CAPITOLO VENTITREESIMO: I CAVALIERI DELLE STELLE.

Una gran folla in fuga si ammassava caoticamente in piazza Konak, il centro storico di Smirne, nell’Anatolia Occidentale, tentando di trovare un qualsiasi riparo che la proteggesse dalla marea nera che aveva invaso il cielo. All’inizio erano state scambiate per nuvole, poi per un immenso stormo di uccelli. Infine si erano rivelate per quello che erano. Nient’altro che ombre.

Era subito scoppiato il caos, con gruppi di persone che fuggivano ovunque, gridando disperate di fronte a quell’ammasso di tenebre giunto dal mare. Le autorità, prontamente allertate, avevano inviato prima le forze dell’ordine, poi addirittura l’esercito, ma tutti avevano incontrato la stessa tragica fine. Caduti, trapassati da parte a parte dalle ombre che fluttuavano in cielo e parevano cibarsi di ogni stilla di linfa vitale che potevano fare propria. Per realizzare quell’unico sogno che Flegias aveva instillato in loro. Smettere di essere solo fatue evanescenze ma concretizzarsi in solide entità.

"Terribile piano è il loro!" –Commentò Jonathan, il Cavaliere dei Sogni, arrivando in città e osservando la marea nera dilagare al suo interno, invadendo le strade e i vicoli del porto, saturandoli con la sua oscurità. –"Se dovesse realizzarsi, se davvero le ombre riuscissero a divenire solide…"

"Sarebbe l’esercito più potente che abbia mai solcato questa Terra!" –Concluse Reis, Cavaliere di Luce, in piedi vicino a lui. –"Un esercito che nessuno sarebbe in grado di sconfiggere!"

"Dobbiamo impedire che accada!" –Esclamò il ragazzo, stringendo in una salda presa lo Scettro d’Oro.

"Siamo qui per questo!" –Annuì Reis, prima di lanciarsi insieme a Jonathan in una corsa attraverso le strade di Smirne, fino a raggiungere piazza Konak.

La loro apparizione non fece che aumentare lo stupore, e il terrore nell’animo delle persone, in preda a un panico incontrollabile. Reis sorrise, immaginando che non fosse troppo normale vedere uomini rivestiti di Armature scintillanti circolare nella propria città. Ma non prestò loro troppa attenzione, impegnata come subito si trovò a difendersi dagli attacchi improvvisi delle ombre.

Non appena entrati in piazza infatti, le ombre avevano percepito la loro presenza e si erano lanciate in picchiata contro le nuove prede, terribilmente attratte dal loro cosmo e dalla luce che i loro corpi sprigionavano, rischiarando le tenebre di quel cielo. Jonathan sollevò immediatamente lo Scettro d’Oro, lasciando che sprigionasse un abbagliante ventaglio di luce, che respinse per un momento le ombre, annientandone qualcuna, tanto accecante era lo splendore che emanava.

"Il Primo Saggio non scherzava!" –Commentò. –"Queste creature sembrano vere!"

"Sembrano?! Mi pare che lo siano abbastanza!" –Ironizzò Reis, impegnata ad evitare di essere avvolta da un mucchio di nere figure evanescenti piombate su di lei.

"Sai cosa intendo! C’è qualcosa di terribile e oscuro in loro! Non sono soltanto spiriti erranti, ma qualcosa di più! È come se avessero una, sia pur debole, coscienza di sé, che le spinge a muoversi incessantemente, a fagocitare ogni forma di luce, per ottenere l’energia necessaria! L’energia per essere!"

"La tua acuta capacità di sintesi mi sorprende! Andrei ti ha insegnato bene!" –Esclamò Reis, espandendo il proprio cosmo, che le scivolò addosso come una cascata di stelle. –"Perdonami però se non mi perdo in troppe riflessioni, ma io amo combattere!" –E sollevò la Spada che stringeva in mano, caricando la lama di un’accecante luce che disperse le ombre attorno. –"Spada di Luce!!!" –Gridò, lanciandosi avanti, verso la marea oscura e liberando violenti fendenti di energia dorata che aprirono squarci continui nel mucchio di ombre. Squarci che, poco dopo, nuove ombre andavano subito a richiudere.

