EPILOGO

All good things must come to an end

(proverbio inglese)

"'E' tempo di ricostruire... è tempo di cambiare'

"Così aveva parlato Zeus e, quando il Tonante comanda, il mondo, generalmente, obbedisce. Al sorgere della nuova alba, lui, Odino ed Oberon, che tanto a lungo erano stati amici, prima di lasciare che paure e incomprensioni li separassero, si ritrovarono, straziati da simili dolori. Due di loro avevano perso una sposa, il terzo la figlia più amata. Videro le proprie sofferenze riflesse negli occhi altrui, e compresero che era tempo di lasciarsi il passato alle spalle.

"Un periodo di collaborazione nacque tra le tre grandi corti divine. Le vite che erano perdute non potevano essere ripristinate, ma dolori e sofferenze potevano essere alleviati, paure cancellate. Gli esseri umani dimenticarono gli orrori della guerra, mantenendo solo il confuso ricordo di una grande e inspiegata catastrofe. Per la prima volta realmente accomunate da qualcosa, e in grado di comprendersi l'un l'altra, tutte le genti del mondo iniziarono a collaborare, ponendo le basi per quella che sarebbe divenuta una nuova era di giustizia e uguaglianza per tutti.

"Esattamente un mese dopo la fine della guerra contro Erebo, Zeus, Odino e Oberon si riunirono in un lungo consiglio, al termine del quale, tra loro ed i loro sudditi, fu forgiata una nuova alleanza. Prima, e più importante delle regole: a nessuna divinità o progenie di divinità appartenente alle loro corti, sarebbe mai più stato permesso di muovere guerra agli esseri umani, pena l'intervento immediato delle loro armate. Visto che gli Dei possono essere testardi, ma tendenzialmente non sono suicidi, il messaggio fu subito recepito.

"Alcuni la presero meglio, altri peggio. Dioniso festeggiò per trenta giorni e trenta notti, facendo scorrere fiumi di vino, anche se qualcuno mise in dubbio la buona fede, suggerendo che, per lui, qualunque scusa fosse buona per divertirsi. Ares invece, si chiuse nel suo tempio con un umore nero, minacciando di morte chiunque si avvicinasse a più di venti passi dal portone, e cercando continue scappatoie formali o trucchi per aggirare il divieto. Ma, nel complesso, gli Dei compresero e accettarono le ragioni dei loro signori.

"In molti pensarono che Nettuno si sarebbe strenuamente opposto, ma l'imperatore dei mari fu invece il primo a sottoscrivere la nuova legge, promettendo sulla memoria di Atena, e dei suoi Generali, che l'avrebbe fatta rispettare. Fece ritorno al suo tempio sull'Olimpo, desideroso di passare più tempo con il fratello, dopo secoli di lontananza.

"Purtroppo, nonostante la pax divina, se c'è una lezione che tutti avevano imparato, è che non importa quanto ci si impegni, prima o poi il male trova sempre il modo di rialzare la testa, in una forma o nell'altra. Dopotutto, un uomo saggio un tempo aveva detto 'tutto quel che è necessario per la vittoria del male, è che il bene non faccia niente', e i Cavalieri conoscevano bene questa verità. Dopo aver a lungo discusso, considerando anche la possibilità di sciogliere le armate vista la definitiva scomparsa della loro Dea Atena, conclusero che la loro signora poteva essere morta, ma che i suoi ideali sarebbero perdurati finché ci fosse stato qualcuno a ricordarli. Così, anche per loro fu tempo di ricostruzione.

"Toro, uno dei soli tre Cavalieri d'Oro rimasti, fu nominato Grande Sacerdote all'unanimità. Chiunque lo conoscesse, sapeva che il suo cuore era grande quanto la sua stazza, e che si trattava della persona più adatta a ricoprire quell'incarico con giustizia e magnanimità. Il suo primo ordine fu di costruire, in cima al Grande Tempio, una nuova statua, visibile da qualsiasi punto della zona sacra. Innalzata a tempio di record, raffigurava Atena, nelle sembianze umane di Lady Isabel, ed i suoi cinque Cavalieri dello Zodiaco, vestiti delle loro armature. I materiali per edificarla vennero da Avalon, Asgard, e dall'Olimpo stesso. Il marmo più bianco, il ghiaccio più azzurro, la roccia più argentea, andarono nella loro costruzione. Oberon, Zeus e Odino, portarono di persona corone di alloro sempreverde, ponendole sui loro capi. Da quel giorno, gli sguardi limpidi e sereni della Dea della Giustizia e dei suoi paladini, divennero un faro nella notte per tutti, al Grande Tempio.

