PROLOGO
Se a qualcuno, anima, Spectre o divinità, fosse stato chiesto di indicare i principi universali che guidavano l’Ade, immutabilità sarebbe sicuramente stata una delle prime risposte. Sin dalle epoche mitologiche, il regno di Hades non aveva mai cambiato volto, ignorando completamente lo scorrere del tempo.
Vi erano nuove anime, certo. Migliaia e migliaia di dannati che, ogni giorno, arricchivano le schiere di sofferenti, innalzando al cielo pianti, lamenti e suppliche destinate a rimanere inascoltate. Ma non erano che un dettaglio, granelli di una massa informe. Il fiume Acheronte, la Giudecca o le Prigioni infernali esistevano da ben prima di loro, e avrebbero continuato ad esistere per sempre.
O, almeno, così tutti avrebbero detto. E si sarebbero sbagliati, perché, inattesa e devastante, anche per l’Ade era giunta la fine, proprio come per il suo signore e creatore. La guerra contro Hades si era infatti finalmente conclusa: Atena, Dea della Giustizia, aveva trionfato contro il suo più antico nemico.
E, caduto Hades, non c’era più niente a sostenere il mondo di penitenze e supplizi da lui edificato all’alba del mito. Privo del suo cosmo divino, si stava semplicemente dissolvendo nel nulla.
Ma, per Atena la vittoria era arrivata a caro prezzo. Niente più restava della gloriosa casta dei Cavalieri d’Oro del Grande Tempio. Gli ultimi tra loro avevano sacrificato spontaneamente la vita, per concedere agli amici di superare il Muro del Pianto, baluardo finale sulla via per Hades.
Un sacrificio spontaneo, dono del cuore verso coloro che consideravano loro eredi. Ma non il solo, purtroppo, né il più tragico. Pegasus, primo paladino della Dea, era stato trafitto al cuore dalla spada del nemico, spegnendosi tra le braccia di colei che aveva sempre, strenuamente, difeso. E anche per gli altri Cavalieri, e per Atena stessa, la fine sembrava ormai incombente.
Mentre l'aldilà si stava rapidamente disintegrando attorno a loro, Lady Isabel, circondata da Sirio il Dragone, Cristal il Cigno, Phoenix e Andromeda, tenne stretto a sé il corpo esanime di Pegasus e disse solo "Ragazzi torniamo… al mondo della luce!"
Nessuno dei Cavalieri sentì di aver nulla da aggiungere, mentre le loro menti correvano verso pensieri diversi.
Sirio pensò a Fiore di Luna, che aveva sempre pregato per lui e che stavolta non lo avrebbe visto ritornare. In un solo conflitto, avrebbe perso colui che l’aveva accudita come un padre e la persona che amava, a conferma che, in guerra, sono sempre gli innocenti a soffrire di più. Andromeda e Phoenix si guardarono reciprocamente, pensando che, dopo essersi aiutati a vicenda così tante volte, ora sarebbero morti insieme, e concludendo che era un conforto, seppur minimo. Cristal il Cigno, forse il più sereno tra loro, pensò a sua madre, al Maestro dei Ghiacci, ad Abadir e ad Acquarius, dicendosi che presto li avrebbe rivisti.
Ma, fra tutti questi pensieri, ve n’era uno, comune a tutti i quattro eroi: la tristezza per la sorte di Pegasus, che era arrivato così vicino al suo più grande desiderio, riabbracciare Patricia, eppure non aveva esitato a sacrificarsi per salvare Atena e l'intera umanità. Lady Isabel non riuscì a trattenere le lacrime nello stringere il corpo del ragazzo, addolorata non per la propria sorte, ma per quella dei suoi paladini.
Fin da quando aveva scoperto di essere la reincarnazione della Dea Atena, era sempre stata pronta a sacrificarsi per la salvezza degli uomini, e non aveva esitato né quando si era trattato di affrontare il gelido clima di Asgard, né quando si era fatta imprigionare nella Colonna Portante dei sette mari, e né tanto meno quando aveva dovuto fingere di suicidarsi, in modo da poter raggiungere l'aldilà.
