ZEUS CHAPTER

PRIMA DELLA BATTAGLIA

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Quando la luce scompare, i cavalieri non sono più nelle grotte sotterranee, l'aria non è più chiusa e pesante ma fresca, persino fredda e sopra di loro non vi sono rocce ma un cielo bianco, dal quale non filtrano i raggi del sole. Guardandosi attorno, gli eroi pensano di essere di nuovo ad Asgard, da Ilda e gli altri amici. Intorno a loro infatti vi sono alberi coperti di neve, mentre il vento che soffia è freddo, tagliente. Dopo alcuni attimi di smarrimento però, i ragazzi si rendono conto di non essere ad Asgard, gli alberi infatti sono diversi, lo strato di neve al suolo è profondo solo pochi centimetri ed il terreno è molto più pianeggiante e meno roccioso. Guardandosi attorno, Andromeda è il primo a capire dove lui ed i compagni si trovino "Siamo a Nuova Luxor, nel parco della città, lo stesso dove un paio di anni fa fummo attaccati dal Cigno nero !"

"Com'è possibile ? Era autunno quando siamo partiti per Atene, ora siamo in pieno inverno…"

"Ilda l'aveva detto, ricordate…il tempo ad Asgard scorre in modo diverso…"

"Beh, usciamo di qui e cerchiamo di capire quanto tempo è passato. Quando siamo partiti mancavano tre mesi allo scontro con Zeus ed eravamo in autunno, ora è inverno, chissà quanto tempo siamo stati via…"

Gli altri cavalieri annuiscono ed in silenzio camminano nel parco, senza incontrare anima viva, fino a raggiungere l'uscita che affaccia su una delle strade principali di Nuova Luxor. In giro non si vede molta gente, soltanto pochi intirizziti passanti ed alcune automobili. Avvicinandosi ad una panchina sul marciapiede, a pochi metri da lui, Pegasus solleva un giornale impigliato tra le sbarre di ferro, spaginato dal vento e bagnato dalla pioggia. Il ragazzo apre ad una pagina qualsiasi e guarda in alto, leggendo la data, poi si gira verso gli amici ed in tono mesto ed al tempo stesso preoccupato, afferma "26 Gennaio…sono passati quasi tre mesi !"

I cavalieri abbassano lo sguardo, abbattuti dalla notizia. Per ogni giorno che loro avevano trascorso ad Asgard, sulla terra era passato un mese intero, la battaglia con Zeus, che prima era solo una minaccia all'orizzonte, è ora prossima ed incombente. Tutti i cavalieri avvertono d'improvviso su di loro una pressione enorme, unita alla consapevolezza che ancora una volta la salvezza dell'umanità è nelle loro mani. Pegasus, resosi subito conto dello stato d'animo dei compagni, afferma in tono scherzoso "Se non altro vedremo subito all'opera le nuove armature !" e nello stesso momento appallottola il giornale e lo lancia verso un cestino dei rifiuti. La palla di carta però rimbalza sul bordo cadendo a terra, e Pegasus sferza l'aria con la mano, in evidente disapprovazione. Tutti i cavalieri allora scoppiano a ridere, e finalmente il velo di preoccupazione si solleva dai loro cuori.

Sorridendo a sua volta, Pegasus dice "Sarà meglio andare a palazzo ora, Lady Isabel sarà preoccupata per noi !"

"Non solo lei - gli ricorda Cristal - dovrai anche avvisare Patricia, immagina quanto sarà stata in ansia non avendo tue notizie per tutto questo tempo !"

"Hai ragione, appena avremo parlato con milady, correrò da lei !" conclude il ragazzo. Per un attimo Pegasus aveva pensato di passare prima da Patricia e poi andare a palazzo, ma per quanto gli fosse doloroso, il suo dovere di cavaliere si anteponeva alla sua vita normale, ed in questo momento parlare con Lady Isabel era un suo preciso dovere.

"Prima di andare sarà meglio rimettere le armature negli scrigni !" consiglia Andromeda in leggero imbarazzo, e seguendo il suo sguardo gli altri si accorgono che tutti i passanti si voltano verso di loro e li osservano incuriositi. In effetti, dopo la Guerra Galattica, gli uomini non avevano più avuto molte occasioni di vedere all'opera i cavalieri, le cui battaglie si erano sempre svolte all'oscuro di tutti, e quindi col tempo, molti li avevano dimenticati, specie dopo l'incendio che aveva distrutto il palazzo dei tornei. Nessuno sapeva che cosa avesse impedito alle piogge di continuare a cadere e sommergere la terra, o ai ghiacci polari di sciogliersi, o al sole di sparire per sempre dietro un muro di tenebre, e così, pian piano, il ricordo delle gesta di quei mitici eroi era scomparso, ed ora la gente non capiva chi fossero quei ragazzi con indosso delle armature che risplendevano come pietre preziose ogni volta che i fanali di una macchina di passaggio le illuminavano.

Riposte le corazze negli scrigni, i quattro ragazzi si incamminano con passo rapido verso il palazzo di Lady Isabel, mentre i lampi squarciano il cielo con un bagliore accecante, subito seguito dal rombo del tuono.

"Sembra…che persino il cielo sia consapevole di quello che sta per accadere ! Questi lampi sono il presagio di una tempesta ben più grande di quella che qualsiasi temporale potrà portare." Afferma sottovoce Andromeda, rivolto più a se stesso che agli altri, mentre le gocce di pioggia gli bagnano il volto ed inzuppano i capelli ed i vestiti.

"Potrebbe anche essere ! Zeus è signore dei fulmini, e con essi anche della pioggia e delle bufere. Probabilmente sa che abbiamo riparato le armature divine e non ha apprezzato la cosa." Risponde Cristal, pensieroso.