di Kurumada Masami e Hamazaki Tatsuya
(tradotto da ALEDILEO, dal francese all’italiano - final editing by Shiryu)
CAPITOLO DI SANGUE
Echidna
Il Grande Tempio.
Due figure si trovano nelle camere in fondo alla Stanza del Grande Sacerdote: una giovane dama e un ragazzo.
- Riesci a vedermi, Mei?
- Isabel...
Il giovane dai capelli argentati è disteso su un letto e lentamente apre gli occhi. In piedi di fronte a lui si erge una ragazza dalla bellezza senza eguali: la giovane incarnazione della Dea Athena.
- Io... stavo dormendo?! –Domanda Mei, percependo di avere indosso una tunica in tessuto leggero.
Il più recente Cavaliere di Athena non ha più la febbre, ha smesso di sudare e sul suo corpo non vi sono rimasti segnali o marchi degli artigli del Gigante Tifone. È sopravvissuto all’attacco, ma il suo viso pallido e senza colore gli dà un aspetto da persona molto malata.
- Hai dormito per più di dieci giorni! –Spiega la Dea, come se stesse raccontando ad un naufrago quanto tempo era rimasto lontano da casa.
Mei ricorda la battaglia combattuta in Sicilia contro i Giganti, esseri mitologici dei tempi immemori, ma fa molta fatica a ricordare i dettagli. A poco a poco riesce a ricordare di essere stato usato come una marionetta dalla volontà del resuscitato Dio Tifone, e che per questo aveva perduto quasi tutto il suo Cosmo.
- Dieci giorni... tutto questo tempo...
- Però sono sollevata! –Sospira Athena. –La tua respirazione era quasi impercettibile! Ho pensato non ti saresti mai alzato da questo letto! –La giovane apre il suo cuore in maniera sorprendente, trattandosi di una Dea.
Per qualche ragione, pare esservi una complessa mescolanza di sentimenti tra Isabel e Mei, qualcosa molto più grande di una semplice relazione tra padrona e servo.
- Ho una sorpresa per te! –Dice Athena gentilmente. –Una persona è qua per vederti!
Al segnale della Dea una figura estremamente cerimoniale si avvicina al letto: un uomo alto, dalla testa rapata, vestito con uno smoking nero.
- Mylock?! Siete voi? – Domanda Mei, con un tono di sorpresa.
- È un bene che il signorino sia vivo! –Dice l’uomo dall’espressione severa, bagnata adesso da una pioggia di lacrime. – Questo vostro servitore non ha parole per esprimere la sua allegria!
Si tratta di Mylock, l’amministratore della Grande Fondazione e fidato maggiordomo della famiglia Thule.
- Volete forse dire che continuate a prestare servizio a Lady Isabel? –Domanda Mei.
Il giovane guarda ancora all’immagine di Mylock come quella di una specie di bambinaia o di guardia del corpo della giovane, impressione condivisa durante l’infanzia da tutti i cento orfani riuniti dal defunto Alman di Thule per diventare Cavalieri.
- Sì, signorino! Il duca Alman sarebbe felice se potesse essere qui con voi!
- Hai ragione! –Continua Mei. –Athena è anche l’ereditiera della Grande Fondazione Thule! Però vedo che non ti sta bene indossare uno smoking all’interno del Grande Tempio!
Mylock esplode in una risata sgraziata e solleva le spalle. Il suo sorriso è sincero e le sue spalle sono larghe come quelle di un pugile.
- Non l’avrei mai immaginato! –Dice Athena, con voce tremante.
- Glielo avete detto, Mylock? Ma era proibito parlarne, per me e per mio padre!
- Lo so, signorino! –Mylock si china di fronte al giovane. –Ma.. accadde molto tempo fa! Il duca Alman non è più tra noi e, come egli tanto desiderava, la signorina Isabel si è rivelata come Athena! E... il signorino Mei è vivo! Questo vostro servitore non sa proprio come contenersi!
- D’accordo! Dimenticalo! –Dice Mei, nel modo più calmo che può.
- Non lo sapevo fino ad ora, Mei, tu sei l’erede del mio nonno... l’erede della famiglia Thule! Mylock mi ha raccontato come mi hai trattato con affetto, come una vera umana, mentre io ero allevata come la nipote di mio nonno! In verità, l’erede della Grande Fondazione Thule non avrei dovuto essere io.. bensì...
