DELENDA ASGARD

La grande guerra di Asgard era finalmente giunta alle fasi finali, eppure mai così lontana sembrava la vittoria.

Virgo, Ioria ed Orion, a stento sopravvissuti alla terribile e lunghissima battaglia contro Fafnir, fissarono sgomenti colei che era comparsa di fronte a loro, bramosa di vendetta: Hela, l'ultima Imperatrice al servizio di Erebo, adirata per la caduta del suo favorito. Il suo cosmo era paragonabile a quello di Titania, forse persino superiore, mentre loro erano del tutto esausti.

"No... non ora!" pensò Ioria, cercando invano di rialzarsi. Si sentiva pesante, come se le membra fossero diventate piombo, e sapeva che Orion e Virgo non erano in condizioni migliori. Con la vista appannata e velata dal sangue, scrutò la Dea che minacciosa torreggiava su di loro.

Alta e longilinea, aveva lunghi capelli bianchi ed un aspetto giovanile, reso però terrificante dalla sua strana carnagione. Solo metà del viso era infatti normale, seppur pallida e cerulea, evidentemente poco avvezza alla luce del sole. L'altra metà era nera come la pece, con sottili labbra violastre. La linea di demarcazione tra le due metà divideva perfettamente il volto, scendendo verticalmente dalla fronte al mento.

La Dea indossava un'armatura nera con fregi verde scuro, caratterizzata da una maschera liscia su occhi e tempie, che poi si sollevava e contorceva in due spuntoni ricurvi su ciascun lato. Le decorazioni riprendevano, stilizzandole, le ossa del corpo, ma erano anche più spesse delle parti nere della corazza, andando a formare grosse protezioni a rilievo, ad esempio sulle anche o lungo gli arti. Qui, dal fregio principale partivano alcuni anelli, che avvolgevano la parte posteriore o interna. Sulle spalle, le parti corrispondenti alle clavicole si estendevano orizzontalmente sull'esterno, e da esse, sulla metà anteriore di ciascun lato, partivano tre spuntoni ricurvi verso l'alto a mo di zanne. Sempre dalle finte clavicole, ma stavolta sulla schiena, pendeva un lungo mantello nero che arrivava fino a terra, così sottile da sembrare a tratti trasparente. Dietro la testa, si intravedeva la punta superiore di ali uncinate.

"E' divina l'aura che da lei spira, divina e cinerea, carica di rancore, portatrice di morte!" notò Virgo.

"Odino... dacci il tuo aiuto!" pensò Orion, alzando lo sguardo al cielo. Le meteore di fuoco che avevano anticipato l'apparizione della Dea avevano anche abbattuto il carro di Freja, di cui ora sembrava scomparsa ogni traccia. Con Heimdall e Odino già caduti, non vi erano Numi che potessero accorrere in loro soccorso.

In quell'istante, senza alcun preavviso, l'aura della Dea avvampò. "Khan!" gridò Virgo, accorgendosi per primo del pericolo, ma Hela si limitò a spalancare gli occhi e la barriera difensiva cadde in pezzi, investendo anche i malconci Cavalieri alle sue spalle e scaraventandoli sanguinanti a terra.

"Vedo che la paura vi governa, e ne avete ben donde! E' stato un grave errore spingermi a scendere personalmente in campo, perché ora delle vostre carni farò strazio!" minacciò, circondandosi del suo cosmo.

"Pensa alle tue di carni, le cose potrebbero non andare come credi! Per il Sacro Toro!!" gridò improvvisamente la voce profonda del Cavaliere della seconda casa, ed una frazione di secondo dopo il suo colpo segreto esplose contro la schiena di Hela. Nello stesso istante, altre due auree, stanche e flebili ma determinate, si infiammarono, anticipando l'apparizione di Mizar e Syria schierati a difesa dei compagni.

"Voi!" li riconobbe Ioria, sollevato dal vedere facce amiche nonostante i loro cosmi fossero palesemente prossimi allo sfinimento.

Mizar però sorrideva. "E non siamo i soli!" esclamò sornione, prima che un quarto cosmo, ben più potente e vitale li circondasse.

Avvolta da una sfavillante aura azzurra come il ghiaccio, Ilda si unì a loro sul campo di battaglia. Per quante sorprese e colpi di scena quella giornata avesse riservato, vedendola Ioria ed Orion non poterono fare a meno di restare sbigottiti a bocca aperta.

"Ma... ma quelle... la sacra spada Balmung e l'armatura del sommo Odino!" balbettò il paladino di Asgard. Parimenti sbalordito, ed ammirato alla visione della Celebrante, Ioria non riuscì a biascicare che qualche suono inarticolato.

"Incredibile, vero? Chi l'avrebbe mai detto che fosse lei la predestinata?" gli sorrise Toro, aiutandolo a rimettersi in qualche modo in piedi, prima di spalancare a sua volta gli occhi nel vedere Virgo vivo insieme a loro.

L'innalzarsi del cosmo di Hela interruppe sul nascere qualsiasi spiegazione. La Dea, perfettamente incolume dopo il colpo del Cavaliere d'Oro, fissò con odio Ilda, che a sua volta stringeva Balmung saldamente in pugno.

"E' così non solo Loki ha fallito nel suo intento, ma la spada e l'armatura hanno trovato una nuova padrona!" sibilò minacciosa.

"Loki?!" esclamarono quasi all'unisono Ioria ed Orion, ma anche Ilda fu visibilmente turbata.

"Dunque sapevi che era lui a celarsi sotto la maschera di Seven Macaw, eri parte del suo piano!"

"Spettatrice neutrale è più accurato. Gli ho offerto asilo, celandolo tra le mie schiere, ma non aiuto o mezzi. Mio padre sarà il solo artefice del proprio destino, come sempre!" rispose la Dea con il più piccolo accenno di sorriso.

Ilda però strinse ancora di più la presa sull'elsa di Balmung. "A causa sua Mime è caduto! Pagherai anche per questo!"

Alle sue parole, il cosmo di Hela avvampò minaccioso. "Non sopravvalutarti, regina di Asgard, e non osare parlarmi in tal guisa! Non soltanto il tuo esercito ha patito dolorose perdite, né sei la sola a soffrire! Se credi che l'armatura di Odino possa proteggerti da me, allora ti sbagli, e grandemente! Te la strapperò di dosso e getterò le tue carni negli abissi di Nifhleim!" tuonò, mentre folate nere iniziavano a spirare dal suo corpo.

"State... in guardia!" avvertì Virgo, barcollante, il torace ormai nudo e sporco di sangue, mentre cercava di concentrare le forze. Toro però gli si parò davanti, allargando le braccia per tenere indietro anche Orion e Ioria. "Voi non vi reggete in piedi, lasciate tentare noi per primi!"

"Questo cosmo è paragonabile a quello di re Nettuno!" mormorò Syria.

"Non importa! È il cosmo di un'invasore di Asgard e per questo destinato alla sconfitta!" esclamò Mizar, mutando le unghie in artigli.

Annuendo, Syria si portò il flauto alla bocca. "La dolce melodia che incantava il signore dei mari per te sarà requiem fatale! Incantesimo Suadente!"

Pur consapevole dell'inutilità di tale gesto, Orion, che di persona aveva sperimentato il potere dello strumento di Syria, fu tentato di portarsi le mani alle orecchie. Non fu però necessario, stavolta il cosmo del musico era concentrato sull'Imperatrice, e con esso gli effetti della mortale melodia capace di fiaccare spirito e cosmo. Incessanti e sempre più rapide, le note si susseguirono con foga.

"Il suo cosmo sarà indebolito, state pronti!" esortò Mizar, bruciando le forze che gli restavano e scattando in avanti, pronto a tentare i Bianchi Artigli della Tigre. Stessa cosa fece Toro, mentre Syria aumentava ancora l'intensità della musica.

Del tutto incurante dei loro sforzi, l'oscura aura di Hela avvampò, paralizzandoli con la sua sola espansione. La Dea incrociò lo sguardo con Syria. "Stolto! Se anche il tuo trucco funzionasse su di me, un decimo di infinito equivale sempre all'infinito stesso!" esclamò, prima di spalancare gli occhi. Un'onda d'urto spaventosa investì i malconci guerrieri, spingendoli indietro contro le macerie prima di aumentare l'intensità per spazzarli via.

Fu allora che, con un balzo, Ilda si pose a loro difesa. Riponendo tutta la sua fede in Odino, vibrò Balmung in avanti, intercettando il cosmo nemico con il piatto della lama. Nonostante la tremenda pressione, l'aura mortifera sembrò incapace di spingerla via.

"Riesce a trattenerlo!" disse allibito Orion. Hela stessa sibilò infastidita, ma Ilda non se ne curò. Memore del suo duello con Pegasus di tanto tempo fa, ruotò la spada in modo da incontrare il cosmo della Dea con il taglio ed iniziò lentamente ad avanzare, tranciandolo in due.

Passo dopo passo, con i piedi ben piantati a terra, la Celebrante si fece sempre più vicina, certa che presto Hela avrebbe cambiato tattica. Quando la Dea aumentò di colpo la pressione, concentrandola in un raggio più sottile, Ilda approfittò dell'istante di bonaccia per ruotare sul piede d'appoggio e portarsi accanto a lei per vibrare un fendente.

Ora sulla difensiva, Hela parò con il dorso del braccio, ma Ilda seppe mantenere il controllo della spada e pressò con una raffica di affondi. "Questa spada è carica del rancore del nostro signore Odino e di tutte le vittime di questa guerra! Tu che hai tradito Asgard, non le sfuggirai!"

Di fronte agli stupefatti Cavalieri, Hela indietreggiò di un passo, apparentemente in difficoltà. Poi però il suo cosmo si innalzò minaccioso, circondandola come una barriera. La spada si bloccò nelle mani della Celebrante, incapace di raggiungere il bersaglio. "Le tue accuse sono infondate, è una Dea infernale colei che hai di fronte: il mio ruolo nell'ordine superiore delle cose è sempre stato condurre le legioni dell'apocalisse all'avvento del Ragnarok, per questo e null'altro sono nata! Ti illudi di sconfiggermi, ma sei folle se credi che quell'armatura ti renda pari a me. Anche così bardata resti sempre solo una semplice mortale!" proclamò, liberando una spaventosa onda di energia a distanza ravvicinata. Pur con l'armatura di Odino, Ilda non riuscì ad abbozzare alcuna difesa e venne travolta.

Rialzando la testa, ora sanguinante da un taglio sulla fronte, vide Hela torreggiare su di lei e cercò di colpirla con un fendente. La Dea però si limitò ad aprire il palmo, fermando la lama con la sola mano, davanti allo sguardo sbalordito della sua nemica.

"Come pensavo, non riesci a sfruttare il pieno potenziale della veste di Odino, né possiedi il potere divino del nono senso. Povera armatura, quanto in basso è caduta!" la derise, schioccando un manrovescio che la spinse a terra, facendole volare via il diadema.

"Menti! Solo pochi minuti fa il potere di quest'armatura ha obbligato persino Loki alla fuga!" rispose la Celebrante, rialzando la testa con un moto d'orgoglio, ma ora il dubbio era ben visibile nei suoi occhi.

"Fuga?" rise Hela "Mio padre non si sporca mai le mani se non lo ritiene assolutamente necessario. Potresti aver portato a segno un colpo fortunato, ma di una cosa sii certa: non lo hai sconfitto, così come non sconfiggerai me!"

