IL SIGNORE DEI VENTI
Eolo era sorpreso. Quando la battaglia era iniziata, aveva immaginato che quei quattro esseri umani non sarebbero mai riusciti superare neppure il primo tempio, ed in realtà la cosa non lo aveva turbato particolarmente perché, per quanto si sforzasse, non riusciva proprio a capire per quale ragione Atena avesse deciso di ribellarsi alla volontà di Zeus e di schierarsi dalla parte della razza umana. Eolo non aveva fatto diffondere il proprio culto tra gli uomini, e nei loro confronti non nutriva alcun odio o disprezzo particolare, sebbene secoli prima avesse avuto modo di osservare direttamente la loro stupidità, ma non riusciva a concepire che qualcuno osasse opporsi al sommo Zeus, che da solo era ben più forte di tutti gli Dei dell'Olimpo messi insieme. Quando la brezza del fedele Zefiro gli aveva portato la notizia che i cavalieri avevano superato il tempio di Ermes, era rimasto sorpreso, ma non particolarmente, perché conosceva il Dio del primo tempio, e sapeva che, sebbene non vi fossero dubbi sulla sua fedeltà, aveva l'irritante abitudine di prolungare i giochi in modo da farli durare oltre il tempo stabilito. Per questo motivo, aveva immaginato che avesse lasciato passare i cavalieri in modo da divertirsi a vederli combattere un altro po'. Man mano che le battaglie erano proseguite però, la sua sicurezza si era fatta vacillante. Estia ed Efesto infatti non erano propensi ai giochi come Ermes, ed era improbabile che avessero lasciato passare i guerrieri senza opporsi con tutte le loro forze, per non parlare poi di Hades, che con quei cavalieri aveva un conto aperto. "Eppure ora tre di loro sono vicini a giungere qui, alla Reggia dei Venti. Chi l'avrebbe mai detto ?!" disse a se stesso abbozzando un sorriso in previsione dello scontro imminente. A differenza di molte altre divinità, Eolo non amava particolarmente combattere, ma stavolta era incuriosito alla prospettiva di incontrare esseri umani così sorprendenti e, soprattutto, all'idea di sconfiggerli.
Pegasus, Sirio ed Andromeda intanto correvano sui gradini, sforzandosi di recuperare il tempo perduto al tempio di Hades. A differenza dei compagni, Andromeda non aveva ferite di sorta, visto che nell'attaccare il suo corpo i due amici avevano trattenuto i pugni, ma la possessione da parte di Hades lo aveva vagamente stancato, e quindi il ragazzo correva in silenzio alle loro spalle. "Ci siamo finalmente !" disse ad un tratto Pegasus arrestandosi di colpo, subito imitato dai compagni. "Il quinto tempio ! Eolo, signore dei venti, ne è il guardiano. " affermò con voce bassa Sirio mentre, fermo a destra dell'amico, osservava la facciata dell'edificio. Esternamente, tutti i templi divini erano simili a templi comuni, ma dopo averne varcato la soglia il loro aspetto cambiava decisamente, rispecchiando quello della divinità residente. Senza dire niente, i tre eroi iniziarono a camminare verso l'ingresso dell'edificio. Raggiuntolo, Sirio e Pegasus si girarono verso Andromeda, che abbassò lo sguardo a controllare se la sua catena avvertiva una qualche minaccia. L'arma però restò immobile ed allora Pegasus inspirò profondamente e disse "Coraggio, entriamo". Nessuno dei due cavalieri ebbe altro da aggiungere, e così il trio superò l'ingresso e si incamminò nell'edificio.
L'interno del tempio aveva un aspetto alquanto tetro. Le pareti infatti erano di roccia grezza, come quelle di una caverna, mentre il soffitto non era visibile. A differenza del tempio di Hades, non c'erano stanze o diramazioni, ma un unico corridoio centrale, che conduceva ad una grande porta ad arco, adornata con sculture a rilievo. Fermatisi un attimo, i cavalieri osservarono le immagini scolpite sulla porta e sull'arco di pietra circostante. Esse rappresentavano alberi, navi, campi di messi, viandanti, nuvole e tante altre figure, apparentemente diverse in tutto. "Queste figure non hanno niente in comune… cosa vorranno significare ?" chiese Pegasus ai due amici, badando a mantenere la voce bassa. Per un attimo i due restarono in silenzio, poi Sirio passò la mano sulle figure e disse "Ti sbagli, c'è qualcosa che le accomuna " Pegasus e Andromeda si voltarono verso di lui, ed il ragazzo continuò "E' il vento. La nave ha le vele rigonfie… le fronde dell'albero sono agitate… il mantello del viandante è teso, le messi piegate… Tutte queste cose sono agitati dal vento" spiegò. "Esatto, hai indovinato ! Uomini, piante, animali, e persino oggetti inanimati…tutte le cose esistenti sono soggette ai capricci del vento. Tutte eccetto me, che dei venti sono il sovrano !" disse improvvisamente una voce, e nello stesso momento la porta si spalancò davanti ai tre cavalieri ed una corrente li sollevò da terra spingendoli all'interno. Una volta dentro, la corrente si esaurì nel nulla, ed i tre amici caddero pesantemente al suolo. Alzandosi, si resero conto di essere in una stanza circolare. Le pareti erano di roccia, come quelle del resto del tempio, ma ad intervalli regolari si aprivano in piccole finestre rotonde, prive di vetri o imposte, oltre le quali si scorgevano il cielo e le nuvole. Guardandosi rapidamente attorno, Pegasus ne contò otto, e sotto ciascuna vi era un'anfora chiusa, con un simbolo inciso sopra. "Benvenuti alla Reggia dei Venti !" li salutò all'improvviso la stessa voce udita un attimo prima.
