TRAGICO PRELUDIO
I pesanti portoni dorati del Tredicesimo Tempio si aprirono lentamente, dopodichè un guerriero fece il suo ingresso nella sala, calpestando con incedere maestoso il lussuoso tappeto rosso che adornava l'ampio salone, steso fino ad arrivare al trono riservato alla più alta autorità del Santuario, il Sommo Pontefice di Grecia, portavoce della volontà di Athena dea della Giustizia e sovrano assoluto di tutti i guerrieri ad essa consacrati. Il Cavaliere appena entrato, rivestito di una scintillante armatura che emanava abbaglianti riflessi dorati, percorse la navata sino ad arrivare in prossimità del trono, dove con stupore constatò l'inattesa presenza di un suo parigrado.
"Anche tu qui, Aphrodite dei Pesci?"- disse Milo, rivolgendosi al Cavaliere d'Oro del Dodicesimo Tempio.
"Sono stato convocato dal Grande Sacerdote, ma ne ignoro le ragioni"-rispose il femmineo Guardiano della casa dei Pesci Gemelli, rigirandosi fra le dita il gambo di una delle sue amate rose.
"Non tarderemo a scoprirlo, sembra"-proseguì Milo, guardando in direzione della tenda posta dietro al trono, la quale si era spalancata rivelando l'imponente figura del Sommo Pontefice, al solito vestito dell'ingombrante palandrana bianca e recante l'imponente e lugubre elmo rosso, e gli inquietanti coprispalla sormontati da minacciosi spuntoni. Come sempre, una scura maschera ne celava le fattezze, contraffacendone la voce e contribuendo ad accrescere l'aura di mistero che aleggiava intorno alla sua figura.
I due cavalieri d'Oro fecero una profonda riverenza, dopodichè fu Milo a rivolgersi al Grande Sacerdote, nel frattempo assisosi in trono.
"Eccellenza, come avete comandato ho inviato tre Cavalieri d'Argento a sorvegliare le mosse di Aiolia del Leone, partito alla volta del Giappone per recare la punizione del Santuario a quei Cavalieri di Bronzo disertori."
"Ottimo"-rispose il Sacerdote, con quella voce arcana che intimoriva chiunque la udisse.
"Se non avete bisogno d'altro"-proseguì Milo-prendo congedo."
Milo volse le spalle al Sacerdote ed al suo parigrado, ma la voce imperiosa del Pontefice lo trattenne.
"Aspetta, Milo."
Il Cavaliere dello Scorpione si volse al richiamo del Sacerdote, il quale proseguì:
"C'è un altro incarico che voglio affidarti, stavolta da adempiere in prima persona. Sull 'isola di Andromeda, situata nel Sud Pacifico, vive un Cavaliere d'Argento, Albione della Costellazione di Cefeo. Egli è uno dei più rinomati Cavalieri di quella casta, nonché colui che ha presieduto all'addestramento ed all'investitura di uno dei cinque Cavalieri di Bronzo traditori e vergogna del Santuario. Più volte gli ho intimato di richiamare all'ordine il proprio discepolo, ma si è sempre rifiutato di obbedire ai miei comandi. Pertanto, non mi resta che considerarlo un vile traditore alla stregua di quei Cavalieri di Bronzo che osano infangare il nome del Santuario ribellandosi al sacro volere di Athena. Va'dunque su quell'isola, e reca linimento all'offesa inflitta alla dea della Giustizia dando la morte a colui che ha tradito!"
Udite quelle parole, Milo di Scorpio annuì: "Preferirei evitare di dovermi misurare in combattimento contro un guerriero a me inferiore, ma se tali sono i vostri ordini, li eseguirò senza esitazione alcuna".
Fatta un'ultima riverenza, Milo abbandonò il cospetto del Pontefice, richiudendo alle sue spalle i maestosi portoni della sala. Rimasto solo con Aphrodite, il Sommo Pontefice gli si rivolse con queste parole:
"Aphrodite, Custode del tempio dei Pesci Gemelli, hai adempiuto alla mansione che dall'alba dei tempi compete al Cavaliere della tua Costellazione?"
