Capitolo IV: Il terrore che viene dal mare
Finalmente, a un giorno e mezzo circa di viaggio da quando aveva salutato Janos e le tre sacerdotesse, fermando un uomo che viaggiava su di un carro trainato da una coppia di buoi, e chiedendogli quale città fosse quella che vedeva in lontananza gli fu risposto
- Brindisi -.
Voleva spronare il suo cavallo per arrivare il prima possibile al porto, ma si rendeva conto che finora aveva viaggiato a tappe forzate, fermandosi solo lo stretto tempo necessario, e questo aveva stancato il suo cavallo, ragion per cui continuò a percorrere il breve tratto che gli restava della strada alla medesima velocità.
Prima ancora di attraversare le porte cittadine passò di fianco ad un fonte. Decise di fermarsi e fare abbeverare il cavallo. Scese dall’animale e si avviò a condurlo con le briglie all’acqua. Quando fu ormai vicino alla vasca piena il suo guardò sostò nella propria immagine riflessa, per poco, perché ben presto l’acqua fu increspata dalle onde centripete che il muso del cavallo produceva sulla superficie per bere. Eppure gli era bastato. Aveva visto di fronte a lui un uomo che non conosceva affatto. Capelli lunghi biondi e smossi, ciglia cispose e unite alla radice del naso, parte della tunica di un templare. Il suo aspetto non rispecchiava più quello che aveva ammirato, anche con una punta di compiacimento, l’ultima volta che si era visto riflesso. Adesso era trascurato e proprio questa trascuratezza aveva fatto riemergere con prepotenza i suoi caratteri slavi, dopo anni che qualcuno glieli aveva fatti sparire fin da quando, poco più che bambino, era giunto come schiavo a Venezia.
- Non posso perdere tempo con queste cose!- pensò tra se e allorché vide il cavallo che aveva ormai smesso di bere riprese il viaggio.
Entrò nella città. Si accorse che le strade erano molto strette, decise allora di smontare dall’animale e di condurlo a mano, guidandolo con le briglie. Fu come muoversi in un labirinto di case, orti e botteghe ma affidandosi ai propri sensi, soprattutto olfatto e udito, segui l’odore di salsedine e il rumore di un fragore distante fino a quando riuscì infine ad arrivare al porto. Investito dal sole meridiano, lo spettacolo della gente indaffarata nel lavoro lo riportò come di colpo al mondo, dopo un lungo viaggio solitario.
Uomini di ogni tipo magri, robusti, alti, bassi si muovevano con un gran daffare in una miriade di lavori. Come sottofondo, il rumore ritmico delle onde che si infrangevano sul molo.
Christ si avvicinò al primo che gli fu a tiro chiedendogli dove poter trovare una nave che salpasse per la Grecia.
L’altro si allontanò con gran fretta, facendosi il segno della croce, con una grande paura sul volto. Chiese quindi a una seconda persona. La reazione fu la stessa. Anche ad una terza, e ad una quarta. Perché non appena sentivano le parole nave e Grecia il loro volto si riempiva di terrore? Si avvicinò al molo e vide che non molto lontano una nave stava per salpare. Vi si diresse e cercò con lo sguardo quello che sembrava essere il capitano. Lo trovò e gli si avvicinò.
- Dove siete diretti? –
- A Smirne templare. Cerchi forse qualcuno che ti ci porti? –
- No, cerco un’informazione- fece una breve pausa - Perché qui le persone sembrano avere paura della Grecia?-
Seppur non nella stessa intensità anche il capitano cambiò espressione del volto, non più sicura ma con un velo di turbamento.
- Non devi essere del posto – e anche lui si fece il segno della croce.
- No, infatti, vengo dalla Francia e vorrei capire cosa succede. Che io sappia da Brindisi è normale che delle navi salpino per la Grecia –
- Non negli ultimi tempi. La rotta è preda di pirati infedeli e crudeli, i pochi sopravvissuti ai loro attacchi dicono che sono addirittura immortali, vengono colpiti ma non muoiono, non sanguinano neanche, sembrano dei fantasmi! Forse perché hanno stretto un patto col diavolo stesso, che appare delle volte sotto l’aspetto di un mostro che può mutare forma. Delle volte assomiglia a un pesce, altre a un serpente, altre ancora a un essere che lancia contro i malcapitati tentacoli bianchi che feriscono il corpo come se fosse stato colpito da un fulmine. Ecco perché nessuno vuol più solcare le acque per la Grecia.-
A quelle ultime parole Christ sobbalzò. Il racconto calzava perfettamente con quanto accaduto ai suoi confratelli in Francia.
