Capitolo 13: La caduta del Falco
I tre guardiani di Era giunsero fra le macerie di quella che un tempo era la città di Troia, "Ecco, compagni di battaglia, questa è Troia", esordì Draka, "O almeno ciò che ne rimane", sdrammatizzò Duncan.
Tige rise della frase dell’amico fraterno, "Basta voi due", tagliò corto la guardiana dell’Anello, i tre si guardarono intorno: macerie erano rimaste dell’antica città di Ilio, due altipiani sembravano essere i torrioni delle grandi mura, che un tempo difendevano la città, ed oltre queste alcune baracche, resti di grandi case, ed un immenso e diroccato castello, "Tige, Duncan, dobbiamo dividerci", sentenziò la guardiana dell’Anello.
"Io mi occuperò del castello", esordì Duncan, "A me, dato che non posso volare fino ai torrioni, lasciatemi l’interno della città", continuò Tige guardando i suoi due compagni, "Allora io mi occuperò delle mura", spiegò la guardiana, alzandosi in volo.
I due guardiani, intanto, oltrepassarono ciò che rimaneva delle sacre mura, "Duncan", esordì il guardiano del Pavone, "stiamo attenti, ho un brutto presentimento", spiegò, "Amico mio," ribatté il guardiano del Falco, "come ti ho già detto non ti devi preoccupare, siamo i più forti noi, giusto?", chiese scherzosamente Duncan, "Non prendi mai niente sul serio tu", ribatté Tige, "No, non è questo, il problema è tuo, sei tu che stai diventando pieno di dubbi sulle tue capacità", continuò Duncan, "il che potrei anche comprenderlo, ma non capisco perché dubiti delle mie", aggiunse scoppiando a ridere.
Tige rise anche con l’amico, finché non giunsero dinanzi al castello, ormai diroccato, di Priamo, "E’ sempre piacevole scherzare con te, ma ora il lavoro ci chiama, anzi che Draka non ci ha ancora urlato contro", scherzò il guardiano del Falco prima di aprire le immense ali della sua armatura ed alzarsi in volo, verso il piano maggiore della dimora regale, "Stai attento, fratello", disse con un filo di voce il guardiano del Pavone, quando ormai il compagno era troppo lontano per sentirlo.
Draka camminava fra i resti del corridoio che un tempo collegavano i torrioni delle mura, "Ferma lì, chiunque tu sia", ordinò una voce maschile, la guardiana si voltò e vide dieci guerrieri dalle vestigia rosse, armati di scudi, "Chi siete?", chiese lei con disprezzo, "Guerrieri dell’Armata della Paura, una delle armate di Ares", spiegò uno dei dieci.
La guardiana si alzò in volo, i suoi occhi iniziarono a brillare di luce bianca, intensissima, "Ametist rings", tuonò lei ed i due anelli di ametista apparvero nelle sue mani, la goshasei dell’Anello li lanciò contro i suoi avversari, evitando abilmente i loro scudi e colpendoli mortalmente al capo, che si staccò dal resto del collo. "Vile assassina", urlò un’altra voce, la guerriera si voltò e vide una ventina di quei guerrieri salire sulle mura, che lei sovrastava volando.
Tige passava di casa in casa, per cercare le vestigia divine, "Forza, cerchiamo in un’altra baracca", sentì ad un tratto da una casa vicina a quella che stava visitando lui. Il guardiano attese, vide una dozzina di guerrieri dalle rosse vestigia, armati di scudi, uscire da quelle macerie, "Scusate, signori", esordì il goshasei del Pavone, "cosa cercate?", chiese; i guerrieri di Ares si guardarono fra loro e poi si gettarono contro il guerriero di Era, che non cercò di evitarli, ma alzò le mani dinanzi a se e come già al Grande Tempio apparve il muro verde, che Tige scagliò contro i suoi avversari, uccidendoli, "Patetici", si disse il goshasei, prima di sentire altre voci e correre verso i suoi nuovi nemici.
Duncan planò sul tetto del castello diroccato, scese nel piano inferiore, "Fermo lì, chiunque tu sia", urlò una voce; il guardiano del Falco vide dinanzi a se una decina di guerrieri armati di scudo.
"Bene, dei soldati di Ares, avevo voglia di sgranchirmi le ali", li schernì prima di alzarsi in volo, "Hawk flap", urlò il guardiano calando in picchiata fra i suoi avversari, che dilaniò con il suo feroce battito d’ali.
Gli scontri si svilupparono per tutta la città, da una parte vi era Draka che affrontava ben ventitré guerrieri dell’Armata della Paura sulle mura distrutte di Ilio; Tige, invece, combatteva contro un’altra dozzina di guerrieri fra le deserte strade di quella che fu la città dove si concluse la guerra tra achei e troiani; Duncan, infine, con i suoi battiti di ali uccideva altri combattenti del dio della Guerra.
