Cap VIII
L’armata dei Morti!
XXXXXXX
PLIN PLON!
Comunicazione urgente dal direttore generale dell’ Ades s.p.a.:
«Non guardate me, io non centro!!!»
Ringraziamo gli utenti per la gentile attenzione.
Ades s.p.a: " Dove c’è un lutto c’è Ades. Vi accompagniamo nel regno dei morti con stile!". Per preventivi ed informazioni telefonare al numero: XXXXXXXXXX.
(messaggio informativo).
XXXXXXX
TOCK! TOCK!
«Si, avanti!» rispose Saori con voce depressa e senza nemmeno alzare gli occhi dalla marea di scartoffie, documenti e conti dai quali era sommersa.
«Divina Atena va tutto bene?»
«Oh! Epicuro che sorpresa! Diciamo che sono immersa in un bel casino! Bollette su bollette da pagare, poi ci sono i preventivi per i vari restauri da controllare, e devo pure portare avanti l’azienda ereditata da Kido! Ed è veramente un bel pasticcio visto che legalmente sono ancora minorenne! Ne ho fin sopra i capelli, ma lasciamo perdere! Piuttosto, a cosa devo questa vista?»
«Nulla di particolare, ero solo venuto a controllare che non le mancasse nulla. Con tutto lo scompiglio di queste settimane, non vorrei che cavalieri e assistenti dimenticassero i doveri nei suoi confronti.» Epicuro si avvicinò estasiato all’armatura della dea che troneggiava in una teca di vetro, a lato della stanza.
«Ti ringrazio per le premure, ma per merito della tua sapiente gestione dello "sciopero" non mi sta mancando nulla, avrei solo bisogno di qualcuno che mi desse una mano a dirigere la baracca, tutto qua» gli sorrise la dea.
«Tipo: un Grande Sacerdote?» rispose distrattamente Epicuro, mentre osservava attentamente il divino cloth.
«Diciamo di si! Insomma ci vorrebbe qualcuno dotato d’astuzia, che sappia come gira il mondo e che sia in grado di tenere a bada, e comandare a bacchetta, tutta questa cozzaglia di valorosi guerrieri!»
«Sono sicuro che troverà la persona adatta mai signora! Mi scusi se la interrompo, ma che cos’è questo segno che vedo sulla sua armatura?»
«Non è nulla di che, è solo un graffio, sai com’è, non è proprio nuova di zecca!» gli rispose Saori osservando meglio la scalfitura: «é da un po’ che voglio farla riverniciare, ma mi dimentico sempre. Senti, vammi a chiamare Mu prima che me ne scordi di nuovo!»
«Hem, lo farei volentieri, ma il santo dell’Ariete non è attualmente al Santuario, è tornato in Jamir!»
«COSA! COME OSA ASSENTARSI SENZA CHIEDERMI IL PERMESSO! È INAMMISSIBILE!» (l’urlo di Atena venne sentito fin dall’altra parte della galassia).
«Vecchie abitudini prese quando dirigeva Saga!»
«Già, quell’imbecille! Voleva governare il mondo e non sapeva nemmeno farsi valere con i suoi sottoposti!» Commentò la dea con tono acido «Senti, ti do un compito, fammi tornare qua Mu alla svelta, che poi a farlo firmare e a dargli un punizione esemplare ci penso io!»
«Sarà fatto, mia divina, ma con il suo consenso vorrei chiederle se potrebbe firmare questa spada»
«Una firma su una spada, e che te ne fai?»
«È per un suo fan!»
«Un autografo? Ho un fan?Certo!va bene qui sull’elsa?»
«Si benissimo. Potrebbe scrivere "a Spaccaossa, il mio scheletro preferito"?»
La dea eccitatissima all’idea di avere un fan, scrisse l’autografo con tanto di dedica.
«Vi ringrazio, con questa il Grande Mu tornerà velocemente al Santuario!»
«Non so cosa hai in mente, ma sono sicura che mi piacerà» commentò la dea con gli occhi che scintillavamo, mentre immaginava Mu, inginocchiato ai suoi piedi, che le implorava pietà. Poi aggiunse: «Epicuro, prima di congedarti voglio chiederti ancora un piacere, non è che..pisss.. e poi pissss ...perché ...pissss... capito?» Bisbigliò Saori.
