ABZU / APSU

ETA': Sconosciuta, esiste sin dall’origine del creato.

ALTEZZA: Sconosciuta, 2 M circa.

PESO: Sconosciuto, variabile.

OCCHI: Rossi.

CAPELLI: Bianchi.

DATA DI NASCITA: N/A.

LUOGO DI NASCITA: N/A.

GRUPPO SANGUIGNO: N/A.

SEGNI PARTICOLARI: Coda ed ali, braccia sproporzionate in lunghezza.

PARENTI CONOSCIUTI: Nessuno.

COSTELLAZIONE / SIMBOLO: N/A

ELEMENTO: Tenebra

ARMATURA / ARMI: Abzu non indossa alcuna armatura, ma la sua pelle ha una consistenza metallica dall’alta resistenza, e può ricostituirsi dopo qualsiasi ferita. Non è chiaro se le teste di toro e lupo che ha sulle spalle siano ornamenti esterni o parte del suo corpo.

STIRPE: Divinità delle tenebre.

PRIMA APPARIZIONE: In forma corporea: Saint Seiya Omega episodio 50 "Raggiungete Seiya! Il desirderio dei giovani Cavalieri!" (anime).

EPISODI (SAGA): 1, 48-51 (saga di Mars).

NUMERI DEL MANGA: /

COLPI SEGRETI / POTERI: Abzu è una divinità primordiale e, in quanto tale, possiede un’enorme varietà di poteri, oltre ad un cosmo potentissimo, superiore a quello di un mortale. Nella sua forma più semplice, questo cosmo gli permette di sferrare colpi di energia in grado di frantumare facilmente un’armatura d’oro, generare vento e fulmini, e devastare un pianeta. Volendo, può però utilizzarlo in maniera più fantasiosa, come quando dà fuoco al braccio di Koga, torturandolo con una fiamma che rompe l’armatura ma continua a bruciare senza mai spegnersi. I suoi colpi inoltre hanno un forte legame con l’oscurità, che Abzu è in grado di manipolare, controllare, generare ed estendere a suo piacimento. Il risultato più evidente sono delle particolari ferite di tenebra che lacerano il corpo di chi viene colpito. Tali ferite, oltre ad essere molto dolorose, peggiorano e si espandono man mano che la vittima brucia il suo cosmo, fino a diventare potenzialmente mortali. Sono immuni a qualsiasi tentativo tradizionale di cura, possono bypassare la difesa dell’armatura e agiscono persino su altre divinità senza alcuna differenza rispetto ai mortali. Abzu può arrecare quante ferite vuole e avvolgere completamente una vittima, ma sembra anche in grado di rimuoverne gli effetti se necessario. All’apice del suo potere, Abzu riesce ad avvolgere e oscurare persino il sole.

Il corpo fisico di Abzu non è fatto di carne, sangue e ossa come quello degli esseri umani o delle altre divinità, ma sembra una specie di costrutto di tenebre. Il Dio può manipolarlo e mutarlo a suo piacimento, allungando le braccia a dismisura, trasformando le gambe in tentacoli con cui stritolare il nemico e persino ricomponendolo dopo essere stato completamente distrutto. Il solo contatto con il suo corpo sembra poter causare ferite di tenebra sul malcapitato avversario. La pelle di Abzu ha una consistenza metallica, si scheggia ma non si taglia, e qualsiasi ferita rimargina istantaneamente. Sia le ali che la coda possono essere usate in combattimento, allungate o modificate a seconda delle circostanze. Ciò comporta che, per gli standard di una divinità, Abzu abbia uno stile di lotta particolarmente fisico e violento. È possibile che sia anche in grado di privare un nemico dei cinque sensi (vedi Note).

In precise circostanze, Abzu può prendere possesso parziale o completo di un corpo ospite, che viene trasformato in corso d’opera. Perché ciò avvenga, è però necessario che in questo ospite sia già presente un cosmo di tenebra, originale o proveniente da Abzu stesso. Il Dio è infatti capace di concentrare le sue tenebre in una meteora, i cui frammenti, avvolgendo o trapassando un bersaglio, fanno nascere in lui un cosmo oscuro. Tale cosmo viene poi accresciuto nel corso degli anni dalle emozioni negative del corpo ospitante, fino ad aumentare di potenza e permettere ad Abzu stesso di riprendere il controllo. Perché ciò avvenga è però necessario che l’energia negativa abbia raggiunto una certa soglia, o in maniera autonoma o ricevendo il cosmo oscuro di qualcun altro. Una volta posseduto, il corpo ospite può a sua volta generare ferite di tenebre nei nemici, anche se questo potere sembra dipendere dalla quantità di oscurità presente al suo interno, ed ha bisogno di tempo per rigenerarsi. Dopo aver assorbito Pegasus, e ferito Isabel, Andromeda, Sirio, Cristal e Phoenix, Mars deve infatti riposare per ben 13 anni prima di poter tornare a combattere. Se la quantità e forza del cosmo oscuro è sufficiente, la volontà di Abzu diventa dominante su quella dell’ospite, che mantiene una certa consapevolezza di sé ma non può intervenire attivamente. In caso contrario, l’ospite mantiene una sua indipendenza parziale o totale, come nel caso di Mars, ma la sensazione è che la sola presenza dell’oscurità tenda a scatenare gli istinti peggiori. Chi è stato posseduto dalle sue tenebre ottiene un’immunità dalle ferite di oscurità, ed in generale una maggiore resistenza dai colpi di Abzu.