Gli anelli di ametista della guardiana dell’Anello girarono fra i capi dei soldati di Ares, uccidendoli uno dopo l’altro, alla fine nessuno di loro era in piedi, mentre la comandante dei Guardian Goshasei recuperava i suoi anelli letali e atterrava nuovamente sul suolo della sacra Ilio.
"Lighting waves", urlò Tige, mentre gli ultimi cinque guerrieri vivi gli correvano incontro in una posizione che ricordava la testuggine romana. Le onde di verde energia del guardiano del Pavone si schiantarono contro gli scudi dei guerrieri, distruggendoli ed investendo mortalmente i cinque nemici, i cui corpi volarono contro diverse pareti, ormai senza vita.
Duncan non restava fermo un momento, le ali della sua armatura si muovevano permettendogli di alzarsi fino al soffitto del castello, per poi planare contro i suoi nemici, uccidendoli con le altre sue ali, le spade Taizan. Alla fine, solo lui era rimasto in piedi.
"Pensavo che i guardiani di Era non fossero poi così forti, mi avete sorpreso", disse una voce, da dietro il trono che appartenne a Priamo.
Duncan si voltò e vide apparire un guerriero la cui armatura rossa era diversa dalle altre: i gambali e la cinta sembravano composte da scaglie sovrapposte, il tronco, invece era un gigantesco corpo unico, di colore rosso, ma con delle tinte più scure all’altezza dei pettorali possenti del guerriero; le spalliere partivano dal collo e si allungavano con delle punte oltre la naturale grandezza delle spalle, l’elmo mostrava solo un sorriso maligno del guerriero, mentre il resto del volto era nascosto da una figura maligna, per poi perdersi sulla nuca con delle lame, che arrivavano fino a coprire le orecchie; infine vi erano le braccia, coperte dalle scaglie rosse caratteristiche di quell’armatura.
Un’arma del medesimo colore di quella del berseker che aveva ucciso Hyth era appoggiata sul suo braccio sinistro: un gigantesco scudo, su cui si rifletteva l’immagine del guardiano del Falco.
"Suppongo tu sia un berseker, uno degli amichetti di Warril?", chiese sprezzante il Goshasei padrone delle Taizan, "Si, sono Rakis, custode dello Scudo di Ares", rispose il guerriero, con la voce metallica caratteristica dei bersekers.
"Non avrai la fortuna di Warril, non potrai vantarti di aver combattuto e vinto uno di noi. Preparati a raggiungere il Limbo, berseker", minacciò il guardiano del Falco, mentre le ali della sua corazza si dispiegavano.
Il guerriero del Falco si alzò in volo, Rakis si limitò a seguirlo con lo sguardo, "Preparati, soldatino", urlò Duncan prima di gettarsi contro di lui, "Hawk flap", tuonò quindi, scatenando il suo attacco contro il berseker, che lo parò completamente con il suo Scudo.
Duncan evitò di schiantarsi contro lo Scudo, ma il suo colpo fu completamente assorbito dall’arma di natura divina, "Come può essere?", si chiese il guardiano del Falco, nuovamente vicino al soffitto, "E non è tutto, uccellino", lo schernì Rakis.
"La tua è stata solo fortuna, berseker", sentenziò Duncan con fare nervoso, quindi si gettò nuovamente contro il nemico, lanciando di nuovo il suo attacco, che fu ancora una volta assorbito dallo Scudo divino.
Il guardiano ritentò altre due volte, ma sempre con risultati scarsi, "Riprovaci, forza", incalzò Rakis, abbassando lo scudo.
Duncan lo guardò con rabbia, poi si lanciò di nuovo contro di lui, "Hawk Flap", tuonò nuovamente, "Stavolta no, idiota", ribatté Rakis, sollevando lo Scudo, "Scudo offensivo", tuonò.
Sull’arma divina apparvero diverse immagini del guardiano del Falco, ma fu un secondo, poi scomparvero ed apparvero delle linee luminose, che partirono, con una grande esplosione cosmica, verso il goshasei, gettandolo a terra.
"Duncan", urlò Tige, che aveva percepito il cosmo estraneo esplodere nel castello di Priamo. Anche Draka percepì il cosmo ostile. Ambedue corsero verso il luogo dove si stava svolgendo lo scontro.
"Ora, guardiano, sei sconfitto. Ti arrendi o preferisci tentare un nuovo attacco?", chiese Rakis, osservando il suo nemico, che si rialzava da terra chiaramente ferito. "Che cosa ti fa credere questo, berseker?", chiese Duncan, rialzandosi in una pozza di sangue, "Semplice, ragazzino, le tue ali", rispose seccamente il guerriero di Ares, indicando le spalle del guardiano di Era.
"Ho notato subito che la tua velocità ed i tuoi attacchi si basano soprattutto sulle tue ali, che però sono ora distrutte", spiegò Rakis, scoppiando a ridere, mentre Duncan notava che le sue vestigia erano danneggiate, soprattutto sulla schiena e le ali erano distrutte.
