Saint Seiya Gigantomachia
di Kurumada Masami e Hamazaki Tatsuya
(tradotto da ALEDILEO, dallo spagnolo all’italiano - final editing by Shiryu)
CAPITOLO DI MEI
Prologo – Oreste
Athena era stata insignita dal popolo come sua protettrice dopo aver fatto nascere un olivo in una pietra. In omaggio a lei, gli ateniesi costruirono un enorme santuario di marmo, originariamente dipinto in colori brillanti in una roccia di 800 metri di diametro. La Acropoli, o "città alta", si erge ad un’altezza di 70 metri rispetto alla capitale greca.
Dimenticata dal tempo e punita dai secoli di storia, le costruzioni dell’Acropoli continuando ad essere ammirate e riconosciute fino al giorno d’oggi come uno dei più grandi fatti dell’umanità.
È notte.
I capelli color lino di Andromeda si muovono con il vento nel teatro a cielo aperto. Egli pronuncia le parole a voce bassa, voltandosi all’indietro, sviando lo sguardo dal palco per osservare l’Acropoli.
È estate. Il sole si nasconde come se si collocasse in cima ad Atene.
In questa parte dell’anno, inizia a fare buio soltanto dopo le otto della sera, quando un tono di azzurro profondo si sparge lentamente sulla città. Intense luci dorate si accendono nell’Acropoli, illuminando le colonne del Partendone, i bassorilievi e ogni dettaglio sfigurato dal tempo.
Nicole è seduto accanto ad Andromeda in platea. È un uomo elegante e simpatico, nonostante che i suoi abiti tutti scuri sembrino un po’ pesanti per l’estate del Mar Egeo. Con capelli castani e uno sguardo tranquillo, è colui che potremmo definire un vero "intellettuale".
Andromeda sorride e il suo viso adolescente brilla con la luce riflessa nella pietra. Nonostante sia molto giovane, non ha l’aria infantile della maggior parte dei ragazzi della sua età.
I due erano seduti proprio nel punto più alto dell’auditorio.
Rappresentazioni classiche, come quella di oggi, sono generalmente presentate in teatri a cielo aperto, senza correre molto rischio di cancellazione a causa della pioggia; in Grecia, circa trecento giorni l’anno sono soleggiati.
Questo è l’intervallo tra la prima parte della Trilogia di Oreste, di Eschilio. Nicole vuol sapere cosa pensa Andromeda, un ragazzo giapponese, del teatro classico greco.
Eschilio visse nel V secolo a.C. e fu uno dei tre più grandi autori di tragedie. Le sue opere continuano ad essere rappresentate, non soltanto in forma classica, ma anche nelle più diverse interpretazioni contemporanee.
La Trilogia di Oreste si svolge un po’ dopo la Guerra di Troia, quella di Odisseo, Achille, Ettore e Elena. Il conflitto è scatenato da una mela d’oro dedicata alla più bella, lanciata tra le Divinità da Eris, la Dea della Discordia, e si conclude di fatto nominando Elena di Troia la donna più bella del mondo.
La prima parte della Trilogia si chiama "Agamennone". In essa, il personaggio-titolo, comandante capo dei greci e re di Micene, offre sua figlia Ifigenia in sacrificio. La regina Clitennestra rimane indignata e arma un piano per assassinare Agamennone, con l’aiuto del suo amante, Egisto.
Dopo l’intervallo, inizia la seconda parte dell’opera: "Coefore".
Nove anni erano passati dalla morte di Agamennone. Suo figlio Oreste, che era stato inviato segretamente in un paese vicino, giura all’Oracolo di Delfi che avrebbe vendicato la morte di suo padre.
Lo stile di presentazione è fedele al teatro classico, con attori mascherati e con gli stessi effetti di palco dell’antichità.
Oreste ritorna al suo paese segretamente per eliminare Egisto, con l’aiuto di sua sorella Elettra, e riesce ad incontrare la vera assassina di suo padre: sua madre, Clitennestra.
Clitennestra supplica per la sua vita. Oreste rimane combattuto per qualche momento, ma non abbandona la convinzione di vendicare la morte del padre, conforme a ciò ordinato dall’Oracolo.
La regina Clitennestra cade morta, spargendo il rosso del sangue sul palco. Matricidio. Tutti gli sguardi della platea convergono verso l’Oreste mascherato, che ancora regge la spada con cui aveva ucciso sua madre. La notizia del suo atto raggiungerà le orecchie delle tre Erinni, le Dee della Vendetta, che lo condurranno alla follia nella terza parte della Trilogia di Oreste.
