UNA NUOVA MINACCIA
Se qualcuno un giorno, alzando la testa verso il cielo di Grecia, potesse con il solo sguardo superare le bianche nuvole e le numerose barriere cosmiche, arriverebbe a vedere un enorme monte, favolosa dimora di ancestrali divinità. I suoi occhi ammirerebbero increduli i bianchi saloni e le scale di marmo, si spalancherebbero di fronte ai rifiniti templi e le preziose decorazioni, e trasalirebbero alla vista dei possenti Dei nelle loro scintillanti armature. Tale luogo è l'Olimpo, ed il suo splendore non ha pari sulla terra. Nessun umano però ha mai potuto raccontarne le meraviglie, perchè a nessun umano era mai stato concesso mettervi piede.
Fino ad ora.
Nell'ultima giornata infatti, un accadimento senza precedenti aveva avuto luogo: cinque cavalieri coraggiosi avevano accompagnato la Dea che avevano giurato di proteggere fino a quei luoghi, in un disperato tentativo di arrestare la mano omicida di Zeus, stanco per la meschinità degli esseri umani e deciso a porre loro fine. Fra gli Dei, solo l'incarnazione di Atena, lady Isabel di Thule, aveva osato opporsi al genitore, mettendo a repentaglio la propria vita immortale pur di fermarlo.
Il suo gesto potrebbe essere considerato folle o precipitoso dagli stolti, ma Atena sapeva bene che non era così, perchè nonostante tutto non era sola. Al suo fianco vi erano i valorosi Cavalieri dello Zodiaco, difensori dell'umanità e portatori della giustizia. I loro nomi, che ormai fanno parte del mito, sono Pegasus, Sirio il Dragone, Cristal il Cigno, Andromeda e Phoenix.
Aiutati da Odino, che aveva permesso loro di riparare le armature divine, i cavalieri si erano imbarcati nella più disperata delle loro missioni: raggiungere Zeus, superando i dodici templi dell'Olimpo e sconfiggendo le divinità guardiane, e riuscire a fargli versare una goccia di sangue, grazie alla quale Atena, che stava venendo lentamente trasformata in un essere umano, sarebbe stata salva. Unica speranza di vittoria era innalzare il cosmo al punto da risvegliare il nono senso, segreto della forza degli Dei.
Guidati da Pegasus, gli eroi avevano iniziato la loro corsa. Il ragazzo stesso era sceso in campo per primo, affrontando in battaglia il veloce Ermes, mentre Cristal aveva opposto i propri ghiacci alle fiamme di Estia, Dea del Focolare. Al terzo tempio, Sirio aveva scoperto la verità sull'origine di Excalibur e sul suo vero potere in un duello contro Efesto, ed al quarto Andromeda aveva dovuto affrontare la vendetta di Hades, il cui spirito era bramoso di rivalsa per l'antica sconfitta subita. Al quinto tempio lo stesso Andromeda, insieme a Cristal, aveva combattuto contro Eolo, padrone dei venti, ma al sesto Pegasus e Dragone avrebbero incontrato la morte se in loro aiuto non fosse giunto Phoenix, che aveva affrontato Ares in una battaglia all'ultimo sangue dalla quale era uscito faticosamente vincitore. Tale vittoria però gli era costata cara, lo spirito della Fenice, fonte dell'immortalità della sua armatura, era perduto, forse per sempre. Al settimo tempio Pegasus aveva ingaggiato battaglia con la cacciatrice Artemide, all'ottavo Cristal aveva dovuto affrontare gli inganni di Dioniso, ed al nono Eracle, Dio della forza, si era opposto ai valorosi eroi, obbligandoli quasi a ricorrere all'attacco proibito chiamato Atena Exclamation pur di vincere. Al decimo tempio, Sirio aveva rischiato il tutto per tutto contro il veggente Apollo, ed all'undicesimo solo un miracolo aveva permesso agli esausti eroi di superare i nemici che Zeus aveva posto sulla loro strada. Persino Era, custode del dodicesimo tempio, alla fine era stata sconfitta dal valore congiunto di Phoenix e Andromeda, e così alla fine i cavalieri avevano raggiunto la dimora del re degli Dei, nelle stanze del tredicesimo tempio. Nella battaglia decisiva per la sopravvivenza del genere umano, l'immenso potere di Zeus aveva fatto tremare la terra, ma alla fine, spingendo i propri cosmi al massimo e dando vita ad una magnifica azione corale, i valorosi cavalieri erano riusciti nell'impresa impossibile: il Dio dei Fulmini aveva sanguinato.
Ma per un crudele scherzo del destino, la felicità della vittoria era stata di breve durata. Zeus, in procinto di rivelare ai cavalieri la verità dietro quella guerra, era stato sovrastato e abbattuto da un cosmo misterioso, che lo aveva piegato in ginocchio, il cosmo di colui che corrisponde al nome di Oberon.
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Increduli, Pegasus e gli altri si guardarono attorno, presi completamente alla sprovvista dalla velocità a cui tutto era accaduto. Una cupola di energia aveva circondato l'Olimpo, e dal suo vertice era partita una scarica accecante, che si era abbattuta in pieno su Zeus, costringendolo ad urlare di rabbia e di dolore. Quasi contemporaneamente, una barriera di luce comparve a dividere il piazzale antistante il tredicesimo tempio dalla scalinata che conduceva alle dimore inferiori, e subito dopo, dal resto della cupola, partirono nuovi fulmini di energia, ciascuno diretto verso uno degli Dei Olimpici. Le divinità tentarono di schivarli e di opporre fiera resistenza, ma, presi alla sprovvista, non poterono fare nulla e caddero a terra una ad una, piegate dal dolore.