Difendere la giustizia è da sempre compito di Atena, ma è anche vero che la Dea non può chiedere a nessuno di sacrificarsi al suo posto, neanche ai Cavalieri a lei fedeli. Dentro di se, la ragazza maledisse se stessa per non avere il potere necessario a riportare sulla terra i ragazzi, o per salvare Pegasus. Nessun prezzo sarebbe stato troppo caro per anche una sola possibilità, ma purtroppo neanche gli Dei sono onnipotenti. Non lei, almeno. Era obbligata a rassegnarsi.
L'ondata di distruzione aveva intanto raggiunto anche l'Elisio, e già in lontananza i fiori dai colori dell'arcobaleno stavano scomparendo, divorati dal nulla. Dopo pochi istanti, i margini del tempio di Hades vennero lambiti dall'oscurità ed iniziarono a svanire, mentre le colonne in stile greco crollavano ed enormi crepe si aprivano sul pavimento, che tremava come scosso da un violento terremoto.
Convinti della fine, Lady Isabel ed i Cavalieri chiusero gli occhi, aspettando il momento in cui anche i loro corpi avrebbero iniziato a dileguarsi. Simili a stelle in procinto di cadere in un buco nero, attendevano impotenti la fine.
In quell’attimo però, un sottile fascio di luce comparve davanti a loro, per poi ingrandirsi a formare un cono, che avvolse i quattro Cavalieri, Lady Isabel ed il corpo di Pegasus. Dopo pochi attimi, tutti si resero conto che non si trattava di semplice luce ma del cosmo di qualcuno, caldo e brillante, di proporzioni immense, superiore sia a quello di Hades che a quello di Atena.
"Che cosa sta succedendo?" chiese Cristal, mentre la luce lo avvolgeva. "A chi appartiene questo cosmo enorme?"
Prima che qualcuno potesse rispondere, Lady Isabel si alzò in piedi di scatto e con voce tremante affermò: "E… esiste solo un essere nell'universo dotato di un cosmo così grande, quasi infinito, lucente più del sole, ed al tempo stesso così caldo e rassicurante…"
"Lei lo conosce, Milady?" domandò Andromeda.
"A chi appartiene?" insistette Sirio.
Isabel deglutì, in un misto di tensione e sollievo. "Colui che possiede questo cosmo è mio padre, il Dio dal quale tutti gli Dei discendono. Il sommo Zeus!"
Gli occhi spalancati, i Cavalieri trattennero inconsciamente il fiato, sbalorditi da quell’inaspettata notizia. Prima che potessero dire o fare qualcosa, una forma dai contorni indistinti apparve davanti a Lady Isabel, e, quasi contemporaneamente, una voce profonda e sicura affermò: "Mi hai dunque riconosciuto, figlia mia, nonostante siano passati secoli dal nostro ultimo incontro!"
"Ma allora…" balbettò Andromeda.
"È davvero Zeus che ci sta parlando…" intuì Cristal.
"Il padre di tutti gli Dei…" sussurrò Phoenix.
"L'essere più potente mai esistito è ora di fronte a noi…" concluse Sirio.
I Cavalieri erano sgomenti di fronte a questa improvvisa ed inaspettata apparizione, increduli all'idea che il padre degli Dei stesse parlando proprio con loro.
Non c’era traccia di aggressività o rancore nel tono del signore dell’Olimpo. Anzi, una punta di soddisfazione appena percettibile ne arricchiva la voce. "Devo farti i miei complimenti, Atena: tu ed i tuoi Cavalieri avete combattuto con coraggio e lealtà ed avete meritato la vittoria. Il piano di dominio di mio fratello Hades è sventato, ed ora un nuovo aldilà risorgerà dalle ceneri del precedente. Un luogo dove solo coloro che sono stati realmente malvagi saranno puniti, mentre tutti gli altri potranno godere della quiete eterna."
