CAPITOLO VENTESIMO: CONSIGLIO DI GUERRA.
Quando i cosmi di Andromeda, Phoenix e Virgo risplendettero nel cielo sopra il Grande Tempio di Atene, lo stupore sul volto della Dea Guerriera fu evidente. Pegasus, seduto con Ioria e Mur nella Sala delle Udienze, si alzò di scatto, senza riuscire a trattenere un grido di sorpresa, mentre l’accecante bagliore invadeva la stanza, spegnendosi ai piedi di Atena. Anche Cristal, Sirio e Libra erano rientrati al Grande Tempio e stavano parlando proprio con Pegasus degli attacchi subiti ad Asgard e ai Cinque Picchi.
"Andromeda! Phoenix! Virgo!" –Esclamò Lady Isabel, avvicinandosi ai tre Cavalieri, con gli occhi pieni di gioia e luccicanti di lacrime. –"Siete salvi!!!"
"Salvi e sempre pronti a combattere per la giustizia, Dea Atena!" –Commentò subito il Cavaliere di Virgo, il quale, nonostante tenesse gli occhi chiusi, riuscì comunque a leggere i sorrisi sui volti dei compagni. Soprattutto sulle labbra di Ioria.
"Virgo!!!" –Gridò il Cavaliere di Leo, avvicinandosi, con un volto a metà tra lo stupefatto e il gioioso.
"La vita trova sempre un modo per sorprenderci, non è così, Ioria del Leone?" –Esclamò Virgo, abbandonandosi per la prima volta ad un sorriso sincero.
Ioria non rispose, troppo felice per rivedere il compagno che credeva perduto, il compagno che non era riuscito a salvare. Agì d’impulso, com’era suo carattere, tirando Virgo a sé ed abbracciandolo, e quel gesto, nella sua apparente semplicità, stupì ed emozionò al tempo stesso il Cavaliere della Vergine. Che non riuscì a pronunciare nient’altra parola che non un misero, ma sentito, grazie.
Le ore successive Atena le trascorse a parlare con Virgo, Libra e Ioria degli eventi occorsi recentemente, per elaborare una strategia d’azione, alla luce anche dei dettagli riferiti da Ermes, ritornato sull’Olimpo, preoccupato per la salute di Zeus. Pavit, che Atena fu ben lieta di conoscere, fu affidato alle cure di Mur e ricoverato nell’ospedale del Grande Tempio, bisognoso di cure dopo la battaglia ad Angkor.
Pegasus, Sirio, Cristal, Andromeda e Phoenix poterono finalmente trascorrere qualche ora assieme, ritrovandosi, forse per la prima volta dopo tanto tempo, a parlare tra loro. A parlare di loro. Seduti sulla scalinata ai piedi della Statua di Atena, proprio dove Sion l’anno prima li aveva bagnati con il sangue. Sigillando un tacito giuramento, un passaggio di consegne.
"Dov’è Fiore di Luna?" –Domandò Pegasus
"È rimasta con Kiki ai piedi delle Dodici Case! Credo che voglia mostrarle il Grande Tempio, di cui ha sempre sentito parlare, restandone affascinata!" –Rispose Dragone, prima di chiedere a Cristal e Andromeda notizie da Asgard e su Nemes.
"Cieli neri si addensano sulla Cittadella di Asgard!" –Mormorò Cristal, alzando lo sguardo pensieroso. –"Anche se Ilda è taciturna, i suoi occhi hanno tradito una grande ansia! Una paura che non avevo mai visto nella Celebrante di Odino!"
"Questa guerra avrà mai fine?" –Domandò Andromeda, tenendosi la testa tra le mani. E non nascondendo un gemito di dolore.
"Va tutto bene, Andromeda?" –Intervenne Phoenix, in ansia per le condizioni del fratello.
"Sì, sto bene, grazie Phoenix! Io… sono soltanto stanco per le lunghe battaglie!" –Mormorò il ragazzo, toccandosi il collo. Aveva coperto il taglio di Biliku con un fazzoletto, ma a Phoenix non sfuggì comunque il gesto del fratello, e continuò ad osservarlo in silenzio.
"Puoi sempre farti dare un’occhiata da Mur!" –Aggiunse, prima di alzarsi e incamminarsi verso la ringhiera di marmo della terrazza panoramica.