"Ma… che sta succedendo ?!" balbettò Pegasus confuso ed incapace di comprendere da chi provenisse quel nuovo attacco. Concentrandosi, poteva avvertire un cosmo enorme sovrastare l'Olimpo, ma non ne conosceva il padrone, nè capiva come avesse potuto circondare il monte sacro con tanta energia pur non trovandosi apparentemente lì.
"Oberon, maledetto ! Pagherai per questo affronto !!" gridò in quel momento Zeus con rabbia, lottando per rialzarsi e sollevando la testa con aria di sfida, verso la sommità della cupola. Il suo cosmo iniziò a bruciare, contrastando quello nemico e circondandolo di una luce brillante, e con uno sforzo tremendo il Dio si alzò in piedi, sollevando il braccio come per ribattere l'attacco. Dalla cupola però emersero nuovi fulmini, che colpirono il nume da ogni direzione, facendolo gridare di dolore e cadere di nuovo, stavolta privo di sensi. Stranamente però, i fulmini sembravano ignorare del tutto i cavalieri, continuando a concentrarsi sul solo Zeus.
Per vari momenti, i ragazzi restarono impietriti, del tutto impreparati di fronte a quel che era accaduto, ma poi Pegasus si scosse e serrò il pugno. "Do… dobbiamo fare qualcosa ! Ovunque sull'Olimpo i cosmi divini stanno scemando… chiunque stia attaccando Zeus sembra voler uccidere tutte le divinità… lady Isabel potrebbe essere in pericolo !" esclamò preoccupato, avvertendo i cosmi di Apollo, Ermes e gli altri Dei indebolirsi. "Andromeda, la tua catena riesce ad individuare la fonte dell'attacco ?" chiese guardando l'amico, che però scosse il capo perplesso. La catena infatti girava vorticosamente su se stessa, indicando tutte le direzioni, come se il nemico li circondasse.
"La catena è sempre riuscita a trovare i nemici ovunque fossero, anche ad anni luce di distanza… ma stavolta è confusa ! E' come se un cosmo ostile provenisse da tutte le direzioni, circondandoci !" spiegò preoccupato.
"No, è peggio di così !" intervenne Sirio, con gli occhi chiusi per la concentrazione "chi ci sta attaccando… il suo cosmo proviene da tutti i lati contemporaneamente e con la stessa intensità ! E' come se l'avesse suddiviso in parti uguali, per rendere impossibile trovarne la fonte ! Probabilmente non si trova nemmeno qui sull'Olimpo !"
"Non importa dove si trovi nè come agisca. Zeus non resisterà a lungo… se non interveniamo potrebbe essere troppo tardi !" sbottò Pegasus, bruciando il suo cosmo. Andromeda però lo fermò per un braccio, trattenendolo.
"Sarà prudente ? Zeus fino a pochi minuti fa era il nostro nemico, potrebbe essere una trappola !" ricordò, ma l'amico si limitò ad annuire con espressione convinta "Non so spiegarti perchè… ma sento che dietro tutto ciò si nasconde qualcosa di ben più grande… qualcosa di cui non immaginiamo neppure l'esistenza. Se non lo aiutiamo ora potremmo pentircene per sempre !" affermò, liberandosi gentilmente della presa dell'amico e scattando in avanti, verso la colonna di luce che si stava abbattendo sul Dio del Fulmine. Scambiatisi uno sguardo d'intesa, Sirio, Cristal, Andromeda e Phoenix fecero lo stesso alle sue spalle.
Non ebbero fatto pochi passi però, che dalla cupola di energia partirono delle saette luminose, che si abbatterono sul pavimento davanti a loro, causando delle piccole esplosioni e scagliandoli indietro con violenza. Nello stesso momento, a mezz'aria il cosmo sembrò assumere sembianze umane, e dal nulla comparve la sagoma di un volto ghignante, seguita da una voce fiera e decisa.
"Cavalieri di Atena ! Non ho alcun interesse in voi, restate dove siete ed avrete salva la vita ! Gli Dei dell'Olimpo sono le mie vittime, e loro soltanto, ma se insistere a voler interferire, farete la loro stessa fine!" esclamò, sottolineando la parola "vittime" in tono quasi entusiasta, come se stesse gioiendo nel pronunciarla.
"Chi sei, e perchè ci attacchi ?!!" gridò Pegasus di rimando, ottenendo in cambio una risata spettrale.
"Ah ah ah… sono Oberon, il sommo ! Ed i miei gesti non sono qualcosa che riguardino un misero umano come te !" rispose la voce, ma nella sua risata non c'era traccia di allegria. Era fredda, quasi isterica, simile a quelle di chi, dopo aver a lungo covato nell'ombra, può finalmente lasciarsi andare. Nel sentirla, ad Andromeda tornò in mente Alcor di Asgard, e non potè trattenere un brivido spontaneo al ricordo della forza che, in quel caso, l'odio aveva prodotto. Alcor ora era loro alleato, in larga parte grazie a suo fratello Mizar e Phoenix, ma se quest'entità era spinta da simili sentimenti, la battaglia non sarebbe stata facile.
"Oberon, lo stesso nome urlato da Zeus poco prima. Chi è costui ?" chiese in quel momento Phoenix al suo fianco, strappandolo ai ricordi.
"Oberon, signore di Avalon, l'isola delle nebbie nell'Europa centro-settentrionale. E' uno degli antichi Dei, proprio come Zeus ed Odino. Il mio maestro me ne ha accennato a volte, ma poche sono le leggende che lo riguardano…non so immaginare cosa lo spinga qui adesso !" spiegò Sirio pensoso. Persino Libra sapeva poco o nulla di quel misterioso Dio, che sembrava essere sparito dal mondo millenni prima.
"Oberon eh ? Beh, non so perchè hai deciso di farti vivo proprio adesso, ma non ti permetteremo di fare quel che vuoi !" dichiarò Pegasus rialzandosi col pugno serrato.
