di Kurumada Masami e Hamazaki Tatsuya
(tradotto da ALEDILEO, dal francese all’italiano - final editing by Shiryu)
CAPITOLO DI MEI
Resurrezione
Terremoti fanno tremare l’isola in modo spaventoso, come se stesse scaricando l’odio accumulato dai Giganti sotto l’Etna. Pegasus è sepolto sotto le ceneri recenti che cadono sulle pendici del vulcano. È stato lanciato contro il versante della montagna dall’impatto con il corpo di Agrios, la Forza Bruta. Il sangue che scende dalla sua fronte è assorbito in fretta dal suolo spugnoso.
- È incredibile il potere dei Giganti! –Pensa il Cavaliere, percependo un’incrinatura nella sua Armatura di Pegasus, all’altezza del petto. –Quindi la storia che tutti i Cavalieri furono annientati non era una menzogna… no!
Pegasus sa che solo qualcuno capace di esteriorizzare il proprio cosmo, qualcuno che domina la tecnica di lotta in grado di distruggere gli atomi, potrebbe essere capace di danneggiare la sua Sacra Armatura, più resistente di qualsiasi metallo nell’universo.
- Adesso vedo dove sei arrivato, Pegasus! –Agrios si avvicina al giovane, nella sua Adamas azzurra, calpestando lentamente le ceneri. –Se tu non fossi stato fermato dalla montagna, avresti attraversato il Mediterraneo fino in Africa!
- Esagerato! –Dice Pegasus, rialzandosi. La sua faccia è piena di fuliggine.
- Ancora riesci a dire stupidaggini dopo aver ricevuto la mia PRESSIONE DI ROCCIA? Sono impressionato!
Pegasus e Agrios si affrontano su un declivio scivoloso, a dieci metri l’uno dall’altro. Mentre nessun attacco di lotta o di arti marziali potrebbe essere lanciato da quella distanza, per i Cavalieri, che lottano a velocità supersoniche, questo è uno spazio minimo.
- FULMINE DI PEGASUS!!!
- È inutile! –Sorride Agrios, mentre i due si incrociano in aria, avvolti dalle onde dell’impatto. –Per me è come una puntura di zanzara!
Di fatto, in quel momento, raggiunto da centinaia di pugni luminosi, il Gigante non si abbandona ad alcuna reazione, rimanendo immobile per tutto il tempo.
- Com’è possibile? –Pensa Pegasus, perplesso. –Per quanto la sua Adamas sia resistente, non esiste niente che non possa essere distrutto dal…
- Non hai modo di vincere! –Dice il Gigante, interrompendo i pensieri del Cavaliere. –Adeguati alla sconfitta, Pegasus! Questa è la fine!!!
E un’altra volta Agrios tocca il suolo con una delle sue mani, curvandosi per guadagnare spinta. Per questo terribile Gigante, l’astuzia non è necessaria. Gli basta lanciarsi sopra il nemico con la sua durissima armatura e il peso sovraumano del suo corpo.
Il suolo pare esplodere all’avanzare di Agrios, sollevando un’enorme colonna di cenere. Pegasus non riesce ad evitarlo e il Gigante afferra i suoi piedi come se stesse giocando un match di football americano, lanciando il Cavaliere al suolo, con tutto il peso del suo corpo, ad una velocità sorprendente.
- Aaah!! –Pegasus lancia involontariamente uno schizzo di sangue, formando una specie di nebbiolina rossiccia nell’aria. La sua nuca raggiunge il suolo con un sordo singhiozzo.
Agrios contempla per qualche secondo l’efficacia della sua tecnica, liberando lentamente il corpo immobile di Pegasus, con un’espressione soddisfatta nell’aver adempiuto al suo lavoro.
- Gli avrò rotto tutte le ossa?! –Si chiede, osservando con disprezzo Pegasus, il quale è praticamente interrato nelle ceneri, percosso molto più rispetto a quando era stato lanciato dal Gigante poco prima.
Il corpo del giovane ha assorbito tutta l’energia distruttiva dell’Adamas e dell’impressionante massa corporea di Agrios.
- Potrei ucciderlo se volessi! –Continua Agrios, sollevando con una sola mano il corpo di Pegasus, tutto avvolto nelle ceneri che si accumulano instancabilmente. –Però non avrebbe senso portare i Cavalieri fino all’Etna! Senza contare il fatto che, se lo uccidessi, dovrei ascoltare i pesanti sermoni di Thoas e del Maestro Encelado! Quindi, mi fai un favore? –La sua voce ritorna ad un tono malizioso. –Rimani vivo ancora un po’? Dopo aver raggiunto il nostro scopo, ti finisco di uccidere, d’accordo?
Un raggio di luce si espande repentinamente nell’aria. Agrios è preso di sorpresa dallo scatto della Meteora di Pegasus, che fino a poco prima pareva moribondo. I due nemici tornano a mantenere una certa distanza tra di loro, mentre un forte vento trascina via le ceneri dal suolo.
- Qua si farnetica! Stai dicendo cose senza senso.. –Lo provoca il Cavaliere.
- Moccioso! –Agrios trema di rabbia, barcollando un po’ a causa del colpo ricevuto. –Te la sei cercata! –Il suo casco di Adamas è stato rotto, rivelando un viso dai tratti alteri e marcati, che contrasta con la sua grossa forma.
- Hai perso la testa insieme all’elmo, eh? –Continua Pegasus. –Adesso ho proprio perso la pazienza con te!
- È questo il potere di Pegasus?! –Il Gigante pare rendersi conto per la prima volta dell’enorme potere del Cavaliere.
- Non morirò in un luogo come questo! –Dice Pegasus. –Mi rialzo ogni volta che cado, e alla fine ti ucciderò!
- Ti ho già detto di non alzare troppo il naso! –Una terza volta Agrios pone la mano al suolo. Gridando, mentre i suoi occhi straripanti di odio fissano Pegasus. –Accenditi mio cosmo! Accenditi! PRESSIONE DI ROCCIA!!!
E nuovamente il suolo pare esplodere. I due si scontrano in aria con un suono pesante che mette fine al movimento. Una quantità tremenda di sangue tinge il suolo coperto di ceneri. Agrios ha un’enorme incisione sulla fronte e geme di dolore con la sua voce gutturale.
- Mai usare due volte lo stesso colpo con un Cavaliere! –Dice Pegasus, intercettando col ginocchio un tentativo di attacco del Gigante.
- Hai dunque evitato la mia PRESSIONE DI ROCCIA?
- Il mio cosmo me lo ha mostrato!
Pegasus respinge con la spalla il corpo traballante di Agrios. Il suo cosmo provoca un’esplosione sorprendente, proiettando il giovane in un balzo, mentre vola in cielo, portando con sé il Gigante in un flusso di sangue.
- Non è possibile! Il mio corpo enorme! Un insignificante Cavaliere….?!
Avvolto dall’aura alata del mitologico cavallo, Pegasus discende in direzione della terra, facendo sì che il suo nemico sbatta la testa nel suolo.
Con questo colpo una stella colossale cade dal cielo. L’impatto fa fremere la terra con una forza comparabile alla collisione di un asteroide, aprendo un enorme cratere sul fianco della montagna. La figura di Pegasus emerge da una nuvola di ceneri gigantesca.
Il Cavaliere barcolla leggermente e flette le sue ginocchia. "C’è mancato poco!" Dice a se stesso. Pegasus è in un così grande stato di eccitazione che non sa se ridere o lasciarsi cadere all’indietro dal batticuore. È cosciente che non avrebbe vinto il combattimento se non avesse rischiato la propria vita. Avere l’abilità di dominare l’essenza della distruzione significa che ogni battaglia di un Cavaliere contro un avversario alla sua altezza è una visita ai domini della morte.
Pegasus non sente più il cosmo di Agrios, fino a poco prima tanto aggressivo e brutale.
- Dov’è Andromeda? E Mei? – Cammina muovendosi con difficoltà, e parte alla ricerca del cosmo dei suoi compagni.
***
La catena stellare vibra nella penombra, formando una galassia a spirale.
- Questa è la mia Nebulosa di Andromeda! –Esclama Andromeda, difeso da una barriera invalicabile. –Adesso non hai modo di avvicinarti a me, nemmeno di un passo! –Dice, rivolgendosi a Thoas, il Lampo Veloce. L’arma si muove di vita propria, sollevando vigorosamente le ceneri del suolo.
- Non dirmi! –La fiducia del Gigante rimane incrollabile.