"Mi dispiace, soldato di Ares", esordì Duncan, "ma le mie tecniche non si basano solo sul mio volo", spiegò il guardiano del Falco, "Davvero?", chiese con voce chiaramente divertita Rakis, "Si, certo l’<Hawk flap> non riuscirebbe perfetto senza le ali, ma ho un’altra tecnica, la tecnica conclusiva del guardiano dalle spade Taizan", affermò Duncan.
"Duncan", si intromise Draka, "Sei qui?", chiese la guardiana dell’Anello, "Si, Draka, ed ho un po’ da fare, tu cerca i copribraccia delle vestigia di Ares", suggerì il guardiano del Falco, "Non serve", sentenziò il berseker, "ho io il pezzo sacro al mio dio. L’avevo già trovato, ma volevo fare almeno una vittima prima di andar via", spiegò Rakis.
"Sei uno stupido, berseker, tu non farai alcuna vittima, ma sarai mia vittima, preparati", lo minacciò Duncan, facendo per la prima volta aumentare al massimo il suo cosmo.
Le vestigia del Falco si illuminarono di luce azzurra, ciò che rimaneva delle ali brillava, come se avesse una sua vita, gli occhi del guardiano del Falco erano ormai scomparsi, solo una luce intensissima ed azzurra illuminava i suoi bulbi oculari. L’intensissima luce azzurra si concentrò tutta sulle braccia di Duncan, che sembravano diventate delle lame azzurre, "Ecco berseker", urlò, "il mio colpo migliore, la <Blade Fury>", concluse il guardiano, prima di agitare le braccia con moto verticale alla velocità della luce.
"Blade Fury", ripeté Duncan, "in nome di Era", concluse, mentre Rakis parava il colpo con il suo Scudo.
Passarono alcuni minuti, interminabili, in cui le mani di Duncan si agitarono in maniera vorticosa e Rakis rimase fermo, senza dir parola.
Quando il guardiano del Falco finì di attaccare, cadde a terra in ginocchio, "Sei stato bravo, guardiano, non credevo potessi fare tanto", disse Rakis, "Scudo offensivo", urlò il berseker.
Nuovamente sullo Scudo apparve l’immagine del guerriero, stavolta mentre scatenava il suo attacco, poi diverse linee luminose, molto più numerose di prima, seguirono a quell’immagine.
Duncan volò contro il muro, investito dall’energia del suo stesso attacco, che gli distrusse le vestigia e frantumò il corpo in diversi punti, lasciandolo a terra, morente.
"Duncan!", urlò Tige, appena arrivato sulla scena.
Rakis si voltò verso il guardiano dalle vestigia bianche del Pavone, "Benvenuto, guardiano, Rakis dello Scudo di Ares, è il mio nome", si presentò il berseker, prima di scomparire con le vestigia del dio della Guerra sotto mano.
"Mi dispiace, Tige, io… non mi sono resa conto dell’attacco controffensivo", si cercò di scusare Draka, quasi balbettando.
Il guardiano del Pavone si avvicinò all’amico e lo abbracciò, "Duncan, Duncan", invocò Tige, "ti prego, fratello, svegliati", supplicò il guardiano, "Mi hai chiamato fratello?", balbettò il guardiano del Falco, balbettando, "Si, fratello mio", rispose il guardiano del Pavone, mentre le lacrime sgorgavano dal suo viso, "Ehi, Tige, mi stai sporcando il viso", scherzò Duncan, mentre il sangue scendeva dal suo volto, poi gli prese la mano, "fratello, ti prego, promettimi una cosa", aggiunse, quasi senza più voce, "Qualunque cosa, Duncan", rispose Tige, "Voglio che il mio corpo riposi a Gleenfield, il mio luogo di nascita, ti prego, non farmi restare qui o in terra di Grecia", supplicò il guerriero morente, "No, amico mio, non morirai qui, ti assicuro, tu tornerai con me a Cartagine e se un giorno servirà, sarò io stesso a portarti in Scozia", lo rassicurò il guardiano del Pavone.
Duncan ebbe un sussulto, un rivolo di sangue partì dalla sua bocca, poi ricadde, a peso morto, fra le braccia dell’amico, "Duncan!", urlò Tige, "Non ti preoccupare non posso morire prima di dirti quest’ultima cosa", aggiunse balbettando, "voglio vedere prima quel vile di un berseker nell’Ade, non te, fratello mio".
Queste furono le ultime parole di Duncan del Falco, guardiano di Era, che morì fra le braccia di colui che era stato per lui un fratello, dal giorno in cui si erano conosciuti a Cartagine.
"No, Duncan!", urlò Tige, scoppiando a piangere, mentre Draka, che cercava di trattenere le lacrime, gli appoggiava una mano sulla spalla.