SAINT SEIYA OMEGA - EPISODIO N°51

BRILLA, KOGA! LA BATTAGLIA FINALE TRA LA LUCE E LE TENEBRE!

Disegnatori Yoshihiko Umakoshi

Data: Estate 2005 circa.

Personaggi presenti: Seiya, Koga, Abzu, Eden, Yuna, Soma, Ryuho, Haruto, Saori, Aria.

Mentre tentacoli neri avvolgono e oscurano anche il sole, nel mondo di Abzu Koga si trova davanti al nemico, dall’aspetto disumano, con lunghi capelli bianchi, una pelle grigia dai riflessi metallici, occhi rossi, ali, coda, ed una testa di toro e di lupo sulle spalle. Per nulla intimorito, il ragazzo avanza verso di lui in acque nere e reclama di vedere Atena. Quando Abzu ne annuncia l’imminente morte, Koga lo attacca, ma viene facilmente respinto e colpito da numerosi raggi, che spaccano l’ultima ala d’oro rimastagli. Imprigionatolo con tentacoli oscuri, Abzu cerca di renderlo di nuovo succube delle tenebre, ricordandogli come l’esser cresciuto nel mondo di Atena gli abbia causato dolore. Il Cavaliere però rifiuta di abbandonare la luce e, appena viene lasciato dopo un’altra scarica di energia, rinnega Abzu, ricordando come Saori l’avesse cresciuto e accudito pur sapendo che un giorno avrebbe potuto tentate di ucciderla. Bruciando il suo cosmo, che viene avvertito anche dai Cavalieri su Marte, Koga avanza verso il luogo dove si trova la Dea, sfondando il portone ed entrando in una specie di vasta sala. Lì, in cima ad una scalinata, legata da viticci, si trova Atena, definita da Abzu l’ultima tra gli Dei che hanno rubato il mondo da lui creato. Quando Saori rifiuta di rinunciare alla speranza nonostante la situazione, Abzu decide di uccidere Koga davanti ai suoi occhi e l’attacca, annullandone la luce e torturandolo. La vista di Atena in pericolo però dà nuove energie al Cavaliere, forte anche della fiducia e del perdono dei suoi amici: innalzando al massimo il suo cosmo, Pegasus riesce a parare un raggio di Abzu ed a scheggiarne il viso. Questo gesto infuria il Dio che, afferrato Koga per il braccio destro, gli dà fuoco, causandogli un dolore indicibile prima di gettarlo in un baratro. Con l’armatura sempre più a pezzi e l’arto ancora in fiamme, Koga riesce ad aggrapparsi per non cadere e, quando il nemico gli propone di giurargli fedeltà per essere liberato dal dolore che prova, risponde che quella sofferenza è nulla a confronto con quello che sente per aver fatto del male ai suoi amici. È però disposto a portare quel dolore dentro di sé per sempre, quando sarà tornato insieme a Saori in un mondo in cui risplende la luce del sole. Nonostante i colpi del nemico, il suo cosmo brilla intensissimo, venendo visto persino dai Cavalieri su Marte. Comprendendo che Koga ha bisogno di loro, Soma incita gli amici a rialzarsi ed inviargli il cosmo che rimane, nonostante ciò aggravi le loro già precarie condizioni. Fuoco, fulmine, acqua, vento e terra raggiungono lo stremato eroe, unendosi al suo cosmo di luce ed ammantando di bagliori dorati il braccio martoriato. Traboccante di energia, Koga lancia un RyuseiKen d’oro, disintegrando per qualche attimo Abzu e liberando Atena, che poi afferra al volo. La collera del Dio dell’Oscurità si sente anche su Marte, dove la punta dello scettro di Aria vola verso il gorgo di tenebre, mentre Koga cerca invano di fuggire insieme a Saori. Raggiunto, viene spinto via, ma, quando Abzu cerca di avvolgere Atena nell’oscurità, il Cavaliere riesce ad afferrarla ed a ritrascinarla a sé. Certo di non poter essere distrutto dal Dio a causa dell’oscurità che è in lui, Koga rivendica il diritto degli esseri umani di vivere sulla Terra, indipendentemente da chi l’abbia creata. Deciso a creare un nuovo futuro, dilania le tenebre con la sua luce e fugge di nuovo con Atena, arrivando al bordo della dimensione di Abzu e spingendola giù, per poter continuare la battaglia finale. Lo scontro è violentissimo, Abzu, indemoniato, tramortisce l’avversario di cui non comprende le ragioni. Koga spiega che gli esseri umani vivono nelle tenebre, ma tendono alla luce per dimostrare a loro stessi di essere vivi. Lo scambio di colpi successivo però favorisce il Dio, e Koga sembra impotente di fronte al colpo di grazia, quando la punta dello scettro di Aria si pone a sua difesa e blocca la mano assassina del nemico, andando in pezzi e avvolgendo entrambi in una luce abbagliante. Indebolito, Abzu si ritrova impotente di fronte ai pugni del nemico, e viene disintegrato. Subito, la sua dimensione si disgrega, liberando anche il sole. Su Marte, Seiya prende al volo Saori, ed i due guardano insieme a Yuna e gli altri la luce abbagliante che risplende in cielo, seguita da un cielo finalmente sereno. Senza Abzu però, il cosmo su Marte torna a fluire verso la Terra, rendendo pericoloso restare sul pianeta. Seiya incita tutti a far ritorno a casa, temendo che per Koga non ci sia più niente da fare. In quel momento in effetti, il ragazzo sta vagando, svenuto, nella luce, con il braccio destro ormai totalmente ustionato. Ad afferrarlo è Aria che, in spirito, lo abbraccia e ringrazia per aver mantenuto la sua promessa e salvato il mondo. Dissolvendosi in bagliori dorati, la ragazza gli dice addio, mentre una pioggia purificatrice ricopre la Terra, curando le ferite di oscurità di tutti, e facendo scomparire anche le cicatrici dai cadaveri di Ludwig e Sonia, in fondo lo stessi vittime della guerra. Un momento più tardi, una cometa di luce riporta il sorridente Koga dai suoi amici.

