Capitolo II: Una risposta dal Grande Tempio
Cavalcava sotto il sole meridiano che tutto avvampava, Christ, su di un cavallo bianco come il suo abito. Voleva assolutamente raggiungere il luogo in cui il manipolo di confratelli era stato sterminato. Solo qualche ora prima aveva consegnato la lettera a Domenikos, pregandogli di fare il possibile perché raggiungesse Atene.
- Non preoccuparti Christ, io stesso la porterò lì, inventerò qualcosa per allontanarmi per qualche giorno dagli altri, nessuno dirà nulla, il Gran Maestro ha troppo bisogno di me e della mia conoscenza della Grecia, e di Bisanzio -
- So che conosci la zona, mi affido alle tue capacità. Non appena raggiungerai la città cerca la bottega del maniscalco Odisseo e consegnagliela-.
- Una lettera per un maniscalco?- Domenikos cominciava ad incuriosirsi a questa strana storia.
- Ti prego di non chiedermi altro. Fai quello che ti ho detto-
L’altro stette per qualche istante. – Mi piacerebbe tanto sapere lo scopo di tutto questo, ma so che da te non saprò mai nulla. Dalla determinazione del tuo sguardo posso solo ipotizzare che si tratta di qualcosa di molto importante-
- Lo è -
Domenikos prese la lettera e si allontanò.
Per tutto il resto della giornata Christ cavalcò per raggiungere il campo con al centro la casupola. Vi arrivò quando ormai il sole stava per tramontare e tutto proiettava sul suolo lunghe ombre.
Christ scese da cavallo e si accinse a perlustrare la zona. Ispezionò la casa, si diresse sul retro ma non trovò nulla, niente che potesse confermare i suoi sospetti. Si fermò per qualche istante, con lo sguardo in direzione del campo, in atteggiamento pensieroso, circondato da un silenzio irreale.
Qualcosa tra i rovi e le piante di grano! Lo aveva udito con chiarezza, qualcosa nel campo si era mosso. Corse quindi nella direzione del rumore, ma non trovò nulla. Eppure non poteva essersi sbagliato, no, e c’era qualcosa di più, adesso percepiva un cosmo!
- Chi sei, cavaliere?- disse
- Questo non è luogo per un cavaliere di bronzo – sentì pronunciare alle sue spalle. Si voltò. Una figura adesso gli stava di fronte. Indossava un lungo saio marrone il cui cappuccio nascondeva alla vista il volto. Quella persona aveva un corpo esile, da donna. La conferma gli venne quando uno degli ultimi raggi di sole investì il suo capo, riverberando qualche luccichio metallico.
- Sei una sacerdotessa del Grande Tempio! Dunque è vero quel che temevo. Qui non si tratta di un mostro, i mostri non esistono, i miei confratelli sono stati attaccati da un cavaliere che ha poteri simili a quelli di un’anguilla -.
- Perché ti stupisci? Non sai tu forse che è questo il nome con cui gli uomini ignari della nostra schiatta ci chiamano? E’ questo il loro modo per dare un nome ai nostri poteri, poteri che non riescono a comprendere -
- La tua voce – disse Christ – adesso la riconosco, sei Clio dell’Ofiuco –
- Un traditore come te non dovrebbe neanche rivolgermi la parola. Quello che dovrei fare è ucciderti. Ma non è questo il momento. Va via Hristov, qui non c’è più nulla da fare, e un cavaliere di bronzo come te mi sarebbe solo d’impiccio- detto questo in un batter d’occhi la figura si dileguò.
Hristov, una persona che lo appellava col suo vero nome. Il sentirlo pronunciare da lei gli ricordò gli anni trascorsi ad Atene ad addestrarsi per diventare cavaliere. Adesso gli sembravano così lontani. Sospirò. Cercò allora di scacciar via questo velo di melanconia continuando a fare quello per cui era venuto. Ma Clio aveva ragione, ormai non c’era più nulla da fare. Il sole era quasi del tutto scomparso all’orizzonte e in cielo cominciavano ad essere visibili le prime stelle. Chirst decise che per ora non vi era altro da fare che tornare a Parigi.
***
Era passato circa un mese da quando aveva consegnato la lettera a Dominikos e ormai pensava che non doveva mancare che qualche settimana per avere una risposta. Questi erano i pensieri di Christ mentre si trovava sdraiato sul giaciglio della propria cella, oppresso da una calura che non gli permetteva di dormire. Finalmente un leggero sonno sembrò impossessarsi di lui, ma proprio in quel momento percepì un cosmo molto potente provenire dal fondo della stanza. Il buio completo non gli permetteva però di scorgere le sue fattezze.
- Il grande tempio manda qualcuno qui a consegnarmi la risposta – profferì senza neanche cercare di sforzarsi di vedere chi fosse – e data la rapidità e il rango del messaggero la questione non deve essere futile. Un uomo normale avrebbe impiegato un altro mese prima di consegnarmela. Un cavaliere d’argento può talvolta superare la velocità del suono -
Fu in quel momento che il corpo dell’altro sprigionò un’energia che si rendeva manifesta con un’aurea dorata. Christ si alzò di scatto dal letto. Non poteva crederci, un cavaliere in grado di sprigionare un simile cosmo, da lui finora mai percepito, doveva per forza essere un cavaliere d’oro, lui era il messaggero. Un cavaliere d’oro, ne aveva sentito parlare ma non ne aveva mai conosciuto uno.