Andromeda scosse la testa, non desiderando disturbare ulteriormente il Cavaliere di Ariete, che sapeva molto impegnato a curare i feriti di quegli stupidi scontri scoppiati all’interno dell’esercito di Atene. Asher, Castalia e Tisifone erano stati imbottiti di sedativi naturali e soltanto un’ora prima avevano ripreso conoscenza, abbandonandosi a qualche passo prudente nel cortile dell’ospedale, desiderosi di un po’ d’aria pura. Ma c’erano soldati le cui condizioni erano decisamente peggiori, vittime delle violenze scatenate dalla rosa di rabbia. Feriti, sfregiati, qualcuno aveva perso pure l’uso delle braccia o delle gambe, mutilati dai propri stessi compagni.
Mur dell’Ariete tuttavia non perdeva la sua sempiterna calma, continuando a girare per i letti dell’ospedale, seguito dalle allieve sacerdotesse, per prestare aiuto ai bisognosi, grazie alle sue conoscenze mediche e ai rimedi naturali che la cultura di Mu gli aveva tramandato.
Fu proprio quando uscì dall’edificio adibito ad infermeria che Mur sentì una voce chiamarlo, dal profondo della sua anima. Una voce antica, forse quanto il mondo, che pareva salutarlo con affetto. Pochi attimi dopo, mentre posava il piede sul primo gradino della scalinata delle Dodici Case, Mur percepì cinque energie cosmiche comparire proprio dietro di lui. Si voltò di scatto, espandendo il cosmo, pronto per combattere, e si imbatté nello sguardo senza tempo di un uomo anziano, lo stesso che gli era apparso nella mente poco prima.
"Felice di rivederti, Cavaliere d’Ariete!" –Esclamò il vecchio, senza muoversi di un passo, appoggiato a un lungo bastone intarsiato, che pareva ricavato dal legno di un albero millenario, tanto nodose erano le sue forme.
"Chi siete?!" –Domandò Mur, stupefatto che avessero potuto giungere fin là, ai piedi della Prima Casa, nonostante gli scudi di Atena proteggessero l’intero Grande Tempio. E spostò lo sguardo sulle quattro figure che accompagnavano l’anziano, due su ogni lato. Quattro Cavalieri che non aveva mai visto, rivestiti da scintillanti armature, dalle forme aerodinamiche, che parevano risplendere nel sole del mattino.
"Amici!" –Rispose il vecchio dalla lunga barba bianca, abbandonandosi a un sorriso. "È trascorso tanto tempo dal nostro primo incontro, Cavaliere di Ariete! All’epoca eri solo un ragazzino, ma leggo nei tuoi occhi lo stesso sguardo curioso e interessato, desideroso di conoscere e di ampliare la propria cultura e le proprie esperienze!" –Aggiunse, fissando Mur con i suoi vividi occhi grigi, che parvero riportarlo indietro nel tempo. Indietro di qualche anno, quasi quindici ormai. Al giorno dell’investitura dei Cavalieri d’Oro.
Per un attimo, a Mur sembrò di rivedere il vecchio saggio sollevare la statua di Nike, quella che Micene aveva messo in salvo assieme ad Atena, e unirla all’Egida, lo scudo della Dea, portato da Sion, all’epoca Gran Sacerdote, in uno scintillante gioco di luci. Ma non ebbe il tempo di porre domande che l’anziano parlò di nuovo.
"Siamo qua per incontrare Atena! Abbiamo bisogno di consigli e di aiuto! Un aiuto che, immaginiamo, sarà reciproco!" –Esclamò, lasciando Mur interdetto.
"Vedere Atena?" –Mormorò preoccupato il custode della Prima Casa. Nonostante avesse percepito chiaramente che il cosmo dell’anziano e dei suoi accompagnatori non fosse ostile, ma benevolo, si trattava comunque di portare cinque sconosciuti, alcuni dei quali armati, a giudicare dalla spada fissata alla cintura di una guerriera, di fronte alla Dea della Giustizia. E in quel particolare frangente così carico di tensione.
"Comprendo le tue incertezze, Cavaliere di Ariete, ed esse rendono onore al tuo ruolo! Se perciò le mie parole, né la purezza del mio cosmo, non bastano per tranquillizzarti, prendi questo anello! Esso è il simbolo del mio potere, e di colui che mi ha inviato per parlare con Atena!" –Esclamò l’anziano, porgendo a Mur un anello d’oro, su cui erano state incise rune in una lingua antica, simile al celtico. Al centro campeggiava una A. –"Lei sicuramente lo riconoscerà!"