DVD: L'episodio è presente nel 13° DVD e Blu-Ray.

Scene extra DVD: /

La logica, questa sconosciuta: Da dove vengono fuori i paramenti d’oro di Atena? Sul corpo di Seiya, le ferite di oscurità non collimano del tutto con quelle viste nello scorso episodio, e sembrano generalmente meno estese. Che ne è della freccia di Sagitter? La pioggia finale entra persino all’interno dell’ottava casa, nonostante il tetto. Come fanno tutti a tornare sulla Terra, e a rispedire via Marte?

Note: 9.5 Un perfetto connubio di azione e sentimento ci offre il miglior episodio di Omega finora, un capolavoro alla pari con i picchi della serie classica per ritmo, dinamicità e pathos, ottimamente sottolineati da una colonna sonora adatta ad ogni scena. Pur durando un solo episodio, lo scontro non risulta affatti affrettato, anzi si evolve bene, contrapponendo la disperata determinazione di Koga alla forza preponderante di Abzu. Numerosi i riferimenti sia alla serie classica, in particolare al Tenkai Overture (il graffio al volto di Abzu, le increspature in acqua) che ad Episode G (il diritto degli esseri umani di vivere sulla Terra, nonostante sia stata creata dagli Dei, ed i discorsi sul creare un nuovo futuro). Unica pecca, l’assenza anche solo di una carrellata di immagini che mostri la fine degli sforzi dei Cavalieri d’Oro, e magari gli altri personaggi classici come Shaina, Shun o Hyoga, rimasti un po’ in sospeso. Durante la sigla iniziale, le immagini tradizionali sono sostituite da un lungo riassunto della prima stagione, focalizzato su Koga: lo vediamo diventare Cavaliere, conoscere i vari amici, salvare Aria, perderla contro Eden, ritrovarla, affrontare Mars, vedere Aria morire, cedere all’oscurità, venir posseduto da Abzu e infine liberato da Seiya e Yuna, oltre a due rapide sequenze della conversione di Eden e morte di Sonia. Nell’episodio invece, la versione vocale della sigla della prima parte della stagione ("Pegasus Fantasy Omega") accompagna la riscossa di Koga contro Abzu. Da segnalare, infine, che questo episodio sembra confermare la morte permanente di Aria, sancendo la prima volta in una serie di Saint Seiya in cui un protagonista perde inequivocabilmente la vita.

