Capitolo 19: Interventi inaspettati
Il "Dardo infernale" calava inesorabile su Tige, quando fu fermato da qualcosa, "Chi osa?", urlò il dio del Terrore, osservando una catena dorata circondargli il braccio, "Io oso, Deimos, Shun di Andromeda, santo di Atena", rispose una voce giovane.
Il figlio di Ares alzò lo sguardo e vide le sei figure dalle dorate e divine vestigia dinanzi a se, uno di loro, con una catena in mano, lo aveva bloccato ed ora lo stava tirando a se.
Deimos volò a terra, spinto dalla forza dell’avversario, "Tu sei un cavaliere di Atena?", chiese rialzandosi, "Si, divinità minore, sono un santo di Atena, proprio come i miei compagni", rispose il giovane dai capelli verdi, ritirando la catena a se.
Dietro il giovane santo vi erano altri cavalieri, uno aveva lunghi capelli neri che gli scendevano sulla schiena ed uno scudo dorato sul braccio sinistro, un altro dai capelli azzurri e delle immense ali sulle vestigia, un terzo aveva un occhio solo, lunghi capelli biondi ed un’armatura con ali altrettanto belle, il quinto si reggeva appena in piedi, i suoi capelli erano corti e castani e sembrava ferito. Oltre i cinque santi vi era una fanciulla dai lunghi capelli violacei, Deimos rimase stupito vedendo quale armatura indossava.
"Tu sei Atena, la dea della Giustizia", urlò il dio del terrore, "Si, figliolo, è lei, la mia nemica e sorella, Atena", rispose una voce alle spalle di Deimos, che si voltò, appena riconobbe il suono delle parole di suo padre.
"Ares, sei dunque giunto fra noi", disse lady Isabel, "Si, sorella mia, sono qui, pronto ad affrontare chiunque di voi sopravviva a mio figlio", rispose il dio della Guerra, celandosi nell’ombra, "Deimos! Non mi deludere, uccidili tutti", tuonò Ares infine.
Il dio del Terrore si girò nuovamente verso i santi di Atena, "Chi di voi vuole essere il primo a cadere?", chiese Deimos, "Lasciatelo a me, ve ne prego", chiese Shun di Andromeda, "Sei sicuro, fratello?", domandò Ikki della Fenice, "Si, Ikki, ma come adesso, non ho mai amato combattere, ma come mi disse Kanon nell’Ade se non sconfiggiamo coloro che fanno del male, probabilmente ne faranno altro ed ancora peggiore", rispose Shun, "Guarda cosa ha fatto questo semidio ad i due guerrieri lì per terra, uno di loro era persino allievo del mio maestro, Daidaros", concluse il santo di Atena, movendosi verso il suo nemico.
"Basta con le parole, cavaliere, preparati a morire", urlò Deimos, caricando il suo cosmo, "Onda di Terrore", sentenziò, calando il braccio sinistro dinanzi a se, come a formare un gigantesco semicerchio di energia, che si lanciò contro Shun, "Circular defense", rispose il santo di Atena, che con le sue catene riuscì ad impedire che l’attacco lo prendesse in pieno, ma fu comunque sbalzato in dietro dall’onda d’urto dell’attacco.
Il colpo, però, non buttò Shun a terra, il santo infatti si pose in posizione di attacco e scatenò il suo colpo migliore, "Thunder waves", urlò, mentre le catene si dirigevano verso il dio del Terrore, che non riuscì ad evitarle, venendo sbalzato lontano.
Deimos atterrò da seduto, ma si rialzò con una capriola, "Dardo infernale", urlò, mentre correva verso Shun, "Great capture", fu la risposta del santo divino, che bloccò il suo braccio con la sua catena, "La battaglia fra noi sarà molto lunga, cavaliere", disse Deimos divertito, "No, al contrario, dio del Terrore, è già finita", ribatté Shun, mentre l’armatura si staccava dal suo corpo.
Deimos fu stupito dalla mossa del suo avversario, "Ha deciso di sacrificarti? Bene", affermò il figlio di Ares, "Nebulosa di Andromeda", urlò semplicemente il santo di Atena, mentre la corrente, ormai divina, polverizzava il corpo del semidio.