«Certamente, ogni suo desiderio è un ordine» rispose Epicuro pensando "Povero Pesci, l’ha fatta proprio grossa!".
Jamir
«Mario, siamo arrivati!» Kiki si era appena materializzato, con il servo di suo fratello, nei pressi del palazzo di Mu.
«Grazie Kiki, ormai hai superato Mu nei teletrasporti! Ho tutti gli organi interni la posto giusto!» Mario si mise a tracolla una custodia e si avviò verso la sua meta.
«Ma dove vai? Il palazzo di mio fratello è dall’altra parte. Di li si va...»
«Al cimitero dei Cloth!Lo so, ma devo scambiare due parole con il capo dei fantasmi.»
«Allora vengo anch’io! L’ultima volta mi ha fatto vedere la trilogia del Signore degli Anelli con tanto di contenuti speciali, alla facciaccia di Aiolia!»
Arrivati nei pressi della profonda gola iniziò a calare una fitta nebbia, mentre sinistre ombre si alzavano dal suolo circondando i due incauti viaggiatori e una voce gelida risuonò dalle viscere della terra:
«Dove credete di andare e perché siete venuti qui a disturbare il nostro sonno?»
«Perchè è giunta infine l’ora. Io ora vado a Pelargir sull’Arduin, e voi mi seguirete. E quando da questa terra saranno stati spazzati via i servitori di Sauron, considererò mantenuto il giuramento e avrete pace e riposo eterno. Perchè io sono Elessar, l’erede d’Isildur di Gondor ( J.R.R TOLKIEN, Il Signore degli Anelli, Bergamo 2006, pp. 974-975)» Urlò allora Mario, sguainando la spada che aveva nella custodia.
«Si, passuord corretta, peccato per la recitazione...un po’ scadente! Mario, dovresti impegnarti di più!» uno degli scheletri si avvicinò facendo scrocchiare il collo e tutto il resto.
«Heilà Spaccaossa, come ti butta?» Chiese Mario mentre si salutavano a mo di Pari e Dispari.
«A parte un po’ di problemi alle giunture per il resto tutto a posto! Ho sentito dello sciopero e, guarda caso, Mu è tornato al suo vecchio ovile!»
«È per questo che sono venuto da te, devo farlo tornare al Grande Tempio e avrei bisogno del tuo aiuto.»
«Si può fare, ma sai come funziona da noi: non si fa niente per niente!»
«Non ti preoccupare, ho qui una cosetta pregiata che ti piacerà!» Mario porse la spada al fantasma che la esaminò con cura:
«Ammetto che è una riproduzione impeccabile di Pungolo, ma ne ho già una ventina!»
«Guarda meglio l’elsa»
«Cribbio!Cribbio! Cribbio! Ma è autografata da Atena in persona è c’è anche una dedica che dice che sono il suo scheletro preferito!» se fosse stato vivo, a Spaccaossa gli sarebbe preso un infarto «Bene, siamo dei vostri, ma se dobbiamo scendere in campo, lo faremo in grande stile!»
Ore 8:00, ora locale.
Jamir
«Qui si sta proprio bene, niente chiasso, niente rischio di prendersele dai servi e niente cucina di Palmira e Carlos, a pensare ai quei piatti mi viene ancora mele!» Mu si stiracchiò al sole mattutino dopo la sua solita salutare passeggiata di montagna.
Fruga, Fruga, Cerca, Cerca...
«Cavolo, ma dove le ho messe le chiavi di casa! Nelle tasche dei pantaloni ,no, in quelle della maglietta nemmeno e neppure nello zainetto!» continuava a ripetere mentre rovistava dappertutto, poi, ad un certo punto, esclamò:
«Che scemo che sono, il mio palazzo non ha la porta!»e si mise a ridere da solo ( la solitudine fa male, l’ho sempre detto!)
Il silenzio e la quiete vennero però interrotte dal suono di corni e dal rumore provocato da spade e lance che battevano sugli scudi.
BAWWWUUUUU! Facevano i coni
CLANG! CLANG! Le spade e gli scudi.
Il rumore si fece assordante e migliaia di orchi e trol spuntarono sui declivi delle montagne attorno alla casa del santo dell’Ariete.
Mu iniziò seriamente a dubitare della sua sanità mentale.