Seduto su un trono che sembrava intagliato nello zaffiro, vi era un giovane, con corti capelli azzurri come il cielo estivo ed occhi verdi scintillanti come smeraldi. Indosso aveva un'armatura blu ed oro, con i bracciali ornati da piccole ali. Il pettorale, che si estendeva a coprire anche l'addome, era abbellito da striature ondulanti, di colore azzurro come il ghiaccio, mentre al centro del diadema, che dalla fronte si allargava a proteggere le orecchie ed i lati della testa del Dio, vi era un fregio rappresentante una tromba d'aria. "Sei la divinità custode di questo tempio ?" gridò Pegasus avvicinandosi di un passo, ed il Dio si alzò in piedi. "Si, Eolo, il signore dei venti !" si presentò sorridendo in maniera vagamente beffarda "e voi siete appena giunti alla fine della vostra corsa".
La sicurezza con la quale il Dio aveva pronunciato queste parole ebbe l'effetto di infastidire Pegasus, che avanzò di un altro passo verso il nemico, pronto ad attaccare "Non bisogna mai sottovalutare il nemico, re dei venti, e le divinità dei templi inferiori lo hanno capito a loro spese ! Lasciaci passare, altrimenti sarà battaglia !" gridò minaccioso. Eolo lo osservò con un sorriso, non c’era traccia di astio o odio nel suo sguardo, sembrava fosse perfettamente a suo agio. "Se sei così desideroso di provare la mia forza, non hai che da avvicinarti, ragazzo." Rispose placido. Tanta tranquillità per un attimo turbò Pegasus, lo scontro con Ermes gli aveva insegnato a rispettare la forza degli Dei, ma d’altra parte non c’erano altre strade per raggiungere Zeus, quindi Eolo andava sconfitto. Senza ulteriori esitazioni, il ragazzo scattò verso il nemico pronto a colpire, e Sirio ed Andromeda lo osservarono in silenzio mentre attraversava la sala e si avvicinava sempre di più al bersaglio. Improvvisamente però, da una delle finestre sulla parete destra partì una violenta corrente, che investì in pieno il ragazzo, sollevandolo da terra e lanciandolo verso la direzione opposta. "Pegasus !" gridarono all’unisono Sirio ed Andromeda alla vista del loro compagno che rotolava a terra. "Quello era Levante, il vento dell’Est" sorrise Eolo "Volete conoscere anche i suoi compagni ?". A queste parole, Dragone ed Andromeda si immobilizzarono e sollevarono le difese, ma in quell’istante qualcosa li colpì alle spalle, e Pegasus non poté far altro che assistere impotente mentre i due amici venivano scagliati al suolo verso il centro della stanza. "Ecco, ora conoscete anche Austro, il vento del Sud" aggiunse il Dio, sempre col sorriso sulle labbra. "Levante… Austro…" mormorò Sirio rialzandosi "Ma allora queste finestre…" "Si, hai indovinato. Sono otto, otto come i venti che soffiano nel mondo. La fredda Tramontana, il dispettoso Zefiro, il soffocante Scirocco… tutti loro nascono qui, alla Reggia dei Venti. E dei venti io, Eolo, sono unico sovrano." Spiegò il Dio, e per la prima volta dall’ingresso dei cavalieri nel tempio fece un passo verso di loro. Pegasus sollevò il pugno con aria di sfida "Non saranno certo le tue brezzoline a fermare un cavaliere di Atena ! In guardia, Fulmine di Pegasus !" urlò nel lanciare l’attacco che tante vittorie gli aveva dato in passato. Eolo però non se ne curò minimamente e rimase immobile mentre le sfere di energia sfrecciavano verso di lui. Nel momento dell’impatto però, tutti i colpi si dissolsero nel nulla, lasciando solo delle sottili nuvole di vapore a testimonianza della loro esistenza. Pegasus osservò la scena con gli occhi sbarrati, ed anche Andromeda e Sirio restarono senza parole. "Hai burlato i miei maestosi venti definendoli semplici brezze ! Ora capirai la grandezza del tuo errore !" affermò Eolo, senza rabbia ma con decisione, e dal suo corpo scaturì una violente corrente gelida, che investì in pieno Pegasus. Il ragazzo incrociò le braccia davanti al volto e piantò i piedi per terra in un disperato tentativo di difendersi, ma l’impeto dei venti era superiore alle sue forze e ben presto venne sbalzato contro il soffitto del tempio. L’impatto fu durissimo ed il rumore del colpo riempì la sala. Per qualche secondo il vento continuò a soffiare, come per spingere il ragazzo all’interno della parete, poi all’improvviso si esaurì ed il cavaliere precipitò al suolo, sbattendo violentemente col volto. Ripresisi dallo stupore, Sirio ed Andromeda corsero verso di lui. La ferita alla fronte dovuta al duello con Ermes si era riaperta e stava sanguinando copiosamente, ed un secondo rivolo di sangue scorreva dall’angolo della bocca del giovane. "Ha… ha disperso l’energia del mio Fulmine e mi ha attaccato con rara potenza… lo avevo sottovalutato, è decisamente forte… quale amara verità." Mormorò il cavaliere sollevandosi faticosamente sui gomiti. Sirio lo osservò ancora un attimo, poi si girò verso Eolo "Abbiamo una missione da compiere, non ci sconfiggerai così facilmente ! Colpo Segreto del Drago Nascente !" gridò Dragone espandendo il suo cosmo. "No, Sirio ! Ti travolgerà come ha fatto con me !" urlò Pegasus nel vedere il suo amico attaccare, ma ormai il Drago Nascente stava già volando verso il bersaglio. Nel vederlo arrivare, Eolo sorrise ed una barriera di vento si dispose fra lui ed il cavaliere. La direzione del vento però non era costante, anzi mutava di attimo in attimo, ed in una frazione di secondo, Sirio ne capì il perché "Sta usando il vento per annullare la forza del mio attacco !" pensò, e contemporaneamente cercò di imprimere maggiore energia nel colpo. Lo sforzo però fu inutile, l’energia del Drago Nascente scomparve nel nulla, e Sirio si ritrovò inerme di fronte ad Eolo. "Ed ora, mio fedele Vento del Nord, mostra a costui cosa sia la vera forza !" affermò il Dio. Immediatamente, il