Saint Seiya Gigantomachia
di Kurumada Masami e Hamazaki Tatsuya
(tradotto da ALEDILEO, dallo spagnolo all’italiano - final editing by Shiryu)
CAPITOLO DI SANGUE
Deus ex machina
L’attività vulcanica che si era manifestata in diversi punti del mondo comincia a ritrarsi e a contenersi.
I Cavalieri Cristal il Cigno e Sirio il Dragone ritornano rispettivamente in Siberia Orientale e ai Cinque Picchi, per curare le proprie ferite.
Phoenix, che aveva salvato i suoi fratelli nella "dimora di Typhoseus", scompare nuovamente in qualche luogo sconosciuto.
Pegasus rimane con Andromeda al Grande Tempio.
L’Odeon, teatro a cielo aperto situato su una collina al nordovest dell’Acropoli, con una capacità di seimila persone, ospita quella notte il teatro classico greco. L’opera che sarà interpretata è nuovamente la Trilogia di Oreste, di Eschilo.
Oreste, il matricida, figlio di Agamennone, Re di Micene – assassinato dalla sua sposa, la Regina Clitennestra, per aver offerto la figlia in sacrificio per vincere la Guerra di Troia, un crimine disgustoso e tragico – è perseguitato dalle terribili Dee della Vendetta, le Erinni.
Condannato alla pazzia e forzato ad anni di vita errante, Oreste nuovamente consulta l’Oracolo di Delfi e, seguendo i suoi ordini, si sottomette al giudizio in Atene, per il crimine di matricidio.
La Dea della Guerra e della Saggezza, protettrice della città di Atene, presiede il giudizio al quale partecipano i denuncianti, le tre Dee della Vendetta e il difensore, Apollo, Dio di Delfi. Altri importanti Dei discendono sulla Terra per assistere alla sessione.
I voti dei giurati si dividono in numeri assolutamente uguale tra coloro che chiedono la condanna e la assoluzione. Nonostante ciò, grazie alla spettacolare difesa dell’articolato Apollo, la Dea Vergine Athena concede il voto di spareggio a favore dell’assoluzione di Oreste.
Insoddisfatte, le Dee della Vendetta intendono ancora perseguitare Oreste, ma Athena interviene a suo favore. Oreste è finalmente libero dalla pazzia dei suoi crimini. Fine.
"Perfetto, ma ha dormito tutto il tempo!" –Pensa Andromeda, sollevando le spalle.
I due Cavalieri respirano a fondo l’aria notturna e guardano verso il cielo, ancora opaco a causa delle ceneri sparse dal Dio dei Giganti.
I due scudi laterali dell’Armatura della Chioma di Berenice lanciano centinaia di migliaia di fili taglienti. Poco a poco, gli scudi in forma di lacrime perdono la loro forma. Le braccia, il pettorale, tutta la Sacra Armatura si sta disfacendo.
I fili taglienti si mescolano con le tenebre del gigantesco spazio vuoto del Tempio Sotterraneo, riempiendo lo spazio come un bozzolo di un baco da seta. Tifone è imprigionato, sospeso in aria dai fili che attraversano tutto il suo corpo.
Questo non è il Tempio dei Giganti. Questo è il Tempio del Sigillo di Athena.
La capsula del Tempo che avvolge Mei e Tifone è il sigillo dei tempi immemori di Athena.
In quell’istante, un’altra stella squarcia il firmamento e cade.
È notte al Grande Tempio. In cima alla montagna si erge il più limpido Tempio di Athena.
La donzella dai capelli viola, elegantemente vestita con un abito bianco, è in piedi nel punto più alto della Regione Sacra. Il suo corpo e il suo spirito furono affidati alla volta celeste, recipiente dell’universo.
Accoglie le nostalgiche memorie che sono sparse nel suo cuore e le solleva affettuosamente verso il firmamento, dove dovrebbe essere la costellazione senza stelle.
È ciò che deve fare, per l’amore e la giustizia sulla Terra.
FINE DEL TOMO 2
FINE DELLA GIGANTOMACHIA