- Se pretendi di attraversare la catena, ricorda che così facendo metterai a rischio al tua vita! –Avvisa Andromeda. Thoas tuttavia lancia un colpo rapido come un lancia elettrica. –Proteggimi, catena di difesa!
Il metallo gira nell’aria come onde agitate, respingendo con successo il lampo. Thoas si ritira, dopo due tentativi respinti dalla catena.
- In questo caso… allora… -Il Gigante si muove attorno ad Andromeda con una velocità di molto superiore a quella del suono, accerchiando il Cavaliere con innumerevoli immagini di se stesso.
È impossibile seguire con gli occhi questo movimento supersonico e Andromeda in questo momento non riesce ad identificare la vera posizione di Thoas. Però la Catena di Andromeda è immune ad illusioni di questo tipo. Quando il Gigante cerca di lanciare un colpo in direzione del Cavaliere, essa localizza precisamente la sua posizione e lo raggiunge con un’esplosione che fa sì che la cenere vulcanica accumulata si sollevi nell’aria. Nell’impatto, la maschera di Adamas di Thoas cade al suolo.
- Ti ho detto che non riuscirai ad avvicinarti a me!
Andromeda rimane intoccabile nel campo di battaglia, accerchiato dalle ceneri. La sua fedele arma, la sua catena, si mantiene in formazione, formando una nube di stelle.
- Molto bene! –Thoas solleva le sua mani fino al volto appena scoperto. –Hai ben donde per essere così fiducioso! La tua catena ha una capacità impressionante! –Continua, sistemando i suoi lunghi capelli neri. –Non offre realmente nessuna breccia, serve come occhi e orecchie, e inoltre vale molto di più di cinque o sei sensi! Deve percepire il nemico attraverso quello che voi, Cavalieri, chiamate Cosmo!
- Le illusioni non funzionano contro la Catena! –Completa Andromeda. –Man mano che il mio Cosmo aumenta, la Catena diventa sempre più capace di respingere qualsiasi attacco, per quanto rapido esso sia!
- Capisco! –La voce di Thoas mantiene una calma misteriosa. –La Nebulosa di Andromeda è una commistione di difesa e attacco integrati!
- Vediamo di concludere questa battaglia senza senso! –Dice Andromeda, seguendo come sempre il suo istinto pacifista. –Non voglio colpire nessuno, per quanto sia un nemico!
Il Gigante non crede a ciò che sta ascoltando.
- Non puoi parlare seriamente! Se ti stai burlando di me, hai una personalità parecchio maliziosa dietro questo viso da donzella!
Ma Andromeda riafferma la sua posizione.
- Colpire e uccidere senza motivo alcuno… io non voglio farlo! –Le sue parole sono una dichiarazione di franchezza, qualcosa impensabile per un Cavaliere che ha la guerra come compito.
- Senza motivo?! Uhm… -Thoas pensa per un istante. –Allora se tu avessi i motivi, uccideresti il tuo nemico! Quindi non riesci a lottare senza stimolo alcuno? Hai bisogno di una spintarella, è così? La tua autoaffermazione deve essere basata sulle parole degli altri?
- Bene..
- Sei un codardo e mediocre! Mi fai schifo! –La sua voce ritorna repentinamente dura e secca. –Già te l’ho detto: Cavalieri e Giganti non hanno bisogno di questioni di onore o di grandi missioni per affrontarsi fino alla morte! Non è necessario dire niente, la lotta è condotta in nome della giustizia!
- Quindi dobbiamo lottare per lottare, senza ragione alcuna? Come i demoni o i malvagi Rakshasa?
- Pretendi di giustificare un po’ troppo i tuoi atti, Andromeda! Non sono interessato ai tuoi lamenti infantili! La tua litania piena di compassione mi ha proprio stufato!
Andromeda sente che lo spirito di Thoas si amplifica. Come una spada giapponese che ottiene lucentezza e bellezza nelle mani di un artigiano, il Cosmo del Gigante si fa sempre più limpido e affilato. L’artigiano che fabbrica la spada non ha paura di produrre strumenti di morte, né al tempo stesso nutre intenzioni omicide quando perfeziona una Katana. Le guerre, a sua volta, non sono soltanto fatte di combattimenti tra armi e scudi, prive di ogni passione, completamente sprovviste di sentimenti.
- Questo è il frutto dell’umiliazione a cui sono stato condannato!
Thoas, con il Cosmo in forte espansione, colpisce inaspettatamente Andromeda.
Una ferita, in seguito due. Un filo di sangue fuoriesce dalle braccia del Cavaliere, ma l’emorragia diventa in fretta seria dal momento che nuove ferite appaiaono su tutto il suo corpo.
- Com’è possibile? Perché l’impenetrabile barriera della catena non funziona?
- Non sorprenderti troppo, ragazzo! –Thoas punta un dito in direzione di Andromeda, facendo sorgere un luccichio acuto e un getto di sangue.
Il Cavaliere sta venendo attaccato da onde di impatto, fini come aculei, lanciate dalla mano di Thoas come proiettili. Il Gigante, la sua arma potentissima e i suoi attacchi attraversano il corpo di Andromeda senza bisogno di toccarlo.
- Tu dici che la Catena di Andromeda ti difende dagli attacchi nemici in proporzione all’elevamento del tuo cosmo…. –Spiega il mostro, con soddisfazione. –Quindi basta aumentare il Cosmo ad un livello maggiore del tuo, lanciando un attacco ad una velocità superiore all’istinto di difesa della Catena!
Andromeda percepisce che il sangue non si ferma, grondando continuamente dalle ferite. Persino un minimo taglio, minuscolo come la punta di un ago, sanguina in un modo che impaurisce.
- È lo stigma! – Continua il Gigante, accompagnando i pensieri del Cavaliere. –Non è una ferita comune! Un’incisione da me provocata mai si chiude!
- Ma come?!
- Non è difficile per qualcuno che domina completamente i flussi di sangue e dell’energia vitale dell’essere umano! Questa tecnica fu originariamente sviluppata affinché potessimo offrire al nostro Dio ogni goccia di sangue dei sacrifici compiuti in suo nome!
Uno dei soldati semplici assassinati al Grande Tempio la notte precedente era stato ucciso da quell’attacco, fatale addirittura per i Cavalieri, che sono di carne e ossa, e muoiono al perdere di un terzo del sangue dal loro corpo.
- Ragazzetto, in pochi minuti sarai morto in mezzo a dolori "soavi e piacevoli!" –Una pausa e il Gigante parla con se stesso. –Detto tra noi, a me queste parole non piacciono!
Andromeda cade sulle ginocchia, perdendo le speranze. Thoas si avvicina e si rivolge a lui con voce apparentemente carina.
- Concludiamo questa battaglia senza senso!
Il Gigante si sta proprio burlando di lui. Il suo passo successivo è interrotto da una terribile reazione della Catena.
- Sei un cattivo perdente! La tua catena ha perso tutta la sua forza!
- Non amo lottare! In verità proprio lo detesto! –Andromeda solleva il viso, fissando Thoas mentre le sue mani afferrano le ceneri sul suolo. –È proprio come dici tu! Io vivo tormentandomi, vivo nel dubbio di ciò che faccio!
Il Gigante percepisce il cosmo di Andromeda crescere rapidamente, nonostante il ragazzo sia quasi morto, con poco sangue rimasto nelle vene.
- Ma ho imparato a lottare! –Andromeda continua, tentando di mantenere la fermezza nella sua voce, nonostante la debolezza che domina il suo corpo. –Devo lottare, ignorando la sofferenza che ciò mi causa! Io combatto! Non sono un bambino piagnucolone! –Il Cavaliere usa tutte le sue energie per prendere la sua posizione di lotta, collocando la sua Catena di fronte a lui.
- Quindi, nonostante tu sia condannato a morire per lo Stigma, non accetti la tua sconfitta! Per lo meno non fintantoché la Catena esiste!
- Vai! CATENA D’ATTACCO!
L’arma avanza verso il nemico, tracciando un segno di zigzag nell’aria, accompagnata da scariche elettriche. Thoas reagisce con un grido.
Scintille si proiettano nell’aria, ma il Gigante afferra la Catena con le mani, ignorando completamente l’elettricità che essa emana.
- Non riesco a crederci! Hai fermato la Catena? –Andromeda non riesce a credere a quello che vedere.