Per quanto agile e precisa nel colpire, Reis non ottenne altro risultato e dovette infine fermarsi, stanca per l’azione continuata. Subito, stuoli di ombre piombarono su di lei, avvolgendola in un oscuro abbraccio, desiderose di cibarsi della lucentezza del suo cosmo. Ma la ragazza non si perse d’animo, spalancando le braccia e lasciando che un fiume di stelle scorresse tutto attorno a lei, vorticando impetuoso e travolgendo le orride creature.

"Cascata di luce!!!" –Esclamò Reis, facendo piazza pulita di tutte le ombre che l’avevano circondata. Ma non ebbe neppure tempo per rifiatare che già nuove figure evanescenti le erano addosso, determinate a non darle pace. Determinate soltanto a prendere quel che volevano. La sua linfa vitale. L’essenza cosmica che avrebbe sancito per sempre la loro effettiva esistenza.

"Maledette!!!" –Ringhiò Reis, ancora avvolta nel suo cosmo lucente, agitando la Spada in ogni direzione, fin quasi a sentirsi soffocare da quella cappa di tenebra.

"Scettro d’Oro, illumina la via!!!" –Esclamò infine una squillante voce giovanile, mentre una pioggia di raggi di luce rischiarava il cielo, penetrando le ombre e annientandole all’istante. –"Reis! Stai bene?" –Chiese Jonathan con premura, avvicinandosi alla compagna.

"Ho vissuto momenti migliori!" –Ironizzò lei, ringraziando il Cavaliere delle Stelle. Quindi volsero entrambi lo sguardo verso il cielo, verso la nube nera che sovrastava Smirne e pareva espandersi sempre di più, lungo la costa della penisola anatolica.

Reis non sapeva quante persone fossero già state raggiunte, quante vite fossero state strappate, ma sapeva che Smirne era la terza città più popolosa dell’intera Turchia, un serbatoio di potere a cui le ombre non avrebbero mai rinunciato. Per questo dovevano fermarle, anche a costo di morire. Per questo, in fondo, erano stati addestrati.

Vent’anni prima, quando aveva sentito per la prima volta qualcosa dentro di sé, qualcosa che faceva fatica a spiegare, aveva capito che il suo destino sarebbe stato quello. Un destino di guerra, ma anche un destino di speranza. Era stato proprio l’Antico a trovarla, un’orfana dimenticata in un villaggio del Galles, i cui genitori erano stati portati via da una delle tante periodiche alluvioni. E la bambina avrebbe incontrato il loro stesso destino se, quasi inconsciamente, non avesse creato una cupola di energia dorata attorno al suo corpo, sufficiente per proteggerla dal disastro naturale. Vi era rimasta per giorni, forse per settimane, sospesa in uno stato di trance, dovuto all’eccessivo sforzo a cui si era abbandonata. Ancora inconsapevole dei propri poteri. E del proprio destino.

Quel piccolo barlume di cosmo non era però sfuggito ad Avalon, che aveva inviato il Primo tra tutti i Saggi a controllarne l’origine. E a condurre la bambina sull’Isola Sacra, dove venne iniziata alle arti del cosmo e del combattimento, con un unico obiettivo finale. Lo stesso di Jonathan, di Marins, di Febo e del Comandante Ascanio.

"Lasciare che il sole sorga ancora!" –Mormorò Reis, espandendo il cosmo e gettandosi verso la marea oscura, liberando violenti fendenti di energia che squarciarono le tenebre circostanti.

Improvvisamente le ombre parvero muoversi, spostandosi di lato, fino quasi a disporsi a cerchio attorno a Jonathan e a Reis, lasciando soltanto uno stretto corridoio, dove poco dopo apparvero due individui, rivestiti da Armature nere come la notte.

"Come se un esercito di ombre non fosse sufficiente!" –Commentò Jonathan.

"La prossima volta che mi proponi di uscire insieme, lascia che scelga io il posto del nostro appuntamento!" –Ironizzò Reis.

"Non ho problemi al riguardo! Sempre sperando che ci sia una prossima volta…" –Mormorò Jonathan, osservando i Cavalieri Neri avvicinarsi.