Nient’altro aggiunse, l’anziano saggio, ritirandosi con i suoi quattro Cavalieri poco distante, all’ombra di una sporgenza rocciosa, lasciando che Mur raggiungesse Atena, per conferire con lei.
"Aspetteremo qua la sua convocazione!" –Commentò il vecchio, abbandonandosi ad una sottile risata, mentre Mur, ancora stupito dai fatti, iniziava infine a correre lungo la scalinata diretto verso la Tredicesima Casa. Mentalmente il Cavaliere di Ariete contattò Kiki, pregandolo di tenere d’occhio i cinque individui, senza farsi notare, per quanto fosse sicuro che non avessero cattive intenzioni. Non uomini con il cosmo così limpido, come pochi soltanto riescono ad avere! Si disse, raggiungendo infine Atena e spiegandole la situazione, prima di porgerle l’anello dorato.
La Dea Guerriera trasalì, riconoscendo le rune celtiche e il simbolo al centro dell’anello. Un simbolo che lei stessa, secoli addietro, durante la guerra di Britannia aveva ammirato da vicino. Sventolava sulle bandiere dell’esercito di Glastonbury, campeggiava sulle cotte dei Cavalieri che avevano dato la vita per ricacciare indietro il nemico oscuro. E marchiava infine le tombe di coloro che se ne erano andati, fossero Cavalieri di Atena o Celesti, o druidi e servitori dell’Isola Sacra.
Quello era infatti il simbolo di Avalon.
"Conducili qua immediatamente! Te ne prego, Mur!" –Esclamò la Dea, visibilmente agitata. E dentro sé parve ricordare le parole che il Signore dell’Isola Sacra le aveva rivolto in occasione del loro ultimo incontro. Parole che aveva rimosso ma che adesso splendevano vivide davanti ai suoi occhi, marchiate a fuoco nel suo cuore.
"In questo mondo non esiste niente che duri per sempre, Atena! Né la tensione dell’ombra all’oscuramento della luce, né la gioia dei popoli liberi in occasione delle loro vittorie! Tutto è effimero, tutto è vacuo! Tutto è destinato ad essere capovolto, in un ciclo continuo di creazione e distruzione, di luce e di ombra, di genesi e caos!" –Atena aveva sorriso, accomiatandosi da Avalon con Zeus, Ermes e i Cavalieri rimasti in vita, e con il dono che aveva ricevuto dai druidi di Britannia. –"Un giorno combatteremo nuovamente fianco a fianco! Uniti contro l’ombra, uniti per l’ultima guerra!" –Le aveva sorriso il Signore dell’Isola Sacra, sollevando la mano destra e lasciando che le nebbie di Avalon si chiudessero sull’anello che portava al dito. Lo stesso che adesso Lady Isabel osservava sul palmo della sua mano.
"Che sia davvero giunto quel momento? Che stia davvero soffiando il vento dell’ultima guerra?" –Mormorò la Dea, abbandonandosi a un sospiro.
"Prudenza, mia Dea!" –Esclamarono Ioria e Libra. –"Non conosciamo niente di costoro! E anche se si presentano come amici, dobbiamo comunque fare attenzione!"
"Non credo che avremo niente da temere da loro, Cavalieri! Al contrario, avremo molto da sapere!" –Si limitò a rispondere Atena, mentre Mur lasciava nuovamente la Tredicesima Casa per teletrasportarsi, su approvazione della Dea, ai piedi della scalinata di marmo.
"La Dea Atena è lieta di incontrarvi, venerabile saggio!" –Esclamò Mur, chinando lievemente il capo, in segno di rispetto. Quindi si spostò di lato, facendo cenno all’anziano e ai suoi quattro servitori di incamminarsi lungo la scalinata, ma l’uomo gli sfiorò un braccio, invitandolo a camminare al suo fianco.
"E dispensa pure tuo fratello dall’obbligo di badare a noi! Lascia che torni ai suoi giochi, adesso che ne ha ancora la possibilità!" –Sorrise l’anziano, strappando a Mur uno sguardo di sorpresa. Nonostante non l’avesse visto, sentiva che Kiki era poco distante, nascosto dietro qualche roccia, ma non aveva immaginato che anche loro ne avrebbero avvertito la presenza.