- È dunque questo il potere di attacco della Catena? Capace di raggiungere il nemico rompendo lo spazio? –Nuovamente Thoas si dirige verso il Cavaliere di Andromeda con una serenità imbattibile. –Però, nonostante sia capace di raggiungere gli avversari ad anni luce di distanza, mai raggiungerà il Lampo Veloce a questa velocità! Con questo attacco, caro il mio ragazzetto, hai soltanto affrettato il poco tempo che ancora ti resta!
Thoas agita la Catena, facendo tremare Andromeda, nonostante la pressione esercitata sia minima. La pressione sanguigna del ragazzo diminuisce progressivamente, facendo sì che il flusso dell’emorragia causata dallo Stigma cominci a poco a poco a diminuire. Le estremità delle sue dita stanno impallidendo e formicolando senza forze.
- Mi piacerebbe proprio sapere… -Il Gigante pare divertirsi con la sofferenza di Andromeda. –Alla fine sei forte o debole, Andromeda? In alcuni momenti dimostri la fragilità di una ragazza, in altri la bravura degna di un Cavaliere! Il tuo spirito è eccessivamente instabile, è un marasma aggrovigliato e francamente è incomprensibile per me! –Fa una pausa come se si aspettasse una risposta. –Non ha più la forza neppure per parlare! Lo ucciderò dunque, schiacciando la sua Catena, distruggendo così la sua ultima speranza!
Thoas incrocia le braccia, assumendo per la prima volta una posizione di combattimento.
- Ricevi dunque la tecnica più potente di Thoas!
Andromeda tiene comunque la forza per gridare.
- Proteggimi, Catena di Difesa!
- SPARO VENDICATORE!
Un raggio di luce straccia una nube di stelle. L’impatto del pugno di Thoas, cento volte più potente degli attacchi delle sue dita, distrugge la Nebulosa. Con grande disperazione di Andromeda, la Catena cade al suolo, senza reagire.
- Adesso sei un uccellino senza ali! –Si burla di lui il Gigante, preparandosi per l’ultimo colpo, certamente fatale, poiché Andromeda non ha più la sua Catena per difendersi.
Pochi secondi prima che Thoas lanci l’attacco finale, il Gigante percepisce qualcosa di strano ai suoi piedi. Senza che se ne fosse accorto, la superficie annerita della montagna aveva acquistato una tenue copertura bianca. Una sensazione gelata.
- Cos’è questa? Neve in piena estate siciliana? –Si chiede, stupefatto.
La gelata sta coprendo la montagna. Aria fredda sul suolo. Cristalli di gelo sempre più grandi e più numerosi si accumulano da tutte le parti.
- Questa non è un’illusione! –Una voce anticipa l’apparizione della figura imponente di un giovane biondo, ricoperto da un’Armatura Bianca. La sua presenza emana un luccichio gelido sulla montagna di fuoco, adesso nel mezzo di una tempesta di neve.
- Chi sei tu? –Chiede Thoas.
- Cristal! –È Andromeda che risponde alla domanda del Gigante.
- Stai bene Andromeda? –Domanda Cristal, senza guardare il suo compagno caduto ma puntando Thoas fissamente.
Il Gigante percepisce dall’Armatura Sacra del giovane che si tratta di un altro Cavaliere di Athena.
Nonostante il nome giapponese, Cristal ha gli occhi azzurri, poiché è figlio di una russa, Natassia, e di un giapponese, Alman di Thule. È infatti uno dei figli non riconosciuti del vecchio, uno dei cento fratelli a metà inviati nei più diversi luoghi del mondo per diventare Cavalieri. Uno dei dieci sopravvissuti a quell’addestramento mortale.
- Il mio nome è Cristal, della Costellazione del Cigno!
La sua Sacra Armatura è un’Armatura di gelo, originaria delle eterne nevi artiche. Ha le ali scolpite in bassorilievo sulla regione pettorale e un elmo adornato a forma di piume. Il sinuoso complesso trasmette un’impressione di soavità, riflettendo nell’aria il nome del Cavaliere. Cristal sembra uscito da un romanzo europeo. Non è più un bambino, ma ancora non è un adolescente. Possiede una lucentezza peculiare, che si incontra raramente nei giovani della sua età, che gli conferisce un’aria di nobiltà. I suoi occhi di un azzurro limpido sono ciò che più risalta sul suo viso, che pare respingere l’intimidazione altrui, esprimendo al tempo stesso solitudine e nostalgia.
- Dunque è arrivato il resto della cavalleria! Per ciò che ho visto domini l’energia del freddo, Cigno! Interessante!
- Devo conversare con te? –Cristal non è interessato a dare nessuna spiegazione al Gigante.
- Che ragazzo antipatico! Meglio così! –Thoas decide di partire direttamente all’attacco. –Muori insieme ad Andromeda! SPARO VENDICATORE!!!
Il colpo più potente di Thoas sembra avanzare verso Cristal rompendo la cortina di neve, però finisce lontano dal Cavaliere e taglia appena l’aria.
- Cristalli di ghiaccio? –Il Lampo Veloce è titubante.
- Questi sono gli ANELLI DEL CIGNO o Anelli di Ghiaccio! Non noti che le tue gambe sono congelate?
Il Gigante non capisce come ciò sia potuto accadere così rapidamente. I cerchi di cristalli di gelo aumentano gradualmente in quantità, congelando sempre di più le gambe di Thoas sopra l’Adamas. Cristalli di ghiaccio delle più svariate dimensioni appaiano come illusioni nel campo innevato, in piena estate siciliana.
Cos’è l’energia, o "Ki" del freddo? La temperatura è un’unità di misura dell’agitazione molecolare. Quanto più intensa è l’agitazione delle molecole in una sostanza, maggiore è la sua temperatura, e quanto meno è intensa minore è la temperatura. La relazione tra calore e freddo è come quella tra la dinamica e la statica. Se la tecnica di lotta che distrugge gli atomi è dinamica, poiché avviene attraverso il calore, quella che interrompe il movimento è la tecnica dell’immobilizzazione, che è messa in atto dal freddo.
Cristal il Cigno è uno dei pochi Cavalieri che dominano la tecnica del gelo. Il suo potente colpo fa sì che il Cosmo di Thoas, il Lampo Veloce, rimanga imprigionato nel campo di neve e ceneri vulcaniche, dominato da un suono perpetuo. Il Cavaliere si volta verso Andromeda.
- Non muoverti! –Dice, lanciando un colpo in direzione del Cavaliere di Andromeda.
Il suo dito indice tocca l’Armatura di Andromeda all’altezza del cuore, fermando immediatamente l’emorragia dello Stigma.
- Ho toccato uno dei tuoi punti vitali! –Spiega Cristal. – Questo ferma le emorragie!
- Come sei arrivato qua? Non eri tornato in Siberia?
- È stato Kiki a portarmi qua! Athena l’aveva inviato a chiamarmi! Lei ha voluto che vi aiutassi!
- Athena… Lady Isabel ha fatto questo per noi!
- Kiki è stanco, sta riposando ai piedi del vulcano!
Senza dubbio andare dalla Siberia fino in Sicilia in un arco di tempo molto breve deve essere stato logorante per il piccolo Kiki.
- Spero di non aver fatto eccedere a Kiki i suoi limiti! –Nonostante egli stesso sia debilitato, Andromeda mantiene il suo senso di generosità e di preoccupazione verso gli altri.
- Dove sono Pegasus e Mei? –Domanda Cristal, già a conoscenza della ricomparsa di Mei e del ritorno violento dei Giganti, informato da Kiki di tutta la situazione.
- Ci siamo separati lottando contro i Giganti! –Andromeda si rialza barcollante, guardando la Catena per valutare il suo stato.
Mentre la sua Armatura di Andromeda non è stata distrutta, la Catena si mantiene tramite energie extradimensionali, ricomponendosi completamente quando alcuni anelli si rompono in battaglia.
- Sento il cosmo di Pegasus, ma è molto debole!
- Corriamo a riunirci di nuovo! Sono preoccupato per Mei! È impossibile che qualcuno senza Armatura riesca a sconfiggere uno di questi Giganti!
- È vero! –Concorda Andromeda, portando le mani alla fronte, dominato da una forte nausea.
- Hai perso molto sangue! Non devi muoverti troppo in questo stato! È meglio che rimani qua a riposarti!
- No, sto bene!
- D’accordo! –Sorride Cristal. –Che tu dica di stare bene non è una gran cosa!
Andromeda accenna un timido sorriso e i due Cavalieri riprendono la scalata dell’Etna, in direzione del Cosmo di Pegasus.
