LA STORIA DELL'ANIMAZIONE GIAPPONESE
Le origini dell'animazione giapponese risalgono a più di 100 anni fa. Il primo film dal vero arrivò in Giappone nel 1896, un anno dopo la nascita ufficiale del cinema, mentre il primo film nazionale è datato 1899. I primi cortometraggi di animazione vennero proiettati verso il 1914, e se si accetta di considerare Imokawa Muzuko Genkanban no Maki (il portinaio Imokawa Muzuko) il primo cartone animato realizzato in Giappone ad essere presentato al pubblico (1917), la storia dell'animazione giapponese ha ormai compiuto quasi 85 anni. Oggi gli studi giapponesi sono in grado di offrire gli standard qualitativi più alti del mondo, e le loro produzioni dominano i mercati televisivi del pianeta. Dal punto di vista quantitativo il Giappone ha realizzato tra il 1917 ed il 1945 almeno 400 filmati, purtroppo per lo più distrutti dai bombardamenti, dai terremoti e dalla censura. Nel dopoguerra invece si contano circa 600 produzioni cinematografiche, 900 serie televisive, più di 1500 OAV (Original Anime Video ovvero i cartoni distribuiti esclusivamente in videocassetta). A queste cifre poi vanno aggiunti i cortometraggi sperimentali o autoprodotti.
Ritornando alle origini, il 15 aprile 1914, al cinema imperiale di Asasuka, presso Tokyo, venne proiettato Dekobo Shingacho il primo filmato di animazione proiettato in Giappone, anche se non realizzato da autori Giapponesi. E' comunque arduo risalire al titolo originale, secondo alcune fonti era di origine inglese, secondo altre francesi. Comunque, la risposta del pubblico fu più che positiva, al punto che di lì a poco ben tre case di produzione giapponesi decisero di intraprendere la via dell'animazione. Nel 1917 furono presentati ben 17 filmati, a breve distanza uno dall'altro, tutti realizzati da tre pionieri: Shimokawa Hekoten, Kitayama Seitaro e Kouchi Jun'Ichi. Il primo ad entrare in lavorazione, nel 1916, fu "La sfida tra la scimmia ed il granchio" prodotto dalla Nikkatsu e realizzato da Kitayama. Il primo ad essere proiettato comunque fu il già citato Imokawa Muzuko Genkanban no Maki (il portinaio Imokawa Muzuko), realizzato da Shimokawa. L'opera di Kouchi "Hanawa Hekonai e la spada di prima classe", presentata nel Giugno dello stesso anno, fu il primo film di animazione ad essere recensito in una rivista cinematografica, che ne elogia la qualità rispetto alle opere degli altri due disegnatori.
Negli anni successivi sono prodotti decine di filmati, tutti di pochi minuti, ispirati alle favole tradizionali e realizzati con tecniche molto rudimentali, ad esempio fotografando le sagome dei personaggi ritagliate e sovrapposte sugli sfondi. Tra i risultati più pregevoli Kujira (la balena) realizzato nel 1927 da Ofuji Noburo, una favola per adulti realizzata con silhouette nere, che fu esportata in URSS e fu oggetto di un remake a colori nel 1952. La storia racconta di una nave con a bordo mercanti, guerrieri ed una ragazza. La nave affonda per un naufragio e si salvano solo la ragazza e tre uomini. Nonostante la situazione, i tre uomini lottano per la ragazza, finché non vengano inghiottiti da una balena e finalmente iniziano a pensare a salvarsi. Quando però la balena li sputa fuori, la lotta riprende, e così gli Dei, adirati, annegano i tre uomini e salvano solo la ragazza, addormentata sul dorso della balena.