"Uh uh, ma me l'avete già permesso ! Grazie a voi, Zeus è stato troppo occupato per accorgersi in tempo delle mie intenzioni, e troppo debole per fermarmi ! Mi avete offerto un'occasione che aspettavo da secoli… grazie al vostro aiuto presto non vi saranno più Dei sull'Olimpo ! ah ah ah ah ah!" esultò, scoppiando in una risata sinistramente sguaiata. "Non devo far altro che uccidere Zeus, ed il monte sacro scomparirà, insieme a tutti quelli che vi abitano ! Voi però non siete Dei, potrete salvarvi volando via con le vostre armature… "
"Folleee!!! Pensi davvero che dopo aver fatto così tanto per salvarla, potremmo fuggire abbandonando Atena ad un destino del genere ?!" gridò rabbiosamente Pegasus, saltando all'attacco con tutti i compagni, ma una scarica di energia li fulminò a mezz'aria, risbattendoli rovinosamente a terra.
"Pazzi, non avete le forze per contrastarmi!" dichiarò Oberon, mentre la colonna di luce con cui soverchiava Zeus aumentava di dimensioni, come se stesse accumulando il proprio cosmo per il colpo di grazia.
"Così finisce !" gridò, ed i cavalieri videro una saetta mortale dirigersi verso il corpo immobile del nume. Subito si alzarono per fermarla, ma in cuor loro sapevano di essere troppo stanchi e deboli per riuscire anche solo a raggiungerla in tempo.
In quel momento però, un fascio di luce intercettò l'attacco di Oberon, deviandolo, e nello stesso momento una figura avvolta in un cosmo azzurro brillante emerse dall'ingresso del tredicesimo tempio. "Sei tu il pazzo, Dio di Avalon, se credi che ti lascerò uccidere impunemente mio fratello !" esclamò la voce di una persona che i cavalieri non si sarebbero mai aspettati di rivedere. Julian Kedives, Nettuno, era giunto in loro soccorso.
Nel vederlo, gli eroi rimasero interdetti, combattuti dall'alzare le difese per combattere un nemico, o dal gioire l'arrivo di un alleato. Dopo tutto, il signore dei mari era stato loro tremendo avversario in passato, ma li aveva anche aiutati contro Hades, e sembrava intenzionato a farlo di nuovo ora.
"Nettuno… ma com'è possibile ?! La tua anima dovrebbe essere imprigionata nell'anfora di Atena dopo l'ultima battaglia" balbettò Cristal, memore del terribile scontro avvenuto più di un anno prima nel regno sottomarino.
"Così era, ma sono libero già da molte ore ormai. Il cosmo di Atena era troppo debole per mantenere attivo il sigillo e tenermi imprigionato." disse il Dio con distacco, superando i cavalieri come se non fossero nemmeno lì ed avvicinandosi al corpo privo di sensi di Zeus, proprio sotto l'immagine di Oberon. Osservato il fratello per un attimo, Nettuno sollevò lo sguardo verso l'invasore, i cui lineamenti ora erano distorti dalla collera per quell'inattesa apparizione.
"Come puoi essere qui ?! La mia barriera dovrebbe impedire a chiunque, uomini e Dei, di entrare o uscire dall'Olimpo !" chiese a denti stretti Oberon.
"C'è del vero nelle tue parole. Sei riuscito ad erigere una barriera tanto potente da impedire persino ad un Dio di entrare sull'Olimpo senza il tuo permesso. Ma per tua sfortuna, io ero già qui, da prima ancora che i Cavalieri dello Zodiaco raggiungessero il tredicesimo tempio !" spiegò il Dio con una certa freddezza, calibrando pacatamente le parole.
"Eri già qui ? Perchè non sei intervenuto nel combattimento allora ?" si intromise in quel momento Phoenix. Lui e gli altri cavalieri non potevano fare a meno di sentirsi esclusi da quel confronto verbale tra divinità, ed in effetti nè Oberon nè Nettuno li avevano degnati di uno sguardo.
"Le mie ragioni non vi riguardano ! Vi basti sapere che Zeus in persona mi aveva chiesto di restare in disparte e non prendere parte alla battaglia. Era fondamentale che lo affrontaste da soli…" rispose sibillino, senza comunque girarsi a guardare il suo interlocutore. Anche se il fato sembrava averli resi alleati in quel momento, la differenza tra uomini e Dei non poteva essere dimenticata.
Nettuno poi ritornò a concentrarsi sul nemico e, dopo aver fissato la sua immagine per qualche secondo, accennò un sorriso di scherno. "Oberon, il Dio dimenticato… mai avrei creduto che qualcuno come te avrebbe avuto l'ardire di attaccare l'Olimpo !" disse.
"Allora tu lo conosci ?" chiese Pegasus, e Nettuno annuì "Certo, è uno degli antichi Dei, proprio come me e Zeus, ed il suo regno è la sperduta Avalon, persa tra le nebbie dell'oblio. Ricordo di aver sentito Ermes dire, molti secoli fa, che aveva deciso di vivere come umano tra gli umani, per imparare a conoscerli, ma evidentemente le cose ora sono cambiate…"
"Il Maestro dei Ghiacci mi parlò di Oberon una volta… lo aveva descritto come un protettore della giustizia… difensore degli uomini, proprio come Atena ! Perchè dunque tale cambiamento ?" domandò allora Cristal, che nel frattempo aveva ricordato alcune vaghe parole dell'insegnante sul misterioso Dio.
"Chi può dirlo ? Forse dopo aver passato tanti secoli in mezzo a voi umani ha preso la vostra stessa arroganza ? O forse la solitudine pesa persino agli Dei… dopotutto avere come regno un luogo piccolo come Avalon non è certo degno di chi ha piacere a considerarsi uno degli Dei supremi…" ipotizzò con malizia Nettuno, e le sue parole colsero nel segno.