Ma la presentazione di oggi ha qualcosa di sbagliato. Nicole si solleva bruscamente, perplesso.
Nel teatro classico greco, un omicidio non può mai essere mostrato apertamente davanti al pubblico. È un tabù. La scena deve rimanere implicita nella narrazione o svolgersi fuori dal campo visivo della platea. Si può udire il grido della vittima, per esempio, ma è categoricamente proibito mostrare la morte, i dettagli del crimine. Nicole sa che infrangere una regola in un’opera classica sarebbe qualcosa di inconcepibile per una compagnia teatrale greca, soprattutto in una rappresentazione teatrale nell’Odeon. E le cose sembrano farsi sempre più strane.
Sul palco adesso stanno due Oreste, che portano la stessa maschera. Fin da quando l’altro era là? Da dove era uscito?
L’attore che interpretava Oreste adesso sembra agghiacciato dall’omicidio che era appena avvenuto. Solo riesce a gridare quando il suo altro "io" volge la spada nella sua direzione e gli spacca la testa, con maschera e tutto quanto, con un colpo preciso.
L’opera si spezza. Adesso non è più un’opera, la tragedia di oggi è veritiera. Il pubblica si sveglia dalla commozione causata dalla rappresentazione, passando dall’illusione alla realtà nel giro di pochi secondi.
Il falso Oreste salta dal palco e corre per la platea, agitando la spada macchiata di sangue. Andromeda sente che quella energia mortale è diretta verso di lui. Di fatto, l’uomo dietro la maschera si avvicina rapidamente al punto più alto dell’anfiteatro.
La spada dell’assassino emette faville davanti agli occhi di Andromeda, che si difende dal colpo mortale con una catena che nessuno sembra sapere da dove sia uscita. Nessuno capisce neanche come un ragazzo esile riesca a contenere tutto il peso e la forza dell’aggressore.
L’odore acuto che giunge alle narici di Andromeda è quello di una fiera affamata. Egli stira un po’ la fina catena che, in quel momento, contraddicendo ogni logica e sorprendendo tutti, riesce a ridurre in polvere la pesante spada di bronzo.
L’assassino non sembra intimidirsi e inizia a lottare con le sue stesse mani. Andromeda è l’unico che riesce a seguire i suoi movimenti ultrarapidi. A mala pena Andromeda percepisce quando egli si volta verso Nicole e sospende il corpo del greco in aria, lanciandolo con una forza sovraumana contro una parete di pietra. Ma neanche Andromeda sa dove si trovi l’aggressore alcuni secondi dopo, in mezzo alla confusione e al caos generalizzati nell’anfiteatro.
Il ragazzo, in allerta, mantiene la posizione di lotta con le catene mentre protegge Nicole. Non vi è segnale dell’Oreste mascherato, che si era già nascosto nelle oscurità della notte d’estate di Atene.
Le volontà degli Dei, liberate dall’Universo nel momento della sua nascita, si scontrarono contro le figure di vita sparse in tutta la sera e si rifugiarono nelle stelle.
In Urano, il Cielo, si rifugiarono le stelle.
In Ponto, l’Oceano, ebbe inizio la vita.
Al suono e al ritmo soave del tempo, il Mondo si sviluppò e in esso tutte le persone nascono, muoiono e seguono il loro destino determinato dalle stelle.
E esercitavano le stelle il loro influsso sulla vita, e la vita, sul flusso delle stelle.
Prima che le proprie persone se ne resero conto, sorsero coloro che trassero nei loro corpi la Volontà degli Dei. Erano ricettacoli delle loro Anime Immortali, i loro Profeti, e i loro propri Dei acquistarono esistenza terrena.
Quando sorsero queste incarnazioni degli Dei, esse si procurarono di guidare il Mondo d’accordo con la loro volontà, affrontandosi e lottando tra loro. Apparvero quindi guerrieri per proteggere gli Dei, anche scelti dalle costellazioni.
E vi era anche Athena e i Cavalieri di Athena.
Il combattimento mortale tra gli Dei per la supremazia nel Mondo si estese per uno spazio temporale inconcepibile per la mente umana.
Nei campi di battaglia Athena stava sempre circondata da giovani guerrieri che venivano da ogni parte della Terra per proteggerla. Erano giovani veramente dotati di Coraggio e di Forza. I loro colpi tagliavano l’aria, i loro calci distruggevano il suolo. Questi Cavalieri della Speranza sorgevano sempre ogni volta che il male iniziava a espandersi per il mondo.
Però i loro nomi si persero nel Tempo e sono ignorati dalla stessa Mitologia Greca. Questi giovani leggendari e dimenticati… i Cavalieri di Athena.