«Sion me lo ripeteva di continuo che dovevo uscire di più e farmi degli amici!». Poi si rassicurò pensando che nel Jamir l’aria era molto rarefatta «Saranno soltanto allucinazioni provocate dalla mancanza d’ossigeno»
Ma quando le sue "allucinazioni" iniziarono a scendere verso di lui come una marea verde all’urlo "PER ATENA E PER GONDOR" il cavaliere iniziò a corre a più non posso, inseguito da tutto l’esercito di morti.
«Che ne dite? Grande interpretazione non trovate!» Commentò Spaccaossa compiaciuto, osservando i sui finti orchi.
«Si, si, fantastico, ma perché tu fai il Nazgul e Mario Aragorn, mentre io devo fare l’Hobbit!!!! Io volevo fare l’elfo!» protestò Kiki conciato da Frodo.
«Dai che Frodo è il protagonista e poi porta pazienza, pensa che lo fai per Atena!» lo consolò Mario.
Intanto l’orda di orchi e creature fantastiche tolchieniane aveva circondato Mu, che a sua volta si era barricato dietro il suo Muro di Cristallo. Spaccaossa lo raggiunse con il suo lungo mantello e l’armatura nera, fedele riproduzione del costume del signore dei Nazgul (con tanto di corona e cavalcatura! Scusatemi, ma Spaccaossa voleva precisarlo!):
«Cos’abbiamo qui? Un coniglio in gabbia? Una gustosa preda per il re dei Nazgul!»
«Lungi da me immonda creatura, sono un uomo pacifico, ma so il fatto mio in battaglia, se mi costringono a battermi!E che non amo inutili spargimenti di sangue! Quindi non ti permetterò di darmi del coniglio!» rispose stizzito il Grande Mu offeso per esseri preso del fifone.
«Impedirmelo? Sei pazzo! Nessun uomo vivente può impedirmi nulla! (J.R.R TOLKIEN, Il Signore degli Anelli, Bergamo 2006, p. 1036)» rispose preso dalla parte Spaccaossa.
«Mo te lo faccio vedere io se non posso impedirtelo con una Stardast!» replicò il cavaliere dell’Ariete ancora più stizzito.
«Ma no, dovevi rispondere: "Ma io non sono un uomo vivente! Stai guardando una donna. Eowyn io sono, figlia di Eomund."( J.R.R TOLKIEN, Il Signore degli Anelli) Eccetera, eccetera. Cavolo, hai rovinato tutto! Era una rievocazione con i fiocchi! Mu sei il solito guastafeste!» Spaccaossa si tolse il costume mostrando il suo cloth a brandelli.
«He?! Spaccaossa!Cos’è tutta questa storia e chi è sta Eowyn? Poi della donna dalla a tuo fratello capito! Non è colpa mia se mi hanno fatto i capelli lilla! Brutto ammasso di ossa senza cervello!!!!» Mu era furente. Prendersi nella stessa giornata della donna e del fifone era stato troppo. Spaccaossa, non si scompose e andò a mettere la sua ossuta mano sulla spalla del cavaliere per compatirlo:
«Deduco che tu non conosca il Signore degli Anelli!»
«Chi è, un orefice?» la cazzata risuonò per tutta la vallata scandalizzando i presenti.
«No, Mu, è un film. Da quanto tempo non vai al cinema con gli amici? O dimenticavo, probabilmente non hai una vita sociale attiva! Comunque non è una scusa, tutti, almeno una volta nella vita dovrebbero vederlo e leggerne il libro! Ma non ti preoccupare, ci siamo qui noi per aiutarti»
«Non è vero che non ho amici! C’è.... c’è....Al si Aldebaran del Toro! Lui è mio amico! Poi c’è...c’è...» la lista si fermò li.
«Guarda, non è il caso di vergognarsi, capita! Ma si rimedia e guarda caso capiti a fagiolo. Questa è la settimana dedicata al mito Tolchieniano. Verrà tantissima gente e ci saranno tutta un serie di incontri interessanti: si parte con la visione integrale dei tre film, poi si continua con le conferenze sugli usi e costumi degli Elfi di Gran Burrone e sulle pratiche estrattive dei nani...poi ci sarà lo special dedicato a "Lo Hobbit" con l’esposizione della tesi di laurea di mio cugino sulla figura di Bilbo e...»
PUF!! Mu era tornato di volata al Santuario.