cavaliere del Dragone sollevò lo scudo, ma dal corpo di Eolo partì una violenta corrente, gelida come il ghiaccio. Strati di brina si ammassarono sullo scudo e sul volto di Sirio, i cui occhi iniziarono a lacrimare per il freddo, poi l’intensità della corrente aumentò ed il cavaliere venne lanciato al suolo accanto ai compagni. "In realtà, cavalieri, mi deludete ! Mi aspettavo da voi chissà che cosa, ed invece tutto quello che sapete fare è urlare vuote minacce." Commentò Eolo con una nota di stizza nella voce. "Come stai, amico ? tutto bene ?" chiese Pegasus a Dragone, che era ancora a terra sofferente. "Non temere per me… preoccupati invece per il nemico. Ha usato la forza del vento per annullare il mio attacco, e poi per colpirmi. Difficilmente supereremo la sua difesa !" rispose a fatica il cavaliere. A queste parole, Andromeda volse lo sguardo verso il Dio "E’ padrone dei venti e li usa a suo piacimento in battaglia… Eolo non sarà avversario facile, e Pegasus e Dragone sono ancora deboli per i duri scontri che hanno sostenuto ai templi inferiori. Solo io posso affrontarlo !" pensò, mentre alle sue spalle i due cavalieri si rialzavano faticosamente. Eolo li osservò in silenzio per qualche secondo, poi disse "E’ ora di porre fine a questo gioco, la vostra corsa è durata anche troppo !" ed iniziò a bruciare il suo cosmo, bianco come la neve. Il Dio sollevò la mano per colpire, ma in una frazione di secondo Andromeda agì "E’ il momento ! Catena di Andromeda !" gridò il cavaliere, e la sua fedele catena sfrecciò contro il nemico. "Cosa credi di fare ? Non hai capito che so come ribattere i vostri deboli colpi ?" lo derise Eolo innalzando il suo muro di vento, ma all’improvviso la catena cambiò direzione, ed iniziò a ruotare vorticosamente attorno a lui, come se volesse proteggerlo da un attacco. In pochi secondi, la catena creò un mulinello, che separò il Dio dai cavalieri "Eolo, la mia catena cambia configurazione a seconda del nemico che ha di fronte ! Con te un attacco diretto è inutile, ma cosa farai ora ? La catena ruota così velocemente da creare un vortice che disperderà qualsiasi corrente tu decida di usare ! Sei in trappola !" disse trionfante il cavaliere.
"Come hai osato ?! Liberami, te lo ordino !" gridò il Dio dall’interno del vortice, ma Andromeda lo ignorò e si girò verso i due amici "Pegasus, Sirio, andate avanti, non c’è molto tempo !" sussurrò agli amici
"Noi due soli ?! Non vorrai restare qui ?" proruppe Pegasus alle parole del compagno.
"Si invece. La catena non lo tratterrà a lungo, e l’unico ad avere speranze di vittoria sono io, perché sono fresco di forze, a differenza di voi. Non esitate e proseguite, la vita di Atena è appesa a un filo !"
Pegasus accennò a controbattere qualcosa, ma Sirio gli mise una mano sulla spalla e lo fermo. "Va bene, proseguiremo… ma stai attento, non sottovalutare la sua forza." Disse il cavaliere del Dragone, ed Andromeda sorrise. Senza aggiungere altro, i due cavalieri superarono Eolo e corsero verso l’uscita. Prima di uscire dalla stanza, si voltarono un’ultima volta verso il compagno, e per un attimo sembrarono esitare. "Andate" sembravano però dire gli occhi del ragazzo, e così, seppur con riluttanza, i cavalieri ripresero la corsa.
"Bene, sono in salvo ormai. Ed ora a noi due, Eolo !" pensò Andromeda stringendo la catena con entrambe le mani. Per alcuni secondi ancora non accadde nulla, poi il mulinello della catena iniziò ad ingrossarsi al centro, ed Andromeda capì che la battaglia stava per riprendere. Con un rumore fragoroso, il vortice creato dalla catena andò in pezzi, ed una corrente fortissima si abbatté nella stanza. Andromeda, che si aspettava qualcosa del genere, saltò in aria, ma fu comunque investito dall’onda d’urto e lanciato diversi metri indietro. Quando rialzò la testa, Eolo era di fronte a lui, libero "Ben fatto cavaliere, davvero ben fatto ! Sei riuscito ad intrappolarmi ed hai permesso ai tuoi amici di fuggire… ma dopo tutto questo non importa. Al sesto tempio, Ares saprà bene come accoglierli ! E per quanto ti riguarda, tu non uscirai mai dalla Reggia dei Venti !"
A queste parole, Andromeda tese la catena. "Non ti temo, signore dei venti ! Proverai sul tuo corpo la forza della mia fedele catena !" dichiarò il cavaliere, ma Eolo non sembrò affatto preoccupato ed iniziò ad avanzare verso il nemico. "Devo andargli vicino… per erigere la sua barriera di vento impiega una frazione di secondo, ma se riesco a colpirlo prima…" Pensò il ragazzo vedendolo avanzare. "Non indietreggi ? Sei coraggioso dunque, o forse soltanto sciocco. Comunque sia ora cadrai sotto l’impeto dei venti !" affermò Eolo bruciando il suo cosmo. Improvvisamente, una forte corrente scaturì dal suo corpo, diretta verso Andromeda. Anziché alzare la difesa però, il cavaliere rimase immobile e venne travolto in pieno. La corrente lo lanciò violentemente verso il soffitto e, come aveva fatto con Pegasus, continuò a spingerlo contro le rocce, per poi esaurirsi nel nulla. Andromeda cadde verso il suolo, ed era proprio questo il momento che stava aspettando. Quando ormai era a pochi centimetri dal suolo, dispiegò le ali della sua armatura divina con una mossa improvvisa e volò a tutta velocità verso Eolo. Il Dio fu colto di sorpresa da questa mosse e prima che potesse reagire Andromeda gli fu di fronte. "A questa distanza la tua barriera è inefficace ! Onde del Tuono !" gridò il cavaliere lanciando la sua catena di attacco contro il nemico. L’arma attraversò in un millesimo di secondo il brevissimo spazio che la separava dal bersaglio, ed Andromeda sorrise "C’è l’ho fatta, l'ho colpito in pieno, ormai non può più evitarla !" disse nel vedere la catena centrare l’obiettivo.