"Come avete comandato, Eccellenza. La scalinata che dalla Casa di cui sono custode conduce alle vostre stanze è ora adornata di rose scarlatte, delizia per gli occhi e condanna a morte per gli sprovveduti che osassero muovere un passo verso la vostra sacra dimora."
"Molto bene- disse il Sacerdote- Non credo sia una misura strettamente necessaria, almeno per ora, ma la prudenza non è mai troppa."
"A tal segno temete cinque miseri Cavalieri di Bronzo?"-chiese Aphrodite.
"Non dire assurdità!- sbottò il Pontefice- La loro è certo minaccia risibile, ben altri sono i pensieri che mi inquietano. A tal proposito, ho una missione anche per te. Voglio che tu segua Milo dello Scorpione, e vegli sul compimento della missione che gli ho affidato poc'anzi."
Aphrodite tradì un certo stupore: "Come? Ritenete che Milo dell'Ottava Casa non sia in grado di eliminare un semplice Cavaliere d'Argento?"
"Non è questo che temo-proseguì il Sacerdote- Tuttavia, gira voce che quell'Albione che vive sull'Isola di Andromeda non sia cavaliere da poco, e che il suo cosmo emani bagliori dorati come quelli di un Cavaliere d'Oro. Se tali dicerie dovessero rivelarsi veritiere, il compito che ho affidato a Milo potrebbe rivelarsi più arduo del previsto. Per cui, invierò anche te. Se pure Albione è uomo tale da impensierire un Cavaliere d'Oro, certo non potrà opporsi a due di essi! "
"Vostra Eccellenza-replicò il Cavaliere della Dodicesima Casa- dubito che sulla faccia della Terra esista un guerriero capace di rivaleggiare con noi Custodi Dorati. In ogni caso, sarebbe grave infamia per l'onore di noi Cavalieri d'Oro scendere in campo in due contro un guerriero di rango inferiore, né Milo sarebbe uomo da tollerarlo. Nemmeno io lo vorrei, se posso permettermi."
"Non di scendere in campo aperto al suo fianco ti chiedo-spiegò il Pontefice-ma solo di vegliare, non visto, su di lui, e di intervenire qualora fosse necessario, attento a non rivelare la tua presenza. "
Aphrodite rimase perplesso a quelle parole."Eccellenza- proseguì-dubitate dunque della fedeltà del Cavaliere dell'Ottava Casa?"
"No...o almeno non per ora." Dette queste parole, il misterioso governatore del Santuario stette un attimo in silenzio, poi riprese chiarendo al suo seguace il proprio pensiero:"Ascolta, Aphrodite; a differenza tua e di Deathmask, Custode della Quarta Casa, gli altri Cavalieri d'Oro non sono a conoscenza della verità. Essi non sanno che quella fanciulla protetta da quei Cavalieri di Bronzo è la vera Athena, e che io ho usurpato il trono di Grecia. Purtroppo la loro saggezza non è pari alla loro forza: la loro cieca ed ottusa devozione ad un amorfo ideale di Giustizia non gli farebbe comprendere che soltanto io, che sono dotato di vera forza e decisione, posso governare questo mondo garantendogli una pace duratura, non un'inerme fanciulla! Ormai non manca molto alla realizzazione dei miei piani: presto eliminerò quell'importuno ostacolo, ed allora nulla più potrà turbare il mio regno. Ma sino a che ciò non avverrà, debbo essere cauto. Se davvero Albione è forte come si vocifera, Milo incontrerebbe più difficoltà del previsto, e se il combattimento si dovesse protrarre troppo a lungo, il dubbio potrebbe instillarglisi nella mente! Non posso permettere che ciò accada! Una lotta intestina fra Cavalieri d'Oro mi danneggerebbe oltre ogni dire!-proseguì il sacerdote, il cui tono di voce e la rabbia in essa andavano crescendo.
"Comprendo le vostre ragioni...ma se le cose stanno così"-obiettò ancora il Cavaliere dei Pesci-perchè non affidare l'incarico di giustiziare Albione allo stesso Deathmask, o a me in prima persona, anziché inviare un Cavaliere d'Oro ignaro della verità, e che potrebbe mutare campo qualora la apprendesse?"
