CAPITOLO VENTIDUESIMO: RANCORE NEL CUORE.
Siderius della Supernova Oscura, il Capitano dell’Ombra predisposto a rubare il futuro agli uomini, era in piedi su una rupe, a pochi metri da Ioria del Leone, l’uomo che un tempo lo aveva iniziato ai segreti del cosmo, proprio lì, al Grande Tempio di Atene. Erano passati cinque anni da allora, ma la rabbia non aveva mai smesso di dominare l’animo di Siderius, che si sentiva umiliato dal Cavaliere d’Oro.
"Si... Siderius!" –Balbettò Ioria, rimettendosi in piedi, quasi non credendo di averlo davvero di fronte. –"Che è successo? Cosa ne hai fatto della tua vita? Ti sei venduto all’ombra?"
"Quello che ho fatto nella vita non è cosa che ti riguardi, maestro!" –Rispose Siderius con sdegno. –"Proprio come non ti è interessata la mia sorte in questi ultimi anni lontano da Atene!"
"Ti sbagli! Ho avuto a cuore il tuo destino!" –Esclamò subito Ioria. –"Ammetto di non essere stato un maestro perfetto, di non averti seguito con costanza come invece era tuo diritto! Ma non è passato giorno in questi anni senza che mi sia augurato di sapere che tu stessi bene, che tu avessi trovato la tua strada, ovunque essa portasse!"
"Porterà alla tua morte, Cavaliere di Leo!" –Ringhiò Siderius, accendendo il suo cosmo di riflessi viola. –"E mi basterà un dito, uno soltanto, per piegarti a me! Per vedere il tuo volto implorare pietà, umiliandoti come tu umiliasti me anni fa!"
"Ma che stai dicendo, Siderius?! Nessuno ha mai voluto umiliarti! Hai soltanto avuto…" – Ma Ioria non riuscì a terminare la frase che venne investito in pieno da un’esplosione improvvisa del cosmo di Siderius.
"Quello che meritavo, vero?!" –Ringhiò il Capitano dell’Ombra. –"Me lo dicesti anche quel giorno e quelle parole mi risuonano dentro tuttora! Perché furono ingiuste! Io non meritavo tale umiliazione! E questa…" –Aggiunse, concentrando il cosmo sull’indice destro e puntandolo contro Ioria. –"…è la mia vendetta! Raggi siderali!!!"
Un fascio di luce viola sfrecciò nell’aria, diretto verso Ioria, che fu svelto a lanciarsi di lato, rotolando sul terreno per non essere travolto. Ma quando si rimise in piedi, una fitta al fianco destro lo piegò di nuovo a terra, mozzandogli il fiato. Il raggio di energia lo aveva comunque raggiunto.
"Com’è possibile?!" –Si chiese il Cavaliere di Leo, certo di aver superato in velocità l’assalto nemico. La corazza d’Oro non aveva segni di danneggiamento, soltanto un filo di fumo saliva dal punto dove era stato raggiunto, quasi fosse il fuoco della pelle che ustionava al di sotto.
"Rotola pure quanto vuoi, non sfuggirai ai miei Raggi siderali! Essi, una volta che io ho deciso il bersaglio, seguono i suoi movimenti, raggiungendolo sempre e comunque!" –Sghignazzò Siderius, puntando nuovamente il dito verso Ioria. –"Non puoi sfuggire al tuo destino!" –E scaricò una nuova raffica di fasci energetici viola.
Ancora una volta Ioria tentò di evitarli, balzando agilmente indietro, atterrando sulle rocce circostanti e spostandosi a zig-zag, per disorientare il nemico. Ma ad ogni balzo doveva ammettere di venire comunque raggiunto dai sottili raggi di Siderius, che sapevano colpire con la precisione di un tracciatore automatico.
"Maledizione!!!" –Si disse Ioria, atterrando nuovamente al suolo, con il corpo che pareva bruciare, tanti erano stati i fasci di energia che lo avevano raggiunto. Fasci che, lasciando intatta l’armatura di Leo, ustionavano la pelle sotto di essa.
