesa dei Silver saints.
Kasché, al contrario, sollevò il braccio destro, "Focolare difensivo", sentenziò la Vestale, mentre una spirale di fuoco le si poneva intorno per difenderla dall’attacco nemico.
Le sette copie saltarono in tutte le direzioni, ma due di loro furono comunque eliminate dal tremendo attacco del mostro dalle cento braccia, che seppur lievemente menomato, era ancora temibile.
Le immagini di Endimon rimanenti si disposero nuovamente intorno al nemico, "Fagiano Cacciatore", urlarono, scatenando l’attacco base del pretoriano.
Briareo sollevò le braccia e cercò di parare gli attacchi movendo velocemente le mani, ma con sua grande sorpresa, il centimane capì solo dopo che il bersaglio del nemico era uno solo: la spalla destra.
L’impeto degli attacchi del guerriero di Venere atterrò Briareo, producendogli una profonda ferita alla spalla destra, che gli impedì l’uso di almeno due delle sue braccia, "Ora si tratta di pareggiare il conto dall’altro lato", esordì divertito Endimon, prima di scattare nuovamente all’attacco con i suoi 5 cloni, utilizzando ancora una volta il "Fagiano cacciatore".
"Movimento delle 100 pinne", ribatté Briareo, puntando alla sua sinistra.
Il colpo investì qualcuno, ma non il Venus Pretorian, bensì i cloni di quest’ultimo, che scomparvero per la potenza dell’attacco.
"I tuoi cloni sono caduti, ma la tua fortuna ti ha salvato", lo sbeffeggiò, "seppur penso di averti preso", concluse.
Pochi secondi dopo, Endimon cadde in ginocchio, alle spalle del centimane, con una lieve ferita allo stomaco, una delle parti scoperte dell’armatura del Fagiano.
"Ora addio", tagliò corto Briareo, preparandosi ad uccidere il nemico.
"Aspetta, mostro", urlò una voce alle sue spalle, "Che piacere vi è nell’attaccare solo per uccidere? Combatti con chi ha ancora la forza per sostenere un confronto con te", affermò irriverentemente Kasché, facendosi avanti.
La Vestale tolse dalle proprie spalle il fiammeggiante mantello rosso e lo porse al pretoriano, "Questo manto infuocato ha grandi doti mediche, allevierà il tuo dolore e chiuderà la ferita. Il cosmo della divina Estia lo ha reso così, questo è il simbolo del potere presso noi vestali, solo la nuova comandante può indossarlo, come dono da colei che l’aveva preceduta. In caso di battaglie, la grande Estia ci concede di condividerlo con gli alleati meritevoli", spiegò Kasché, prima di avanzare verso il centimane.
"Donna, sarai tu la mia prossima avversaria?", domandò incuriosito il mostro, "Si, essere immondo, io Kasché del Focolare, che comando le Vestali di Estia", si presentò la Vergine guerriera.
Le mani della fanciulla si congiunsero al di sopra del capo, "Giavellotto fiammeggiante", urlò poi, allontanando i pugni chiusi e mostrando una gigantesca lama con due lame, completamente fatta di fuoco.
"Nessun essere vivente può battermi quando impugno quest’arma", affermò freddamente la Vestale, roteando l’arma e scattando contro il centimane.
"Movimento delle 100 pinne", urlò Briareo, scatenando le braccia rimaste contro la fanciulla.
Kasché conficcò un’estremità del giavellotto nel terreno, così da utilizzarlo come leva e saltare al di sopra del nemico, evitando l’attacco.
Con un veloce, ma allo stesso tempo elegante movimento, Kasché si ruotò di 180 gradi, così da trovarsi di nuovo dinanzi all’avversario e colpirlo con un fendente della sua magnifica arma fiammeggiante, così da far barcollare il possente centimane, che però non cadde.
"Cosa speri di fare, ragazzina impertinente?", domandò innervosito Briareo, "Semplicemente danneggiarti", spiegò semplicemente, indicandogli la spalla sinistra, "Ho completato il lavoro del Pretoriano", concluse.
"Maledetta", urlò allora il centimane, capendo che altre due sue braccia erano andate perse.
"Onde del Grande Leviatano", invocò poi, "Pheasent Flap", sentì rispondere da una voce maschile: Endimon si era rialzato e fronteggiava con il possente battito d’ali del Fagiano le onde del Leviatano.
"Fiammata centrale", aggiunse allora Kasché del Focolare, innalzando un canale di fuoco, che si combinò con l’attacco del pretoriano.
Le due energie combinate si scontrarono con l’attacco del centimane, producendo un’esplosione grandiosa, che gettò a terra tutti e tre i contendenti.
I due guerrieri sacri ad Estia e Venere erano a terra, feriti, ma anche il mostro era danneggiato: le quattro braccia ferite erano ormai perse.
Una figura appoggiò il rosso mantello su Kasché, "Curati con il tuo mantello, poi cura Endimon e se puoi, ti prego, aiuta anche i santi d’argento, mentre affronterò questo avversario", sentenziò allora l’imponente Golia del Toro.
"Sei forte, centimane, ma stavolta la tua potenza fisica ha trovato un degno avversario", affermò il santo d’oro, sfidando Briareo.