"Giusta osservazione-riprese il Pontefice-ma devi sapere che Deathmask ha già un altro incarico. Albione non è la sola minaccia. Vi è anche un altro individuo, il Cavaliere d'Oro di Libra, che potrebbe mettermi i bastoni fra le ruote. E proprio per toglierlo di mezzo, ho inviato Deathmask del Cancro ai Cinque Picchi, per cui per Albione debbo servirmi di un altro sicario. Ma come ti ho detto, voglio cautelarmi inviando due di voi per sicurezza. Non potrei chiedere ad un altro Cavaliere d'Oro di scortarti, ma posso ordinarlo a te, che conosci la realtà dei fatti e mi sei fedele. E dunque vai Aphrodite! Affrettati sulla via già intrapresa da Milo, e veglia affinchè nulla mi ostacoli!"
Udite quelle parole, Aphrodite sorrise e si apprestò ad obbedire:"Comprendo il vostro pensiero, Sommo Sacerdote, e dunque non dubitate. Avete ragione, la maggior parte dei Cavalieri d'Oro manca di senso pratico, e non comprende che un banale ideale di Giustizia non sorretto dalla Forza necessaria ad imporre la propria volontà è vano. Non temete, se anche Albione sa o sospetta la verità, non avrà occasione di turbare il cuore di Milo dello Scorpione"
Fatta un'ultima riverenza, Aphrodite uscì dal salone, apprestandosi a seguire il Cavaliere dell'Ottava Casa.
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L'aspro e niente affatto accogliente panorama dell'Isola di Andromeda si stagliava sotto un sole cocente, che rendeva il giorno un inferno di calore. In una pianura brulla ed arida, tre individui, bardati di scintillanti armature, erano impegnati in una concitata discussione. Una di essi era chiaramente una donna, dotata di bellissimi e fluenti capelli biondi, di una veste azzurra e di una maschera che, secondo le regole vigenti per i Cavalieri donna, ne celava le fattezze. Gli altri due erano uomini. Uno di essi vestiva un'armatura di colore azzurro mare fornita di due catene rosa, ed aveva una capigliatura blu, l'altro portava una veste di colore rosso munita di due catene color rosa anch'esse ed ispidi capelli di colore lilla chiaro. Tutti e tre erano allievi del biondo Albione, Cavaliere d'Argento di Cefeo.
"Ti dico che non ci sono dubbi! Shun è uno sporco traditore, e dovremmo consegnarlo al Santuario anziché starcene qui ad attendere che il loro giusto castigo si abbatta su di noi!"-disse il ragazzo dalla Veste rossa.
"Smettila di dire queste assurdità, Rheda!-rispose piccata la ragazza- Ciò non può essere possibile, nemmeno il nostro maestro Albione lo crede! C'è sicuramente uno sbaglio!"
"E'la parola del Santuario, June!- interloquì il ragazzo dai capelli blu- non vi è possibilità di errore! Ed Albione commette un grave sbaglio nell'appoggiare Shun, mettendo tutti noi in grande pericolo!"
"Spica ha ragione!-riprese Rheda- Non possiamo rischiare di venire puniti per un crimine che non abbiamo commesso! Il nostro maestro Albione sta chiaramente lasciando che il malriposto affetto che prova per quell'indegna femminuccia offuschi la sua capacità di giudizio!"
"Taci Rheda!-reagì June- Le tue parole sgorgano unicamente dal livore che provi verso Shun, poiché lui ti sconfisse nella lotta per l'investitura a Cavaliere di Andromeda!"
"Non dire idiozie, e smettila di difendere quel disertore!- riprese a voce più alta Rheda, punto sul vivo-Possibile che tu non ti renda conto..."
Rheda non potè finire la frase. Un'espressione di terrore puro gli si disegnò sul volto, un'espressione che poteva leggere anche sul volto di Spica e che sicuramente avrebbe visto anche su quello di June, se ella non avesse indossato una maschera. Avevano percepito un cosmo di immani dimensioni, un cosmo che, agli occhi di guerrieri dotati di una forza non più grande di quella del bronzo, non poteva che essere attribuito ad un dio. Immediatamente dopo, furono costretti a ripararsi gli occhi, poiché un accecante bagliore dorato era comparso sul luogo, e pareva capace di inghiottire l'intera isola facendola sparire nel nulla.
