Capitolo 9: Asgard

I cavalieri passarono la notte a Cartagine, dove Dafne aveva portato la regina.

Il primo a risvegliarsi fu Quiggon, poco dopo anche Tuhon si risvegliò, sperando che il nuovo giorno portasse via il dolore, "Buongiorno, messaggero", disse seccamente verso l’anghellos, "Salve, Tuhon", rispose quello, poi il silenzio.

Si svegliò quindi Draka, poi Wein, dopo Duncan e Tige, in seguito Maximo ed infine le due giovani guerriere, quando furono tutti in piedi, la regina li convocò dinanzi a se.

"Cavalieri, so che il dolore è fra voi, ma devo chiedervi di seguire il vostro destino ed adibire ai vostri doveri verso gli dei," esordì Didone, "vi chiedo di recuperare gli altri pezzi delle divine vestigia del dio della Guerra, poiché l’elmo c’è stato preso ieri, da quel berseker", concluse, "Che ben presto andrà in Ade", la interruppe il fabbro, "Giusto", fu l’unica risposa che diede Maximo alle parole di Tuhon.

I nove cavalieri presero licenza dalla regina ed uscirono all’aperto, fuori dei meandri di Cartagine, "Cavalieri, come ci dividiamo?", chiese Maximo, "Dividerci?", ribatté Dafne, "Si, messaggera, dobbiamo recuperare tre pezzi, quindi ci divideremo in tre gruppi", spiegò Quiggon, con fare determinato, "Non sarebbe più sicuro andare tutti insieme?", chiese nuovamente la guerriera di Ermes, "No", tagliò corto Maximo, "così avremmo meno possibilità di recuperare tutti i pezzi prima dei bersekers", spiegò.

"Draka, guiderai tu il gruppo diretto ad Asgard?", chiese Wein, "No, messaggero, non posso", ribatté seccamente la guerriera, allontanandosi dal gruppo; tutti rimasero stupiti da questa risposta, "Scusatela, cavalieri", s’intromise Tige, "lei non può entrare nel Sacro regno di Asgard", spiegò semplicemente il guardiano.

"Bene", affermò Quiggon, "Chi andrà ad Asgard allora?", chiese, guardando gli altri compagni, "Andrò io", disse Maximo, facendosi avanti, "Ed io ti seguirò, ebro dell’Otre", aggiunse Tuhon, "Verrò anche io con voi", concluse Ageia.

"Io guiderò l’armata verso la distrutta città di Troia", affermò la guardiana dell’Anello, "E noi due la comporremo", disse Duncan, facendosi avanti con Tige; "Allora noi anghelloi andremo a Capo Sounion", sentenziò Quiggon, guardandosi i suoi due compagni d’arme.

Il gruppo si divise.

I due ebri ed il fabbro giunsero quindi ad Asgard, una terra fredda e ricca solo di neve e querce secolari.

"Freddino qui, eh?", cercò di sdrammatizzare Maximo, "Già", ribatté Tuhon avanzando nella neve, "Chi siete, stranieri?", disse una voce dinanzi a loro.

I tre si prepararono allo scontro e videro avanzare un guerriero dall’armatura bianca, seppur danneggiata, ed i lunghi capelli il cui colore ricordava quello di Wein, "Chi siete, stranieri? Non fatemelo ripetere una terza volta", sentenziò il guerriero, mostrando gli artigli della mano destra.

"Siamo guerrieri sacri alle divinità olimpiche, cavaliere", rispose Maximo, "Maximo dell’Otre è il mio nome e Dioniso la divinità cui sono consacrato", spiegò poi, "Io sono Ageia, ebra di Dioniso con il simbolo della Vite", rispose la seconda, "E tu?", chiese il guerriero dalle bianche vestigia, "Sono Tuhon, ultimo fabbro di Efesto ancora vivo", rispose, "Mentre tu sei?", ribatté l’ebro, "Bud di Alcor, god warrior di Asgard", rispose il guerriero asgardiano.

"Siete stati voi a distruggere la zona esterna della città?", chiese Bud, "No, cavaliere del Nord", rispose seccamente Maximo, "perché, cosa è accaduto? Vi è per caso qui un guerriero armato di Ascia?", chiese l’ebro.

"No, che io sappia gli invasori sono armati di spade, voi piuttosto cosa volete qui?", chiese il guerriero, sempre pronto ad attaccare, "Siamo giunti qui per recuperare un oggetto che Atena, la dea della giustizia, ha nascosto in questo luogo", rispose il fabbro, "Io ho visto la dea Atena ed i suoi cinque santi di bronzo", esordì il god warrior, "e nessuno di voi gli somiglia", affermò.