"Uh uh uh" ridacchiò però Eolo, ed in quel momento il sorriso morì sulle labbra del cavaliere. La catena non aveva neppure intaccato il pettorale dell’armatura di Eolo ed ora era immobile a mezz’aria. "I miei venti hanno smorzato l’impeto della catena fino a renderla inoffensiva, ma anche se così non fosse stato, credi davvero avrebbe potuto essere di una qualche efficacia contro le vestigia di un Dio ?" disse Eolo al ragazzo, che lo osservava con gli occhi sbarrati "Ed ora poniamo fine a questo scontro. A te !" gridò, e dal suo corpo scaturì una corrente persino più potente delle precedenti. "Catena, disponiti a difesa !" urlò Andromeda, ed immediatamente la catena si dispose a spirale attorno al suo corpo, ruotando ad una velocità tale da disperdere il vento del nemico. "E’ inutile, i tuoi colpi non supereranno mai la mia catena. Arrenditi dunque, non ha senso continuare. Sono pari le nostre difese !" disse il ragazzo mentre Eolo continuava ad attaccare. A queste parole però gli occhi del Dio si accesero "‹‹Sono pari le nostre difese›› hai detto ?! Credi forse di poterti paragonare a me ? Evidentemente non hai capito con chi hai a che fare, ragazzino ! Io sono una delle dodici divinità dell’Olimpo, non ho eguali se non tra altre divinità, ed ora capirai il perché ! Soffio Divino !" gridò congiungendo le mani davanti a se e lanciando una vortice di gelido vento contro il nemico. Le pietre del pavimento si sgretolarono e volarono via, ma per i primi secondi, la difesa sembrò reggere l’impeto del nemico. In breve però l’energia del vento iniziò a prevalere e la catena si piegò verso l’interno mentre strati di ghiaccio si ammassavano su di lei. Gli occhi di Andromeda iniziarono a lacrimare per il freddo mentre il ragazzo cercava di consolidare la sua difesa, ma tutto fu vano. In un batter di ciglia, la forza del vento divenne insopportabile e la catena cedette. Andromeda fu colpito in pieno e spazzato via dall’immensa energia. In un disperato tentativo di salvarsi, il ragazzo cercò di aprire le ali della sua armatura, ma esse erano immobili, coperte di ghiaccio, e così Andromeda dovette soccombere alla potenza dell’attacco. Il suo corpo scavò un solco nel soffitto di roccia, poi precipitò inerte e colpì il suolo con una violenza tale da rimbalzare una prima volta, per poi giacere immobile.
Placata l’energia del vento, il Dio osservò il corpo del nemico. "E’ finita la battaglia con la sconfitta di costui, com’è giusto ! Gli uomini…tsk, sono men che nulla di fronte alla grandezza di un Dio. E pensare che una volta fui così folle da accordare loro il mio aiuto…" pensò Eolo ricordando il passato. "Accadde secoli fa, lo rammento bene. Desideroso di visitare il mondo che i miei venti solcano ogni giorno, assunsi forma mortale e scesi sulla terra. Attraversai valli e pianure, fino a giungere ad un villaggio ove, stanco per il lungo peregrinare, chiesi ospitalità per la notte. Ben presto mi accorsi delle misere condizioni in cui viveva la gente di quel luogo, priva anche del cibo per sfamarsi quotidianamente. Incuriosito, ripresi il mio aspetto divino e chiesi loro una spiegazione. Seppi che si trovavano in quelle condizioni perché avevano fatto un torto al sommo Zeus che, per punizione, aveva comandato che le nubi e le piogge non sfiorassero più quel luogo con il loro tocco benefico, e così la terra si era presto inaridita. Scoperta la verità avrei potuto andarmene e riprendere il mio viaggio, ma le sofferenze di quella gente mi avevano colpito e così, pur sapendo che il mio gesto disobbediva chiaramente agli ordini di Zeus, dissi ai miei venti di spingere lì delle nubi cariche di pioggia, cosicché la terra potesse tornare verde e colma di raccolti. Fatto ciò, tornai alla Reggia dei Venti, in attesa della mia punizione, che non si fece attendere. Non appena venne a conoscenza del mio misfatto, Zeus mi punì esiliandomi per dieci anni su una disabitata isola della terra. Per dieci lunghi anni fui privato della compagnia degli altri Dei e non potei partecipare ai loro dorati banchetti. L’unica visita che ebbi fu quella di un navigante, che nella disperata ricerca della sua patria era finito per caso su quell’isola sperduta. Forse avrei dovuto trattenerlo, ma non mi sembrava giusto condannarlo al mio stesso destino e così, concessogli il mio aiuto, lo feci ripartire e ritornai nel mio esilio. Finalmente, trascorsi i dieci anni, fui libero di lasciare l’isola e di tornare nel mio tempio sull’Olimpo, dove venni accolto con scherno e derisione dagli altri Numi. Li ignorai, convinto della scelta che avevo fatto. Ben presto però decisi di andare a vedere cosa ne era stato del villaggio che avevo aiutato, e così mi recai lì, convinto che sarei stato accolto con odi e onori. Non fu così, triste sorte mi attese. La prosperità del villaggio aveva attirato bande di predoni che avevano saccheggiato il posto ed ucciso chiunque osasse opporsi a loro. Quando i superstiti mi videro, si lanciarono contro di me, accusandomi della morte dei loro cari e maledicendo il mio nome. Fu allora che capii: gli umani non sanno cosa siano il rispetto e la riconoscenza, le uniche cose che meritano sono la forza ed il terrore. Mi ripromisi che i prossimi uomini che avrebbero osato sfidarmi sarebbero andati incontro alla mia ira… e per tua sfortuna questo destino è toccato a te." Concluse osservando il corpo prono del cavaliere. Il Dio restò silente accora un attimo, poi sogghignò "Ma che parlo a fare, ormai non puoi più sentirmi." Si disse, e si voltò per allontanarsi. In quel momento però il corpo di Andromeda fu percosso da un fremito, ed Eolo si girò di nuovo, con un bagliore di stupore sul volto "Incredibile, sei sopravvissuto al soffio divino, quale insospettato istinto di sopravvivenza. Porrò comunque fine alle tue sofferenze, sta pronto !" disse abbassando di scatto la mano per finirlo. A pochi centimetri dal bersaglio però, la mano del Dio fu bloccata da dei cristalli di ghiaccio, e contemporaneamente un nuovo cosmo si diffuse nella stanza. Voltatosi verso l’ingresso della sala, Eolo vide un giovane biondo con indosso un’armatura dal colore del diamante. L’uomo era chiaramente ferito, il pettorale della corazza era incrinato in più punti, ma nei suoi occhi azzurri risplendeva uno sguardo fiero ed indomito, ed il suo cosmo riluceva di una grande vitalità.