Fino ad ora comunque le produzioni erano tutte indipendenti e realizzate in forzata economia. Quando, alla fine del 1920 l'animazione Giapponese inizia finalmente a sostituire la carta, finora utilizzata, con i costosi fogli di celluloide, che in America erano adoperati fin dal 1913, si profila all'orizzonte un nuovo problema, il sonoro. Fino ad ora infatti tutte le animazioni erano state in muto. In America il primo film sonoro era stato realizzato nel 1927 dalla Walt Disney, che aveva finalmente dato voce a Mickey Mouse (Topolino). Nel 1929 quasi tutti i film importati in Giappone sono sonori, e nel 1931 anche la società Shochiku realizza il primo film con attori reali parlato in Giapponese. Sempre la Shochiku produsse il primo cartone animato sonoro, curato da Masaoka Kenzo, all'epoca nastro emergente dell'animazione giapponese. La pellicola, presentata nel 1932, si intitola "Quello che conta al mondo sono la forza e le donne" e racconta di un impiegato che tradisce la moglie, alta 1.80 e pesante 120 chili, con la giovane e bella dattilografa. Al termine la moglie e la dattilografa si scontrano per stabilire chi abbia diritto all'uomo. Le voci sono prestate da attori famosi e questo favorisce il grande successo che l'opera ottiene.
Proprio questo successo spinge la Shochiku a produrre un secondo cortometraggio "Il gangster e la ballerina". L'animazione giapponese sonora comunque stenta a decollare, soffocata dalla concorrenza della meglio attrezzata Walt Disney e da problemi economici. I cinema adatti a trasmettere film sonori sono infatti ancora pochi, ma il pubblico non vuole più saperne di film muti. L'unica fonte di provenienza del capitale è il Ministero dell'educazione, che già dal 1925 aveva stanziato un fondo per la produzione di cartoni animati educativi. Il ministero però è disposto a produrre solo film muti perché nelle scuole non ci sono le attrezzature per i film sonori. Inoltre, con il denaro impiegato per la realizzazione di un film in Giappone, era possibile acquistare ben due film di Topolino e Popaye (Braccio di ferro), sicuramente più graditi al pubblico. Una produzione Disney poteva contare su una diffusione di persino 100 copie mentre una produzione giapponese mirava al massimo a 50 copie, anche se di rado superava le 20. Ovviamente nessun distributore è disposto a puntare sulle produzioni locali, che rischiano di scomparire. La salvezza dell'animazione giapponese è paradossalmente dovuta al precipitare della situazione politica in Asia, situazione che procurerà un nuovo sponsor, il ministero della marina militare.
Nel 1931, la situazione politica precipitava ed una guarnigione Giapponese in Manciuria trasformava un attentato, progettato dai giapponesi stessi e fallito per pura coincidenza, in una scusa per prendere possesso della ricca regione. Iniziava così una guerra in Asia che si sarebbe conclusa solo 15 anni più tardi.
Siccome la vicende politiche influenzano sempre anche altri campi, il manga più popolare degli anni trenta è Norakuro (Nero randagio), di Tagawa Suiho, la storia di un cane che si arruola nell'esercito imperiale, facendo persino carriera da soldato semplice fino a capitano. Pubblicato a puntate mensili sulla rivista Shonen Kurabu fin dal gennaio 1931, Norakuro porta le vendite fino a 750.000 copie ed anticipa il fenomeno fumettistico del dopoguerra: le storie pubblicate sulla rivista sono infatti raccolte in lussuosi e vendutissimi volumi e tra il 1933 ed il 1938 vengono persino prodotti cinque cortometraggi animati.
Un altro grande successo, con chiari ammiccamenti alla situazione politica, è "L'avventuroso Dankichi", nel quale il piccolo protagonista diventa re di un'isola del Pacifico, fondando templi shintoisti ed insegnando agli indigeni come respingere gli attacchi degli invasori bianchi. Contemporaneamente, in America, in preda all'isterismo del "pericolo giallo" spopola l'eroe spaziale Flash Gordon, che affronta alieni di chiara stirpe mongolica.