"Folle presuntuoso ! Saresti morto con la distruzione dell'Olimpo, ma per la tua arroganza verrai schiacciato dolorosamente insieme a tuo fratello!!" gridò Oberon, facendo partire dalla cupola una terribile colonna di energia verso il signore dei mari. Nettuno sollevò subito il tridente per proteggersi, contrastando l'attacco con il suo stesso cosmo, ma il potere di Oberon prese quasi immediatamente il sopravvento, piegando su un ginocchio il nemico e strappandogli un grugnito di dolore.
"Julian !!" gridarono all'unisono i cavalieri, muovendo un passo verso di lui, ma subito dalla cupola partirono altri fulmini, che li sfiorarono costringendoli a restare indietro.
Nel vedere Nettuno in difficoltà, Oberon rise con lo stesso tono gioiosamente isterico usato con Zeus poco prima. "Si, soffri ! Soffri per la tua spocchiosa alterigia ! Soffri per l'aver creduto di essermi superiore !! ah ah ah "
"Uuh… il tuo cosmo è molto più potente di quanto credessi… non riesco a contrastarlo !" mormorò Nettuno tra i denti, incapace di reagire "Ma la tua entità non è qui, ne sono sicuro ! Come hai potuto attaccare l'Olimpo da lontano con tanta veemenza ? come hai eretto questa cupola, in cui il cosmo è così omogeneo da non lasciare punti deboli, e nel contempo così intenso da impedire persino a noi divinità di liberarci ?!" domandò, socchiudendo gli occhi per il dolore.
"Vuoi una spiegazione ? ebbene l'avrai ! Sarà la prova definitiva della mia superiorità… cadrai negli abissi del Tartaro dopo aver subito fino in fondo l'umiliazione della sconfitta !!" proclamò Oberon con un sorriso malvagio. "Sapevo che un attacco diretto all'Olimpo sarebbe stato impossibile… le sue difese sono troppo forti, e nemmeno io potrei sconfiggere Zeus e tutte le divinità unite. Sono stato costretto ad aspettare per il momento propizio, seduto nell'ombra, in costante, silenziosa e interminabile attesa ! Ma quando Zeus ha dichiarato guerra ai cavalieri di Atena, sottoponendosi al Rito e portandoli sull'Olimpo, ho capito che finalmente l'atteso momento era arrivato ! Ho impresso una parte del mio cosmo in numerosi talismani, e li ho fatti disporre in diversi punti del mondo… senza nessun collegamento apparente se non uno: tutti concentrici rispetto all'Olimpo !"
"Ma allora… quelle colonne di luce che hanno formato la cupola…?" intuì Sirio.
"Si, era il mio cosmo che si sprigionava per cingere l'Olimpo. Devo ammettere però che forse non ce l'avrei fatta, cavalieri di Atena ! Ho seguito di nascosto i vostri combattimenti, sperando che riusciste a preoccupare Zeus il più possibile, rendendolo ignaro dei miei piani ! Inizialmente avevo pensato di attaccare mentre era impegnato a seguire le vostre vicende, ma voi siete riusciti ad arrivare persino al suo tempio, obbligandolo ad uno scontro diretto ! Ah ah ah… mai occasione è stata offerta in modo così aperto e plateale !" esclamò con soddisfazione.
"In quel momento hai liberato il tuo cosmo !" immaginò Nettuno.
"Proprio così ! Un normale attacco a distanza non sarebbe stato efficace contro tutte le divinità, ma dividendo il mio cosmo in parti uguali, e poi facendolo ricongiungere in questa cupola, ho potuto colpire in modo omogeneo, formando una barriera mortale e senza punti deboli !" concluse soddisfatto, per poi riprendere "Ed ora che sai tutto, precipita nel Tartaro !!"
In quel momento però, Julian sorrise, ed il suo cosmo iniziò a brillare più intensamente di prima. Sollevando il braccio, contrastò il potere di Oberon più di quanto non avesse fatto finora, allontanando un pò la colonna di energia da se stesso e Zeus.
"Ma che cosa ?!" sbraitò Oberon, stupito.
"Nel tuo piano hai commesso un grosso errore !" dichiarò Julian con un sorriso astuto "Anche per un Dio, è difficile dividere il cosmo e calibrare alla perfezione un attacco a tale distanza, specie se il bersaglio è protetto da numeriose barriere cosmiche. Attaccando alla cieca qualsiasi essere vivente, rischiavi di disperdere le energie, o di sprecarle colpendo qualche ninfa o servitore, e questo avrebbe potuto portare il tuo piano al fallimento. Per evitarlo, hai lanciato i tuoi colpi facendoti guidare dall'impronta cosmica degli Olimpici, e per questo i tuoi fulmini non hanno colpito i Cavalieri dello Zodiaco fino a quando non hanno tentato di intervenire!" spiegò, prendendosi una pausa per sottolineare le sue parole, per poi riprendere
"Però, impostando in questo modo il tuo attacco, hai mancato anche me, che sto facendo uso di questo corpo mortale e non del mio vero colpo mitologico ! A causa di ciò, la mia impronta cosmica è diversa da quella degli altri Dei, ed il tuo primo assalto mi ha ignorato ! E' vero che in questa forma non posso esercitare tutto il mio potere, ma neanche tu puoi concentrare troppa energia su di me, o dovresti indebolire l'attacco agli altri Dei !" concluse il signore dei mari con la sicurezza di chi ha attirato una preda in trappola, e l'espressione furiosa che comparve sul viso di Oberon indicò che aveva colto nel segno.
"Ma allora anche lady Isabel è al sicuro !" proruppe Pegasus, in ansia per le sorti della fanciulla.
"Anche lei è stata ignorata dall'attacco, di questo sono certo ! Però finchè Zeus non si risveglierà, restituendole le energie perse mentre voi scalavate l'Olimpo, resterà in pericolo. Nelle sue condizioni attuali, se il monte sacro dovesse essere distrutto, non avrebbe speranze di salvezza !" rispose Nettuno.