- La prima domanda che mi verrebbe da fare è come tu sia riuscito ad entrare nel luogo più inaccessibile di Parigi senza essere scorto- Christ sorrise – ma non sono poi così sprovveduto. Un cavaliere del tuo grado, credevo foste solo una leggenda –
- In tempi come questi, quando nessuna guerra sacra si profila all’orizzonte, risiediamo nelle nostre dodici case, oppure ci rechiamo in luoghi sperduti per addestrarci e accrescere le nostre abilità, noi, che possiamo muoverci alla velocità della luce -.
- Qual è il tuo nome? –
- Lalibela, Lalibela di Leo e sono qui per consegnarti un messaggio del Grande Sacerdote –
L’uomo avanzò verso il giaciglio. La luce che promanava dal suo corpo adesso consentiva a Christ di scorgere le sue fattezze. Esattamente come Clio non aveva indosso la sacra armatura ma un saio marrone e a differenza della sacerdotessa il cappuccio era abbassato, in modo da rendere visibile il volto. Quello che lo colpì fu il colore scuro della pelle del cavaliere, come quella degli uomini provenienti dall’Africa, ma i tratti del viso erano quelli di uomo bianco.
- Tu non sei greco, o almeno non del tutto – chiese sapendo già la risposta.
- Mio padre era greco, mia madre etiope. La mia terra d’origine è Gondar, dove sono le sorgenti del Nilo, e dove gli uomini mettono alla prova la loro forza combattendo contro i leoni –
- Cosa hai da riferirmi? –
- Conosci bene le nostre regole. Odisseo deve essere il tramite tra il Grande Tempio e il mondo che si estende oltre gli scudi solo per noi cavalieri o chiunque viva entro tale perimetro e se ne debba allontanare per qualche motivo. Tu hai messo a repentaglio tutto questo inviando quell’uomo. E se avesse voluto cercare di saperne di più? -.
Christ sorrise - Lalibela, tu non puoi essere qui per questo, sai bene che quel templare non costituisce per voi alcun pericolo. Tu sei qui per riferire la risposta alla domanda inviata al Grande Sacerdote –
- Clio ci ha detto di averti incontrato circa un mese fa e crede che tu stia cercando quello che cerchiamo anche noi-. Si interruppe per un istante, poi con fare deciso –Questa è la risposta: stanne fuori cavaliere!- sentenziò – tu hai rinnegato la dea Atena abbandonando il Grande Tempio, questo ti ha tolto ogni diritto di vivere come un cavaliere del tempio! -.
- Lalibela, quale cavaliere può sferrare colpi che lasciano segni simili a quelli delle anguille? –
- Allora non vuoi capire – il volto del cavaliere d’oro si fece grave. Alzò a mezz’aria il suo braccio destro e puntò l’indice in direzione di Christ. Tutto avvenne in un istante, dalla punta del dito partì un raggio di luce dorata che colpì l’altro alla spalla sinistra senza che avesse neanche un attimo per scansare il colpo.
Christ si accasciò sul giaciglio cercando di tamponare l’emorragia con il palmo della mano destra.
- Lalibela, telo ripeto ancora una volta: quale cavaliere può sferrare colpi che lasciano segni simili a quelli delle anguille?-
Tutto avvenne nuovamente in un attimo, un infinitesimo di secondo: il cavaliere d’oro dalla sponda del giaciglio fu in un attimo addosso a Christ, lo afferrò per la gola, lo sollevò a mezz’aria e con tremenda violenza lo spinse contro una delle pareti della cella, imprimendovi la sagoma, come se la pietra fosse cera da modellare.
- Hai rinnegato Atena – ripetè nuovamente Lalibela – abbandonando il Grande Tempio, non hai più alcun diritto di combattere battaglie in suo nome – e mentre diceva questo stringeva più forte la sua presa.
- Bene – disse allora Christ cercando allo stesso tempo di far entrare aria nei suoi polmoni, impedito in questo dalle dita dell’altro che gli chiudevano la gola – a questo punto non ti resta che uccidermi, se non lo farai continuerò la mia ricerca anche senza il vostro aiuto -.
Lalibela sollevò l’altra mano, puntando una seconda volta il suo dito in direzione dell’altro, questa volta però contro il suo cuore.
- E’ questa la tua ultima volontà?-
- Sì!- disse fissando l’altro negli occhi e con voce ferma – quindi fai quello che devi fare!-.
- Così sia -. Il cavaliere d’oro lasciò la presa – il Grande Sacerdote mi aveva avvisato che questa sarebbe stata la tua risposta. Atokos, trova Atokos e troverai la risposta alla tua domanda -.
Così come era venuto, come dal nulla, allo stesso modo Lalibela scomparve.
Poco dopo alcuni fratelli templari irruppero nella cella.
- Abbiamo sentito delle voci…buon Dio! Cosa ti è successo – i fratelli osservarono la sua ferita e poi il muro rovinato – sia benedetto il Celo! Il nostro confratello stanotte ha combattuto contro il demonio ed è ancora vivo! Christ ha lottato vittoriosamente contro il demonio! -.
Fu un tripudio di Alleluia e Pater noster. I templari presenti si lasciarono andare a canti di giubilo per l’evento miracoloso, qualcuno già si stava inginocchiando in preghiera di fronte alla parete, quasi fosse un oggetto da venerare. Ma Christ era seduto sul giaciglio. Di fianco un altro fratello stava cominciando la prima medicazione della ferita alla spalla.
- Atokos -
- Cosa? – chiese il fratello infermiere.
- Niente – e Christ volse lo sguardo verso il fondo della cella, dove si trovava una cassa metallica decorata con una croce tra girali vegetali su ogni lato.