I MITI DEI PROTAGONISTI - ODINO

By Flare

La divinità principale del pantheon nordico è Odino (Óðinn), ed è la figura che meglio incarna il concetto di assoluto e dunque di divinità.

Il suo nome è connesso alla radice indoeuropea "wat-" (da cui poi Wotan) che indica l’ispirazione e il furore. Adamo da Brema, ad esempio, dice: "Wodan, id est furor". Ma la furia divina di cui si parla non è quella connessa al combattimento, è una condizione di perenne possibilità: egli può trasformarsi in una dimensione sovraumana, è dio dei vivi, ma anche dio dei defunti, ed è il dio della magia per eccellenza.

Sembra che il suo culto sia apparso in un epoca tarda rispetto a Thor, ad esempio, ma in poco tempo soppiantò altre divinità in ordine di importanza, come Týr e Ullr. La diffusione di toponimi che contengono il nome di questo dio sono tantissimi, soprattutto in Scandinavia sud-orientale. Si hanno degli esempi in Danimarca (Oddense, Odense), in Svezia (Onslunda, Odensvi, Odensåker), in Norvegia (Onsaaker, Oðinssalir, Osland, Onsrud). Una curiosità: questi toponimi sono totalmente assenti invece in Norvegia settentrionale e in Islanda, dove prevaleva il culto del dio Thor.

Odino è figlio di Bestla, una gigantessa, e Borr, l’essere primordiale. I suoi fratelli sono Vili e Vé.

Ha un occhio solo, perché l’altro lo ha sacrificato presso la sorgente del gigante Mímir (memoria) per acquisire la conoscenza (in tutte le culture orali la memoria è il presupposto della sapienza); questa mutilazione è il marchio del suo sapere sovrannaturale e si può osservare che essa è parallela a quella del dio Týr (che perse la mano a causa del lupo Fenrir).

Odino inoltre possiede il sapere magico; tramite un sacrificio di sé egli "colse le rune".

Di questo si racconta nel secondo carme, Hávamál (La canzone dell’eccelso), che oltre a contenere una lunga serie di massime di vita e regole di comportamento formulate da Odino in prima persona, raccontano anche del suo sacrificio (un’autoimpiccagione) e delle rune da lui tratte, e di un altro importante episodio che lo vede protagonista: il furto dell’idromele, bevanda alcolica dell’ispirazione poetica. Odino ruba l’idromele ai giganti per poi donarlo agli uomini. Oltre a essere dio della guerra, egli è dunque anche il nume tutelare della poesia, dispensatore della poesia agli uomini. quindi protettore degli scaldi (gli antichi poeti scandinavi). La Saga degli Ynglingar ricorda che parlava sempre in versi, ed era detto anche "fabbro di canti". Ma i canti attribuiti ad Odino hanno carattere magico poiché l’arte del poetare è un dono sovrannaturale e potente.

Simbolo della sua potenza regale è l’anello Draupnir, forgiato dai nani, dal quale ogni nove notti scaturiscono otto anelli di uguale peso (e cioè con esso nove, numero che simboleggia il ciclo compiuto) –non vi ricorda qualcosuccia?!-; la lancia d’oro Gungnir, fabbricata dal nano Dvalin che fu una parte del risarcimento che dovette Loki per aver tagliato per scherzo tutti i capelli a Sif, moglie di Thor (oltre alla lancia per Odino e alla chioma d’oro per Sif, Loki dovette donare anche la nave Skíðblaðnir a Freyr). La lancia è l’arma preferita di Odino: la lancia scagliata da lontano è come il suo sguardo, con il quale può atterrire i nemici paralizzandoli o fermare giavellotti altrui (lo sguardo paralizzante è anche un mezzo per impedire all’occhio profano di cogliere l’immagine divina e inafferrabile per l’uomo); inoltre il tetto del Valhalla, sua dimora, è sorretto da aste di lance (egli è detto anche "Signore delle lance").

Possiede anche un elmo d’oro, simbolo di maestà, di dignità e di fierezza (era considerato uno degli elementi più preziosi nel corredo di un guerriero) poiché è nell’elmo che è concentrata l’impressione che dà un guerriero al suo nemico e uno scudo (e anche qui il rimando al Valhalla, il cui tetto è fatto di scudi messi a guisa di tegole).

