Capitolo 12: Le cause del tradimento

"Sei tu, Navas?", chiese stupita Dafne; l’ebro si voltò, i capelli erano color cenere e gli occhi sembravano iniettati di sangue, la cicatrice era ancora presente, ma il suo sguardo era diverso, ora sembrava un indemoniato, "Si, guerriera di Ermes, sono io, felice di rivedermi?", la schernì.

"Tu, Navas, hai osato tradire il tuo dio ed uccidere un compagno", lo accusò Wein, "Si, anghellos, ho fatto ciò e nessuno di voi sarebbe mai stato capace di accusarmi, sono stato bravo, vero?", ribatté in un momento di esaltazione il gemello di Saga e Kanon.

"Gemro Ken", urlò Dafne, colpendo l’ebro traditore, "Ragazzina", avvisò lui evitando l’attacco, "Conosco questa tecnica meglio di te, poiché tu hai potuto impararla da Tiresia, ma io l’ho perfezionata", spiegò, cercando poi di colpire la messaggera del Flauto, senza successo, però.

"Se volete sapere perché", continuò Navas guardando i suoi avversari, "basta chiedere, vi racconterò la mia storia, la storia del grande Navas di Gemini", urlò, saltando sul primo degli scalini che conducevano alla prigione di Capo Sounion.

"Io fui addestrato insieme ai miei fratelli, Saga e Kanon, e sviluppai una tecnica di lotta simile alle loro, ma quando giunse il tempo di scegliere chi di noi diventasse il santo dei Gemelli," spiegò Navas, "fui io a fare la scelta per tutti e tre, attaccando Kanon, o, a dire la verità, facendo finta di attaccare Kanon, ma invece colpì mia madre, uccidendola, così da scatenare la rabbia nei miei fratellini", narrò il guerriero malvagio.

"Morta nostra madre, fu Saga ad attaccarmi, Kanon non aveva il coraggio di combattere, non era pronto per fare la sua scelta," continuò l’ebro, "ma Saga era pronto, anzi tentò di attaccarmi con parole riguardo la giustizia, ma evitai l’attacco, rispondendogli con la mia migliore tecnica offensiva, da cui fu salvato grazie all’armatura dei Gemelli, che si pose dinanzi a lui, evitandomi di ucciderlo", spiegò il guerriero con le vestigia raffiguranti Pan.

"Io fu scaraventato nella dimensione dell’antimateria, dove vagai per non so quanto tempo, l’energia del mio attacco mi portò questa cicatrice", aggiunse, indicandosi il volto, "all’improvviso un cosmo divino mi circondò, ricordo ancora le sue parole", spiegò il traditore.

"<Navas>, mi disse, <Saga è stato scelto come custode delle vestigia di Gemini, tu e tuo fratello Kanon avete fallito>, mi spiegò, <Sai perché? Perché tu hai compiuto una scelta e Kanon si è dimostrato troppo puro di cuore, ad Atena non piacciono né coloro che sanno scegliere né coloro che sono puri>, aggiunse, <Chi sei, tu?>, gli chiesi, <Alcuni mi chiamano Ares>, mi rispose, <il dio della Guerra, colui che ti farà fuggire da questo luogo, se mi prometti assoluta obbedienza>, mi propose poi, <Si, lo prometto>, risposi io, prima di riapparire nella nostra dimensione", concluse il gemello di Saga e Kanon.

"Mi ritrovai nel suo castello", continuò Navas, "dove trovai ad attendermi i suoi tre figli, i tre semidei Phobos, Deimos ed Enio, che mi diedero degli ordini precisi che avrei dovuto eseguire negli anni a seguire", spiegò, "così feci: tornai in Grecia, dove venni anche a sapere che un mio fratello era probabilmente morto nelle prigioni di Capo Sounion e l’altro era da molto tempo scomparso da Atene; quindi mi unì ai satiri di Dioniso e fui scelto da uno dei sacerdoti del dio per diventare uno dei tre ebri del dio del Vino", continuò, "Quindi ci hai venduto tutti, giusto Navas?", urlò infuriato Quiggon.