Provò quindi a pronunciare quel nome che ormai lo ossessionava da tanto.
- Conosci qualcuno chiamato Atokos? Un uomo mi ha detto che a Brindisi avrei potuto trovarlo -
- Sembra un nome greco. No, templare, frequento la comunità greca della città e non ho mai conosciuto un uomo che portasse tale nome. Mi dispiace ma adesso devo partire. Ti lascio con un consiglio: so che sei un uomo di Dio ma non immischiarti in sfide fuori dalla portata umana. Per vincere forze così avverse ci vorrebbe il potere di un santo. Che Iddio ti assista – e salì sulla nave, non curandosi più di lui.
Christ rimase in un primo momento interdetto. Janos gli aveva detto che a Brindisi avrebbe trovato Atokos ma per ora così non era stato. Ma forse il capitano non era così informato sui greci che vivevano in città come aveva millantato. O forse Atokos non viveva a Brindisi. Decise allora di andare nel solo posto in cui in una città si possono avere delle informazioni se non certe, probabili e si diresse nell’osteria del porto.
Quando entrò constatò che l’ambiente era frequentato da uomini poco raccomandabili, ma non certo per lui. Qualcuno lo aveva squadrato, soffermandosi ad osservare la tunica da templare. In alcuni la cosa aveva suscitato disinteresse, lo qualificava infatti come preda non abbordabile poiché apparteneva a uno dei più validi ordini di guerrieri, qualcun altro sorrideva sotto i baffi gustando già il lauto bottino che un templare doveva per forza avere con sé. Christ si diresse con passo lento verso l’oste chiedendogli dove sedersi e una ciotola di minestra di legumi cotti nel lardo, annaffiata con un boccale di vino. Non appena si fu seduto una ragazza gli si avvicinò e gli bisbigliò nell’orecchio che a un templare come lui per pochi soldi poteva far vedere il paradiso già adesso e che se non ci credeva poteva andare a chiederlo a quei confratelli che erano ormai sui clienti fissi. Christ fece finta di non aver udito e non appena l’oste gli portò quanto ordinato cominciò a mangiare, chinando il viso sulla zuppa e non curando di uno sguardo la donna.
Questa sbuffò allontanandosi e si diresse a un altro tavolo, dove si trovava un uomo dalla stazza molto grossa, intento con altri a giocare a dadi. Si sedette vicino a lui dicendogli qualcosa.
Non passò molto tempo che un manrovescio colpì la ciotola con la zuppa facendola cadere a terra. Era stato l’uomo che giocava a dadi.
Accostò il volto a quello di Christ. Il suo alito puzzava di vino.
- La signora ha detto che sei stato molto maleducato con lei, ma come, un cavaliere come te? Vedi, se avessi accettato la sua compagnia avremmo avuto i tuoi soldi con tuo sommo piacere, ora dovremo prenderteli con le cattive –
Christ sorseggiò del vino, giusto in tempo perché l’altro colpisse il boccale facendo cadere anche quello.
- Allora biondo – questa volta lo afferrò per il bavero della tunica – vuoi darmi i tuoi soldi o no? E non dirmi che non ne hai, voi templari siete bravissimi nell’arte di ingrassare le vostre scarselle, e le vostre casseforti -.
- Per il tuo bene lasciami in pace – furono le sole parole di Christ
- Avete sentito? – disse l’altro prorompendo in una grassa risata. Nel frattempo anche gli altri uomini che stavano giocando a dadi con lui si erano avvicinati – perché biondo cosa mi fai? Sei dal solo, contro sei uomini e tutti robusti, dacci i soldi di tua spontanea volontà, sarà meglio per te –
- non ho denaro con me –
Questa volta risero tutti e sei. – Ci stai prendendo in giro? Si è mai visto un templare senza denaro? Sai quanti tuoi confratelli ci hanno detto la stessa cosa, ma dopo le nostre cortesie i soldi sono usciti miracolosamente fuori? –
L’uomo lo colpì con un pugno allo stomaco.
- Adesso uomo di Dio fai anche tu questo miracolo! –
Christ sembrò non aver accusato più di tanto il colpo.