A queste parole, un sorriso di serenità si disegnò sui volti di Lady Isabel e dei Cavalieri. Le loro sofferenze non erano state vane: avevano non solo impedito una guerra, ma anche contribuito alla creazione di un aldilà migliore.
Zeus però non aveva finito. "È giunto il tempo che tu, Atena, torni a sedere accanto a me, sull'Olimpo, mentre tutti voi Cavalieri raggiungerete il paradiso dove riposano gli eroi. Tuttavia… per quanto non approvi il comportamento di mio fratello… le sue ragioni erano giustificate. L'umanità merita la distruzione!"
Queste ultime, semplici, quattro parole, unite al tono imperioso con cui erano state pronunciate, fecero morire il sorriso sulle labbra dei Cavalieri, tramutandolo in sgomento, mentre continuavano ad osservare, stavolta con gli occhi sbarrati, il Dio che avevano di fronte.
In questi ultimi secondi, tutte le sensazioni possibili avevano attraversato i loro cuori: dolore per la morte di Pegasus, gioia per la vittoria, rassegnazione per una fine che appariva sicura, stupore per l'apparizione di un essere potente come Zeus, serenità per la nascita di un mondo migliore per i defunti. Ma ora, non erano bastate che poche, secche parole perché tutte quelle diverse emozioni fossero immediatamente cancellate, sostituite dalla frustrazione.
Per quale motivo, si chiesero i Cavalieri. Per quale motivo avevano combattuto tutte queste battaglie, affrontando persino il sovrano dell'aldilà ed arrivando a sacrificarsi? Tutte le guerre passate, il sacrificio dei nobili Cavalieri d'Oro e la morte di Pegasus avevano avuto un senso, o erano stati solo inutili tentativi destinati a fallire in questo tragico modo?
"Perché, padre? Per quale motivo anche tu vuoi che l'umanità venga distrutta? Possibile che neanche tu riesca a cogliere la grandezza che si cela nel profondo dell'animo di ogni uomo?" domandò Isabel, lottando per impedire alla propria voce di spaccarsi, e riuscendovi solo in parte.
"Te lo ripeto, Atena. Il comportamento di Hades era sbagliato, egli voleva trasformare la terra in un nuovo aldilà, ma le sue motivazioni erano giuste. Gli uomini hanno perso ogni rispetto per noi Dei. Ambiscono al potere in modo smodato, e sono pronti a tutto per ottenerlo. Alcuni si professano migliori, ma non appena possono, tradiscono se stessi o i loro simili. Millenni fa scatenai sulla terra un terribile castigo, sotto forma di diluvio, e permisi solo a due uomini di salvarsi. Costoro espressero il desiderio di ricreare la razza umana ed io, sperando che un'umanità migliore della precedente potesse nascere, glielo concessi. Ma ancora una volta gli uomini non si sono dimostrati degni della mia generosità. Li ho osservati per secoli, sempre intenti a massacrarsi in assurde guerre, sempre desiderosi di dimostrare di essere il centro dell'universo, sperando che capissero. Ma ora ho deciso: l'umanità sarà definitivamente distrutta, e questa volta a nessuno sarà concessa salvezza!"
Non era un’ipotesi o un’affermazione, ma una constatazione, quasi un proclamo, pronunciato con fermezza e sicurezza. L’effetto fu devastante: se ancora nei Cavalieri era rimasto un briciolo di energia, questo ora scomparve, lasciandoli del tutto svuotati. Ognuno di loro avrebbe voluto reagire, fare qualcosa, qualsiasi cosa, ma erano tutti consapevoli di come una decisione di Zeus fosse irrevocabile. Per quanto potessero provare, nessuno di loro sarebbe riuscito a smuoverlo.
"Allora è davvero finita…", affermò Sirio con un filo di voce, lo sguardo basso e spento, mentre Andromeda crollava in ginocchio, completamente abbattuto. Persino Phoenix, che in tante occasioni era stato il più forte del gruppo, o Cristal, sempre così apparentemente freddo, non riuscirono ad impedire allo sconforto di prendere il sopravvento nei loro cuori.