- Non dite queste cose! –Interrompe Mei. –E, per favore, Lady Isabel, non raccontatelo mai a Pegasus e agli altri!
- Provi risentimento verso mio nonno? Per le decisioni prese da tuo padre?
- Lady Isabel, la decisione non fu del duca Alman! –Mylock non si contiene più, ansioso di rivelare la verità nascosta per tanto tempo.
- La decisione fu mia! –Spiega Mei. –Quando scoprii che gli orfani dell’istituto erano tutti miei fratelli, che avevano il sangue del mio stesso padre nelle vene, non sopportai il fatto di stare ricevendo un trattamento speciale, senza che niente mi mancasse, come erede della Fondazione Thule! Per questo decisi, con libera e spontanea volontà, di affrontare lo stesso destino dei mie fratelli!
- Con libera e spontanea volontà! –Ripete Isabel, riflettendo sulle parole.
- Alman di Thule è mio padre! Ed è anche il padre di Pegasus, di Andromeda, di Cristal... di tutti i cento orfani riuniti per essere Cavalieri! Questo legame di sangue ci accompagnerà per tutta la vita!
- Il nonno soffrì fino all’ultimo istante della sua esistenza il fatto di aver condannato i suoi figli ad una vita infernale di sacrifici, affinché diventassero Cavalieri! Ma fece tutto questo per proteggere l’amore e la giustizia sulla Terra!
- Lo so, Lady Isabel! –Mei solleva la testa. –Non provo risentimento o rancore verso mio padre! Al contrario, gli sono molto grato per avermi lasciato affrontare lo stesso destino dei miei fratelli! In caso contrario non avrei potuto guardarli negli occhi quando ci saremmo rincontrati! Non avrei potuto conversare con loro sulla nostra infanzia! Sarei stato eternamente perseguitato da un senso di colpa!
- Per favore, non colpevolizzarti!
- Lo stesso dico a voi, Lady Isabel! –Mei decide che questa è l'ultima volta che la chiamerà con il suo nome. –Voi Milady non dovete provare alcun sentimento speciale per me! Adesso siete Athena, ed io un vostro Cavaliere! Questo è il destino delle stelle, che io stesso ho scelto di seguire!
- Signorino Mei? –La voce di Mylock sembra piena di sorpresa. –Il signorino pretende di continuare a nascondere le sue origini... e i suoi diritti?
- Lo pretendo! Quando ancora ero un bambino feci questa promessa, ed ero disposto a morire per questo! Come potrei romperla adesso? Quando abbandonai il cognome Thule, passai ad essere soltanto Mei! Per questo, Mylock, voglio che tu mi tratti nella stessa maniera in cui mi trattavi quando entrai nell’orfanotrofio! Non devi fingere, devi fare con me ciò che facevi con i miei fratelli! E smettila di chiamarmi signorino! –Conclude il giovane, con un sorriso amaro.
- Athena! –Una voce proveniente dall’altro lato, fuori dall’anticamera, interrompe la conversazione.
Chiedendo permesso alla Dea, appare sulla porta Nicole, Cavaliere d’Argento dell’Altare.
- Mei! Ti sei svegliato!! –Esclama l’uomo. Il suo viso ricorda una statua greca, di una bellezza intellettuale e galante.
Il giovane balza giù dal letto e, con le gambe tremolanti in un’inaspettata debolezza, si inginocchia di fronte all’ufficiale maggiore. Nicole, a sua volta, si rivolge ad Athena.
- In qualità di sostituto del Grande Sacerdote, e per tanto responsabile dei Cavalieri, la ringrazio per aver salvato la vita di Mei! –E continua, curvandosi lentamente in direzione di Mylock. –Anche il nobile Mylock mi piacerebbe ringraziare, per aver intercesso presso l’esercito e il governo italiano in Sicilia! –Solo adesso Nicole rivolge parola al giovane Cavaliere. –Dimmi, Mei, ricordi cosa è accaduto mentre eri sotto il controllo di Tifone?
- Sì, ma sono ricordi confusi! Non ho molta certezza dell’ordine degli eventi!
- Nicole, siate paziente! –Lo difende Athena. –Mei ha appena ripreso conoscenza!
- Lo capisco, mia Dea! Ma abbiamo bisogno di molte informazioni! La Terra si trova in un grave pericolo! Tifone è scomparso nell’eruzione dell’Etna e starà recuperando le sue forze in questo preciso momento!