Ioria affannò, sudando copiosamente, prima di togliersi l’elmo e gettarlo a terra, di fronte allo sguardo divertito del Capitano dell’Ombra, che voleva guardarlo negli occhi, in quegli stessi occhi che cinque anni prima lo avevano umiliato.
"Prostrati a me!!!" –Ringhiò Siderius. Ma Ioria gli rispose sollevando lo sguardo. Uno sguardo deluso. –"Prostrati, ti ho detto!!!" –E lanciò due nuovi raggi di energia, che Ioria non provò neanche ad evitare, venendo raggiunto alle caviglie e crollando a terra, poggiando le mani sull’arido suolo. Un attimo dopo Siderius fu su di lui, afferrandogli il mento e torcendogli il volto verso l’alto affinché i loro occhi potessero incontrarsi di nuovo. –"Proprio come cinque anni prima! Solo che adesso la situazione si è capovolta! E sono io a tenere il coltello dalla parte del manico! Ah ah ah!"
Ioria, stretto in una morsa dal cosmo del Capitano dell’Ombra, lasciò vagare la mente indietro, ricordando gli anni in cui lo aveva addestrato. I due anni in cui le loro vite, così simili e così piene di rancore, avevano percorso strade parallele.
Era terminata da pochi mesi la guerra contro i Titani, e Ioria si sentiva solo. Lythos e Galan, la sua famiglia, erano scomparsi, Micene non c’era più e anche se gli altri Cavalieri d’Oro avevano iniziato ad accettarlo e a rispettarlo, nonostante fosse il fratello di un traditore, la triste nomea sul suo conto era ancora diffusa. Soltanto Castalia pareva dimostrargli affetto sincero e forse, se non ci fossero state le restrizioni a cui erano soggette le Sacerdotesse Guerriero, da lei avrebbe potuto avere qualcosa di più.
"Se fossimo vissuti in un’altra epoca, se il nostro destino fosse stato diverso…" –Le aveva detto Ioria, una notte di cinque anni prima, mentre guardavano le stelle di Grecia seduti sui leoni di pietra all’ingresso della Quinta Casa.
Castalia aveva sospirato, il volto nascosto dietro la maschera d’argento, rendendosi conto che Ioria aveva ragione, e che qualunque sentimento provasse per lui avrebbe dovuto essere abolito.
"Io non credo nel destino! Non c’ho mai creduto, perché questo significherebbe accettare che mio fratello doveva morire! Ed io non lo crederò mai!" –Aveva commentato Ioria. –"Pur tuttavia questa è la nostra vita, sia che l’abbiamo scelta sia che ci sia stata data in dono, e dobbiamo viverla nel migliore dei modi, rispettando noi stessi e le leggi a cui siamo soggetti! Anche se, talvolta, non è proprio quello che vorremmo!" –Quindi se ne era andato, rientrando nella Quinta Casa e lasciando Castalia sul leone di pietra, ad osservarlo scomparire nelle tenebre dell’interno. Nelle tenebre della sua vita.
Da quel giorno Ioria aveva chiesto al Sacerdote di essere inviato in missioni continue, in parte per lavare l’onta di suo fratello, per ristabilire la bontà del suo nome, in parte per fuggire al tedium vitae che lo attanagliava restando ad Atene. E forse, in fondo al cuore, sperava anche di imbattersi nuovamente in Reis. In quegli occhi blu di cui non si era mai liberato.
Fu durante una delle sue avventure, incaricato dal Grande Sacerdote di risolvere una disputa territoriale tra la Grecia e la Turchia, che aveva incontrato Siderius, il figlio di un ufficiale greco. Morto da poco, in uno scontro a fuoco lungo il confine, il padre non gli aveva lasciato niente, soltanto la rabbia per averlo abbandonato, la rabbia per averlo continuamente lasciato da solo mentre egli era impegnato in azioni di guerra. Il cuore nobile di Ioria aveva subito capito l’angoscia che divorava quel ragazzo di neanche quindici anni, e lo aveva preso sotto la sua cura, portandolo al Grande Tempio per farne un Cavaliere. E forse per surrogare la perdita di Galan e Lythos e avere una nuova famiglia.
