Saint Seiya Gigantomachia

di Kurumada Masami e Hamazaki Tatsuya

(tradotto da ALEDILEO, dallo spagnolo all’italiano - final editing by Shiryu)

CAPITOLO DI SANGUE

Sangue

Esiste nel Grande Tempio un cimitero dimesso. Là riposano i Cavalieri di Athena, alcuni famosi, altri meno conosciuti. Molte tombe non devono contenere corpi sepolti. Le lapidi sono semplici pietre con il nome, la classe e in alcuni casi la costellazione. Alcune sono completamente ricoperte di muschio.

Dai tempi immemori delle antiche leggende mitologiche, i Cavalieri, così numerosi come le stelle del cielo, lottano per l’amore e per la giustizia sulla Terra, compiendo il loro destino.

Yulij, Bronzo, Sestante. Niente nell’iscrizione che indichi che questa è la tomba di una donna.

Le parole di Nicole riverberano lo spirito di Mei e il suo destino segnato dalla scura Armatura. Egli è un Guerriero della Gigantomachia.

***

Nella Sala del Grande Sacerdote, Nicole mostra a Pegasus il pezzo della Catena a Triangolo dell’Armatura di Andromeda. La prima reazione del giovane è di offrirsi immediatamente per salvarlo.

Con grande sorpresa di Pegasus, Cristal e Dragone, in quel momento un gruppo di Cavalieri entra nella Sala del Grande Sacerdote.

I nuovi arrivati si presentano.

Detto ciò, i Cavalieri di Bronzo si inginocchiano di fronte ad Athena.

Asher indossa l’Armatura dell’Unicorno, con un corno solitario sull’elmo. Somiglia molto a Pegasus e i due hanno la stessa età. La differenza principale è il suo viso, più abbronzato, probabilmente perché proviene dall’Algeria, dove ha adempiuto la sua missione di Cavaliere.

È Kiki.

Orgogliosamente Athena si avvicina ai sui Cavalieri, placidamente, portando con sé lo scettro di Nike, Dea della Vittoria. Il suo lungo vestito si agita soavemente.

Comprendendo la volontà di Athena, il Cavaliere dell’Altare si muove alla ricerca di una piccola cassetta, offrendola alla Dea. Dentro di essa si trova una daga brillante come una gemma. Athena osserva con amorevolezza Pegasus, Cristal e Sirio.

I tre Cavalieri attendono la chiamata della Dea.

La daga è così affilata che basta un lieve tocco per causarle un taglio. Senza vacillare, Athena la lascia correre lungo il suo braccio. L’illustr sangue divino disegna un filo color rosso vermiglio sulla pelle chiara.

Le tre Armature di Bronzo, di Pegasus, Cigno e Dragone, ricevono gocce di sangue di Athena, ottenendo così la protezione della sua sovrana volontà.

Dopodichè Athena offre la protezione del suo sangue anche all’Armatura dell’Altare, prima di restituire la daga a Nicole. Il Cavaliere riceve l’arma rispettosamente, pulisce la lama con un panno bianco e la colloca nuovamente nello scrigno.

***

Al risveglio da un incubo, nel quale si agitava con forza al suolo, come una lucertola, Andromeda prova brividi che lo intorpidiscono fino alla punta delle dita.

In piedi, con lo sguardo fisso il giovane, si trova il Dio asimmetrico delle fiamme e dei lampi, l’ultimo dei Giganti, nella sua brillante e oscura Armatura di Adamas. Andromeda è suo prigioniero.

"Forse i ricordi di Thoas, il Lampo Veloce, si sono trasferiti dentro Tifone quando egli lo ha divorato durante il sacrificio?" Andromeda ha difficoltà a mettersi di fronte al Dio dei Giganti. Le fiamme e i lampi che Tifone emana sembrano incendiare le sue retine. Ed egli è sempre più potente. Andromeda non lo sa, ma Tifone ha appena divorato Pallas, lo Spirito Stupido, aumentando ancora di più il suo potere.

Tifone si inclina in avanti e tocca il viso di Andromeda. Una scarica elettrica raggiunge i centri nervosi del corpo del Cavaliere, che si contrae involontariamente in un violento spasimo.

Il Dio dei Giganti esce dal campo visivo di Andromeda, rivelando un altare. Sopra di esso, avvolta in un "Bocciolo del Tempio", riposa un’immagine di una donna in cinta, metà umana, metà serpente. "La Prigione del Tempo Sospeso".

Di fatto Andromeda percepisce che la metà inferiore di Echidna, la parte di serpente, è intrappolata al piedistallo da vari chiodi.

In quel momento appaiono tre figure non identificate.

"Che siano Pegasus e gli altri?" Pensa Andromeda. "Dunque la Catena di Andromeda è arrivata ad Athena!"