Shun cadde in ginocchio, mentre i suoi compagni gli si avvicinavano.
"Ottimo colpo, cavaliere, ma temo che non ti sarà possibile affrontarmi, ora che hai utilizzato molte delle tue energie in questo modo", affermò divertito il dio Ares, uscendo dall’ombra.
I cavalieri osservarono la bellissima armatura, differente da tutte quelle che avevano visto fino ad allora, seppur per colore simile alle loro ed a quella di Atena, le quattro armi pendevano da quattro custodie sulle sue vestigia, i capelli neri, si intravedevano sulle sue spalle, mentre gli occhi, iniettati di sangue, brillavano sotto l’elmo.
"Chi di voi è il mio primo avversario?", chiese il dio della Guerra, estraendo la Lancia, "Io", rispose Phoenix ponendosi dinanzi al nemico.
Ares ripeté il colpo già utilizzato da Belbia, "Lancia della Disperazione", ma stavolta nessuna delle dieci sfere sembrava essere un’illusione.
Ikki si alzò in volo, le ali delle sue vestigia ora gli permettevano ciò. Il santo di Atena scomparve, per poi riapparire alle spalle del dio della Guerra, "Spiacente, Ikki, non sono così stupido", affermò il dio, sparendo anche lui, mentre il santo di Atena, veniva investito da due delle dieci sfere, che lo gettarono a terra.
"Fratello!", urlò Shun, "Non ti preoccupare, per me, Andromeda, non mi sarà difficile sconfiggere queste sfere", spiegò il santo della Fenice, scomparendo di nuovo, mentre le otto sfere rimaste lo inseguivano ancora.
"Sei lento, cavaliere", lo derise il dio, riapparso poco lontano dal punto in cui era scomparso, "Davvero, dio della Guerra?", chiese Phoenix, apparendo alle sue spalle, per poi scomparire di nuovo, mentre tre delle otto sfere si schiantavano sul dio, che riuscì ad annullarle con una sola mano.
Ikki riapparve a poco passi dal dio della Guerra, gli corse incontro, "Che vuoi fare, cavaliere?", chiese Ares, puntandogli contro la Lancia, ma Phoenix compì una capriola all’indietro, alzandosi in cielo, "Ali della Fenice", urlò il santo di Atena, mentre le sfere si avvicinavano al dio nemico.
Il colpo infuocato del santo della Fenice si scontrò con le sfere di energia, l’esplosione avvenne proprio dinanzi ad Ares, che perse la Lancia a causa dell’onda d’urto.
"Ottima tecnica, cavaliere della Fenice, sei riuscito a battermi facendo uso della tua agilità e velocità, complimenti", affermò Ares, impugnando la sua Ascia, "Vuoi tentare anche con questa?", chiese il dio divertito.
"No, dio della Guerra, sarò io a farti perdere l’Ascia", sentenziò il santo divino con un occhio solo, "io, Hyoga del Cigno", concluse, aumentando il suo gelido cosmo fino allo zero assoluto.
"Cavaliere, riesci a raggiungere lo zero assoluto, bravo, chissà se riuscirai a tenere questo livello durante tutto lo scontro e soprattutto se riuscirai a resistere al mio attacco!", urlò il dio della Guerra, alzando la sua tremenda Ascia, "Ascia della Guerra", tuonò, calando l’arma, che produsse un effetto più disastroso di quello causato dall’attacco di Warril, infatti distrusse l’intera area circostante.
Il boato fu enorme, i santi si difesero con i loro cosmi, Atena difese i due cavalieri delle divinità alleate, che erano ancora a terra feriti, seppur si stavano riprendendo.
Crystal fu travolto dall’onda d’urto e gettato sotto le materie di ciò che restava del castello.
I cavalieri combattevano ora fra le montagne mongole, solo pietre e neve facevano da scenario allo scontro, "Patetico, il guerriero del Cigno, ha fatto la fine del pulcino", affermò il dio della Guerra, prima di scoppiare a ridere.