"Esatto, messaggero di Ermes", rispose Navas, "ho spedito io stesso le baccanti a morte sicura, poi ho avvisato, con la telecinesi, i soldati di Ares dei nostri movimenti e sono sempre stato io ad informare Warril su quale fosse il luogo in cui ci ritrovavamo, inoltre gli ho avvisati di quali siano gli altri luoghi in cui sono nascosti i pezzi delle vestigia di Ares", spiegò, "ma", aggiunse con un sorriso diabolico, "il mio trucco migliore è stato quello di farvi credere che io fossi buono, cambiando il mio aspetto", disse, cambiando colore dei capelli, "cosa che posso fare quando non combatto, con gran concentrazione. Inoltre ho aiutato Warril ad uccider Hyth", concluse, prima di scoppiare a ridere.

"Costui è completamente pazzo", disse freddamente Wein, "Probabilmente, ma dobbiamo recuperare noi il pezzo della corazza divina", ribatté Quiggon.

"Scusate se vi disturbo, cavalieri, ma credo che il racconto sia finito, quindi possiamo combattere", tuonò Belbia, "Si, certo, berseker, possiamo anche ucciderli adesso", aggiunse Navas.

"Dafne, tu recupera il pezzo delle vestigia, lascia a noi questi due", ordinò Quiggon, prima di lanciarsi contro Belbia, mentre Wein avanzava verso Navas.

"Preparati, traditore, ora sarai punito", tuonò il messaggero dello Stivale Alato, prima di lanciarsi contro il gemello di Kanon e Saga, "Artigli di ghiaccio", urlò Wein, ma Navas evitò l’attacco, "Gemro Ken", fu la risposta dell’ebro traditore, che però non riuscì a colpire il velocissimo guerriero di Ermes.

"Tu sei l’anghellos del Caduceo, giusto?", chiese Belbia, mentre studiava il suo nuovo avversario, "Si, Quiggon del Caduceo, allievo di Shaka", rispose il messaggero chinando lievemente il capo, "Allievo di Shaka e compagno di Sesar", aggiunse la berseker, lasciando Quiggon stupito. "Preparati a morire", tuonò poi la berseker, tentando di colpirlo con la Lancia, ma il guerriero fu più veloce di lei e parò il colpo con il caduceo, "Sacro Caduceo", tuonò il messaggero, mentre il bastone del dio Ermes si allungava, diventando lungo quanto tutta la figura di Quiggon.

I due scontri andavano avanti impetuosamente: da una parte, sulle scale che davano verso la prigione, Wein e Navas si fronteggiavano, il messaggero aveva evitato la tecnica offensiva più potente dei gemelli, l’"Esplosione Galattica", ma non era riuscito a colpirlo con la "Diamond Dust"; dall’altra parte, Quiggon e Belbia facevano danzare le loro lunghe arme sopra i loro capi, prima di tentare di colpirsi, sempre incontrando però la difesa dell’altro.

Dafne correva dentro le gallerie della prigione da cui era scappato Kanon tredici anni prima, quando alla fine trovò ciò che stava cercando: il pettorale della corazza di Ares, simile per colore a quello della dea Atena, ma sembrava quasi ricalcare un petto possente, inoltre aveva sulla schiena una specie di gancio cui sembra possibile appoggiare qualcosa.

"Preparati a perderti, Wein," lo minacciò Navas, prima di alzare le mani dinanzi a se, "Dispersione bacchica", tuonò l’ebro, mentre si apriva un varco dimensionale simile a quelli che sapevano scatenare i loro fratelli, "Sei lento, Navas", rispose Wein, spostandosi alle sue spalle, prima di essere colpito.

"L’ho trovato", urlò Dafne, uscendo dalla prigione con il pezzo delle vestigia in mano, "Navas, dobbiamo bloccarla", ordinò Belbia, prima di essere colpita ad una gamba da Quiggon, che la fece inciampare.

"Preparati, Navas, ora subirai la mia tecnica più potente", minacciò Wein, quindi esplose il suo gelido cosmo, aprì le mani a croce, per poi richiuderle lentamente verso il petto, dopo le alzò verso il cielo, i suoi pugni diventavano blu ghiaccio, "Venti del Nord, colpite", urlò il messaggero, mentre abbassava le mani verso il nemico, congelandogli le gambe.

"Andiamo, anghelloi, lo scontro sarà in un altro momento ed in un altro luogo", ordinò Quiggon; i suoi due compagni chinarono il capo e tutti e tre scomparirono, lasciando i due avversari infuriati e feriti, seppur lievemente.