I MITI DEI PROTAGONISTI: CIGNO
By Pandora, Flare e Aledileo
1° versione
La costellazione si estende in piena Via Lattea, tra l’Aquila e la Lira, ben distinguibile a occhio nudo, per ben 5 stelle a forma di croce latina (4 ai vertici e 1 al centro).
E’ un’estesa costellazione che rappresenta, secondo uno dei miti, il cigno in cui si trasformò Zeus, per raggiungere una sua amante: Leda di Sparta. Dalla loro unione, secondo il mito, ebbero origine due uova: da uno nacquero i gemelli Castore e Polluce, dall’altro, Elena di Troia.
2° versione
Un'altra leggenda narra invece che il cigno sia Cnido il re dei Liguri, amico inconsolabile del defunto Fetonte, tramutato in cigno celeste per placare la sua tristezza.
Fetonte figlio di Apollo, dio del Sole, volle a tutti i costi una dimostrazione del fatto che il Dio fosse veramente suo padre, perciò gli chiese di poter guidare il carro del Sole come dimostrazione. Apollo accettò ma Fetonte perse il controllo del cocchio e precipitò a terra bruciando campi e foreste. Infine venne fermato da l'intervento di Zeus, che con un fulmine lo fece precipitare nell'Eridano.
Cnido era così inconsolabile per la morte dell'amico che Zeus lo tramutò in un cignoin modo da permettergli di sorvolare il luogo della morte di Fetonte per recuperare almeno il suo corpo.
3° versione
Un'altro mito ancora narra di Zeus che per sedurre la riluttante ninfa Nemesi, ordinò ad Afrodite di trasformarsi in aquila, mentre egli si sarebbe tramutato appunto in cigno. Fingendo di sfuggire agli attacchi dell'aquila, il cigno divino si rifugiò tra le braccia di Nemesi che invece di mandarlo via lo abbracciò intenerita: il volatile er così dolce e tranquillo che Nemesì si addormentò tenendolo tra le braccia. Mentre ella dormiva senza alcun timore, il dio abusò di lei e poi volò via: gli uomini vedendo il magnifico cigno volteggiare altissimo nel cielo, credettero che questo uccello vivesse nel firmamento e Zeus, per non far scoprire loro la verità, decise di porre in cielo la sua figura alata insieme a quella del suo complice, l'aquila.
4° versione
Racconta che il Cigno altri non è che Orfeo, il celebre musicista dell'antichità: egli fu ucciso dalle crudeli sacerdotesse di Bacco e dopo la sua morte fu trasformato in cigno e posto a fianco della sua Lira.
5° versione
La sesta fatica di Ercole fu di cacciare gli innumerevoli uccelli Stinfali, dal becco e dagli artigli di bronzo, grandi all'incirca come gru e molto simili agli ibis, divoratori di uomini e sacri ad Ares che avevano invaso la palude, appunto detta Stinfalia. Essi vivevano sulle rive della palude e uccidevano uomini e animali lasciado cadere una pioggia di piume di bronzo. Quando Ercole arrivò alla palude si accorse che non poteva cacciarli con le frecce perchè troppo numerosi; non poteva nemmeno addentrarsi nella palude perchè troppo alta e neppure permettersi l'uso di una barca perchè troppo profonda.
Così fu salvato da Atena che gli diede un paio di nacchere di bronzo fabbricate da Efesto: l'eroe salì su uno sperone roccioso del monte Cillene, che sovrastava la palude e battè le nacchere. Gli uccelli, impauriti, si alzarono in volo, terrorizzati. Così Ercole li uccise mentre cercavano di raggiungere le isole di Ares nel Mar Nero.
Il Cigno, insieme all'Aquila e alla Lyra (un tempo detta costellazione dell'Avvoltoio), rappresenterebbero gli unici tre uccelli sopravvissuti alla strage.
varie
Il nome di questa costellazione ha subito, a seconda delle ere e dei popoli che la miravano, dei cambiamenti sostanziali.
In Mesopotamia questo gruppo di stelle era identificato con l'Uccello della Foresta.
Il greco Eratostene la cita col nome di Cigno e così venne rappresentata nella numerosa serie di racconti mitologici legati a questa costellazione ma, tra gli stessi greci, Ipparco e Tolomeo ne parlarono col termine di Uccello.
In epoca cristiana le venne attribuito il nome di Croce (e infatti ancora oggi si suole chiamarla Croce del Nord, in opposizione ad una seconda costellazione(Croce del Sud) di forma similare visibile solo nell’emisfero Australe).
Gli Arabi le conferirono un’immagine meno elegante e nobile di quella greca ripresa poi dai latini, l’associarono cioè al Piccione ma soprattutto alla Gallina.
(Di fatto il termine Daneb, nome della più brillante tra le sue stelle, come già detto tra le più fulgide del cielo, deriva proprio dall’arabo Dheneb-ed-Dajajeh, che significa appunto "la coda della gallina". Gallina permane per tutto il Medioevo fino al Rinascimento, quando il nome Cigno si riaffermò definitivamente.
Degno di nota è come, nel 1627, si assistette al tentativo di ristabilire il nome cristiano ad opera dello Schiller. Egli infatti, per esaltare e perpetrare nel tempo la figura della madre dell’Imperatore Costantino, colei che aveva ritrovato la Croce di Cristo smarritasi per 300 anni, battezzò la costellazione col nome di Croce sostenuta da sant’Elena. Il tentativo ebbe però vita breve e il nome di Cigno, alla fine prevalse, rimanendo fino ad oggi.