Quello sulla destra era alto all’incirca quanto lui, con folti capelli blu scuro e un viso maschile, rovinato soltanto da una brutta cicatrice sul naso. Indossava un’armatura non troppo coprente, simile a una corazza d’argento dei Cavalieri di Atena, caratterizzata dall’accentuata spigolosità delle sue forme, al punto che pareva uscita dallo studio di un geometra. Il suo compagno era invece un vero colosso e lo superava di quasi un metro in altezza. Ma era anche altrettanto largo, al punto che Jonathan si chiese come riuscisse un simile ammasso di carne a muoversi.

"E soprattutto mi chiedo come riesca a entrare in quella corazza? Se non sapessi che le armature tendono ad adattarsi a chi le indossa, mi verrebbe da credere che gli sia stata forgiata addosso!" –Ironizzò, prima di domandare chi fossero e cosa volessero.

"Il mio nome è Gienah della Croce di Sant’Elena!" –Esclamò l’uomo dall’armatura spigolosa. –"E io sono Bode del Monte Menalo!" –Aggiunse il colosso. –"In quanto a cosa vogliamo, credo che tu già conosca la risposta! Abbiamo il compito di impedirvi qualsiasi azione che possa nuocere all’avanzata dell’Esercito delle Ombre!"

"Flegias ha dunque così timore che i suoi progetti di dominio falliscano da inviare anche dei supervisori?" –Li schernì Jonathan, sollevando lo Scettro d’Oro.

"Umpf! I piani di Flegias non falliscono mai! Tutto ciò che ha progettato in questi anni ha trovato degna realizzazione! Questo non è che l’ultimo tassello del mosaico di tenebra con cui coprirà il mondo!" –Precisò Gienah. –"E se è vostra intenzione opporvi, fatevi dunque avanti, pianterò la croce di Sant’Elena nei vostri cuori!"

"Il solito maschio sbruffone!" –Commentò Reis, avanzando verso di lui, con la Spada di Luce stretta in mano. Ma Jonathan la fermò, trattenendola per un braccio.

"Lascia a me questi due Cavalieri e pensa a tenere a bada le ombre! Siamo qua per impedire la loro avanzata!"

"Vorresti combattere con entrambi?" –Mormorò Reis, con preoccupazione. Ma realizzò che l’osservazione di Jonathan era giusta e che già le ombre stavano muovendo verso l’interno. Se avessero perso altro tempo con i Cavalieri Neri, la loro missione sarebbe certamente fallita. –"La impediremo!" –Affermò con un sorriso, prima di voltarsi e scattare verso la marea nera. –"Ma questo maschilismo lo detesto, ricordatelo Jonny! Voi uomini dovete sempre mettervi in mostra e dimostrare quanto siate forti e bravi in battaglia, forse per nascondere chissà quale altra carenza!" –Ironizzò, strappando a Jonathan un sorriso, prima che questi si voltasse verso i due Cavalieri Neri, espandendo il suo cosmo dorato.

"Rimandare la fine non vi servirà! Entrambi cadrete qua, quest’oggi!" –Esclamò Gienah, scattando avanti, con le braccia avvolte in un’accesa luce bluastra. –"Per mano delle lame di Sant’Elena!" –E, con il continuo roteare degli avambracci, scatenò dei fendenti energetici che saettarono verso Jonathan da ogni direzione, sottili e taglienti, come rapidi affondi di spada. Ma il Cavaliere delle Stelle non si fece prendere alla sprovvista, muovendo lesto lo Scettro e parando con la lunga asta ogni fendente di energia, persino quello più piccolo o quello più laterale.

"I miei complimenti!" –Commentò Gienah, portatosi nel frattempo su un fianco di Jonathan, fermando l’attacco. –"Ci vuole occhio allenato per evitare le mie lame di energia! Occhi che solo uno spadaccino professionista può avere!"

"Non sono uno spadaccino!" –Rispose Jonathan. –"Né ho ricevuto un addestramento simile! Ma, a modo mio, posso dire di avere l’occhio ben allenato!" –Ironizzò, prima di lanciarsi a sua volta avanti, puntando lo scettro verso Gienah e liberando una raffica di fasci di luce dorata, che sfrecciarono nell’aria, abbattendosi sul Cavaliere Nero, che cercò di evitarli scattando di lato. Ma quando comprese che erano troppi decise di affrontarli frontalmente, colpendoli uno ad uno con le sue lame.

