IL DIO DEL SOLE
"Il decimo tempio è ormai vicino, coraggio cavalieri !".
Ancora una volta il gridò di Pegasus risuonò vibrante sulle scale che portavano alla dimora di Apollo, cercando di incitare i compagni ad avanzare il più rapidamente possibile. Erano passati già svariati minuti da quando i tre eroi erano usciti dal tempio di Nettuno, e la sagoma di quello successivo, appartenente al Dio del sole, era sempre più vicina. In realtà però, l'entusiasmo del cavaliere era solo apparenza, una menzogna, con la quale l'eroe stava cercando di arginare un fiume di disperazione in lui sempre più dirompente. Non era più governato dallo sconforto, come all'uscita dal sesto tempio, e dentro di se sentiva ardere ancora forte la speranza di riuscire nel miracolo e salvare Atena dal suo triste destino, ma nonostante la sua nota irruenza, Pegasus era abbastanza maturo da saper riconoscere una situazione disperata. La battaglia con Eracle, tanto inattesa quanto violenta, aveva ulteriormente stremato lui ed i compagni. Nonostante il Dio della forza avesse interrotto anzitempo lo scontro, il dolore dei colpi subiti era ancora vivido e, unito a quello degli assalti ricevuti nei templi inferiori, rendeva barcollante ogni passo e agonizzante ogni respiro. In queste condizioni, neppure un miracolo gli avrebbe permesso di superare Apollo ed Era e raggiungere Zeus. "Se soltanto Andromeda e Phoenix fossero con noi… uniti forse avremmo una speranza…" pensò il ragazzo, ma i cosmi dei due amici, anch'essi deboli e vacillanti, erano ancora molto indietro, vicini all'ingresso del tempio di Dioniso, e non vi era tempo per aspettarli. Per quanto opprimenti fossero i suoi dubbi però, Pegasus era ben deciso a non darli a vedere, da anni ormai agiva come leader del gruppo, e non avrebbe certo esitato ora. "Tre templi, solo tre templi e saremo da Zeus ! Coraggio, amici !" gridò quindi, abbozzando un sorriso determinato.
Sirio non rispose nulla all'incoraggiamento dell'amico, si limitò ad annuire ed a proseguire. Conosceva Pegasus da anni ormai e poteva ben distinguere in lui la disperazione che il ragazzo tanto cercava di nascondere, ma non ne era turbato. In una situazione del genere solo un folle non avrebbe disperato, e nonostante la spavalderia, Pegasus non lo era. Il dolore per i colpi subiti da Eracle all'addome era ancora intenso e lo sforzo della corsa impediva alle ferite di rimarginarsi del tutto, col risultato che sottili rivoli di sangue scorrevano tra le crepe dell'armatura divina, ma nonostante tutto Dragone era quello in migliori condizioni fra i tre. Pegasus e Cristal infatti erano stati ulteriormente fiaccati dalle battaglie con Artemide e Dioniso, durante le quali avevano subito gravi ferite, e di tanto in tanto smorfie di dolore erano apparenti sui loro volti. "Il prossimo tempio è presieduto da Apollo, Dio del sole e fratello di Artemide… se la sua forza è pari a quella della sorella, raggiungere la vittoria sarà per noi impresa ardua!" pensò l'eroe, ricordando la battaglia del settimo tempio.
Pegasus e Sirio non erano certo gli unici ad essere preoccupati per lo scontro imminente, benché nell'apparenza glaciale come sempre, anche Cristal sapeva bene che questa per loro sarebbe anche potuta essere la battaglia decisiva. Rispetto ai due amici, il Cigno era indietro di qualche passo. La costola fratturatasi durante lo scontro con Dioniso era come un tizzone ardente, che lo tormentava ad ogni respiro, ed anche le varie ferite al torace continuavano a tormentarlo senza tregua. Per di più, non poteva fare a meno di preoccuparsi per Phoenix e Andromeda, che era stato obbligato a lasciare al sesto tempio. I loro cosmi erano fortunatamente usciti dalla dimora di Ares senza ulteriori scontri, ma erano comunque molto deboli, e quello di Phoenix in particolare pareva aver perso ogni traccia di vitalità. I due tuttavia non erano solo suoi amici, ma anche cavalieri di Atena, e Cristal sapeva bene di dover avere fiducia in loro, proprio come aveva fatto tante volte in passato. Il cavaliere era totalmente immerso nei suoi pensieri quando all'improvviso i gradini davanti a lui sembrarono offuscarsi e deformarsi. Prima di poter fare qualsiasi cosa, l'eroe inciampò in uno di loro e cadde sul ginocchio.
Immediatamente, Pegasus e Sirio si fermarono e si voltarono verso di lui. "Va tutto bene, amico ?" gli chiese Sirio avvicinandosi. Cristal rialzò lo sguardo, i gradini erano lisci e intatti come sempre. "S…si, ho solo avuto un mancamento per un attimo, ma ora sto bene !" rispose rimettendosi in piedi. "La nostra corsa è comunque giunta al capolinea !" disse Pegasus, ed infatti la soglia del decimo tempio era ormai raggiunta.
Per un attimo i cavalieri si fermarono, nella speranza di poter avvertire il cosmo del Dio del Sole e di potersi fare un'idea della sua forza. Tale speranza si rivelò vana, dal tempio non emanava alcuna energia, ma i tre eroi avevano imparato a loro spese quanto poco questo significasse e quindi, senza ulteriori esitazioni, entrarono nell'edificio.
Già all'esterno i cavalieri avevano notato le imponenti dimensioni del decimo tempio, più alto e vasto dei precedenti benché simile nella forma, ma ora, all'interno, la maestosità dell'edificio era ben evidente. Un lungo corridoio si estendeva davanti a loro, fiancheggiato da due imponenti colonnati per ciascun lato, abbastanza distanti tra loro al punto che due persone avrebbero potuto camminarvi in mezzo restando fianco a fianco. Le pareti erano spesso interrotte da pesanti portoni di bronzo dorato, coperti di fregi e decorazioni, ma tutti spalancati, che facevano da ingressi per saloni di varie forme, rettangolari, quadrati o circolari. Dall'esterno, l'interno del tempio era apparso invisibile, avvolto nell'oscurità, ma appena entrati i cavalieri compresero che doveva essersi trattato di una qualche sorta di illusione, perché il candido marmo bianco di cui erano fatti il pavimento, il soffitto, le pareti e persino le colonne rifulgeva di luce propria, rendendo ben luminosa la costruzione.
Disorientati dalla grandezza dell'edificio, i cavalieri impiegarono qualche secondo prima di tornare a concentrarsi sulla missione ed iniziare a camminare alla ricerca del Dio, che, temevano tutti, con ogni probabilità si sarebbe opposto loro. L'impresa però non era facile: sebbene i loro portoni di bronzo fossero aperti, le sale laterali, nove in tutto, erano ampie, e ciascuna si apriva a sua volta in stanze e corridoi, che sembravano portare in parti diverse dell'edificio.