Cercando di negare quelle parole, Ilda tentò un affondo. L'Imperatrice però si limitò ad un movimento laterale, lasciandosi superare.

"E' vero... non... riesco a muovermi come vorrei! Contro Loki avevo avvertito il potere dell'armatura scorrermi in corpo, perché mi sento così lenta e pesante?!" pensò, tentando un nuovo assalto. Senza neppure voltarsi però Hela fece esplodere il suo cosmo, travolgendola con l'onda d'urto.

Subito i Cavalieri accorsero a sua difesa. Mizar l'afferrò al volo, impedendole di schiantarsi contro le mura, mentre Toro e Syria espandevano le loro aure.

"Non da sola combatte! Per il Sacro Toro!"

"Risuona, Sinfonia Finale!"

Accompagnato dalla melodia del flauto, il colpo segreto del Cavaliere d'Oro si schiantò sulla Dea, che tuttavia non barcollò neppure. "E' vana ogni arma in vostro possesso, siete impotenti, indegni persino del mio tocco!" li derise, prima di scuotere una mano. "Le ombre del tramonto basteranno a scacciarvi!"

Al suo comando, le tenebre stesse sembrarono assumere consistenza, allungandosi e sollevandosi come fruste. Prima ancora di rendersi bene conto dell'accaduto, Toro e Syria vennero colpiti e spinti via, mentre già altre ombre si alzavano, sottili e affilate come lame, pronte a conficcarsi nelle numerose parti in cui le armature erano in pezzi.

A intercettarle, un doppio reticolato bianco e d'oro. Mizar e Ioria si scambiarono uno sguardo prima di correre entrambi all'attacco, caricando i loro colpi segreti nonostante le aure fossero ormai evanescenti. Il leone in particolare zoppicava vistosamente e perdeva sangue da numerose ferite.

Ridendo, Hela scostò il mantello, alzando una folata che bastò a disperdere il Sacro Leo ed i Bianchi Artigli. Un altro gesto e da lei partirono migliaia di raggi, tempestando i due sventurati. Ioria soprattutto era massacrato, colpito talmente tante volte dall'essere praticamente tenuto sospeso a mezz'aria.

"Tutti voi perirete, ma per te che hai finito il primo Comandante del mio esercito la fine sarà lenta e agonizzante!" minacciò Hela, dirigendo i dardi in modo da ferire o addirittura trapassare gli arti senza però danneggiare alcun punto vitale. Vomitando sangue, Ioria gridò di dolore, cercando invano di liberarsi.

In risposta al suo lamento, cinque cosmi avvamparono. Mentre la barriera di Virgo interrompeva per un attimo il bombardamento, Toro balzò sull'amico, portandolo al sicuro. Contemporaneamente, la melodia di Syria riprese a suonare, ed Orion e Mizar caricarono i loro colpi segreti.

"Se i Bianchi Artigli sono impotenti, sperimenta il gelo del Nord: per i Silenti Ghiacci di Asgard!"

"Uniti... agli Occhi del Drago!"

Nel lanciare la sua tecnica, Orion crollò in ginocchio, mentre rivoli di sangue scorrevano copiosi dagli angoli della bocca. "Sono... allo stremo!" pensò, sperando con tutte le forze che gli Occhi del Drago avessero successo.

"Una vana chimera..." disse Hela, sembrando leggergli nel pensiero. Un solo movimento del braccio annullò entrambe le tecniche, investendo i Cavalieri con un'onda di energia.

"Siete in agonia, come è giusto! A causa vostra i Comandanti del mio esercito, i più potenti guerrieri di Hel, sono caduti. Non meritate la grazia di una fine indolore!" esclamò, lanciando un'occhiata in direzione del cadavere di Fafnir.

"S... strane parole... da parte di chi li incatenava con ricatti e minacce..." notò Orion. Lo sguardo della Dea si fece immediatamente torvo, investendo il guerriero con una nuova scarica.

"Non presumere di poter parlare di argomenti che neppure comprendi! Cosa ne sa chi ha vissuto nelle sale dorate del Valhalla della buia solitudine degli abissi di Hel, dove per decreto di Odino solo vigliacchi o massacratori possono entrare? I Comandanti erano guidati da ambizione, brama o desiderio, ma erano comunque l'orgoglio del regno!" dichiarò.

In cuor suo però sapeva di aver pronunciato solo una parte della verità, e di nuovo lo sguardo andò al corpo di Fafnir. "Però... per un guerriero senza macchia... per un vero valoroso... sarei ricorsa a qualsiasi menzogna..."

La memoria delle giornate trascorse con i dieci Comandanti si riaffacciò prepotente. I banchetti alla sua tavola, i boccali alzati mentre lei dal suo scranno li scrutava apparentemente fredda, mai prodiga di frasi o sorrisi, ma in realtà, per quanto le fosse possibile, lieta.

Scevre di risate, spesso accompagnate da adulazioni mirate ad entrare nelle sue grazie o sottili provocazioni per generare diverbi, erano solo una rara e pallida imitazione delle gioviali cene del Valhalla.

Eppure, anche se non era molto, in cuor suo ne era fiera.

Soprattutto da quando Fafnir e, in misura minore, Sigmund si erano uniti a lei. Se il secondo seggio a volte tradiva collera o vergogna per la situazione cui aveva costretto se stesso e il suo migliore amico, Fafnir era sempre impassibile, ligio e rispettoso, mai coinvolto in trame o congiure. Quando parlava, era per esprimere le sue reali opinioni, non per blandirla o mettere altri in cattiva luce. Era un vero Cavaliere della sua regina.

Più e più volte Hela aveva considerato di liberarlo dall'armatura del drago e dalla promessa che lo incatenava, ma il timore l'aveva sempre frenata. Sarebbe rimasto con lei di sua scelta, o l'avrebbe abbandonata a favore della corte di Odino? A volte aveva la sensazione di saperlo, ma non poteva dirlo con certezza, ed il pensiero di perderlo era insopportabile.

Ora però se ne rammaricava: nessuno, neppure lei, conosceva il destino delle anime cadute nel Ragnarok. Nel peggiore dei casi, il dubbio l'avrebbe tormentata per sempre.

Ad un tratto la Dea percepì qualcosa che la riportò alla realtà. Si mosse di lato, appena in tempo per schivare un affondo di Ilda, portatasi alle sue spalle. Incupendosi, la Dea guardò verso Syria. "Ha usato il flauto per celarla ai miei sensi... l'esperienza accumulata nelle battaglie sostenute finora ha insegnato loro ad agire insieme, facendo buon uso dei rispettivi poteri..." notò, vagamente intrigata, prima di poggiare una mano sulla schiena della Celebrante e liberare una spaventosa onda d'urto. Contemporaneamente, le ombre attorno all'ultimo Generale degli Abissi si agitarono, colpendolo come un maglio.

"Non credere di aver vinto!" ruggì Toro, alzando le braccia. Il sangue grondava copioso dalle crepe nell'armatura, ma il cosmo dorato continuava in qualche modo a brillare. "Assaggia... la tecnica che ho creato insieme al Grande Mur dell'Ariete: in nome suo la eseguo, Selvaggia Corrente delle Pleiadi!!"

Nonostante le pessime condizioni del Cavaliere, il colpo segreto esplose traboccante di energia. Eppure, Hela non lo degnò che di uno sguardo fugace prima di voltarsi e dargli le spalle.

"E' impazzita?!" si chiese Toro, fissandola con attenzione. Di fronte a lui, la Corrente Selvaggia venne avvolta dalle tenebre, svanendo nel nulla.

"Ma cosa..." balbettò, prima di sentire qualcosa attrarlo verso Hela, trascinarlo nonostante i suoi sforzi di resistere. "L'abisso spira dal suo mantello!!" comprese, spalancando gli occhi appena prima di esserne inghiottito.

Si sentì soffocare, i sensi ovattati, il cosmo incapace di brillare, mentre l'oscurità si chiudeva su di lui, stritolandolo. All'ultimo istante però un lampo di luce portò sollievo, mentre mani amiche lo afferravano.

Ansimante, Virgo poggiò il parigrado a terra, notandone gli occhi dilatati, la bocca sporca di sangue e bava. Il respiro era affannoso, ma costante. "Appena in tempo!" sorrise il custode della sesta casa prima di girarsi verso la Dea.

"Lo hai fatto uscire dal baratro celato nel mio mantello, pochi secondi ancora e il gelo di Hel sarebbe stato la sua condanna!" esclamò l'Imperatrice, prima di allargare minacciosamente le braccia "Ma così facendo, hai condannato lui e te stesso ad una fine ben più dolorosa!"

Il Cavaliere d'Oro congiunse le mani, concentrando il proprio cosmo. "Ogni viaggio prima o poi giunge a compimento, anche il più lungo. Ma dal Flagello della Morte sono da poco sfuggito, forse egli preferirebbe piuttosto accogliere te! Per il Sacro Virgo!"

Abbagliante, l'onda di luce esplose su Hela, pronta ad investirla. Istanti prima dell'impatto però essa si arrestò tremolante, prima di venire avvolta dalle ombre, proprio come la tecnica del Toro.

"Non... non è possibile!" balbettò Virgo, incredulo nel vederla svanire.

"L'arroganza di voi Cavalieri di Atena non ha limiti! Chiamate «sacre» le vostre tecniche come se foste celesti divinità, quando in realtà misero è il potere di cui disponete!" esclamò, pronta a contrattaccare.

"Non... sottovalutarci!" si intromise Ioria, comparendo barcollante accanto al compagno. "Saremo anche allo stremo, ma da tempo abbiamo appreso il valore della testardaggine!"

"Queste carni straziate... queste armature in frantumi sono la dimostrazione che è possibile sconfiggere nemici superiori se si è pronti a tutto!" aggiunse Orion.

In silenzio, anche Toro, Mizar e Syria si risollevarono, con Ilda ritta innanzi a loro, Balmung puntata verso Hela. "I superstiti di tre eserciti sono uniti contro te!"

"Non per molto ancora!" ritorse, alzando di scatto le braccia. Attorno a lei la terra eruttò oscurità, spaccandosi con una serie di esplosioni. Bruciando i loro cosmi, i Cavalieri cercarono di resistere, ma uno dopo l'altro vennero spazzati via. Priva di difese efficaci, neppure Ilda riuscì ad evitare di essere catapultata in aria. Un altro gesto e tutti si schiantarono a terra, precipitando tra i detriti in mezzo a pozze di sangue e frammenti di corazze.

"Tsk, Odino era Dio della guerra, avvezzo alle cariche e sempre in prima linea nei conflitti di Asgard. La sua è un'armatura utile per far stragi ma poco adatta alla difesa, e nessuna tecnica umana può fermare la mia mano! Addio!" sibilò l'ultima Imperatrice, indicandoli con le dita.

Nello stesso momento, un'ombra enorme volò sopra di loro, anticipando la comparsa di una sagoma imponente il cui atterraggio fece tremare la terra. Nelle sue mani un immenso scudo oro e blu notte, sulla cui superficie si infranse l'assalto di Hela.

"Se quel che dici è vero, è una fortuna che Atlante, Titano del Cielo, possa dar loro una mano!" esclamò il gigante con uno sguardo di sfida.

Ignari della sua presenza sul campo di battaglia, sia Hela che i Cavalieri lo fissarono allibiti.