Ioria aveva addestrato Siderius per quasi due anni, insegnandogli a prendere confidenza con il cosmo latente dentro di sé. E inizialmente i rapporti tra i due erano stati buoni ed entrambi servivano all’altro, per compensare qualcosa che era mancato loro. Col tempo però, a causa delle molte missioni in cui Ioria spesso era impegnato, che lo trattenevano per settimane fuori da Atene, qualcosa iniziò ad incrinarsi e il clima di fiducia che inizialmente aveva regnato scivolò in malumori continui. E in forti incomprensioni.
"Non sei poi così diverso da mio padre!" –Aveva detto un giorno Siderius, nascondendo la tristezza dietro un velo di rabbia. –"Anche lui aveva sempre altro da fare che occuparsi di me!"
Quelle parole avevano ferito il Cavaliere di Leo, che a Siderius era affezionato, e in cui riponeva fiducia, nonostante forse fosse troppo schivo per dimostrarglielo.
"Sei troppo assente, Ioria!" –Gli aveva fatto notare, in amicizia, Castalia. –"E questa discontinuità non aiuta Siderius a migliorarsi! Né a crescere!"
"Sono impegnato per il Grande Tempio fuori Atene!" –Aveva commentato Ioria.
"Per il Grande Tempio o per te stesso?" –Gli aveva chiesto Castalia. –"Sei sempre così inquieto! A volte, quando mi addormento, mi chiedo se l’indomani ti vedrò o se non sarai in qualche luogo del mondo a combattere contro i tuoi nemici! I fantasmi del passato, primi tra tutti!"
Ioria non aveva risposto, sospirando e ringraziando l’amica per la chiacchierata. Quindi era partito per una nuova missione e quando era tornato Siderius era migliorato ancora, da un punto di vista tecnico, riuscendo a raggiungere uno stadio di sviluppo del cosmo piuttosto avanzato.
"Bruci le tappe, ragazzo!" –Gli aveva detto Ioria con un sorriso. –"Hai imparato in due anni quello che un apprendista Cavaliere impara in quattro!"
"Da soli il tempo passa più lentamente!" –Aveva commentato Siderius, con aria schiva. –"Così preferisco tenermi impegnato, sperando di affrettare i tempi per la mia investitura!"
"Cosa ti fa credere che la meriterai?" –Gli aveva chiesto Ioria. E la risposta di Siderius aveva cambiato tutto.
"Il fatto che so di meritarmela! Sento dentro di me un potere così grande da essere in grado di vincere qualsiasi avversario!" –Aveva esclamato, guardando il suo corpo muscoloso. –"Non ci saranno più lacrime nella vita di Siderius! L’energia che sto accumulando mi permetterà di non perdere più!"
"Non essere troppo sicuro di sé, Siderius! Un Cavaliere deve essere umile e deve saper imparare dagli altri! Talvolta anche dagli avversari!" –Aveva commentato Ioria, ricordando soprattutto Ceo e Iperione, e i loro scontri durante la Titanomachia. Due avversari da cui, ognuno a modo suo, aveva avuto modo di trarre insegnamenti utili.
"In effetti c’è una cosa che vorrei imparare, maestro!" –Aveva esclamato Siderius, sollevando lo sguardo e fissando Ioria con i suoi occhi neri. –"Il vostro colpo massimo! Insegnatemelo, ve ne prego! Con quello sarò invincibile!"
"Il Photon Burst?!" –Aveva sgranato gli occhi Ioria. –"Impossibile! Quel colpo non può essere insegnato! Né addestrerò mai alcun allievo ad usarlo!"
"Perché, maestro? È l’unica cosa che mi manca per diventare veramente forte! Vi prego! Volete privarmi della certezza della vittoria?!" –Aveva gridato Siderius.