"Dove sarà Apollo… non possiamo certo cercarlo per tutto il tempio !" esclamò con frustrazione Pegasus, ben consapevole del poco tempo a loro disposizione. A pochi passi da lui, Cristal era rimasto immobile ad osservare l'edificio, mentre Sirio si era avvicinato con cautela ad uno dei portoni. "Sembra vi sia scritto qualcosa…" disse dopo averlo osservato per qualche secondo, prima di leggere una frase in greco antico "«Ivi dimora la poesia, che degli uomini sfiora i cuori»".
"Anche qui c'è un'iscrizione !" disse allora Pegasus, che nel frattempo si era avvicinato ad un altro portone "«Ivi dimora la storia, che per gli uomini è memoria»" recitò traducendo istantaneamente la frase.
"Che cosa vorranno dire ?" chiese Cristal, avvicinandosi a sua volta ad un portone, ma prima che i tre eroi potessero ponderare il significato di quelle frasi, una dolce musica di lira si diffuse nelle sale e nei corridoi del tempio.
"Pare che finalmente Apollo abbia deciso di farsi vivo…" commentò Pegasus, prima di avviarsi con prudenza nella direzione da cui proveniva la musica. Guidati da tale melodia, i cavalieri attraversarono i corridoi ed i colonnati dell'edificio, fino ad arrivare all'ingresso di un enorme salone circolare, persino più grande degli altri. Ben consapevoli del dafarsi, i tre amici si scambiarono uno sguardo di intesa ed entrarono con cautela nella stanza.
La prima cosa di cui i tre si accorsero era che anche qui, le pareti, circondate da colonne disposte a cerchio, erano spezzate da due ingressi, che si aprivano in altrettante stanze. La prima, posta alla loro destra, emanava tenui bagliori dorati e arancioni, la seconda, posto alla loro sinistra, emanava intensi bagliori rosso fuoco. Ben più delle due stanze, o del marmo del salone, brillava però la figura seduta su un trono d'oro di fronte a loro, i cui lineamenti erano quasi invisibili, ammantati dalla luce.
"Non curatevi della Sala del sole Levante e della Sala del sole Calante, non rappresentano per voi alcuna minaccia. E' qui, nella Sala del sole Splendente, che si concluderà il vostro cammino !" affermò con autorità la figura, prima che la sua luce si attenuasse, rivelando il Dio del sole, il possente Apollo.
Il Dio aveva un viso aggraziato, quasi delicato, ma i suoi capelli erano rossi come il fuoco, mentre gli occhi, verdi come il mare, rivelavano insieme autorità e determinazione. In fronte portava un sottile diadema dorato, mentre il suo corpo era completamente coperto da una tunica bianca, simile a quella indossata dagli antichi sacerdoti, ma sotto di essa era facile distinguere le forme di un'armatura.
"Così tu sei Apollo, colui che domina il sole. So bene che la mia richiesta sarà vana, ma ugualmente ti chiedo: concedici di attraversare il tuo tempio e proseguire nella nostra corsa !" disse Pegasus, avanzando di un passo verso la Divinità, che nel frattempo aveva poggiato a terra la lira d'oro con cui, fino ad ora, aveva prodotto la melodia che aveva attirato i cavalieri.
Il Dio rimase in silenzio per qualche attimo, osservando i cavalieri, poi disse "Così voi sareste i cavalieri che hanno sfidato la collera di Zeus… è incredibile che esseri così miseri siano arrivati fino al Tempio del Sole che io custodisco! L'uscita che tanto bramate è qui, alle mie spalle, ma non sperate di trovare in Apollo un alleato, poichè intendo porre fine personalmente alla vostra folle corsa !".
Guardando oltre Apollo, Pegasus, Sirio e Cristal si accorsero che in effetti, dalla parete alle sue spalle, si apriva il corridoio che probabilmente li avrebbe condotti all'uscita, ma il tono del Dio, altisonante e carico di disprezzo, lasciava pochi dubbi sulle sue intenzioni.
"Se queste sono le tue intenzioni, allora perché ci hai guidati fin qui con la tua musica ? avresti facilmente potuto affrontarci in uno dei saloni all'ingresso del tempio…" chiese Cristal, che finora era rimasto in silenzio. Alle sue parole, Apollo fece una sottile smorfia.
"Non siete degni voi miseri mortali di ascoltare la melodia della mia lira, ma le Muse non sarebbero state contente se voi aveste insudiciato le loro stanze con i vostri passi impuri, o se io le avessi lordate del vostro sangue, quindi ho deciso di farvi venire subito da me, dove potrò distruggervi senza esitazioni !" rispose, facendo trapelare ancora una volta un evidente disprezzo per i nemici che aveva di fronte.
"Dunque quei saloni sono la dimora delle Muse ?!" esclamò Sirio, ripensando alle frasi sui portoni, ed Apollo annuì "Clio, Urania, Melpomene, Calliope, Tersicore, Talia, Polimnia, Euterpe ed Erato da sempre abitano qui, nel tempio del loro signore e maestro. Quando siete venuti sull'Olimpo però, Zeus ha ordinato che solo le divinità maggiori restassero nei templi, obbligandole quindi ad abbandonare questa casa. Ma presto, con la vostra distruzione, potranno far ritorno !" dichiarò il Dio, che poi si lasciò circondare dall'aura del suo cosmo, segno inequivocabile che la battaglia era imminente.
Non avendo altra scelta, i cavalieri sollevarono le difese, pronti ad un nuovo scontro, ma, improvvisamente, la sottile tunica che copriva la divinità non potè più sostenerne l'energia del cosmo e scomparve in una fiammata, rivelando l'armatura che aveva nascosto finora. La corazza era completamente dorata e copriva quasi del tutto il corpo del Dio, lasciando scoperta solo la parte anteriore del bacino e quella superiore del braccio. Sul pettorale era ben visibile l'immagine di un sole al massimo del suo splendore, i cui raggi color del fuoco si estendevano fino alla base del collo e fino al cinturino. La stessa decorazione, ma a colori invertiti, era presente sui coprispalla e sulla cintura stessa.
Lo splendore di tale armatura lasciò senza parole i cavalieri, che per lunghi secondi rimasero immobili a guardarla, poi finalmente Cristal si mosse e, primo tra i suoi compagni, iniziò ad espandere il suo cosmo "Non vorremmo combatterti Apollo, così come non avremmo voluto affrontare alcuna divinità, ma visto che non ci lasci scelta ti costringeremo a cederci il passo con la forza !" dichiarò il cavaliere del Cigno prima di scatenare contro il nemico la potenza dell'"Aurora del Nord !".