Lo avvisò telepaticamente di tornare da Fiore di Luna e si unì ai cinque ospiti, ritrovandosi dopo pochi minuti a parlare con l’anziano con grande naturalezza, come se quell’uomo, di cui non conosceva neppure il nome, fosse un amico perso da molto tempo. Un amico con abili doti oratorie e che soprattutto pareva conoscere molte cose sul Grande Tempio e su Atena, forse anche più di quelle che Mur stesso sapeva.
"Un vero peccato che queste splendide dimore siano andate distrutte!" –Commentò rattristato l’anziano, giungendo sul terreno ove un tempo sorgeva la Decima Casa di Capricorn. Per quanto Ioria e Asher si fossero occupati della ristrutturazione del Grande Tempio, c’era ancora molto lavoro da effettuare e non erano riusciti ad andare oltre la Casa di Virgo. –"Ricordo ancora il giorno in cui Atena decise di innalzarle! Magnifiche, svettavano contro il cielo di Grecia come lacrime di stelle! Non fu un periodo facile quello, tutt’altro! Dopo la costruzione delle Dodici Case Atena dovette affrontare i Giganti, guidati dal mostruoso Tifone, e poi Ares! Una guerra dopo l’altra! Una strage dopo l’altra! Ma Atena non ha mai ceduto! Degna di ammirazione è la Dea che servi, Cavaliere di Ariete, non credi?"
"Ne sono più che convinto, venerabile saggio!" –Commentò Mur, continuando a salire. –"Voi dunque non la servite?"
"Io?! Oh oh!" –Ridacchiò l’anziano. –"In un certo senso l’ho sempre servita! Come ho servito tutte le Divinità e coloro che hanno lottato per rendere questo mondo un posto migliore, che hanno dato la vita per il sogno di pace in cui credevano e per il futuro a cui anelavano per coloro che avevano cari! Invero, Cavaliere di Ariete, io credo che tutti gli Dei siano un unico Dio, e che qualunque nome gli si dia, Atena, Minerva o Maat, in realtà si stia solo servendo l’equilibrio del mondo, un equilibrio che, fin dalle origini, si è retto sulla coesistenza di luce e di ombra!" –Quindi, vedendo che il suo interlocutore era rimasto silenzioso, a riflettere sulle sue parole, l’anziano mosse il braccio, quasi a scacciar via tutti quei pensieri. –"Aah, lascia stare le mie parole! Ho vissuto troppe ere del mondo e forse adesso inizio soltanto ad essere stanco! Piuttosto, dovremmo essere arrivati!"
La Tredicesima Casa si ergeva proprio di fronte a loro, giunti in cima alla scalinata di marmo. Alcuni soldati erano disposti all’esterno, allineati su due file, in modo da far passare Mur e i cinque ospiti, scortandoli fino al portone d’ingresso delle Stanze del Grande Sacerdote.
Là, Atena li aspettava con trepidazione, in piedi di fronte al trono, con lo scettro di Nike nella mano destra. Al suo fianco, disposti su ambo i lati della sala, i Cavalieri d’Oro sopravvissuti, Ioria, Virgo e Libra, e i cinque Cavalieri Divini, Pegasus, Sirio, Cristal, Andromeda e Phoenix.
"Dea Atena, ad ogni incarnazione siete sempre più bella!" –Esclamò l’anziano uomo, avanzando a passo svelto al centro del salone, aiutandosi con il lungo bastone.
Mur prese posizione accanto a Ioria, mentre i quattro guerrieri sconosciuti rimasero indietro, attirando gli sguardi interessati dei Cavalieri di Atena. Tra loro, Ioria riconobbe Reis, la donna che lo aveva aiutato in Egitto e poi in Tessaglia contro Enio, restando stupito e abbagliato dalla sua bellezza. E riconobbe anche il Cavaliere dai biondi capelli e dall’armatura luminosa a fianco del quale aveva combattuto contro Apopi. Egli era Febo, figlio di Amon-Ra, Dio egizio del Sole.