Bode, rimasto in disparte, osservò lo scontro tra i due attacchi, la precisa e costante abilità di entrambi nel colpire al punto giusto. E fu quasi invaso dall’invidia, non essendo egli, a causa della sua stazza, né agile né scattante come loro.

"In compenso sono molto potente!" –Si disse, sbattendo un pugno nel palmo dell’altra mano ed espandendo il proprio cosmo, dal colore ocra. Quindi affondò entrambi i pugni nell’asfalto sotto di lui, sollevando un grosso pezzo di strada con le sue robuste braccia e scaraventandolo contro Jonathan, che non ebbe problemi a distruggerlo con un paio di raggi energetici.

Ma nel far questo dovette distrarsi per un momento, permettendo a Gienah di avvicinarsi, con gli avambracci che roteavano come lame di pura energia, e di colpirlo su un fianco, strappandogli un grido di dolore. Prima che il Cavaliere Nero potesse colpirlo di nuovo, Jonathan fu però svelto a muovere lo Scettro d’Oro, sbattendolo contro l’addome di Gienah e scaraventandolo indietro, fino a schiantarsi contro il muro di un palazzo circostante.

Bode approfittò di quel momento per caricare il Cavaliere delle Stelle, a cui sembrò di vedere una montagna crollare su di lui, tanto imponente era la sua mole. Jonathan gli diresse contro alcuni raggi di energia, che stridettero sulla corazza di Bode, senza comunque rallentare la sua corsa. Allora decise di fare altrettanto e si lanciò contro di lui, piantando l’asta dorata nel terreno e usandola per balzare al di sopra del Cavaliere Nero, che rimase sorpreso dall’agilità del ragazzo. Fece per voltarsi, ma Jonathan lo anticipò ancora, colpendolo con un secco colpo di scettro sul mento, spaccandogli l’elmo della corazza e portandogli via anche un paio di denti.

Nonostante la violenza del colpo, Bode rimase comunque in piedi e trovò la forza per afferrare Jonathan per una gamba, prima che toccasse terra, e scaraventarlo via. Il Cavaliere delle Stelle fu abile a compiere una piroetta su se stesso, ma mentre stava per atterrare compostamente in piedi, venne raggiunto da centinaia di fendenti di energia, scagliati da Gienah, rimessosi da poco in piedi.

"Adesso basta!" –Esclamò Jonathan, sprigionando un accecante bagliore con cui spazzò via tutte le lame di energia del Cavaliere di Sant’Elena, obbligando sia lui che il suo compagno a coprirsi gli occhi. Un attimo dopo i due li riaprirono, notando che la luce era calata d’intensità, ma subito vennero accecati nuovamente, quella volta da una direzione diversa. Quindi la luminosità calò di nuovo, prima di abbagliarli ancora, stordendoli ed esponendoli all’assalto del Cavaliere delle Stelle.

"Aberrazione della luce!" –Gridò Jonathan, piombando sui servitori di Flegias, mentre migliaia di raggi di luce risplendevano attorno a loro, senza che potessero capire da dove provenissero. Li videro troppo tardi, quando ormai avevano frantumato le loro corazze.

Jonathan atterrò proprio di fronte a Gienah, muovendo lo Scettro con un colpo a spazzare e spaccandogli il fianco sinistro dell’Armatura della Croce di Sant’Elena, gettandolo a terra sanguinante. Ma quando fece per colpire Bode, sentì le braccia robuste del colosso afferrarlo per le braccia e tirarlo a sé, schiacciandolo con violenza contro il suo corpo.

"Eccoti qua, bel biondino!" –Commentò Bode, con il volto deformato dal sangue che gli colava dalla mascella distrutta. –"Lascia che mi prenda cura di te! Che ne dici di un bel massaggio?!" –E strinse Jonathan a sé con forza maggiore, stritolandolo con le sue braccia possenti, fino a udire scricchiolare la corazza delle stelle e le ossa del ragazzo.