Un gelido vento investì Ares, che indietreggiò per la forza della fredda aria, "Mi dispiace, dio della Guerra, ma non ti farò vincere, Camus, il mio maestro e Abadir, mi guardano dal cielo, non li farò vergognare di me", tuonò Hyoga, facendo diventare le macerie dei piccoli cubetti di ghiaccio.
"Aurora execution", urlò il santo del Cigno, scatenando il suo colpo massimo, che volò verso l’arma del dio, che si congelò, volando via dalla mano di Ares.
"Complimenti, cavaliere, sei abile come il tuo compagno, la determinazione è la tua più grande qualità, come il coraggio è quella del santo della Fenice e la pietà sembra essere quella dell’assassino di mio figlio Deimos", affermò Ares, guardando l’Arma congelata a terra, "ora però mi chiedo, chi di voi riuscirà a superare questa mia Arma difensiva?", chiese il dio della Guerra, alzando lo Scudo, che Rakis custodiva.
"Lasciate a me questa sua arma, amici miei", esordì il santo del Dragone, ponendosi dinanzi al nemico, "la cecità è scomparsa, grazie alle cure di Ermes, quindi potrò affrontarlo senza problemi", spiegò, "Le cure di Ermes?", ripeté Ares, "perché il messaggero degli dei e padre di Asclepio ti ha curato?", chiese il dio della Guerra.
"Dio della Guerra, devi sapere che è stata Era stessa a volere il nostro ritorno sul piano mortale, noi eravamo rimasti intrappolati nel Limbo con i nostri corpi, al contrario di Hades, che era intrappolato con l’anima soltanto", spiegò Atena, intromettendosi. "Lei ha voluto che Efesto ci recuperasse con una particolare catena, da lui stesso forgiata", spiegò la dea della Giustizia, "certo, il fabbro degli dei non sembrava dispiaciuto di doverti produrre dei problemi, recuperando i nemici che ti avrebbero portato alla sconfitta. Poi Ermes ha curato i miei santi, mentre Era mi spiegava che tu non devi essere ucciso, ma semplicemente rimandato nell’Olimpo, poiché gli dei hanno bisogno di tutti gli aiuti possibili per salvare il loro mondo, che fra qualche anno sarà minacciato da un tremendo pericolo", concluse lady Isabel.
"Tu menti, Atena!", tuonò Ares, muovendosi verso di lei, "Fermo, dio della Guerra, ricordi? Sono io il tuo avversario", lo minacciò Sirio il Dragone, ponendosi dinanzi allo Scudo del dio, che iniziò a riflettere la sua immagine.
Shiryu si sentì stranamente a disagio nel vedere la propria immagine riflessa sull’Arma divina, "Colpo segreto del Drago Nascente", urlò all’improvviso l’immagine sullo Scudo, mentre il colpo del santo del Dragone andava verso il suo padrone.
Sirio parò il colpo con il suo scudo divino, "Quale delle tue tecniche desideri che tu uccida, cavaliere?", chiese il dio della Guerra da dietro lo scudo, "Vuoi che sia l’attacco del tuo maestro, che anche tu conosci, o il colpo massimo, pari per intensità a quello di una divinità, che potrebbe essere letale per tutti coloro che sono aldilà del mio scudo?", aggiunse divertito il dio.
"Come puoi fare ciò?", domandò stupito Shiryu, "Devi sapere che quest’Arma in mano ad un mortale può riprodurre l’attacco che le viene lanciato contro, ma io posso addirittura usare gli attacchi dei miei nemici ancora prima che questi li usino", rispose il dio della Guerra, "Ho deciso quale tecnica usare", aggiunse poi Ares.
"Cavalieri, qualunque attacco usi, allontanatevi con un balzo, chiaro?", urlò Shiryu, apparentemente pronto a qualsiasi offesa.
"Rozan Hyakuruha", urlò l’immagine nello Scudo, mentre le fauci dei 100 draghi si gettavano verso il santo del Dragone, che con uno scatto li evitò, arrivando sopra al dio della Guerra, "Sacra Excalibur, colpisci", urlò il santo di Atena, mentre la lama di luce divina colpiva in pieno la mano del dio della Guerra, a cui cadde lo Scudo dalle mani.
