COME SI CREA UN MANGA
Grazie a Fabio per alcune informazioniLeggere un manga è un’azione semplice, che richiede solo poco tempo, ma quando lo facciamo di solito non abbiamo idea di tutto il lavoro che c’è dietro quel semplice volumetto di 150 pagine. Come nasce quindi un manga ?
Ovviamente, il primo passo è la creazione dell’idea che è alla base della storia. Di solito questo è un passo "involontario". L’idea è di rado frutto di una lunga riflessione, più spesso nasce da una conversazione casuale, da un programma visto in televisione, da un libro o da un fumetto, da un sogno, da una passione, da un hobby o da chissà cos’altro. Nella maggior parte dei casi, il protagonista della storia nasce insieme all’idea, mentre gli altri personaggi vengono creati un po' più avanti, dopo che il mangaka ha potuto riflette sul possibile sviluppo della trama. Ci sono comunque dei criteri standard nella creazione dei personaggi: per prima cosa, è raro che due protagonisti abbiamo caratteri molto simili, al contrario ciascuno di loro ha un comportamento che lo differenzia dai compagni, rendendolo unico. Prendiamo ad esempio i cavalieri: analizzando semplicisticamente i loro caratteri, si potrebbe concludere che Pegasus è l’impulsivo, Sirio il riflessivo, Cristal il freddo, Phoenix il solitario ed Andromeda il gentile. L’unica vaga rassomiglianza è tra Cristal e Phoenix, tra l’altro accomunati da un trauma vissuto in passato, ma il cavaliere della fenice è perennemente fuori dal gruppo, il che taglia il problema alla radice. Ai tempi delle saghe di robot, tipo Mazinga Z e Goldrake, il cast tipico di protagonisti era formato da: l’eroe, di solito disilluso e tenebroso, che spesso ha alle spalle un passato difficile, al quale reagisce o chiudendosi in se stesso o fingendosi allegro e spigliato, il bambino, il grassone, ovvero l’elemento comico, e la ragazza guerriero. In più, in alcune saghe c’era il braccio destro dell’eroe, con capacità simili alle sue ma un carattere molto diverso (tipo Actarus ed Alcor in Goldrake). Non di rado, questo braccio destro era stato in passato nemico del protagonista, e, sconfitto, aveva deciso di unirsi alla sua causa. Questo tipo di cast è stato in voga per molti anni, ma al giorno d'oggi è stato abbandonato, specialmente per quanto riguarda la figura del grassone.
Una volta trovata una buona idea e scelto il cast principale, si passa alla sceneggiatura. In alcune saghe l’intera serie viene stabilita fin dall’inizio, mentre in altre l’autore ha nuove idee man mano che va avanti. Go Nagai per esempio ha affermato di aver disegnato Devilman solo per sapere come sarebbe andato a finire, ed un discorso simile vale anche per Kurumada. Per di più, una serie "aperta" si offre meglio alle esigenze di mercato, ed in caso di successo la si può far continuare più a lungo di quanto fosse stato inizialmente programmato.
Con la sceneggiatura finisce quella che si può considerare la parte "scritta" del manga e si inizia a lavorare sui disegni. Da questo punto di vista, i tre passaggi principali sarebbero: creazione dei model sheets, tavola a matita e inchiostrazione, ai quali si aggiunge l’eventuale aggiunta di effetti speciali ottenuti con la computer grafica. I model sheets sarebbero i "modelli" dei personaggi. Il mangaka (ma anche il disegnatore di anime, seppur con minore libertà) butta giù gli schizzi del personaggio, ed alla fine decide quella che sarà sua fisionomia definitiva. Ovviamente, questo non significa che il personaggio resterà identico dal primo all’ultimo numero del manga, spesso lo stile del disegnatore migliora man mano che si va avanti, e paragonando il Seiya del primo numero di Saint Seiya con il suo corrispettivo dell’ultimo numero si coglie al volo la differenza. I model sheets sono molto importanti anche negli anime, dove al lavoro c'è un intero cast di disegnatori ed è necessario che i personaggi abbiano la stessa fisionomia anche quando sono realizzati da autori diversi. In questo caso, il compito di disegnare il model sheet, e quindi di creare graficamente il personaggio spetta al disegnatore principale, ovvero Araki nel caso di Saint Seiya. Al momento di realizzare l'intero episodio, gli altri disegnatori si basano sul modello creato da Araki, al quale poi applicano il loro stile.
Il piano accennato sopra comunque (model sheet, tavola a matita, inchiostratura) non è sempre seguito da tutti gli autori. Tsukasa Ojo (City Hunter, Occhi di gatto) presta molta attenzione a dettagli e rifiniture (e alle superbe anatomie dei personaggi), quindi si concentra molto sulle matite e continua a concentrarsi sui punti successivi. Go Nagai invece non usa quasi la matita, lasciando che l'estro del momento lo porti a realizzare la tavola quasi solo a china. Masami Kurumada si rifà moltissimo allo stile di Nagai (anatomie, inquadrature) salvo poi sfruttare degli assistenti del suo studio per realizzare a mano tutti gli effetti speciali. Un esempio lo si può vedere nel volumetto 26 della Shot (42 della Granata), nella scena in cui Seiya colpisce una seconda volta Hades già ferito (il baloon nella versione Granata dice "Non capisco ancora che la forza di un umano non può farmi nulla ?!"). Quella vignetta è stata realizzata a mano con l'ausilio di una lametta da barba. L'effetto del bagliore del pugno è stato ottenuto grattando, con infinita pazienza e perizia, la china stesa uniformemente sulle figure, mentre i pallini bianchi sono stati fatti "spruzzando" della tempera bianca con uno spazzolino da denti. Un’altra tecnica, usata sia da Go Nagai che da Kurumada, è quella della mezza tinta, grazie alla quale si ottengono le gradazioni di grigio viste, ad esempio, nel primo capitolo del primo numero di Saint Seiya. Questa tecnica viene ottenuta diluendo la china e stendendola in modo da sottolineare le ombre o i riflessi delle armature. In fase di stampa poi, l'opera viene completata aggiungendo un effetto di puntinismo.
Al giorno d’oggi la computer grafica sta prendendo rapidamente piede anche nel mondo dei manga, ma questi due esempi mostrano bene come a volte i mangaka ricorrano ai trucchi più impensati per ottenere un effetto speciale, e soprattutto rendono l’idea di quanto tempo possa essere necessario a realizzare un buon manga.
Anche i disegnatori di anime usano i model sheets. Ecco quello di Araki per Julian Kevines. |