Poi la situazione in Cina precipita, il 7 luglio 1937 al ponte Marco Polo qualcuno sparò ad alcune truppe Giapponesi dando il via alla seconda guerra tra Cina e Giappone e causando un pesante intervento militare sui media. Incredibilmente, questa situazione si rivela una boccata di ossigeno per il cinema animato giapponese, a corto di fondi e sopraffatto dalle produzioni straniere, anche grazie agli sviluppi dei mezzi cinematografici. Nel gennaio 1936 viene aperto a Tokyo il primo cinema specializzato in cinegiornali, che offre un'ora di notiziari e documentari. Questa novità attira le attenzioni delle istituzioni militari, così, mentre a causa del peggioramento dei rapporti con gli Stati Uniti sono congelati tutti i lungometraggi Disney da Biancaneve in poi, in Giappone a partire dal 1937 il Ministero dell'esercito e quello della marina militare iniziano a commissionare cortometraggi da affiancare ai cinegiornali, in modo da raggiungere anche il pubblico più giovane. Nel 1938 escono quattro titoli, ispirati alle gesta dell'aviazione in Cina, tra cui "L'indomita aquila dei cieli", in cui un aereo giapponese affronta nuvole che prendono la forma di Braccio di ferro e Stalin.
Mentre negli Stati Uniti, Paperino si arruola in marina, anche in Giappone i personaggi più noti, come Fuku-chan, protagonista di una serie di strisce, entrano a far parte dell'esercito. Il primo grande successo però è legato al nome del protagonista di una famosa favola giapponese, Momotaro. Momotaro è un fanciullo divino, celebre per l'impresa compiuta all'Isola dei Demoni, dove combatté feroci demoni aiutato da un cane, una scimmia ed un fagiano. Il personaggio, essendo noto a tutti i bambini, è il più adatto per la propaganda anti occidentale, così ben presto inizia a diventare consapevole del ruolo di liberatore delle isole del Pacifico contro i demoni bianchi. Nel 1931 Momotaro aiuta gli abitanti di un'isola antartica contro un'aquila malvagia. Nel 1943, un suo film commissionato dalla marina per celebrare Pearl Harbor, diventa, con i suoi 37 minuti, il cartone più lungo fino ad ora realizzato e riceve la raccomandazione del Ministero dell'educazione. La storia vede Momotaro alla guida di una portaerei alla guida di una vittoriosa battaglia. La locandina, sotto la scritta "Annientamento dei cartoni animati dei cani americani" mostra Roosvelt e Braccio di ferro naufraghi in mezzo al mare mentre le loro corazzate affondano. Il cartone ebbe molto successo e fu proiettato anche per i soldati al fronte. La marina commissionò alla Shochiku un film analogo, contando sul fatto che la società aveva a disposizione i migliori animatori del momento, tra cui Seo Mitsuyo ed un budjet senza precedenti. Nonostante le pessime condizioni (50 dei 70 membri dello staff furono convocati al fronte, i fogli di acetato finirono costringendo Seo a riutilizzare sempre gli stessi anche dieci volte), il film, lungo 74 minuti, realizzato dopo 14 mesi di lavoro e con una spesa di 270.000 yen (oltre 400 milioni di yen attuali). Il film inneggiava alla liberazione dell'Asia dagli invasori bianchi ed alla creazione di una sfera economica sotto la guida illuminata dell'imperatore. Paradossalmente però, quando il film fu proiettato, le truppe americane stavano già radendo al suolo le isole giapponesi. Questo film comunque rappresenta l'apice di 30 anni di animazione giapponese, uno sforzo che rimarrà isolato per altri 13 anni. Purtroppo, pochissimi videro il film, visto che le città erano ormai deserte ed i bambini sfollavano nelle campagne.
Nel 1943 esce invece uno dei pochi film non impegnato politicamente, "Il ragno ed il tulipano", che vede una graziosa coccinella insidiata da un ragno. Le sequenze del diluvio, che porta via il ragno, sono realizzate mostrando le gocce di pioggia in soggettiva dal basso. Al termine del film, lungo 16 minuti, l'autore, Masaoka, è costretto a farsi ricoverare per disturbi agli occhi. Nonostante tutto comunque, il film non incontra l'approvazione del governo, visto che la vincitrice è la coccinella "bianca".