- Orso stai invecchiando, non lo hai colpito con forza – disse uno degli uomini. Ma l’altro lo aveva colpito con molta violenza ed era stupito che il templare non si fosse accasciato a terra.
- Ragazzi, questo è un osso duro – disse – dobbiamo attaccarlo tutti assieme.
- Se ci tenete alla vostra vita andatevene!- fu l’ultimo avvertimento di Christ.
- Tutti assieme, ora!- gridò l’altro ed i sei si scagliarono contro di lui.
Non ebbero neanche il tempo di rendersi conto di cosa stesse succedendo che uno di loro volò contro un tavolo con una tale violenza da romperlo. Un altro protese in avanti il braccio per colpirlo con un pugno ma Christ intercettò il colpo, afferrò l’avambraccio e lanciò anche questo lontano contro un altro tavolo che esattamente come il primo si ruppe. Un terzo cercò anch’egli di sferrargli un pugno ma Christ, dopo averlo evitato con facilità, sferrò a sua volta un pugno allo stomaco dell’uomo, facendolo accasciare a terra piangendo per il dolore.
- Adesso basta, non vedete che contro di me non ce la potete fare? – fu tutto inutile, altri due stavano caricando contro di lui, uno alla sua destra, l’altro alla sua sinistra, scagliandosi con foga. Questa volta non dovette fare altro che scansarli al momento giusto perché entrambi si colpissero a vicenda.
Era rimasto ormai in piedi solo un uomo, quello che gli altri avevano chiamato Orso, forse il capo della cricca. Al vedere che cinque dei suoi erano stati atterrati con estrema facilità cominciò a sudare freddo.
Fu a lui che Christ si rivolse - Orso, vero? Questa volta ti conviene credermi, non ho denaro con me, o almeno non molto -.
- Anche se poco per noi è molto importante. Da quando non è più possibile far rotta per la Grecia siamo rimasti senza lavoro, abbiamo pur bisogno di sfamarci –
Quelle parole lo colpirono. E’ vero, si era solo difeso, ma lui era pur sempre un cavaliere di Atena, quindi molto più forte di tutti e sei messi assieme. E quando lo avevano attaccato non si era neanche chiesto il perché, che il denaro potesse servirgli semplicemente per sfamarsi non gli era neanche passato per la mente. Ma forse poteva rimediare.
- Siete dunque dei marinai? Avete una vostra nave? – chiese
- Abbiamo una delle migliori navi di Brindisi, ma da quando non è più possibile giungere nelle terre del Basileo il lavoro in città non basta più per tutti – sospirò l’uomo
- E se vi pagassi per condurmi là, in Grecia? – fu la nuova domanda di Christ
- Templare, oltre che forte tu devi essere pazzo, chi oggi vorrebbe battere quella rotta? Significa andare incontro a morte certa –
- I mostri, in quei mari si aggirano dei mostri al servizio di una strega che vive in una torre sull’isola di Atokos! – disse una voce di donna, la stessa che non molto prima si era avvicinata a lui.
A quella parola Chirst drizzò le orecchie.
- Cosa hai detto? Atokos? Si tratta di un’isola? – chiese incalzando con le domande.
- E’ una piccola, insignificante isola dell’Ellade – cominciò a parlare Orso - non vi è altro che rocce e ed erba. Forse in passato aveva svolto un qualche ruolo nella difesa dell’Impero di Bisanzio via mare e infatti sulla sua unica altura fu costruita una torre di pietra, ma erano secoli che l’isola era rimasta completamente disabitata. Fino a qualche mese fa, quando un mostro ha preso possesso dell’isola, un mostro che qualcuno dice sguinzagliato da una strega così orrenda da dover portare una maschera!-
Quindi aveva mal compreso le parole di Lalibela e Janos. Atokos non era un uomo ma un luogo, anzi il luogo, il luogo dove poteva trovare la persona che andava cercando. Ma c’era di più, ancora una volta si parlava di una strega e quel particolare della maschera lo rendeva certo che dovesse trattarsi di una sacerdotessa del Grande Tempio. Afferrò l’uomo per la veste, voleva essere certo che tutto ciò non fosse una menzogna, anche se sapeva che non poteva esserlo di certo e quasi ringhiandogli contro - Come fai a sapere tutte queste cose? – chiese con estrema violenza.
L’altro iniziò a piangere. Christ credeva perché impaurito dal suo atteggiamento. Presto si accorse però che non era così.