Odino ha numerosissimi appellativi (nelle fonti più antiche ne sono stati contati 235) i quali fanno riferimento alle innumerevoli qualità e manifestazioni del dio: ma servono anche a celare la sua essenza terribile, misteriosa ed inafferrabile. Di Odino, per esempio, si ricorda che ha un triplice aspetto, ossia Hár ("alto" cioè "eccelso"), Jafnhárr ("proprio come alto") e Þriði ("terzo"). In relazione al triplice aspetto (il tre è il numero nel quale è espressa la forma più completa dell’esistenza) Odino è ricordato anche come Þriggi, "triplice". I suoi figli non sono solo divinità importanti come Thor, Baldr, Heimdallr, Týr, Yngvi, Viðarr, Váli, Höðr, Hermóðr e Bragi; ma è ricordato anche come progenitore di grandi dinastie, per esempio suoo figlio fu Skjöldr (capostipite della stirpe danese degli Skjöldungar). Appellativi legati a ciò sono moltissimi: Gautr "progenitore dei Gautar); Aldagautr "progenitore degli uomini" o Alföðr "padre di tutti".

Odino ha la caratteristica inoltre di prendere molte forme, a suo piacimento, apparendo come un vecchio (che, per esempio, compare per dare consigli a Sigfrido), come un viandante (inteso anche come essere che si sposta da un luogo all’altro, quindi anche dal mondo dei vivi nell’aldilà, o viceversa), come una triade divina (nell’Inganno di Gylfi citato sopra da aledileo, appare in questo aspetto e istruisce Gylfi, un re svedese, sulle antiche storie del mondo e degli dei), oppure come un uomo saggio. Questa qualità è connessa alla sua abilità nella magia detta seiðr, che rende capaci di mutare aspetto a volontà e di influire sul corso degli eventi. Il riferimento alle qualità magiche appare nei nomi Fimbultýr "dio magicamente potente", Fjölnir "assai sapiente", Forni "antico" (possessore dell’antica conoscenza), Gapþrosnir "mago".

L’attitudine di Odino ai viaggi (il viandante sopra citato) può essere messa in relazione con Mercurio, legame confermato anche dalla denominazione germanica del mercoledì (come già accennato da Shiryu) che diviene "il giorno di Odino (in antico nordico "óðinsdagr"). Un altro elemento che collega questi due dei è il fatto che l’Ermes greco (poi venuto a coincidere con il Mercurio romano) era il dio della parola; Odino è il signore della parola, del canto e della poesia.

Un’immagine spesso legata al furore di Odino è la tempesta: essa simbolicamente si riferisce alla sua imprevedibilità (in contrasto con la prevedibilità di Thor), alla sua potenza, alla sua furia anche in battaglia. Ancora ricordo alcuni nomi che fanno riferimento al collegamento con la sfera naturale: Hveðrungr ("vento mormorante"); Váfuð ("signore del vento"); Þundr ("Dio del mare in tempesta").

Legate al culto di questo dio ci sono anche le congregazioni di uomini-lupo (úlfheðnar) e degli uomini-orso (bersekir). Il lupo (come animale che si nutre dei cadaveri di coloro che sono morti in battaglia) è connesso per via del fatto che nel Valhalla stanno con lui due lupi: Geri e Freki, è detto anche che un altro lupo è impiccato alla porta di questa dimora; l’orso è una animale potente e possente, che ricorda anch’esso le caratteristiche del dio (come la tempesta). Egli è ricordato inoltre per la sua connessione con i corvi, Huginn e Muninn, infatti, (pensiero e memoria) sono due suoi fedeli amici; per questo è detto Hrafnstýrandi, "signore dei corvi".

I guerrieri, che egli ammette nel Valhalla per la loro morte in battaglia, sono detti Enherjar e formano l’esercito di anime di cui il dio è al comando.

Per concludere, Odino è un signore assoluto, a cui si deve la massima devozione e per questo i suoi fedeli gli sacrificano vite umane, per potergli essere accanto durante la morte. Per esempio Tacito testimonia che Odino era l’unico dio a cui venivano offerte vite umane.