"Sei un altro di questi cavalieri, ragazzo ?"
"Sono colui che ti sconfiggerà ! Il mio nome è Cristal, cavaliere del Cigno !" dichiarò il giovane, ritto a pochi metri dal Dio ed Andromeda.
"Cristal il Cigno… credevo che Estia si fosse liberata di te, ed invece sei qui. Come hai potuto superare il tempio di Efesto nelle tue condizioni ?" chiese Eolo, senza nascondere lo stupore.
"Non ha opposto resistenza Efesto. Quando sono entrato nel quarto tempio si è fatto da parte lasciandomi libero il cammino. Un consiglio, fa lo stesso e lascia proseguire me ed Andromeda !"
"Lasciarvi proseguire dici ? Sei arrogante, ragazzo, ma te lo concedo. Sei qui da poco e non sai di cosa sono capace." Affermò con un sorriso di sfida il re dei venti.
"E’ vero, solo pochi minuti fa ho varcato la soglia del tempio, non ti ho visto in azione… ma ho sentito chiaramente il tuo racconto !" ribatté Cristal, ed a queste parole il sorriso scomparve dal volto di Eolo. Non sapeva neanche lui per quale motivo aveva rivangato quel vecchio fatto, ma di certo non l’avrebbe fatto se avesse saputo che qualcuno lo stava ascoltando. Nel corso dei secoli aveva accuratamente evitato di farne menzione con le altre divinità, sperando che quel gesto di follia fosse stato dimenticato, ed ora un nemico ne era a conoscenza, e questo lo irritava oltremodo.
"Conosci il mio segreto dunque. Bene, ora ho un motivo in più per porre fine alla tua esistenza." Dichiarò il signore del quinto tempio espandendo il suo cosmo, e nello stesso momento brezze di vento iniziarono a soffiare nella sala.
"Anche se sei una divinità, non ti sarà facile oscurare le stelle del cigno. Cristal non si lascerà sconfiggere senza lottare !" gridò il ragazzo mentre attorno a lui apparivano i cristalli di ghiaccio, prerogativa dei combattenti delle energie fredde
Per qualche secondo i due avversari restarono immobili a fissarsi, poi il cavaliere di Atena attaccò "Polvere di Diamanti !" gridò nel lanciare il suo colpo segreto. I cristalli di ghiacci saettarono verso Eolo, che però non si mosse minimamente ed eresse la sua barriera di vento, che disperse facilmente l’energia del colpo. "La sua difesa è solida, non sarà facile prevalere" commentò Cristal, ma non ebbe il tempo di ponderare il problema che aveva già angustiato Andromeda, Pegasus e Sirio prima di lui perché Eolo gli scatenò contro la forza dei suoi venti. "Sono stanco di voi cavalieri ! Ti finirò subito con il Soffio Divino" gridò il Dio nello scatenare il suo gelido vento. Ancora una volta le pietre del pavimento si sgretolarono per l’immensa energia, mentre strati di ghiaccio si ammassarono sulle pareti della sala. Cristal incrociò le braccia davanti al volto ed iniziò ad espandere il suo cosmo. Per qualche istante sembrò che il cavaliere fosse sul punto di cedere all’impeto dei venti, poi però il suo cosmo aumentò ancora di più, e con immenso stupore di Eolo il ragazzo riuscì a resistere. "Non è possibile ! come hai fatto ?!" gridò sbalordito il Dio dei venti quando Cristal abbassò le braccia, completamente incolume. "Eolo, la forza che ti contraddistingue è grande, ma il vento gelido che usi come arma è inutile contro di me, che sulle energie fredde ho il dominio !" dichiarò l’eroe. Il Dio osservò in silenzio l’avversario, il cui cosmo continuava ad aumentare. "Ti avevo detto che non sarei stato un avversario facile, e non è finita !" gridò il cavaliere iniziando ad eseguire la danza che prelude all "Aurora del Nord !" . La temperatura nella stanza si abbassò sensibilmente ed il potentissimo colpo volò verso il bersaglio. "Folle, non hai capito che su di me i tuoi colpi non hanno effetto ?" urlò Eolo destandosi dal torpore ed innalzando la sua barriera di vento, che dissolse l’energia nemica.