"A Virgo, il più forte tra i Cavalieri rimasti, venne chiesto di occuparsi dell'addestramento delle nuove reclute. 'Ci aspetta una generazione di guerrieri noiosi' bofonchiò Ioria del Leone alla notizia, ripromettendosi di dare 'una mano' il più possibile, per evitare di ritrovarsi con le Dodici Case popolate di santoni.

"In realtà, ebbe molto meno tempo libero di quanto si sarebbe aspettato. Rimasto ad Asgard per aiutare con la cura dei feriti, si ritrovò sempre più vicino ad Ilda di Polaris, verso cui aveva provato ammirazione – e forse anche qualcosa in più – sin dal primo momento in cui l'aveva vista. All'inizio, non diede voce ai suoi sentimenti, spinto in parte dal rimorso per la sorte di Castalia che, per prima, aveva intuito cosa si stesse agitando nel suo cuore. Poi però, deciso a non avere rimpianti, trovò il coraggio di dichiararsi, raccontando in seguito che era stato quasi più difficile che sconfiggere Crono e i Titani.

"Inizialmente, Ilda, il cuore ancora spezzato per la scomparsa di Orion, respinse educatamente la sua proposta, temendo che il Leone di Grecia fosse così simile al suo paladino da obbligarla a paragoni continui. Ma, con il passare del tempo, si accorse che non era solo un'ombra, ma anche un uomo, nobile e generoso. Passeggiando con lui una sera, finalmente accettò la sua corte. In pochissimo tempo, i due si sposarono, stringendo più che mai i rapporti tra Asgard e Atene, eterne alleate contro qualsiasi minaccia.

"Non furono soli. Con il ritorno di Nettuno sull'Olimpo, Sirya iniziò a trascorrere sempre più tempo ad Asgard, trovando in Mizar un compagno di avventure. Ultimi delle rispettive stirpi, si presero sulle spalle l'incombenza di addestrare nuovi Cavalieri e Generali, diventando uniti come fratelli.

"Asher dell'Unicorno si recò ad Avalon, uno dei primi stranieri a visitare il nuovo palazzo di Oberon. In ginocchio ai suoi piedi, gli porse quel che restava di Sleà Bua, raccontandogli di Lugh e Aircethlam. 'Non sono pentito di averlo affrontato, la guerra ci ha costretti. Ma, per l'aver privato il mondo di un uomo nobile e generoso, le faccio dono della mia vita. Se lo desidera, le ponga fine come più l'aggrada'

"Oberon dalle orecchie a punta, pensò e ripensò, prima di alzarsi dal trono ed avvicinarsi a lui. Asher chiuse gli occhi, temendo il peggio, ma il signore dell'isola sacra gli sorrise. 'Non hai debito da ripagare, fu mia la follia che condusse Aircethlam alla morte. Ma, se lo desideri, servirai come primo tra i nuovi Guardiani di Avalon, e ambasciatore con il Grande Tempio. Questa lancia, ora ti appartiene'

"Inutile a dirsi, Asher accettò, facendo di Avalon un alleato sicuro proprio come Asgard. Notando qualcosa tra loro, Toro nominò Tisifone come delegata per le udienze periodiche con lui, ed i due iniziarono a passare sempre più tempo insieme...

"Geki dell'Orsa e Black il Lupo, si svegliarono quando ormai tutto era finito. Desiderosi di poter contribuire anche loro, viaggiarono da corte a corte, alla ricerca di un compito da svolgere. Su consiglio di Odino e Zeus, Etri ed Efesto li presero come apprendisti, insegnando loro l'antica arte di forgiare armature, e dando il via ad una competizione amichevole che dura ancora oggi, su chi sia in grado di forgiare le difese migliori. Degni del Grande Mur, hanno pian piano ricreato le corazze distrutte, in attesa che nuovi pretendenti cerchino di conquistarle.