«Ecco fatto, il Grande Tempio ha di nuovo il suo fabbro. Peccato però, si è perso una bella serie di eventi. Mario, quando lo vedi consigliali di vedere Yesman, ne avrebbe bisogno!»
«Sarà fatto, grazie di tutto Spaccaossa!Su Kiki torniamo al Santuario!» e anche loro sparirono in un PUF!
Prima casa.
Grande Tempio di Atene.
PUF!
Il grande Mu si materializzò nell’androne del tempio dell’Ariete e si mise a camminare avanti e indietro riflettendo sulle parole di Spaccaossa.
"Non ho una vita sociale attiva! Acciderbolina è vero e praticamente non ho amici! A forza di starmene isolato nel posto più sperduto del mondo ho finito per diventare un asociale" e in quel momento realizzò di sentirsi e di essere solo.
«Mu, dov’eri finito, la dea ti sta cercando da diverse ore!» Al era entrato in casa con aria severa.
«Al tu sei mio amico?» chiese il santo dell’Ariete.
«...si! Tutto a posto Mu?»
«E secondo te sono un associale? E gli altri cavalieri mi trovano un guastafeste? E sembro una donna perchè ho i capelli lilla?»
«Bhe, qualche volta da dietro e da lontano ti si può scambiare per Saori....ma non è il momento di parlarne, Atena ti sta aspettando nella mia casa ed è...leggermente arrabbiata».
«Vedi, non mi sopporta nessuno!» e iniziò a frignare.
Al lo guardò perplesso pensando "cavolo se è messo male!" e, a quel punto, lo agguantò per la maglietta e se lo trascinò dietro fino alla casa del Toro.
La dea nel frattempo si era accomodata nel salotto di Al insieme a Palmira e, all’ingresso dei due saint, era intenta a rimpinzarsi con i pasticcini al cioccolato di Carlos.
«Alla gnam bun ciomp or gnam Mu!» esclamò la dea.
«He!?» chiesero i due.
Saori degluti:
«Scusate, avevo la bocca piena! Dicevamo...ALLA BUON ORA MU! DOVE DIEMINE TI ERI CACCIATO SENZA IL MIO PERMESSO????»
«BUAAA!!! Nemmeno la dea mi vuole bene! Sono solo!»
«E questo che centra con la domanda che ti ho fatto?»
Ma Mu si era chiuso in un ostinato silenzio e guardava fisso il pavimento.
«Dea Atena, non so che dire, lo trovato già così nella sua casa» gli spiegò Al.
«Santi numi! Guarda che se sei solo è solo colpa tua! Smettila di rifiutare tutte le volte che i tuoi colleghi ti invitano ad uscire e piantala di fare l’eremita!»
«Ma io non so ballare il tango come Afrodite o la samba come Al, il calcio non mi pace e odio le corse di macchine e moto e Camus parla troppo difficile, mentre Shaka non so mai se mi sta ascoltando o se dorme e..e...»
«Puoi sempre venire con me e Kiki alla settimana Tolcheniana di Spaccaossa, ci si diverte sai!» intervenne Mario impietosito dalla scena (sbucato anche lui dal nulla con un PUF!).
«Ma a me non piace!»
«Ma se non sapevi nemmeno che fosse un film! Vedi come sei? Dici sempre di no a priori e poi ti lamenti che nessuno ti calcola!»
La dea si stava spazientendo e decise d’intervenire;
«Sentite, non ho tutto sto tempo da perdere con le vostre paturnie! Quindi adesso Mu firmi qua e mi rivernici l’armatura! Poi fili dritto filato alla settimana Tolcheniana in Jamir con Mario e Kiki e inizi a farti degli amici! Chiaro? E non voglio repliche ho ti faccio pulire le gradinate del Grande Tempio con uno spazzolino da denti insieme a Milo!»
Il cavaliere dell’Ariete stava infatti per replicare, ma chiuse subito la bocca e, dopo aver preso congedo si recò a testa bassa alla sua casa.
Nel frattempo Kiki aveva già sistemato gli attrezzi sul bancone da lavoro, per mettere a nuovo il divino cloth:
«Su fratellone veloce che tra un’ora inizia la proiezione della trilogia!»
«E dai, rilassati, ti è andata ancora bene! Pensa se la dolce Atena come terapia d’urto ti spediva a fare il cubista con Aiolia!» ridacchiò Mario mentre gli metteva il cappello di Gandalf sulla testa a posto dell’elmo.