SAINT SEIYA EPISODE G N°16
COLUI CHE NON PUO' CONDIVIDERE
Personaggi Presenti: Iperione, Aioria, Shura, Camus, Aldebaran, Shaka, Milo.
Data: Incerto, probabilmente 28 Aprile 1979;
Lunghezza: 44 pagine in b/n.
La zanna sinistra di Aioria trapassa Iperione, facendo sperare i Cavalieri d'Oro che la vittoria sia vicina. Il Titano però non è ancora domo e con un calcio improvviso allontana l'avversario, barcollando ma riuscendo a restare in piedi. "Ha unito il potere di rigenerazione dell'Ichor a quello dell'Uroboro!" realizza Shaka, ed infatti Iperione ha coperto la ferita con la mano destra, risanandola parzialmente. Mettere la propria vita a repentaglio è un'esperienza nuova per il Titano, che comprende finalmente il significato delle parole di Ceo "E' questa dunque la vita… e la morte! Trovandomi in fin di vita, la mia Dunamis aumenta. Essendo un Dio immortale, era questa la forza a me sconosciuta. Ora comprendo il significato delle parole di Ceo. È proprio perchè hanno una vita limitata che gli umani possono generare il futuro. Pur trovandosi prossimi alla morte continuano a incedere senza tema, e col coraggio e la speranza producono miracoli!" afferma, osservando Aioria rimettersi in piedi. In particolare, Iperione ora sente di aver davvero la possibilità di spodestare Zeus e conquistare l'Olimpo, il chè lo spinge ad impegnarsi ancora più a fondo. Colpito il nemico con una raffica alla velocità della luce, il Dio sembra in vantaggio, ma gli altri Cavalieri d'Oro notano che in realtà le cose si sono spostate a favore di Aioria. Adesso infatti Iperione deve concentrare l'Uroboro sulla ferita e non può più usarlo in battaglia, il che rende i due più o meno pari. Ciònonostante, il Leone continua a subire colpi su colpi, al punto che anche gli altri si accorgono che c'è qualcosa che non va. Solo Shura però comprende la verità: il braccio sinistro di Aioria si è distrutto nel colpo sferrato poco prima, e con il destro inutilizzabile per l'Ouroboros Prominence, il fiero guerriero non ha più zanne. Iperione riconosce il suo rispetto per l'avversario "La tua volontà è tale che seguiterai a lottare finchè ti reggerai in piedi. Per questo ti sto affrontando senza risparmiarmi. Così quando perirai il mio cosmo si ricorderà di te. Questa è la sola cosa che posso fare per te!". Colpito dalla franchezza del Titano, Aioria decide di essere altrettanto onesto e confessa le sue precarie condizioni, promettendo comunque che farà di tutto per vincere. "Mi rattrista il fatto che non potremo sopravvivere entrambi" ammette, e prima di riprendere la battaglia i due avversari si scambiano un sorriso. Leo poi sferra il Lightning Plasma, che però Iperione riesce a vedere ed evitare. Il Titano lancia un colpo con il destro per contrattaccare, ma Aioria lo para con il proprio braccio sinistro già danneggiato, sacrificandolo del tutto. In questo modo sembrerebbe essersi privato da solo della sua ultima arma, ma con una mossa a sorpresa l'eroe attacca con il destro, centrando la ferita già presente sul torace di Iperione e trapassando il nemico. È una mossa geniale, perchè sfruttando il potere curativo dell'Uroboro il Cavaliere riesce a risanare il proprio arto, e può scagliare l'ultimo Lightning Bolt con il braccio ancora conficcato nel corpo del Titano. Stavolta la vittoria è definitiva: l'Uroboro scompare ed anche il corrispondente spicchio del Theos Sema vacilla. Non c'è però gioia in questo trionfo, e il ragazzo abbraccia Iperione in lacrime. "Noi due abbiamo combattuto animati dagli stessi sentimenti. Benchè i nostri ideali fossero dissimili, ci siamo scontrati per difenderli. Abbiamo combattuto coraggiosamente anche se poteva esserci un'altra scelta. Abbiamo accettato e ammirato le nostre differenze. A me bastava che fossimo tutti felici. Forse sarebbe potuto succedere. Sono stato… uno sciocco!"
Glossario: /
Manga: Il capitolo è presente nel manga n° 32 Manga Planet.
La logica, questa sconosciuta: Il mantello di Iperione dovrebbe essere strappato dal colpo di Ioria lanciato a distanza così ravvicinata. Il braccio di Ioria si rigenera completamente anche se penetra solo fino al gomito, e non fino alla spalla. In cielo sembrano scorgersi nel Theos Sema anche i simboli dei Titani già caduti.
Note: "Mi rattrista il fatto che non potremo sopravvivere entrambi". Un capitolo molto profondo, che riesce al meglio nel difficile compito di tratteggiare entrambi i contendenti come guerrieri meritevoli della reciproca stima e ammirazione, cresciuta nel corso dei numerosi duelli avuti finora. Le prime pagine ripetono gli eventi conclusivi del capitolo precedente, ridisegnando le scene ed aggiungendo alcuni commenti dei Cavalieri d'Oro. L'Uroboro non ha solo il potere di distruggere, ma anche di guarire, ed infatti Iperione lo usa insieme all'Ichor per risanare la sua ferita. Il processo però richiede tempo ed energie, obbligando il Titano a smettere di usarlo come arma, ed a lasciarlo sul proprio torace. Quando Ioria lo attraversa, il braccio e l'armatura d'oro si ricompongono del tutto, suggerendo che l'Uroboro non cura semplicemente le ferite, ma addirittura ricrea quel che era stato distrutto. Iperione fa riferimento ad un discorso fatto da Ceo nel numero scorso, e relativo alla mortalità degli esseri umani: secondo il Titano, lungi dall'essere una debolezza, essa è una forza che li motiva ad impegnarsi sempre a fondo giorno dopo giorno. Ceo era giunto a questa conclusione dopo essere stato ferito a morte da Ioria, ed adesso Iperione ha la stessa intuizione in condizioni simili. Il rispetto tra i due contendenti è andato crescendo di duello in duello, ed in particolare per quel che riguarda Ioria sono evidenti i miglioramenti rispetto al loro primo scontro, dove si spezzò il braccio semplicemente colpendo la Soma del Titano e venne rimproverato per combattere senz'elmo e per attaccare a testa bassa senza riflettere. Tra l'altro, nonostante i numerosi colpi subiti l'armatura del Leone non sembra danneggiata, probabilmente grazie alla riparazione di Mur avvenuta nel numero 3.