***
"Sento tracce di cosmo che provengono da là sotto!" Pegasus guarda l’interno di un antico cratere, attualmente inattivo, ma che per secoli, forse anche millenni, ha eruttato fuoco e fumo. Il Cavaliere di Pegasus non riesce a comprendere se l’energia che sente appartiene alla signorina Yulij o ai Giganti.
- Ops!!! –Pegasus barcolla.
Sta sudando molto, di un sudore freddo e sgradevole.
- Non capisco! Il mio corpo sembra essere molto pesante!
L’aria a quell’altezza non è molto densa, ma insufficiente per influenzare un Cavaliere.
- Fulmini! Sono senza forze! –Il giovane si sente come se il suo corpo fosse pieno di fessure da cui il suo Cosmo fluisce via, ad ogni passo compiuto.
Pegasus non riesce a trovare spiegazione alcuna per il suo stato. Nonostante la lotta contro Agrios sia stata dura, egli non riesce a credere che gli abbia provocato così gravi conseguenze. Un passo falso e la superficie della montagna sembra franare. Pegasus scivola e quasi cade dentro il cratere, ma è salvato da un’inaspettata mano amica.
Il giovane solleva il corpo di Pegasus con il suo braccio.
- Stai bene? – Domanda il Cavaliere, preoccupato sinceramente.
- Dovrei essere io a chiedertelo! Guarda in che stato sei! –Dice Mei, esplodendo a ridere.
- Ma cos’hai da ridere, tonto? –Ma Pegasus ha perso la voglia di arrabbiarsi con un amico, limitandosi a fissarlo adirato per qualche secondo. –Dov’è quel tizio con gli artigli, quel Pallas? –Domanda, riprendendo il dialogo.
- Sono fuggito da lui! Pensaci bene, tu sei un Cavaliere ed hai avuto abbastanza difficoltà nel confrontarti con quel tonto! Pensi che un soldato semplice come me potrebbe avere qualche possibilità?
Mei era riuscito a scappare dal Gigante, poiché conosce ogni centimetro della regione. Aldilà di questo, come spia del Grande Tempio, ha appreso come dissimulare il segno del suo Cosmo, depistando quindi i suoi inseguitori.
In quel momento Andromeda e Cristal appaiono non molto lontano, salendo la montagna in direzione di Pegasus e Mei. Finalmente i quattro si riuniscono, sul bordo dell’antico cratere.
- Non sapevo che fossi qua Cristal! –L’espressione di Pegasus è di sincera sorpresa.
- Sono stato inviato da Athena per aiutarvi!
- Quest’Armatura del Cigno ti sta molto bene! –Dice Mei.
- Mei! –Cristal osserva appena il fratello che ritrova dopo tanti anni.
- Sei venuto correndo dalla Siberia? Strano che tu non sia stanco! –Dice Mei, senza ottenere risposta. –Ahah! Continui ad essere antipatico! Nessuno qui è cambiato per niente!
Il giovane alza le spalle facendo una faccia buffa che fa esplodere Pegasus e Andromeda in una veloce risata.
- Non eravate qua perché avete sentito un Cosmo provenire da questo cratere? –Domanda Andromeda.
- Allora anche voi lo avete sentito!
Cristal si volta, in silenzio, in direzione del cratere, indicando una fessura tra due enormi rocce che sembrano labbra semiaperte. Il quartetto si dirige verso l’apertura nella roccia, discendendo con attenzione nella fragile e friabile superficie interna del cratere.
Andromeda spia nella fenditura.
- È molto profondo! Sembra di star andando al centro della Terra!
- Il Cosmo proviene dal profondo di questa caverna!
Dopo le parole di Pegasus, gli amici scendono nell’apertura nella roccia, usando la Catena di Andromeda come una corda. Quando raggiungono la base della caverna percepiscono che non sono rinchiusi nell’oscurità, come avevano immaginato una volta che si erano lasciati addietro la luce del giorno.
- Cos’è questo? Le pareti della caverna stanno brillando?!
Pegasus e Andromeda aprono la fila, seguiti da Cristal e, ultimo, Mei. La grotta è vasta, quel che basta per aprire le braccia, ed essi riescono a vedere alcuni metri davanti a loro grazie a quella fantastica e inspiegabile luce. Toni che vanno dal dorato chiaro al profondo rosso cinabro si proiettano sulle pareti di pietra, variando ciclicamente la loro intensità.
- Sta pulsando…
- Lo so, Andromeda! –Protesta Pegasus, con un’espressione di timore, come se l’osservazione del suo amico avesse attirato qualche fantasma.
- Ho come l’impressione di trovarmi all’interno di un essere vivente! –Continua Andromeda. –La Catena è rimasta tesa tutto il tempo!
Una sensazione sempre più sgradevole invade i giovani man mano che avanzano in direzione del fondo della caverna, da cui proviene il Cosmo.
- Sento freddo alla pancia, fulmini! –Brontola Pegasus, al tempo stesso che la temperatura diventa sempre più alta.
- Che caldo! Credo che abbiamo già percorso alcuni chilometri!
A quella profondità stanno tutti sudando molto.
- Questo odore di gas si sta facendo sempre più forte!
Sarà questa fenditura un cammino per il centro della Terra? I Cavalieri stanno venendo attratti alla frontiera dell’Inferno? Nonostante questi tenebrosi pensieri, il quartetto prosegue, instancabile, il suo cammino verso il fondo.
***
L’altare emana un male di origine sconosciuta. Un suono greve, ogni tanto il vento, domina l’ambiente.
- Agrios! E anche Thoas! –Sussurra Encelado, la Voce Serrata, nel tempio sotterraneo, mentre guarda con disprezzo la giovane incatenata. –I Cavalieri di Athena, dopo l’antica Gigantomachia, hanno forse intenzione di mettersi in mezzo al cammino dei Giganti un’altra volta?
Yulij è sbalordita, con la faccia caduta in avanti e i capelli argentati macchiati di sangue.
- Non c’è niente da temere riguardo ai Cavalieri! –Balbetta il Gigante, come se volesse autoconvincersi, mentre punzecchia insistentemente con il suo bastone il suo ostaggio, che continua a rimanere immobile. –Però Athena non deve essere sottovalutata! Finché la Dea guerriera protettrice della Terra esisterà, quei fastidiosi Cavalieri continueranno a proliferare e ad importunarci come mosche d’estate! Resuscitiamolo quindi!!! Il nostro amato fratello minore, possessore di una volontà più grande di quella di Athena, superiore a tutti gli Dei dell’Olimpo! Liberiamolo dai profondi abissi perduti!!!
- Signorina Yulij! –Pegasus non riesce a trattenere un grido quando trova la Sacerdotessa Guerriera incatenata ad una pietra.
- Finalmente, mi ero stancato di aspettarvi, cani di Athena! –Dice Encelado, con la sua potente voce, mentre dietro a Pegasus appaiano Andromeda, Cristal e Mei.
- Che luogo è questo? –Si chiedono i Cavalieri sorpresi.
Il tunnel da dove erano arrivati si apre repentinamente in un’immensa caverna, così grande come un anfiteatro. Un boato poderoso. Il vulcano pare tremare con una frequenza sempre maggiore. Stalattiti si staccano e cadono dal soffitto. Il luogo sembra sul punto di crollare da un momento all’altro. Il calore è intenso e soffocante, è calore di magma. Un suono costante e rabbrividente risuona nell’aria. Sarà il vento? Sembra un grido acuto provocato da un uragano.
- Un così grande spazio aperto sotto il Monte Etna?!
- E quell’altare… Questo sembra un tempio!
La Catena di Andromeda si irrigidisce. Nel centro della grande apertura vi è un enorme altare di pietra. La superficie increspata mantiene la stessa luce tremolante del corridoio da cui i giovani sono arrivati, dominati adesso da una sensazione inquietante di trovarsi all’interno di gigantesche viscere.
- Sta bene la Signorina Yulij?! –Si chiede Pegasus, con grande preoccupazione.
Incatenata per le braccia alla roccia, con la testa curvata sul davanti, è impossibile capire se sia viva o morta.
- Se è rimasta qua per tutto questo tempo, in mezzo a questa concentrazione di gas, il rischio è grande! –Il viso di Andromeda mostra i tratti dell'ansia.
- E lui? –Domanda Cristal, indicando il Gigante mascherato che mette al sicuro il suo bastone maligno dentro l’altare.
- Sono Encelado, la Voce Serrata!- Dice colui che era il Grande Sacerdote dei Giganti.