Quando il bagliore si attenuò lievemente, a fatica poterono aprire gli occhi, e videro avanzare verso di loro un guerriero bardato di una maestosa armatura dorata, recante l'effigie dello Scorpione Celeste. Milo di Scorpio era giunto sull'Isola di Andromeda.
Attoniti, i tre osservarono marciare inesorabile verso di loro il nobile custode dell'Ottavo Tempio. Avendone percepito le minacciose intenzioni, compresero che egli era giunto a portar loro la morte. Rheda e Spica, raccolto tutto il loro coraggio, si gettarono all'assalto, imponendosi di non cedere al terrore che attanagliava le loro anime, e saettarono con le proprie catene verso Milo, il quale vedendoseli venire incontro non mosse un passo, quasi fosse un maestoso leone che divertito osserva due zanzare cercare di impensierirlo.
"Spica, immobilizziamolo con il nostro attacco prima che sia troppo tardi!"
"Sì Rheda! DOUBLE NEBULA CHAIN!!"
Muovendosi agilissimi attorno a Scorpio, i due avvolsero le loro quattro catene attorno al Cavaliere d'Oro, imprigionandolo in una morsa apparentemente senza via d'uscita. Scorpio tuttavia non fece nulla per impedirlo, e li osservò divertito mentre lo avvolgevano, senza muovere un dito.
Quando ebbero terminato, i due cercarono di trascinare Scorpio a terra, ma si accorsero che la loro forza era vana a tal fine.
"Stolti-disse Milo schernendoli- con questi catenacci, che a malapena tratterrebbero al guinzaglio un cane randagio, vorreste imprigionare un Cavaliere d'Oro?"
Milo non mosse un dito: si limitò a liberare una piccola parte del suo cosmo. La semplice pressione della sua aura fu sufficiente a sciogliere la morsa delle catene dei due ed a schiacciarli inermi insieme a June contro le rocce circostanti, incapaci di muovere un dito ed in attesa che la pressione cosmica li annientasse del tutto. Tuttavia Milo era riluttante a finirli.
"Sono poco più che fanciulli...l'idea di ucciderli mi ripugna. Ingrata missione mi è stata affidata. Rivolgere i miei poteri contro giovani impotenti... e pure, gli ordini del sacerdote che fa le veci della dea Athena non ammettono discussioni. Costoro hanno violato il giuramento di fedeltà che lega tutti coloro che ricevono un'armatura sacra...tale crimine non può essere giustificato."
Ma mentre Milo era impegnato in questi ragionamenti, all'improvviso un catena saettò verso di lui, costringendolo ad interrompere la pressione del suo cosmo.
"Maestro Albione!"-urlò June.
Il nuovo arrivato era in effetti il biondo Albione, maestro di Shun, June e di tutti i Cavalieri investiti sull'Isola di Andromeda.
"June! Rheda! Spica! Fuggite svelti! Tratterrò io costui, mettetevi in salvo!"-urlò Albione ai suoi discepoli,
"Maestro-Replicò June disperata-quell'uomo è troppo potente! Non avete speranze, fuggite insieme a noi!"
"Non perdete tempo in chiacchiere e obbedite!"
A malincuore, June si risolse a fuggire, mentre Rheda e Spica non avevano esitato un attimo allontanandosi dalla zona. Frattanto, non visto, un altro Cavaliere, tenendo il proprio cosmo sopito, spiava da dietro una roccia, a braccia conserte e reggendo fra le labbra una splendida Rosa Rossa.
Milo osservò un attimo fuggire i tre allievi, e non fece nulla per fermarli. Non poteva negare che la cosa lo sollevasse.
"Avrei dovuto ucciderli in quanto traditori... ma dopotutto il Sacerdote non mi ha ordinato di giustiziarli. L'obiettivo della mia missione è solo colui che mi sta dinnanzi. E così, potrò almeno evitare l'onta di aver rivolto la mia mano su fanciulli inermi, benchè ciò fosse giustificato dal fatto di essere seguaci di un disertore."
Dopo aver espresso tra sé un simile pensiero, Milo si rivolse verso il proprio antagonista.