"Chi... chi sei?" chiese Ioria.

"Un amico del Cavaliere di Andromeda, così potreste definirmi! Ultimo superstite dell'Olimpo, a vostro fianco ora combatto!" sorrise loro, prima di aggiungere "E non da solo!"

In quel momento infatti due armi volarono contro Hela da direzioni opposte. La prima, un'ascia da guerra, rimbalzò con un clangore sordo contro la corazza della Dea, volando indietro scheggiata e incrinata, ma la seconda, una lancia, aprì un sottile taglio sul suo mantello.

"Un servitore dell'Olimpo... e nuovi folli venuti a morire!" commentò l'Imperatrice socchiudendo malignamente gli occhi.

"Nuovi Cavalieri che si uniscono alle schiere tese a distruggerti!" esordì Thor, afferrando Mjolnir.

"Non ti lasceremo fare del male ai nostri amici, strega!" gridò Asher, brandendo Sleà Bua. Accanto a lui, anche Tisifone, Castalia, Reda e Salzius erano pronti alla lotta.

Fu proprio l'arrivo di quest'ultimo gruppo a suscitare lo stupore maggiore, misto a preoccupazione nei pochi Cavalieri d'Oro superstiti.

"Siete impazziti, cosa ci fate voi qui?! Dovete andarvene, Hela non è nemico alla vostra portata!" gridò Ioria.

"Non siamo venuti per fuggire, ma per combattere!" ritorse Tisifone. "Le armate del nemico sono già in rotta, Virnam e gli altri si occuperanno di finirle! Non resta che costei!"

"E quando gli altri Cavalieri d'Oro si uniranno a noi..." iniziò Reda, ma le parole gli morirono in bocca alla vista delle espressioni dei compagni.

"Non ci sono altri Cavalieri d'Oro, noi tre siamo gli unici superstiti! Mur, Scorpio ed il saggio Doko sono caduti, proprio come Artax, Alcor, Luxor e Mime!" urlò Toro. "Ed Hela non è una nemica comune ma..."

"Una Dea!" concluse l'Imperatrice stessa, comparendo alle spalle del quintetto ed espandendo il suo cosmo. Tra loro, solo Tisifone aveva avvertito l'aura di un Dio maggiore, e sentire una potenza molto simile spirare da Hela la terrorizzò. Prima che potesse anche solo mettere in allarme i compagni però, la figlia di Loki spalancò gli occhi, travolgendoli con un'ondata di energia.

"Anche il più debole dei miei Comandanti vi avrebbe spazzato via, è un insulto alle mie legioni che insetti come via calchino ancora il campo di battaglia!"

"Non sottovalutarci!" ringhiò Asher, alzandosi di scatto e fendendo l'aria con Sleà Bua. La lancia dall'asta spezzata colpì il taglio della mano di Hela, obbligandola a ritrarsi.

"Ma quella...!" la riconobbe Mizar, memore del potente Lugh.

"Saremo anche deboli, ma non siamo soli! Portiamo insieme a noi l'eredità di Avalon!" disse fieramente il giovane, ripensando al nobile Aircethlam.

"Oltre al desiderio di vendetta dell'Olimpo!" ruggì Atlante, abbandonando di colpo la posa difensiva e avventandosi su di lei. "Anch'io appartengo alla stirpe divina, mi basterà una mano per schiacciarti!"

Con un colpo deciso abbassò lo scudo a maglio, segretamente sollevato dal fatto che il gancio che lo fissava al bracciale, danneggiato da Andromeda durante il duello dell'undicesimo tempio, si fosse riparato. La sua espressione però si mutò in una di stupore quando vide Hela bloccare la sua arma con una sola mano.

"Non credere di poterti paragonare a me, saremo anche entrambi divinità ma l'abisso che ci separa è incolmabile! Io sono la suprema signora di Hel, figlia di Loki e Imperatrice di Erebo, tu il semplice schiavo affrancato di un Dio sconfitto! All'apice delle sue forze, tuo padre Giapeto avrebbe forse potuto ambire a sconfiggermi, ma tu non hai la più remota speranza. Contempla la differenza tra noi!" proclamò, rilasciando una devastante scarica di energia.

Urlando di dolore, Atlante cercò di ritrarsi, ma pur con solo due dita la presa di Hela era incredibilmente salda.

"Dobbiamo aiutarlo! All'attacco, Cavalieri!" ordinò Ilda. Orion, Thor, Ioria, Mizar, Virgo, Toro e Syria obbedirono senza esitare, seguiti un istante più tardi da Asher, Castalia, Tisifone, Reda e Salzius.

"Braccio di Titano!" urlò il gigante di Asgard, il primo ad attaccare.

"Ti fregi del nome del Dio del Tuono e come lui sei solo un rozzo insipiente!" lo schernì Hela, lasciandosi colpire senza subire alcun danno. Contemporaneamente, una delle catene di Salzius divenne polvere al solo contatto con l'emanazione del suo cosmo.

Ridendo sguaiatamente, Hela si circondò dell'oscurità della propria aura. Ancora una volta le ombre si alzarono come serpenti, colpendo Reda al volto e trapassando ad una spalla Toro, rallentato dalle ferite alle gambe.

In quel momento, il suolo ai piedi della Dea venne segnato da una fenditura circolare e attraversato da fulmini dorati, mentre i cosmi di Orion e Ioria esplodevano.

"Spada di Asgard!"

"Lightning Fang!"

Nel frattempo, stringendo i denti, Atlante cercò di colpirla con la mano libera, solo per scoprire che la barriera che la circondava era insuperabile. "Il suo cosmo... potrebbe essere persino più potente di quello di Hades!" pensò, mentre le prime crepe comparivano sulla sua corazza.

Continuando a ridere, Hela calpestò il suolo, annullando le tecniche di Ioria ed Orion, per poi aprire distrattamente il palmo e travolgere Syria con un'onda nera.

Un altro movimento e, liberando finalmente Atlante, lo lanciò contro Mizar come se non fosse che un fuscello. Fiaccato da troppi scontri e ormai privo della proverbiale agilità, l'asgardiano non riuscì a schivarlo e venne investito dalla pesante mole del Titano, ruzzolando insieme a lui per terra.

Alle sue spalle, Castalia e Tisifone balzarono in aria.

"Insieme, Tisifone! Volo dell'Aquila Reale!!"

"Cobra Incantatore!!"

I due assalti impattarono sul bersaglio, ma un istante dopo si rivoltarono contro chi li aveva lanciati, torturando le Sacerdotesse con scariche elettriche ed energetiche.

Aprendo il Khan a loro difesa, Virgo si erse a proteggerle prima di concentrare il cosmo nelle mani. "Grazie alla maschera della Vergine ho potuto tener testa a Titania, ma in queste condizioni..." pensò, consapevole persino più dei compagni di quanto disperata fosse la situazione.

Non era il solo, spinto indietro dal cosmo nemico anche Asher iniziava a rendersi conto del dramma in cui si trovava. Anziché cedere allo sconforto però, mutò la frustrazione in rabbia. "Pegasus ha scalato l'Olimpo intero e noi non riusciamo neppure a toccare una singola Dea!" pensò imbarazzato, raddoppiando i suoi sforzi e riuscendo a correrle contro e tentare un affondo.

"Questa tua lancia inizia a infastidirmi!" avvertì Hela, schivando con un semplice movimento del capo. Prima che potesse contrattaccare però anche Ilda fu su di lei, tagliando l'aria e la terra con numerosi fendenti di Balmung.

Agitando il mantello Hela scomparve tra le ombre, per poi rimaterializzarsi alle loro spalle. Entrambi sbilanciati nell'attacco, si accorsero di lei quando già la mano assassina era pronta a calare. Virgo tuttavia scelse proprio quel momento per liberare il cosmo accumulato e scatenare l'Abbandono dell'Oriente, che se non altro diede ai due l'istante di cui avevano bisogno per allontanarsi.

"Le loro armi sono le sole che sembra temere..." pensò il custode della sesta casa, cercando disperatamente di formulare un piano per ribaltare la situazione. Concentrandosi, iniziò a parlare telepaticamente ad alcuni compagni.

Nel frattempo, spinti dalla forza della disperazione, i Cavalieri continuavano ad attaccare, ondata dopo ondata. Strisciando fino all'Imperatrice, Toro l'afferrò con le braccia, bloccandole il collo in una presa.

"Il mio cosmo è allo sfinimento, ma finché avrò con me questo possente corpo non vincerai facilmente!" disse, dando fondo ad ogni iota di energia.

Stessa cosa fece Thor, piantando a terra i piedi ed imprimendo tutto il suo peso in Mjolnir, mentre Mizar tentava una carica frontale. "Che il sacrificio dei nostri compagni non sia vano! Bianchi Artigli della Tigre!!"

Intercettata l'ascia, la Dea ne frantumò la lama con le dita, usandola poi per sollevare Thor e porlo nella traiettoria del colpo di Mizar. I Bianchi Artigli frantumarono lo schienale già danneggiato della sua corazza, aprendo profondi tagli da cui schizzarono fiumi di sangue.

"Potrai anche massacrarci, ma cosa ti dice che Erebo non si libererà di te a guerra conclusa?" insinuò Toro.

"Qualsiasi cosa pur di trattenermi... forza bruta, colpi segreti, argomenti intellettuali. La fine che li attende è la medesima!" rispose Hela, espandendo il suo cosmo. I bracciali del Toro esplosero in pezzi, ustionando e martoriando la carne sottostante. Il Cavaliere barcollò, ma l'Imperatrice gli afferrò il polso sinistro, torcendolo fino a spezzarlo, poi liberò una scarica di energia che sbalzò il gigante in aria come se non fosse che una foglia.

Tisifone, Castalia, Reda e Salzius cercarono di intervenire, ma fulmini neri si abbatterono su di loro, facendoli crollare urlanti. Un altro gesto e Thor, che stava cercando di rialzarsi, venne lanciato contro le mura. Vomitando sangue, stramazzò anche lui a terra.

"Ora a te!" disse la Dea, spostando l'attenzione su Mizar. Vortici neri saettarono verso di lui, centrandolo ad una gamba. Urlante ed indifeso, l'agile tigre cadde, ma Atlante si pose ancora una volta a difesa, parando gli assalti successivi. Prima che Hela potesse aumentare l'intensità, lo spazio attorno a lei si mutò in cielo stellato.

Voltandosi, vide in piedi Ioria con il braccio teso ad indicarla. "Photon... Invoke!"

Per la prima volta, Hela si incupì, intuendo di cosa si trattasse. L'eco della guerra contro la stirpe di Crono era giunto persino nel suo regno. "La tecnica deicida con cui precipitasti i Titani nelle profondità del Tartaro!" esclamò, notando però anche che gli astri erano pochi e pallidi, proprio come l'aura attorno al leone. "Con il fioco cosmo che ti rimane, estinguerla è semplice come cancellare il soffio di una candela!"

Di fronte all'allibito eroe, il suo mantello si agitò tingendo di nere tenebre il cielo da lui evocato. Le stelle scomparvero, chinando il capo alla notte più buia.

"Neanche lui può nulla!" comprese Mizar, cercando di alzarsi nonostante la gamba sanguinante. Immobile e con gli occhi sbarrati, Ioria era un bersaglio facile. Guardò Atlante, ma il Titano era troppo impegnato a difenderli per poter accorrere in suo aiuto.

