L'Ultima Risata
Una Fanfic di Brian Doyle
Ormai sono vecchio, e gli anni non sono stati clementi.
Il mio corpo, un tempo giovane e forte, è piegato dal peso di troppi anni. Ho bisogno di un supporto per camminare, e, quando lo faccio, arrivo a fatica nella stanza accanto prima di dover riposare.
I miei capelli, un tempo verdi e lunghi, assunsero una strana tonalità verdognola quando i primi fili bianchi apparvero. Ora ne sono rimasti così pochi che non vale quasi la pena di averli.
Nella stanza accanto posso sentire i pronipoti di Pegasus che giocano con la loro nonna. Li avrebbe adorati tutti, dentro di se è stato anche lui un ragazzino per tutta la vita. Credo che fosse questo a renderlo il cavaliere più forte, noi eravamo più potenti e versatili, ma lui aveva sempre con se quest'intramontabile fiducia nel futuro.
Eh, il piccolo Shinji gli assomiglia in maniera incredibile, ma è la giovane Isabel ad aver ereditato il suo spirito, è una ragazzina incorreggibile, prova sempre qualcosa di nuovo, è sempre pronta ad esplorare, senza preoccuparsi dei possibili pericoli. L'avrebbe amata con tutto il cuore, anche se il suo nome gli avrebbe potuto dare qualche ricordo spiacevole.
Oramai penso sempre a loro e mi mancano tutti, sia mio fratello che i miei fratellastri, che mi erano altrettanto cari. Ed anche la Dea, che per noi era quasi una sorella. Ne abbiamo passate tante insieme, dal giorno in cui siamo arrivati alla Fondazione, fino… beh… alla fine.
Abbiamo combattuto contro folli che credevano di poter diventare Dei, e poi contro gli Dei stessi; Gemini ed Ilda, Nettuno ed Hades, Zeus, Crono ed i suoi Titani. Li abbiamo affrontati tutti, ed abbiamo vinto. E quando finalmente, dopo tutte le nostre avventure, siamo tornati sulla Terra, abbiamo pensato di aver finalmente guadagnato il diritto di vivere in pace per il resto delle nostre vite, di mettere gli Dei da parte e tornare ad una vita normale.
Anche con tutto quello che avevamo visto, eravamo così ingenui, così fiduciosi nei nostri poteri. Avevamo "combattuto per il bene con tutte le nostre forze". Ora saremmo potuti invecchiare insieme in pace… Hah!
Avremmo dovuto ricordare che le Parche non amano gli umani che si immischiano negli affari degli Dei.
Si, avevamo ucciso il corpo di Hades, ma non si può uccidere un fatto della vita. La gente non smise di morire, le anime non smisero di andare in Ade. In qualche strano modo, Hades era rimasto, incapace di incarnarsi, ma ancora consapevole. Lui e le altre Manifestazioni della Morte non presero bene il nostro assalto su uno di loro, e la loro vendetta fu sottile e crudele.
Avemmo due buoni anni, potemmo rilassarci un pò ed avere le nostre "vite normali". Fu un periodo appena sufficiente per farci imparare ad apprezzare il bello della vita. Poi le cose iniziarono ad andare male.
Pegasus morì il giorno in cui nacque suo figlio. Gli fu permesso di godersi sua figlia per un paio d'anni, ma il suo desiderio per un figlio maschio era così evidente da essere quasi divertente.
Quando scoprì che stava per avere un ragazzino tutto suo da crescere lo vidi felice come non mai. Iniziò a pianificare questo, a preparare quello, per il figlio sarebbe stato tutto quello che suo padre non era stato per lui. E se la sarebbe cavata davvero bene. Non fraintendetemi, amava le sue figlie gemelle alla follia (nonostante alcuni commenti in cui diceva che nella sua vita i gemelli non avevano fatto altro che combinare guai), ma questo figlio sarebbe stato tutto per lui.
E proprio nel giorno in cui il piccolo Pegasus nacque, suo padre ebbe un embolo cerebrale. Del tutto inaspettato, fatale all'istante. Niente di quel che avremmo potuto fare lo avrebbe aiutato in alcun modo. Non si trattava di un nemico che potesse essere battuto, o sconfitto con tecniche di combattimento e col cosmo, e neanche con i poteri di una Dea incarnata. Fu un evento medico naturale (anche se tutti noi avemmo i nostri dubbi a riguardo), che semplicemente… accadde, e quando ce ne accorgemmo, lui se ne era già andato.