Cristal mantiene lo sguardo sul nemico. Con un movimento improvviso, il Cavaliere del Cigno si lancia in direzione del Gigante. Il suo corpo si copre di cristalli di neve.
L’attacco di gelo colpisce Encelado, preso di sorpresa, ma nonostante ciò il possente Gigante riesce a respingere l’energia gelata, rimandandola indietro verso Cristal. L’onda di impatto si solleva nell’aria e travolge Mei e gli altri Cavalieri, che si trovavano a decine di metri di distanza, lanciandoli contro le pareti della caverna.
L’attacco di Encelado è lo stesso che avevamo visto a Taormina. L’impatto causato dal colpo, simile ad un’esplosione, è maggiore all’interno di questo ambiente chiuso.
- Ah ah ah! –Il Gigante esplode in una macabra risata. –Possono venire tutti i Cavalieri di Bronzo che vogliono, ma nessuno riuscirà mai ad avvicinarsi a questo sommo Sacerdote dei Giganti!
- Sento qualcosa di strano!
- Cosa?! –Pegasus si volta verso Cristal.
- Sento il corpo pesante!
- Anche tu?!
- Credo che tutti lo sentiamo! –Dice Andromeda, con tono preoccupato.
- Pensavo fosse il risultato dello scontro con Agrios, però…
- Potrebbe essere, se soltanto tu ed io, che abbiamo combattuto intense battaglie contro i Giganti, ci sentissimo in questo modo! Ma anche Cristal, che quasi non ha combattuto, ne è affetto, quindi quest’idea non ha senso!
- È iniziato tutto quando siamo arrivati sull’Etna! –Rivela Pegasus. –Ed è peggiorato dopo che siamo entrati in questa caverna! L’energia della POLVERE DI DIAMANTI non aveva neanche metà della sua potenza, ma nonostante ciò non riesco a riprendermi!
- Pensavo di sentirmi in questo stato a causa dei gas! Ma non è questo! Sembra che la nostra forza stia scivolando via dai nostri corpi!
- Non sono danni di lotta! –Dice Mei, ondeggiando la testa. –Non è stanchezza, né è il veleno dell’aria! È il Cosmo che sta venendo rapito! La forza dei Cavalieri, l’origine di tutte le forme di vita! Se anche lottiamo, non abbiamo alcuna speranza!
- Rapito?! Parli come se qualcosa stesse assorbendo il nostro Cosmo!
- Esattamente! –La voce di Encelado conferma la teoria di Mei. –Dal momento in cui avete messo piede sull’Etna, i vostri cosmi hanno iniziato ad essere assorbiti a poco a poco! Questa terra si trova dentro il campo protettore di Flegra, le fiamme sotterranee che proteggono noi Giganti, nella stessa maniera in cui il Grande Tempio è protetto dagli scudi di Athena! – La creatura ha piena coscienza dell’impatto della sua rivelazione ai Cavalieri. –In questo luogo, coloro che non indossano le Adamas, mai riescono a recuperare i danni inflitti loro! Ogni volta che bruciate il vostro Cosmo, l’energia viene assorbita da un campo di forza! Questo significa che, fintantoché esiste lo scudo protettore di Flegra, mai sarò sconfitto, neppure da tutti gli 88 Cavalieri riuniti!
- Non è possibile! Vuoi forse dire che il nostro Cosmo sta venendo assorbito in ogni attacco che lanciamo? –I Cavalieri di Athena sono perplessi.
- La luce che illumina questa caverna deve essere dovuta anch’essa a queste fiamme sotterranee! –Conclude Pegasus.
- Noi, appena risvegliati, non siamo in numero sufficiente per attaccare con forza il Grande Tempio protetto da Athena! –Continua Encelado. –Però è bastato rapire una ragazzetta per riuscire a rubarle tutta la sua energia! Con la giovane siete appena quattro Cavalieri, e della gerarchia più bassa! Solo Cavalieri di Bronzo non saranno sufficienti per saziare la fame del Dio… però, adesso, morite! –Grida il Gigante, sollevando il maligno bastone e concentrandosi per liberare il suo potere distruttivo.
- Attenti, sta per arrivare un’altra onda d’urto! –La tensione della Catena di Andromeda aumenta sempre più.
- Dobbiamo attaccarlo prima che questa situazione peggiori! –Dice Pegasus. –È la nostra unica opportunità di vittoria! Lo attaccheremo usando la velocità!
L’aura delle costellazioni dei Cavalieri, Pegasus, Andromeda e Cigno, risplende attorno ai tre giovani. Stelle appaiono nell’aria e si accendono all’interno della caverna, nelle profondità della Terra.
- Brucia mio Cosmo! –Pegasus si posiziona per combattere, liberando un’energia pari al Big Bang. Quando il cosmo è elevato al massimo, al raggiungere del Settimo Senso, emana una forza miracolosa, comparabile soltanto con l’energia primordiale dell’universo. –Prendi questo, Encelado!
Il cavallo alato galoppa, la Catena di Andromeda si trasforma in luminosa elettricità e il Cigno spicca il volo.
Andromeda e Cristal osservano perplessi l’attacco di Pegasus. L’Armatura di Bronzo si rompe e il sangue inizia a sgorgare dal costato del Cavaliere. Un pugno lo colpisce con la forza simile ad un coltello che taglia un sottile strato di grasso.
- Mei?! –Pegasus crolla al suolo, pronunciando il nome del suo fratello acquisito.
- È inutile! –Ripete una voce tenebrosa.
- Ma che fai? Che hai fatto Mei?! –Grida Andromeda disperato.
Anche Cristal, che solitamente non perde mai la calma, rimane a bocca aperta nel vedere tale scena. Mei sta assassinando Pegasus, con la sua mano affondata nel corpo del ragazzo fino alla radice delle dita. Il giovane ritira il coltello con un brusco movimento, facendo sì che il sangue inizi a sgorgare con intensità sempre maggiore.
- Questo cosmo… -Andromeda trema di paura.
Una pressione formidabile. I Cavalieri percepiscono che quello non può essere, in nessuna ipotesi, un semplice soldato che non è riuscito a diventare Cavaliere.
Mei passa le dita sulla sua faccia, macchiandosi di sangue.
- Poche volte ho sentito un Cosmo così gigantesco! Questa volontà è praticamente la volontà di…
Andromeda e Cristal si allontanano da Mei in un secondo, mettendosi a distanza di sicurezza, incapaci di stare troppo vicini a quella incredibile energia.
- Questo… Questo non è Mei!!!
Cristal si posiziona per il combattimento, considerando il suo fratello acquisito come un nemico
- Abbiamo bisogno di potere per la resurrezione del grande Dio! –Grida Encelado, la Voce Serrata. –Poiché la sua forza è colossale, abbiamo bisogno di una grande energia equivalente a quella presente nella concezione dell’universo! Solo con il sacrificio di un Cavaliere riusciremo a rompere il sigillo forgiato da Athena! Solo con il sangue di un Cavaliere! Con la pulsazione della vita presente nel sangue ardente! Con il Cosmo! –Encelado solleva le mani in segno di riverenza, con il viso pieno di lacrime dall’emozione, che solcano la maschera demoniaca.
- Resurrezione!? Di cosa sta parlando?!
- Sta parlando del Dio, bello e giovane Andromeda! –Thoas, il Lampo Veloce, appare dal niente nel tempio sotterraneo.
E non è solo. Agrios, la Forza Bruta, sta di fronte all’altare e il viso magro di Pallas, lo Spirito Stupido, appare all’entrata della grande caverna. I quattro Giganti accerchiano i Cavalieri.
- I Cavalieri di Athena hanno persino osato dimenticare il nome del Dio!
- Incredibile! Glielo faremo ricordare noi!
- Non è possibile! –Esclama Cristal. –Vi abbiamo sconfitto voi due!
- Ah ah! Credete che qualcuno morirà solo per quello? Adesso vi distruggeremo! –Agrios corruga le sopracciglia.
- Quindi sono solo state illusioni? Come siamo giunti a credere ad una falsa vittoria? –Andromeda è stupefatto.
- Avete creduto di aver vinto senza neppure trovare i cadaveri?! I Cavalieri hanno bisogno di imparare ad essere più incisivi! –La voce di Thoas trabocca di sarcasmo. –Tutto l’Etna è racchiuso nello scudo di Flegra! Noi, vestiti con le sacre Adamas, siamo protetti, mentre i vostri attacchi sono tutti, senza eccezione, diminuiti in potenza!