Man mano che rimette in ordine i propri pensieri, Mei inizia ad affliggersi per le cose che ha fatto quando era sotto il controllo di Tifone. Aveva raggiunto Nicole con un colpo nel teatro all’Acropoli, e peggio ancora per poco non aveva ucciso Pegasus in Sicilia.
- Come sta Pegasus? –Domanda Mei, mentre osserva le sue stesse mani in evidente stato di shock. Ancora riesce a sentire in esse il calore del sangue di suo fratello. Il giovane non accetta la propria debolezza. –Come ho potuto abbandonarmi completamente alla mercè della volontà di Tifone?
- Pegasus sta bene! I giovani recuperano in fretta! –Risponde Nicole, quasi divertito, con una mano sullo stomaco, dove Mei lo aveva colpito. E quindi annuncia, con un tono estremamente solenne. –Athena riconosce Mei come suo nuovo Cavaliere!
La rivelazione insperata coglie il giovane completamente di sorpresa.
- Ti conferisco adesso la Sacra Armatura, che prova la tua missione di Cavaliere! –Continua Nicole, cominciando proprio lì la cerimonia di nomina del Cavaliere.
Mei distoglie lo sguardo verso un’urna contenente l’Armatura, collocata al limite dell’anticamera. È uno scrigno nero, così scuro che pare assorbire la luce al suo interno. Su di esso è scolpita in bassorilievo la figura di una donna sdraiata.
- Questa è l’Armatura della Chioma di Berenice, Mei, la tua costellazione!
Inginocchiandosi di fronte al sostituto del Grande Sacerdote, Mei giura eterna lealtà ad Athena, diventando quindi ufficialmente il Cavaliere della costellazione della Chioma di Berenice, il nuovo Cavaliere di Athena.
- In nome di Athena, io, Nicole dell’Altare, ti nomino Cavaliere! Dovrai proteggere Athena e difendere la giustizia sulla Terra! La Sacra Armatura mai dovrà essere usata per interesse o questioni personali! Se per caso violerai la norma e infangherai le Sacre Vestigia, la costellazione stessa, la tua Armatura, invece di proteggerti ti distruggerà!
- L’Armatura mi distruggerà? –Mei sembra confuso. –Ma alla fine.. cos’è quest’Armatura nera?
Di fatto, l’Armatura di Mei non appartiene a nessuna delle tre gerarchie: Oro, Argento e Bronzo. Nicole decide che quello è il momento per raccontare a Mei la storia dell’antica battaglia contro i Giganti.
***
"La dimora di Typhoeus". Soltanto un poema epico greco conserva in questi giorni il nome del più potente dei Giganti. Col tempo Typhoeus è diventato un’altra forma di scrivere "Typhon" o "Tifone". Il Dio dei Giganti è un vortice che non sarà soddisfatto finché non avrà distrutto e consumato tutta la Terra.
Rinato nel mondo fisico al rompere del sigillo di Athena, il Dio Gigante delle tempeste si nasconde nel punto più profondo di un insieme di caverne intrecciate come un enorme formicaio. Di fronte a lui vi è un Gigante che veste un Adamas di Carnelian.
- Mio Signore! –Dice il Gigante.
Ma Tifone non gli presta attenzione. I suoi pensieri vagano molto lontano.
- Athena è riuscita a reincarnarsi in quest’epoca nella sua pienezza! –Dice a se stesso.
La metà destra del suo corpo è ricoperta di fiammate, le fiamme inesauribili della grande terra, mentre lampi dominano la metà sinistra assieme a terribili venti dei temporali fantasma. Dalla carne asimmetrica nascono, come unghie, le piastre della sua nera Adamas di onice. Non è esattamente un’Armatura, ma piuttosto una corazza, come una parte indurita del corpo.
- Athena è riuscita a reincarnarsi in quest’epoca nella sua pienezza! –Ripete. –Però, cosa si può dire di me? Di questo mio corpo fisico tanto fragile?!
- Fulmini! Il corpo di Encelado fragile?! –Si sorprende Pallas, lo Spirito Stupido.
Di fatto il corpo fisico che fu offerto a Tifone dal suo fratello più vecchio, il Sommo Sacerdote Encelado, è resistente e potente.