- Esattamente due mesi fa mi ero imbarcato alla volta della Grecia per trasportare un carico di pelli. La notizia delle navi assalite dal mostro si era già diffusa tra gli uomini di mare ma al tempo non ci credevo più di tanto e poi, dal momento che nessuno voleva battere quella rotta, mi era stato promesso un lauto pagamento. Purtroppo però per un incidente l’acqua che avevamo portato a bordo fu contaminata da escrementi di topo. Bisognava assolutamente rifornirci di acqua potabile. In lontanza scorgemmo un isola che non riuscivamo ad identificare. Consultando una vecchia mappa scoprimmo che si chiamava Atokos. Decidemmo allora di fare scalo là e cercare una polla, un ruscello, insomma dell’acqua. Potessi tornare indietro! Avrei preferito mille volte morire dissetato! L’equipaggio fu completamente sterminato dalla strega e dal suo mostro, tra loro vi era anche mio fratello –
Sentito ciò Christ lasciò la presa. Nel frattempo gli uomini con cui aveva lottato si erano ripresi e avvicinati a lui, giusto in tempo per ascoltare il racconto di Orso, lo stesso che ormai avevano ascoltato tante volte ma che sempre suscitava in loro terrore.
- Mi dispiace per tuo fratello – disse il templare – sappi che ti posso capire. Anche a me quell’essere abominevole ha strappato l’affetto di amici cari ma non voglio rassegnarmi a piangerne la morte, senza fare altro. E se ti dicessi che posso vendicare tutti loro? Conducimi con la tua nave sull’isola e ti prometto che lo farò.-
L’altro lo guardò con rassegnazione poi disse – templare, anche se al servizio di Dio resti sempre un semplice uomo, mentre là di umano non c’è proprio nulla. Portarti ad Atokos significherebbe firmare la condanna a morte tua e dei miei uomini –
Christ lo fissò allora con determinazione – giuro su quanto ho di più caro che non sarà così -.
Quello sguardo così fiero e risoluto colpì Orso. C’era qualcosa in quel templare che sembrava andare oltre le umane possibilità, in un certo senso avvertiva dentro di sé la stessa sensazione di quando si era trovato di fronte quella strega ma questa volta la cosa non lo impauriva, piuttosto gli confermava che quelle dell’altro non sarebbero state solo vane promesse o il farneticare di un religioso invasato.
Christ allungò all’altro un sacchetto con alcune monete – portami là e queste saranno tue –.
Ma l’altro aveva già deciso. – Non è questo ciò che voglio – disse ricacciando verso il templare il sacchetto – Vendica mio fratello, vendica i miei uomini! –
- Mi carico di questo dovere – disse, e allungò la destra che ben presto fu stretta dall’altro.
- Tazio, Mena e voi tutti recatevi all’arsenale e datevi da fare per rimettere in mare la Sancta Lucia al più presto, io mi recherò da Simon per rifornirci di cibo e acqua-
- Sì capo – gridarono in coro gli uomini uscendo con passo rapido e deciso dall’osteria.
- Un ultima cosa – Orso si rivolse a Christ – non mi interessa niente della mia ma voglio la certezza che nessuno dei miei uomini lascerà la vita in questo viaggio -.
Christ lo fissò negli occhi – farò il possibile per esaudire questa tua richiesta. Nessuno deve più morire per mano di quell’essere -. A quelle parole l’altro, sicuro nel volto, prese come gli altri la strada dell’uscita.
Anche Christ decise che era ora di lasciare quel posto. Pagò l’oste per il cibo consumato e per i tavoli rotti e infilò la porta per ritrovarsi nella strada. Non se ne era reso conto, ma ormai la giornata volgeva al termine e il sole stava tramontando. Prese il cavallo per le briglie e si diresse ancora una volta verso il porto e lì restò a lungo a guardare il mare. Oltre quello, pensò, c’era la Grecia, la terra che un tempo aveva considerato la sua casa, la terra in cui stava per tornare. Non poté fare a meno di immaginare le reazioni degli altri cavalieri quando, dopo avere portato a termine la sua ricerca, avrebbe rimesso piede al Grande Tempio, e quale sarebbe stata la reazione del Grande Sacerdote. Sicuramente Janos doveva avere inviato una delle sue sacerdotesse a riferire dell’incontro e di averlo sollecitato a tornare. Dalle sue parole era parso benevolo, la sua veneranda età e il fatto di avere combattuto l’ultima guerra sacra dovevano pure avere il loro peso nei confronti del Grande Sacerdote. La brezza di mare che soffiava sul volto lo fece tornare con la mente al presente. Si era accorto che la notte era calata. La serata non era eccessivamente fredda, ciononostante pensò che fosse meglio trovare un comodo giaciglio al coperto e visto che Brindisi abbondava di ospedali (1) si mosse verso il borgo a cercarne uno.