A queste parole, i cavalieri aprirono bocca per parlare, ma vennero preceduti da Oberon, che sembrava aver ripreso almeno in parte la calma. "Sei stato astuto, Nettuno, molto astuto ! I secoli che hai trascorso imprigionato nell'anfora di Atena hanno evidentemente smussato la tua indole impulsiva! Ti sei finto vulnerabile per indurmi a rivelare i miei piani ! Ma non basterà !" dichiarò, intensificando improvvisamente il suo attacco.
Pur preso di sorpresa, Julian riuscì ad evitare di essere abbattuto e continuò a proteggere se stesso e Zeus grazie al tridente, ma ora le due energie erano in perfetta parità e numerose scariche iniziavano a percorrere il suo corpo, facendolo sanguinare dolorosamente.
"Quel che ti ha salvato poco prima, ora ti costerà la vita ! E' vero, non posso attaccarti con tutto il mio cosmo, ma questo corpo umano non ha la resistenza di uno divino ! Resisterai per dei minuti… forse delle ore, ma poi cadrai, e con te Zeus e l'Olimpo !!" proclamò il signore di Avalon.
A queste parole, i cavalieri si scambiarono un'occhiata veloce e bruciarono i loro cosmi, decisi ad appoggiare Nettuno contro Oberon.
"Non dimenticare che ci siamo anche noi !! Fulmine di Pegasuuus !!" gridò l'eroe, subito imitato dai compagni. Incredibilmente però, l'energia dei loro colpi segreti venne assorbita da quella del Dio di Avalon e canalizzata contro Nettuno, che urlò di dolore, cedendo leggermente ma continuando ad opporre fiera resistenza. Immediatamente, i cavalieri interruppero l'attacco.
"E' impossibile ! ma perchè non funziona ?!" chiese Phoenix, vedendo nei visi confusi degli amici solo un riflesso della sua stessa incertezza.
"N… non potete fare niente, ogni attacco sarebbe inutile ora !" affermò in quel momento Nettuno, chiaramente sofferente. "L'attacco di Oberon non è che un prolungamento della cupola con cui ha circondato l'Olimpo… possiede gli stessi poteri difensivi ! Ogni assalto ad essa rivolto verrà assorbito e convertito in energia contro di me. Zeus… lo aveva capito subito… solo chi subisce l'attacco può difendersi cercando di respingerlo, ma ogni altro tentativo sarà vano !"
"E' una tecnica che combina attacco è difesa… non c'è dunque modo per annullarla ?!" domandò Dragone, che aveva capito subito quanto disperata fosse la loro situazione. Erano nelle mani di Nettuno e non potevano far altro che stare a guardarlo mentre cercava di proteggere tutti loro. Quando il Dio dei mari avrebbe ceduto, Zeus sarebbe stato ucciso e l'Olimpo sarebbe scomparso, portando con se Atena e gli altri Dei, non in condizione di salvarsi.
"C'è… una… speranza !" mormorò in quel momento Julian "Oberon sta… trasmettendo il suo cosmo… attraverso dei talismani. Se verranno distrutti… la barriera scomparirà… e il suo attacco… avrà fine !" spiegò, con molta fatica.
"Il dolore ti fa sragionare, è ovvio ! Siete intrappolati qui, ed è impossibile distruggere la barriera dall'interno ! Come potreste distruggere i talismani ?" li schernì Oberon trionfo.
"Noi non possiamo uscire… questo è vero… ma finora ho usato il mio… cosmo anche per fare… un'altra… cosa" mormorò Nettuno, con un sorriso stanco "Uh uh uh… è ironico… la salvezza forse… verrà proprio… da quegli esseri umani… che… ho tanto disprezzato…in passato!" ed in quel momento Oberon si accorse che un sottile collegamento telepatico era stato tenuto verso un certo luogo sulla Terra, in Grecia. Concentrandosi, lo dissolse senza sforzo, ma intuì che ormai era troppo tardi, e che Nettuno era riuscito a comunicare la situazione a qualcuno. Adirato, fece svanire la sua immagine sull'Olimpo e si sedette sul suo trono ad Avalon, pensoso, facendo solo un cenno a qualcuno nell'ombra, che eseguì un inchino e scomparve.
In quello stesso momento, al Grande Tempio di Atene, i cavalieri d'oro Mur, Toro, Kanon di Gemini, Ioria, Virgo, Libra e Scorpio, le sacerdotesse guerriero Castalia e Tisifone, ed il generale degli abissi Syria erano immobili senza parole. Grazie al cosmo di Nettuno, avevano visto gli eventi dell'Olimpo e compreso di essere l'unica speranza di salvezza per gli Dei.
"Mio signore !!" urlò Syria non appena il collegamento s'interruppe, e si mosse per allontanarsi, ma Libra lo fermò stringendogli un braccio. "E' inutile, non c'è modo di raggiungere l'Olimpo… e anche trovandone uno, la barriera creata da Oberon sarà sicuramente tanto resistente all'esterno quanto all'interno. Attaccando non otterremmo che ferire Nettuno…" disse pacatamente.
"Hai ben detto, Libra. Nettuno ha usato le poche energie che gli restavano per renderci partecipi degli eventi e per svelare il punto debole della strategia di Oberon. Andando allo sbaraglio renderemmo vani i suoi sforzi." Aggiunse Toro, ritto e con un'espressione seria in viso. Le parole dei due convinsero Syria, che si calmò, ma osservò comunque i cavalieri d'oro con espressione risoluta.
"Io sono l'ultimo Generale degli Abissi rimasto, è mio dovere adempiere alla missione che mi è appena stata affidata e distruggere i talismani! Voi però non siete obbligati a partecipare !" affermò seriamente.