- Non è sufficiente per sopportare la mia vera forza! –Risponde Tifone, toccandosi il mento. L’osso danneggiato dai colpi di Mei nel Monte Etna già si era completamente ristabilito. –Ho bisogno di un ricettacolo degno del mio potere!
- Con tutto il rispetto, la vostra carne radiante fu totalmente distrutta, nelle sue cinque membra, da Athena! –Con le parole di Pallas, un flusso più intenso di luce scaturisce dalle fiamme e dai lampi nel corpo di Tifone, illuminando tutto l’interno della caverna. Il luogo, con un immenso altare, assomiglia molto al tempio sotterraneo del Monte Etna.
Siamo nella Terra Santa dei Giganti.
- Maledetta Athena e i suoi Cavalieri! –Tifone è davanti all’altare, sopra il quale si trova quella che pare una statua dai grandi seni, rappresentante una Dea. Ma un cuore pulsa nella figura, dimostrando che in realtà si tratta di una donna viva, nonostante il fatto che tenga le palpebre e le labbra chiuse, come se fossero fatte di pietra. E ancora, l’imponente figura è gravida. –È la mia forma femminile! –Spiega Tifone.
- Oh! –Pallas, lo Spirito Stupido, sembra ipnotizzato dalla bellezza della forma femminile del suo maestro, interamente nuda, le sue curve provocanti nascoste appena dai capelli ondulati che arrivano fino alla cintura.
Basta guardare con attenzione per notare delle squame dove dovrebbero essere le gambe della creatura. La sua metà inferiore ha la forma di un serpente.
- La prigione del Tempo Sospeso! –Per la prima volta, Tifone dirige il suo sguardo direttamente su Pallas. –Nell’antica Gigantomachia, poco prima di essere esiliato da Athena e dai suoi Cavalieri nel Monte Etna, sigillai i Giganti sopravvissuti! Non fu Athena a confinare i miei fratelli nelle profondità dello spazio fantasma. Fu la mia volontà!
- Come? –Pallas è confuso. Egli aveva sempre creduto di essere stato imprigionato da Athena, insieme a Tifone.
- Miei cari fratelli più vecchi, voi, al contrario di me, non siete immortali! –Continua Tifone. –Se il vostro corpo fisico fosse stato distrutto, non avreste udito la chiamata della rinascita! Per questo sigillai sia il vostro corpo che la vostra anima nella prigione del Tempo Sospeso!
- È questo ciò che è accaduto, mio Signore? Voi, tenendo in mano i fili del burattino Mei, inizialmente scioglieste i legami che imprigionavano noi Giganti, nelle più diverse regioni e…
- E mediante il sacrificio di sangue dei Cavalieri e dei due miei amati fratelli finalmente sono ritornato alla vita nel mondo presente!
- E questa donna, Signore? –Domanda Pallas, inghiottendo seccamente.
- Questa è Echidna! –Risponde Tifone. –L’ultima delle donne Giganti! Lei racchiude in sé il mio corpo carnale, il ricettacolo della mia volontà!
- Ah, quindi stavate già preparando la vostra reincarnazione! –Esclama Pallas, comprendendo finalmente il pano del suo Maestro.
- Sì! Il corpo finale che Echidna accoglie nel suo ventre racchiuderà la mia Volontà! –E quindi, in un tono senza molta convinzione. –E fino a quel momento, sarò ospitato in questo corpo orrendo!
- Davvero, che corpo orrendo! –Una voce sorge dalle ombre, da cui emergono tre figure.
- Figli miei! –Dice Tifone, senza guardare a coloro appena arrivati.
Pallas non capisce più niente.
- Fulmini! Figli?!
- I miei figli, generati da Echidna in altri tempi, creati nella culla del Tempo Sospeso! I sigilli furono rotti! –Tifone non chiama i suoi figli per il loro vero nome.
Se lo facesse essi perderebbero sangue dalle orecchie e impazzirebbero. Allo stesso modo, se i figli nominassero il nome di Tifone, la lingua sarebbe loro strappata ed essi perderebbero il dono della parola.
Quindi le ombre si presentano esse stesse a Pallas.
- Ortro, il Malefico Cane Bicefalo!
- Chimera, la Bestia Multiforme!
- Ladone, il Dragone dalle Cento Teste!
- Figli, offritemi la vostra anima per la mia resurrezione!
Le tre figure si inginocchiano in silenzio di fronte alla volontà del Dio dei Giganti.