- La protezione di colui a cui dobbiamo riverenza! –Il Sommo Sacerdote dei Giganti si volta e inizia a pregare all’altare. –Vieni a noi!!! –Il suo grido di combattimento fa tremare tutto il tempio sotterraneo. –Ti invochiamo, ultimo figlio dei Giganti, nato dall’unione di Gea con Tartaro! Signore dei venti tempestosi, padre di tutte le creature maligne, fratello caro! Cento teste di serpente, lingue scure, occhi di fiamma… Rivela il tuo vero nome! –Il Sacerdote è in una specie di trance estasiato, agitando costantemente il suo terribile bastone. Egli ripete gli epiteti, le dediche, pronuncia orazioni, nella cerimonia che sta conducendo.
- Ooooaaah!!! –Mei comincia a gemere repentinamente.
Sotto l’attento sguardo dei Cavalieri, il giovane strappa la sua stessa pelle, con un atteggiamento sinistro, sprovvisto di qualsiasi ragione, che congela Andromeda e Cristal dalla punta dei piedi fino alla radice dei loro capelli. Un demonio divoratore di persone emerge dall’interno di Mei, gemendo e grugnendo. L’essere lecca alcune gocce di sangue di Pegasus, che ancora grondano dalle dita e, rubando la gola e la lingua di Mei, rivela il suo vero nome.
***
La voce delle tenebre risuona nelle profondità di un abisso perduto. Gli occhi fiammeggianti, le lingue nere, cento testa di serpenti, padre di tutte le creature maligne, signore di tutti i venti collerici.
I Cavalieri sono adesso di fronte all’ultimo Gigante, nato dall’unione della Terra con il Mondo dei Morti.
- Il Gigante ineguagliabile che occulta le stelle e forma le nubi più dense!" –Continua il sommo Sacerdote con le sue ovazioni. –Dominatore della Terra, colui che ucciderà i Cavalieri, colui che distruggerà Athena! Il nostro amato e ultimo fratello!
- Chi sono io? –Chiede il demonio in tono cerimoniale.
- La volontà che guida i Giganti! –Rispondono gli altri all’unisono.
- Chi sono io?
- Tu sei Dio!
I quattro Giganti sono prostrati di fronte a Mei, o di colui che dovrebbe essere Mei. La luce intensa si proietta in forma caotica per il vasto spazio vuoto. Solamente con somma difficoltà, Cristal e Andromeda riescono ad assistere alla scena.
- I miei occhi.. mi fanno male… Ho paura!
- Non lasciarti andare, Andromeda! Non aver paura di questo Dio falso e maligno! Non puoi vederlo con il timore negli occhi! –Cristal parla con fermezza e con disperazione. –Ricorda che siamo protetti da Athena e dalle stelle! Controlla il tuo Cosmo! Se ti abbandoni alla paura, se lasci che lui ti domini, la tua personalità sarà divorata!
Il timore è l’essenza degli Dei. Alle origini, gli Dei nacquero nel timore. Erano persone intimorite coloro che li veneravano, offrendo loro sacrifici nel tentativo di attenuare la paura che sentivano.
Una volontà divina nel suo formato più arcaico, nuda nelle sue origini, è rinchiusa dentro il corpo di Mei.
- Sono Tifone!
- Sì! –Risponde Encelado.
- Ma che carne fragile e brutta! Cos’è accaduto al mio sfolgorante corpo carnale? –L’indignazione del Dio lancia un attacco invisibile, introducendo onde di terrore.
A poco e poco Cristal e Andromeda sentono come i loro cuori schiacciati. In questo momento, persino gli stessi Giganti, estremamente in tensione, si sentono impauriti.
- A… A… Amato fratello! –Dice Encelado, tremando. –Con tutto il rispetto, ricordate l’antica Gigantomachia! Il vostro risplendente corpo carnale fu lacerato da Athena e la vostra volontà esiliata sotto le rigide rocce di quest’isola! –In nessun momento il Sacerdote pronuncia il nome del Dio.
Così erano adorati i primi Dei del mondo. Nello stesso modo in cui fissare direttamente la vera forma del Dio farebbe perdere la vista, l’atto di pronunciare il suo nome farebbe cadere la lingua e gli farebbe perdere la parola.
- Dunque è andata così! Capisco! –Tifone placa la sua ira per un momento. –Ma dove si trova il mio risplendente corpo carnale? –Ripete. –Cari fratelli, dov’è nascosto lo sfavillante corpo carnale del vostro fratello più giovane?
Glam!! Una nuova onda d’urto, potente al punto di essere udibile, manda in frantumi il bastone di Encelado. Come incoerenza pura, le parole di Tifone non hanno alcuna logica. Al contrario, il Dio sta soltanto liberandosi di tutta la sua rabbia, in atti di puro egoismo, creando un tifone senza direzione. Allo stesso modo, i Giganti, finora così oppressori, così padroni di sé, adesso non riescono a discutere con Tifone. Per loro, il Dio è puro timore, qualcosa da dover essere placato.
Encelado risponde, con le mani tremolanti, afferrando la punta del bastone distrutto.
- Con tutto il rispetto, per prima cosa fu la vostra volontà ciò che ci salvò dalle profondità del Tartaro, valendosi di questo umano come ricettacolo transitorio e come marionetta! Credo, senza dubbio alcuno, che questa fragile carne sia per voi insoddisfacente!
- Sì! Capisco! –Mei, o Tifone, osserva attentamente il suo corpo nudo. –Sommo Sacerdote? –Neanche il Dio chiama per nome i suoi Giganti. Coloro che udiranno il loro nome pronunciato da Lui, gronderanno sangue dagli occhi e impazziranno.
- Sì?!
- Cos’è questo corpo fragile e brutto? –Continua Tifone con il suo discorso incoerente. –Sento che mi manca il potere! Mi manca, mi manca, mi manca, mi manca!!! –Ripete con un tono insistente e impazzito. –Ho ordinato che mi fosse offerto in sacrificio il sangue dei Cavalieri di Athena, per rompere i Sigilli della Dea Guerriera e risalire dalle profondità dell’abisso fantasma!
- È stato fatto, signore! Essi sono qua! –Encelado indica in direzione dei Cavalieri.
- Sì! Capisco! –Occhi maligni con vene a mulinello fissano i giovani. –Sono questi i sacrifici a me dedicati!
Lo sguardo di Tifone quasi uccide Andromeda. In situazioni estreme per la paura, la Catena di Andromeda emana un suono acuto, come una corda di uno strumento musicale tirata al limite, sul punto di rompersi.
- Già mi ero accorto che eravamo caduti in trappola… Ma addirittura un sacrificio? –Le parole di Andromeda sono represse dal frastuono della Catena.
Cristal serra le labbra, presentendo ciò che stava per accadere.
- Sangue di Cavalieri! Per questo sequestrarono la signorina Yulij! Per questo ci hanno attirato fino all’Etna! Però… perché Mei?!
Il cosmo percorre il corpo dei Cavalieri attraverso la corrente sanguigna. Per ciò, il sangue di un Cavaliere è colmo di questa energia, la fonte di tutte le forme di vita. La prova di ciò è la storia ben nota che è necessario un volume immenso di sangue di Cavaliere per ridare la vita ad un’Armatura distrutta in combattimento. Anche questa è una cerimonia, un rituale per inserire nella corazza una nuova energia vitale, il Cosmo, attraverso il sangue di un Cavaliere.
- Chi si immola come offerta?! –Occhi maligni in fiamme fissano i Cavalieri.
Tifone, un tempo Mei, si avvicina a poco a poco a Cristal e Andromeda.
- Questa pressione equivale a quella della Dea Athena! È questo il Cosmo di un Dio? –Domanda Andromeda.
- Sì! –Risponde Cristal. –Ma di una natura completamente differente!
- Cristal! –La voce di Andromeda è tremante.
- Lo so! So che moriremo qua! –Balbetta Cristal, con un tono di voce secco, chiudendo il pugno, ancora disposto a lottare.
- Chi si immola come offerta?! –Ripete Tifone, come se avesse dimenticato ciò che aveva appena detto, penetrando con facilità la Catena di Andromeda e la parete di energia gelata, tutte le difese dei due Cavalieri.
Con un movimento brusco il Dio solleva le sue mani, afferrando le gole dei due giovani.