"Si discusse a lungo sull'eventualità di riforgiare o meno le armature di Pegaso, Dragone, Cigno, Andromeda e Fenice. In molti ritenevano che fosse più giusto ritirarle, in memoria dei cinque paladini. Alla fine però, Toro diede ordine di ricostruirle, con la forma originaria che avevano ai tempi della Guerra Galattica, dichiarando che sarebbero state traguardo e ispirazione per generazioni di apprendisti.

"Nemes, Virnam e Rudolph, che ottenne l'investitura a Cavaliere della Renna, vennero incaricati di aiutare Virgo nell'addestramento dei Cavalieri di Bronzo. Svilupparono ben presto una reputazione di maestri inflessibili ma giusti, e condussero gli apprendisti in innumerevoli missioni in giro per il mondo, dando segretamente una mano ovunque ci fosse bisogno.

"Mylock, burbero ma fedele servitore, prese il comando della Fondazione Thule, donandone quasi tutto il capitale per finanziare la ricostruzione delle città distrutte. Alla fine, rimase ben poco dell'impero economico che era stato di Alman, ma Mylock era certo che sia il duca che Lady Isabel avrebbero voluto così. Quel che rimase, fu organizzato per sostenere il collegio St. Charles, con il risultato che il povero Mylock, ad ogni sua visita, si trovò sommerso di bambini che volevano ringraziarlo e giocare con lui...

"Shadir, Benam e Lear, che un tempo erano stati i Cavalieri d'Acciaio, smisero per sempre i panni dei guerrieri, dedicandosi agli studi per poter un giorno assumere incarichi nei laboratori del professor Righel.

"Patricia e Fiore di Luna soffrirono più di chiunque altro la scomparsa di Pegasus e Sirio. Vennero ripetutamente invitate al Grande Tempio e ad Asgard, trascorrendovi a volte anche dei mesi; Asher riuscì persino a convincere Oberon a fare una piccola eccezione e mostrare loro la verde Avalon; ma niente riuscì a curare del tutto le ferite dei loro cuori, e a lungo in molti rimasero in ansia per loro, temendo che si sarebbero semplicemente lasciate morire. Con la tenacia di veri Cavalieri però, seppero trarre forza dal dolore, dedicando tutto loro stesse ad aiutare e accudire gli orfani di guerra, e trovando in questo modo una nuova ragione di vita.

"Atlante, ottenuti il perdono dell'Olimpo e l'agognata libertà, scomparve quasi subito, dicendo di voler trascorrere i prossimi secoli a visitare questa terra il cui peso aveva così a lungo sostenuto. Ancora oggi, ogni tanto si ode notizia di un gigante solitario, avvistato a viaggiare nei luoghi più remoti del pianeta.

"Esattamente nove mesi dopo il giorno della vittoria della guerra, Flare diede alla luce il suo primogenito, concepito in quella notte d'amore, appena prima della partenza. Il bambino venne chiamato Kiki e, nonostante gli occhi azzurri ed i capelli biondi come l'oro non suggerissero alcuna somiglianza, si rivelò ben presto essere dispettoso e pestifero proprio come il giovane fratellino di Mur. Inutile a dirsi, ben presto tutto il palazzo di Asgard si affezionò a lui, crescendolo con amore e affetto.

"Quanto ad Orion, Kanon, e tutti i Cavalieri caduti durante il conflitto, nessuno sa bene che fine abbiano fatto i loro spiriti. C'è chi ipotizza che si siano persi per sempre, o chi li immagina riposare in qualche nuovo paradiso. A volte però, quando la luce gioca strani scherzi, capita di avere la sensazione di scorgerne i volti tra le stelle del cielo notturno, o riflessi nella rugiada del mattino. Chi ha avuto la fortuna di vederli, li ha sempre descritti come visi sorridenti e privi di paure.