Incurante di tutto ciò, Zeus sollevò il braccio ed accanto a lui comparve un arco di luce.
"Ora basta parlare, mia diletta figlia. È tempo per noi di ritornare insieme sull'Olimpo. Andiamo, dunque!"
Ma se gli sguardi dei Cavalieri erano ormai persi nel vuoto, negli occhi di Lady Isabel brillava ancora la luce della determinazione, mentre continuava a fissare l'immagine di Zeus, manifestazione del cosmo del Dio. Strinse la presa sullo scettro, irrigidì le spalle, fece tornare salda la voce, e disse: "No! Anche se sei mio padre, soprattutto perché sei mio padre, non posso permetterti di agire in questo modo!"
Questa affermazione scosse i Cavalieri come nient'altro avrebbe potuto fare. Per tutti loro, fu come se il manto di tristezza che era sceso sui loro cuori fosse stato scostato con mano decisa, mentre sentivano rinascere la speranza. Al contrario, gli occhi di Zeus si incupirono mentre ripeteva, stavolta con tono pericolosamente basso. "Bada, Atena. Anche se sei mia figlia non puoi opporti a me. La mia decisione è irrevocabile, farai meglio a rassegnarti e seguirmi sull'Olimpo!"
Isabel non si lasciò intimorire, anzi sembrò trarre forza dalla reazione del genitore. "Te lo ripeto, padre, non abbandonerò mai la difesa degli uomini. So che la tua potenza è infinitamente superiore alla mia, ma comunque non ti temo. Ho difeso l'umanità contro le acque di Nettuno e l'oscurità di Hades, non l'abbandonerò ora, neanche se si trattasse di sfidare la tua autorità! Sono pronta ad affrontare qualsiasi punizione, ma non ti permetterò di agire!"
"Sei certo di quello che dici, Atena?"
"Sì, padre, come mai lo sono stata!"
L’ombra di un sorriso sarcastico si disegnò allora sul volto del signore dell’Olimpo. "Davvero speri di poter avere la meglio su di me… con le tue sole forze? Hai forse dimenticato chi hai di fronte?"
Di fronte a quella malcelata dimostrazione di forza, Lady Isabel sembrò tentennare, ma un coro di voci giunse a sostenerla.
"Ti sbagli, sommo Zeus, Atena non è sola. Non lo è mai stata, sin dalle epoche mitologiche!" esclamò Cristal, avanzando di un passo verso di lei.
"Anche noi siamo uomini, ed amiamo questo pianeta. Per questo motivo non ti permetteremo di distruggerlo!" disse Sirio, affiancandolo.
"Abbiamo affrontato persino il mondo della morte per combattere al fianco di Atena, non ci fermeremo certo ora!" proclamò Andromeda.
"È così! Se Atena ha deciso di combattere, noi la seguiremo e lotteremo al suo fianco!" affermò Phoenix.
Gli occhi di Zeus avvamparono. "Come osate, mortali?! Ammetto che il vostro coraggio è ammirevole, ma la mia decisione è presa, e non sarete né voi né mia figlia Atena a farmi cambiare idea! Ho deciso che l'umanità sarà distrutta e così sarà!" ringhiò, la voce impetuosa come il vento.
"No!"
Una singola sillaba, ma che fece calare un silenzio assoluto, interrompendo la diatriba. Non proveniva da alcuno di loro, né divinità né Cavaliere. Era apparsa come un eco, priva di origine, ed al tempo stesso così sicura ed incisiva.
Sicura ed incisiva, proprio come la persona cui apparteneva.
"Questa voce… non può essere…" mormorò Sirio, riconoscendola per primo.
"Ma…" balbettò Andromeda.
"Questa è la voce di…" iniziò Cristal.
"Pegasus!!!" gridò Lady Isabel, con il cuore che le batteva nel petto all’impazzata, abbassando lo sguardo verso il suo primo paladino, quasi aspettandosi di vederlo riaprire gli occhi e alzarsi.