"La vittoria non si ottiene con un colpo segreto, Siderius, ma con la capacità che un Cavaliere ha di bruciare il proprio cosmo, sostenuto da motivazioni che crede irrinunciabili! Nessuno combatte solo per il piacere di farlo! Perlomeno non un Cavaliere di Atena!" –Aveva sentenziato Ioria. –"Non ti insegnerò il Photon Burst, né ora mai! È un colpo nato per difendere, non per offendere!"
"Maestro, mi umiliate così…" –Aveva ringhiato Siderius, avvampando.
"Nient’affatto! Ti sto dando la possibilità di mostrare quanto vali! Chi dimostra più valore, secondo te, un soldato dell’esercito, che spara ai nemici con una mitragliatrice, o un indigeno d’Africa che caccia ogni giorno, con le sole mani, tra leoni e predatori, per procurarsi il cibo?"
"Io… io… vi odiooo!!!" –Aveva esclamato Siderius, voltandosi verso Ioria e portando avanti il pugno destro con rabbia, avvolto nel suo cosmo violetto. Ma Ioria non si era mosso di un centimetro, parando il colpo dell’allievo con il palmo della mano, su cui risplendeva il suo cosmo dorato.
"Ho passato gli ultimi mesi nel dubbio, Siderius! Chiedendomi ogni giorno se fossi un valido maestro per te, o se tu non avessi invece bisogno di qualcuno che ti seguisse ogni giorno, insegnandoti, nelle piccole cose, ciò che è giusto e ciò che non lo è! Temo proprio di aver sbagliato tutto con te! Di non essere stato in grado di formare il Cavaliere che dovresti essere un giorno!" –Aveva commentato Ioria, con voce triste.
"Quel giorno è oggi! Sono forte abbastanza per essere Cavaliere!!!" –Aveva ringhiato Siderius, prima che Ioria lo scaraventasse contro un mucchio di rocce con la sola forza del pensiero.
"Io non lo credo… e in fondo al cuore credo che lo sappia anche tu!" –Aveva sospirato Ioria, decretando la fine del suo addestramento e pregandolo di lasciare il Grande Tempio quanto prima.
"Mi cacciate così? Lasciandomi un’altra volta da solo?!" –Aveva ringhiato Siderius. –"Perché?!"
"Ognuno ha quello che merita!" –Aveva commentato Ioria, andandosene.
"E ora ti mostrerò cos’è che meriti tu!" –Esclamò Siderius, riportando Ioria al presente, inginocchiato di fronte a lui, con il mento stretto dalla vigorosa presa del Capitano dell’Ombra e un dito carico di energia cosmica puntato al cranio. –"Ora finalmente laverò l’onta dell’umiliazione di quel giorno! L’umiliazione di essere stato abbandonato una seconda volta, proprio da te, a cui avevo dato fiducia!"
"Lo avevo fatto anch’io! Sbagliando, a quanto vedo!" –Commentò Ioria, accendendo ancora di più la rabbia nello sguardo di Siderius.
"Basta parlare! Muori adesso!!!" –Ringhiò, portando l’indice sotto l’occhio sinistro di Ioria. Ma non fece in tempo a liberare il proprio colpo segreto che il suo braccio venne afferrato dal Cavaliere di Leo, all’altezza del polso, con un movimento così rapido che neppure lo vide. Venne afferrato e stretto con forza, stritolato dal cosmo d’oro del Leone. –"Ma… cosa?!" –Sbraitò, sentendo la corazza schiantarsi.
"Non credere di essere il solo ad aver provato l’abbandono e la delusione! Né di essere l’unico ad aver avvelenato il cuore con troppi rancori, spesso immeritati!" –Esclamò Ioria, avvolto nel suo cosmo luminoso. –"Ma se sei uomo, se lo sei davvero, trovi comunque un modo per andare avanti! Un modo per rimanere te stesso! Se tu, come davvero dici, sei fiero di ciò che sei diventato, una macchina da guerra e niente più, allora ammetto di non aver capito niente di te!" –Senz’altro aggiungere, soltanto un ultimo sguardo, Ioria concentrò il cosmo attorno al pugno destro, sbattendolo con forza contro il petto di Siderius, che venne scaraventato indietro di parecchi metri, schiantandosi contro una parete rocciosa. Proprio come cinque anni prima.
