SAINT SEIYA GIGANTOMACHIA

ECHIDNA

Personaggi Presenti: Isabel, Mei, Mylock, Nicole, Tifone, Pallas, Echidna, Ortro, Chimera, Ladone.

Data: Estate 1987 circa.

Lunghezza: 20 pagine (da pagina 11 a pagina 31)

In una delle camere della tredicesima casa, Mei riprende finalmente i sensi. I segni delle ferite sono svaniti, ma il ragazzo è pallido e debole, e sembra aver superato una lunga malattia. Accanto a lui, Isabel lo saluta, spiegandogli la situazione e confessando di essere felice che si sia ripreso. Mei ricorda gli eventi di dieci giorni prima, ma, prima che possa dire qualcosa, Isabel lo avverte che un ospite è venuto a trovarlo. Mylock entra nella stanza, salutandolo in lacrime perchè non osava sperare che fosse sopravvissuto dopo tanti anni. Mei e Mylock parlano di Alman, che purtroppo non è più tra loro, ed il maggiordomo rivela di aver raccontato ad Isabel la verità: Mei stesso è l'erede dell'uomo, e dovrebbe aver ricevuto il comando della fondazione Thule. Il ragazzo però non vuole sentire questi discorsi ed anzi chiede che non ne venga fatta parola con Pegasus e gli altri. Isabel gli chiede se provi astio nei confronti di Alman, ma il ragazzo spiega che, nello scoprire che tutti gli altri orfani erano in realtà suoi fratellastri, fu lui stesso a rifiutare un trattamento di favore, ed a chiedere di affrontare il loro stesso destino. Mei è fiero del legame di sangue che ha verso gli altri ragazzi e, quando Isabel gli racconta del dolore di Alman nel dover condannare i propri figli ad una vita di sacrifici, ammette di non serbargli rancore, ma anzi di essergli grato per avergli permesso di affrontare l'addestramento insieme a loro. Mei poi chiede anche ad Isabel di non trattarlo in modo particolare, ma come un cavaliere qualsiasi, e ribadisce a Mylock di aver rinunciato al cognome Thule ed ai propri diritti anni addietro, e di non voler tornare sulla decisione. In quel momento sopraggiunge Nicole, lieto di vedere che Mei si è ripreso. Mentre il ragazzo si inginocchia, il cavaliere d'Altare ringrazia Atena di averlo salvato, e Mylock di aver intercesso per lui con l'esercito italiano, poi chiede a Mei se ricorda qualcosa del periodo in cui era sotto il controllo di Tifone. Mei ha solo memorie confuse, ma pian piano ricorda quello che ha fatto al teatro dell'Acropoli, e soprattutto l'aver quasi ucciso Pegasus nella caverna. Dopo averlo rassicurato sullo stato di salute del ragazzo, Nicole assume un tono solenne e, a sorpresa, nomina Mei cavaliere, indicandogli lo scrigno dell'armatura della Chioma di Berenice, lo stesso che era comparso sull'Etna. Inginocchiandosi, Mei accetta il titolo, e Nicole gli racconta la storia di quella particolare armatura ed il suo legame con i Giganti. Intanto, in Sicilia, Tifone ripensa agli eventi recenti in compagnia dell'ultimo Gigante ancora vivo, Pallas. Il Dio afferma che Atena è rinata nella sua pienezza, mentre lui è rinchiuso nel fragile corpo di Encelado, inadatto a contenerlo. Pallas gli fa rispettosamente notare che ormai il suo corpo mitologico è perduto, ma Tifone si avvicina ad un altare, sul quale si trova una gigantesca figura femminile totalmente nuda, con la metà inferiore del corpo a forma di serpente, talmente immobile da sembrare una statua, con gli occhi e le labbra chiusa. Costei è Echidna, sposa di Tifone ed ultima delle donne Giganti, ed è gravida. Tifone rivela a Pallas di essere stato lui a sigillarlo nella Prigione del Tempo Sospeso insieme ad Agrios, Thoas ed Encelado millenni prima, per assicurarsi che potessero tornare in vita con lui quando il momento fosse giunto. Ed ora che tutti i piani sono stati portati a termine, manca solo che Echidna partorisca, perchè quello che porta in grembo è un nuovo corpo per Tifone, molto più adatto a contenerlo di quello che sta usando al momento. In quel momento, sopraggiungono tre nuove figure: i figli di Tifone, anche loro finalmente liberi dai sigilli che li intrappolavano: Ortro, il Cane Bicefalo, Chimera, la Bestia Multiforme, e Ladone, il Drago dalle Cento Teste. Pronti a servire il loro padre e signore, i tre gli si inginocchiano davanti.

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Edizione Italiana: Il capitolo è al momento inedito in Italia.

La logica, questa sconosciuta: Mylock è solo il rappresentante di una grossa multinazionale, non dovrebbe avere poteri politici sull'esercito italiano. D'altra parte, non è chiaro per quale motivo l'esercito volesse evitare la partenza di Mei, visto che certamente non può essere legalmente imputato per quel che è successo nei capitoli precedenti. Viene ribadito che i Giganti sono mortali, ma nel tomo 1 era dichiarato chiaramente che erano immortali.

Note: Un buon capitolo introduttivo, che fa luce sul passato di Mei e presenta tre nuovi personaggi. Scopriamo che Mei è l'erede legittimo di Alman di Thule, e che quindi dovrebbe aver ricevuto la Fondazione al posto di Isabel. Cosa esattamente lo renda erede legittimo non è chiaro, visto che Alman aveva altri 99 figli, ma è probabile che sia il primogenito, o che sia figlio della moglie dell'uomo, o ancora che sia l'unico ad essere stato dichiarato legalmente. Parimenti, questo suggerisce anche che la paternità di tutti gli altri cavalieri non è mai stata dichiarata ufficialmente, e che tutti loro sono figli di varie relazioni extraconiugali. Ironicamente questo significa anche che, se uno qualsiasi dei cavalieri volesse agire per vie legali, avrebbe buone speranze di togliere la Fondazione ad Isabel, che non ha legami di sangue con Alman. Ad ogni modo, nel terzo capitolo del primo tomo si accennava al fatto che Mei è più grande di Pegasus di due anni, e che quindi ha all'incirca la stessa età di Phoenix, il più grande tra i protagonisti, ovvero 15 anni. Nell'apprendere che i bambini ospitati alla villa erano tutti suoi fratellastri, Mei chiese, ed ottenne, di condividere il loro destino, e soltanto Alman e Mylock erano a conoscenza della verità. Il racconto di Nicole circa l'armatura nera della Chioma di Berenice verrà approfondito negli ultimi capitoli del libro. Tifone aveva già rivelato ad Encelado di essere stato lui a imprigionare i Giganti, per averli a disposizione nonostante la loro mortalità. Questo contraddice quanto detto nel secondo capitolo del primo tomo, in cui si accennava all'immortalità dei Giganti. Dopo la morte di Encelado, Thoas ed Agrios, tutti per mano di Tifone stesso, Pallas è l'unico fratellastro del Dio ancora in vita. Nel mito, Echidna era la "madre di tutti i mostri", sposa di Tifone e genitrice di varie creature mostruose, per lo più uccise da Ercole ed altri eroi nelle loro imprese. Tre di loro, Ortro, Chimera e Ladone, compaiono in questo capitolo in forma umana. Ortro era un cane a due teste, Chimera una creatura con busto di capra, parte inferiore del corpo a forma di capra ed una testa di serpente sulla schiena. Ladone infine era il drago a guardia del Giardino delle Esperidi, che Ercole lanciò in cielo, dove divenne la costellazione del Dragone.