"Uh uh, è stata del tutto vana l’Aurora del Nord !" sorrise, ma non appena mosse un passo verso l’eroe, sentì una fitta di dolore al petto. Abbassando lo sguardo, scoprì con orrore che il pettorale era coperto di ghiaccio, ed il gelo, seppur ridotto, aveva raggiunto persino il suo corpo oltre la corazza. Colto di sorpresa, Eolo barcollò un attimo, come se le gambe non avessero più la forza di sorreggerlo. "Come hai potuto superare la mia barriera di vento e la mia armatura, nessuno mai c’era riuscito !" affermò a denti stretti portandosi la mano al petto. "E’ stato semplice, tu stesso mi hai fornito i mezzi per farlo !" rispose Cristal trionfante "La barriera di gelido vento con cui ti difendi non ha annullato il mio attacco, anzi ne ha amplificato la forza. Anche se i cristalli di ghiaccio sono stati dispersi, il freddo si è trasmesso attraverso il vento e l’aria, raggiungendo la tua corazza." Spiegò il cavaliere di Atena
"Ma non è possibile che un gelo come questo possa ferirmi a tal punto ?" sibilò il Dio
"E’ possibile invece, perché non si trattava di un gelo comune, ma della temperatura più bassa esistente, lo Zero Assoluto ! Ritieniti fortunato, senza quell’armatura probabilmente non avresti resistito. Questo però non cambia la sostanza dei fatti: arrenditi, sei inerme ormai !" proclamò il ragazzo.
"Questo è dunque lo zero assoluto, la temperatura più bassa a cui si può portare un corpo… e tu l’hai raggiunto senza difficoltà. Evidentemente la battaglia con Estia ti ha temprato, non sei un guerriero comune. Ma neanch’io lo sono, e non sono neanche inerme ! La battaglia non è finita !" sostenne Eolo rimettendosi del tutto in piedi.
"E’ sia dunque… non vorrei usare di nuovo contro di te la nobile arte dei ghiacci, ma non mi lasci altra scelta, troppe vite sono in gioco. Prendi dunque l’Aurora del Nord !" gridò Cristal lanciando ancora una volta il suo colpo segreto, la cui energia aveva di nuovo raggiunto lo zero assoluto.
"Miei venti, disponetevi a difesa !" ribatté Eolo innalzando le sue correnti.
"Non hai capito che è tutto inutile ?!" urlò Cristal, ma il Dio sembrò ignorarlo. In pochi attimi, l’aurora del nord centrò il bersaglio, e la violenza dell’impatto fu tale da sollevare attorno ad Eolo una fitta nube di vapore.
"Ce l’ho fatta, ho sconfitto Eolo !" sorrise Cristal. Il tempo per gioire della vittoria fu però breve, dopo pochi istanti il ragazzo vide il corpo privo di sensi di Andromeda, ancora disteso al suolo ed immediatamente corse verso di lui.
"Uh uh uh, dove stai andando, Cristal ?" lo fermò una voce dopo appena pochi passi. Improvvisamente, una potentissima folata di vento dissolse la nube di vapore ed investì il cavaliere del cigno. Stavolta però il vento non era freddo, ma caldo come fuoco. Cristal sentì il fiato venirgli meno, ed al tempo stesso provò un dolore intenso, come se la pelle delle mani e del volto fosse in fiamme. Completamente sbalordito, il ragazzo sbatté gli occhi e respirò profondamente per cercare riprendere fiato. Questo semplice gesto però gli procurò un dolore atroce, l’aria infuocata infatti era passata attraverso le crepe del suo pettorale, e ad ogni respiro le ferite che aveva sul petto sembravano tizzoni ardenti. Contorcendosi dal dolore, Cristal cadde a terra con le mani strette attorno al petto. Eolo lo osservò inespressivo, poi il cavaliere sollevò a fatica la testa ed incrociò il suo sguardo "Come hai potuto… ti credevo…" gemette.
"Vinto ? ebbene sbagliavi ! Il gelido vento del nord non è l’unica arma che Eolo possiede, hai appena provato su di te il potere dell’ardente Scirocco, che soffia sui caldi deserti." sogghignò Eolo, quasi godendo della sofferenza del nemico. Il fatto che conoscesse il suo segreto aveva reso quella battaglia una cosa personale.
"Lo Scirocco… il vento del sud, ma certo, avrei dovuto pensarci. Ma perché il suo calore è così intenso… perché il suo tocco è così simile a fiamma che non lascia scampo ?!" mormorò Cristal cercando di rialzarsi nonostante il dolore.
"Perché questa è la mia volontà ! Con il mio cosmo posso alzare o abbassare la temperatura di qualsiasi vento. Ed ora che ho soddisfatto la tua curiosità, preparati a raggiungere Andromeda nelle lande di Ade !" affermò congiungendo le mani nella posa che prelude al suo colpo massimo.
"No… non farlo !" sussurrò Cristal intuendo le sue intenzioni.
"Devo ! Uomo che ti sei ribellato al Dio, non posso lasciarti in vita ! Soffio Divino !"
Il terribile turbine si scatenò in tutta la sua potenza, ma stavolta la sua energia era calda come il fuoco. Il giovane eroe cercò di difendersi con le braccia, ma tutto fu vano, e l’impeto del vortice ebbe facilmente il sopravvento, spazzandolo via come una foglia abbandonata al vento. Cristal si sentì mancare per l’immenso calore che lo circondava, simile a quello patito nella caverna vulcanica nella quale aveva affrontato Artax, e non poté far altro che chiudere gli occhi ed attendere che l’energia del colpo si esaurisse. "Quando verrai ferito in battaglia, dà libero sfogo al dolore oppure ignoralo, ma non cercare di soffocarlo, perché in quel caso la tua mente potrebbe non resistere." gli aveva insegnato un giorno il Maestro dei Ghiacci, e quando sentì le fiamme che gli aggredivano le carni, Cristal urlò.