"E dunque sei tu Albione di Cefeo, maestro del Cavaliere di Bronzo Andromeda? Il tuo discepolo ha tradito il Santuario e la dea Athena, e tu ti sei rifiutato di obbedire al giusto ordine del Sommo Pontefice di ricondurlo alla ragione ovvero consegnarcelo affinchè ricevesse adeguata punizione. Ciò rende anche te un indegno traditore, ed io sono qui per eseguire la tua giusta sentenza."
Albione sostenne con fierezza lo sguardo accusatore di Milo, e senza mostrare timore alcuno replicò: "Ora persino i Cavalieri d'Oro, i guardiani supremi del Santuario, scendono in campo... tale dunque è il panico dell'usurpatore?"
Il viso di Milo si contorse in una smorfia di rabbia.
"Come osi?! Tu che hai violato la sacra legge del Santuario, ardisci accusare di tale infamia il suo supremo reggente?! Le tue blasfeme parole spazzano via ogni esitazione! E'la tua stessa empia lingua a proclamare giusta la condanna che ti pende sul capo, e la eseguirò immediatamente! RESTRICTION!!!"
Onde concentriche di colore rosso si propagarono da Milo, pronte ad avvolgere Albione rendendogli impossibile qualsiasi movimento. Ma Albione non rimase impassibile, e scagliata in alto sul proprio capo la catena che gli pendeva dal bracciale sinistro, approntò la sua difesa.
"ROLLING DEFENCE!!!"
Con grande stupore di Milo, le onde della sua tecnica furono spazzate via dal mulinare della catena di Albione.
"Vedo che non sei guerriero da poco, Albione di Cefeo!-constatò Milo- Ma l'avere annullato questa tecnica non ti sia di illusione; essa è solo una delle frecce al mio arco, e certo non la più potente."
"Lo stesso vale per me, Cavaliere d'Oro. E tuttavia preferirei evitare di scontrarmi con te, poiché le tue parole di poc'anzi svelano come tu sia Cavaliere devoto ad Athena, ed ignaro della malvagità di colui che si proclama Sacerdote del Santuario!"
A quelle parole Milo rimase leggermente sgomento e rimuginò tra sé: "Insiste ancora con tale palese menzogna? E tuttavia c'è qualcosa in costui che mi atterrisce; non certo il suo cosmo, che pure sono costretto a riconoscere vasto. Come potrei io, che sono uno dei dodici supremi, temere il cosmo di un Cavaliere a me tanto inferiore, per rango e dignità di Veste? No... altro mi inquieta... è la limpidezza del suo cosmo, che brilla lucente non offuscato da macchia alcuna... sono i suoi occhi puri, in cui non si scorge ombra di tradimento, che fissano orgogliosi e senza vergogna i miei, quelli di Milo, che pure è venuto a lui in veste di accusatore, rivestito di autorità...No! Simili dubbi non debbono turbare la mia mente. Chi, se non un vile menzognero, sarebbe capace di dissimulare con tale arte l'ipocrisia ed il tradimento?"
Presa la propria decisione, Milo espanse il proprio cosmo: "Non sopporterò oltre le turpi menzogne che pronunci! Se il Restriction non è stato sufficiente ad avere ragione di te, userò il colpo supremo della Costellazione dello Scorpione, il Lampo Scarlatto che trafigge il corpo e non lascia scampo alcuno! A te, traditore! SCARLET NEEDLE!!!"
Ancora una volta, Albione scagliò la sua catena col pendente a forma di croce per proteggersi dall'assalto, ma questa volta il Rolling Defence fu vano; senza sforzo alcuno, il lampo rosso scaturito dall'unghia di Milo oltrepassò le maglie della catena e si conficcò in prossimità della spalla sinistra di Albione, perforandone le vestigia d'Argento e causandogli un lancinante dolore, che lo fece urlare a squarciagola.
"Aaaaaaaaaaaargh!"
Tenendosi la ferita con la mano, Albione cadde su un ginocchio, mentre ancora il suo volto si contorceva per gli spasmi di dolore.