Anche limitato da un corpo ospite, Abzu può comparire come una manifestazione di energia dall’aspetto demoniaco, ed ha una limitata capacità di interagire in battaglia, ad esempio quando frantuma lo scettro di Aria. In questa forma, dovrebbe essere possibile scacciarlo ma non ucciderlo. I suoi poteri rimangono più o meno gli stessi, inclusa la forza di perforare un’armatura d’oro con un colpo solo, ma non può ovviamente modificare o ricostituire le proprie sembianze. Ha però mostrato la capacità di creare e usare ali di tenebra.

Seppur tecnicamente immortale, Abzu ha nella luce il suo unico punto debole conosciuto. Un bagliore particolarmente intenso lo rende vulnerabile anche ad attacchi fisici, ma non è chiaro se sia davvero possibile ucciderlo.

STORIA: Abzu, dio delle acque dolci e incarnazione dell’oscurità, nacque all’origine dell’universo e, sposando Tiamat delle acque salate, contribuì a forgiare il creato. Ciò lo portò a considerarsi il legittimo proprietario del mondo, e a sviluppare, nel corso dei millenni, un forte odio nei confronti delle divinità che avevano preso attivo possesso del pianeta.

Rimasto solo in circostanze non note, Abzu continuò a esistere per milioni di anni, ma non esercitò alcuna particolare influenza sulla Terra, ad eccezione della naturale oscurità, e dell’occasionale cosmo di tenebra con cui alcuni esseri umani nascevano. Una di questi, Medea, dopo essere stata perseguitata nel corso dell’infanzia proprio a causa del suo cosmo di tenebra, iniziò a ricordare con affetto la protezione offerta dal buio della notte, ed a mettere in moto un complesso piano per favorire il ritorno di Abzu sul pianeta. Approfittando di un conflitto in corso tra Mars, Dio della Guerra, e Atena, Dea della Giustizia, Medea invocò l’oscurità di Abzu, facendola cadere sul pianeta sotto forma di un meteorite di puro cosmo di tenebra. Atena riuscì ad arrestarlo, ma non poté impedire all’oscurità di invadere Mars e contagiare anche un neonato di nome Koga.

Alimentato dall’odio e dal rancore di Mars, Abzu iniziò a risiedere nella sua armatura, chiamata Galaxy Mail, e gli fornì nuovi poteri, come la capacità di menomare Atena ed i suoi Cavalieri più forti con ferite di tenebra che impedivano loro di espandere il cosmo, e di assorbire Pegasus, primo paladino della Dea. L’oscurità di Mars però era limitata, e tale azione lo obbligò a tredici anni di riposo, durante i quali Atena fece del giovane Koga un nuovo cavaliere di Pegasus. Al risveglio di Mars, Abzu continuò ad alimentarlo e sostenerlo, manifestandosi occasionalmente come un’aura demoniaca.

Al termine di una lunga battaglia, Mars venne finalmente sconfitto da Koga e dai suoi compagni, tra cui Eden, figlio del Dio e di Medea. Non prima, però, di aver spostato la maggior parte del cosmo della Terra su Marte, portando il pianeta vicino alla distruzione. Prelevata da Medea, l’oscurità di Abzu venne inserita prima nel corpo di Amor dei Pesci, fratello della donna, e poi in quello di Koga, dove si sommò alle tenebre che il ragazzo possedeva già sin dall’infanzia. Ulteriormente potenziata da una visione traumatica che Medea fece vivere a Koga, l’oscurità prese il sopravvento sul ragazzo, permettendo ad Abzu di risorgere ed affermare la propria volontà. Ucciso immediatamente Amor, che aveva cercato di prendere per sé il potere, Abzu rivolse la propria attenzione su Atena, imprigionata a poche centinaia di metri di distanza da lui.

A cercare di fermarlo intervennero i compagni di Koga: Soma, Ryuho, Haruto, Yuna ed Eden. Pur velatamente trattenuto dalla volontà di Koga, Abzu si sbarazzò facilmente dei primi quattro ed ingaggiò una feroce battaglia con Eden, finendo per soverchiarlo completamente e contagiarlo con le proprie tenebre. Stessa sorte toccò a Soma, Haruto, Ryuho e Yuna al loro secondo tentativo, lasciando Atena praticamente indifesa. Quando anche l’ultima disperata resistenza di Eden, armato di uno scettro colmo della luce di Atena, venne rimossa, sembrò che nessuno più potesse impedirgli di uccidere la Dea e trasformare il mondo in un ricettacolo di tenebre. A contrastarlo però ricomparve Pegasus che, insieme a Yuna, riuscì a scacciare lo spirito di Abzu dal corpo di Koga al termine di una dura battaglia.