Fu la voce di Orion a riecheggiare. "Sommo Odino, dammi la forza un'ultima volta ancora! Occhi del Drago!"

Il dragone del Nord volò ad ali spiegate contro la Dea, avvolto da una luce bianca ed argentea.

"Sembra che un eco del cosmo di Odino persista ancora in costui!" notò Hela, incrociando le braccia dinanzi al viso. "E' questo allora il segreto del Valhalla? Il cosmo di Odino stesso tiene in vita gli Einherjar? Un misero trucco per ingannare la morte che tutto governa!"

Allargando di scatto le mani, l'Imperatrice spazzò via i dragoni ed infuse il suo cosmo nel suolo stesso. Colonne cineree si innalzarono imprevedibili sul campo di battaglia, travolgendo i combattenti che le erano più vicini. Uno dopo l'altro, Mizar, Atlante, Toro ed Orion caddero. Fu però su Ioria che la Dea sembrava volersi accanire, paralizzandolo in aria con uno sguardo e sferrando un cono d'ebano.

"Non gli farai del male!" gridò Castalia. Appena ripresasi dal colpo subito poco prima, la Sacerdotessa si lanciò sul Cavaliere d'Oro, riuscendo a spingerlo via. Il cono d'ombra li sfiorò soltanto, ma anche così mandò in pezzi il suo coprispalla, aprendo un profondo squarcio sanguinante sull'arto sottostante. Con la maschera incrinata da cui grondava sangue, la ragazza si accasciò tra le braccia di Ioria, che cercò riparo dietro le mura.

La vista di un nobile Cavaliere d'Oro obbligato a strisciare al riparo riempì di amarezza il cuore di Asher. Guardandosi attorno vide Thor, Mizar, Toro ed Orion versare in simili condizioni, mentre ancora Tisifone, Reda e Salzius giacevano svenuti.

"Se solo potessi sanare le loro ferite..." pensò, memore dei poteri del suo corno e del modo in cui avevano salvato la Sacerdotessa dell'Ofiuco. Ma per farlo aveva bisogno di tempo e concentrazione, due cose che Hela non gli avrebbe mai fornito nell'infuriar del conflitto. Solo a vittoria conquistata avrebbe potuto prestare loro le prime cure.

"Se sarò ancora in vita..." si disse, rabbrividendo. Poi scosse la testa e scacciò quei pensieri, stringendo la presa su Sleà Bua.

Appena in tempo, perché Hela si era accorta di loro. "Pensate di avere salva la vita restando da parte, o studiate la battaglia alla ricerca dell'occasione propizia? Quale che sia poco importa, nessun disegno vi proteggerà!"

"L'eccessiva fiducia che ha nei suoi mezzi è il nostro unico vantaggio. Avrebbe potuto spazzarci via ma non ci teme abbastanza da ricorrere a tutta la sua forza, dovremo sconfiggerla prima che le cose cambino!" pensò Virgo, rilasciando il cosmo frettolosamente accumulato. "Che gli anelli celesti danzanti illuminino la via! Per il Sacro Virgo!"

"Ancora una tecnica che si è già rivelata inefficace... sarebbe questa la sapienza dell'uomo più vicino agli Dei?" rise Hela, osservandone per qualche secondo la lucentezza prima di disperderla con un gesto della mano.

Così facendo si ritrovò di fronte ad Ilda, che aveva approfittato di quel momento per celarsi dietro il bagliore del Sacro Virgo e portarsi a ridosso della Dea. I due cosmi cozzarono, l'arma apparentemente incapace di superare l'alone attorno ad Hela. Dopo qualche attimo, la Celebrante iniziò ad essere spinta indietro, il corpo attraversato da scariche nere.

In quel momento, Hela le ruotò attorno, e profondi tagli sanguinanti si aprirono sulle gambe della Celebrante, che crollò urlante in ginocchio. Le braccia, ancora trapassate da scariche nere, bruciavano terribilmente, impedendole qualunque difesa.

"Indegna di quel gladio, sarai la prima a cadere! Addio!" sibilò, alzando la mano per finirla con un globo nero di energia.

"Si dice che Balmung possa perforare anche la difesa più resistente, è solo la mia mano a non essere abbastanza salda! Priva dell'aiuto dei Cavalieri sono... davvero così debole?!" si chiese Ilda disperata, chiudendo gli occhi in attesa della fine.

A riporta alla realtà fu un agonizzante grido di dolore, accompagnato dal rumore di un'armatura in pezzi. Riaperti gli occhi, vide una sagoma farle da scudo con il proprio corpo.

"Orion!!!" immaginò, terrorizzata all'idea di perderlo di nuovo. Solo dopo un istante si accorse del suo errore.

"Non solo il prode Orion, anche chi da poco vi conosce è pronto a sacrificarsi per voi!" le sorrise Ioria, voltandosi e guardandola stancamente negli occhi. Le malridotte vesti del Leone si erano completamente sbriciolate, lasciando il Cavaliere a torso nudo, con fiumi di sangue che grondavano a terra ai suoi piedi. "Il vostro coraggio ci ha sostenuto finora, permettendoci di arrivare ad un passo dalla vittoria. Non abbandonatevi allo sconforto!" sussurrò.

"Belle parole, saranno il tuo epitaffio!" esclamò Hela, infastidita dall'essere stata contrastata, prima di alzare di nuovo la mano per finirli entrambi.

"No!" gridò di colpo Ilda. Spalancando gli occhi, balzò verso di lei e vibrò un fendente senza neppure pensare, avvolgendosi in un cosmo blu lucente.

"E'... diventata più veloce!" notò Hela, ritraendosi all'ultimo momento, solo per accorgersi che una profonda scheggiatura le era comunque comparsa sul torace. Sbalordita, incespicò di un passo e guardò l'avversaria. Ruotando sul piede d'appoggio, la Celebrante tagliò l'aria, creando un fendente di luce che spinse la Dea indietro di alcuni metri, aprendo profondi solchi sul pavimento.

"Improvvisamente riesce a maneggiare meglio Balmung ed anche il suo cosmo è diventato molto più potente, che succede?!" si chiese tra i denti. Ilda stessa, ora in affanno, sembrava stupita.

"Hai dimenticato una cosa importante, schiava di Erebo!" intervenne Orion, zoppicando verso di loro e scoccando un'occhiata verso Ioria. "Un Cavaliere non è mai potente come quando ha qualcuno da difendere!"

Guardandolo, Ilda comprese la verità nelle sue parole. Lei, che non aveva mai indossato un'armatura propria, non sapeva bene come gestirla, specie una potente come la corazza di Odino. Entusiasmo e rabbia le avevano permesso di tener testa a Loki, ma le sfuggenti emozioni di un momento non erano abbastanza per una battaglia prolungata contro un nemico del calibro di Hela. Quell'atto di sacrificio di Ioria però l'aveva in qualche modo sbloccata ed ora sentiva l'armatura più leggera e reattiva.

Dal canto suo, Orion aveva parlato senza alcuna traccia di dubbio, del tutto certo di quell'affermazione. Il tono dell'eroe però era strano, piatto e calmo all'apparenza ma che dava la sensazione di celare emozioni contrastanti. Guardò di nuovo verso Ioria: Castalia, che, intuite le intenzioni del Cavaliere d'Oro, invano aveva cercato di trattenerlo, ora lo stava aiutando a rimettersi in piedi, senza però dir nulla. Il Leone stesso stava guardando verso di loro, gli occhi appannati dal sangue.

Un'ombra velò lo sguardo del paladino di Asgard, ma solo per un secondo. Scrollando le spalle, chiuse gli occhi ed accennò un sorriso. "Potrebbe andar peggio..." sospirò, prima concentrarsi di nuovo su Hela. Anche gli altri Cavalieri si stavano avvicinando, consci del momento propizio.

Vedendoli, l'Imperatrice spalancò gli occhi. Il mantello iniziò a vorticare attorno a lei, le ombre ad agitarsi. "La speranza che vedo nei vostri occhi, dimenticatela! Non avete messo a segno che un graffio, il cosmo di Hela è ben lungi dallo svanire!" esclamò, facendo esplodere una tempesta di vento nero. Il suolo ai suoi piedi andò in pezzi, i detriti furono trasformati in enormi proiettili che tempestarono i corpi malridotti degli eroi, spingendoli indietro.

Incerta su quale fosse la miglior strategia, Ilda incrociò le braccia dinanzi al viso, quando Atlante l'affiancò, lo scudo portato a difesa di entrambi. Il suo sguardo era più serio di prima, quasi solenne.

"L'arma che impugni è l'unica a poterci condurre alla vittoria, ma neanche lei basterà da sola. Questo scudo era il simbolo della mia prigionia, il supplizio cui Zeus mi aveva condannato! Ma quando il suo cosmo si è spento, non ho provato la gioia cui anelavo, ma un senso di vuoto. Nella determinazione e nel coraggio di Andromeda ho compreso che la libertà che agognavo era quella che avrei conquistato con le mie forze. Non mi è concesso ringraziarlo, persino con i miei sensi divini a stento avverto il suo cosmo lontano. Concedimi di onorarlo lottando al tuo fianco!" disse, prima di alzare la sua arma.

"Anch'io... anch'io mi unirò a voi!" si intromise Asher, trascinandosi verso di loro, l'armatura piena di crepe, Sleà Bua saldamente in pugno. Il fatto che riuscisse ad avvicinarsi quando persino i Cavalieri d'Oro erano spinti indietro diceva molto sulle condizioni dei custodi dorati, ma anche sulla sua crescita e sull'ardore che sostenevano l'Unicorno. "Vi dono volentieri queste mie ultime forze, in nome dei Cavalieri di Atena e dei Guardiani di Avalon!"

Ilda guardò entrambi ed annuì. "Il Cavaliere di Virgo aveva iniziato ad approntare un piano, faremo come da lui suggerito e che gli Dei ci siano propizi!" esclamò, prima di voltarsi di nuovo verso Hela.

"Tsk, a che serve il favore degli Dei quando ne avete uno al vostro fianco? Togliamoci di torno questa strega!" sdrammatizzò con falsa leggerezza Atlante, espandendo il suo cosmo e impugnando lo scudo con entrambe le mani. Un momento più tardi, le aure di Ilda ed Asher avvamparono accanto alla sua.

"Vo... vogliono attaccarlo da soli!" esclamò Toro, guardandoli allibito da dove lui e gli altri erano stati spinti, una decina di metri più indietro.

"E' un suicidio, vasto è il cosmo di Hela, vasto e sconfinato! Dobbiamo aiutarli!" disse Mizar, accanto al quale anche Syria annuì. Prima che chiunque potesse muovere un passo però, la voce di Virgo risuonò nelle loro menti.

Hela vide i tre nemici prepararsi ad attaccarla ed allargò le braccia, espandendo la sua aura nera. "Avete deciso di morire? Venite pure, presto le profondità di Hel vi accoglieranno!"

Il suo cosmo eruttò senza preavviso contro di loro in un ventaglio nero devastante. Atlante era pronto: la sua aura divina esplose, avvolgendo lo scudo e concentrando in esso tutta la sua energia, in un duello talmente intenso da elettrizzare l'aria e far tremare la terra.