Stava percorrendo ancora una volta le strette strade della città quando avvertì la presenza di un cosmo, uno a lui noto, che aveva già percepito negli ultimi tempi. Con la coda dell’occhio notò inoltre una sagoma scura che, nascondendosi nell’ombra, lo seguiva a distanza. Fece finta di nulla continuando a camminare, ma non appena l’altra si mosse, rapido balzò su di lei, che cercò di svincolarsi ma non abbastanza velocemente per evitare di essere afferrata per un polso. Con forza Christ la trascinò alla tenue luce di una candela posta a illuminare l’effige di una Madonna, finchè non riconobbe chi fosse.
- Me lo dovevo immaginare – disse seccamente. Il suo pedinatore era Clio.
- Cosa ti aspettavi? Janos ha avvisato il Grande Sacerdote del vostro incontro. Anche noi eravamo sulle tracce della persona che stai cercando –
- Per quale motivo? – chiese il templare
- A te non deve interessare, è una faccenda che non ti riguarda. Avrei fatto volentieri a meno di dover fare da balia a un traditore ma vista la tua determinazione a ucciderla, e dato il nostro comune interesse, io sono stata mandata per evitare il fallimento della tua impresa. Stai per batterti contro un nemico che non può essere sottovalutato – tacque per un istante, poi riprese – e tu sei rimasto fuori dal nostro mondo per troppo tempo, andresti incontro ad una sconfitta certa -.
Christ rise – Siete così sicuri? E sia, so di non potermi opporre a una decisione del Grande Sacerdote, ma almeno una condizione la voglio dettare io: colui che ha ucciso i miei compagni è affar mio -.
Clio annuì – A te l’onore di batterti con Eel –
"Finalmente il bastardo ha un nome" pensò tra sé Christ – Bene, indossi ancora il saio, così vestita non darai nell’occhio nel dormitorio. E’ la che sto andando per passare la notte.
Senza dir niente Clio si affiancò a Christ e insieme cercarono un ospedale per passare la notte.
L’indomani si alzarono che il sole era già spuntato. Christ, ben sapendo di non poterlo portare con sé, si recò nella stalla dove aveva messo a riposo il suo cavallo. Cercò quindi lo stalliere e quando lo trovò disse di voler fare dono all’ospedale del cavallo. L’altro, stupito per quel regalo, ringraziò a nome dei frati. Prima di andare via Christ accarezzò per l’ultima volta l’animale e sussurrò nelle sue orecchie – Grazie di tutto- .
Lasciarono l’ospedale e, ripercorrendo in senso inverso il cammino della sera prima, si diressero al porto. Christ aguzzava lo sguardo per cercare gli uomini della taverna quando si sentì chiamare.
- Ohè templare, hai portato con te rinforzi – era Orso.
- Tu seguimi ma non dire alcuna parola – e Clio lo seguì.
Entrambi si diressero alla nave che quelli avevano armato, pronti a salpare.
- Dove hai scovato questo frate? Perché porta una maschera? Non sapevo ci fossero ordini che lo richiedessero – disse Tazio osservandola con curiosità.
- Porta una maschera perché ha il viso deturpato da cicatrici e non vuole impaurire nessuno. Ma non parlargli, ha fatto voto di silenzio -.
- Sarà – disse l’altro, e in cuor suo forse pensava che il frate fosse un sodomita per quella maschera troppo effeminata, ma mai discutere con uomini di chiesa, pensò, perché dotti come sono ne sanno una più del diavolo.
Dopo che i due furono saliti sulla nave, essendo il vento favorevole, Orso ordinò agli altri di issare le vele e levare l’ancora. Lentamente la nave partì.
La giornata era bella, il mare calmo, ma non così gli animi della ciurma. Sapevano che da un momento all’altro il mostro sarebbe apparso, l’unico a provare un pizzico di euforia era Orso, sembrava quasi avere intuito le potenzialità di Christ.