"Cristal !" gridarono all’unisono Sirio e Pegasus voltandosi verso il quinto tempio, che ormai era lontano loro spalle. "Che cosa sta succedendo, Sirio ?! Dopo il cosmo di Andromeda, anche quello di Cristal è calato di intensità. Che sia anche lui impegnato in battaglia contro Eolo ?!" chiese Pegasus stringendo il pugno in un gesto di frustrazione. "E’ così temo. Evidentemente Eolo non è avversario facile neppure per due cavalieri…" sussurrò Sirio senza distogliere lo sguardo dalla sagoma del quinto tempio. "Sirio… forse dovremmo tornare indietro e dar loro aiuto." mormorò il cavaliere, ma in cuor suo già sapeva che non sarebbe stato possibile. "No, amico mio" - rispose infatti Dragone - "Il tempo a nostra disposizione è poco, non possiamo permetterci di tornare indietro… dobbiamo avere fiducia in loro, hanno saputo superare dure prove in passato, supereranno anche questa." dichiarò il cavaliere, per poi voltarsi nella direzione opposta. Pegasus seguì il suo sguardo e si trovò a fissare la facciata del tempio di Ares, ormai distante non più di duecento metri. "Il sesto tempio… Ares… cosa ci aspetterà al suo interno ?!" chiese, rivolto più a se stesso che al compagno. "Sicuramente una dura battaglia. Ares è ostile ad Atena, persino più delle altre divinità !" gli rispose Dragone in tono preoccupato. "Ostile ad Atena… che cosa vuoi dire ?" domandò Pegasus fissando il volto del compagno. "La rivalità tra Ares ed Atena è vecchia di secoli… ricordo ancora le parole del maestro: Centinaia di anni fa, Ares tentò di conquistare la terra insieme ai suoi cavalieri, chiamati Bersekers. Costoro, divisi in quattro armate, si scontrarono contro i cavalieri di Atena, che all’epoca erano cinquantotto. La battaglia volse ben presto in favore delle forze oscure, ma Atena concesse ai cavalieri d’oro di usare per la prima volta nella storia le armi della Bilancia, e grazie a loro i Bersekers furono vinti ed Ares fu respinto fin nell’aldilà. Lì ottenne la protezione di Hades, e fu proprio questo a scatenare la prima guerra tra lui ed Atena." spiegò il cavaliere. Pegasus ascoltò in silenzio le sue parole, ricordando che anche Castalia gli aveva raccontato una storia simile durante l’addestramento.
"Se Ares è così forte… riusciremo a sconfiggerlo nelle nostre condizioni ?!" si chiese. "Dubbio legittimo il tuo, ma dobbiamo comunque tentare. La vita stessa di Atena è appesa a un filo destinato a spezzarsi… basta esitare dunque !" affermò Sirio riprendendo la corsa verso la dimora di Ares. Pegasus si voltò ancora un attimo verso il quinto tempio "La strada è ancora lunga… Andromeda, Cristal non lasciatevi sconfiggere !" pensò, per poi correre indietro al compagno.
Al tempio di Eolo, Cristal era a terra in agonia. L’impatto col suolo era stato così forte da frantumare le rocce sotto di lui, ed anche se l’armatura aveva retto, il ragazzo sanguinava copiosamente da più ferite sul volto.
Eolo osservò in silenzio la vittima che giaceva a terra immota. "Hai combattuto valorosamente ragazzo, non ti sei arreso nonostante io fossi superiore. Onore a te !" esclamò, per poi aggiungere "Ora non devo fare altro che finire il tuo compagno…". Quando stava per voltarsi verso il punto in cui giaceva Andromeda però, un fremito attirò la sua attenzione. Eolo fissò di nuovo Cristal, e con immenso stupore lo vide sollevare lentamente la testa. "Incredibile… sei sopravvissuto al Soffio Divino nonostante le tue condizioni precarie… quale virtù !"
"S… si, sono… ancora vivo e pronto alla battaglia ! Il nostro scontro non… non è ancora finito !" disse l’eroe cercando si sollevarsi sui gomiti. Appena tentò di muoversi però ondate di dolore assalirono la sua mente, ed il ragazzo si accorse che il calore aveva riaperto le ustioni provocate dal Vortice di Fiamme Divine di Estia. Per di più, rivoli di sangue filtravano dalle crepe sul pettorale dell’armatura divina del Cigno.
"Sei in fin di vita ed ancora parli di battaglia ! Ma perché combatti… e soprattutto per chi ? se anche alla fine dovessi riuscire, nessuno mai ti ringrazierà per il tuo coraggio !" domandò Eolo sbalordito.
"Parli di gratitudine… è evidente che non capisci. Noi combattiamo per i nostri amici, per le persone che amiamo, e soprattutto per un mondo sul quale regni finalmente la giustizia, un mondo in cui non ci sia più gente che soffre per i desideri di conquista di una divinità. La gratitudine… la lasciamo a chi ne ha bisogno !" disse l’eroe, ed il fervore delle sue parole turbò il re dei venti.
"E’ pronto a dare la vita senza chiedere nulla in cambio… quale raro spirito di sacrificio. Se esistono uomini così, allora forse c’è ancora speranza per l’umanità. Io però non posso esitare, devo combattere per Zeus, per provargli la mia lealtà !" pensò il Dio, impressionato dalla tempra del giovane nemico. "Nobili parole le tue, cavaliere, ma non cambiano la realtà dei fatti ! Me ne dispiace sinceramente, ma devo porre fine alla tua vita !" disse poi a voce alta, pronto a lanciare il colpo finale. "La mia sola speranza è nel Sacro Acquarius… ma non ho forza per infondergli sufficiente energia. Che stavolta sia giunta la fine ?!" si chiese il ragazzo osservando il nemico. A causa della perdita di sangue, la vista era annebbiata e la testa gli girava. Con uno sforzo impedì a se stesso di svenire, ma non poteva comunque fare nulla per opporsi al destino.
"Addio, Cristal il Cigno !" tuonò Eolo.
"Madre… vengo da te finalmente…" pensò il cavaliere chiudendo gli occhi ormai rassegnato.
"Cristal !" gridò improvvisamente qualcuno, ed aprendo gli occhi di scatto il cavaliere del Cigno vide che la mano di Eolo era stata bloccata da una catena. "Andromeda !" esclamò osservando l’amico, che sollevatosi sulle braccia, aveva lanciato la sua arma.