A queste parole, una smorfia tra il divertito e l'ironico si disegnò sul viso di Kanon "Pensi di poter distruggere da solo tutti i talismani ? saranno certamente difesi, verresti sicuramente massacrato !" disse, suscitando l'ira del compagno di un tempo.
"Come osi tu, che hai tradito il sire Nettuno, dirmi come comportarmi ?! Le tue opinioni non mi interessano !" ribattè stizzosamente e guardando con disprezzo il cavaliere dei Gemelli. Kanon si apprestò a ribattere, ma ad interrompere quel principio di alterco intervenne Scorpio.
"Mpf… sembri dimenticare che anche Atena è in pericolo, e con lei cinque amici che tante volte in passato hanno mostrato il loro valore. Sconfiggendo Zeus, Pegasus e gli altri hanno provato una volta di più il loro grande coraggio ed il legame che li unisce ad Atena, ora è tempo che anche i cavalieri d'oro facciano la loro parte !" disse, placando gli animi dei due.
"A proposito, Kanon, quando tu e Syria siete venuti qui, avete detto che era stato proprio Nettuno a dirvi di farlo. Pensi ci abbia fatto riunire perchè aveva previsto l'attacco di Oberon ?" chiese in quel momento Castalia, che finora si era tenuta in disparte, accanto a Ioria e Tisifone. Il cavaliere però scosse la testa.
"Non saprei… ma non credo che tutto ciò fosse previsto. In quel caso Nettuno avrebbe approntato un piano più sicuro… no, doveva avere in mente un altro motivo per farci riunire."
"Penseremo dopo a questo, adesso la priorità è scoprire i luoghi in cui si trovano i talismani !" intervenne Libra, che aveva preso ancora una volta il ruolo di leader, essendo di gran lunga il più anziano ed esperto tra i cavalieri presenti. Pur non avendo obblighi verso di lui, persino Sirya sembrava rispettarne l'autorità. "Mur, Virgo ! Nessuno ha capacità extrasensoriali grandi quanto le vostre. Riuscite a percepire i luoghi da cui parte il cosmo di Oberon ?" chiese poi.
I due cavalieri d'oro rimasero in silenzio per alcuni secondi, con gli occhi chiusi, i sensi tesi al massimo per trovare il cosmo del Dio, la cui impronta avevano leggermente percepito durante il collegamento telepatico. Poi, Virgo annuì, ed accanto a lui Mur disse "E' difficile individuare i punti esatti… ma riusciamo a sentire abbastanza chiaramente le zone in cui si trovano i talismani !".
"Benissimo !" sorrise Libra "ora abbiamo bisogno di una mappa, con cui possiate indicarli anche a tutti noi !"
"Ci penso io !" disse subito Ioria, correndo verso il suo tempio e tornando attimi dopo con in mano un vecchio atlante geografico, sui cui bordi erano disegnati con i pennarelli degli animali rosa, che non sfuggirono agli altri. "Beh…era di Lythos !" disse imbarazzato, distogliendo lo sguardo dagli occhi simpaticamente inquisitori dei compagni e strappando involontariamente un sorriso a tutti.
Tornando serio, Libra prese il libro e lo porse a Virgo e Mur, che aprirono alla pagina con il planisfero fisico dell'Eurasia. Seguiti dagli sguardi attentissimi di tutti, i due cavalieri segnarono una serie di luoghi, fermandosi spesso a riflettere e concentrarsi, per essere certi di non sbagliare. Il risultato finale furono otto luoghi, diversi per longitudine e latitudine, ma accomunati dall'avere la Grecia, e verosimilmente l'Olimpo, come centro se uniti da una serie di rette.
"La Russia occidentale, l'Irlanda, la Turchia, l'Italia meridionale, il Sinai in Egitto, Creta, la Libia, e persino il mare del Nord." Concluse Libra, gettando un'occhiata a Syria e Kanon, palesemente sorpresi che Oberon avesse osato lasciare un talismano persino nel regno di Nettuno, posto proprio sotto i sette mari del mondo. "Otto luoghi per otto di noi !"
"Come sarebbe a dire otto, siamo in dieci !" s'intromise immediatamente Tisifone, ma il cavaliere d'oro disse subito in tono stentoreo "No, soltanto noi e Syria andremo. Tu e Castalia resterete qui a difendere il Grande Tempio in caso di attacco. Non possiamo lasciarlo del tutto incustodito, e questa è una missione troppo pericolosa per coinvolgervi !".
"Ma noi…" cercò di ribattere la donna, ma Libra non gliene diede il tempo e si girò verso Mur "Puoi teletrasportarci in quei luoghi ?" chiese. Il cavaliere d'Ariete però scosse la testa "No, mi spiace. Sono tutti protetti da un cosmo molto forte, che ferma i miei poteri, proprio come quello di Atena impedisce di attraversare il Grande Tempio scavalcando le case. Dovremo raggiungerli via terra, muovendoci alla velocità della luce…"
A queste parole, Libra sospirò, poi disse "Allora è deciso, dovremo dividerci ! Ma dobbiamo essere prudenti, Oberon non avrà di certo lasciato i talismani incustoditi! Scegliete le vostre destinazioni, cavalieri !".
"Io andrò a Creta !" affermò subito Ioria "Ci sono già stato anni fa, e conosco la zona !"
"Io mi recherò in Turchia, vicino alle coste del Mar Nero…" disse pacatamente Virgo
"Io andrò in Egitto, nella zona del Sinai !" decise Mur
"Il mare del Nord è vicino al Nord Atlantico, che un tempo era il mio territorio. Andrò io lì !" dichiarò Kanon, ma immediatamente Syria lo fissò torvo "Tu non metterai mai più piede nel regno sottomarino ! Non finchè Syria delle Sirene vive !" affermò con fermezza, facendo risplendere per un attimo il suo cosmo ed esclamando "Sarò io ad andare sotto il mare del Nord !".