"Tu sia maledetto!!!" –Ringhiò, crollando a terra, con il pettorale della corazza crepato in più punti e il bracciale destro frantumato all’altezza del polso. –"Lo stesso sguardo di allora! Lo odio! Odio quel disprezzo con cui mi guardi, come se fossi la cosa peggiore che ti sia capitata in vita!"
"Questo lo credi tu! Io non l’ho mai pensato, neppure una volta!" –Commentò Ioria, rimettendosi in piedi a fatica.
"Strano modo per coprire le tue manchevolezze, maestro!" –Sputò Siderius, bruciando il proprio cosmo, che invase la piccola valle dove combattevano, stridendo ai piedi di Ioria sotto forma di onde di luce viola. –"E adesso pagherai!!! Raggi siderali!!!" –Gridò, puntando l’indice contro Ioria.
"Umpf! Non ricordi niente del nostro addestramento?" –Esclamò il Cavaliere d’Oro con voce decisa, muovendo il braccio destro velocemente e generando migliaia di fasci di luce, che sfrecciarono nell’aria scontrandosi con i Raggi Siderali di Siderius. –"La prima regola in uno scontro è analizzare le armi nemiche e trovare il modo per neutralizzarle!" –Aggiunse, osservando i due attacchi vanificarsi a vicenda.
"Sta usando i fendenti del Lightning Plasma, anziché per creare un reticolato di luce, per colpire ogni mio singolo raggio di energia!" –Ghignò Siderius irato, aumentando il numero dei suoi strali. Ma Ioria fece altrettanto e l’aria si caricò di scintille generate dall’attrito dei due attacchi. –"Io… non sopporto… di perdere!!!" –Gridò, concentrando il cosmo in un unico immenso raggio di energia, simile ad una bomba di luce, che esplose su Ioria, scaraventandolo indietro.
"Aaah, che soddisfazione!" –Esclamò Siderius, con voce tronfia, cercando di nascondere la stanchezza che l’aveva comunque invaso. –"Pare che l’elenco delle mie vittorie in questi giorni aumenterà cospicuamente! Dopo il Luogotenente dell’Olimpo prenderò anche la vita di un Cavaliere d’Oro! Quale trionfo per un apprendista un tempo rifiutato!"
"Hai ucciso Phantom?!" –Sgranò gli occhi Ioria. Con voce invasa dal terrore e dal dispiacere per il destino del Cavaliere Celeste. E per il pensiero di cosa avrebbe dovuto dire a Castalia.
"Un altro trofeo! Un’altra vittoria!"
"Ti fai vanto dei tuoi successi in battaglia? Non mi sorprende, dopo tutto!" –Affermò Ioria, rimettendosi in piedi e toccandosi lo stomaco dolorante. Ripensò a suo padre, e alle poche ore che in quindici anni aveva trascorso col figlio, in quella vecchia casa della Tessaglia. Metà del tempo a parlare delle sue vittorie, delle decine di turchi ammazzati. L’altra metà a bere e a picchiare un figlio che non capiva, che sembrava volesse soltanto un po’ d’affetto. –"Come saresti potuto crescere diversamente?"
"Se avessi avuto un amico…" –Mormorò Siderius, quasi parlando a se stesso. –"Se non mi fossi illuso di averne trovato uno… Uno per cui valevo davvero qualcosa, e che mi aveva portato via dal fango del mio presente… Forse molte cose sarebbero andate diversamente! Ma non l’ho avuto, e sono rimasto solo! E quando si è soli, si trova un modo per diventare forti!" –Gridò infine, quasi come se il tono della voce potesse cancellare il dolore che aveva provato.