***

In piedi sopra una rocca che ricorda un berretto acuminato, Pegasus esamina il paesaggio intorno a sé. È uno dei numerosi boschi di pietra della valle dell’Anatolia, una regione desolata, lontana dalla civiltà. Il Cavaliere non vede nessun tipo di luce, nessun segnale di una qualche abitazione. Dietro di lui si trovano Cristal, Sirio, Nicole e Kiki, che li ha teletrasportati tutti laggiù.

In quel momento, i quattro Cavalieri osservano le loro Sacre Armature. Ammirano il luccichio delle stelle che onoravano. Sono sotto la protezione del sangue di Athena e contemplano il loro destino.

Nicole vede che i tre giovani mettono le mani una sopra l’altra, stipulando un patto di portare a compimento la missione.

I quattro corrono mantenendo una certa distanza tra di loro.

Ciò che devono fare non è essere protagonisti di una storia di eroismo e di bravura che sia raccontata per millenni. Tutto ciò che faranno sarà per l’amore e per la giustizia sulla Terra. Per i loro compagni e per Athena.

Improvvisamente risuona un gran rumore, una specie di pozza rivoltosa. I Cavalieri si fermano e si mettono in posizione di combattimento. Il suolo si apre.

Il bosco di pietra grida. Il vento che percorre le rocce fa vibrare l’aria e sovrasta gli invasori come un’arpa stridente. Il suolo cede. La superficie frana come un guscio vuoto e i Cavalieri sono inghiottiti verso il centro della terra, perdendosi l’uno con l’altro in mezzo alle ombre delle rocce e alla polvere che cade.

Il cratere è grande, abbastanza per ospitare vari anfiteatri e si fa sempre più profondo, finché finalmente non incontrano il fondo. Con ciò la terra torna nuovamente silenziosa.

L’aria è satura di polvere, al punto da rendere impossibile mantenere gli occhi aperti. In ogni modo, Cristal si trova molto al di sotto della superficie: anche se potesse aprire gli occhi, l’oscurità sarebbe assoluta.

Mentre cadeva, Cristal era saltato istintivamente verso una fessura laterale del cratere. Se fosse caduto fino in fondo, sarebbe stato schiacciato dal colossale volume delle rocce franate.

Una tenebrosa bufera percorre lo spazio vuoto della terra e Cristal sente come se un centinaio di serpenti lambissero il suo corpo.

Cristal si volta in direzione della voce e, con sua grande sorpresa, riesce ad aprire gli occhi. La polvere, prima così densa, era completamente sparita.

Si trova in una caverna con luci che oscillano tra il rosso e il marrone, che ricorda molto il tempio sotterraneo del Monte Etna. Cristal è sorpreso per l’esistenza di uno spazio tanto ampio sotto il Vulcano Arima.

La sua Adamas splende di una brillantezza di zaffiro, stella del colore delle tenebre, una pietra nobile e rara, che contiene nelle sue profondità un azzurro intenso, i raggi scintillanti delle stelle.

Cristal riconosce il nome del mostro dell’Antichità. La figura che si erge di fronte a lui sembra essere fatta di roccia massiccia. Nonostante abbia la stessa altezza degli altri Giganti, il suo torso e il suo addome sono di proporzioni colossali, trasmettendo una densità come quella di un orso polare, un mammifero di mezza tonnellata, che è il più grande animale carnivoro del pianeta.

Il Gigante porta un collare di spine e un’Armatura di Adamas dalla forma poco comune, che ricorda un valente e rugoso cane Mastino.

Il suo viso è completamente coperto da un elmo. Gli spallacci presentano immagini che rappresentano proprio il Malefico Cane Bicefalo, con i denti mostrati, come se fosse sempre pronto per mordere i nemici. Sembra che abbia tre teste, incluso l’elmo.

Un cristallo di neve danza in sospensione, congelando l’aria. I suoni leggeri dei crepitii maculati dal freddo nell’atmosfera sono il silenzioso preludio del guerriero, all’elevarsi del Cosmo di Cristal.

***

Dopo essere stato praticamente sepolto vivo, Pegasus si apre il cammino sconquassando le rocce che cadevano sopra di lui, sollevandosi dalla terra come un morto resuscitato. Il giovane si pulisce gli occhi e sputa energicamente il fango che si era accumulato dentro la sua bocca.

Sopra di lui, l’uscita è parzialmente sotterrata. Pegasus non riesce a individuare la cima. Nel luogo vi è una luminosità torbida, che occupa l’aria all’interno della caverna e rivela i contorni delle roccie.

Pegasus compie un agile mezzo giro su se stesso e assume posizione di combattimento, mettendosi in guardia con le braccia.