"La dea, insieme ai suoi cinque santi di bronzo è scomparsa nell’Elisio", rispose tristemente l’ebra della Vite, "Che cosa?", urlò Bud, "anche Ikki della Fenice?", chiese stupito, "Tutti scomparsi durante la distruzione dell’Elisio", spiegò la guerriera di Dioniso.

Il god warrior chinò il capo, "Colui che mi ha riunito a mio fratello è scomparso senza che lo potessi ringraziare," disse fra se, "fato ingiusto", urlò, rialzando il capo.

"Ora ditemi, cavalieri, cosa cercate qui? Quale oggetto ha nascosto la dea greca nelle fredde lande sacre ad Odino?", chiese il god warrior, i tre si guardarono fra loro, poi Tuhon abbassò il capo, "Parte dell’armatura del dio della Guerra violenta del cielo olimpico", rispose Maximo, "precisamente i gambali", concluse, "Credo che siano nascosti nella foresta", aggiunse il fabbro, "dovrebbe essere il luogo migliore, data la sua struttura labirintica", suggerì, "Allora chi sono gli altri stranieri, per cui mi hanno mobilitato?", chiese il god warrior, "Guerrieri dell’armata di Ares", rispose il fabbro.

"Ci concedi il permesso di entrare nella foresta?", chiese l’ebro, "Si, cavalieri, anzi vi seguirò io stesso nella foresta, per ritrovare coloro che hanno ucciso molti abitanti del Sacro Regno", rispose il god warrior.

I quattro si addentrarono nella foresta, "Dimmi", chiese Ageia, "sei l’unico custode di questo regno?", "L’unico ancora vivo", rispose lui.

"I guerrieri della sacra Asgard sono sette, come le stelle dell’Orsa Maggiore, simbolo del nostro regno, vi è un guerriero per ogni stella, poi vi è l’ottavo guerriero, il guerriero ombra, corrispondente alla stella di Alcor, questo sono io", iniziò a spiegare l’asgardiano, "Quando il dio dei mari sottomise con l’anello del Nibelungo la celebrante di Odino e nostra regina, Hilde di Polaris, mio fratello, Cyd di Mizar fu mandato a dichiarar battaglia ai santi di bronzo di Atena, i quali giunsero nel nostro regno e liberarono la nostra regina", continuò Bud, "ma per fare ciò dovettero recuperare gli zaffiri incastonati nelle sette armature del Nord, quindi furono costretti a battersi con noi ed ad uccidere i miei compagni", disse con un velo di tristezza sul volto, "per primo cadde Thor di Phecda, ucciso da Pegasus e dal dubbio che la nostra regina fosse sottomessa al male; quindi Fenrir di Alioth, detto Luxor, che cadde per mano di Sirio il Dragone; poi Hagen di Merak, che tutti chiamavano Artax, il quale morì per mano di Crystal il Cigno, anteponendo i suoi doveri di cavaliere al suo amore per la sorella della celebrante, Flare", continuò, mentre guidava i cavalieri nella foresta, "poi Mime, cavaliere del Nord, che morì per difendere la sua patria, ucciso da Ikki della Fenice, quindi Alberich di Megrez, del casato dei Megres, feroce guerriero battuto da Sirio il Dragone; in seguito mio fratello Cyd di Mizar, sconfitto da Andromeda", qui si fermò.

"Che cosa hai guerriero del Nord?", chiese Ageia, "Il ricordo di mio fratello, che difendevo per amore, anche se non ne ero consapevole, e che lasciai morire, mi rattrista, guerriera di Dioniso", spiegò, "Come finì l’impresa?", chiese Maximo, "Ikki mi sconfisse, ma mi lasciò vivo, mentre il nostro comandante Siegfried di Dubhe si spense in cielo insieme ad uno dei generali di Nettuno, poi Seiya con la spada del dio del Nord salvò Hilde", concluse il god warrior.

I quattro avanzarono ancora nella foresta, quando sentirono una voce: "Distruggete tutti gli alberi, forza", tuonava questa voce metallica, "Warril", esordì furioso Fuga, mentre usciva dalla selva dinanzi ad un centinaio di guerrieri dalle armature blu notte.

"Abbiamo visite, il fabbro sopravvissuto", disse una figura nell’ombra, poi anche Ageia, Maximo e Bud si fecero avanti, "Uccideteli tutti", ordinò la voce.

I guerrieri dalle armature blu corsero verso il quartetto di eroi: un nuovo scontro stava per iniziare.