I cristalli di ghiaccio, la cui temperatura era ormai pari allo zero assoluto, saettarono contro Apollo, che però non se ne curò minimamente, si limitò ad espandere il suo cosmo e gridare "Strali divini !". Al suo comando, una pioggia di fasci luminosi rossi come il fuoco partì dal suo corpo, investendo ed annullando il potere dell'Aurora del Nord senza alcuno sforzo, e poi abbattendosi non solo su Cristal, ma anche su Dragone e Pegasus, completamente impreparati ad un tale attacco. Privi di difese, gli eroi vennero travolti in pieno e scagliati contro le pareti della stanza da migliaia di colpi più veloci della luce, che martellarono senza pietà i corpi e le armature. Per interminabili secondi, Apollo continuò a dare sfogo al suo potere, poi finalmente il suo cosmo si placò, ed i tre cavalieri crollarono al suolo immobili mentre pozze di sangue si allargavano sotto di loro.
"La giusta punizione per aver osato sfidare gli Dei onnipotenti ! Ora dovrò solo aspettare l'arrivo dei loro due compagni, e poi potrò finalmente comunicare al padre Zeus la fine di questa insulsa battaglia !" commentò il Dio voltandosi ed avviandosi di nuovo verso il suo trono d'oro. "Non… così in fretta, Dio del sole. Non hai ancora finito di lottare" lo fermò però una voce dopo solo pochi passi, e voltandosi Apollo vide che Dragone si stava faticosamente rimettendo in piedi.
"A quanto pare avevo sottovalutato la resistenza delle vostre armature, ma ora cosa speri di fare ? i tuoi compagni sono sconfitti, e basterà un altro colpo dei miei perché anche tu non ti rialzi mai più !" minacciò il custode del decimo tempio.
"Co… come immaginavo. Gli altri sono esausti a causa delle recenti battaglie, solo io posso affrontare Apollo ora…" mormorò Sirio guardando i compagni privi di sensi. "E sia allora !" gridò lanciandosi frontalmente contro il Dio, che reagì scatenando ancora una volta contro di lui gli "Strali divini".
"Sono in svantaggio sulla distanza, se voglio batterlo devo avvicinarmi a lui !" pensò Dragone, e nello stesso momento sollevò lo scudo per intercettare i colpi del nemico. "Non basterà !" esclamò Apollo intensificando l'assalto, ma Sirio continuò a correre verso di lui, schivando la maggior parte dei colpi e parando i restanti. Quando ormai era solo a pochi metri dal nemico, il ragazzo si tuffò in avanti e, atterrando sulle mani, le usò per darsi la spinta e sferrare un calcio verso il volto del Dio. A tale gesto, Apollo tradì un attimo di stupore, ma poi rispose prontamente evitando il calcio con un semplice spostamento laterale, e reagendo a sua volta con un colpo diretto alla nuca scoperta dell'eroe. Ancora a mezz'aria, Dragone diede un colpo di reni ed eseguì una giravolta laterale, che lo spostò abbastanza da far infrangere l'attacco di Apollo sul coprispalla e da permettergli di toccare di nuovo terra. Immediatamente, il cavaliere approfittò del fatto che il Dio fosse sbilanciato in avanti per sferrare un pugno dal basso verso l'alto, ma anche stavolta Apollo lo evitò con rapidità. "Troppo lento" gli disse, e contemporaneamente colpì il ragazzo con un pugno potentissimo all'addome, dove l'armatura era già danneggiata. Sirio sputò sangue e cercò di indietreggiare, ma Apollo lo bloccò afferrandogli la spalla con la mano libera, poi concentrò un'enorme energia nel pugno e generò una violenta esplosione, che lanciò il cavaliere contro la parete.
Frammenti di armatura volarono via e l'eroe, colpito in pieno a distanza ravvicinatissima, sbattè duramente la schiena contro il muro di marmo, per poi ricadere a terra.
Con la vista annebbiata dal dolore, Dragone cercò di rialzarsi, ma Apollo fu subito su di lui e lo afferrò dalla gola, sollevandolo in aria. "Ben pochi nel corso dei secoli hanno saputo schivare i miei strali, come ha potuto riuscirvi un insetto come te ?" domandò guardandolo negli occhi.
"H…ho affrontato Artemide al… settimo tempio. Sono… molto simili ai suoi Dardi divini i tuoi Strali… se Pegasus non fosse stato ferito, vi sarebbe di certo riuscito anche lui" rispose a fatica Sirio, che contemporaneamente colpì il polso del Dio, nella speranza di spezzarne la stretta. Apollo però non se ne curò minimamente. "Non credevo avessi combattuto mia sorella, noi siamo cresciuti insieme, è naturale che le nostre tecniche si assomiglino" commentò il Dio, senza tuttavia allentare la morsa mortale attorno al collo del nemico.
Oramai in debito d'ossigeno, Sirio iniziò a sentire le forze che l'abbandonavano. Solo l'Excalibur avrebbe probabilmente potuto spezzare la stretta del Dio, ma in quella posizione non sarebbe mai riuscito ad imprimerle la forza necessaria. Consapevole che ben presto le forze lo avrebbero lasciato del tutto, Dragone tentò una mossa disperata e, facendo leva sulla presa stessa del Dio, piegò gli addominali e sferrò un violento calcio verso il suo viso. Sfortunatamente per lui, neanche questo tentativo andò a segno, Apollo infatti spostò la testa abbastanza da far andare a vuoto il colpo. "Non so come tu sia sopravvissuto ad Artemide, ma non pensare di poter sopravvivere a me ! Potrei facilmente spezzarti il collo in questo stesso momento, ma visto che sembri così desideroso di combattere, ti lascerò vivere ancora un pò, così imparerai la follia insita nell'opporsi alle Divinità !" dichiarò il Dio, il cui sguardo non rivelava alcun sentimento o emozione. Senza alcun preavviso, il cosmo attorno a lui esplose con una violenza tremenda, investendo in pieno Sirio e facendolo urlare di dolore mentre l'energia lo scagliava contro una delle colonne, che andò in pezzi per la potenza dell'impatto.