Milo gli si avvicinò, rivelandogli il terribile potere della sua arma. "Il dolore che avverti è l'atroce puntura dell'Ago Scarlatto, l'arma suprema dello Scorpione Celeste; tanto piccola la ferita che provoca, quanto acuta l'agonia che causa. Quindici sono le punture che posso infliggere, tante quante le stelle che compongono la Costellazione che mi guida. Lentamente le scolpisco sul corpo del mio avversario, dandogli il tempo di scegliere fra la resa e la morte. Ma a te, spergiuro, non è consentito godere di questo privilegio. Subirai, una dopo l'altra, tutte le trafitture dell'Ago Scarlatto, finchè la morte non giunga pietosa a darti l'ultimo sollievo, benchè da te immeritato, cane mentitore!"
Milo stese di nuovo la mano, e la minacciosa unghia scarlatta fu pronta a scagliare un secondo atroce lampo foriero di indicibile dolore. Ma proprio mentre il fosco bagliore rossastro ammantava l'unghia di Milo, gli occhi di Albione si illuminarono, ed egli partì al contrattacco, lanciando entrambe le sue catene.
"HUNDRED CHAINS DANCE!!!!"
All'improvviso, le due catene di cui era armata la Veste di Cefeo si moltiplicarono a decine, saettando in ogni direzione e poi convergendo verso Milo. Questi non si turbò affatto, e rapido come un fulmine, schivando e parando, evitò tutti i fendenti dell'attacco di Albione.
"Ben misera tecnica questa-commentò Milo- sii contento di avere ritardato di qualche istante la tua fine, in nulla di più potevi sperare. Ed ora, preparati a ricevere nuovamente l'Ago dello Scorpione!"
Ma Albione non si scompose, ed ammonì Milo: "Sei proprio convinto di potermi colpire ancora, Scorpione? Osserva bene il tuo braccio."
Milo volse lo sguardo sul proprio braccio destro, attorno a cui vide avvolta la catena di Albione, che inavvertitamente lo aveva saldamente avvinto mentre egli era impegnato a schivare i fendenti delle catene illusorie. Benchè notevolmente stupito, Milo non perse tuttavia la propria sicurezza:"Complimenti, sei riuscito a penetrare la mia difesa legandomi al braccio questo inutile braccialetto! E credi che ciò ti basti ad evitare l'aculeo del Sacro Scorpione? Osserva come mi libero di questo patetico legaccio!"
Milo espanse il cosmo, facendo per sbrogliare la catena che gli avvinghiava l'arto, ma con grande stupore si accorse che la cosa non aveva effetto: l'arma di Albione rimaneva saldamente ancorata al braccio destro, trattenendolo ed impedendogli di sferrare nuovamente lo Scarlet Needle.
"Questo è impossibile!-pensò Milo sbalordito- come può la catena di un Cavaliere d'Argento tenere avvinto chi indossa una delle supreme Vesti dorate?! E pure non è inganno; il suo cosmo riesce a contrastare il mio!"
Non meno sbalordito di Milo, da dietro la roccia che lo celava alla vista dei due contendenti, Aphrodite osservava: "Dunque la fama di Albione, da cui il Pontefice mi aveva messo in guardia, non è usurpata! Veramente il suo cosmo emana dorati bagliori, simili a quelli che scaturiscono dalla celeste possanza di noi Cavalieri d'Oro! Davvero questo duello si protrarrà più a lungo del previsto..."
Lo sfoggio di potere di Albione stava facendo vacillare la mente del Cavaliere dell'Ottavo Tempio.
"Dea Athena... com'è possibile che un cosmo sì vasto e puro alberghi in costui, un vile in cui non si trovano né fede né lealtà... che le sue parole siano veritiere? Dovrei dunque dubitare del Sommo Sacerdote, che da decenni veglia sulla pace del mondo in veste di portavoce della dea della Giustizia cui ho giurato fedeltà?"
Accorgendosi che il dubbio stava penetrando la mente di Milo, Albione ne approfittò per cercare ancora di sollevare il velo dai suoi occhi: "Sento il tuo cosmo agitarsi inquieto, Cavaliere di Scorpio, e ne hai ben motivo! Se veramente sei Cavaliere devoto ad Athena ed alla Pace, il tuo cuore non può tardare a rendersi conto della veridicità delle mie parole! Il Male e l'Ingiustizia sono penetrati nel cuore del Sacro Santuario, ed indossando una candida veste menzognera condurranno il mondo in un'era oscura! Usa la tua forza contro di essi, non contro chi, come il mio discepolo ed i suoi compagni, li combatte!"