"Ma… maledizione! Lasciami bestione!" –Esclamò Jonathan, dimenandosi. Ma la presa del Cavaliere del Monte Menalo era così forte da mozzargli il respiro. Per un momento le forze gli cedettero e perse la presa dello Scettro d’Oro, che cadde a terra con fragore, rotolando di qualche metro sull’asfalto.

Gienah si avvicinò all’arma, osservandola con interesse. Non sapeva cosa fosse, né da dove provenisse, ma era certo che i suoi poteri fossero grandi, avendola vista in azione fino a poco prima.

"Uno solo dei suoi fasci sembra contenere l’energia di un piccolo sole!" –Commentò, allungando la mano fino a sfiorare la lunga asta. –"Arma pericolosa per il Maestro di Ombre! Arma che potrebbe danneggiare l’Esercito di Tenebra che ha faticosamente costruito!" –Ma non appena la afferrò, deciso a spezzarla o a portarla a Flegias, una violentissima scarica di energia lo travolse, scuotendo tutto il suo corpo e schiantando parte della sua corazza, fino a farlo ricadere a terra.

"Gienah!!!" –Gridò Bode, osservando il compagno esausto sputare sangue e crollare sull’asfalto distrutto. Nonostante i rapporti tra la maggioranza dei Cavalieri Neri fossero di semplice opportunismo, essendo uniti soltanto dal fine comune di servire il Maestro di Ombre, tra Bode e Gienah era sorta una mezza amicizia, dovuta essenzialmente alla simpatia del gigante, e al modo di Gienah di rapportarsi a lui. Era infatti l’unico a non canzonarlo mai per la sua stazza, convinto che in battaglia, a modo suo, avrebbe potuto comunque rendersi utile.

Jonathan approfittò di quel momento di distrazione per far esplodere il suo cosmo, accecando Bode e incendiando parte della sua corazza, obbligandolo ad allentare la presa. Non di molto, ma quanto fu sufficiente a Jonathan per liberare il braccio destro e distenderlo, richiamando a sé lo Scettro d’Oro, che saettò subito nella sua mano. Jonathan lo infilò nello spazio tra il suo corpo e il petto di Bode, usandolo come leva per spingersi indietro, aprendo le braccia del gigante e balzando fuori dalla sua stretta. Atterrato all’esterno, puntò l’asta avanti, colpendo il Cavaliere Nero più volte sull’addome, spaccando la sua corazza fino a sfondarla e a piantare lo Scettro dentro di lui. L’energia cosmica che lo invase fu tremenda e Bode venne percorso da un fremito violento, al punto da crollare all’indietro, scuotendo il terreno con la sua caduta.

"Stolti!" –Esclamò Jonathan, balzando indietro e portandosi a distanza di sicurezza. –"Pretendere di toccare con mano indegna uno dei Talismani del Mondo Antico è quasi pretendere di vedere Dio!"

"I Talismani?!" –Mormorò Gienah, rimettendosi in piedi a fatica e trascinandosi verso il corpo di Bode.

"Proprio così! Armi che nessuno può toccare, se non coloro che i Talismani stessi scelgono come custodi! Una mano impura non potrebbe neppure sfiorarli!"

"Che siano quelli che Flegias ha cercato per anni?!" –Rifletté Gienah. –"E se anche li avesse trovati non avrebbe potuto possederli! Quale ironia!"

"Flegias non ha mai capito cosa fossero i Talismani! Lui ha cercato comuni armi in tutti i templi che ha visitato! Ma la verità era ben lontana dalla sua ricerca! Ricerca che avrebbe potuto evitare se avesse avuto l’insegnamento di Avalon al riguardo!" –Precisò Jonathan. –"Pur tuttavia le paure del Signore dell’Isola Sacra erano fondate! È vero, soltanto i prescelti possono impugnare i Talismani, ma se un uomo malvagio e dal cosmo impuro fosse così forte, così potente, così carico di un cosmo di tenebra da riuscire a sottomettere persino la volontà degli antichi manufatti…"

"Avrebbe potuto asservirli alla sua causa e anziché portare luce avrebbero portato ombra!" –Concluse la frase Gienah, intuendo i pensieri del Cavaliere delle Stelle, e cercando un modo per mettersi in contatto con l’Isola delle Ombre. Ben sapendo che i suoi scarsi poteri mentali non avrebbero potuto giungere così lontano, né superare la cappa di tenebra che la avvolgeva.