Se la battaglia del decimo tempio sembrava non volgere al meglio per il Dragone, non molto più indietro altri due cavalieri si sforzavano di correre con quanta più energia avevano in corpo, nella speranza di poter portare aiuto ad amici che ormai per loro erano più che fratelli. Andromeda e Phoenix avevano infatti superato senza problemi l'ottavo tempio di Dioniso, al cui interno avevano trovato solo il Dio svenuto, con l'armatura ancora ricoperta da un leggero strato di ghiaccio. "Cristal ha raggiunto gli altri ed ha ripreso la battaglia, ora tocca a noi fare altrettanto !" aveva commentato Andromeda, prima di riprendere la corsa. Phoenix non aveva risposto nulla, limitandosi ad annuire ed a correre subito dietro di lui, ma se il silenzio non era una novità per il ragazzo, altrettanto non si poteva dire del fatto che corresse alle spalle del fratello, invece che davanti a lui. Chiunque altro non vi avrebbe fatto caso, oppure avrebbe attribuito la cosa alle gravi ferite che Phoenix aveva ricevuto nella battaglia con Ares, ferite che spesso si riaprivano, chiazzando i gradini delle scalinate Olimpiche con macchie di sangue vermiglio, che si affiancavano a quelle ormai scure lasciate da Pegasus, Sirio e Cristal nella loro corsa. Andromeda tuttavia conosceva il fratello meglio di chiunque altro, meglio persino degli altri cavalieri, e sapeva bene che in circostanze normali nessuna ferita gli avrebbe impedito di essere lui a guidare la corsa, o persino di scattare avanti lasciandolo indietro. Minuto dopo minuto, passo dopo passo, il cavaliere di Andromeda era sempre più convinto che al sesto tempio fosse successo anche qualcos'altro, qualcosa che per reconditi motivi Phoenix non aveva voluto dirgli, e che ora stava facendo sentire il suo peso sul cavaliere della Fenice. In altre circostanze, Andromeda si sarebbe fermato, ed avrebbe cercato di convincere il fratello a confidarsi con lui, ma per quanto grande fosse l'amarezza, l'eroe sapeva che stavolta non potevano perdere neppure un minuto, perché la vita dei loro amici sarebbe potuta dipendere dal tempismo del loro arrivo.
A tale decisione, il giovane eroe era giunto già da tempo, ma per quanto la mente continuasse a ripetergli che era la cosa migliore da fare, il suo cuore era ancora tormentato dai dubbi. Improvvisamente però, il ragazzo si accorse che il tempo per ponderare la questione era ormai esaurito, erano infatti giunti al nono tempio divino.
"Il tempio di Nettuno… Dio dei mari e nostro antico nemico… non ci resta che entrare !" disse il cavaliere dopo un attimo di esitazione, ed al suo fianco Phoenix annuì "Stiamo attenti… questo posto dovrebbe essere deserto, ma solo poco tempo fa i cosmi di Pegasus e gli altri erano qui ed ardevano intensamente. Potrebbe essere una trappola…" sussurrò l'eroe prima di varcare la soglia insieme al fratello minore. Queste poche parole però non fecero altro che attizzare i dubbi di Andromeda, che ben sapeva quanto Phoenix fosse restio ad esercitare prudenza. Non potendo rimandare oltre, il ragazzo si fermò, deciso ad ottenere spiegazioni, ma prima che potesse aprire bocca, una voce li chiamò dall'interno del tempio "Venite pure avanti senza timori, non ho intenzione di battermi con voi". A queste parole, Andromeda e Phoenix si immobilizzarono per qualche attimo, pronti ad un eventuale attacco, ma la voce ed il tono del loro misterioso interlocutore trasmettevano un senso di sicurezza e fiducia, e per di più la catena del cavaliere non reagiva in alcun modo, così i due decisero di accettare l'invito e proseguirono fino all'ultima sala del tempio.
Nella stanza erano evidenti le tracce di una recente battaglia, e al centro, seduto per terra con le gambe incrociate, vi era un ragazzo, il cui elmo aveva l'effige di un leone. L'uomo aveva qualche ferita superficiale, ma anche uno sguardo aperto, cosa che spinse i due cavalieri ad avvicinarsi a lui, ed a fermarsi solo a pochi passi. Per lunghi secondi, l'uomo rimase immobile a fissare uno ad uno negli occhi i due fratelli guerrieri. Per primo Andromeda, che resse quello sguardo penetrante, contrapponendovi il suo, puro al punto da impressionare persino gli Spectre di Ade tempo addietro, poi Phoenix, che per lunghi secondi rimase a sua volta immobile e fiero. Lentamente però, il peso di quegli occhi castani si fece insostenibile, e, prima di potersene rendere conto, l'eroe si sentì obbligato ad abbassare lo sguardo. Non appena si accorse di quel che aveva fatto, Phoenix tornò a fissare il misterioso interlocutore negli occhi, ma l'uomo aveva ormai distolto lo sguardo ed anzi si alzò e disse "Eracle, Dio della forza, vi da il benvenuto, cavalieri di Atena !"
Le parole del Dio vennero accolte con immediato stupore dai due ragazzi, che nel sentire il suo nome alzarono istintivamente le difese, ma Eracle li rassicurò "Non temete, non vi attaccherò. I vostri compagni hanno conquistato il diritto a passare anche per voi. Non esitate dunque e proseguite la corsa, perché nel decimo tempio già infuria la battaglia ed il vostro aiuto potrebbe essere necessario!".
Andromeda e Phoenix avrebbero voluto chiedere molte cose al Dio, notizie della salute dei compagni o il perché della sua presenza nel tempio di Nettuno, ma prestare soccorso ai loro amici era la cosa più importante, e così entrambi iniziarono lentamente a camminare verso l'eroe leggendario. A sua volta, Eracle si fece da parte, lasciando via libera ad Andromeda, ma, quando Phoenix gli fu accanto, gli appoggiò una mano sulla spalla e disse "Per un guerriero, sia egli cavaliere o Dio, lo spirito è la cosa più importante. Sento che ora il tuo spirito vacilla ed i dubbi ti attanagliano, ma ricorda: la vittoria più gloriosa è quella che si ottiene nella battaglia con se stessi, e che si raggiunge dopo essere risaliti dagli oscuri abissi della sconfitta. Se riuscirai ad ottenerla allora i dubbi scompariranno, e diverrai un Dio tra gli uomini !".
A queste parole, Phoenix rimase immobile in silenzio per alcuni secondi, poi aprì la bocca per replicare, ma Eracle aveva già lasciato la spalla e distolto lo sguardo. Accanto a lui, Andromeda avrebbe voluto dire qualcosa, rassicurare il fratello ricordandogli che, qualunque fosse il problema, lui sarebbe sempre stato al suo fianco per aiutarlo, ma poi comprese che quella era una battaglia che Phoenix avrebbe dovuto vincere da solo, e così, in silenzio, i due uscirono dal tempio di Nettuno.
La quiete del nono tempio non vi era però nel decimo, dove la battaglia ancora continuava. Per due volte Sirio aveva cercato di rimettersi in piedi dopo l'attacco subito da Apollo, e per due volte le gambe avevano vacillato, facendolo crollare di nuovo, sotto lo sguardo impietoso del Dio del sole. Finalmente, al terzo tentativo, il Dragone riuscì nell'impresa e fronteggiò di nuovo il nemico. "Ha una forza tremenda… il suo cosmo è davvero brillante come una stella che brucia verso l'infinito… ma in qualche modo devo batterlo… Lady Isabel, Atena me lo impone !" pensò l'eroe, muovendo lentamente un passo verso la divinità.