Il viaggio volgeva al termine, nulla era accaduto, e in lontanza si scorgeva tra i flutti un lembo di terra.
- Quella è Atokos – disse Orso indicando agli altri due con l’indice dove si poteva scorgere.
D’un tratto la nave ondeggiò con violenza.
- Cosa sta succedendo? – Si interrogò il capitano – Biagio? Il timone, Biagio! – si voltò verso il suo uomo, lo trovò steso privo di vita presso il timone. – Templare – gridò allora – ricorda la tua promessa -.
Christ fu colto da un attacco di rabbia. Quel maledetto aveva fatto un’altra vittima e lui non aveva mosso un dito.
-Eel!- urlò a squarciagola – se hai coraggio mostrati e combatti con chi può tenerti testa!-.
Una risata sinistra riempì l’aria di umori tetri. Gli uomini della nave si inginocchiarono a pregare, ma la nave adesso ondeggiava ancora più forte e uno ne fu sbalzato fuori.
- Christ – urlò Clio – lascialo a me -. Nella situazione in cui si trovavano nessuno si era accorto che quel frate aveva parlato con una voce da donna.
- Vediamo se sarai più bravo che in Francia – pronunciò una voce, così sottile da sembrare quasi in farsetto.
- Mostrati – continava a urlare Christ.
La nave era ormai senza controllo, ondeggiava paurosamente e i superstiti cercavano qualsiasi cosa a cui aggrapparsi. Poi, d’un tratto, quel rollio si arrestò.
- Deus Gratia – sospirò Orso ma non finì di pronunciare le parole che sentì Tazio urlare in modo lancinante. Tutti si voltarono verso di lui e videro il suo corpo completamente ustionato che fumava, privo di vita. Vicino però c’era Clio, che aveva afferrato uno dei bianchi tentacoli. Quell’essere cercava di liberarsi ma il cavaliere dell’Ofiuco non mollava la presa. La sua mano era ustionata, eppure la stretta non accennava ad affievolirsi. Poi Clio decise di raccogliere tutte le sue forze e tirò il tentacolo con forza. Dalle acque del mare emerse un uomo con una strana armatura verde e viola che ricopriva interamente il suo corpo. Più che dura come il metallo questa sembrava viscida come la pelle di un serpente, l’elmo assomigliava a una sfera tagliata a metà, e celava i suoi occhi. Christ notò che i famigerati tentacoli partivano dagli avambracci.
- Ecco colui che stavi cercando – disse Clio –ecco l’assassino dei tuoi amici, Eel. Come vedi mantengo la promessa – e lasciò finalmente la presa.
- Dunque sei tu quello con cui dovrò battermi per primo, posso sapere il tuo nome celeste, in modo da ricordare quale cavaliere sto mandando nel regno di Ade? –
Il templare stringeva forte i pugni dalla rabbia – il mio nome è Christ e sono il cavaliere della Croce del Sud, l’ultimo con cui ti batterai prima di lasciare questo mondo -.
L’altro rise grassamente – e dovrei avere paura di te? Non indossi nemmeno l’armatura – non finì la frase che sentì Clio pronunciare – Christ a te! – e fece scivolare lo scrigno sulle assi di legno viscide per l’acqua di mare.
Subito Eel poggiò un suo tentacolo sul metallo – Cosa farai adesso, cavaliere? –
Clio stava per intervenire ma Christ la bloccò – ricorda il patto -.
Il templare pose la mano destra sullo scrigno ma non appena la toccò sentì un strano fuoco bruciare la sua mano. Di scatto la ritrasse. Non aveva visto alcuna fiamma, eppure era ustionata.
- Come vedi non è così facile. Guarda invece io cosa posso fare: CRYPTOPIROS – urlò e pose sulle assi di legno bagnate gli altri tentacoli. In un attimo quella strana energia investì i corpi di tutti, buciandoli.
Christ e Clio riuscirono a resistere al colpo, ma per gli altri non fu così. Ormai erano tutti riversi sul ponte con i corpi fumanti.
Sebbene tutto indolenzito Christ raggiunse Orso – mi dispiace – disse laconicamente – non ho mantenuto la promessa, non sono stato in grado di proteggere nemmeno voi – e dentro di sé montava una fortissima rabbia mista a frustrazione per non aver potuto fare nulla.