- Fermati! –Una giovane sostenuta da un bastone dorato con l’immagine di Nike, la Dea della Vittoria, si manifesta, interrompendo le pareti del grande suolo sotterraneo delle profondità dell’Etna. Tifone guarda di sbieco la giovane che discende dal cielo. –Ultimo dei Giganti! Signore di tutti i venti maligni! Non ti permetterò di colpire ancora i miei Cavalieri!
- Tu, donna menagramo! –Tifone si trova di fronte alla Dea che tanto odia.
- Tifone!
- Athena!
Nell’istante stesso in cui gli Dei pronunciano i nomi uno dell’altro, esplodono i loro spiriti presenti nelle loro parole. Tifone e Athena vengono ricoperti da un alone luminoso ed iniziano a risplendere. Un’energia equivalente allo scontro tra galassie copre tutti i presenti in una massa offuscante. Le volontà degli Dei si scontrano all’interno della grotta. I sei sensi, quando sono esposti agli Dei, vengono negati e diventano inutilizzabili. Soltanto rimane il Cosmo, l’unica cosa che conserva l’identità individuale di ognuno degli esseri viventi presenti.
- Lady Isabel!!!
- Cristal, Andromeda! State bene?!
Lady Isabel, la Dea Athena, si mantiene serena in mezzo all’alone luminoso. Quindi si inginocchia, facendo passare silenziosamente la sua mano riconfortante sul corpo di Pegasus. L’emorragia viene miracolosamente fermata.
- Bene! –Sospira Athena, sollevata nel vedere che il Cavaliere è ancora vivo.
- È assurdo!!! –La voce di Encelado, la Voce Serrata, risuona tenebrosa e tenue. –Come ha potuto Athena teletrasportarsi dal Grande Tempio a qua? Ciò mai sarebbe potuto accadere! Il monte Etna è protetto dallo scudo della fiamme sotterranee!!
- Hai ragione! –Concorda Agrios.
- Chiunque sia, se non indossa una Adamas, non potrebbe mai attraversare lo spazio e raggiungere questo tempio sotterraneo! –Completa Thoas.
- Sì! Ma solo se fossero Cavalieri! –Encelado si irrita per il pensiero limitato degli altri Giganti. –Questa ragazza è Athena, una Divinità, proprio come il nostro signore!!!
In quel momento i potenti Giganti sono dominati dalla pressione di Athena, che agli occhi di chiunque sembrerebbe un’umana qualunque.
- Questo timore… Siamo totalmente impauriti da questa mocciosa, nonostante si tratti di qualcosa di completamente differente dai sentimenti che proviamo per il nostro Dio!
- Capisco! –Dice Tifone.
Il Dio dei Giganti, nella forma di Mei, è completamente nudo. Sotto i capelli, adesso di un nero profondo, la creatura lancia fiamme con il suo sguardo maligno.
- Una fessura si è aperta nello scudo di fiamme terrestri sopra la mia protezione! Adesso capisco! È stata la forza di Athena!
- Tifone! –Athena punta contro di lui il bastone di Nike. –Le onde del tuo Cosmo fanno tremare il suolo e, insieme ai venti maligni, attraversano i mari, viaggiando dalla Sicilia fino al Grande Tempio in Grecia!
- Capisco! Fu così anche nella Gigantomachia antica! Sei venuta ad incontrare il tuo destino nei campi di morte!
- Esci da questo corpo! –Ordina la Dea. –Vattene da Mei!
- Capisco! Athena è presente in questa era nella sua forma completa! E cosa ne è di me? Questo non è niente più che una marionetta! Sarei in svantaggio in questo fragile corpo umano! Che oltretutto è un corpo terribilmente brutto!
Non esiste possibilità di dialogo con Tifone, il qualche si limita a dire tutto ciò che gli viene alla mente, non ammettendo qualunque negoziazione. Ignorando l’ordine di Athena, il Dio dei Giganti sale tranquillamente gli scalini dell’altare.
- Sommo Sacerdote!
- S… Sì, mio Signore! – Encelado si inginocchia.
- Dove si trova il mio radiante corpo carnale? Dove si trova l’offerta?
- Bene, eccola qua, sta di fronte a voi! –Il Gigante indica in direzione di Yulij, ancora incatenata e dimenticata.
- Capisco! –Più di una volta Tifone muove le braccia in posizione di attacco.
- Fermati! –E più di una volta Athena grida per impedire che la colpisca.
- Pretendi di attaccarmi con quel bastone d’oro? –Domanda Tifone, senza guardare all’indietro.
Il Dio dei Giganti sa che Athena non lo farebbe. La sua volontà non le permetterebbe mai di ferire uno dei suoi protettori. E il suo fragile corpo appartiene a Mei.
- Colui che hai di fronte è il corpo di uno dei tuoi amati Cavalieri! –Il viso di Tifone si converte in un sorriso funebre. Se non fosse per i capelli, che da argentati sono diventati neri, sarebbe proprio la faccia di Mei. –Se mi attacchi con quel bastone il corpo di Mei morirà! Se ti mostri indecisa, questa ragazza offertami in sacrificio morirà! Qualunque sia la decisione che prenderai! Com’è patetica la volontà di Athena! – Le braccia di Mei, adesso di Tifone, si agitano in aria.
- Allora, sangue!!! Offritemi sangue!
- Ma… cosa?! – Andromeda, Cristal e la stessa Athena non credono ai loro occhi.
Le Armature di Adamas sono in frantumi e il corpo di Mei, che adesso è posseduto da Tifone, è bagnato di sangue.
Agrios e Thoas hanno delle convulsioni, in piedi, dopo che le loro Armature di Adamas sono state perforate. Mei, posseduto adesso da Tifone, ha trapassato con i suoi pugni irrobustiti l’addome dei Giganti, rompendo le loro viscere con vigore. I loro organi sono adesso esposti e sono espulsi in seguito alla pressione interna dell’organismo, per spargersi finalmente al suolo. I due cadono a terra e il sangue delle loro ferite viene assorbito dal pavimento del tempio sotterraneo.
Un fracasso fa tremare l’enorme caverna. Lo scudo di Flegra riprende a pulsare con un nuovo flusso colossale di Cosmo.
- Mi manca, lo sento! –Protesta comunque Tifone, dalle profondità dell’abisso infernale.
Encelado si curva di fronte alle parole del Dio. Nonostante stiano affogando nella pozza formata dalle proprie viscere, con il volto totalmente sfigurato dal dolore, Agrios e Thoas si prostrano in una specie di preghiera a Tifone.
- Che il sacrificio si compia! La poca forza di cui adesso dispongo non è sufficiente per sconfiggere Athena! Offritemi tutto ciò che potete! Tiratemi fuori dalle profondità del vuoto! Offritevi a me! –Tifone si impone con il terrore.
I Giganti, già condannati, danno la loro ultima prova di lealtà, bruciando il loro Cosmo nel momento culminante delle loro vite, offrendolo al loro Dio. I Cosmi di Agrios, la Forza Bruta, e di Thoas, il Lampo Veloce, sono divorati da Mei, posseduto da Tifone.
- Sommo Sacerdote! –Continua l’impietoso Dio. –Offrimi il tuo corpo carnale, del mio fratello più vecchio! Il Cosmo fiammeggiante dei miei fratelli potrà massacrare dall’interno questo fragile corpo di essere umano!
- Come desiderate! –Encelado non mostra dubbio alcuno, completamente dominato dal timore.
- Offriti a me! –Tifone lancia un raggio in direzione del Sommo Sacerdote dei Giganti.
Encelado, la Voce Serrata, si consegna totalmente, con l’anima annullata dalle parole del Dio, riducendosi letteralmente ad un pupazzo con una maschera demoniaca, dallo sguardo turbato e dalla postura indecisa.
Un vento colmo di cattivi auspici fa rabbrividire i Cavalieri. Un alone abbandona il fragile corpo di Mei, formando un’aurea fiammeggiante che si separa dalla figura umana: Tifone, il cui nome deriva dal tifone, il Signore di tutti i venti maligni.
La divina volontà dei Giganti si ferma a metà del cammino, prima di essere trasferita nel corpo di Encelado.
- Chi pronuncia il mio nome?
- Io!
- Mei! –Grida Athena.
Fino ad ora un burattino nelle mani di Tifone, Mei subisce un’evidente trasformazione. I suoi capelli recuperano il colore argenteo, la brillantezza torbida e fiammeggiante lascia il suo sguardo e le labbra trasmettono le parole della volontà a cui dovrebbero appartenere.
- Lady Isabel!