"Intendi continuare a combattere ? non hai ancora capito che è tutto inutile ?! E sia, prendi ancora gli Strali Divini !" esclamò il Dio, scatenando ancora una volta la sua terribile pioggia di colpi. Dragone però si aspettava questa mossa e spiccò un balzo laterale, lasciando abbattere gli strali sulla parete alle sue spalle. "Conosco i suoi colpi e so come evitarli, ma non posso fuggire per sempre, devo passare all'attacco !" pensò l'eroe bruciando il suo cosmo emeraldino.
"La tua capacità d'attacco è grande, ma lo saranno anche le tue difese ?! Colpo Segreto del Drago Nascente !" urlò nel lanciare il potente colpo che tante vittorie in passato gli aveva dato. Il Drago d'energia saettò alla velocità della luce contro Apollo, che sembrò restare immobile ad attenderlo senza sollevare alcuna difesa, ma all'ultimo istante Sirio si accorse di aver mancato il bersaglio, ed infatti il potente attacco si infranse sulla parete, aprendo enormi crepe nel marmo bianco.
"No… non l'ho mancato, si è spostato non appena ho caricato il colpo, ma come avrà fatto ad intuirne la traiettoria… ?!" pensò Dragone, ma prima che potesse cercare una spiegazione, Apollo gli apparve accanto, gli appoggiò la mano sul petto e scatenò un'altra esplosione di energia. Incapace di difendersi, Sirio venne lanciato contro il soffitto, impattando duramente con la schiena e poi precipitando al suolo a peso morto.
Temendo un nuovo attacco, l'eroe cercò di rialzarsi il più rapidamente possibile, ma alzando lo sguardo si accorse che Apollo era immobile, e lo fissava con un misto di indifferenza e disprezzo. "Rialzandoti dimostri coraggio, te ne do atto, ma per quale motivo combatti tanto valorosamente per una causa persa ?" chiese alla fine il Dio.
"Strana domanda la tua… certamente sai di Atena, del rischio che corre e dell'importanza della nostra missione per il destino degli uomini !" rispose Sirio, ancora troppo dolorante per rialzarsi.
"Il destino degli uomini ?! Il loro destino è quello di inchinarsi agli Dei onnipotenti, la cui volontà è per loro legge, giudice e carnefice !" ribattè Apollo, con una punta di rabbia nella voce.
"Tale è dunque la tua convinzione ? reputi gli uomini niente di più di semplici marionette in mano agli Dei ? Oh, quanto ti sbagli Dio del sole…" replicò Dragone, ma Apollo lo interruppe con un gesto infastidito.
"Fa silenzio ! Fu Zeus millenni or sono a dare la Terra agli uomini, liberandoli dalla minaccia dei Titani e dei Giganti, è più che giusto ora che sia lui stesso a porre fine alla razza umana. Chi ostacola la somma divinità cui tutto è dovuto è un folle, e come tale merita la distruzione !" concluse il Dio in tono seccato.
"Un folle ?! Folle è chi usa il proprio potere per opprimere e causare dolore invece che per aiutare e portare gioia, chi crogiolandosi nella propria grandezza ignora gli stenti di coloro che lo circondano ! Sei tu il folle, Apollo !" rispose Sirio guardando negli occhi il Dio nemico.
"Cosa può sapere degli Dei un misero essere umano come te ? Per voi che strisciate nel fango, le divinità sono astri alti e inarrivabili !" disse sprezzante il signore del decimo tempio, ma le sue parole non placarono Sirio.
"Quanto ti sbagli, conosco molto bene gli Dei, non dimenticare che sono cavaliere di Atena ! E proprio Atena ci ha indicato la strada grazie al suo immenso amore per l'umanità, ci ha presi per mano senza chiedere nulla in cambio. E' stato il suo amore che per tutti questi anni ci ha dato la forza e la speranza necessarie per rialzarci di fronte a difficoltà all'apparenza insormontabili ! Avrebbe potuto abbandonare gli uomini al loro destino ed invece ha scelto di proteggerli mettendo a repentaglio più volte la sua stessa vita. E' stata per noi un raggio di luce in questo mondo dominato dalle tenebre ! Voi invece usate i vostri poteri per assecondare ogni capriccio, incuranti di chiunque altro !" disse Dragone con rabbia sempre più crescente.
"Perché mai noi divinità dovremmo mettere i nostri poteri al servizio degli uomini ! Noi per loro siamo il tuono e il fulmine, il sole e luna, esseri irraggiungibili di fronte ai quali ci si può solo inginocchiare invocando pietà !" reagì Apollo, ora visibilmente offeso dal tono accusatore dell'uomo che aveva di fronte.
"Se è davvero questo quel che siete, allora non siete degni del titolo di Dei ! Di fronte a delle divinità così capricciose Atena non si è mai arresa, ha continuato a combattere fino all'ultimo alito di vita, ed altrettanto farò io, suo cavaliere !" gridò Sirio, rialzandosi finalmente in piedi circondato dalla luce del suo cosmo, ora intensissima.
"Speri di battermi ricorrendo alla rabbia, cavaliere ? E' questa la tua strategia ?!" domandò Apollo, stavolta in tono più calmo, ma la replica di Sirio fu ben chiara "Non è rabbia ma determinazione. Sentendoti parlare mi sono ricordato ciò per cui noi combattiamo, ed ora te lo dimostrerò ! Colpo Segreto del Drago Nascente !" gridò Dragone, lanciando ancora una volta il suo colpo più celebre.
Con un rapido movimento laterale, Apollo schivò il dragone, ma Sirio non se ne curò, il primo attacco non era che un diversivo. Con un balzo, l'eroe spiegò le ali della sua armatura divina e si portò a mezz'aria. "Hai evitato il Drago Nascente, ma non credere che sia finita qui perché ora subirai la tecnica più potente del Drago. Il terribile Colpo dei Cento Draghi !!" urlò prima di aprire i pugni e scatenare contro il nemico l'immensa energia dei Cento Draghi, ulteriormente potenziata dal nono senso, che ancora una volta il ragazzo aveva raggiunto, anche se solo per pochi attimi.
Ad una distanza così ravvicinata Apollo non aveva altra possibilità che difendersi, e invece sorprendentemente rimase immobile, come rassegnato a subire il colpo. Quando l'energia dei Cento Draghi fu su di lui però accadde l'impossibile: il Dio iniziò ad eseguire movimenti appena percettibili, ma sufficenti da permettergli di evitare i colpi del nemico. "E' incredibile ! Sta schivando le fauci dei Cento Draghi ! No… non le sta schivando… le sta anticipando !" comprese Sirio con gli occhi sbarrati, ed infatti Apollo sembrava prevedere dove ciascun fascio di energia avrebbe colpito, e si muoveva di conseguenza.
Completamente sbalordito, Dragone non prestò neanche attenzione al gesto successivo del Dio, che con un movimento del braccio scatenò contro di lui gli Strali Divini. Solo all'ultimo istante Sirio si accorse della minaccia e sollevò lo scudo, ma ormai era troppo tardi ed i colpi lo raggiunsero in pieno, facendolo ricadere al suolo sanguinante.