Il Titano era relativamente fresco di forze, del tutto ripresosi dalla battaglia contro Andromeda. Ciononostante, la possanza di Hela era immensa, tale da cominciare presto a prevalere. Accucciati alle sue spalle, Ilda ed Asher videro l'alleato iniziare a venir lentamente spinto indietro, mentre le parti più esterne di bracciali e schinieri venivano scheggiate. Peggio andava all'armatura dell'Unicorno, troppo inferiore alle altre. La sola vicinanza a quello scontro di cosmi bastava a creparla o persino spaccarla in diversi punti, aprendo ferite sanguinanti sul corpo del ragazzo. Accortasene, la Celebrante cercò di schermarlo con il proprio corpo, consapevole però che neppure lei era al sicuro. "Atlante!!"

"Non... temere!" rispose il Titano, convogliando tutte le forze al centro dello scudo e creando un brillante rostro di luce. Stringendo i denti, iniziò a correre verso l'Imperatrice, tagliando la furia del suo assalto.

"Tu sia dannato, vi spazzerò via!" sibilò Hela, aprendo entrambe le mani, pronta a controbattere con l'arma più devastante in suo possesso.

Poi però lo sguardo le cadde sul corpo di Fafnir, e per la prima volta l'Imperatrice esitò. Eseguito nella furia dello scontro, il colpo segreto che aveva in mente avrebbe di certo distrutto anche lui.

"E' solo uno tra le migliaia di cadaveri che tappezzano ogni teatro di guerra..." disse una voce nella sua mente. "E' tutto quel che ti resta di lui..." rispose un'altra.

Senza neanche sapere il perché, la Dea cambiò all'ultimo istante idea, limitandosi a restringere il ventaglio di energia in un fascio più piccolo e concentrato.

Anche in quel modo, la differenza fu subito evidente: la carica di Atlante venne bruscamente arrestata, il Titano ricominciò ad essere spinto indietro. La maschera della sua armatura andò in pezzi, tagli sanguinanti si aprirono sulle guance.

"Sono... così vicino... pochi passi ancora!" si disse, stringendo i denti alla ricerca di nuove energie che però non riusciva a trovare. Ad ogni suo sforzo, il cosmo di Hela raddoppiava, quadruplicava. Le mani di Atlante iniziarono a grondar sangue, spalle e gomiti si fecero doloranti, al limite della slogatura. Soprattutto, le prime crepe comparvero sulla sua straordinaria difesa.

"Se continua così... lo scudo andrà in pezzi!" comprese, ma tutte le realizzazioni del mondo non bastavano a spingerlo in avanti. Era al limite.

"Non arrenderti!" lo incoraggiò improvvisamente una voce, una presenza indistinta comparsa accanto a lui. Avvertì una mano toccargli delicatamente la testa, arruffandogli i capelli. Una sola persona era solita fare quel gesto.

"Padre! Giapeto!" sussurrò, resistendo a stento al desiderio di abbassare lo scudo e voltarsi. "Sei... veramente tu?!"

"Una parte di me, un ricordo, un eco lontano che riverbera nel creato e che sarà sempre al tuo fianco. Non è ancora giunto per te il tempo di raggiungermi nel Tartaro! Redimi la colpa di cui mi macchiai combattendo contro i Cavalieri di Atena, respingi la malia oscura di Erebo! L'ultima scintilla del mio cosmo, la Dunamis, è con te!"

La voce scomparve, rapida com'era venuta, un soffio di vento nell'uragano del conflitto. Ma, a conferma delle sue parole, scintille nere circondarono Atlante, donandogli nuove energie.

"Un secondo cosmo divino si è unito al suo!" notò sbalordita Hela.

"Padre, non ti deluderò! Questa di Atlante è la carica!!" gridò il Titano, scattando improvvisamente in avanti, tutto il peso riverso nello scudo. Il fascio di Hela fu spazzato via, l'Imperatrice investita in pieno addome. Sputò sangue, l'armatura segnata dalle prime crepe.

"Non... basterà!" ringhiò, afferrando di colpo lo scudo di Atlante e strappandoglielo di mano. Solo in quel momento si accorse che Asher ed Ilda non erano più alle sue spalle.

"Era un diversivo!" intuì finalmente, ma quando si erano allontanati, e soprattutto come? La risposta fu quasi immediata: guardandosi attorno vide Virgo avvolto nel suo cosmo d'oro, mentre accanto a lui risuonava la melodia del flauto di Syria. "Hanno combinato le loro tecniche per ingannare i miei sensi!"

A conferma di quella verità, Ilda ed Asher comparvero sui due fianchi della Dea, le armi sollevate pronte a colpire. Pur presa in controtempo, Hela reagì istintivamente lanciando una scarica contro la Celebrante. Il cosmo di Ilda però brillava luminoso come mai, quasi abbagliante. L'energia dell'Imperatrice sfrigolò attorno Balmung senza riuscire a danneggiarla, ed anzi finendo per essere sottomessa da quell'aura.

"Per te è finita! Odino!!!" urlò la fanciulla, vibrando il fendente finale. La lama squarciò il pettorale dell'armatura di Hela aprendo un taglio diagonale profondo quasi fino alla carne, e tempestando la Dea con la sua stessa scarica, unita al cosmo di Ilda. Contemporaneamente, Asher affondò Sleà Bua, scheggiandole il bracciale.

"Adesso, Cavalieri!" gridò Orion, facendo esplodere il suo cosmo. Gli Occhi del Drago sfrecciarono sul bersaglio, uniti al Sacro Leo, i Bianchi Artigli, il Braccio di Titano e la Corrente delle Pleiadi, in una serie devastanti di assalti che investirono la Dea da ogni parte.

Per la prima volta dall'alba del creato, Hela urlò.

Cadendo all'indietro, avvertì attorno a lei l'oscurità che tante volte aveva amministrato. Possibile che fosse giunto il tempo della sconfitta, per di più per mano di semplici mortali? Respinse sdegnata quell'eventualità, ma non poteva negare il dolore che provava. Era un'Imperatrice di Erebo, una degli Dei più potenti, destinata a far calare il Ragnarok sulla terra. Si chiese cosa potesse averla indebolita in tal modo.

La vista del cadavere di Fafnir fu la sua risposta.

Hela era figlia di Loki, l'oscurità di un tale legame era segnata per sempre nel suo sangue. Amore o affetto le erano stati negati sin dalla nascita, ne era stato privo il suo concepimento così come l'infanzia.

Non le importava. A differenza di Fenrir o Jormungander, Hela non li aveva mai cercati, abbandonandosi piuttosto totalmente alla via delle tenebre indicatale da Loki, dedicando tutta se stessa. O almeno così credeva, perché neppure lei poteva opporsi del tutto alla più potente forza del creato.

Fafnir. Era davvero solo la sua lealtà che ammirava? Era davvero soltanto per quello che l'aveva stretto a sé? Poteva chi non aveva mai conosciuto amore avvertirne il tocco? Ammettere a se stessa di provarlo? Eppure, a volte, nelle ore trascorsi da soli a discorrere di guerre e missioni, aveva avuto la sfuggente impressione che il Primo Seggio riuscisse a guardare oltre le sue barricate, scorgendo una verità che lei stessa negava.

In quei rari momenti, Hela si era sentita serena, in pace.

Ora però Fafnif era caduto, e lei rischiava la sconfitta. Forse il cielo l'avrebbe perdonata. Forse dopotutto i loro spiriti si sarebbero ritrovati, insieme in un mondo migliore, lontani da guerre e scelte di campo. Cercò dentro di sé, alla ricerca di un appiglio, di una speranza.

Cercò dentro di sé e non trovò nulla, all'infuori dello sguardo severo di Loki.

Arrestata la caduta, indicò il cadavere di Fafnir, incenerendolo con un dito ed abbandonandosi all'oscurità. Il suo cosmo esplose, innalzandosi oltre ogni dire.

"E' Hela, Imperatrice di Erebo, il mio nome infernale!" urlò, con un tono che fece riecheggiare il terrore della morte nei cuori dei Cavalieri.

Sorpresi da quell'improvvisa ripresa, esausti e sparpagliati, gli eroi si raggrupparono, pronti al peggio. Come a soddisfarli, Hela sollevò ambo le mani, i palmi aperti e rivolti verso l'alto, circondati da globi e scariche di energia.

"Invoco a me le fiamme di Muspellheim, le vampe eterne in cui vennero forgiati i nuclei delle stelle! Invoco a me i ghiacci di Jotunheim, ove ulula il più gelido dei venti! Venite a me dai mondi di Yggdrasill e congiungetevi al mio cosmo divino per creare l'essenza stessa della distruzione! Sospiro di Nifhleim!!" gridò, congiungendo le mani.

L'immensità di quel cosmo era chiara a tutti, ma fu Atlante il solo a comprenderne in pieno il potenziale. "Svelti, allontanatevi da lei!!" urlò, sollevando disperatamente lo scudo.

Con un fragore devastante, il colpo segreto si abbatté su di loro, facendo tremare Asgard stessa fino alle fondamenta.

Virnam e Rudolph, ancora impegnati ad affrontare l'esercito di Hela insieme ai discepoli di Virgo, si voltarono di scatto e sbatterono più volte le palpebre, increduli di fronte alla scena che gli si presentava di fronte. Il palazzo reale, già in rovina, fu percorso da scosse terribili e crollò del tutto in macerie, come pure quel che restava delle mura. La terra si spaccò in enormi fenditure, una ragnatela nera che si allungò in ogni direzione, inghiottendo insieme difensori ed invasori, mentre lo spostamento d'aria investiva le arpie, le Valchirie e le Naglfar, riducendole a brandelli.

"Se i Cavalieri erano lì..." balbettò Rudolph, crollando in ginocchio tremante.

I suoi timori non erano infondati. Lo scudo di Atlante, gioiello di solidità, andò in frantumi, seguito un istante dopo dall'armatura del Titano. Asher fece appena in tempo a sfilarsi l'elmo e lanciarlo via che l'onda d'urto lo investì alla schiena, sbriciolando la sua corazza di bronzo e lacerando le carni sottostanti nonostante Ilda cercasse di proteggerlo.

Un momento dopo, anche gli altri Cavalieri vennero raggiunti. Le barriere difensive di Syria e Virgo furono spazzate via. Il flauto del musico divenne polvere, come pure il bracciale e coprispalla destro, mentre le armature di Mizar e Thor venivano loro quasi strappate di dosso dalla violenza dell'esplosione che li scaraventò impotenti per aria. Consapevole che Ioria, Virgo ed Orion non sarebbero sopravvissuti, e che le corazze di Castalia, Tisifone, Reda e Salzius erano troppo inferiori per proteggerli, Toro corse dinanzi a loro ed allargò le braccia, facendo esplodere il suo cosmo fino al limite massimo. Quel che restava della sua armatura d'oro andò in pezzi, con schegge e frammenti che si conficcarono in profondità nelle sue carni.

Attimi più tardi, fu la nuvola di polvere ad investire tutti loro, sferzando visi e corpi con frammenti e detriti. Uno dopo l'altro, i Cavalieri si schiantarono al suolo, immersi in pozze di sangue, semi sepolti da pietre e macerie.

Il silenzio che seguì fu, a modo suo, persino più assordante. La devastazione era totale. Divorandola con gli occhi, Hela scoppiò a ridere, ormai priva di qualsiasi remora.

Rialzando il capo, i bei capelli ormai azzeccati al viso, sporchi di sangue e fango, Ilda scorse le macerie del palazzo e rabbrividì. "F... Flareeee!!" urlò, incespicando nel cercare di rialzarsi e cadendo di nuovo, gli occhi gonfi di lacrime.