Intanto, il 15 Agosto 1945, dopo le due bombe atomiche sganciate su Hiroshima e Nagasaki, il Giappone accettava la resa incondizionata. Da quel momento il Giappone cessa di essere una nazione indipendente e deve sottostare al controllo delle potenze occidentali alleate. La censura militare viene abolita e sostituita dai Quartieri Generali Alleati (GHQ), che applicano a stampa, cinema, teatro e mezzi di informazione un nuovo codice, che proibisce l'esaltazione di valori come la vendetta, la fedeltà feudale, il suicidio ed il militarismo. Al contrario nei film sono inserite scene di baci, segno di democrazia, fino ad ora considerato un'effusione ai limiti dell'oscenità dai giapponesi. Le vecchie opere vengono proibite o distrutte. Il paese è ridotto allo stremo, i migliori animatori falliscono o si ritirano, e tra essi Seo, la cui ultima opera "La coda del re" non fu apprezzata perché ritenuta di scarso peso commerciale. Masaoka invece realizzò altre opere di medio successo, tra cui "Tora-chan" in cui sperimentava un fondale che ruota di 180°. Alla fine però, per motivi di salute, anche lui fu obbligato a ritirarsi.
Nel 1947 intanto usciva "Chidori", il primo film giapponese a tecnica mista vivo / animazione. Dal 1950 intanto vengono finalmente proiettati, seppur con grande ritardo, i film disney: Biancaneve (1950) Bambi (1951) Pinocchio (1952), Alice e Cenerentola (1953).
Il 25 Giugno 1950, 56.000 soldati nord coreani attraversavano il 38° parallelo, dando il via alla guerra di Corea, che però fu provvidenziale per la ripresa economica del Giappone, la cui industria pesante e tessile tornò in attività. Nel 1951 in Giappone terminava l'occupazione americana, dal 1953 iniziarono a diffondersi gli elettrodomestici, specie lavatrice, frigorifero e televisore, anche se l'uso di quest'ultimo era pesantemente limitato dal fatto che le uniche due stazioni trasmittenti coprivano solo l'area di Tokyo. Nel 1956 il dopoguerra si considera terminato ed in Giappone inizia lo slancio verso il benessere. Ciò influenza anche l'animazione e la Toei, colpita da un'opera della casa Nichido Eigasha, le commissionò "La leggenda del serpente bianco" ispirato ad una leggenda cinese. Poco dopo, la Nichido, a causa di problemi economici, viene inglobata dalla Toei per 3 milioni di yen. Nel 1956 la Toei prese il nome di Toei Doga.
Il primo filmato della Toei Doga fu un cortometraggio di 13 minuti "Gli scarabocchi del gattino" in cui le figure disegnate da un gatto sul muro prendevano improvvisamente vita. Si trattava comunque solo di un film educativo che educava a non imbrattare le pareti. Il presidente della Toei, Okawa Hiroshi, però mirava a molto di più, essendo stato il primo a credere nelle potenzialità dell'animazione. Okawa vuole una produzione continua, ad ampio respiro, in grado di competere con le opere Disney, che continuavano a riscuotere un grande successo. Il 22 ottobre 1958, dopo 20 mesi di lavoro, è finalmente pronto Hakujaden il primo lungometraggio a colori della storia giapponese, 78 minuti, più di 214.000 disegni, 40 milioni di yen. Per animare i personaggi, furono filmati degli attori per poter riprodurre al meglio i movimenti umani. Comunque, sebbene l'animazione sia fluida, la tecnica è in ritardo di almeno 10 anni rispetto a quella americana. Il film comunque è apprezzato sia in Giappone che all'estero, come alle mostre di Venezia, di Berlino e del Messico, e fu persino distribuito in America. I primi problemi per la Toei iniziano quando entra in produzione il secondo film, Osawa voleva realizzare un film di 80 minuti per ogni anno, in modo da restare a lungo sul mercato e recuperare presto i costi. Questo però avrebbe portato gli animatori ad ore di straordinari non pagati. Nel 1959 questa situazione portò alla creazione di sindacati interni che tutelino le condizioni di lavoro. I dirigenti rifiutarono di riconoscere questi sindacati fino al 1961 e minacciarono di chiudere gli studi ed assumere