Pur sapendo quel che c'era stato tra Isabel e Pegasus, al comando di Atena il nuovo cavaliere del Cancro, Constantin, viaggiò nel regno della morte insieme a me e Sirio. Speravamo di convincere la sua anima a ritornare, ma fu tutto inutile, era andato dall'altra parte. Qualcosa aveva scavalcato il suo Ottavo Senso, e non riuscimmo mai a scoprire che cosa, anche se avemmo i nostri sospetti.
Ne fummo devastati, era stato il primo di noi, ed il migliore, l'unico capace di tenere insieme un gruppo fatto da individui così diversi, a volte anche solo seccandoci tutti alla stessa maniera (Mi sono sempre chiesto quanto di quello fosse voluto, Pegasus è sempre stato più intelligente di quanto lasciasse apparire).
Ovviamente anche sua moglie ne fu devastata, ma tenne duro e riuscì a crescere bene tutti i loro tre figli (La Fondazione fece in modo che non avesse bisogno di nulla di materiale, ma come i miei 98 fratellastri, mio fratello ed io potremmo testimoniare, questo non basta a fare un bravo genitore). Anche Patricia l'aiutò, e rimase sempre al fianco di quel che restava della sua famiglia.
Il piccolo Pegasus crebbe in un uomo del quale il padre sarebbe stato fiero, non solo perchè divenne un chitarrista classico (Abbiamo sempre saputo che Pegasus avrebbe adorato fare quel lavoro), ma semplicemente perchè fu un brav'uomo, uno di quelli che si desidera sempre incontrare. Sono ancora fiero di averlo conosciuto, e di avergli potuto parlare di suo padre.
Ma ora sto cambiando discorso. A volte mi capita di questi tempi, la mente è ancora acuta, ma i ricordi diventano annebbiati, specie quando ce ne sono così tanti.
Qualche tempo dopo dovemmo affrontare un folle chiamato l'Evangelista, con i suoi quattro cavalieri: Guerra, Carestia, Pestilenza e Morte. Minacciarono Tokio, e così, ovviamente, i Cavalieri di Atena dovettero sconfiggerli.
Alla fine avemmo la meglio, erano a stento al livello dei Titani o degli Spectre. Cristal sconfisse Pestilenza, intrappolandolo nel ghiaccio, io ebbi la meglio su Guerra (ricordo ancora la discussione che avemmo sulle motivazioni di una battaglia, andando avanti divenne alquanto astratta, ma fu anche affascinante), Sirio eliminò Carestia e Phoenix vinse Morte (era abituato a farlo, disse).
Questo evento tuttavia mostrò quanto ci mancava Pegasus, e diede il via allo scioglimento della squadra. Pian piano andammo per le nostre strade, e fra noi le cose non furono mai più le stesse.
Sirio tornò ai Cinque Picchi poco dopo il funerale, e da allora lo vedemmo molto di rado, anche se ci raggiunse per affrontare i Cavalieri. Per natura era sempre stato solitario ed introverso e, con la scomparsa di Pegasus, se n'era andato il suo unico legame col mondo reale. Cercammo di coinvolgerlo in altre attività, ma noi stessi eravamo ancora sotto shock, e fermarlo lo avrebbe fatto solo sentire peggio.
Fiore di Luna cercò di sollevarlo il più a lungo possibile, ma, dopo aver perso un padre con la morte di Dohko, il cambiamento di Sirio fu un peso eccessivo da sostenere a lungo. Non molto tempo dopo scomparve dai Cinque Picchi, e, pur sapendo che Isabel ne aveva seguito le tracce (a volte penso che segua le tracce di tutti !), non la vedemmo mai più. Mi piace pensare che abbia trovato la felicità, ovunque sia andata.
So anche che Sirio aveva preso almeno un'allieva finchè era ai Cinque Picchi. Il suo allenamento con Dohko lo aveva reso un ottimo insegnante, e, pur essendo ormai disilluso nei confronti del mondo, non voleva che la conoscenza e la saggezza che aveva acquisito andassero sprecate. Aveva giurato di non indossare mai più nè l'armatura del Dragone, che aveva fatto regredire alla forma originaria, nè quella di Libra a meno che Atena non fosse in pericolo, così allenò un nuovo cavaliere del Drago.