Soddisfatto, Apollo interruppe l'attacco e gli si avvicinò. "Un'altra prova della superiorità degli Dei, spero che tu ora ti sia convinto !"
"A… allora è vero che quel che si racconta nel mito… tu… puoi prevedere il futuro…è così che hai schivato tutti i nostri attacchi finora…" sussurrò Dragone, con in bocca il sapore del sangue.
"Hai capito finalmente. E' un potere che tutte le divinità posseggono, ma che solo io ho saputo elevare al massimo livello. Normalmente potrei prevedere gli eventi con giorni di anticipo, ma ora forze estranee alla mia volontà me lo impediscono. Cionostante, posso facilmente anticipare i colpi di voi cavalieri, ed agire di conseguenza" spiegò la Divinità. Poi, dopo qualche secondo di pausa, aggiunse "E se ancora credi che gli uomini siano paragonabili agli Dei, allora sappi che un tale potere è insito anche negli esseri umani, che ne fanno un uso limitato ogni giorno, ignorandone però le vere potenzialità nella loro pochezza !".
A queste parole, Sirio rimase in silenzio per qualche secondo, poi la verità si fece strada nella sua mente e disse allibito "Ma… allora…".
"Esatto, vedo dai tuoi occhi che hai capito. Quel che hai di fronte è l'espressione massima del sesto senso, che gli uomini chiamano intuizione e che nelle divinità diventa preveggenza !". Sbalordito, Dragone abbassò gli occhi, incredulo soprattutto per la propria cecità. In passato era stato privo della vista ed aveva visto acuirsi gli altri quattro sensi, poi, bruciando il cosmo aveva padroneggiato prima il settimo e poi l'ottavo, arrivando persino a sfiorare il nono durante le dure battaglie sull'Olimpo, eppure non aveva mai pensato al sesto senso, l'intuizione, ed alle sue potenzialità nascoste.
Interpretando il suo silenzio come un'ammissione di resa, Apollo continuò "Vedo che finalmente ti sei reso conto di quanto prestabilita sia la battaglia tra un uomo ed una divinità. E' dunque ora di porvi fine, con il colpo più potente in mio possesso !".
Queste ultime parole riportarono Sirio alla realtà, ed ignorando il dolore il cavaliere si rialzò ancora una volta in piedi. Davanti a lui, Apollo aveva sollevato il braccio destro verso il cielo, ed ora brillava di una luce intensissima, in tutto e per tutto simile a quella di una stella. Temendo il peggio, l'eroe sollevò lo scudo, ma tutto fu vano. Con un gesto lento ma inesorabile infatti, Apollo abbassò il braccio e gridò "Raggio solare !". Dalla sua mano partì un raggio di energia potentissimo, e Sirio non potè far altro che gridare di dolore prima di essere avvolto dall'oblio.
"Sirio !". Fiore di Luna si svegliò di scatto, sussurrando il nome del cavaliere suo amato. Contrariamente al solito, non si trovava in Cina, ai Cinque Picchi, ma a Nuova Luxor, in una delle lussuose camere della villa di Lady Isabel. Prima della partenza per l'Olimpo infatti, Pegasus, memore delle vili azioni di Thanatos nell'Elisio, aveva chiesto ad Isabel di ospitare sua sorella Patricia alla villa, dove in caso di bisogno Asher e gli altri avrebbero potuto proteggerla. La fanciulla aveva immediatamente acconsentito, ed anzi aveva suggerito a Sirio di far venire a palazzo anche Fiore di Luna. A differenza di Dragone, che aveva accettato con gratitudine l'offerta, Fiore di Luna era stata inizialmente dubbiosa, in passato infatti aveva lasciato i Cinque Picchi solo in due occasioni, e soprattutto era da lì che aveva sempre pregato per il ritorno di Sirio. Il ragazzo aveva compreso la ragione della sua perplessità, ma le aveva anche fatto notare che, in caso di pericolo, si sarebbe trovata completamente sola, dal momento che Libra era ritornato al Grande Tempio per discutere della situazione con gli altri cavalieri d'oro. Fiore di Luna non temeva la solitudine, ma non voleva neanche dare un'ulteriore preoccupazione a Sirio in un momento così delicato, quindi alla fine aveva accettato ed era andata a Nuova Luxor, dove aveva anche avuto modo di conoscere e fare amicizia con Patricia, di cui aveva tanto sentito parlare in passato. Nonostante una differenza di età di qualche anno, le due ragazze avevano molto in comune e quindi avevano fatto facilmente amicizia, ma ben presto il desiderio di socializzare era stato sostituito dall'ansia per le persone amate, e così entrambe si erano spontaneamente ritirate nelle loro stanze per restare da sole. Nonostante fosse ormai notte, Fiore di Luna aveva pregato per ore per il ritorno di Dragone, proprio come aveva sempre fatto in passato, ma poi aveva ceduto alla stanchezza ed alla pressione nervosa, e si era addormentata. Il suo sonno però era durato meno di un'ora, poi un brivido improvviso l'aveva svegliata facendola sobbalzare. "Sirio ! Come vorrei saperti qui accanto a me, invece che impegnato a combattere chissà quali nemici…" pensò col cuore in gola. Improvvisamente le tornò in mente il brivido di poco prima, e per un attimo impallidì e vacillò, con le iridi contratte dalla paura, poi però si disse "Devo farmi forza ! Presto Sirio tornerà… o, Signore, ti prego, fa che sia così !".
Fiore di Luna e Patricia comunque non era le uniche due persone nella casa ad essere in ansia per i cavalieri. Nel salone della villa anche Asher, cavaliere d'Unicorno, era in pena per gli amici, nonostante facesse di tutto per non darlo a vedere. Era seduto sul divano ed indossava l'armatura, priva solo dell'elmo, appoggiato sul tavolino di legno accanto a lui. Prima di partire infatti, Isabel aveva affidato a lui il compito di proteggere le due fanciulle, ed anche se per ora non c'erano stati problemi, lui era deciso a farsi trovare pronto in caso di necessità. Ad aiutarlo in questo compito non vi erano solo i quattro compagni di sempre, Black, Aspides, Ban e Geki, ma anche Nemes, sacerdotessa del Camaleonte, ed i tre ragazzi che si facevano chiamare Cavalieri di Acciaio, Shadir, Benam e Lear. Il cavaliere d'Unicorno conosceva pochissimo questi ultimi, ma era stata Atena in persona a convocarli alla villa insieme a Nemes, spiegando che, in caso di attacco, avrebbero avuto più possibilità restando tutti insieme. In realtà, Asher aveva avuto l'impressione che Nemes, benché facente parte del gruppo dei protettori, fosse invece stata chiamata per essere tenuta a sua volta al sicuro, e che Isabel non gliel'avesse detto temendo di ferirla nell'orgoglio.