un nuovo staff. Fu l'inizio di una battaglia sindacale che durò fino agli anni 70. Il secondo film della Toei fu un film di ninja e magia, "Sasuke il piccolo sarutobi" ed è datato 1959. La pellicola, pur ancora tecnicamente incerta, fu proiettata in anteprima al palazzo imperiale. Il terzo film, prodotto nel 1960, fu' "Saiyuki" (Memorie di un viaggio in occidente), un classico dell'epica cinese del XVI secolo, realizzato con la collaborazione di Tezuka Osamu, un disegnatore destinato a diventare famoso, ma che all'epoca era al debutto, e che curiosamente era stato uno dei pochi a vedere il film di Momotaro negli anni della guerra. Convinto di poter fare tutto senza interrompere la sua attività di disegnatore, Tezuka causò grandi ritardi nella produzione e provocò malumori tra gli altri membri dello staff. In generale, nonostante i buoni risultati ed il successo del film, le potenzialità del soggetto non furono sfruttate in pieno. Inoltre, la Toei si vantò dei suoi tempi di produzione, incurante che su 60 lavoratori, 10 si dovettero ricoverare per ulcere o gastriti. Tra l'altro, la scena in cui il protagonista Songoku lotta contro uno scorpione gigante, fu pesantemente criticata perché impressionante per i bambini.
Il film della Toei del 1961 fu un melodramma "Anju e Zushiomaru", ma, nonostante la pregevole tecnica di realizzazione, fu accolto freddamente, giudicato troppo ingenuo per gli adulti e nel contempo troppo lontano dal mondo dei bambini. Nel 1962, dopo uno sciopero degli animatori per la mancata tredicesima, uscì "Notti arabe: le avventure di Simbad", prima trasposizione animata di un classico di fama mondiale. Il film, che vide nuovamente la collaborazione di Tezuka, non è il kolossal che la Toei sperava, ma si fa notare per le splendide onde animate. Nel 1963, per mantenere i suoi 450 animatori, la Toei decise di produrre due film animati l'anno anziché uno solo. Il primo grande film prodotto fu "Il principe monello sconfigge il grande serpente" in cui il protagonista affronta un serpente con otto teste. In questo film per la prima volta viene stabilito il ruolo del direttore dell'animazione, ovvero il supervisore dei disegni. Il film fu distribuito ai cinema nel marzo del 1963, ma, con grande sorpresa di tutti, i bambini si erano intanto appassionati ad un cartone che non era né Toei né Disney, e che soprattutto era visibile semplicemente accendendo il televisore. Il cartone era Tetsuwan Atom (Atom dal braccio di ferro) ed era opera di Tezuka Osamu.
Nel 1961, Tezuka aveva aperto una sua casa di produzione, la Mushi, nella quale si erano ben presto trasferiti numerosi animatori dalla Toei, nella speranza di migliori condizioni di lavoro. Finanziandosi completamente con i guadagni dei suoi fumetti, Tezuka aveva già prodotto nel 1962 un cartone animato, con discreto successo. Nelle sue intenzioni c'era però un progetto completamente nuovo, la produzione di un cartone solo per la televisione. Non si trattava di una novità assoluta, già dal 1961 la televisione giapponese trasmetteva i Flinstones, ma erano solo brevi filmati di 3 minuti, mentre Tezuka aveva in mente un cartone di 30 minuti, da trasmettere quotidianamente. Al tempo, questa era considerata un'ipotesi impossibile economicamente e tecnicamente. Tezuka scelse come soggetto Atom, uno dei suoi fumetti di maggior successo, che già era stato trasformato in un telefilm. Tezuka disegnò 6000 disegni per il primo episodio di Atom, ed utilizzando la tecnica del "bank system", ovvero la conservazione di sequenze riproducenti movimenti base, da poter poi riutilizzare più volte (ad esempio le scene del "Fulmine di Pegasus" nei cavalieri), riuscì a realizzare il quinto episodio con soli 3000 nuovi disegni. Alle 18.15 del 1 gennaio 1963 sul canale privato Fuji Television, fu finalmente trasmesso il primo episodio di Atom, che ebbe un successo superiore a qualsiasi previsione, raggiungendo, con l'84° episodio, uno share del 40.7 %.
