Capitolo 10: Il comandante dei bersekers

I guerrieri dalle armature blu si gettarono sui quattro, "Pronti, cavalieri?", chiese Maximo, gettandosi nella mischia con il suo "Wine vortex", che scagliò in aria, ben sette bersekers, uccidendoli.

"Pronto", urlò Tuhon, eliminando con la sua catena di titanio quattro nemici, "Credo che però sarebbe meglio informarci su quale armata sia quella che stiamo affrontando", propose Ageia, mentre saltava fra dieci guerrieri di Ares, uccidendoli con i "grapes boom", "Perché mai?", chiese Maximo, eliminandone altri sei.

"Potrebbe essere utile per capire come sono coordinati i nostri nemici", propose Ageia, "Bianchi artigli della Tigre", urlò nel frattempo Bud, mentre uccideva con il suo colpo migliore cinque dei suoi nuovi avversari.

"Chi siete?", urlò Ageia, bloccando uno dei guerrieri armati di spada con una delle sue edere, ma il guerriero non rispose, anzi tentò di attaccare, venendo però investito dalla seconda delle edere, che gli frantumò il cranio.

Uno dei soldati alzò la spada verso l’ebra, ma la "corrente lavica" di Tuhon evitò questo, uccidendolo. "Chi siete?", tuonò Maximo verso altri cinque, prima di colpirli con il suo vortice, così da ucciderli; "L’armata del Terrore", esordì un altro guerriero, che fu però sconfitto dall’ebro, che con un pugno gli frantumò la corazza, spaccandogli lo sterno, in maniera mortale.

"Armata del Terrore," ripeté Maximo, "la terza che incontriamo, dopo quelle della Discordia e dell’Urlo Furioso", rifletté l’ebro, "ne manca solo una quindi", concluse.

"Ivy chians", urlò Ageia uccidendone altri dieci, "Catene di Titanio", aggiunse Tuhon, eliminandone altrettanti.

Ormai dei cento guerrieri di Ares ne erano rimasti solo quaranta, "Sono deboli", rifletté il guerriero di Asgard, "Loro si", disse Tuhon, "ma non sono molto sicuro delle scarse capacità del loro capitano", criticò, indicando il guerriero nell’ombra dietro una grande quercia.

I soldati dell’armata del Terrore si gettarono contro i quattro, "Wine vortex", urlò Maximo, uccidendone dieci, "Grapes boom", aggiunse l’ebra della Vite, saltando da dietro il suo comandante e colpendo altri dieci dei nemici, uccidendoli.

Il colpo di Bud eliminò altri nove dei guerrieri di Ares, quindi la "Corrente lavica" di Tuhon eliminò gli ultimi nove, solo due guerrieri erano rimasti.

Il soldato guardò il berseker nascosto nell’ombra, "Signore, dobbiamo fuggire", supplicò, ma il comandante non rispose, si fece semplicemente avanti.

I quattro videro il loro nemico: non era Bui, ma un nuovo guerriero dall’armatura medievale blu notte, impugnava una Spada e camminava sereno.

Il guerriero alzò la maschera del suo elmo, mostrando gli occhi neri, la pelle abbronzata ed i capelli violacei, "Non è questo il piano", sentenziò, alzando la Spada gigantesca, composta del medesimo materiale dell’Ascia di Warril, poi un singolo movimento, un fendente, che spaccò come una noce il capo del soldato.

Il berseker si voltò verso i quattro, "Scusate il gesto d’ira, ma non mi sono mai piaciuti i codardi", disse con un malefico sorriso sul volto, "Voi tre dovete essere alcuni dei guerrieri della compagnia di divinità olimpiche che si è posta contro il potente Ares?", chiese il servo del dio della Guerra, "Warril mi ha raccontato che avete distrutto parte dell’armata della Discordia e tutta l’armata dell’Urlo Furioso, ma credevo scherzasse, a quanto pare no", continuò allontanando con un calcio uno dei cadaveri dei suoi soldati, "Tu invece", aggiunse rivolgendo al guerriero di Alcor, "devi essere l’ultimo difensore di questo sacro regno?", chiese ancora, "scusa per il massacro della zona esterna, ma dovevamo passare", lo schernì, "Tu chi sei berseker?", tuonò spazientito Tuhon, "Scusate se non mi sono presentato", esordì il nemico, "sono Sesar, custode della Spada di Ares e primo dei comandanti del sacro esercito di Ares", si presentò.

"Tu sei il primo comandante delle armate di Ares?", chiese stupito Maximo, "Si, comandante dell’armata di Dioniso", rispose Sesar, "solo il dio Ares, attraverso il suo spirito, ed i suoi tre figli, i tre semidei della guerra, possono impartirmi ordini", spiegò orgogliosamente, "Semidei?", chiese Ageia, "Si, semidei, guerriera baccante, Deimos, Phobos ed Enio", concluse.

"Lasciatelo a me", esordì con il suo solito sorriso Maximo, che concentrò il suo cosmo impetuoso ed infuocato, "Ti credevo più furbo, ebro, la ferita infertati da Warril non ti ha insegnato niente?", chiese Sesar, "Soldatino, ben presto imparerai che le mie risorse non siano così deboli come immagini", lo schernì l’ebro.

"Vedremo", rispose il guerriero di Ares, che però rimase stupito nel vedere la posizione che l’ebro prese: ricordava la posizione del "Sacro Acquarius" di Camus, ma il cosmo del guerriero di Dioniso non era gelido come quello del santo d’oro, ma caldo come il fuoco, "Scorri sacro vino di Dioniso", urlò l’ebro, mentre una gigantesca otre si materializzava, grazie alle fiamme del suo cosmo, alle spalle del guerriero, "Per la Sacra Otre", tuonò infine, quando una corrente di energia calda sembrò sgorgare dalle sue mani e dirigersi verso il comandante delle armate di Dioniso.