Le riflessioni del ragazzo vennero interrotte dall'ingresso nella stanza di Shadir. "Benam e Lear si stanno allenando in palestra, spero non ti spiaccia se mi unisco a te" disse sedendosi su una delle poltrone vicino a lui.
"Affatto. Anche Geki e gli altri sono impegnati, stanno dando una mano a Mylock in cucina. C'è persino Kiki con loro…" rispose Asher, e non potè trattenere un sorrisetto al pensiero di quello che i suoi amici, Kiki e Mylock stavano probabilmente combinando in cucina.
"Vedo che anche tu indossi l'armatura…" disse il cavaliere notando le vestigia scarlatte del ragazzo. "Si, voglio essere pronto in caso di un attacco. A differenza di voi cavalieri, io e i miei compagni non sappiamo bruciare il cosmo, quindi dipendiamo totalmente dalle nostre armature in battaglia" rispose Shadir. Asher, che aveva sentito parlare della particolarità delle armature d'acciaio, non rispose nulla, e Shadir continuò, stavolta in tono più cupo "In realtà se dovessimo essere attaccati, io ed i miei compagni probabilmente saremmo di ben poca utilità. Già un paio di anni fa, uno scontro col cavaliere d'argento Argor di Perseo mise a nudo le nostre scarse capacità in battaglia. Io e i miei amici siamo molto forti, ma lontani dal livello di un cavaliere".
"Sei troppo duro con te stesso… in fondo il vostro aiuto è stato vitale in più occasioni quando Arles mandò i primi cavalieri d'argento ad uccidere Lady Isabel" ricordò Asher, cui Pegasus aveva raccontato gli eventi intercorsi tra il Torneo Galattico e la battaglia di Atene "E poi venendo qui in questa situazione di crisi avete dimostrato di avere il cuore di veri cavalieri !".
A queste parole, Shadir abbozzò un sorriso, grato ma poco convinto, ma prima che potesse dire qualcosa vide Fiore di Luna passare davanti alla porta nel corridoio. Accortasi di essere stata notata, la fanciulla entrò nella stanza e salutò i due cavalieri.
"Va tutto bene ?" le chiese Asher, vedendola pallida in volto. Fiore di Luna annuì, ma la sua espressione non cambiò. "Sei preoccupata per Dragone, è evidente. Ma non temere, Sirio è forte e sa badare a se stesso. Se non fosse per lui io a quest'ora sarei una statua di pietra… vedrai che presto sarà di ritorno sano e salvo" disse allora Shadir, sperando di rassicurarla.
"S… si" si limitò a rispondere Fiore di Luna, prima di avvicinarsi alla finestra a guardare il cielo, ormai dorato per l'alba imminente. "Sirio…".
Sull'Olimpo, al decimo tempio, Dragone giaceva al suolo semi incosciente. Il colpo di Apollo aveva distrutto la parte superiore del coprispalla destro, e completamente frantumato l'ala alle sue spalle. La clavicola era probabilmente rotta, e respirare ora era persino più doloroso di prima, ma tutto sommato poteva considerarsi fortunato. All'ultimo istante infatti era riuscito a spostarsi abbastanza da far si che il Raggio Solare raggiungesse la spalla invece di trapassargli il torace, e questo gli aveva salvato la vita. Ciononostante, Sirio avvertiva il freddo dell'oblio avvolgerlo, la vittoria era quantomai lontana, e le forze sembravano abbandonarlo.
"Anche i Cento Draghi hanno fallito ! Può prevedere le mie mosse… evitare i miei attacchi… potrò davvero sconfiggere un nemico simile ?! mi sento… abbandonare… che gli uomini siano davvero destinati a perire di fronte agli Dei ?" pensò Dragone, ormai in bilico tra la vita e la morte, ma improvvisamente un sussurro lontano lo raggiunse. "Sirio…".
Immediatamente, il cavaliere riconobbe quella voce "Fiore di Luna ! Lei… sta ancora pregando per me… non ha perso la speranza, non ha ceduto allo sconforto ! Come posso esserle da meno ?! Devo vincere questa battaglia ! Devo !".
"La giusta punizione per chi si oppone alle divinità !" commentò Apollo osservando il corpo immobile di Sirio, la cui spalla destra grondava sangue. Era un pò stupito dal non essere riuscito a colpirlo al torace, ma il risultato era comunque stato raggiunto e questo lo soddisfaceva. Improvvisamente però, si accorse di un rantolo proveniente dal ragazzo.
"Sei ancora vivo… quale straordinaria resistenza ! Peccato che tanta determinazione sia riposta in una causa persa ! Porrò fine alla tua vita ragazzo, è giusto che gli Dei abbiano pietà dei sofferenti…" affermò avvicinandosi a lui e sollevando la mano per finirlo. In quel momento però, avvertì qualcosa, e si spostò appena in tempo per evitare un fascio di energia azzurrina scagliato contro di lui. Voltandosi di scatto, il Dio vide Pegasus nuovamente in piedi, barcollante ma pronto alla battaglia, e accanto a lui, anche Cristal si stava faticosamente rialzando. Entrambi erano visibilmente doloranti, sporchi di sangue e sudore, ma la determinazione era evidente nei loro sguardi.
"Non ti permetteremo di fargli del male !" avvisò il cavaliere del Cigno sollevando la guardia, mentre alla sua destra Pegasus si allontanava lateralmente di qualche passo per avere una posizione strategicamente migliore.
"Vorreste sconfiggermi ? Non vi reggete neanche in piedi, un altro colpo dei miei e non vi alzerete più !" minacciò Apollo sollevando la mano nella posa che, all'insaputa dei due, preludeva al Raggio Solare. Improvvisamente però, una voce alle sue spalle lo fermò.
"Fermati ! Non abbiamo ancora finito di combattere !" esclamò Sirio, nuovamente in piedi. Il respiro era affannoso e lo sguardo chiaramente sofferente, ma nonostante tutto l'eroe era ancora pronto a lottare.
"Dragone !" lo chiamò Pegasus, muovendo un passo verso di lui, ma il cavaliere gli fece cenno di non muoversi "Pegasus, e anche tu, Cristal, restate lì e lasciate a me la battaglia. Ormai conosco le sue mosse, posso sconfiggerlo !" dichiarò il ragazzo.
A queste parole, Apollo non potè trattenere un sorriso sarcastico "Sconfiggermi ? tu meglio di chiunque altro dovresti sapere che è impossibile ! La tua ora è ormai giunta, rassegnati all'ineluttabile !" esclamò seccato voltandosi a fronteggiare Dragone. Sirio però non cambiò la sua posizione "Credi davvero ? allora ti mostrerò che le mie non erano solo vuote parole ! Lancia pure contro di me il Raggio Solare, Dio del sole !" esclamò, per poi balzare indietro, in modo da essere di qualche metro più lontano dal nemico.