Come spesso accade però, dietro il successo si celava una situazione tutt'altro che rosea. Come ai tempi di Saiyuki, Tezuka voleva realizzare Atom completamente da solo. Come risultato, fin dall'inizio la serie accumulò un grande ritardo e non di rado gli episodi venivano completati pochi giorni prima della messa in onda. Le luci alle finestre della Mushi erano accese di giorno e di notte, ininterrottamente, tanto che l'edificio fu soprannominato "il castello insonne". Il suo più grande errore però Tezuka lo fece come dirigente. Terrorizzato all'idea che la sua opera non vedesse mai la luce, ne vendette i diritti alla Fuji Television per soli 550.000 yen ad episodio, un prezzo pari alle puntate di telefilm dal vero. La differenza sta nel fatto che un telefilm costava alla produzione 300.000 yen a puntata, mentre un cartone costava 2.700.000 yen a puntata. Tezuka ne è consapevole, ma preferisce compensare il passivo disegnando anche di notte. La voragine economica fu risolta con due operazione tanto fortunate quanto impreviste: la prima fu la vendita dei diritti di trasmissione alla rete americana NBC per 360.000 yen a puntata. Era la prima volta che un cartone giapponese approdava in America, dove fu ribattezzato "Astro Boy". La seconda operazione fu la nascita del merchandising, ovvero applicare il nome del prodotto a generi di consumo. La diffusione del mezzo televisivo aveva rappresentato una rivoluzione totale ed aveva assestato un colpo mortale all'industria del cinema. Contemporaneamente, il mondo del fumetto, fino ad allora composto per lo più da riviste mensili, aveva visto fin dal 1959 la nascita dei primi settimanali, prodotti per reggere il ritmo televisivo. Già allora, la televisione significava pubblicità perché in grado di raggiungere i bambini, che scelgono i prodotti in base ai personaggi che li raffigurano. Atom fu così sponsorizzato dalla ditta dolciaria Meiji, che oltre a fare pubblicità durante gli episodi, riproduceva le immagini dell'androide sulle scatole dei suoi prodotti. Le scatole di confetti Marble Choco, che regalavano gli adesivi di Atom, si vendevano a milioni, tanto che la Meiji aveva problemi nel soddisfare la richiesta.
Ai prodotti dolciari si aggiunsero articoli di cartoleria, abiti, giochi, elettrodomestici, dischi, per un totale di 700 prodotti e 50 aziende. Il successo ottenuto dalla Muschi Production spinge alle imitazioni, dal settembre 1963 uscivano vari cartoni legati a case dolciarie, tra cui anche "Ken, il ragazzo lupo" della Toei. L'animazione televisiva in serie, fino ad allora ritenuta irrealizzabile, si dimostrò un affare colossale. Questo inarrestabile processo ebbe però delle vittime, tra cui lo stesso Tezuka. La sua sceneggiatura di Atom terminò in un anno e lo staff dovette sopperire con una interminabile e ripetitiva serie di combattimenti. Inoltre, nessuno si curava della qualità sempre peggiore dell'animazione, talvolta ridotta a soli 900 disegni per episodio. Tezuka vede in tv un Atom che ha solo il nome e l'aspetto della sua creatura. Col tempo, la serie decadde, gli americani volevano cartoni a colori, i dolci Meiji non vendevano più, e così il 31 dicembre 1966 Atom si gettava nel sole, schiantandosi per salvare l'umanità. Tezuka fu fortemente amareggiato da ciò in cui Atom si era trasformato, ma grazie alla sua opera la corsa verso l'animazione televisiva era ormai inarrestabile.