SAINT SEIYA NEXT DIMENSION

CAPITOLO 14 - IL BRACCIALE DI FIORI

Personaggi Presenti: Seiya, Shun, Saori, Ox del Toro, Izo di Capricorn, Shijima di Virgo.

Data: 1990. Ultime pagine 1743 circa.

Lunghezza: 18 pagine a colori.

In lacrime, Saori annoda un braccialetto di fiori, fatto da lei, attorno al polso di Seiya. Il ragazzo è ancora immobile sulla sedia a rotelle, con gli occhi chiusi e privo di cosmo, e Saori spera che quel braccialetto possa proteggerlo, e aiutarlo a tornare il Cavaliere che era. In quel momento, sopraggiunge qualcuno: è Shun, che porta in spalla lo scrigno di Andromeda. Saori è felice che anche lui sia tornato sano e salvo, e le chiede se ha notizie di Shiryu, Hyoga e Ikki, ma Andromeda spiega di non sapere nulla di nessuno di loro dopo la sconfitta di Hades. Ciononostante, è certo che siano riusciti a tornare vivi sulla terra, ed anche Saori è d'accordo. Il ragazzo poi chiede spiegazioni sulle condizioni di Pegasus, da cui non sente provenire alcun cosmo, quasi come se fosse un involucro vuoto privo di vita. Affranta, Saori spiega che è colpa della spada di Hades, che, seppure invisibile, è ancora piantata nel suo corpo a causa del rancore del signore degli inferi. Con essa, il Dio ha maledetto il cavaliere di Pegasus, che sin dalle epoche mitologiche gli ha impedito di conquistare la terra: entro tre giorni, la lama trafiggerà il suo cuore, e Seiya morirà. Per salvarlo, Saori decide di andare a visitare una certa persona, e Shun si offre di accompagnarla. In un attimo, la ragazza indossa la sua armatura di Atena, segno che potrebbe essere una missione rischiosa, ed istanti dopo lei e Shun sono sullo Star Hill, la collina del Santuario da cui il Sacerdote segue il movimento degli astri. Il motivo per cui sono andati lì è che quello è il punto più vicino alla luna, destinazione del loro viaggio. La persona che Saori vuole incontrare infatti è sua sorella maggiore, Artemide, la Dea della Luna. Dopo aver avvisato Shun di starle vicino, Saori teletrasporta se stessa e il Cavaliere, conducendoli in un luogo sacro sopra le nuvole, le pendici del leggendario monte Olimpo, dove si trova la dimora terrena degli Dei, incluso il tempio di Artemide. Temendo pericoli, Shun apre lo scrigno di Andromeda e indossa la sua armatura, che compare piena di crepe e danni, e soprattutto regredita allo stadio che aveva prima dell'Elisio. Il Cavaliere e Saori si chiedono come mai non sia più un'armatura divina, e capiscono che, dopo essersi evoluta grazie al sangue divino ed al cosmo di Shun espanso fino al massimo livello, essa, avendo raggiunto il suo scopo, è regredita a normale corazza di bronzo. Tutto sommato, Shun è felice così, dal momento che ha sempre combattuto con quell'armatura di Andromeda. Lui e Saori poi si incamminano sull'Olimpo. Nel 1700, una voce sorprende Izo e Ox, sottolineando che ancora non si sa dove sia Atena: si tratta di Shijima il silente, Cavaliere della Vergine, che seduto in posa di meditazione, avverte lo smisurato cosmo della Dea attraversare lo spaziotempo, avvicinandosi sempre di più a loro.

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Manga: Il capitolo è stato pubblicato nel secondo numero dell’edizione JPop.

La logica, questa sconosciuta: La posizione dello scrigno sulle spalle di Andromeda nella prima immagine non ha senso, i lacci sono sospesi a mezz'aria senza toccare il corpo, ed è diritto nonostante il ragazzo lo tenga con una sola mano. Da dove spunta l'armatura divina di Atena? Non è certo prudente lasciare Pegasus da solo su una sedia a rotelle in mezzo a un prato, Saori avrebbe almeno potuto condurlo a Villa Kido. E' giorno quando Saori e Shun si mettono in viaggio, ma è notte quando arrivano in cima allo Star Hill, pur trovandosi già al Grande Tempio. Per quanto alto, lo Star Hill non è certo il monte più alto del pianeta, quindi dovrebbero essercene altri più vicini alla luna. Inoltre, se la destinazione di Atena è l'Olimpo, che senso ha partire dal luogo più vicino alla luna?

Note: "Il profondo rancore di Hades permane sotto forma di spada invisibile!". Il più bel capitolo di Next Dimension finora. Pur penalizzato da una certa fretta, specie negli spostamenti, reintroduce un altro dei cinque protagonisti, e mette in moto la storia verso quella che potrebbe essere la direzione definitiva, offrendo nel contempo qualche bel momento di caratterizzazione per Andromeda e Saori. Sullo sfondo, nella prima pagina, si vede la Meridiana dello Zodiaco, il che indica che Saori, Seiya e Shun sono al Grande Tempio. Rivediamo Andromeda, colorato con i capelli castani come nelle intenzioni originarie di Kurumada, e con indosso dei vestiti diversi dalle tradizionali bretelle dell'anime. Curiosamente, i suoi abiti sono uguali a quelli di Pegasus, ma in tinta molto più sfumata. Il braccialetto che Saori lega attorno al polso di Seiya è un riferimento a Lost Canvas, dove Sasha fà lo stesso con Tenma, ed al manga prequel al 5° OAV, in cui invece Saori lega un campanellino. In un paio di occasioni, vediamo sullo sfondo una serie di immagini della serie classica, relative alla battaglia finale contro Hades e ad alcuni momenti delle guerre precedenti contro Gemini e Nettuno. Saori spiega nel dettaglio la condizione di Pegasus, a dire il vero molto simile a quella in cui si era trovata lei dopo la freccia di Betelgeuse, con la sola differenza che il tempo a disposizione stavolta è di tre giorni e non solo dodici ore. Per salvarlo, decide di recarsi da Artemide, Dea della Luna, ed indossa la sua armatura divina, che è colorata interamente in oro. La ragazza, sembra ora capace di richiamare in qualsiasi momento la corazza, e di teletrasportare se stessa e Andromeda senza difficoltà. L'armatura di Andromeda è regredita allo stadio V3, cioè quello visto nel capitolo Inferno di Hades. E' piena di crepe e danni, ma comunque in condizioni molto migliori rispetto a quelle in cui l'aveva lasciata Thanatos. In uno dei migiori momenti del capitolo, Andromeda sottolinea l’importanza anche affettiva che le armature hanno per i Cavalieri, ammettendo di preferirla in questa forma. Il fatto che sia la volontà di Hades a muoverne la spada suggerisce che il Dio non sia del tutto morto anche dopo essere stato sconfitto nell’Elisio e ridotto, apparentemente, in polvere. Nel 1700, facciamo conoscenza con il quinto Cavaliere d'Oro: Shijima della Vergine, detto "il laconico", e noto anche lui come l'uomo più vicino allo status di divinità.