Quelle parole, però, ebbero l'effetto di far infuriare maggiormente il Cavaliere di Scorpio: "Ora basta! La saggezza e la bontà del Sommo Pontefice sono universalmente note! Come si può credere a parole sì prive di senso?! L'ingiustizia di cui favoleggi non potrebbe penetrare così facilmente nella roccaforte più Sacra e meglio sorvegliata!! Tu menti, è palese!"
Ancora una volta Milo espanse il proprio cosmo, ma Albione fece altrettanto, resistendogli sia pure a fatica, rendendo impossibile superare lo stallo. Ma l'astuzia del Grande Sacerdote, che aveva previsto un simile esito, stava per intervenire nella persona del Guardiano del Dodicesimo Tempio.
"Tu hai parlato troppo, Albione di Cefeo-pensò Aphrodite- è tempo che la tua vita si spenga, sicchè tu non costituisca più una minaccia per i piani del Sommo Pontefice, unico e solo in grado di portare la Giustizia a questo mondo."
Così pensando, il Cavaliere dei Pesci con gesto fulmineo scagliò la Rosa Rossa che teneva saldamente fra le labbra all'indirizzo di Albione, mentre entrambi i contendenti erano concentrati l'uno sull'altro, ed impossibilitati ad accorgersene. Il letale fiore saettò verso il braccio destro del Cavaliere d'Argento, sfiorandolo con una delle sue spine e iniettandogli il fatale veleno di cui era pervaso. L'istante successivo, Albione sentì il suo cosmo affievolirsi e divenire appena un'ombra di ciò che era stato sino ad un attimo prima. Nel contempo, Scorpio non aveva certo attenuato l'impeto del proprio, cosìcchè l'attacco a tradimento di Aphrodite fu fatale: l'irruenza di Milo travolse il Cavaliere d'Argento, impossibilitato a difendersi ancora benchè all'insaputa del cavaliere di Scorpio. La catena, non più sostenuta da un cosmo ridotto al lumicino, sciolse il suo abbraccio, e l'Ago Scarlatto fu libero di scatenare tutto il suo mortifero potere.
"Finalmente il tuo cosmo ha ceduto-gridò Milo- è la prova delle falsità che ti uscivano di bocca! Incontra la punizione che spetta ai traditori! SCARLET NEEDLE!!!"
Senza pietà e senza fallo, le restanti punture della tecnica di Milo trafissero il corpo di Albione, strappandogli la vita all'istante. Lo sfortunato e nobile Cavaliere d'Argento cadde supino esalando l'ultimo respiro, con la sola consolazione di avere perlomeno salvato la vita dei suoi amati allievi.
Milo rimase qualche istante ad osservarne le spoglie inanimate, poi si allontanò, rimuginando fra sé: "Non era guerriero di scarso valore...in lui albergava una forza propria di chi crede fermamente nella giustizia...debbo ammettere che il mio cuore è confuso."
Ma fatti pochi passi, scacciò quelle cupe ombre dalla sua mente: "No! La mia giusta forza lo ha annichilito, è riuscito a trattenermi solo per pochi istanti compiendo uno sforzo sovrumano. Ridicolo pensare di prestare fede a evidenti menzogne; l'Ingiustizia non alberga al Santuario, è un'assurdità che non merita di essere contemplata neppure per un istante."
Recuperata la propria fiducia, Milo si allontanò... ma anche se non voleva ammetterlo, un dubbio continuava a velarne l'animo, dubbio che avrebbe dovuto attendere la sanguinosa battaglia delle Dodici Case per svelarsi in tutta la sua dolorosa verità.
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Quando fu tutto finito, e Milo aveva già abbandonato quel luogo, June, Rheda e Spica, salvati dalla furia del Cavaliere d'Oro dall'intervento del proprio maestro, tornarono sul posto dopo aver avvertito il dileguarsi dei cosmi che prima infuriavano battaglieri, e non poterono fare altro che constatare la dipartita del loro mentore. June si accasciò al suolo, singhiozzando vicino alla salma di Albione, mentre poco distanti Rheda e Spica osservavano il tutto colmi di risentimento.