Proprio in quel momento Flegias, che amava rimirare il suo volto maschile nella corona nera che Athanor aveva forgiato per lui, gettava un altro pezzo di carne umana nel grande braciere della sua caverna. I resti dei Cavalieri Celesti che avevano osato invadere il suo impero. Alte fiamme nere vorticarono sinuose verso il soffitto, mentre confuse immagini si accavallavano davanti agli occhi del Maestro di Ombre. Concentrandosi, ed espandendo il cosmo, Flegias cercò di focalizzare ciò che voleva vedere. La Turchia. Smirne. Piazza Konak. E i due Cavalieri Neri che venivano travolti da un ragazzino armato di uno Scettro d’Oro.

Flegias storse il naso, deluso da quei due incapaci, troppo teneri per essere i soldati perfetti e sanguinari che avrebbe voluto, quando la sua attenzione fu attirata proprio dallo Scettro. Un’arma che non aveva mai visto. E da colui che lo impugnava, un ragazzino dai capelli biondo cenere che riluceva di mistici bagliori. A quella vista, Flegias avvampò e le fiamme sussultarono, espandendosi per l’intera caverna.

"Avalon!!!" –Mormorò il Maestro di Ombre. –"Puzza di Avalon anche a distanza di miglia! Dunque hai finalmente mosso le tue pedine! Hai trovato i Talismani e li stai usando contro di me! Non so quanti tu ne abbia trovati, ma non ti permetterò di usarli! No! Volgerò la loro luce all’ombra e ne farò araldi del mio potere!" –Ringhiò Flegias, avvolgendosi nel suo mantello scarlatto. E per un attimo si vide in cima al cerchio di pietre dell’Isola Sacra, mentre la mistica energia della natura fluiva dentro di lui, prima che un rogo immenso divorasse ogni cosa, spazzando via quella visione di cui non seppe riconoscere la provenienza. Passata, presente o futura.

"Orochi è al Grande Tempio! E su Iemisch non posso più fare affidamento!" –Rifletté Flegias, che ritenne necessario un intervento immediato contro i Cavalieri di Avalon. –"Pazienza! Vorrà dire che dovrò fare alla vecchia maniera e occuparmene personalmente! Ah ah ah!"

Si tagliò un polso con la sua Spada Infuocata, lasciando che gocce del suo sangue centellinassero nel braciere, alimentando il fuoco della Vista. Una nuova immagine prese consistenza di fronte ai suoi occhi e il Maestro di Ombre riconobbe l’isola di Creta, la cui parte orientale era già stata raggiunta dalla marea nera. Anche là qualcuno combatteva, anche là qualcuno osava opporsi all’avvento dell’ombra. Flegias sogghignò, riconoscendo il volto di uno dei due Cavalieri delle Stelle. Il figlio di un sovrano che aveva ingannato a suo tempo.

"Non ci vediamo da molto tempo, Febo del Sole!" –Sogghignò. –"Credo sia l’ora di una bella rimpatriata! Ah ah ah!" –E si avvolse in un turbine di fiamme e ombra, all’interno del quale scomparve dopo poco.

Gienah non poteva conoscere le azioni di Flegias e si limitò a rimettersi in piedi, per quanto ferito, con una nuova determinazione negli occhi. Vincere Jonathan anche per correre ad informare il Maestro di Ombre. Ma per farlo doveva togliergli la presa dello Scettro e l’impresa era tutt’altro che facile.

"Il vostro spirito guerriero si è già sopito? Dov’è dunque tutto il vostro coraggio?" –Gridò Jonathan, scattando avanti e liberando il suo colpo segreto. –"Aberrazione della luce!" –Nuovamente migliaia di raggi di luce sfrecciarono da ogni direzione contro i due Cavalieri Neri, lampeggiando attorno a loro e stordendoli. Ma Bode ebbe la funzionale idea di usare il suo cosmo per generare una barriera energetica dalla tozza forma di una montagna, con il quale protesse lui e il suo compagno.