"Sono lieto di incontrarti di nuovo, Cavaliere di Leo!" –Esclamò Febo, avvicinandosi a Ioria e rompendo per primo le righe. –"È passato molto tempo dalla guerra d’Egitto ma non è mutata la riconoscenza che provo verso voi Cavalieri di Atena, tuo fratello Micene di Sagitter in particolare! Devo a lui la salvezza della mia terra, e anche la rinascita di mio padre!"
"Ti sono grato per le tue parole, Febo, figlio di Amon-Ra! E sono certo che anche Micene le apprezzerebbe!" –Commentò Ioria, mentre Febo annuiva con il capo.
"Triste destino è stato il suo! Ma questo non mi esime dal debito che avevo nei suoi confronti, debito che, se me lo permetterai, sarò lieto di estinguere combattendo al tuo fianco!" –Esclamò il figlio di Amon-Ra, inginocchiandosi di fronte a Ioria.
"Non come un debitore insolvente combatterai, figlio del Sole, ma come Cavaliere mio pari, come mio compagno d’armi!" –Affermò Ioria, mentre Febo si rialzava, con un sorriso sul volto. Dietro di lui, Reis annuiva soddisfatta, scambiando uno sguardo d’intesa con il Cavaliere di Leo, l’uomo a cui non aveva smesso di pensare negli ultimi anni, soprattutto dopo il loro recente incontro. Fu la voce dell’anziano saggio a rubare tutti ai loro pensieri.
"Dea Atena! Vi ringrazio per averci accolto nella vostra dimora!" –Esclamò, inginocchiandosi di fronte a lei. –"Non vi disturberemo molto, poiché l’ora è tarda e ogni minuto che passa è solo un granello di sabbia che si consuma! Un granello della clessidra del tempo che ancora ci resta per sconfiggere la grande ombra!"
"Parole enigmatiche, venerabile saggio!" –Rispose la Dea. –"La vostra stessa presenza, per quanto gradita, genera in me sorpresa! Ho riconosciuto l’anello che Mur mi ha porto, lo stesso che vidi al dito del Signore dell’Isola Sacra millenni fa!"
"Di Avalon infatti sono ambasciatore e maestro!" –Commentò l’uomo, alzandosi in piedi e scuotendo la propria veste bianca, lasciando che fluttuasse davanti agli occhi dei Cavalieri di Atena, quasi incantati dall’eterea leggerezza dei suoi movimenti. –"Io sono l’Antico, il Primo dei Saggi! Discendente di una longeva stirpe di druidi del popolo celtico e missionario di pace e amore! Ci siamo incontrati molto tempo fa, quando le terre di Britannia erano minacciate dalle forze oscure e voi, Dea della Guerra Giusta, e vostro padre Zeus, Signore dell’Olimpo, combatteste a fianco dei nostri guerrieri, i druidi e i bianchi Cavalieri di Glastonbury! Per ringraziarvi del vostro intervento, il Signore dell’Isola Sacra concesse a Zeus il permesso di nascondere una Legione all’ombra del Tor e a voi fece dono di una spada mitica, forgiata dai druidi sulle sponde di Avalon: Caledvwlch, il grande fendente!"
"Excalibur!" –Balbettò Sirio. –"La spada donata da Atena al Cavaliere di Capricorn!"
"Io… sto ricordando questi eventi, venerabile Saggio!" –Esclamò Atena, con voce non troppo convinta. A sprazzi, nella sua mente apparivano confuse immagini di guerra. Suoni di corni che ululavano in lontananza, mentre le verdi piane di Britannia si tingevano del sangue dei caduti. Centinaia di morti, la cui ultima immagine, prima che le loro anime si perdessero nelle delizie di Annwn, l’oltretomba celtico, era il vessillo di Avalon che sventolava sul Tor.
"È naturale!" –Sorrise l’Antico. –"La vostra memoria divina non è altro che una continua presa di coscienza, una consapevolezza sempre maggiore che avete acquisito, e state ancora acquisendo, nel corso della vostra vita! Non è un semplice cassetto da aprire, ma un insieme di ricordi della Dea, che confluiscono nel vostro corpo umano ad ogni incarnazione! Non chiedete troppo a voi stessa, avete già dato molto agli uomini in questi anni! Pensiamo piuttosto a questa nuova sfida che abbiamo di fronte!"
"Cosa succede nel mondo? Cos’è quest’immensa tenebra che pare coprire la Terra? È l’ultima guerra profetizzata dal Signore dell’Isola Sacra?" –Chiese Atena, con ansia.