"Ma come farai ad entrare nel regno di Nettuno ? dopo… la battaglia di un anno fà, dovrebbe essere tutto sommerso !" puntualizzò Tisifone, che ricordava bene la fine del terribile combattimento alla colonna portante degli abissi, ma non voleva parlare apertamente della sconfitta del Dio dei mari di fronte ad un suo generale, specie ora che erano alleati.
A questa domanda Syria esitò, come incerto se parlare o meno, ma Kanon non ebbe le stesse remore "Anche quando Nettuno è imprigionato nell'anfora, una piccola parte del suo cosmo continua ad edificare il regno sottomarino, in modo che tutto sia pronto per future guerre. E' un processo lento, che impiega secoli… soprattutto per rafforzare le colonne, ma sono certo che, anche se è passato solo poco più di un anno dalla guerra e tutto è ancora in rovina, il regno sia di nuovo accessibile, almeno dall'ingresso di Asgard !".
Syria lanciò un'occhiata infastidita al vecchio compagno, che aveva rivelato a dei possibili nemici uno dei grandi segreti di Nettuno, ma dovette anche ammettere a se stesso che ora erano alleati, e che quindi dovevano fidarsi gli uni degli altri. "E' proprio così, entrerò da Asgard !" disse alla fine.
A queste parole, i cavalieri d'oro si scambiarono sguardi dubbiosi. "Sei conosciuto ad Asgard, e non certo da amico. Se andrai da solo, verrai sicuramente considerato un invasore ed attaccato, e non c'è tempo per questo. Ti accompagnerò io, e poi proseguirò per la mia destinazione, la Russia occidentale !" disse alla fine Toro, rompendo il silenzio.
"Mpf… ne sei certo ? Anche tu hai dei precedenti non certo amichevoli con i cavalieri di Asgard !" ricordò allora il generale, ma Toro lo rassicurò con un plateale gesto della mano "Sarà… interessante incontrare finalmente quei due cavalieri che mi hanno sconfitto… Alcor e Mizar, ma non ho desiderio di rivalsa nei loro confronti. E poi dovrebbero riconoscermi subito come alleato visto che sono un cavaliere d'oro di Atene, quindi non rischieremo equivoci !" concluse sorridendo amichevolmente al Generale.
"Mpf… e va bene, io allora andrò in Irlanda !" affermò Kanon, visibilmente seccato dall'aver dovuto cambiare i suoi piani a causa di Syria.
"Allora non restano che due posti. Io andrò in Libia !" decise Scorpio.
"E quindi a me restano le montagne della Sila, nell'Italia meridionale !" finì Libra "Ora abbiamo tutti una destinazione !".
"Non è detto che sia così…" intervenne in quel momento Virgo, attirando l'attenzione di tutti, persino di Mur "Mentre espandevo il mio cosmo alla ricerca delle fonti del potere di Oberon, per un attimo mi è parso di sentirne una nona, ma è svanita subito e non sono riuscito a distinguerne l'origine… Credo che il signore di Avalon la stia volutamente nascondendo !" spiegò senza scomporsi troppo.
"E' un brutto segno… Oberon camurrefebbe tutti i talismani se potesse, ma non può distogliere le energie dall'Olimpo. Il fatto che l'abbia fatto solo con questo… potrebbe significare che, per un qualche motivo, è persino più importante degli altri…" analizzò Libra cupo.
"E allora che cosa facciamo ? credi che basti distruggere gli altri otto per liberare l'Olimpo ?" domandò Ioria. Il custode della settima casa aprì bocca per rispondere, ma Virgo lo precedette.
"E' improbabile… distrutto un talismano, Oberon non farà altro che distribuire le forze tra quelli rimasti. Solo quando non ne resterà nessuno sarà obbligato ad abbandonare l'attacco. Ma questo per noi sarà un vantaggio ! Più energia porrà nel nono talismano e più sarà facile individuare il luogo in cui è nascosto… non dobbiamo far altro che liberarci degli altri otto ed aspettare" disse.
"E non potevi dircelo subito ?" pensò Ioria quando il compagno ebbe finito di spiegare, ma si tenne il commento per se, ormai abituato al suo emblematico modo di fare. Rivolgendosi di nuovo a Libra piuttosto, chiese "Avremo bisogno delle armi della Bilancia ?".
Il cavaliere però scosse il capo "No, non credo vi saranno necessarie. A giudicare dalle parole di Oberon, questi talismani non sono veri manufatti divini, ma solo oggetti in cui ha riposto il suo cosmo. Non dovrebbero essere difficili da distruggere… anche se saranno certamente ben difesi !" rispose, per poi sospirare ed aggiungere "Anzi, a quanto pare, la sua ombra si è già stesa fin qui…" Nel parlare, cavaliere si voltò verso un plotone di circa un centinaio di soldati, che in quel momento erano apparsi sulla strada che collegava le dodici case al resto del Grande Tempio.
Indossavano tutti la stessa semplice divisa, una cotta di pelle, pelo e cuio che copriva il torace e la parte bassa delle cosce, pantaloni di stoffa grezza verde, coprispalla ed elmi in ferro, che lasciavano scoperto solo il viso. Alcuni erano sporchi di sangue, proprio o altrui, segno che le guardie del Grande Tempio avevano cercato invano di fermarli.
"Sembra che i gli scudi che dovrebbero tenere alla larga i nemici siano caduti, a causa dell'indebolimento del cosmo di Atena…Il Grande Tempio è diventato terra di conquista !" intuì Libra, rattristato all'idea che alcune guardie fossero morte senza che loro nemmeno si accorgessero dell'invasione, troppo presi dai loro piani.