Lo sguardo di Hela si fissò su di lei e sugli altri Cavalieri riversi al suolo sul campo di battaglia. "Siete vivi, lo scudo di Atlante ha smorzato il Sospiro di Nifhleim abbastanza da salvarvi! Mirate dunque la rovina che vi circonda, perché questo è il mondo che verrà!!"

Un senso di scoramento più profondo del dolore di qualsiasi ferita calò sui moribondi difensori. Riversi a terra, con i capi chini, le armature in pezzi ed i cosmi allo stremo, per la prima volta avevano perso davvero qualsiasi speranza. Sentivano l'abbraccio fatale dell'aura di Hela, e non avevano forze o strategie per opporsi.

"Dove sono la saggezza di Doko e la calma di Mur? Dove la forza di Kanon o il coraggio di Scorpio? O amici miei, quanto avremmo bisogno di voi! Troppo presto ci avete lasciati..." pianse Ioria.

"Pegasus... perdona se non riusciamo a fare di più!" sussurrò Asher, le dita rotte ancora strette attorno a Sleà Bua, la gamba sinistra fratturata.

"O... di... no..." mormorò Orion, strisciando tra le macerie.

Hela sorrise malignamente. "Già lo sapete: è la fine!"

"Ti sbagli!" risuonò una voce stanca ma cristallina, attirando improvvisamente l'attenzione di tutti. "Solo quando la luce smetterà di reagire, le ombre avranno realmente trionfato!"

Gli sguardi si spostarono sulla statua di Odino, praticamente l'unica struttura ancora in piedi. In cima, due figure si ergevano sulla corona di ghiaccio. La prima era immobile, immortalata nell'atto di resistere fieramente fino all'ultimo respiro, con le braccia spalancate, il torace nudo carbonizzato. Dietro di lei, la seconda era più fragile e delicata, chiaramente sofferente, le bianche vesti intrise di sangue.

"Folken... e la divina Freja!" le riconobbe allibito Orion.

La signora di Asgard guardava tutti loro con affetto e infinita amorevole compassione. "Odino credeva in voi, in voi aveva fiducia! Sapeva che nel momento supremo gli esseri umani avrebbero saputo sollevarsi e combattere uniti come un sol corpo contro l'avanzare del crepuscolo! Vedo ora innanzi a me l'avverarsi della sua visione: Cavalieri di Asgard e Generali di Nettuno, paladini di Atena, seguaci dell'Olimpo e valorosi sostenitori della fiera Avalon, tutti insieme fianco a fianco, stretti da sinceri legami, dimentichi di differenze e antichi conflitti!" disse a mani giunte. Non stava gridando, anzi le sue parole erano quasi un sussurro, ma ciononostante raggiungevano il cuore dei guerrieri, scaldandoli e dando loro nuove energie.

In quel momento, un raggio nero però trapassò la donna, facendola barcollare all'indietro.

"E così, Freja, sei uscita dalle stanze dove ti eri rintanata!" sibilò Hela, il dito teso verso di lei, ancora avvolto dall'alone del cosmo. "Mi hai privata del piacere di darti la caccia, non mi toglierai anche quello di trucidarti!"

La Dea si portò la mano al torace. Grondava sangue, eppure la visione non sembrava turbarla, anzi un sorriso le comparve in volto.

"Avete avverato il sogno del mio amato, ed ora egli ricambierà!" affermò sibillina, prima di focalizzare lo sguardo su Ilda. "Solo chi mostra fede nobile e disinteressata può ricevere in soccorso l'armatura di Odino! Ma sappi, o Celebrante, che le vesti che indossi sono ancora incomplete: un ultimo dono è necessario prima che esse riacquistino la loro interezza! Il sangue divino di un nume di Asgard è tale dono: te lo porgo volentieri, che esso ti conduca alla vittoria!"

Un ultimo sorriso di commiato e Freja tolse la mano dal torace, lasciando la ferita libera di sanguinare. Di fronte allo sguardo sbalordito di tutti, a contatto con il suo Ichor la corona di Odino iniziò a brillare come folgore accecante.

Fenditure di luce attraversarono la statua, facendola tremare e spaccare. Mentre essa crollava, nevi e ghiacci si alzarono da terra, fluttuando verso l'alto in meravigliose colonne. Anche l'armatura di Ilda cominciò a risplendere, sollevando la Celebrante a mezz'aria, avvolta in un alone blu ghiaccio.

Quando fu a livello con il volto di Odino, i cristalli della corona della statua si allungarono sui lati, la fredda pietra dell'elmo si scrostò e cadde, rivelando sotto di essa due meravigliose ali adamantine, azzurre e splendenti.

In un ultimo lampo di luce, esse si disposero sullo schienale dell'armatura.

"Le ali! Le ali di Odino!" balbettò incredulo Ioria.

"Dopo millenni... l'armatura con cui il nostro signore conduceva i suoi eserciti in guerra è di nuovo completa!" disse Mizar.

"In lei... rivive il mito!" sussurrò Orion.

Sbalordita, Ilda si girò verso la statua, comprendendo immediatamente quanto alto fosse stato il prezzo di quel dono. Un ultimo sorriso e Freja si accasciò sulla corona, mentre l'intera scultura crollava del tutto, seppellendola insieme a Folken.

Si guardò attorno: vista dall'alto, la rovina di Asgard era totale. Hela, la sola responsabile, era stata abbagliata dalla luce e costretta a indietreggiare. Asciugandosi le lacrime che le velavano gli occhi, Ilda si lanciò in picchiata contro di lei, la spada tesa in avanti. "Porrò fine una volta per sempre alla tua malvagità!!"

Una pioggia di affondi luminosi si abbatté sull'Imperatrice, spaccando la terra ai suoi piedi e scheggiando l'armatura che indossava. Quando un graffio sanguinante le comparve sul viso, gli occhi di Hela si chiusero in sottili fessure.

"Non sopravvalutarti!" sibilò, togliendosi il mantello e sventolandolo verso di lei. A mezz'aria esso mutò diventando un enorme velo da cui si udivano spirare lamenti di morte. Un velo teso ad inghiottirla.

Arrestata di colpo la carica, Ilda indietreggiò a mezz'aria. Le ali dell'armatura obbedivano ad ogni suo pensiero come se fossero state da sempre parte integrante del suo corpo. La difficoltà nel controllare la veste di Odino era già un ricordo del passato. La Celebrante tranciò il velo con un fendente deciso, ma esso si mutò in polvere nera che l'accecò. Sbattendo furiosamente le palpebre, si accorse con un istante di ritardo che Hela aveva spiegato le proprie ali e stava volando verso di lei, speronandola al fianco con il taglio della mano.

Schizzi di sangue volarono via dal punto non protetto dalla corazza. Una pioggia cremisi accompagnata da onde di dolore lancinanti, cui Ilda seppe in qualche modo resistere, stringendo i denti e recuperando il controllo prima di precipitare.

Il pericolo però non era scampato. Quel colpo l'aveva fatta ruotare un paio di volte sul proprio asse, ed ora la Celebrante dava le spalle al nemico. Un errore potenzialmente fatale.

Pronta al peggio, si voltò appena in tempo per vedere l'Imperatrice saettare di nuovo verso di lei. Senza pensare sollevò Balmung sopra la testa e concentrò in essa tutto il suo cosmo, per poi abbassarla di scatto.

"Galoppo di Eikthyrnir!!"

Le parole vennero fuori da sole, come se le avesse sempre sapute. Il fendente di Balmung si mutò in un maestoso cervo dalle lunghe corna color zaffiro, la cui carica investì in pieno la sbalordita Hela.

Trascinandosi fuori dalle macerie del palazzo, ferita e zoppicante, viva soltanto grazie ad alcune colonne che l'avevano in qualche modo riparata, Flare alzò allibita la testa al cielo. Non poteva credere ai suoi occhi. In un'esplosione di luce, Hela venne abbattuta e precipitò tra le rovine del muro di cinta, venendone sepolta.

Respirando affannosamente, ancora incredula per l'impresa appena compiuta, Ilda rimase a mezz'aria ad osservare il punto dell'impatto. Sperava che fosse finita, lo sperava con tutto il cuore.

Un innalzarsi di colonne nere bastò a cancellare le sue speranze. Con l'armatura ora segnata da nuove crepe ed uno sguardo ricolmo di ira, Hela si rialzò. L'odio nei suoi occhi era evidente, persino palpabile. Anche il suo cosmo era cambiato rispetto all'inizio di quella battaglia, diventando progressivamente più buio e freddo. Una cappa opprimente che non lasciava filtrare il minimo raggio di sole.

"Come può un solo cuore serbare tanta malvagità?" si chiese Ilda rabbrividendo.

Una domanda destinata a restare insoluta. Era chiaro che l'Imperatrice non avesse alcuna intenzione di parlare. Aprendo i palmi, convogliò in essi il suo cosmo. "Sospiro di Niflheim!!"

"Non posso evitarlo!" comprese subito Ilda, alzando disperatamente di nuovo la spada. "Galoppo di Eikthyrnir!!"

Di nuovo il cervo di zaffiro galoppò alla carica, ma stavolta ad attenderlo vi era era la furia della tecnica di Hela. I due colpi segreti si scontrarono a mezz'aria, dando l'impressione di essere in equilibrio per una frazione di secondo. Poi però l'animale venne completamente dilaniato e spazzato via.

"Con l'armatura di nuovo completa hai risvegliato il pieno potere della spada Balmung ed il colpo segreto di Odino. Ma il tuo resta comunque il cosmo di un essere umano, misera cosa paragonato al mio! E stavolta non c'è nessuno a proteggerti!" esultò la Dea, vedendo Ilda in procinto di essere investita.

"Non esserne così sicura!" si intromise una voce. Un attimo prima dell'impatto, lo spazio attorno ad Ilda vibrò e due braccia l'afferrarono, svanendo di nuovo subito dopo insieme a lei.

Mancato il bersaglio, il Sospiro di Niflheim squarciò il cielo, aprendo uno spaventoso varco tra le nubi. Momenti più tardi, Ilda ricomparve a terra. Accanto a lei si accasciò Virnam, il lato sinistro del corpo orribilmente ustionato, l'armatura della Bussola in pezzi.

"Povero sventurato! Ha scoperto a sue spese che neppure il teletrasporto offre pieno rifugio dal mio colpo segreto! Ora sta soffrendo, resta accanto a lui e donerò ad entrambi la quiete!" disse l'Imperatrice, preparandosi ad un nuovo assalto.

Ilda non aveva mai incontrato Virnam prima, ma non per questo l'avrebbe abbandonato al suo destino, specie dopo il modo in cui l'aveva salvata a rischio della vita. Lo prese in spalla e si guardò attorno allarmata, alla ricerca di un nascondiglio temporaneo, senza però scorgere nulla che potesse esserle utile. Né mura né roccia avrebbero arrestato la furia di Hela, e con Atlante ancora svenuto ed il suo scudo in pezzi, nessuno aveva i mezzi per proteggerli.

"La sua unica via di scampo è il cielo, e con quel Cavaliere tra le braccia non potrà muoversi agilmente!" dedusse correttamente Hela, pronta ad abbatterla non appena avesse spiccato il volo.

In quel momento però una mano le afferrò la caviglia, spingendola a guardarsi alle spalle. Lasciandosi dietro una scia di sangue, Mizar si era trascinato fino a lei.