"Sei molto furbo, cavaliere, sei riuscito a colpirmi, mentre scatenavo il mio attacco", affermò Ares, "Dio della Guerra, tu non hai lanciato un tuo colpo, ma un mio attacco, che tu usavi. Io sono un santo di Atena, una tecnica vista o usata da me è per me facilissima da evitare", spiegò il santo del Dragone, con un sorriso beffardo sul volto.
"Ottimo, cavalieri, ma ora nemmeno attaccando tutti insieme potrete sopravvivere alla mia Arma più potente, la mia Spada", affermò il dio della Guerra, estraendo l’Arma che Sesar custodiva per lui.
"Lasciatelo a me", urlò una voce da dietro lo scudo di Atena, che aveva difeso i santi dal "colpo dei 100 draghi" scatenato da Ares.
Shiryu, Ikki, Shun e Hyoga si voltarono e videro Seiya avanzare verso il dio nemico, "Amici, lasciate la sua ultima Arma a me, il tocco del dio Ermes ha curato la ferita procuratami dalla spada di Hades, potrò affrontarlo alla pari", spiegò il santo di Pegaso, "Tu, sei un uomo, io sono un dio, fra noi non ci potrà mai essere uno scontro alla pari", lo derise Ares, "e te lo dimostrerò subito", aggiunse il dio, "Difenditi se puoi dal mio attacco: <Spada distruttrice>", tuonò il signore della Guerra, puntando l’Arma verso il god cloth di Pegasus.
Un bagliore accecante riempì la sala, l’energia scaturita dal colpo scagliò Seiya contro lo scudo della sua dea, che, grazie al proprio cosmo, frenò l’impatto, impedendo al proprio cavaliere di morire.
"Sei forte, dio della Guerra", esordì Pegasus rialzandosi, "ma riuscirò a colpirti", affermò con fare sicuro, "Meteor fist", tuonò, scatenando il suo "Fulmine" contro l’avversario divino, che riuscì facilmente a pararlo con la lama della sua Spada.
"Ora tocca nuovamente a me, cavaliere di Atena", affermò il dio, scatenando nuovamente la "Spada distruttrice" verso il santo di Pegaso.
Nuovamente un grande bagliore rese la zona impossibile da scrutare con gli occhi, quando però la luce scomparve, Seiya non era più dinanzi al dio della Guerra, "Una pulce è eliminata", affermò soddisfatto Ares, "Al contrario, dio della Guerra," urlò una voce sulla testa della divinità malvagia, "Ora proverai il vero potere della costellazione di Pegaso, il comet fist", urlò il santo di Atena, che volava a mezz’aria.
Pegasus si gettò sul nemico, il suo corpo divenne una gigantesca cometa di energia che arrivò sulla lama della Spada di Ares; i cosmi due si ampliarono fino ai limiti concessi alla loro natura, l’una umana, l’altra divina, "Scompari dalla mia vista", urlò alla fine il dio della Guerra, mentre muoveva con tutta la sua forza l’Arma in avanti.
Seiya volò lontano, scagliato dalla forza del dio, ma anche la Spada volò via dalle mani di Ares, che si ritrovò senza nessuna altra delle sue armi.
"Il dio della Guerra è disarmato", affermò Pegasus una volta ricaduto per terra.
Ares alzò le mani al cielo ed iniziò ad aumentare il suo cosmo, "Tornate a me, mie Armi", ordinò il dio, "Great net", urlò in tutta risposta Shun, che pose le sue catene in modo da creare una gigantesca cupola per impedire che le quattro Armi tornassero al dio nemico.
"Sei sconfitto, dio della Guerra, le tue Armi non possono più tornare a te", affermò Shiryu del Dragone, "Santo del Dragone, tu mi sottovaluti, la mia più potente Arma è ancora con me e nessuno di voi è così abile da togliermela", ribatté Ares, "Di quale Arma stai parlando?", chiese Ikki, "La mia divina Armatura", rispose seccamente il dio nemico.
L’Armatura di Ares si illuminò di una luce dorata, sembrò quasi vibrare e suonare di una musica cupa, "Armatura del guerriero", tuonò il dio aprendo le mani dinanzi a se.