- Non permettere a quell’essere di uccidere ancora – pronunciò flebilmente Orso mentre la vita lo abbandonava – non permetterlo!- e dopo un’ultima stretta al bavero della tunica del templare lasciò la presa. Era morto.
Chirst rimase inginocchiato in silenzio presso il corpo dell’altro, mentre un’aura rossa cominciava a circondare il suo corpo.
- Non credevo di doverlo pronunciare, ma se fossi in te me la darei a gambe levate – disse Clio rivolgendosi a Eel.
- Lui non è avversario da intimidirmi –
- Eel! – urlò Christ digrignando i denti dalla rabbia – ora mi stai sottovalutando. La tua superbia sarà la tua rovina – si alzò e si diresse verso lo scrigno.
- La prima lezione non ti è bastata? Non puoi toccarlo, hai visto quello che ti è successo –
Ma Christ pose comunque la mano sullo scrigno. Ancora una volta quello strano fuoco invisibile gli stava bruciando la mano. Questa volta però non la ritrasse, continuò fino a che l’indice non fu sopra il centro a foggia di pietra preziosa della croce. Lo premette fino a che non sentì uno scatto metallico. Con un tonfo sordo i quattro lati dello scrigno caddero scoprendo una croce rossa, che ben presto si scompose per porsi sul corpo di Christ a foggia di armatura. Rosso il pettorale, rossi i coprispalla, i gambali e ogni altra sua parte, rosso anche l’elmo, al cui centro campeggiava una croce blu.
All’indossare quella vestigia Christ sentì dentro di sé un’energia che non sentiva scorrere da tempo, un’energia che sembrava attenuare in lui qualsiasi dolore del corpo e che gli infondeva allo stesso tempo la consapevolezza di non potersi sottrarre allo scontro.
Eel cercò di non perdere tempo e subito scagliò i suoi tentacoli contro Christ.
- Pessima mossa – esclamò questi che subito rispose con il suo CROSSBLADE che fu capace di tranciare in due un paio di quelli. Ma i restanti gli si erano attorcigliati intorno agli arti, bloccando ogni suo movimento.
-E questo sarebbe il tuo colpo? – disse ridendo baldanzoso Eel – se è così ho la vittoria in pugno – e ancora una volta fece partire da quelle escrescenze una scarica di fuoco invisibile.
Chirst iniziò a urlare mentre il suo corpo emanava del fumo. A quella visione Clio si preparò a intervenire ma una voce la fermò nuovamente. Era Christ che ancora una volta le aveva ricordato il patto.
- Hai tanta urgenza di morire Clio? Non avere fretta, aspetta il tuo turno!-
Clio, seppur fremente dalla rabbia e dalla voglia dello scontro, rimase immobile. D’un tratto si acquietò. Aveva visto di nuovo un’aura rossa circoscrivere il corpo di Christ, aveva compreso che stava per passare al contrattacco. Raccogliendo tutte le forze questi infatti posizionò gli avambracci a mò di croce, quindi urlò – SOUTHERN CROSS THUNDERBALL!- e da quelle partì un fascio di energia così potente da recidere tutti i tentacoli e liberarsi dalla presa.
- Sei solo riuscito a liberarti ma non è finita – sogghignò nuovamente Eel. E si mise in posizione d’attaccò. Stava per sferrare un altro colpo quando Clio lo arrestò con queste parole:
- Povero stolto uomo, non ti sei reso conto di essere già morto -
- Cosa? – ebbe appena il tempo di pronunciare che un profondo squarcio cruciforme si aprì al centro della sua armatura e da quello stillarono fuori con violenza dei fiotti di sangue. Ma ancora più grave il colpo era arrivato fino al cuore, squarciando anche quello. In un attimo lo sguardo di Eel divenne vitreo e il suo corpo rovinò al suolo privo di vita.
- I lunghi anni di inattività non ti hanno arrugginito – disse Clio posando la sua destra sulla spalla di Christ. Ma calde lacrime stavano investendo il viso di questo che disse – Mi dispiace ma questa non è una vittoria. Avevo promesso a Orso che nessuno del suo equipaggio sarebbe morto. Eppure non sono stato in grado di proteggerli -.
- Allora li vendicherai! – rispose prontamente la sacerdotessa dirigendosi con solerzia verso il timone per riprendere il controllo della nave.
1:
Nel Medioevo gli ospedali non erano concepiti principalmente come luoghi di cura ma come alberghi per i pellegrini.