"Cristal, amico mio, poco è l’aiuto che posso darti, ma non ti lascerò morire da solo !" affermò con un sorriso stanco.
Con un gesto deciso, Eolo tirò il braccio in avanti, in modo tale da usare la catena per sollevare Andromeda da terra e lanciarlo accanto a Cristal. "Folle… avresti potuto scappare approfittando della situazione. Agendo in questo modo hai segnato la tua condanna !"
"Forse è così, signore dei venti, ma una cosa è certa: Andromeda non abbandonerà mai un amico in pericolo !" rispose l’eroe, e stavolta il sorriso disegnato sul suo volto era un misto di sfida e determinazione.
"Anche Andromeda… avrebbe potuto fuggire, ma non l’ha fatto. Questi cavalieri sono pronti a morire, non per ottenere gloria e onori, ma per ciò in cui credono… Oh, Atena, ora capisco da dove trai il tuo coraggio, qualsiasi impresa è possibile se si hanno uomini simili al proprio fianco !" pensò il Dio con gli occhi sbarrati dallo stupore. Rivoli di sudore gli scorrevano sul volto, mentre gli tornavano in mente le immagini di quel lontano giorno: la gioia che scintillava sul volto dei contadini all’arrivo della pioggia opposta alla rabbia di Zeus, alla solitudine ed al tormento dell’esilio, all’ingratitudine di quegli stessi uomini. "Aiutare senza chiedere nulla in cambio… che sia questo il dovere di un Dio ?!" si chiese tremante.
Ignari delle sue incertezze, deboli e sanguinanti, Cristal e Andromeda si rialzarono davanti a lui. "Andromeda, preparati ad usare il tuo colpo migliore ! Altrettanto farò io, e che Atena ci sia propizia !" sussurrò il cavaliere del cigno espandendo il suo cosmo con tutta la forza che gli restava. "Vinceremo o moriremo insieme, amico mio !" rispose Andromeda facendo lo stesso.
"Sono pronti a combattere nonostante versino in condizioni disperate, quale rara virtù ! Ma è anche vero che nessun’ideale ha il potere di curare le ferite, un altro colpo dei miei e costoro cadranno per non rialzarsi più… che fare ?!" balbettò Eolo alla vista delle energie cosmiche dei nemici, sempre più ampie e lucenti.
"Adesso Andromeda ! Per il Sacro Acquarius !"
"Per Atena ! Nebulosa di Andromeda !"
"E sia ! Che il Soffio Divino decida la mia sorte ! Soffio Divino !"
L’energia combinata di Cristal e Andromeda si scontrò in aria con quella di Eolo, il pavimento e le pareti si ghiacciarono, scariche di energia elettrostatica si abbatterono al suolo.
"E’ incredibile ! la loro forza congiunta sta fermando il Soffio Divino !" constatò esterrefatto Eolo alla vista dei due colpi che si fronteggiavano a mezz’aria.
"Dobbiamo farcela, Andromeda ! Mettiamo tutto noi stessi !" gridò Cristal imprimendo tutta l’energia residua nel Sacro Acquarius. Stessa cosa fece Andromeda, incurante del dolore dello sforzo, e la loro energia respinse quella di Eolo.
"Sta… stanno prevalendo ! Iarrghhh !!!!" urlò il Dio nel venire scaraventato contro la parete del tempio. L’impatto fu terribile, profonde crepe si aprirono nelle rocce e l’elmo del signore dei venti cadde al suolo. Il suo corpo però rimase come incastrato nel muro a causa della violenza dell’attacco subito. Con gli occhi sbarrati ed un rivolo di sangue gli scorreva dall’angolo destro della bocca, Eolo osservò i nemici. "Ci sono riusciti ! E’ stato un miracolo… o solo la forza di uomini giusti !" mormorò prima di precipitare a terra.
"Ce… l’abbiamo… fat…" sospirò Andromeda, ma non poté finire la frase che la stanchezza ebbe il sopravvento, ed il ragazzo svenne al suolo. Accanto a lui, anche Cristal si accasciò ansimante sul pavimento. La testa gli girava, la vista era annebbiata, l’energia necessaria per quell’ultimo assalto era stata eccessiva ed ora il ragazzo era esausto. "Tra qualche istante andrà meglio… ma basterà ? La forza degli Dei è troppo superiore, anche se vinciamo, i nostri cosmi sono sempre più deboli. Siamo solo al quinto tempio… riusciremo a sconfiggere Zeus ?!" pensò preoccupato il cavaliere. Improvvisamente, un rumore lo distolse, spingendolo a stropicciarsi gli occhi con le dita. Non appena la vista gli si schiarì, Cristal vide Eolo, di nuovo in piedi, che avanzava verso di lui. "E’ ancora vivo, ed io non ho più forze… che dopo tante battaglia sia arrivato il momento della resa ?!" si domandò Cristal, aspettando la fine.
Eolo, il cui volto non lasciava trapelare la minima emozione, camminò verso di lui, lo raggiunse, e dopo averlo fissato negli occhi, lo superò di un passo "Cristal, tu e Andromeda combattete spinti da nobili ideali. Col il vostro coraggio vi siete conquistati il permesso di oltrepassare il quinto tempio. Non ci sarà più battaglia tra noi !" esclamò la divinità senza voltarsi.
"Ma… perché ?" chiese sbalordito l’eroe.
"Perché se ancora esistono uomini come voi, allora Zeus sbaglia a voler cancellare l’umanità !" rispose semplicemente Eolo.
Cristal non disse nulla, si limitò ad annuire e, rialzatosi a fatica, si avviò verso l’uscita del tempio trascinando con se Andromeda.
Fu solo quando le sagome dei due scomparvero nel buio del corridoio che Eolo si girò e, con gli occhi colmi di tristezza, sussurrò "Chissà se vi rivedrò, nobili cavalieri ! Non avete idea di quello che vi aspetta al tempio di Ares…"