Deciso a non lasciarsi sconfiggere proprio quando era ad un passo dalla vittoria, il Dio raccolse tutta la propria oscurità per creare una dimensione di tenebre, ed espanderla al punto da oscurare persino il sole. Rapì poi Atena, trascinandola nel suo regno per ucciderla. Koga, l’unico ad essere privo di ferite di tenebra, si lanciò all’inseguimento, così Abzu decise di accoglierlo con il suo corpo originario (vedi Note), per cercare di riportarlo dalla sua parte. Dopo essersi reso conto che ormai il Cavaliere era immune alla sua oscurità, il Dio lo attaccò con forza per liberarsene, continuando ad affermare nel frattempo il suo diritto di possedere il mondo che lui stesso aveva creato millenni prima. Dal canto suo, Koga continuò a resistergli, ribadendo il diritto degli esseri viventi di tenersi il luogo in cui vivono, e alla fine riuscì persino a ferirlo al viso.

Seccato da questa testardaggine, Abzu diede fuoco al braccio dell’avversario, promettendo di salvarlo in cambio della sua fedeltà. Ancora Koga si rifiutò e, grazie all’aiuto dei cosmi dei compagni, ribaltò per un po’ la situazione, riuscendo a distruggere Abzu e salvare Atena. Ricomposto il suo corpo, il Dio si lanciò furiosamente all’inseguimento, riportandosi gradualmente in vantaggio pur senza riuscire ad impedire a Koga di far fuggire Atena. Incapace di comprendere le motivazioni dell’avversario, un sempre più selvaggio Abzu lo costrinse in ginocchio ed arrivò ad un passo dal colpo di grazia, ma quest’ultimo fu bloccato dalla punta dello scettro di Atena che, andando in pezzi, inondò entrambi di luce. Improvvisamente indebolito, il Dio non poté difendersi dai pugni di Koga e venne disintegrato.

NOTE: Le informazioni presenti in questo profilo provengono dagli episodi 1 e 48-51 della nuova serie Saint Seiya Omega, ambientata circa 13 anni nel futuro dopo gli eventi della serie classica. Di conseguenza, Abzu non esiste nel manga. Sia esteticamente che caratterialmente, Abzu è una divinità di stampo molto diverso dalle altre viste finora: non ha particolare venerazione per il proprio corpo, combatte spesso con uno stile fisico, quasi selvaggio, e non è irritato con gli esseri umani perché hanno smesso di venerarlo, ma per la loro stessa esistenza. Tecnicamente, il Dio è presente in ogni episodio in cui compare Mars, ma la sua volontà si afferma con decisione solo nel 48°, mentre il corpo originale compare nel 50°. A tal proposito, non c’è in realtà alcuna certezza che quello sia davvero il corpo mitologico del Dio e non un semplice costrutto di tenebre, visto che Abzu può deformarlo e ricostituirlo a suo piacimento. Non è neppure chiarissimo se la dimensione in cui si svolge lo scontro finale sia il vero regno di Abzu, raggiunto tramite un portale, o un luogo creato appositamente con l’oscurità fuoriuscita da Mars e Koga. L’aspetto demoniaco di Abzu compare per la prima volta nel prologo del 1° episodio.

Il ruolo di Abzu come divinità delle acque dolci viene ignorato nella serie, ma c’è un implicito riferimento nella scena in cui il suo corpo emerge proprio dall’acqua. Per sottolinearne l’aspetto androgino, il Dio parrebbe avere il seno, oltre a coda, ali, artigli e braccia sproporzionatamente lunghe. Non indossa però alcuna armatura nel senso più classico del termine, né sfodera colpi segreti con un nome proprio. Non sappiamo come abbia fatto Medea a venire a conoscenza dell’esistenza di Abzu, né tantomeno ad invocare il meteorite, ma sembra chiaro che il Dio non ha un controllo autonomo su Mars, che anzi protegge Pegasus dall’oscurità nell’eventualità di doverlo affrontare un giorno. Al contrario, prende nettamente il controllo di Koga, suggerendo che sia necessario possedere nel proprio corpo una certa quantità di oscurità prima di venir completamente posseduti da lui. Vale comunque la pena notare che Abzu, nel corpo di Koga, uccide solo Amor, mentre i vari Soma e compagni ricevono varie ferite ma nessun danno mortale. È quindi plausibile che almeno una stilla di volontà del Cavaliere fosse rimasta, permettendogli di trattenere almeno in minima parte il Dio.

Difficile dire quanto di quel che accade fosse stato pianificato da Abzu, e quanto da Medea, che aveva in programma di controllare il Dio con lo scettro di Aria. Teoricamente, la caduta del meteorite sarebbe potuta bastare a trasformare la Terra in un mondo di tenebre.

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