"Non supererai le difese del Monte Menalo! Il monte dove Ercole catturò la Cerva dalle Corna d’Oro!" –Ruggì Bode, con le braccia sollevate verso il cielo ed il cosmo sfolgorante attorno a sé.

"Credi che quella barriera basti per proteggervi? Se lo ritieni davvero, allora non hai capito niente del mio attacco!" –Esclamò Jonathan. –"L’aberrazione della luce è un fenomeno che fa apparire deviata, ad un osservatore in moto, la direzione di un raggio luminoso proveniente da un corpo celeste, così come sembrano inclinate le gocce di piaggia che cadono perpendicolarmente al suolo ad un osservatore che cammina velocemente! Allo stesso modo io utilizzo questa tecnica per disorientare i miei avversari, stordendoli con continui lampi di luce provenienti da ogni dove!" –E nel dir questo sollevò nuovamente lo Scettro, mentre migliaia di flash luminosi si accendevano attorno a lui, disturbando la vista dei Cavalieri Neri.

"Non possiamo rimanere passivi! Dobbiamo attaccare!" –Gridò Gienah, uscendo dalla barriera protettiva e incrociando le braccia davanti a sé, fino a creare una x, su cui concentrò il suo cosmo bluastro. –"Croce di Sant’Elena!!!" –E scagliò un violento attacco energetico contro Jonathan, che cercò di difendersi colpendolo in corsa con lo Scettro. Ma l’esplosione che ne seguì lo scaraventò indietro di qualche metro, facendolo ruzzolare sul terreno, mentre Gienah incrociava nuovamente le braccia, liberando una nuova croce di energia cosmica.

Jonathan si gettò a terra, scivolando abilmente tra i rami inferiori della croce, lasciando che gli passassero di lato, strusciando soltanto parti della sua corazza, ma quando fece per rialzarsi si accorse che Bode aveva generato un’immensa montagna di cosmo e l’aveva appena lanciata su di lui. Jonathan cercò di sfrecciar via, ma nella fretta inciampò nel suo stesso Scettro, cadendo a terra e non potendo far altro che sollevare entrambe le braccia per sostenere il peso di quella montagna. Il peso del Monte Menalo.

"Che te pare, Gienah?! Non ti ricorda Atlante?!" –Rise Bode, osservando Jonathan, con un ginocchio a terra, che puntava le mani verso l’alto, per reggere quell’immensa massa che lo stava schiacciando. Una massa formata essenzialmente da cosmo, ma che Bode aveva il potere di rendere terribilmente pesante.

"Atlante lo immaginavo forse più robusto!" –Ironizzò Gienah, approfittando di quel momento per riprendere fiato. Vide lo Scettro d’Oro in terra, a pochi passi da Jonathan, chino sotto il peso del Monte Menalo, e pensò di appropriarsene. Ma il pensiero di una nuova scarica energetica lo fece desistere. –"Dobbiamo ucciderlo! Soltanto così potremo impossessarci dello Scettro, privo ormai del cosmo del suo guardiano!" –E nel dir questo incrociò nuovamente le braccia davanti al petto, ricreando una croce di energia. –"Croce di Sant’Elena!" –Gridò, liberando il suo assalto, che falciò le braccia e le gambe di Jonathan, facendolo cedere, mentre l’immensa massa del Menalo crollava su di lui, schiacciandolo.

"Vittoria!!!" –Gridò Bode. Ma Gienah gli disse di non esultare troppo, poiché avevano ancora un nemico da affrontare. Si voltarono verso l’altro lato della piazza, dove Reis stava affrontando da mezz’ora ormai un nugolo di ombre, disperatamente assetate della luce della sua Spada. Quando i due si mossero per andare da lei, un’abbagliante esplosione li distrasse e si voltarono contemporaneamente per osservare Jonathan risollevarsi da terra, prima appoggiato ad un ginocchio, poi con entrambe le gambe diritte, mentre teneva con le braccia sopra di sé l’immensa mole del Monte Menalo, avvolto in uno sfavillio di stelle.

Così abbagliante era la luce prodotta che molte ombre, intente a lottare con Reis o a vagare per Smirne, furono attratte dalla sua energia vitale, lanciandosi verso di lui. Gienah, stupefatto, incrociò nuovamente le braccia di fronte a sé, ma Jonathan lo anticipò, scaraventando contro di lui l’intera montagna generata da Bode e schiacciandolo sul colpo.