Abzu, comparso in coda allo scorso episodio, mostra poteri di svariato tipo, in particolare la capacità di modificare, rimodellare o ricostituire la sua forma. Ciò, oltre a porre qualche dubbio sul fatto che quello sia effettivamente il suo corpo mitologico e non un costrutto di cosmo, lo rende molto diverso dagli Dei visti finora, potentissimi ma più legati alle loro sembianze. Dotato di ali e coda, è in grado di mutare parte di se stesso in tentacoli, allungare gli arti a dismisura, trasformare le ali per avvolgere il nemico, sferrare raggi di varia intensità, bruciare Koga con una fiamma violacea che non smette di ardere, creare barriere, infettare gli altri con le tenebre, e così via. È però vulnerabile alla luce, che sembra indebolirlo tanto da permettere a Koga di vincere. A tal proposito, nella punta dello scettro di Aria era racchiusa l’intera luce della ragazza, nata per così dire da una costola del cosmo di Atena, e potenziatasi nel corso dei 13 anni. Si tratta quindi di un bagliore paragonabile a quello del pieno cosmo di Atena, il che spiega perché indebolisca a tal punto Abzu. Curiosamente, Abzu non indossa armatura, ma la sua pelle ha riflessi e consistenza metallica, infatti ad un tratto di scheggia anziché tagliarsi. Il Dio, proclamatosi il creatore del mondo, indica in Atena "l’ultima" tra gli Dei che gli hanno sottratto il pianeta. E’ probabile che la cosa sia volutamente vaga, perché può far intendere sia una scomparsa di Zeus e le altre divinità, che un semplice riferimento alla presenza attiva di Atena sul pianeta nei panni di Saori. In questo modo, la serie probabilmente vuole evitare scontri con l’altro sequel in corso, Next Dimension. L’acqua delle scene iniziali invece è un riferimento alla natura originaria di Abzu come Dio delle acque dolci, nel mito babilonese. Come Ilda nella serie classica, Koga rivela di essere consapevole di quanto fatto mentre era posseduto, negli episodi 48-50. Ciò rafforza la possibilità che si sia, in fondo, un po’ trattenuto contro gli amici, anziché ucciderli immediatamente come fatto con Amor. La povera armatura del Sagittario viene completamente fatta a pezzi nell’episodio: è la seconda volta che accade nella sua storia, dopo lo scontro con Thanatos nella serie classica. Non si sa bene come o perché, ma Saori indossa i paramenti d’oro visti occasionalmente in passato, anche se con qualche modifica. Manca infatti la spilla tra i capelli, mentre sono state aggiunte delle cavigliere. Quando Abzu rinfocola le ferite di oscurità, le ombre curiosamente risparmiano il braccio sinistro, che era stato menomato da Mars nel prologo del 1° episodio. Koga sembra invece immune all’oscurità a causa della precedente possessione, e del cosmo di tenebre che ha in sé. L’unione dei cosmi degli amici a sostegno del protagonista è una costante dei Cavalieri: nella serie classica, avviene contro Phoenix, Gemini, Ilda, Nettuno ed Hades. In questo caso, viene sottolineato come, in base al rispettivo elemento o costellazione, ogni Cavaliere usi un verbo diverso per richiamare la propria aura. Solo Soma dice infatti "brucia", mentre Ryuho afferma "ribolli", Yuna "vola", Haruto "ulula", Eden "ruggisci" e Koga stesso "risplendi". Nel finale, una pioggia dorata ricopre il pianeta, curando le ferite oscure di Seiya, Saori, Yuna, Ryuho, Soma ed Eden, ma anche quelle dei personaggi fuori scena. In una scena a valore simbolico, rimuove anche le cicatrici dai corpi di Ludwig e Sonia, sottolineando come anche loro in fondo fossero state delle vittime di Abzu. Resta però da chiedersi se la pioggia abbia anche riparato i numerosi danni subiti dal pianeta negli episodi precedenti, o la Terra sarebbe gravemente dissestata. Sebbene non venga detto esplicitamente, sembra scontato che Marte ritorni nella sua orbita normale, anche se ciò richiederebbe una qualche spinta o aiuto, e che le Dodici Case ritornino sulla Terra. Quest’episodio chiude la prima stagione di Saint Seiya Omega, e segna anche l’abbandono del character designer e animation director Yoshihiko Umakoshi, autore in precedenza anche delle puntate 1, 10 e 26.