Qualche anno più tardi, poco tempo dopo aver consegnato l'armatura alla sua allieva, Sirio parve svanire nel nulla.
Noi Cavalieri di Bronzo avevamo un legame così forte che potevamo avvertire i nostri cosmi anche a migliaia di miglia di distanza, ma nell'arco di pochi mesi Sirio lentamente scomparve.
So che Sirio stava facendo alcuni esperimenti col suo cosmo, in modo da raggiungere il Decimo Senso (la cui esistenza non era neppure concepibile fino al combattimento con Crono, ne spiegherei la funzione ma è difficile da spiegare a chi vive in un mondo a sole tre dimensioni di spazio e tempo alla volta, è un concetto che confonderebbe un fisico quantistico).
Alla fine, credo che Sirio sia riuscito a perfezionare quella tecnica, e che sia trasceso, diventando per sempre puro cosmo. Se mi concentro abbastanza posso ancora avvertire le sue vibrazione nell'etere, ma non è rimasto nulla della sua identità.
In un certo senso, credo che "infesti" l'armatura del Dragone, perchè, quando so che Rei sta usando la corazza, posso avvertire tracce del suo spirito che si manifestano attraverso di essa. E' un triste ricordo di quanto abbiamo perduto, ma è bello sapere che sta ancora proteggendo la sua allieva, anche se non è più tra noi.
Rimpiangerò sempre il non avergli parlato un'ultima volta, non aver cercato di dirgli che la sua vita in questo mondo ha avuto un senso. Ma ora, come si dice, è troppo tardi.
Cristal fu quello che ci sorprese di più. Era sempre stato un "Cavaliere di Ghiaccio", sempre in totale controllo delle sue emozioni, capace di non far emergere nulla. Ma perdere Pegasus fu troppo per lui, specie sommato a tutte le altre perdite che aveva avuto in vita, e così ebbe un grave crollo nervoso. Le cure lo cambiarono in modo incredibile, divenne in grado di scaricare le sue emozioni, e ne aveva accumulate più lui in due decenni di vita di quanto molte persone fanno in una vita intera.
Ci vollero mesi, ma quando tornò nel mondo reale era quasi irriconoscibile. Sorrideva. Rideva. Socializzava… di sua volontà ! Divenne il più normale tra noi, iniziò a scherzare, a farsi amici, ad uscire per appuntamenti. Per un pò fui geloso di lui, ma non potevo serbargli rancore per questo momento di felicità che aveva trovato. E poi annunciò che stava per sposarsi ! Pegasus sarebbe stato così felice per lui.
Daisy era diventata una donna splendida, devo ammetterlo. Un suo sorriso illuminava una stanza, ed aveva la risata più contagiosa che avessi mai sentito al di fuori di un bar. Poteva relazionarsi con Cristal più di chiunque altra, avendo preso parte ad alcune delle stranezze che gli avevano rovinato la vita. E quando eravamo insieme, l'amore tra loro era quasi palpabile.
Isabel ufficiò il matrimonio, pochi mortali possono dire di aver avuto la benedizione da una vera Dea. Vorrei solo che Cristal avesse potuto godere più a lungo di questa gioia. L'epidemia che colpì la Siberia nell'estate del '98 fu spaventosamente virulenta, e personalmente penso che potrebbe essere stato un ultimo "dono" del Cavaliere della Pestilenza. Isabel fece il possibile per salvarli, ma il virus danneggiò le vittime a livello genetico, e le sue capacità non furono abbastanza sottili per curarle.
Daisy morì prima, mentre Cristal era di costituzione più forte, ma quando se ne andò, dentro di lui la sua nuova vita scomparve, e per un pò tornò alla sua vecchia personalità. Sapeva di essere condannato, ma passò i suoi ultimi giorni dando conforto alle vittime, come Daisy aveva fatto.
In un certo senso sono felice di averli visti insieme, e, avendo visto Cristal dopo la morte di Daisy, non credo che uno di loro avrebbe potuto vivere a lungo lontano dall'altro.
