Capitolo 5: L’elmo della Guerra

"Loro sono i veri nemici", spiegò con tono ironico Tige alle due sacerdotesse guerriere, "Esatto," continuò il guerriero con la lancia, "noi siamo i vostri avversari".

"Bene", esordì Maximo dell’Otre, "chi di voi possiede l’arma di Ares? Chi è uno dei temibili quattro bersekers comandanti?", chiese con il suo sorriso soddisfatto, "Nessuno di noi, ebro dell’Otre, siamo semplici soldati dell’armata della Discordia," spiegò un altro guerriero con la lancia, "più che sufficienti, però, per battervi".

"Questi posso ucciderli?", chiese l’ebro scherzosamente, Tige non gli rispose, ma gli sorrise, chinando il capo, "Bene, cavalieri delle divinità olimpiche, combatteremo con voi", esordì quindi Marin dell’Aquila, "poiché sono loro i nemici che aspettavamo, sapendo quanto Ares fosse avverso alla nostra dea", spiegò, "Shaina dell’Ofiuco è con voi", aggiunse l’altra Silver saint.

"Fatevi avanti, soldati di Ares", urlò Maximo, mentre i venti nemici si dividevano fra di loro.

Tisifone si trovò circondata da quattro guerrieri armati di lancia, "Thunder crow", urlò verso di loro ed il "Cobra incantatore", ne investì due, uccidendoli; un terzo guerriero cercò di decapitarla con la sua lancia, ma la sacerdotessa guerriera evitò il fendente e colpì l’avversario con un diretto allo stomaco, quindi gli prese la lancia e la conficcò nel petto del quarto nemico, uccidendolo. Bastò un suo secondo pugno lanciato da quella distanza per finire il guerriero ormai disarmato, che cadde a terra fatalmente sconfitto.

Castalia osservò attentamente i quattro guerrieri che le veniva incontro e saltò fra loro con il suo colpo migliore "Eagle flash": il "Volo dell’Aquila reale", abbatté uno dei suoi nemici, altri due cercarono di colpirla, ma lei li evitò entrambi, per ritrovarseli di fronte, "Seiya, allievo mio, a te, che hai difeso fino alla morte Atena, dedico questa vittoria", disse, "Meteor fist", tuonò poi, investendo i due con il colpo preferito del suo allievo; l’ultimo avversario rimasto tentò di prenderla alle spalle, ma la sacerdotessa dell’Aquila lo bloccò e lo colpì con la sua stessa lancia, così da ucciderlo.

Maximo vide i quattro venirgli addosso ed aumentò il suo cosmo, che apparve come una gigantesca fiamma, che lo circondò completamente; il guerriero di Dioniso si fece avanti fra i quattro ed alzò il braccio sinistro, come a scagliare un montante, "Wine vortex", urlò mentre tre dei quattro nemici venivano assorbiti nel vortice di fuoco, che bruciò le loro misere armature e scagliò i loro corpi senza vita contro diverse pareti rocciose; il quarto guerriero tentò di colpire l’ebro con la lancia, ma il tentativo si rivelò inutile, poiché il comandante dell’armata di Dioniso bloccò il colpo ed investì anche questo guerriero con il suo attacco energetico.

Tige aspettava a braccia conserte i suoi quattro avversari, "Fatevi avanti", li sfidò, poi alzò le mani dinanzi al petto ed aumentò il suo cosmo: gli occhi si accesero di un’intensa luce verde ed un gigantesco muro verde apparve dinanzi a lui; un movimento delle mani ed il muro corse verso i guerrieri della Discordia, due di loro furono investiti, le loro armature esplosero all’impatto, mentre i loro corpi senza vita volavano lontano, gli altri evitarono l’attacco. Uno di questi si gettò sul guardiano di Era e lo colpì con la sua lancia, che però andò in frantumi, quindi ambedue i nemici cercarono la fuga, ma il goshasei del Pavone aumentò il suo cosmo ed iniziò ad agitare le braccia di moto ondulatorio orizzontale, quando un braccio si spingeva avanti, l’altro andava indietro, "Lighting waves", urlò il guerriero di Era, mentre delle onde di luce verde investivano i due soldati di Ares, uccidendoli.