Niente del genere accadde. L’eroe era ancora immobile a terra, gli occhi chiusi e il collo piegato. Eppure la voce era stata la sua, non c’erano dubbi. I Cavalieri si scambiarono sguardi confusi e perplessi.
Solo Zeus avanzò di un passo, guardando il corpo dell’eroe. "La maledizione della spada di Hades è su di lui. La sua anima può scegliere se abbandonarsi subito all’oblio o patire tre giorni di tormenti… sembra che abbia scelto la seconda opzione, pur di restarvi accanto. E, visto che siamo pur sempre nel regno degli Inferi, riesce a manifestare la propria volontà!"
Fece un cenno con la mano, e lo spirito del Cavaliere comparve, appena visibile, sopra il suo corpo. Era praticamente un fantasma, con gli occhi quasi trasparenti, ma ancora ardenti di determinazione, proprio come lo erano stati in vita. Lady Isabel ed i Cavalieri lo fissarono increduli e sbalorditi.
Al contrario, se il padre degli Dei era stupito, certamente non lo diede a vedere, ed anzi chiese. "Perché sei ancora qui, Cavaliere? Ormai hai finito di lottare. Perché non segui il sentiero che porta al Paradiso degli eroi? Nessuno di voi può far nulla contro di me!"
La risposta dell’eroe giunse flebile, come se trasportata da un alito di vento. "I Cavalieri d'Oro ci hanno dimostrato che è possibile combattere in nome della giustizia anche dopo la morte! Finché Atena sarà al mio fianco, io continuerò a lottare, non importa chi sarà il mio nemico!"
Gli occhi di Zeus si socchiusero minacciosi, la sua aura vorticò, disperdendo l'immagine dell'eroe. "Bada, Pegasus! Ben poco resta di te ormai, probabilmente è solo grazie all’alone del mio cosmo che trovi la forza anche solo per parlare. Se insisti con le tue folli affermazione, sarai punito come traditore e la tua anima soffrirà per l'eternità! Identica cosa vale per tutti voi Cavalieri!"
"Non ci arrenderemo comunque, qualsiasi cosa ci accada, non temiamo la tua collera!" esclamò Phoenix, e nessuno sentì di dover aggiungere altro. Ora i quattro Cavalieri erano in piedi accanto ad Atena, e tutti loro fissavano senza timore il volto del signore dell’Olimpo.
"Te lo ripeto, padre. Sono pronta a tutto, anche ad incorrere nelle tue ire, pur di difendere l'umanità!" ribadì Lady Isabel.
La collera di Zeus avvampò, in un minaccioso vorticare di cosmo. Ma solo per un attimo, poi il suo sguardo tornò sereno.
"La vostra determinazione è ammirevole…sapete di non avere speranze eppure siete pronti a lottare… E sia! Il vostro coraggio merita che io vi conceda una possibilità, ma prima di accettare prestate attenzione, perché se fallirete, ne pagherete direttamente le conseguenze! Atena, tu sarai privata per sempre della tua natura divina e sarai bandita dall'Olimpo, non godrai più dei privilegi di chi vive in quel luogo incantato. Vivrai per sempre come una mortale, come tale soffrirai, proverai dolore e morirai! Fino ad ora è stato solo il tuo corpo a rischiare la vita, stavolta in gioco c'è la tua anima, pensaci bene prima di prendere qualsiasi decisione! Cavalieri, se insisterete ad opporvi alla mia volontà, tutti i vostri meriti passati saranno cancellati, le vostre anime saranno quelle di traditori divini e soffrirete per tutta l'eternità!" minacciò, parlando lentamente per far sì che ognuno di loro comprendesse il pieno peso delle sue parole.
"Avete ascoltato le mie condizioni, cosa decidete? Dragone?"
Lo sguardo di Sirio rimase saldo, fisso negli occhi del signore degli Dei. "Combatterò!"
"Cigno?"
"Combatterò!"
"Phoenix?"
"Combatterò!"
"Andromeda?"
"Combatterò!"
"E tu, Atena?"
"Conosci già la mia risposta, combatterò!"