"Non ancora! Abbiamo un’ultima speranza per contrastare l’ombra!" –Rispose l’Antico, prima di voltarsi verso i suoi quattro Cavalieri e fare loro un sorriso. –"Un’alleanza esisteva un tempo, tra Avalon e la Grecia, un’alleanza che ci permise di respingere il nemico! Sono qua, quest’oggi, per rinnovare quel patto dimenticato, affinché i nostri Cavalieri possano combattere assieme contro l’oscurità incombente! Nessuno di noi, da solo, potrebbe averne ragione, poiché il potere del Maestro di Ombre è pericolosamente aumentato!"
"Il Maestro di Ombre?! Dunque anche voi siete a conoscenza dei misfatti del figlio di Ares!" –Esclamò Atena, mentre Pegasus e gli altri ascoltavano interessati.
"Purtroppo sì! Seguiamo le sue mosse da molto tempo, forse da troppo! E, per ciò che ci è stato concesso, abbiamo cercato di intervenire, limitando i danni! Ma l’argine del fiume si è ormai spezzato e la marea d’ombra si sta riversando sulla Terra intera! Entro poco tempo nessun posto sarà più sicuro! Neppure Atene, neppure l’Olimpo!" –Affermò l’Antico.
"Se seguivate Flegias da molto tempo, perché non siete mai intervenuti? Perché non vi siete mostrati? Avreste potuto aiutarci anche nelle guerre precedenti!!!" –Incalzò Pegasus, interrompendo bruscamente la conversazione.
"Calmati, Pegasus!" –Cercò di tranquillizzarlo Sirio, ma l’amico sbuffò scocciato.
"Avevamo anche noi il nostro addestramento da compiere, Cavaliere di Pegasus, i nostri riti da seguire! Non è cosa da poco affrontare impreparati la grande ombra!" –Rispose l’Antico, con voce calma ma decisa. –"In quanto all’essere o meno intervenuti, ti prego di mostrare più gratitudine verso i Cavalieri che hanno salvato tua sorella!"
"Mia… sorella?!" –Balbettò Pegasus, voltandosi di scatto verso i guerrieri che accompagnavano l’anziano saggio. Soltanto allora si accorse che uno di loro, forse il più giovane a giudicare dal viso fanciullesco, impugnava un lungo bastone, simile a uno scettro, e la sua corazza risplendeva di oro vivo, di una luminosità accecante, superiore persino ai riflessi delle Armature d’Oro. –"Un giovane biondino con uno scettro dorato…" –Gli sembrò di ricordare le parole di Patricia, quando gli aveva raccontato del misterioso salvatore che aveva sconfitto i berseker di Ares a Nuova Luxor, proteggendo lei e Nemes e portandole al sicuro in un antro sotterraneo.
Il guerriero con lo scettro parve intuire i suoi pensieri e si abbandonò a un sorriso sincero, prima che la voce dell’Antico richiamasse entrambi.
"Durante la Grande Guerra contro Ares, Avalon diede ordine ai Cavalieri delle Stelle di intervenire in vostro aiuto, proprio come aveva fatto durante la campagna d’Egitto, quattordici anni fa!" –Esclamò l’anziano. –"Gesti piccoli, possono sembrare così ai tuoi occhi, ma gesti che si sono rivelati significativi, perché forse hanno contribuito a cambiare la storia, a dare al futuro una diversa direzione!" –E anche Ioria concordò con le sue parole.
"È vero! Io stesso, assieme a Capricorn, Cancer e a mio fratello Micene, combattei Apopi a fianco del figlio di Amon-Ra! E ricevemmo aiuto anche dagli altri Cavalieri!"
"I Cavalieri delle Stelle?!" –Mormorò Pegasus, studiando i quattro guerrieri, ancora non troppo convinto dalle parole dell’Antico.
"È l’ordine istituito dal Signore dell’Isola Sacra per proteggere i confini di Avalon e per combattere la minaccia dell’ombra! Le loro Armature furono realizzate con gli stessi elementi usati dai discendenti di Mu, con cui fitti rapporti di scambio culturale abbiamo intrattenuto in passato!" –Spiegò il Primo Saggio, cercando lo sguardo del Cavaliere di Ariete, che gli rispose con un sorriso. –"Aggiungendo a questi un frammento di mithril, materiale raro sulla Terra ma abbondante sull’Isola Sacra! È il mithril infatti che dona loro la lucentezza che abbaglia i vostri occhi, oltre che notevole resistenza!"