- Mei?! –Athena si comporta come un’umana, in bilico tra la disperazione e l’allegria nel constatare che è lo stesso Mei che parla.
- Non c’è tempo da perdere! Colpisci il mio corpo con il tuo bastone e trafiggimi insieme a questo Dio maledetto! –Chiede Mei, lottando per mantenere il controllo sulle sue parole.
- Ma…
- Non pensateci due volte! Questo è l’unico momento in cui potete farlo! Velocemente, prima che Tifone lasci definitivamente questo corpo! Voi, siete la Dea Athena, non è così? –è il cosmo di Mei che supplica la Dea guerriera protettrice della Terra, una voce smorzata dal dolore, un filo di vita che può perdersi in qualunque momento.
- Capisco! Quando è iniziato il processo di trasferimento verso il corpo di mio fratello, l’anima umana di questo corpo si è rivelata, ricucendo i tratti della dominazione imposta dalla mia volontà!
- Io non sono una marionetta, Tifone! Io sono Mei, un Cavaliere di Athena!
- Tuttavia, è stato grazie alla tua frivola presenza di fronte a me, quando ancora ero imprigionato, fragile umano, che un piccolo frammento di me potè risorgere al giorno d’oggi!
- Chiudi la bocca! –Mei afferra le sue stesse spalle, con le mani macchiate di sangue, nel tentativo di impedire che la volontà di Tifone scappi via completamente. Il Dio, agitandosi all’interno dell’aura luminosa, parzialmente liberato, si volta verso Athena.
- Hai intenzione di attaccarmi con questo bastone d’oro?
- Tutto ciò che fai è spargere terrore come una bufera impazzita! –La voce di Athena riprende a risuonare altera come quella di una Dea. –Non sei che una fiera demoniaca affamata! Cosa potresti volere risorgendo al giorno d’oggi? Una volontà perversa come la tua solo troverebbe soddisfazione nel distruggere la Terra, e dopo, infine, te stesso!
- Dov’è la dimora dei Giganti che mi adorano e proteggono? –Domanda Tifone. –Dove potremo noi, Giganti, stabilirci in pace? Vuoi dire che soltanto ci resta la prigione nel vuoto tra Gea e Tartaro, da dove neppure la luce stessa può fuggire? Allora, tu, meretrice ordinaria, che ti spacci per la protettrice della Terra! –La volontà di Tifone si confonde con quella dei Giganti sacrificati, creando un caos nel suo cosmo.
Un’ombra sfreccia volando. Artigli tagliano la carne.
- Fulmini! –Pallas, lo Spirito Stupido, che era rimasto nascosto fino a quel momento, artiglia con impeto il costato di Mei.
Il sangue zampilla come una palla di fango, scorrendo al suolo. Il corpo del giovane si inclina pesantemente.
Nello stesso istante, la volontà di Tifone risplende, radiante, trasferendosi nel corpo di Encelado. Il Dio prende per sé le energie dei Giganti, unendole a quelle dei frammenti del cosmo accumulato nello scudo di Flegra, creando così un vortice di luce. La maschera demoniaca di Encelado cade dal suo volto, sbattendo al suolo. La sua veste sacerdote si riduce in polvere, perdendosi nell’aria. Al suo posto, rompendo la pelle dall’interno, nasce una nuova Armatura di Adamas, dotata di una lucentezza color onice, mai vista prima.
Il Dio si trova adesso in un corpo potente. Il Signore dei Giganti, divoratore di sacrifici umani e maestro dei venti di cattivo auspicio, si rivela finalmente. La nuova immagine di Tifone è completamente asimmetrica. Il lato destro è formato da fiamme infinite, mentre nel lato sinistro un vento vaga senza rotta. I colori degli occhi, i capelli, la pelle, il formato stesso dell’Adamas, tutto è diametralmente opposto a partire da un’immaginaria linea verticale che divide al centro il suo corpo.
Il nuovo Tifone è certamente bello. La sua figura fisica e la sua voce sono belle, così come le fiamme che scaturiscono dall’arcobaleno all’occhio destro. Fulmini bianco-azzurri sono lanciati da ogni poro della sua pelle, sul lato sinistro.
- Athena! Sempre giustifichi le tue lotte con la autoaffermazione che le tue guerre sono per la giustizia, nascondendo i tuoi massacri sotto la giustificazione di Guerre Sacre! – Il Dio dei Giganti sa che Athena e i suoi Cavalieri vivono in perenne conflitto morale di fronte alla contraddizione di combattere con violenza al fine di proteggere l’amore e la pace sulla Terra.
- Taci! –Athena si sente a disagio, ma mantiene una posa di fermezza. –Forse per caso i Giganti hanno una qualche giustizia all’altezza della mia volontà?
- Ti stai sbagliando! Non è questo il punto su cui ci dobbiamo confrontare! Il peggior crimine che esiste è relegare i fatti nella dimenticanza! Athena, ti sei forse dimenticata il motivo per il quale lottiamo? La battaglia tra i Giganti e gli umani! Nel caso tu lo abbia dimenticato, ti rinfrescherò la memoria! Questa non è una Guerra Sacra: è una Gigantomachia, una lotta contro Giganti! –Le parole di Tifone arrivano ad Athena come un raggio, risvegliando la sua memoria. –Questa è una battaglia primitiva, la più primordiale delle dispute! È una lotta di sopravvivenza! Nessuno può impedirla! –Proclama il Dio dei Giganti. –E tu, Mei, fragile burattino, sei già mio!
Tifone apre largamente le braccia. Mei non riesce a muoversi, seriamente ferito dagli artigli di Pallas.
- Ti divorerò qui, adesso! –Echeggia minacciosamente la voce di Tifone.
Ma nel momento in cui i suoi pugni di fuoco e vento malvagio si sollevano, Athena lancia il suo Bastone d’Oro. All’altezza della testa di Mei i Cosmi delle due Divinità si scontrano. Gli attacchi sono annullati, riducendo entrambi il potere dell’altro ad un livello minimo.
Dallo spazio vuoto sorge uno scrigno adornato dalle stelle del firmamento. Non è di oro, né d’argento, né di bronzo, è semplicemente nero come la notte.
Tifone inizia a ricordare qualcosa di antico.
- Quale delle ottantotto costellazioni è simbolizzata in questo rilievo? –Si chiede tra sé.
- Te lo ho detto, Tifone! – Mei recupera miracolosamente la voce. –Non sono un burattino nelle tue mani! Sono un Cavaliere di Athena!
Detto questo, lo scrigno si apre in aria, rivelando un’Armatura brillante, che assorbe a sé tutta la luce all’esterno. La sagoma della costellazione di Mei inizia a prendere forma: una donna, di lato. I suoi lunghi capelli ondeggiano con un bel luccichio che ricorda l’immagine di un dipinto brillante. La figura tutta nera si scompone, aderendo al corpo di Mei.
Tifone riesce finalmente a recuperare il ricordo del nome della costellazione, che era rimasta sigillata insieme alla sua volontà da tempi immemorabili.
- Sei tu! Il Cavaliere della Chioma di Berenice!
Mei lancia un attacco che raggiunge il mento non protetto di Tifone, lanciando indietro con forza il Dio dei Gitani. Tifone perde sangue. La sua possente mandibola è recisa nel mezzo.
- Io?! Un Cavaliere di Athena?! –Realizza Mei, usando quel poco che gli rimane di Cosmo. È un breve momento di felicità, prima che cada in avanti, esausto, perdendo i sensi.
- Di fatto, ammetto che non ho recuperato la pienezza delle mie forza! –Borbotta Tifone, toccandosi il mento con un’aria preoccupata. Punta quindi la sua mano destra verso il suolo, colpendo con forza il pavimento, che si divide in due.
Lava si solleva con forza, formando una colonna di fuoco. Un suono impressionante risuona nell’intera grotta. Rocce si staccano dalle pareti, cadendo come una pioggia di meteoriti. La colonna di fuoco di Tifone raggiunge il tetto della caverna e attraversa la barriera di pietra, giungendo in superficie.
- Non avrà senso registrare questa battaglia nella storia! –Tifone, avvolto in una colonna di fuoco, si allontana lentamente e come fosse un sovrano.
Il magma ardente comincia a vuotarsi dalle fenditure aperte nel terreno.
- Hai l’obbligo di lottare e uccidermi! Come io ho l’obbligo di lottare e ucciderti!
Il Monte Etna, la pietra angolare del sigillo che imprigionava i Giganti, scompare all’interno della lava e della distruzione.