"Interessante", osservò Sesar, mentre la corrente di fuoco si dirigeva verso di lui, scagliandolo contro una quercia, distruggendola.

"Bel colpo, ebro", disse il berseker, rialzandosi di scatto e coprendosi il viso con la maschera, "adesso preparati per il mio attacco", tuonò, alzando la sua arma, "Spada distruttrice", tuonò, mentre abbassava la lama, che non produsse l’onda di energia che aveva sviluppato invece l’Ascia di Warril, ma più semplicemente un gran fragore, che risuonò come un urlo nella foresta; pochi istanti, quindi Maximo si ritrovò a terra, con l’armatura distrutta all’altezza delle gambe.

"Patetico", rifletté Sesar, avvicinandosi ad un albero, "Catena di Titanio", urlò allora Tuhon, bloccando il suo braccio e la sua arma, "Che vorresti fare?", chiese il berseker, tirando la catena del fabbro e colpendolo con l’elsa sull’elmo, distruggendone un pezzo e producendo sulle sue tempie una copiosa ferita.

Il fabbro cadde a terra, "Chi di voi vuole cadere adesso?", chiese Sesar ad i due nemici rimasti, "Lascialo a me, ebra", esordì Bud, che poi si lanciò contro il nemico con il suo più potente attacco, "Bianchi artigli della Tigre", tuonò gettandosi contro Sesar, ma il berseker evitò l’attacco e colpì alla schiena il nemico con la spada, gettandolo a terra ferito.

Ageia era l’ultima rimasta in piedi, "Non voglio uccidere una fanciulla", disse il guerriero con la sua voce metallica, "ma se non ti arrendi sarò costretto ad eliminarti", la minacciò; l’ebra della Vite saltò sul capo di lui, "Grapes boom", urlò, mentre i chicchi d’uva cadevano sul nemico, "Povera sciocca", sentenziò allontanandosi dai frutti esplosivi, "Arrenditi", sentenziò il berseker, ma la ragazza non rispose, guardò con attenzione la figura possente che gli stava d’avanti.

Il guerriero era maestoso, l’armatura blu notte risplendeva sotto la fioca luce del sole, le scaglie che coprivano il torace e le spalle davano un aspetto ancora più terrificante all’avversario, che reggeva con la destra la grande Spada; anche il berseker osservò la sua giovane avversaria con l’armatura verde e violacea ed i capelli color del muschio, "Allontanati, ebra, e non ti ucciderò", disse di nuovo, "ma ti avviso", continuò poi alzando la Spada, "questo è l’ultimo avvertimento, se mi attacchi di nuovo, morirai", concluse.

La guerriera di Dioniso non si arrese, anzi attaccò con le "Ivy chians", che si scagliarono contro il berseker.

Sesar prese ambedue le edere con la mano sinistra, "Mi dispiace per te", furono le sue uniche parole, prima di tirare a se con uno strattone la guerriera. La Spada passò le vestigia sacre a Dioniso come fossero burro ed altrettanto facilmente perforò lo stomaco della fanciulla, fuoriuscendo dalla schiena.

Il sangue cadeva copiosamente dalla ferita nello stomaco, diventando lentamente sempre più scuro, "Ti avevo consigliato di non attaccarmi", disse Sesar, liberandosi la mano sinistra dalle edere.

Il berseker le asciugò con gentilezza le labbra dalla piccola scia di sangue che le sporcava, "Addio", disse poi, in maniera più secca sollevando il suo corpo, ancora infilzato dalla Spada.

Una luce intensissima e dorata partì dall’arma divina, scagliando il corpo di lei in aria, per poi farlo ricadere senza vita a pochi passi dal nemico.

Il berseker si allontanò dal cadavere dell’ebra e si diresse verso una quercia, che distrusse con un solo fendente, rivelando i gambali di un’armatura divina, "Eccovi", fu la sua unica parola, prima di prendere gli oggetti e scomparire nel nulla.

Passò qualche minuto, poi delle voci svegliarono Alcor, "Bud, nostro comandante", il god warrior si risvegliò e vide dinanzi a se alcuni soldati di Asgard, "Cosa è accaduto qui? Chi ha fatto questo massacro?", chiesero, mentre lui cercava di rialzarsi nonostante la profonda ferita nella schiena.

"Aiutatemi a sollevarmi", chiese Bud ai tre soldati più vicini, che subito accorsero a sorreggerlo, il god warrior si diresse verso Maximo, "Guerriero di Dioniso", lo chiamò, "sei ancora vivo?", mentre quello si risvegliava.

"Si", rispose l’ebro, "sono vivo ed intero", disse, tastandosi nelle zone circostanti la ferita, "ci vuole molto di più per uccidermi", sdrammatizzò, "Anche io sono vivo", urlò Tuhon, rialzandosi e togliendosi l’elmo danneggiato, "ho la testa dura", affermò, barcollando verso gli altri due.

"Perfetto", disse Maximo, "No", ribatté Tuhon, "Perché, fabbro?", lo incalzò l’ebro, "Ageia", invocò sollevando il leggero corpo senza vita, di cui l’armatura ricostituitasi, copriva la mortale ferita.

Maximo corse verso la compagnia, quasi strisciò verso di lei, tanto era il dolore alle gambe, "No, Arianna", urlò, togliendole l’armatura, che si scompose a formare la Vite, mostrando finalmente la ferita che le aveva perforato lo stomaco, togliendole la vita.

Il gigantesco guerriero di Dioniso scoppiò a piangere, tenendo stretto a se quel corpo senza vita.

Un altro guerriero della compagnia era morto, mentre un altro pezzo delle vestigia di Ares era tornato al dio della Guerra.