"Ciò che è accaduto ad Albione costituisce giusta punizione per il suo essersi schierato al fianco di un traditore-esordì Rheda- Era stato avvertito!"
"Hai ragione Rheda- continuò Spica- Tutto ciò è comunque dovuto a quel disertore di Shun! Dovremmo porre rimedio a questa situazione, prima di incorrere nel medesimo destino toccato in sorte ad Albione!"
"E lo faremo!- stabilì Rheda- Ci recheremo in Giappone, dove si trova ora il traditore, lo uccideremo e ne porteremo la testa al Santuario, per offrirla in segno di scusa al Sommo Pontefice. In tal modo allontaneremo dal nostro capo la sua collera, ed al contempo laveremo il nostro onore vendicando l'onta che subimmo per mano sua!"
"Quale superbo fondamento su cui costruire la nostra vendetta!"-annuì Spica, sorridendo.
Frattanto, ignara dei discorsi dei due, June del Camaleonte seguitava a piangere sul corpo del maestro, quando notò qualcosa di strano accanto al cadavere: poco vicino alle spoglie di Albione, giaceva al suolo una splendida rosa rossa.
"Una rosa?"- pensò June- "Com'è possibile? La natura ostile di quest'arida terra non consente a simili fiori di germogliare... da quando infante giunsi qui per essere addestrata dal Maestro, non ne vidi mai uno...perchè ora questa rosa si trova qui? E'forse un prodigio misterioso...o qualcosa di diverso? Che sia...la firma dell'assassino del maestro? Eppure quel potentissimo Cavaliere d'Oro che ha combattuto ed ucciso Albione non recava seco alcun fiore...che significa?"
Tuttavia, June non rimase molto tempo a rimuginare sulla cosa, poiché un altro pensiero ben più angoscioso le si fece largo nel cuore: "Shun! Lui è in guerra aperta col Santuario...ed i suoi nemici hanno un potere così grande! Lo uccideranno! Devo correre ad avvisarlo! Devo impedirgli di combattere!"
E così, i tre giovani, sia pure per motivi molto diversi, decisero quasi all'unisono di intraprendere un viaggio in Giappone, alla ricerca di colui che fu loro compagno di addestramento.
Poco dopo che si furono allontanati anch'essi, l'ultimo attore del tragico spettacolo avvenuto in quel lugubre giorno, ormai sicuro di non poter essere notato né da Milo né da altri, raggiunse il luogo ove giaceva l'uomo ucciso a causa sua.
"Quale barbarie"-disse tra sè Aphrodite, sorridendo sprezzante- la mia Rosa di splendida bellezza armata ti avrebbe scortato al sonno eterno senza dolore alcuno, perduto in un'estasi indicibile, o Albione...invece Milo ha reciso con violenza il fiore della tua vita, negandoti anche questa consolazione. Ma non avertene a male, dopotutto giusto contrappasso hai sofferto, per avere stoltamente osato cercare di intralciare il luminoso cammino del Pontefice. Ma non sarai solo per molto nell'Ade: presto quei cavalieri da poco che osano opporsi al Santuario ti raggiungeranno, e con essi il tuo amato discepolo. Insieme potrete continuare a favellare di vera giustizia e di Athena, persi tra le ombre dell'Aldilà...ah ah ah!"
Tronfio e altero, Aphrodite si avvolse nel mantello, pronto a fare ritorno al Santuario dove avrebbe comunicato al Pontefice il felice esito della sua missione di sicario... ignaro però che, di lì a poco, sarebbe esplosa una battaglia senza precedenti nella storia al grande Santuario di Atene, in cui anch'egli avrebbe subito il giusto contrappasso per mano di colui che di Albione era stato il più caro discepolo. Mentre le ombre del crepuscolo si allungavano sulla tetra ed inospitale Isola di Andromeda, nel cielo così lontano, e pur così vicino, le scintillanti stelle della Costellazione che portava il medesimo nome dell'Isola iniziarono a brillare più intensamente, in segno di doloroso saluto al Cavaliere di Cefeo, proiettando la loro luce sino a sfidare quelle della vicina Costellazione dei Pesci...
FINE