Gli ultimi quattro guerrieri di Ares armati di lance circondavano Dafne, "Preparatevi ad incontrare i vostri incubi peggiori", annunciò la messaggera di Ermes, "Gemro Ken", urlò e scomparve: fu un attimo, poi riapparve, oltre il cerchio di nemici, mentre questi urlavano dalla paura, cadendo a terra uno dopo l’altro, morti più per lo spavento che per un attacco.

Il fragore degli scontri risvegliò i sei bronze saints, Jabu fu il primo ad alzarsi e vide le due Silver saints combattere insieme a coloro che li avevano atterrati, "Tranquillo, Asher," esordì Marin appena lo notò, "questi tre guerrieri non sono nostri nemici, tuttaltro", spiegò.

Una volta sconfitti i soldati dell’armata della Discordia e risvegliati anche Ban e Nachi, gli unici che ancora non avevano ripreso i sensi, le due sacerdotesse guerriero condussero i tre guerrieri al tempio di Libra, il settimo tempio dello zodiaco.

"Questo è il tempio dell’Ariete", spiegò Marin, appena entrarono nel primo, "il suo ultimo custode era il grande Mur, gran fabbro di Atene, colui che più e più volte ha dimostrato le sue abilità nel ridare vita alle vestigia sacre ad Atena", spiegò, "Proprio come un fabbro di Efesto?", chiese Dafne, "Non conosco i soldati di Efesto, ma sono certa che il grande Mur avrebbe battuto anche loro nella riparazione delle vestigia", rispose. Ad un tratto Maximo si fermò, "Che c’è?", chiese Tige, "Sento un pianto", rispose il guerriero, "E’ Kiki", disse con un filo di voce Tisifone, "il fratello minore di Mur, rimasto solo ed aspirante successore del fratello", spiegò la guerriera.

I cinque uscirono dal primo tempio senza vedere il giovane, né le vestigia dorate dell’Ariete.

"Questo è il tempio del Toro, un tempo custodito da Aldebaran", disse Castalia, quando varcarono l’entrata al secondo tempio, "Il grande Aldebaran riuscì a risvegliare nel mio allievo Seiya il settimo senso e sacrificò la vita contro uno spectre", spiegò la sacerdotessa, mentre li conduceva lungo la seconda casa, dove videro le dorate vestigia del Toro, rappresentanti il possente animale, al centro della via portante; i tre cavalieri furono stupiti dalla bellezza dell’armatura d’oro, i suoi colori rassomigliavano a quelli che adornano l’armatura di Pan, insieme viola ed oro.

Usciti dalla seconda casa, i cinque si avviarono alla terza, "Questa è la casa dei Gemelli, un tempo custodita da Saga di Gemini, che però, vinto dalla sua parte malvagia, uccise il gran sacerdote, tredici anni or sono e poi tentò a più riprese di assassinare la dea della Giustizia", spiegò Castalia, mentre entravano nella terza casa, "Che fine fece questo guerriero?", chiese poi Tige, "si è ucciso dinanzi ad Atena, quando è riuscito a riprendere coscienza di se", rispose Tisifone, "A lui successe suo fratello Kanon", continuò Castalia, mentre passavano dinanzi all’armatura d’oro dei Gemelli, "Che prima si era macchiato del peccato di piegare a se un dio, o almeno aveva tentato di fare ciò con il re dei mari, poi nella battaglia contro Hades ed i suoi spectres, si purificò, uccidendone molti", concluse uscendo dal tempio.

I cavalieri salirono le scale e videro dall’esterno il quarto tempio, distrutto, "Cosa è successo a questo tempio?", chiese divertito Maximo, "Shaka, il guardiano della sesta casa ha colpito i tre santi non morti che guidavano gli spectres qui", spiegò Shaina, "Tre santi non morti?", chiese incuriosito Tige, "Si, i corpi non morti di Camus, Shura e Saga, guidarono gli spectres nel loro viaggio per uccidere la dea Atena", rispose la sacerdotessa guerriero, "Saga e Kanon", continuò Maximo oltrepassando le macerie della quarta casa, "i fratelli di Navas", "I fratelli di chi?", urlò stupita Castalia, "Di uno dei miei compagni, l’ebro di Pan", spiegò il guerriero dell’Otre, "Non sapevamo Saga avesse un terzo fratello, sei sicuro di ciò che dici?", chiese Shaina incuriosita, "Credo siano loro", rispose il guerriero di Dioniso, quando ormai stavano per raggiungere la quinta casa.