E poi Phoenix, il mio amato fratello maggiore, anzi la quintessenza del fratello maggiore; iperprotettivo, persino soffocante, al punto da prendersi cura di me probabilmente più di quanto facesse bene ad entrambi. Ed a quale prezzo ? non capì mai che anch'io ero maturato, e che non avevo bisogno di lui tanto quanto immaginava.
Se potessi farlo tornare indietro com'era, persino per un giorno, reciterei il ruolo dell'indifeso fratello minore per sempre.
L'armatura della Fenice continuò a riportarlo in vita, ma non a tenerlo giovane. Invecchiando, raggiunse il punto in cui non voleva più risorgere, ma a quella maledetta armatura non importava, continuava a riportarlo indietro, ed ogni volta in lui c'era un pò meno Phoenix, ed un pò più di… qualcos'altro.
All'inizio non ce ne accorgemmo, eravamo giovani e stavamo tutti cambiando molto e in fretta, ma col passare del tempo divenne chiaro che l'essere che indossava l'armatura della Fenice non era più del tutto umano, e di certo aveva poco in comune con l'uomo che mio fratello era diventato.
Iniziò a portare sempre l'armatura, ed a passare sempre più tempo nel suo vulcano, isolandosi da noi tutti, neppure Isabel poteva parlargli. Cercai di raggiungerlo per giorni, ma ormai c'era così poco di lui da raggiungere che alla fine mi arresi. Poco tempo dopo, il vulcano eruttò, anzi, sembrò un'esplosione nucleare (il cosmo probabilmente ebbe un ruolo nella cosa, ma la distruzione che ne conseguì fu così totale da impedire ogni indagine). Quando riuscimmo a farci strada tra le macerie, trovammo solo l'armatura, nel suo scrigno, sepolta da strati di nuova roccia. In qualche modo, mio fratello aveva trovato la forza di morire, e soprattutto di restare com'era. E' l'unica persona per cui posso dire "spero che resti morto", perchè è l'unico modo in cui può trovare la pace.
Anche Isabel ci lasciò, andando dove non potemmo raggiungerla. Con la scomparsa della maggior parte dei cavalieri di bronzo e con la morte dei cavalieri d'oro, non c'era più nulla a tenerla ancorata al mondo umano, così lasciò che il suo lato divino prendesse il sopravvento sulla personalità umana. La sua saggezza e la sua intelligenza crebbero raggiungendo livelli straordinari, ma lo stesso accadde al suo distacco. Alla fine, la saggezza le permise di comprendere che non poteva più restare sulla Terra come una Dea, o sarebbe diventata corrotta come il fratello Abel. Così, si rinchiuse nel suo tempio al Santuario, e non ne uscì mai più. Mylock, fedele fino alla fine, l'accompagnò, nel suo esilio. Alcuni mesi dopo, nel tempio ci fu un'esplosione di energia cosmica che tutti i cavalieri del mondo avvertirono nel profondo delle loro anime. Fu come una combinazione fra la benedizione di Atena e l'addio di Isabel. Le porte del tempio fusero dall'interno, chiudendosi per sempre, ed ora persino il nuovo Grande Sacerdote ha vietato a chiunque di entrare.
Ho perso Phoenix più di 80 anni fa, e Phoenix è... beh, dire "è vissuto" è dir troppo, diciamo che "è esistito" ben oltre la mezza età. Del nostro piccolo gruppo, ora sono rimasto l'ultimo.
Non indosso la mia armatura da più di mezzo secolo, e, pur sapendo che se io la chiamassi verrebbe lo stesso, mi darebbe un aspetto così ridicolo che usarla è impensabile. Penso che non riuscirei neppure a sopportare lo sforzo di bruciare il mio cosmo. A meno che qualcosa non minacciasse i bambini.
Ero il più giovane tra i Cavalieri di Bronzo, ed ora, con i miei 118 compleanni alle spalle, ho vissuto più a lungo di Pegasus, Sirio e Cristal messi insieme !
Dannazione, tutto quel che voglio è MORIRE ! Dovrebbe essere abbastanza facile per un uomo vecchio come me, no ?
Ma, ovviamente, nel mio caso non lo è.