"Il leggendario mithril!" –Esclamò Andromeda, ricordando le parole di Efesto sulla sua creazione. –"Il figlio dell’universo, prodotto congiunto di aria, acqua, fuoco e terra! Il quinto elemento, che racchiude la forza della natura!"
"E come il mithril anche i Cavalieri delle Stelle devono i loro poteri alle forze della natura, che hanno lasciato scorrere dentro sé durante anni di duro addestramento!" –Spiegò ancora l’Antico, prima di presentare i quattro guerrieri, che fecero ciascuno un passo avanti all’udire il loro nome. –"Jonathan di Dinasty, Cavaliere dei Sogni e custode dello Scettro d’Oro! Giovanissimo combatté in Egitto a fianco di Micene di Sagitter, sotto ordine diretto del Signore dell’Isola Sacra, che decise di prestare aiuto al suo allievo prediletto!" –Quindi si volse verso l’unica ragazza del gruppo. –"Reis di Lighthouse, Cavaliere di Luce, custode della Spada di Luce! Coraggiosa e tenace, Reis possiede la tempra di un leone che non dorme mai!" –Aggiunse, fiero di lei, mentre la ragazza dagli occhi blu sorrideva timidamente.
"Febo, Cavaliere del Sole, figlio di Amon-Ra e discendente della regale stirpe d’Egitto! Nobile portatore di una tradizione che lui stesso ha contribuito a impedire che si perdesse nell’oblio del tempo, tra Dei stanchi e rimpianti! Infine, ultimo, ma non certo per importanza, Marins, il Cavaliere dei Mari Azzurri, che mise in salvo il Vaso di Poseidone impedendo ai berseker di venirne in possesso! A loro si deve il salvataggio delle persone a voi care dalla violenza dei guerrieri di Ares!"
"Fiore di Luna…" –Mormorò Sirio. –"Nemes…" –Aggiunse subito Andromeda, prima di ringraziare i quattro Cavalieri per l’aiuto prestato loro.
"Non dovete ringraziarci, Cavalieri di Atena!" –Rispose subito Febo. –"Avremmo voluto fare molto di più, e forse questo è il momento per provarci davvero!"
"Soltanto uno è assente, il Comandante dei Cavalieri delle Stelle, ma credo che di lui abbiate già sentito parlare!" –Continuò il vecchio saggio, voltandosi verso Libra e fissandolo con sguardo penetrante. Fino a che Libra non trasalì, capendo.
"Che cosa sapete, oh Antico? Cosa progetta il figlio di Ares nascosto tra le tenebre dell’Isola maledetta? Ermes mi ha riferito che Zeus sta male! Credete sia imputabile a lui la debolezza del Signore dell’Olimpo?" –Incalzò Atena.
"Ammetto che di questo non ero informato!" –Esclamò l’Antico, per la prima volta sorpreso. –"Ma il Comandante dei Cavalieri delle Stelle è rientrato sul Monte Sacro, per conferire proprio con Zeus, e sono certo che quando arriverà ci porterà notizie approfondite! Nell’attesa, Dea Atena, credo sia opportuno elaborare una strategia d’azione! Le forze oscure risvegliate dal Maestro di Ombre invadono ormai la Terra, espandendosi a macchia d’olio dall’Isola nell’Egeo, trascinate da un unico istinto, da un solo comandamento! Estirpare ogni forma di luce! La marea d’ombra scatenata da Flegias lambisce già i confini occidentali della Penisola Anatolica, l’isola di Creta a sud e la Tessaglia a nord. Non passerà molto tempo prima che giunga ad Atene! E anche se il Grande Tempio è protetto dal Divino cosmo della Dea Guerriera, come Avalon lo è dal potere del suo Signore, ciò non basterà a tenere l’ombra lontana per sempre!" –Esclamò, fissando Atena negli occhi. –"Ne avrebbe comunque senso nascondersi mentre il mondo sprofonda nell’abisso delle tenebre!"