Castalia si fermò sulla porta, Tisifone le appoggiò una mano sulla spalla e le disse: "Coraggio, amica mia", quindi, tenendole il braccio destro, la accompagnò dentro, mentre i tre guerrieri si guardavano in faccia stupiti, lo stupore aumentò quando videro delle polveri dorate al centro del tempio, in un’urna trasparente.

Sorpassato il quinto tempio, Tige si avvicinò a Tisifone, "Cosa ha la tua compagna?", chiese, "Il custode della quinta casa, la casa del Leone", spiegò a bassa voce, "era Aioria, l’unico uomo ad aver visto il volto di Marin", concluse senza dare altre spiegazioni, seppur il guardiano di Era non capì cosa avesse voluto dire.

Il gruppo entrò nella sesta casa, "Questa è la casa della Vergine, il cui ultimo custode fu Shaka", spiegò Shaina, "il maestro di Quiggon", aggiunse Dafne, "Probabilmente, Shaka aveva una decina di allievi", concordò la sacerdotessa, poi tutti rividero l’urna con le polveri dorate, "Che cosa sono quelle?", chiese Maximo, "I resti dell’armatura di Virgo", rispose Tisifone, "Come i resti delle vestigia della Vergine?", incalzò l’anghellos di Ermes, "Si, una settimana fa, il giorno della grand’eclissi", rispose Marin dell’Aquila, "le armature rimaste al grande tempio scomparvero, alcune ore dopo riapparvero, sempre trasportate dal cosmo di Atena, cinque delle dodici vestigia dorate, però ritornarono in ceneri, quelle del Leone, della Vergine, della Bilancia, del Sagittario e dell’Acquario", spiegò la Silver saint.

I cinque giunsero quindi nel tempio della Bilancia, "Ecco, cavalieri, questa è la settima casa, quella di Libra, custodita dal potente Dauko," esordì Castalia, "dove dovrebbe essere questo elmo?", chiese.

Nessuno le rispose, i cinque iniziarono a cercare per la settima casa, che in fondo era piuttosto piccola, "Dove può essere?", chiese Maximo, "Non lo so", ribatté seccamente Tige, "Silenzio", chiese Dafne, "Che c’è?", chiese il guardiano del Pavone, "Percepisco un suono, qualcosa di lieve, una specie di vibrazione metallica", quindi si mosse lentamente verso una delle colonne centrali del tempio, "E’ qui", disse, poi cercò di distruggere la colonna con un pugno, senza riuscirci; "Permettimi", le disse Tige, avvicinandosi e bloccandole la mano con gentilezza, la messaggera gli sorrise e si allontanò.

Il guerriero di Era appoggiò la mano alla colonna, "Spero mi scusiate per i danni", scherzò, poi aumentò il suo cosmo e polverizzò la colonna, il suo cosmo si fermò, però, su di un oggetto luminoso, rappresentante un elmo antico, "Ecco l’elmo di Ares", esclamò Dafne.

Tige prese l’elmo con ambedue le mani e scese ai piedi della prima casa insieme agli altri.

"Vi ringraziamo, sacerdotesse guerriero", esordì Dafne, "Grazie a voi, cavalieri, per difendere la terra, ora che la dea ed i suoi eroi sono scomparsi", rispose Marin, "se vorrete, vi daremo un aiuto", continuò Geki, "No, cavalieri, restate ad Atene, difendete la città ed il grande tempio e la terra, qualora noi venissimo sconfitti", ribatté Tige, prima di scomparire con i suoi due compagni ed il divino elmo.

"Buona fortuna, cavalieri, che gli dei vi aiutino", fu l’ultimo saluto di Tisifone.