In quel momento, dal gruppo si fece avanti un uomo, la cui divisa era fulva anzichè marrone come tutte le altre. Fatto qualche passo al sole, costui fissò i guerrieri e disse ad alta voce "Cavalieri di Atena ! Generale di Nettuno ! Il mio nome è Damian, capitano della guardia di Avalon, e vi porto un messaggio del sire Oberon: voi non gli interessate ! Non interferite nella sua vendetta ed avrete salva la vita, contrastatelo e le forze di Avalon vi schiacceranno senza pietà !".
Le parole del soldato riecheggiarono tra le colline delle dodici case, ma i cavalieri non ne furono affatto impressionati. Con un'espressione seria in viso, Scorpio indossò l'elmo della sua armatura d'oro e scese dalle scale della prima casa. Non appena fu uscito dall'ombra dell'edificio, la sua armatura iniziò a risplendere di aurei bagliori grazie alla luce del sole. "Le offerte del vostro Dio non ci interessano ! Avete invaso il Grande Tempio di Atena ed ucciso le sue guardie… per tale aggressione subirete la fine più atroce, la mia Cuspide Scarlatta !" minacciò.
"Come se una decina di nemici potesse farci paura! Addosso!!" gridò allora Damian, facendo segno ai suoi di attaccare, e subito i soldati si lanciarono in avanti, sguainando spade e lance. Sorridendo sarcasticamente, Scorpio sussurrò "stolti" e scattò alla velocità della luce, evitando senza sforzo i nemici.
"Cuspide Scarlatta !!" gridò, penetrando le carni delle prede con l'acuminato ago, che non aveva alcuna difficoltà a perforare le loro rozze difese. Bastavano due o tre cuspidi e gli invasori crollavano a terra tra atroci dolori, preludio di morte.
"Mpf… il solito esibizionista, ma non abbiamo tempo da perdere !" mormorò Ioria, scendendo a sua volta in campo, seguito da Kanon. Un gruppetto di soldati fece appena in tempo a sentire lo spaventoso ruggito del leone che una fitta rete di luce li travolse, falciandoli come fuscelli in un uragano.
"Muorì !" gridò d'un tratto un guerriero alle sue spalle, vibrando un fendente d'ascia. A mezz'aria però la sua mano si arrestò di botto, come sospesa, e, voltandosi verso la prima casa, Ioria si accorse che Mur era circondato dalla luce del suo cosmo d'oro. "Non ho bisogno del tuo aiuto, non bastano certo le loro armi a ferirmi !" sbottò il cavaliere del leone, mentre una tremenda pressione telecinetica schiacciava il torace del soldato, uccidendolo.
"Perdonami, ne starò fuori allora…" sorrise Mur socchiudendo gli occhi, mentre Ioria si abbatteva su un altro gruppo di nemici, facendoli a pezzi in meno di un secondo.
In preda al panico, i soldati cercarono di riorganizzarsi. Un gruppetto si accorse di Mur e gli altri, rimasti alla prima casa, e corse verso di loro, sperando fossero avversari più semplici, ma sulla loro strada si parò l'enorme cavaliere del Toro, con gli occhi chiusi e le braccia incrociate sul petto. Gli uomini indietreggiarono, temendo un attacco, ma poi, vedendo che Toro non si muoveva, uno di loro gridò "E' da solo, coraggio !!" e si lanciò in avanti con i compagni. Un solo gesto alla velocità della luce del cavaliere pose istantaneamente fine alle loro vite.
In pochi secondi, l'intero plotone era stato massacrato, e di cento uomini non era rimasto che il solo Damian. "Aaah !! N… non è possibile…" gridò voltandosi per fuggire, solo per accorgersi che alle sue spalle vi era Kanon. Prima ancora di dargli il tempo di muoversi, il cavaliere di Gemini lo colpì con un singolo dito, facendolo schiantare a terra privo di vita.
"Avevano l'ardire di considerarsi pari a noi… è senza fine la follia dell'uomo!" mormorò l'eroe osservando lo spiazzo ora ricolmo di cadaveri.
In quel momento, Libra e gli altri indossarono gli elmi e scesero dalla prima casa, lasciando indietro solo Castalia e Tisifone. Il cavaliere della Bilancia superò tutti i compagni, poi si girò serio verso di loro e disse stentoreo: "Anche troppo tempo abbiamo perduto, è ora di andare ! Ricordate, distrutti i talismani, resteremo in attesa finchè il nono non potrà essere individuato, poi ci riuniremo lì ! Non sottovalutate i nemici che Oberon avrà messo a guardia, sicuramente saranno di ben altra levatura rispetto a questi soldati ! Dure battaglie ci attendono… siete pronti, cavalieri ?!" gridò.
Tutti i presenti annuirono, e Libra sorrise. Qualsiasi guardiano Oberon avesse posto sul loro cammino, avrebbe avuto pane per i suoi denti di fronte alla forza dei cavalieri d'oro di Atena e dell'ultimo generale di Nettuno.
"Andiamo dunque ! Che Atena sia con voi, cavalieri !" urlò, spiccando un salto e scomparendo in cielo come una cometa di luce, subito seguito da altre sette, che sparirono ciascuna in una direzione diversa, a parte le due dirette a Nord. In pochi attimi, alla prima casa non furono rimaste che le due sacerdotesse guerriero.
"Buona fortuna, amici…" mormorò Castalia, osservando in particolare la scia luminosa che si era diretta verso la vicina Creta.
La partenza dei cavalieri d'oro però non era passata inosservata. Sull'isola delle nebbie, dalla sala del trono del castello in cui viveva, Oberon aveva seguito tutto attraverso lo specchio d'acqua. Il suo cosmo era impegnato ad affrontare Nettuno sull'Olimpo, ma la sua mente era ben concentrata sui fatti Atene.
"Uh uh uh… e così hanno rifiutato la mia offerta ! Peggio per loro, scopriranno a loro spese l'enorme forza dei possenti Guardiani di Avalon !" sogghignò malignamente, ed i suoi occhi scintillarono nel buio con il colore del sangue.