Hades aveva preparato una punizione speciale per chi lo aveva personalmente scacciato, per il cavaliere di Andromeda che aveva osato respingere "l'onore" di diventare la sua Incarnazione. Mi maledì con un dono che molti sarebbero pronti a tutto per ottenere; la Morte mi ignora, semplicemente non posso morire. Non importa quanto gravi le mie ferite possano essere, la Morte non mi prenderà con se, mi lascerà a soffrire finchè in qualche modo non sarò guarito.
Potrei trovarmi in una situazione in cui ogni fibra del mio essere desidererebbe solo la morte, e vi assicuro che mi ci sono trovato, ma non c'è liberazione per me.
Dieci anni fa ho persino tentato il suicidio, per vedere cosa sarebbe successo. Mi tagliai i polsi (eh eh, Sirio sarebbe stato fiero di me), ma il sangue si limitò ad uscire ed io caddi in uno stato di coma finchè l'organismo non ebbe rimpiazzato le perdite. Ci vollero giorni, e verso la fine, quando ripresi i sensi, fu tremendamente doloroso.
Quando compresi la situazione, decisi che non mi sarei mai sistemato con una persona amata. Fui troppo un codardo per voler sopravvivere qualcuno in quel modo. Questo non vuol dire che non ebbi compagne di tanto in tanto, e furono belle esperienze, ma nulla di permanente.
Considerai tornare all'Isola di Andromeda per fare l'istruttore, ma Nemes ed il nuovo cavaliere di Cefeo se la stavano cavando egregiamente, ed erano entrambi più adatti di me ad insegnare le arti marziali, così mi sentii superfluo. Feci qualche visita di tanto in tanto per discutere della filosofia del combattimento con loro, e per dare qualche consiglio su come aumentare il cosmo agli studenti più avanti, ma non mi fermai mai a lungo, non potevo restare fermo a guardare mentre Nemes invecchiava.
Così tornai alla Fondazione, l'unica altra casa che avessi mai avuto. Isabel aveva lasciato dei generosi stanziamenti per tutti i suoi cavalieri, ma i miei bisogni erano, e sono sempre stati, semplici.
In realtà per un pò feci davvero l'insegnante, in religione e mitologia all'università di Tokio (beh, avevo una bella esperienza in entrambe). Diventai una specie di celebrità, ed a volte registro ancora delle lezioni, ma fui sempre trattato come una sorta di stranezza. Nel mondo in molti sono al corrente dell'esistenza di esseri divini, ma preferiscono ignorare la cosa se possono, li inquieta.
Per fortuna ho sempre avuto dei bambini attorno, e tutti i figli, nipoti e bisnipoti di Pegasus sembrano fieri del loro "Zio Andromeda". Non sono più capace di muovermi come un tempo, ma sono sempre pronto a difenderli contro… qualsiasi cosa potesse minacciarli. Non ditelo a Mayumi (una delle figlie di Pegasus Jr.), ma tengo ancora un pezzo dell'armatura di Andromeda nella mia stanza, uno dei bracciali. E' ancora sotto il mio controllo, ed a volte lo uso per divertire i bambini, facendo danzare la catena sul pavimento come un serpente. Forse non è il modo migliore di usare un'armatura, ma credo di averne guadagnato il diritto. E poi… non si sa mai, no ?
E sapete qual'è la cosa veramente assurda in tutto ciò ? Ora che giacio in questo letto, nel quale di questi tempi spendo la maggior parte dei miei giorni, capisco che, se potessi vivere di nuovo, farei _esattamente_ le stesse scelte della prima volta. Ho vissuto delle vere avventure, ed ho avuto i migliori compagni che un uomo possa desiderare, non scambierei quei tempi con niente.
La natura di Andromeda è sacrificio, e, nonostante il mio stato d'animo attuale, credo che mi sacrificherei altre mille volte per ottenere le vittorie che abbiamo avuto. Ho amato e sono stato amato, ed ho contribuito a salvare le vite di innocenti dalla distruzione. Credo che nessuno possa chiedere una vita migliore di questa.
Quando Shakespeare scrisse "Morte, dov'e' il tuo pungiglione ?", intendeva compiere un atto di sfida contro il Tristo Mietitore, ma per me questa è una semplice, genuina, domanda.
Hades ha avuto la sua vendetta finale sui Cavalieri di Atena, e sembra che il suo ultimo trucco durerà molto, molto a lungo.
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Fine
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