"Sono d’accordo con voi, Primo Saggio!" –Affermò Pegasus, con baldanza. –"I miei compagni ed io siamo pronti a combattere! Abbiamo tutti un conto in sospeso con quella canaglia di Flegias!"
"Non soltanto lui sarà il nostro nemico, Pegasus! Ma le ombre che lo circondano e che ha risvegliato! Ombre che marciano sul pianeta Terra per avere la loro vendetta!"
"La loro vendetta?! E cosa può volere un’ombra?" –Chiese Andromeda, prima che l’Antico si voltasse, fissandolo con i suoi occhi senza tempo.
"Vivere in un mondo di tenebra, dove luce non vi sia più!" –Mormorò, con voce così bassa che parve un sospiro. –"Grazie al potere della Shadow Skills, Flegias ha donato una vita alle ombre, per quanto effimera essa sia! E adesso, questo esercito silenzioso sta marciando sul mondo per avvolgerlo in una notte senza stelle e per dare vera forma alla loro fatua essenza, cibandosi delle energie vitali degli uomini! Già i governi della Terra stanno discutendo, e gli eserciti cercano di fermare quella marea nera, ma nessun’arma convenzionale potrà niente contro di essa! Del resto, come può un missile ferire un’ombra?"
"Tutto questo è altamente inquietante!" –Commentò Andromeda, prima che la mano di Cristal si appoggiasse sulla sua spalla, sorridendogli per confortarlo.
"Io stesso ho affrontato alcune ombre, ad Asgard! E ho avuto modo di verificare la fondatezza delle preoccupazioni dell’Antico! Il mio gelo non riusciva a fermarle, neppure le intimoriva, anzi sembravano attratte dal cosmo, quasi volessero cibarsene!" –Esclamò il Cigno, al ricordo dell’attacco subito da lui e Ilda sulla piattaforma di ghiaccio e da come le ombre parevano fagocitare ogni forma di luce.
"Era proprio ciò che volevano, Cristal il Cigno!" –Confermò l’Antico. –"In fondo, cos’altro è il cosmo, se non la luce dell’anima? E se essa è il loro nemico principale, cercheranno di vincerlo in due modi: annientandolo o privandolo della fiamma vitale! Proprio come un guerriero cerca di sconfiggere il proprio avversario: vincendolo in battaglia o diventandone amico!"
"Terrificante!" –Mormorò Sirio. E Pegasus subito intervenne. –"E come possiamo affrontarle? Come si fa a combattere contro un’ombra?!"
"Per fortuna, in tanti anni di preparazione, abbiamo trovato l’arma giusta! L’arma che forse ci darà una possibilità di sopravvivere!" –Esclamò l’anziano saggio, fissando i suoi guerrieri e annuendo. –"Talismani forgiati nel Mondo Antico, intrisi della prima luce divina, di cui i Cavalieri delle Stelle sono i custodi! Gli stessi Talismani che Flegias ha cercato per anni, senza riuscire a trovarli, per nostra fortuna!"
"I Talismani? Forse quelli che stava cercando ad Angkor?!" –Incalzò Andromeda, mentre l’Antico annuiva con il capo.
"Li ha cercati ovunque, uccidendo senza vergogna! Anche amici sono caduti per difendere il loro segreto!" –Mormorò il saggio, ricordando Galen, il custode della Biblioteca di Alessandria, e suo amato fratello, che aveva gettato nel fuoco l’unico manoscritto con le ubicazioni dei Talismani pur di non cederlo al demonio. –"Ma non li ha mai trovati, poiché non ha mai capito cosa fossero! Vorrei spiegarvi molto di più, sui Talismani e su Avalon, ma credo che ci sia rimasto poco tempo! E ogni minuto perso in discorsi è solo terreno guadagnato dall’Esercito delle Ombre! Dobbiamo fermarlo, e dobbiamo farlo insieme!!!"
A quelle parole, Pegasus si voltò verso i suoi quattro compagni e scambiò con loro un tacito segno di intesa. Avevano vissuto così tante esperienze insieme che ormai, per capirsi, non avevano più bisogno neanche di parlare. La loro forza, la loro unione, era nell’amicizia che li legava. E notarlo fece sorridere l’Antico.
"Siamo pronti!" –Esclamò con determinazione Pegasus, serrando il pugno.
Un attimo dopo una violenta esplosione scosse l’intero santuario. L’Esercito delle Ombre era arrivato ad Atene.