"Avevo sbagliato sul tuo conto, sei un folle arrogante, non credevo ! Speri di saper evitare il Raggio Solare dopo averlo visto solo una volta ! Nessuno può imparare così in fretta, neanche tu !" lo redarguì Apollo, ma la posizione di Sirio non cambiò. "Hai dunque scelto di morire in questo modo… e sia! Ti accontenterò, ti manderò in Ade con il mio Raggio Solare !" gridò allora, sollevando il braccio nella posa preparatoria ed iniziando a bruciare il suo cosmo.
"Ecco ! Sarà la mia unica occasione, devo sconfiggerlo adesso ! Brucia mio cosmo, fino al limite massimo !" urlò Dragone, scattando a tutta velocità verso il nemico, circondato dalla luce brillante del suo cosmo.
"E' tutto inutile ! Raggio Solare !" gridò allora Apollo, scatenando il suo terribile colpo segreto. Il fascio di energia saettò alla velocità della luce contro il cavaliere, ma all'ultima frazione di secondo accadde quel che Apollo non avrebbe mai immaginato: con un salto laterale fulmineo, Sirio evitò il colpo.
"Incredibile…" mormorò sbalordito il Dio prima di rendersi conto che non era ancora finita. Sirio infatti aveva toccato una delle pareti con una perfetta capriola, e l'aveva usata per darsi la spinta contro il nemico.
"Adesso ! Excalibur ! gridò l'eroe, lanciandosi col braccio teso in avanti. Pegasus e Cristal seguirono la scena col fiato sospeso, e per un attimo parve che Apollo fosse stato colto di sorpresa e non potesse più evitare l'attacco. Solo per un attimo però, perché poi il Dio si spostò di profilo, schivando così l'assalto del cavaliere, e nello stesso momento gli affondò la mano nel costato sinistro, perforando l'armatura divina.
"Siriooo" gridarono i due cavalieri correndo verso l'amico ed il Dio, ma senza neanche girarsi Apollo espanse il suo cosmo in una folata di energia, che lanciò indietro i due.
"Come hai potuto evitare il Raggio Solare ?! Non l'avevi visto che una volta !" domandò la divinità guardando Sirio negli occhi. Per un paio di secondi il cavaliere non rispose, rivoli di sangue gli scorrevano dagli angoli della bocca, e la ferita al costato era palesemente grave, anche se la presenza della mano del Dio stava rallentando l'emorragia, poi disse "E' vero… ho… visto una sola volta il… Raggio Solare… ma come i tuoi Strali Divini sono… uguali ai Dardi Divini di Artemide… così anche i vostri colpi massimi si assomigliano ! Avevo… già visto il Raggio Lunare… e questo mi ha dato abbastanza esperienza per… evitare anche il tuo attacco !"
"Ma certo, sono stato uno sciocco, avevo dimenticato il tuo scontro con mia sorella. Ma alla fine non ti è servito a nulla, perché anche tu hai dimenticato una cosa: la mia capacità di preveggenza. Per quanto ben congegnato fosse il tuo piano, è fallito miseramente !" rispose il Dio, prima di tirare il braccio per estrarre la mano. In quel momento però, si accorse di non poterlo fare, Sirio stava contraendo strenuamente i muscoli addominali, tenendo imprigionata la mano del Dio.
Confuso, Apollo guardò negli occhi Dragone, che abbozzò un sorriso "Ti sbagli… era questo il mio piano… sin dall'inizio ! Sapevo… che avresti evitato Excalibur… ma dovevo rischiare… ed hai reagito proprio come speravo !" sussurrò l'eroe.
"Che significa ?!" gridò Apollo, preoccupato dalla determinazione che vedeva negli occhi del nemico.
"L'unico modo per batterti… è usare una strategia prolungata… di cui tu non possa vedere la fina prima che sia… troppo tardi !" rispose Sirio, iniziando a bruciare il suo cosmo.
"Lasciami andare, folle ! Cosa speri di fare ?" mormorò a denti stretti Apollo, incapace di liberarsi.
"L'hai detto tu stesso… le tue tecniche di attacco sono… quasi uguali a quelle di Artemide. Ma Artemide si concentrava tanto sull'attacco… da avere una difesa debole… e stesso punto debole hai tu, che ti affidi completamente alla preveggenza ! Dimmi dunque, come potrai salvarti da un colpo a distanza tanto ravvicinata ?!" gridò il ragazzo, il cui cosmo ora ardeva brillantissimo, e subito dopo sollevò entrambe le mani verso il nemico.
In quell'istante, Apollo vide gli eventi che stavano per accadere e impallidì.
"Colpo dei Cento Draghi !!"
Per una frazione di secondo, Sirio avvertì una sensazione di freddo, poi vi fu un'esplosione accecante e potentissima che lo lanciò indietro, con tanta forza da attraversare il muro della sala e cadere nel corridoio.
"Sirioo!" gridarono i due amici correndo in suo soccorso ed avvicinandosi a lui. La ferita al fianco sanguinava copiosamente, ma subito Cristal vi appoggiò la mano, usando i suoi poteri per alleviarne il dolore. "Sei ancora vivo ! Per fortuna ho agito in tempo !" disse sollevato il cavaliere del Cigno, e solo in quel momento Sirio si accorse che, oltre a polvere e detriti, attorno a lui stavano cadendo anche degli spessi frammenti di ghiaccio.
Vedendo il suo sguardo confuso, Cristal spiegò "Non appena ho capito cosa stavi per fare, ho eretto il mio muro di ghiaccio tra te e Apollo. Per fortuna ti ha protetto dall'esplosione abbastanza da salvarti la vita !"
"E Apollo… ?" chiese allora Sirio, temendo che anche il Dio si fosse salvato allo stesso modo, ma Pegasus dopo aver dato un'occhiata alla divinità, riversa al suolo, lo rassicurò "Non temere, è svenuto. Cristal ha avuto un tempismo perfetto, ha eretto il muro in tua difesa una frazione di secondo dopo che hai lanciato i Cento Draghi".
"Mi hai salvato la vita, ti ringrazio !" sussurrò allora Sirio rivolto al cavaliere del Cigno.
"E tu probabilmente l'hai salvata a noi sconfiggendo Apollo, quindi diciamo che siamo pari !" rispose Pegasus sorridendo, e nonostante il dolore Dragone non potè trattenere a sua volta un sorriso.
"Amiciii…" gridò in quel momento una voce ben nota, e girandosi i tre si accorsero che Andromeda e Phoenix stavano correndo verso di loro.
"Amici, siete qui !" esclamò Pegasus vedendoli arrivare, ed anche i due sorrisero per l'aver finalmente ritrovato i compagni.
Il loro arrivo, e la vittoria ottenuta su Apollo fecero ardere in Pegasus il fuoco della speranza "I cavalieri di Atena sono di nuovo insieme ! Non tema milady, presto la salveremo !"