"Ma tu non lo sei diventato! Sei rimasto debole! Perché soltanto i deboli cedono all’ombra! I forti, costi quello che costi, continuano a tirare dritto per la loro strada! Se si crede davvero in qualcosa, se realmente si ha fede, si è pronti a morire pur di dimostrarla!" –Affermò Ioria. Ma Siderius ormai non lo ascoltava più, avendo bruciato il cosmo al massimo, concentrandolo in una sfera di energia viola.
"Basta!!! Ti ucciderò! Esplosione della Supernova!!!" –Gridò, liberando un devastante potere che sfrecciò sul suolo, diretto verso Ioria, che tentò di contrastarlo con una sfera di luce dorata. La mossa, seppur tardiva, risultò efficace e generò un’esplosione che lo scaraventò indietro di qualche metro, facendo tremare il terreno e franare la sporgenza su cui si ergeva Siderius.
Il Capitano dell’Ombra fu abile a creare un disco di energia violacea, su cui si mise in piedi, evitando di rovinare a terra. Ioria si rialzò all’istante, caricando nuovamente il braccio di sfolgorante energia, che diresse verso di lui, per stringerlo in una gabbia di luce.
"Lightning Plasma!!!" –Gridò, ma Siderius sembrava scivolarvi all’interno, guizzando tra le folgori del Leone, per quanto alcune scalfissero comunque la sua corazza. In un attimo fu davanti a Ioria, in piedi sul disco di energia, con due sfere di cosmo incandescente in mano, che subito diresse contro il Cavaliere di Leo, che riuscì ad evitarne una, venendo travolto dall’altra, e sbattuto contro la parete rocciosa retrostante, crollando poi a terra.
Siderius fu subito su di lui, schiacciandolo sulla schiena con il potere del disco di energia, che si espanse generando folgori incandescenti che sfrigolarono sul corpo disteso del Cavaliere di Leo.
"Urla!!! Dimenati!!! Soffri!!! Almeno un po’ di quel che ho sofferto anch’io!" –Gridò Siderius, quasi istericamente. –"Ci ho pensato molto in questi anni, e spesso mi sono detto che avrei preferito morire in quella topaia della Tessaglia che subire l’immeritata umiliazione di quel giorno! Poi, grazie a Flegias, ho capito che potevo avere la mia rivincita, la possibilità di stroncare il futuro degli uomini come tu, anni fa, stroncasti il mio!"
"Non era quella la mia intenzione, Siderius, né mai lo è stata! Ma se ancora non lo capisci, se continui a credere che solo la forza renda gli uomini grandi, allora non vali poi molto!" –Commentò Ioria a denti stretti, stritolato dalle folgori violacee della Supernova Oscura. –"Parli di rubare il futuro agli uomini, quando tu, per primo, ne hai chiuso le porte, rifiutando ogni insegnamento e credendo di sapere già tutto!"
"Non è così, forse?" –Ironizzò Siderius, sollevando infine il disco di energia e spostandosi fino a portarsi di fronte a Ioria, agonizzante davanti a lui.
"No! Non lo è!" –Esclamò il Cavaliere d’Oro, sollevando lo sguardo. E Siderius, per un momento, sembrò avvampare, leggendovi una critica, quasi una condanna. Poi, qualcosa lo spinse a soffermarsi ancora sugli occhi del vecchio maestro e notò, che al di là del verde splendente, trapelava un’immensa tristezza. La stessa di quel giorno. –"Per crescere è necessario imparare anche dai propri errori, perché tutti li facciamo! Con umiltà, bisogna accettare le lezioni di vita! Ed è quello che cercai di fare con te! Ho sbagliato, è vero, ad essere distante e a farti pagare un tedio che era soltanto mio! Ma in questi anni non ti ho mai odiato neanche un giorno!"
"Menti!!!" –Gridò Siderius, con il pugno carico di rabbia e di cosmo.