"Gienah!!!" –Gridò Bode, muovendosi per soccorrerlo. Ma Jonathan non gliene diede il tempo, concentrando il cosmo tra le mani.

"Sai dove vanno a finire i sogni?!" –Esclamò, con soddisfazione. –"Secondo Ariosto tutto ciò che l’uomo ha perso va a finire sulla Luna! E indubbiamente, tra le cose che gli uomini tendono a perdere e a dimenticare, vi sono anche i sogni! Ma io credo che essi volino molto più lontano! In un posto dove soltanto le stelle possono arrivare! In un luogo dove nascono le comete!" –Affermò Jonathan, concentrando il cosmo attorno al braccio destro e scattando poi avanti. –"Cometa d’oro! Risplendi!!!" –E scagliò un assalto luminoso e preciso contro Bode, che travolse in pieno il Cavaliere Nero, trapassandolo da parte a parte senza che egli neppure se ne accorgesse. L’ultima cosa che vide, prima di spegnersi, fu lo scintillio di una cometa, che lasciava dietro di sé una scia di polvere di stelle.

Gienah ebbe ancora la forza di rimettersi in piedi, nonostante l’armatura distrutta e numerose ferite sul corpo. E Jonathan, osservandolo, decise di privarlo di ogni sofferenza. Lo colpì con un raggio di energia, mentre incrociava le braccia al petto, scaraventandolo indietro, fino a farlo affondare all’interno della marea nera che li aveva accerchiati. In un attimo le ombre furono su di lui, cibandosi di quel che restava della sua energia vitale. Jonathan volse lo sguardo, disgustato da quello spettacolo e corse ad aiutare Reis, avvolta da un turbine di nere evanescenze.

"Te la sei presa comoda!" –Ironizzò la ragazza, muovendo la Spada di Luce per falciare via quegli strati di tenebra che parevano non avere mai fine.

"Cometa d’oro!!!" –Gridò Jonathan, liberando il suo attacco migliore, che estinse sul colpo alcune decine di ombre, liberando Reis da quella stretta morsa.

La ragazza affiancò subito il compagno, mentre la cappa scura sembrava chiudersi sempre più su di loro. Nonostante combattessero da quasi due ore, non era cambiato fondamentalmente niente, sennonché si sentivano più deboli e spossati.

"Se proprio dobbiamo morire qua, moriremo con onore!" –Esclamò Reis, lasciando che il suo cosmo dorato scivolasse attorno al suo corpo femminile. –"Cascata di luce!!!" –Gridò, liberando i flutti di vivida luce.

"Sciame di comete!!!" –La affiancò Jonathan, dirigendo migliaia di comete dorate contro la massa di ombre, estinguendone alcune, proprio come l’attacco dell’amica. Ma non abbastanza. Non la totalità di esse.

"Il cerchio si stringe!" –Commentò Reis, osservando l’Esercito delle Tenebre accerchiarli sempre di più, limitando i loro spazi di azione e avvolgendoli in una notte senza fine. Sembrava quasi che avessero compreso il pericolo potenziale rappresentato dai due Cavalieri delle Stelle, ma che al tempo stesso ne fossero attratti, vedendovi un serbatoio di energia a cui non potevano fare a meno di attingere.

"Insieme, Reis!" –Gridò Jonathan, sollevando lo Scettro d’Oro verso il cielo.

Ma proprio in quel momento un’ondata immensa di fiamme risplendette in piazza Konak, vorticando attorno ai Cavalieri delle Stelle. A quella visione le ombre parvero disperdersi, impaurite da così tanta luce violenta, da così tanto fuoco astrale capace di divorarle. Persino Jonathan e Reis dovettero coprirsi gli occhi, accecati da tale bagliore, che scoprirono provenire da un uomo rivestito da una splendida armatura luminosa, dai colori rossastri come l’alba. Un uomo che Jonathan conosceva bene.

"So già che Avalon se la prenderà! Ma non potevo restare inerme e perdermi tutto il divertimento!" –Esclamò Andrei, salutando l’allievo.