Zeus sospirò, e per un solo, brevissimo istante, il bagliore del suo cosmo ne celò i lineamenti, impedendo ai Cavalieri o ad Atena di scorgerne gli occhi o l’espressione. Poi annuì solennemente.
"E sia! Ora tornerete sulla terra, fra un anno esatto la battaglia avrà inizio! Così ho deciso!" proclamò. Poi, abbassò lo sguardo verso il corpo di Pegasus. Poteva avvertire la maledizione di Hades dilaniarne l’anima di secondo in secondo, farla a pezzi. Ma anche il suo coraggio, la sua determinazione.
Chinandosi, lo sfiorò con la mano, infondendo una punta di energia in lui, dandogli un istante di respiro. "E tu, Cavaliere di Pegasus? Anche la tua risposta è scontata? Anche tu desideri rinunciare alla pace eterna pur di affiancare i tuoi compagni?"
Al contatto con l’aura del signore dell’Olimpo, il cosmo di Pegasus risuonò per un momento, dando nuova voce ai suoi pensieri. "Anche io, sì! Combatterò al vostro fianco, amici. Anche se il mio corpo è perduto, il mio spirito vi sosterrà sempre, non importa quale punizione possa rischiare!"
Le parole di Pegasus colpirono tutti per il loro tono coraggioso, ma non sorpresero. Da troppo tempo ormai si conoscevano, per non sapere che ciascuno di loro è sempre stato pronto a tutto pur di difendere la giustizia. Fu invece Zeus a sorridere, prima di affermare
"Non sarà necessario, Pegasus. Hai preso la tua decisione ed ora lotterai al loro fianco, non solo con la tua anima, ma anche con il tuo corpo e il cosmo! Atena, il tuo spirito di sacrificio mi ha stupito, non credevo che fossi pronta a rischiare persino la tua natura divina per gli uomini, e per questo ti premierò riportando in vita non solo costui, ma anche tutti i Cavalieri a te fedeli che sono scomparsi in questa battaglia! Le loro anime non hanno ancora raggiunto la quiete eterna… saranno di nuovo con te, se solo lo vorranno!"
"Puoi davvero farlo?" chiese Lady Isabel, sentendo l'emozione farle tremare la voce.
"Io sono il padre degli Dei, e posso fare e disfare a mio piacimento!" rispose Zeus, orgoglioso del suo infinito potere. Aprì il palmo della mano e lasciò partire onde concentriche di luce, avvolgendo Pegasus e poi espandendosi in tutte le direzioni.
Un istante dopo, la mano del paladino della giustizia si mosse, gli occhi si aprirono, mentre un’ombra nera venne dispersa. Con un sussulto, Pegasus riaprì gli occhi di scatto. Momenti più tardi, altre colonne di luce comparvero attorno a loro. Da esse, emersero Mur, Toro, Ioria, Virgo, Libra, Scorpio e Kanon, privi di ferite e con indosso le loro armature d’Oro, completamente riparate.
I loro sguardi erano un misto di stupore e incredulità, non avrebbero mai pensato di rivedersi.
Lacrime di commozione velarono gli occhi di Isabel, Sirio, Cristal, Andromeda e Phoenix, che corsero a riabbracciare i compagni creduti scomparsi per sempre. Persino Kanon e Virgo, normalmente schivi, non riuscirono a ritrarsi dal loro affetto.
Felice oltre ogni dire, Atena si volse verso Zeus per esprimergli la sua gratitudine, ma il Dio la zittì con un gesto. "Non ringraziarmi, misero dono ti ho fatto. Fra un anno tu sarai sconfitta e tutti gli uomini, loro compresi, scompariranno per sempre!" avvertì.
Prima che Atena potesse rispondere qualcosa, Zeus alzò il braccio e, in un lampo di luce, tutti si ritrovarono alle stanze di Atena, in cima al Grande Tempio, i cuori in preda ad emozioni contrastanti.
Erano vivi, ma poco era il tempo per gioire. Una nuova, terribile battaglia si profilava già all’orizzonte.