"Dico il vero! Ma se non vuoi credere a me, crederai alla lucentezza del mio cosmo!" –Aggiunse Ioria, espandendo il proprio cosmo dorato, che avvolse lui e Siderius, prima di concentrarsi in affilate zanne che squarciarono il disco di energia viola. –"Lightning Fang!!!" –Gridò il Cavaliere, piantando il pugno, dal basso, sotto il disco di energia e avvolgendo Siderius in mille fulmini dorati, che schiantarono la sua corazza in più punti, strappandogli grida di dolore.
Con forza, Ioria lo scaraventò indietro, facendolo ruzzolare sul terreno e perdere l’elmo dell’armatura. Quando Siderius si rimise in piedi, con numerose ferite sul corpo, da cui sgorgava parecchio sangue, vide che Ioria si era già messo in posa. Nella posa che aspettava da anni. Quella del colpo che avrebbe voluto possedere.
"Photon Invoke!!!" –Esclamò Ioria, sollevando il braccio destro e tenendolo su con il sinistro, mentre il suo cosmo cresceva oltre ogni immaginazione, generando una galassia che ricoprì l’intera valle in cui i due combattevano da un’ora ormai. –"Cosmos Open!!!"
"Ti sei deciso infine!" –Esclamò Siderius, bruciando il proprio cosmo. –"Mostrami dunque la fede che ti sostiene, vediamo se riuscirà a resistere all’ombra!" –Ma la sicurezza del Capitano dell’Ombra parve vacillare quando vide il cielo coprirsi di stelle, così tante come non ne aveva mai viste prima. Risplendevano, di una luce accecante, simboleggiando l’infinito e oltre. –"Papà!" –Mormorò, distraendosi per un momento e ricordando una notte di quasi dieci anni prima, trascorsa con suo padre sul tetto di casa, a fissare le stelle cadenti.
"Vedi quelle stelle, Zenas?" –Gli aveva detto suo padre. –"Sono le medaglie di un condottiero! Ogni stella simboleggia una vittoria, un successo! Tante quante quelle appuntate sulla mia giacca!"
Zenas aveva sorriso. Forse aveva capito poco, ma era così raro che suo padre si fermasse un po’ con lui che solo la sua presenza era motivo di gioia. Anni dopo, in ricordo di quella notte, aveva deciso di cambiare il suo nome in Siderius, proprio in virtù di cosa rappresentavano per lui le stelle.
"Il futuro…" –Balbettò, mentre il cosmo di Ioria raggiungeva limiti così estremi che mai aveva percepito.
"Photon…" –Gridò il Cavaliere di Leo, incrociando lo sguardo di Siderius. E restando a fissarlo per interminabili secondi, senza che nessuno dei due accennasse ad allontanare lo sguardo.
Fu Ioria, infine, a rompere la tensione, abbassando le braccia e placando il suo cosmo, mentre la galassia da lui generata si spegneva progressivamente.
"Che diavolo stai facendo?!" –Gridò Siderius esterrefatto.
"Te lo dissi cinque anni fa, ma credo rientri tra le cose che non hai capito! Questo colpo non è nato per offendere! No! È nato per difendere! Per proteggere la persona che ho avuto più cara al mondo, e che non ho mai compreso! Sarebbe un insulto, verso il migliore tra i Cavalieri, verso mio fratello, se lo usassi adesso!"
"Il senso dell’onore ti ha reso sciocco, maestro! Insulto o meno, era l’unico modo che avevi per vincermi! L’hai sprecato! Pagane il fio!" –Esclamò Siderius, avvolgendosi nel suo cosmo violaceo e generando un’immensa sfera di energia. –"Esplosione della Supernova!!!"
"Ho ben altre frecce al mio arco! Che risiedono nel ricordo di mio fratello, Micene di Sagitter!" –Rispose Ioria, avvolto nel suo cosmo dorato. –"E adesso te le mostrerò! Ti mostrerò come combatte un Cavaliere di Atena!" –E concentrò il cosmo in due globi di energia incandescente, che crebbero attorno ai suoi pugni, prima di scagliarli contro Siderius. –"Double Bolt!!!"
Le sfere infuocate di Ioria travolsero l’attacco del Capitano dell’Ombra, schiantandosi sul suo petto ed esplodendo al contatto, scaraventandolo in alto, fino a farlo crollare a terra, tra i frammenti della sua corazza. E dei suoi ricordi.