"Per essere una Dea... tendi a dimenticarti un po' troppo facilmente... che la regina Ilda non combatte da sola!" disse, iniziando a congelarle la gamba.

"E così siete strisciati fuori dai vostri buchi!" rispose stizzita l'Imperatrice, liberando l'arto e calando il tallone sulla mano del Cavaliere. Le ossa si spezzarono con uno schiocco sordo. Un altro calcio, stavolta al viso, e il ragazzo venne ribaltato sulla schiena.

"Stolto! Nemmeno uno zero assoluto moltiplicato migliaia di volte potrebbe ferirmi, pensavi davvero che il tuo misero cosmo bastasse a trattenermi?!" disse Hela, decisa a schiacciargli la testa.

In tutta risposta, le labbra di Mizar si curvarono in un sorrisetto di scherno. "N... no... almeno non alla caviglia! Andate, Silenti Ghiacci di Asgard!"

Con un gesto improvviso aprì l'altra mano, in cui aveva segretamente concentrato il poco che restava del suo cosmo, e diresse il colpo segreto agli occhi della Dea. Uno spesso strato di ghiaccio le congelò le palpebre e la maschera, bruciando sulla carne sottostante.

Hela gridò di dolore e si ritrasse, incespicando con le mani al volto, grattando via il ghiaccio con le unghie e cercando di scioglierlo con il cosmo senza però bruciare le iridi. Sapeva di essere vulnerabile e si concentrò sulla presenza di Ilda che, poggiato Virnam, già le stava correndo contro, investendola con una subitanea scarica di energia.

La fanciulla cadde, ma altre due aure stavano già esplodendo. In ginocchio, devastati da emorragie e ustioni, a stento appoggiati a rocce e detriti, anche Orion e Toro continuavano disperatamente a resistere.

"Occhi del Drago!"

"Selvaggia Corrente delle Pleiadi!"

I due colpi cozzarono sulla Dea centrandola al ginocchio sinistro ed alla spalla destra, facendola barcollare. Nemmeno il tempo di abbatterli con due onde nere che il suolo sotto di lei esplose aprendo un piccolo cratere da cui emergevano saette dorate.

"Sono in fin di vita, morirebbero persino se li lasciassi soli! Allora perché i loro cosmi continuano ad ardere in questo modo? Perché anziché spegnersi raggiungono vette di nuova, vertiginosa altezza?!" si chiese, liberandosi finalmente dal ghiaccio e travolgendo Ioria con uno sguardo carico d'odio, solo per essere colpita alla gola ed al viso dai piani di luce di Syria.

"La confusione ti governa, tu che sei Divinità non sai trovare risposta al più semplice dei quesiti! I Comandanti avrebbero già capito!" disse il musico, sembrando leggerle nel pensiero.

Hela agitò le ali nere, sbalzandolo via con folate di vento. "Cosa c'è da capire?!"

"La verità più basilare per un guerriero!" rispose Virgo, liberando l'Abbandono dell'Oriente. Anche la sua forza era aumentata, ora Hela veniva spinta indietro, rischiando di cadere nel cratere aperto da Ioria.

Arrampicandosi in qualche modo sopra i detriti, Reda e Salzius seguirono la scena.

"Stanno tenendo testa ad una divinità!"

"Straordinario... l'esperienza accumulata negli scontri sostenuti finora li ha resi davvero invincibili!"

"No... non è solo questo!" intervenne Tisifone, trascinandosi accanto a loro. "Quando i sensi sono allo stremo... quando la vita è in procinto di spegnersi... il cosmo brucia più abbagliante che mai in un ultimo sussulto! I Cavalieri stanno ardendo le loro stesse vite pur di sconfiggerla, come potrebbe una Dea immortale comprendere?"

Inorriditi, Reda e Salzius guardarono di nuovo, accorgendosi effettivamente che i cosmi dei combattenti avevano perso le luminescenze originali, diventando pallide aure biancastre.

"Rifulgono come stelle! Cassios, anche tu hai brillato in questo modo quando ti sei sacrificato per risvegliare Ioria?" si chiese la Sacerdotessa, non riuscendo a trattenere le lacrime di fronte a quegli atti di supremo altruismo.

"Stanno... dando le loro vite... per donarci un domani!" sussurrò commosso Salzius.

In quel momento, Hela allargò di scatto le braccia, travolgendo anche Virgo. I palmi delle sue mani iniziarono a sfrigolare mentre l'energia si accumulava al loro interno.

"Vuole usarlo di nuovo! Quel terribile colpo segreto!" comprese il Cavaliere.

"Stavolta... li distruggerà!" balbettò atterrita Tisifone.

Reda chiuse gli occhi. Alla mente si affacciarono le immagini dei giorni sull'Isola di Andromeda, trascorsi ad addestrare apprendisti dopo il perdono di Atena. Trovarsi nei panni del maestro Albione gli aveva aperto gli occhi, permettendogli di superare davvero l'astio e l'invidia nei confronti di Andromeda. Dedicarsi anima e corpo a quei ragazzi gli aveva dato una nuova ragione di vita.

"Il futuro... sono loro il nostro futuro!" esclamò, guardando l'amico. "Te la senti di affidarmi la tua vita?"

Con una nuova, violenta folata di vento dalle ali, Hela sbalzò al suolo i Cavalieri, aumentando il suo cosmo per generare abbastanza pressione da schiacciarli. Qualunque traccia di ragione vi fosse stata in precedenza nei suoi occhi, ora era scomparsa. Bramava le loro vite, e le avrebbe ottenute.

"Così porrò fine alla vostra folle resistenza! Sospiro..."

In quel momento due catene le si avvolsero attorno ai polsi. Con un grido, Reda e Salzius fecero esplodere i loro cosmi e si gettarono su di lei eseguendo la loro tecnica congiunta. "Rete dei due Cieli!!!"

"Fuggite, sciocchi! E' troppo potente per voi, allontanatevi!" urlò Ioria.

"E lasciarvi morire da soli?!" ribatté Reda, con tanta schiettezza da impressionarlo. "Non le lasceremo portar via il nostro futuro! Voi siete i soli a poterla sconfiggere, ma noi vi aiuteremo comunque!"

"Colpitela adesso! Ha bisogno di unire le mani per eseguire il Sospiro di Niflheim, e le nostre catene glielo impediranno!" aggiunse Salzius.

"Impedirmelo?" ripeté sarcastica Hela, innalzando la sua aura. Un globo nero l'avvolse, allargandosi ad investire i due guerrieri. Reda e Salzius urlarono in atroce agonia sentendo quella terribile forza sbriciolare le armature per poi bruciare e dilaniare le loro carni. Anziché fuggire però, continuarono a focalizzare tutto quel che avevano nelle catene, fino al momento finale in cui il potere della Dea li travolse del tutto, scaraventandoli via privi di vita.

"Così cadono gli sciocchi!" sibilò l'Imperatrice.

"Così cadono gli eroi, offrendoci un esempio da seguire!" la corresse Thor, comparendo alle sue spalle e bloccandola in una presa.

"Thoooor!!!" gridò Mizar.

"Vuoi fare la stessa fine?!" esclamò Hela, ripetendo il medesimo gesto. L'armatura di Jormungander andò in frantumi ma, a differenza di Reda e Salzius, il gigante di Asgard era avvolto da un cosmo abbagliante. Pur inerme e nudo, continuò a trattenerla.

"Anche lui... sta bruciando il cosmo di Odino!" comprese Orion spalancando gli occhi nel riconoscere l'aura divina del loro signore, proprio come era successo a lui nel duello con Fafnir.

"P... presto!! Colpitela... ora!" li esortò il guerriero, il volto ridotto ad una maschera di sangue.

"Colpiremmo anche te..." esitò Ilda. Non c'era modo di ferire efficacemente una senza coinvolgere anche l'altro. Anche i Cavalieri se n'erano accorti. Erano tutti di nuovo in piedi, ma titubanti.

Fu la voce di Tisifone a scuoterli. "Fate come dice! Reda, Salzius, ora Thor... stanno sacrificando le loro vite per darci questa possibilità, non gettatela al vento!" esclamò con voce rotta nell'affiancarli.

Era chiaro che aveva ragione, che alternative avevano? Maledicendo loro stessi ed il destino che li aveva posti di fronte a queste scelte, i primi Cavalieri iniziarono a bruciare i loro cosmi e le loro stesse vite.

Con le lacrime agli occhi, Ilda fece lo stesso. Un bagliore azzurro avvolse la lama di Balmung. Ma flebile, ben più flebile di prima. Accorgendosene, Virgo spalancò gli occhi, focalizzandosi finalmente un dubbio che l'aveva brevemente assillato in precedenza. "E' questa la chiave! Non ad Hela dobbiamo dirigere i nostri assalti, ma ad Ilda!" esclamò.

Diverse paia di occhi lo guardarono come se fosse impazzito. Ioria in particolare non riusciva a capacitarsi di aver udito bene. "Mirare a lei?! Hai perso il senno, Cavaliere!"

"Non sono mai stato così lucido invece! Pensa a quel che è accaduto prima: Balmung ha preso il controllo del cosmo di Hela che le era stato lanciato contro, scagliandolo di nuovo contro l'Imperatrice!" esclamò, frustrato dai loro sguardi confusi. "Non capite? Deve avere un potere simile alla freccia di Sagitter, la capacità di assorbire e dominare l'energia!"

Ilda aprì la bocca, guardando meravigliata la spada. "E' vero, anche quando affrontai Pegasus fece qualcosa del genere! Dev'essere per questo che Loki la voleva, pur possedendo già il pugnale...!"

Toro si rivolse di nuovo a Virgo. "Quindi secondo te... se riversassimo i nostri cosmi nella spada..."

"Probabilmente riusciremmo a sconfiggere Hela!" concluse il custode della sesta casa.

Un grido di dolore riportò la loro attenzione sull'Imperatrice. Le ombre ai suoi piedi si erano alzate come lame, trapassando il corpo di Thor. Il gigante grondava sangue, e le sue mani erano ormai scarnificate dal contatto con il cosmo di Hela. Solo la forza di Odino gli permetteva di resistere, e non sarebbe durata che qualche istante ancora. "Fate... presto!"

Prendendo una decisione, Ilda avanzò decisa, Balmung alzata dinanzi a sé, le ali spiegate. "Faremo come dici, Cavaliere, e che gli Dei ci siano propizi! Presto, rivolgete a me i vostri colpi segreti!"

I cosmi di Toro e Virgo si accesero subito, ma Ioria e Mizar esitavano ancora, ed Orion era in ginocchio a terra, in affanno, gli occhi quasi del tutto vitrei. Contemporaneamente, Thor urlò di nuovo.

"Non faranno in tempo!" realizzò Asher. Guardò i cadaveri di Reda e Salzius, sospirò e prese una decisione, stringendo la presa su Sleà Bua. Vedendolo zoppicare verso Hela, Tisifone capì cosa gli stesse passando per la testa e lo bloccò con una mano sulla spalla.

"Oltre a Balmung, la mia lancia è la sola a poter ferire Hela! Lasciami andare!" esclamò, cercando di divincolarsi.

"Sarebbe un suicidio, sei senza armatura! Moriresti inutilmente!" protestò la Sacerdotessa.