A Pegasus si blocca il respiro di fronte a ciò che vede. Il Gigante possiede ali formate da membrane stirate sopra ossa come quelle dei pipistrelli. La spada nella mano sinistra è un serpente velenoso. Lo scudo nella mano destra è una capra, i cui corni evocano le antiche rappresentazioni del diavolo. Sono oggetti che fanno sì che la figura sembri un fantasma estratto dalla cavalleria medievale.

Il brillare dell’Adamas, che copre tutto il suo corpo, è della stella rubino, ma del colore delle tenebre, un’altra rarissima pietra preziosa, di un rosso così intenso che arriva ad essere crudele, come se contenesse all’interno le fiamme delle stelle impazzite. Sulla sua faccia, una maschera che imita il viso di un leone.

Pegasus si irrita per il modo con cui il Gigante gli si rivolge. Pestando il suolo, prende l’impulso per lanciarsi in direzione del suo avversario.

Uno scintillio intenso. I suoi pugni si dirigono verso il nemico ad una velocità di molto superiore a quella del suono. L’attacco mortale rompe la barriera delle Fiamme terrene e per questo può essere lanciato con la sua energia di sempre.

Ma un inaspettato contrattacco lancia Pegasus al suolo. Il violento colpo scagliato dallo scudo sostenuto dal Gigante fa sì che il giovane cada ad una distanza di decine di metri, creando una colonna di acqua. Un lago sotterraneo.

Il "Cavaliere andante" dei Giganti sale i macigni fino a dove Pegasus è stato lanciato. Nonostante sia impacciato, la sua andatura non è in alcun modo lenta.

Pegasus si mette di fronte al suo avversario nel lago, con l’acqua che gli arriva fino alla cintura. Nonostante stia combattendo, il giovane sorride con un’espressione tranquilla, come se non avesse sofferto alcun danno.

Il suo corpo è alto più di due metri e la sua Armatura sembra essere proprio il guscio del Gigante.

Durante il suo addestramento di Cavaliere, Pegasus aveva appreso alcune leggende di mostri. Il giovane cerca adesso nella memoria qualche insegnamento che la sua maestra, Castalia dell’Aquila, Sacerdotessa Guerriero d’Argento, poteva avergli detto al riguardo della Chimera.

La metà superiore del Gigante ha la forma di un leone e la parte inferiore del corpo è una capra. Nella coda un serpente. È un essere strano, fantastico, misterioso.

Il cavallo alato e la creatura fantastica che riunisce molteplici animali si affrontano in combattimento.

***

Anche Nicole dell’Altare era riuscito a salvarsi dalla frana, trovando riparo in una caverna sotto il Vulcano Arima.

In quel momento un’esplosione rumorosa fa vibrare nuovamente i sotterranei del Monte Arima.

Nei corridoi che seguono la luminosità è più ridotta. Sirio, nonostante sia cieco, avanza come se guidasse Nicole nella penombra. Arrivano infine ad un’apertura molto più illuminata e davanti a loro si trova…

La figura del Cavaliere ricoperto dalla sua nera corazza, ferito e abbattuto. Gettato con la bocca a terra, sembra voler sollevare il volto, gemendo.

Senza prestare attenzione alcuna nei suoi propri riguardi, Nicole corre nella sua direzione.

In quell’istante scende la più completa oscurità. Su tutti loro.

Un attacco proveniente dalle tenebre attraversa il pettorale della Sacra Armatura d’Argento, come se fosse fatta di carta. Un suono sordo. La protezione della stella di Nicole sembra che si stia esaurendo.

Qualcosa lo attraversa dalla schiena. Non c’è niente che Sirio e Mei possano fare. Non vi è modo per riportare indietro il tempo. La fine di una vita non può essere cambiata. Il sangue inonda i polmoni di Nicole dopo che il suo petto si rompe.

Mei si avvicina a Nicole, strascicandosi. Il Cavaliere della Costellazione dell’Altare cade bocconi, senza niente che ammortizzi la sua caduta.

In quell’istante un’altra stella cade dal firmamento. Nicole, Argento, Altare. Alcune volte le tombe non contengono resti mortali.

Sirio corre in direzione di Mei, studiando l’interno della caverna. I suoi movimenti sono interrotti da un cosmo devastante.

Mei si solleva tremante. Le sue ferite sono profonde e sanguinanti. Ha i muscoli della gamba divisi, come se la carne fosse stata strappata a morsi.

Lo splendore della sua Adamas è di un opale nero, una gemma rara che irradia nebulose stellari con tutti i colori dell’arcobaleno del firmamento denso di ebano.

Di fronte al comportamento onesto di suo fratello, anche Mei si sente sollevato, si sente salvo.

Prima che possano congedarsi, Ladone, il Dragone dalle Cento Teste, si colloca di fronte alla coppia.

Il Dragone celeste, risplendendo in un bagliore bianco-azzurro, si annida nel pugno destro di Sirio.