Saint Seiya Gigantomachia

di Kurumada Masami e Hamazaki Tatsuya

(tradotto da ALEDILEO, dal francese all’italiano - final editing by Shiryu)

CAPITOLO DI SANGUE

Echidna

Il Grande Tempio.

Due figure si trovano nelle camere in fondo alla Stanza del Grande Sacerdote: una giovane dama e un ragazzo.

Il giovane dai capelli argentati è disteso su un letto e lentamente apre gli occhi. In piedi di fronte a lui si erge una ragazza dalla bellezza senza eguali: la giovane incarnazione della Dea Athena.

Il più recente Cavaliere di Athena non ha più la febbre, ha smesso di sudare e sul suo corpo non vi sono rimasti segnali o marchi degli artigli del Gigante Tifone. È sopravvissuto all’attacco, ma il suo viso pallido e senza colore gli dà un aspetto da persona molto malata.

Mei ricorda la battaglia combattuta in Sicilia contro i Giganti, esseri mitologici dei tempi immemori, ma fa molta fatica a ricordare i dettagli. A poco a poco riesce a ricordare di essere stato usato come una marionetta dalla volontà del resuscitato Dio Tifone, e che per questo aveva perduto quasi tutto il suo Cosmo.

Per qualche ragione, pare esservi una complessa mescolanza di sentimenti tra Isabel e Mei, qualcosa molto più grande di una semplice relazione tra padrona e servo.

Al segnale della Dea una figura estremamente cerimoniale si avvicina al letto: un uomo alto, dalla testa rapata, vestito con uno smoking nero.

Si tratta di Mylock, l’amministratore della Grande Fondazione e fidato maggiordomo della famiglia Thule.

Il giovane guarda ancora all’immagine di Mylock come quella di una specie di bambinaia o di guardia del corpo della giovane, impressione condivisa durante l’infanzia da tutti i cento orfani riuniti dal defunto Alman di Thule per diventare Cavalieri.

Mylock esplode in una risata sgraziata e solleva le spalle. Il suo sorriso è sincero e le sue spalle sono larghe come quelle di un pugile.

Chiedendo permesso alla Dea, appare sulla porta Nicole, Cavaliere d’Argento dell’Altare.

Il giovane balza giù dal letto e, con le gambe tremolanti in un’inaspettata debolezza, si inginocchia di fronte all’ufficiale maggiore. Nicole, a sua volta, si rivolge ad Athena.

Man mano che rimette in ordine i propri pensieri, Mei inizia ad affliggersi per le cose che ha fatto quando era sotto il controllo di Tifone. Aveva raggiunto Nicole con un colpo nel teatro all’Acropoli, e peggio ancora per poco non aveva ucciso Pegasus in Sicilia.

La rivelazione insperata coglie il giovane completamente di sorpresa.

Mei distoglie lo sguardo verso un’urna contenente l’Armatura, collocata al limite dell’anticamera. È uno scrigno nero, così scuro che pare assorbire la luce al suo interno. Su di esso è scolpita in bassorilievo la figura di una donna sdraiata.

Inginocchiandosi di fronte al sostituto del Grande Sacerdote, Mei giura eterna lealtà ad Athena, diventando quindi ufficialmente il Cavaliere della costellazione della Chioma di Berenice, il nuovo Cavaliere di Athena.

Di fatto, l’Armatura di Mei non appartiene a nessuna delle tre gerarchie: Oro, Argento e Bronzo. Nicole decide che quello è il momento per raccontare a Mei la storia dell’antica battaglia contro i Giganti.

***

"La dimora di Typhoeus". Soltanto un poema epico greco conserva in questi giorni il nome del più potente dei Giganti. Col tempo Typhoeus è diventato un’altra forma di scrivere "Typhon" o "Tifone". Il Dio dei Giganti è un vortice che non sarà soddisfatto finché non avrà distrutto e consumato tutta la Terra.

Rinato nel mondo fisico al rompere del sigillo di Athena, il Dio Gigante delle tempeste si nasconde nel punto più profondo di un insieme di caverne intrecciate come un enorme formicaio. Di fronte a lui vi è un Gigante che veste un Adamas di Carnelian.

Ma Tifone non gli presta attenzione. I suoi pensieri vagano molto lontano.

La metà destra del suo corpo è ricoperta di fiammate, le fiamme inesauribili della grande terra, mentre lampi dominano la metà sinistra assieme a terribili venti dei temporali fantasma. Dalla carne asimmetrica nascono, come unghie, le piastre della sua nera Adamas di onice. Non è esattamente un’Armatura, ma piuttosto una corazza, come una parte indurita del corpo.

Di fatto il corpo fisico che fu offerto a Tifone dal suo fratello più vecchio, il Sommo Sacerdote Encelado, è resistente e potente.

Siamo nella Terra Santa dei Giganti.

Basta guardare con attenzione per notare delle squame dove dovrebbero essere le gambe della creatura. La sua metà inferiore ha la forma di un serpente.

Pallas non capisce più niente.

Se lo facesse essi perderebbero sangue dalle orecchie e impazzirebbero. Allo stesso modo, se i figli nominassero il nome di Tifone, la lingua sarebbe loro strappata ed essi perderebbero il dono della parola.

Quindi le ombre si presentano esse stesse a Pallas.

Le tre figure si inginocchiano in silenzio di fronte alla volontà del Dio dei Giganti.