"Il cosmo che circonda Hela è troppo potente... se mi limitassi a lanciarla, Sleà Bua ne sarebbe deviata! Come potrei guardare Pegasus nell'aldilà se gli sforzi di tutti dovessero fallire perché non ho avuto il coraggio di rischiare la vita?! Lasciami!" insistette.

Tisifone abbassò il capo. "Pegasus... tu non hai nulla da invidiargli, Asher dell'Unicorno!" ammise.

Rialzata la testa, lo guardò negli occhi. "Non riusciresti comunque ad avvicinarti con quella gamba, ti aiuterò io!" esclamò, espandendo il suo cosmo.

"Che vuoi fare?"

"Lanciarti contro Hela con il Cobra Incantatore! Pegasus, Sirio e Cristal usarono un trucco simile per abbattere la Colonna Portante di Nettuno! Poco ortodosso, ma efficace!"

Asher impallidì al pensiero, ai suoi occhi un piano del genere era follia. Poi ci pensò meglio e gli venne da ridacchiare. "Tipico di Pegasus!"

"Mi ero sempre chiesto come avessero fatto!" intervenne Syria, affiancando Tisifone ed espandendo il suo cosmo. "E visto che, se ho ben capito, dovete essere in tre..."

Asher annuì, voltandosi di nuovo verso Hela, il cosmo che bruciava al massimo. Nel vedere la sua determinazione, anche Ioria e Mizar si convinsero. Solo a prezzo di grandi sacrifici sarebbe stato possibile vincere quella guerra.

"Non guadagneremo che pochi secondi!" esclamò Asher, ottenendo un cenno di assenso di tutti. "Che in questo momento il nostro destin si compia!"

Con un grido si lanciò alla carica, mentre i cosmi di Tisifone e Syria esplodevano.

"Cobra Incantatore!!"

"Iaaaa!!!"

I due assalti si fusero in uno solo, un fiume di luce diretto verso Hela. Asher tese Sleà Bua e si abbandonò ad esso. "Atenaaaaa!!!"

Hela lo vide arrivare e si dimenò, colpendo furiosamente Thor con scariche di energia. Sul punto del collasso, il gigante diede fondo all'ultima scintilla del cosmo di Odino e contrasse i muscoli, sollevandola di peso da terra. L'Imperatrice allora fece esplodere la sua aura in ondate nere concentriche per investire l'accorrente Unicorno.

Il suo piano ebbe successo, ma solo in parte: pur leggermente deviata, la Lancia di Vittoria perforò quelle difese e si abbatté su di lei. Di fronte agli sguardi tesi di tutti, Sleà Bua le sfregiò il viso, tagliandole la guancia e l'occhio destro.

La Dea emise un urlo assordante, mentre l'Ichor le grondava copiosamente sul viso fino a terra.

Era quello il momento decisivo. Ilda spiccò il volo, Balmung stretta in pugno con tanta forza da far sbiancare le nocche. I cosmi di Toro, Virgo, Ioria e Mizar si accesero per l'ultima volta.

"Per il Sacro Toro!!"

"Abbandono dell'Oriente!!"

"Bianchi Artigli della Tigre!!"

"Per il Sacro Leooooo!!!"

I quattro colpi segreti solcarono l'aria, esplodendo sulla spada. Ilda concentrò al massimo se stessa, ogni fibra del suo essere, della sua volontà. Il corpo, la mente e l'anima tesi verso un unico obiettivo. La forza delle tecniche sfrigolò su Balmung e la lama ne prese il controllo, brillando luminosissima.

Solo Orion non era riuscito ad unirsi ai compagni. In ginocchio per terra, si sentiva soffocare. La vita temporanea concessagli da Odino lo stava ormai abbandonando.

Quasi cieco, guardò verso Thor. Il gigante era caduto, nulla più restava del suo cosmo, ma anche nel momento del trapasso continuava a stringere Hela.

Priva dell'aura di Odino però la sola forza muscolare non bastava. Folle di rabbia e dolore, l'Imperatrice fece esplodere il proprio cosmo, dilaniando e facendo a pezzi il suo corpo mentre già si accingeva a congiungere le mani per il suo colpo segreto.

La vista di Thor distrutto in quel modo infiammò lo spirito di Orion in un ultimo singulto. Cercando nei recessi più remoti del suo essere, trovò un'ultima scintilla e si alzò di scatto, i pugni incassati accanto al torace.

"Occhi del Dragoooo!!"

Nel momento stesso in cui la sua tecnica partì, il corpo dell'eroe si fece evanescente. "Mia regina... che il vostro sia un futuro radioso..." sorrise, versando una singola lacrima di commozione prima di svanire come uno spettro.

Gli Occhi del Drago carichi del cosmo di Odino colpirono Balmung con un bagliore accecante. Hela, che stava per congiungere le mani, ne fu abbagliata per un istante e spostò lo sguardo. Socchiudendo l'unico occhio rimastole però scorse bene la sagoma della Celebrante che volava verso di lei.

"Tutti questi sforzi, tutti questi sacrifici e non otterrete comunque niente! Sospiro di Niflheim!!" ringhiò, scatenando la furia del suo colpo segreto su colei che l'attaccava.

Di fronte agli sguardi atterriti di tutti, l'assalto andò a segno, travolgendo l'attaccante in pieno, meri attimi prima che potesse colpire.

"Ildaaaaa!!!!" urlò Ioria, incespicando e cadendo in avanti. Non importa l'armatura, nessuno sarebbe mai potuto sopravvivere ad un colpo del genere a distanza ravvicinata.

L'Imperatrice era dello stesso avviso.

"Nessuno di voi ha più alcun mezzo per ferirmi! Ho vinto!! Ahahahahah!!" scoppiò a ridere.

Un rumore di rocce alla sua destra le fece morire il sorriso sulle labbra.

"Non è ancora finitaaa!!!" gridò Ilda, comparendole accanto, la spada tesa e sfrigolante di energia. "Galoppo di Eikthyrnir!!"

Il colpo segreto, carico delle energie e delle speranze di tutti, si schiantò con inusitata potenza sulla veste di Hela, colta in controtempo e con le difese abbassate. La corazza andò in pezzi, Balmung penetrò il fianco della Dea lacerando muscoli e organi, per poi spuntare dall'altro lato.

Con l'armatura che le si sbriciolava indosso, l'Imperatrice urlò e vomitò sangue nero.

Barcollò in avanti, immaginando gli sguardi severi di Erebo e, soprattutto, Loki. Aveva perso Fafnir ed i Comandanti, sacrificato tutto, solo per essere ugualmente sconfitta? Non poteva accettarlo.

Con uno sforzo supremo si fermò, ritrovando l'equilibrio, mentre il sangue ancora le gorgogliava in bocca. Si strappò Balmung dal corpo e la gettò a terra alle sue spalle, per poi travolgere tutti con un'ondata nera. Nessuno aveva più un briciolo di forze per resisterle.

Poggiò il piede sullo stomaco di Ilda, bloccandola a terra. "Non... so come tu sia sopravvissuta.... ma ora... ti strapperò la testa con le mie mani..." minacciò, unendo le dita a taglio.

Un trascinarsi di passi alle sue spalle la bloccò.

"Non ti lascerò toccare mia sorella, strega!" gridò Flare. Hela fece appena in tempo a voltarsi e vedere Balmung stretta nel suo pugno, che la fanciulla la decapitò con un singolo fendente, carico di tutto il dolore e la disperazione accumulati in quella lunghissima giornata di guerra. La testa, mozzata di netto, rotolò tra le macerie, fissandola per qualche secondo con un occhio vitreo, per poi divenire cenere come il resto del corpo.

Subito dopo, la principessa crollò in ginocchio, scoppiando in un pianto liberatorio. Strisciando fino a lei, con il cuore che ancora le batteva all'impazzata in gola, Ilda la strinse a sé ed abbracciò forte, accarezzandole i capelli. "Abbiamo... vinto...!"

Ben presto, anche lei scoppiò in lacrime. Aveva udito il commiato finale di Orion, e soffriva al pensiero di averlo perso di nuovo, per sempre.

Per diversi minuti, rimasero tutti così, sdraiati a terra, gli occhi gonfi di lacrime, lo sguardo perso nel cielo reso rosso dal tramonto. E, forse, dal tanto sangue versato in quella giornata. In lontananza si udivano ancora gli echi finali della battaglia, le forze di Hela ormai in rotta dopo la caduta della loro Imperatrice. Pian piano, Virnam e Atlante si svegliarono, guardandosi attorno confusi.

Dopo un po' di tempo, Syria zoppicò verso la Celebrante. "E' un miracolo che vi ha riportata da noi... quando ho visto il Sospiro di Niflheim investirvi vi ho creduta persa. Come avete fatto a sopravvivere?"

Prima che Ilda potesse aprir bocca, un rumore di singhiozzi giunse in risposta. Ad una ventina di metri, in mezzo alle macerie, Ioria era in ginocchio accanto ad un altro cadavere.

Castalia, con indosso quel che restava dell'elmo dell'armatura di Odino.

"L'elmo che avevo perso..." lo riconobbe Ilda, avvicinandosi appoggiata a Virgo. "Deve averlo raccolto e indossato per fingersi me. Nel momento in cui il colpo di Orion si è unito alla spada, ho sentito qualcuno spingermi via con una spallata. Accecata, Hela ha scorto la sagoma del copricapo ed ha creduto che fossi io..." spiegò, appoggiando una mano sulla spalla del Leone.

Quell'amara ricostruzione riempì i cuori di tutti di nuovo sconforto.

"Si è sacrificata per noi... senza neppure una parola di commiato... come potremo dirlo a Pegasus?" pianse Ioria.

Calde lacrime velarono gli sguardi dei presenti. Reda, Salzius, Thor, Orion, ed ora Castalia. Per non parlare di Mur, Scorpio, Libra, il piccolo Kiki, Alcor, Luxor, Artax, Mime, Eiji, Folken, Freja e tutti i soldati, gli Einherjar, le semplici donne...

Grande era stato il prezzo da pagare per quella vittoria.

Solo Tisifone però comprese il significato più profondo del gesto della Sacerdotessa. Proprio come Cassios, si era sacrificata per risparmiare un immenso dolore alla persona che amava.

Non disse nulla, e non l'avrebbe mai fatto. Il cuore di Ioria non meritava di essere ulteriormente straziato.

Alzò la testa al cielo, perdendo lo sguardo nell'orizzonte. "Pegasus... tutto è in te ora!"

***

Sulle pendici del vulcano di Avalon, Loki sorrise e si alzò, scuotendo la polvere dal mantello. Sentiva i cosmi ardere e bruciare in lontananza: la battaglia al palazzo reale stava infuriando, era tempo che anche lui si iniziasse a muovere.

Ad un tratto, avvertì lo svanire dell'aura oscura proveniente da Asgard. "Tsk, dopo Morte, anche Hela... sembra proprio che non avrò alleati con cui dover dividere il regno dopo la vittoria!" ridacchiò, scrollando distrattamente le spalle prima di fare un passo.

In tutta risposta, una colonna di energia ed acqua proveniente dall'oceano sottostante si innalzò davanti a lui, annunciando la comparsa di un cosmo potentissimo. Avvolta nel bagliore, una sagoma si fece avanti.

"Non ci sarà per te alcuna vittoria! Nettuno, imperatore dei mari, porrà personalmente fine ai tuoi vili disegni!" esclamò Julian Kedives brandendo il tridente.

Un duello segreto tra Dei stava per iniziare.