Anche Ioria venne raggiunto dall’assalto di Siderius e sollevato da terra di parecchi metri, ma riuscì comunque ad atterrare, flettendosi sulle ginocchia. Debole, ma soddisfatto per non aver infranto una promessa che aveva fatto a Micene. E prima ancora a se stesso.
A fatica si incamminò verso Siderius, che giaceva disteso in una pozza di sangue, con lo sguardo perso nel cielo. Privo del cosmo di Ioria, adesso appariva per quello che era realmente. Un’ombra immensa, sconfinata, dove stelle non brillavano più.
"Ho fallito con te, Siderius!" –Commentò Ioria, con voce rattristata. –"Due volte! La prima perché come maestro sono stato distante e non ti ho seguito, come Castalia ha invece dedicato sei anni intensi a Pegasus. Eppure, in te ci credevo! Credevo davvero che tu fossi destinato a grandi cose! Dovevi soltanto liberarti dall’odio e dalla diffidenza verso gli altri, per essere stato abbandonato! E qua ho fallito una seconda volta, riuscendo soltanto ad aumentare il tuo rancore! Ma non mi stupisco, dato che non sono mai riuscito a liberarmi dal mio!"
"Io… Ioria…" –Balbettò Siderius, cercando di rialzarsi.
"In realtà, quando partivo in missione, partivo sempre sereno, perché sapevo di lasciare un ragazzo con un enorme potenziale, che anche da solo avrebbe saputo sviluppare le proprie capacità! Forse meglio di quanto avevo fatto io! E cacciarti non è stata una punizione, ma un gesto necessario, per farti crescere, per responsabilizzarti, per insegnarti che la grandezza non sta nel pugno di un uomo…"
"Ma nel suo cuore!" –Lo interruppe Siderius, rimettendosi in piedi e tossendo per lo sforzo.
Ioria annuì, mentre l’allievo allungava un braccio avanti, non per offendere, ma per appoggiarsi sulla spalla del Cavaliere d’Oro, sforzandosi di sorridere. Ma una fitta al costato smorzò il suo tentativo, facendolo accasciare nuovamente.
"Siderius!" –Esclamò Ioria, chinandosi su di lui. Ma Siderius lo scansò prontamente, ricordandogli di essere ancora un suo nemico.
"Sono un Capitano dell’Ombra! Non più l’allievo che cacciasti quel giorno!"
"No! Sei soltanto un traditore!" –Esclamò improvvisamente una terza voce, distraendo Ioria e Siderius, che voltarono lo sguardo verso l’entrata della vallata, dove la figura di un guerriero pareva quasi confondersi con le tenebre circostanti.
"Lo… Lothar?!" –Balbettò Siderius, riconoscendo il Cavaliere del Sudario di Cristo.
"Il maestro Orochi aveva ben ragione di sospettare di te! Del resto, cosa potevamo aspettarci dall’allievo di un Cavaliere d’Oro? Che fallisse!" –Affermò Lothar, avvicinandosi. –"I tuoi sentimenti ti hanno sconfitto, Siderius! Fatti da parte adesso, porterò io la carcassa del Leone d’Oro a Flegias! E chissà che non gli porti anche la tua pelle!"
"Mai!!!" –Ringhiò Siderius, cercando di rimettersi in piedi. Ma Lothar gli puntò contro un dito della mano destra.
"Corona di spine!!!" –Gridò, mentre un cerchio di energia cosmica circondava il cranio di Siderius e acuminate punte penetravano dentro di lui, strappandogli un grido di dolore e prostrandolo al suolo, con le mani alla testa, nel tentativo di porre fine a quel martirio.
"Maledetto!!! Chi diavolo sei?" –Esclamò Ioria, gettandosi su di lui, con il pugno carico di energia.
"Sono Lothar del Sudario di Cristo, Cavaliere di Leo! E sono qua per giudicare i tuoi peccati!"