"E così, come destino pure dei racconti più belli, anche la nostra storia si avvia alla fine. I cinque Cavalieri dello Zodiaco, nati dal nulla, con le loro vite, durate appena un battito di ciglia, hanno cambiato il mondo e gli Dei immortali, insegnando a tutti coloro che hanno incontrato il valore della perseveranza, della fiducia e del coraggio. Hanno lottato, non solo con la forza o il cosmo, ma soprattutto con le loro convinzioni.

"Come chiunque viva su questa strana terra, hanno amato e sono stati amati, sofferto e gioito, vissuto dubbi e scoperto nuove certezze. Non hanno mai creduto di avere tutte le risposte, né hanno sprecato le loro vite inseguendo domande destinate a restare oltre la loro portata. Posti di fronte a scelte difficili, hanno saputo affrontarle e accettarne le conseguenze, senza rimpianti. Semplicemente, hanno sempre fatto del loro meglio, impegnandosi al massimo per migliorarsi, ed impedendo al cinismo della vita di inaridire i loro cuori.

"Ora, appartengono al passato, e di loro non rimane che la leggenda. Nuove generazioni di eroi, guardando le loro statue e leggendo delle loro avventure, sogneranno, un giorno, di poter essere umili come Pegasus, saggi come Sirio il Dragone, sensibili come Andromeda, generosi come Cristal il Cigno, e valorosi come Phoenix. Il loro ricordo perdurerà per sempre, ispirando nuove leggende e nuovi atti eroici.

"Eppure, Flare di Asgard è certa che, quando avremo davvero bisogno di loro, torneranno...

"E, in fondo, lo penso anch'io.

"Parola di Puck!"

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Sette anni dopo la Battaglia di Avalon

Una meteora attraversò il cielo, lasciando alle sue spalle una scia nera come la pece. Con un boato assordante, cadde nel piazzale di Asgard.

Subito, Ioria ed Ilda si precipitarono all'esterno, seguiti a breve distanza da Flare. Si trovarono di fronte a cinque figure ammantate da cosmi oscuri. Il primo tra loro, l'unico a non essere in ginocchio, aveva un viso ceruleo, lunghi capelli bianchi ed ali dello stesso colore. Quando parlò, lo fece con voce efebica.

"Miseri mortali, prostratevi ai miei piedi, e veneratemi. Io, Lucifero, sono risorto per conquistare il dominio del mondo!" disse, altezzoso.

"Non credo proprio..." rispose Ioria, inarcando ironicamente un sopracciglio.

Ci fu una serie di bagliori dorati. Virgo, Toro, Sirya, Mizar, Asher e Tisifone comparvero attorno a loro, vestiti di splendenti armature, i cosmi rilucenti e pronti alla battaglia.

Intuendo il rischio, e sorpresi dall'intensità delle loro aure, i quattro servitori di Lucifero si alzarono, sollevando la guardia.

Quando lo scoppio di un nuovo scontro era ormai imminente, Flare scese tra le fila dei Cavalieri, chetandoli. Guardandola sorpresi, si accorsero che fiumi di lacrime le stavano bagnando il viso.

"Non è necessario che voi combattiate..." disse, guardando verso l'alto.

Nemici ed alleati seguirono il suo sguardo, accorgendosi solo allora che cinque scie luminose erano comparse nel cielo.

"Nuovi nemici, eh? Distruggeteli, miei Angeli!" ordinò Lucifero. Obbedendo senza esitazioni, le quattro figure spiccarono il volo.

Non durarono che un istante.

Il corpo del primo fu dilaniato da un drago dalle squame di smeraldo; quello del secondo, congelato a temperature ben inferiori allo zero assoluto; quello del terzo, spazzato via da possenti venti; quello del quarto, arso tra fiamme eterne.

Prima che Lucifero avesse anche solo il tempo di aprire la bocca dalla sorpresa, una pioggia di meteore di luce si schiantò su di lui, annientandolo, proprio mentre le cinque figure toccavano terra. Vestivano corazze iridescenti, di luce stessa.

"Sono cosmi con l'immortale vitalità divina... e li sento provenire da un luogo persino superiore, al di là del cielo!! Chi siete? uomini o Dei?" domandò, terrorizzato.

Con un sorriso sornione, Pegasus si spostò una ciocca di capelli dagli occhi.

"Siamo i Cavalieri dello Zodiaco!"

 

FINE