Inizio della guerra

La sorpresa era stata grande.

Il Pandora Box del Cigno era vuoto.

"Com'è possibile? I Cloth vengono sempre riposti dentro gli scrigni, stando alle nostre informazioni."

"Mia regina, Hyoga deve aver nascosto il Cloth poco prima di giungere in città.- disse Syd- Ricordo che, verso la fine del viaggio, lo ho perso di vista per alcuni minuti. Deve aver pensato che fosse più prudente non portarlo dentro il palazzo, se fosse successo qualcosa, per poterlo recuperare. Una mossa prudente. Se fossi stato al suo posto, avrei fatto lo stesso, sia che fossi stato un semplice messaggero, sia se fossi stato un cospiratore. È normale, essere prudenti quando ci si reca in un regno sconosciuto."

"Tuttavia, è tutto inutile. Hyoga è nelle nostre segrete, e non scapperà." affermò Lung.

"Per ora, mia signora- disse Helgi- è il caso di aggiornare la riunione. Anche se non riuscissimo a far parlare Hyoga, possiamo intercettare comunque la dea Athena e il suo seguito. Certamente seguiranno lo stesso percorso del Saint del Cigno, possiamo pattugliare lungo il Bifrost da lui seguito per rintracciarla, insieme al suo seguito."

"E sia! Andate pure a riposare, miei prodi. Domani incominceremo a pattugliare la zona. Preparatevi al combattimento, domani darete prova del vostro grande valore!"

La regina di Asgard si alzò e, seguita da Dolmar, si ritirò.

I God Warrior, alzatisi dopo aver omaggiato con un profondo inchino l'uscita della sovrana, si rialzarono, girandosi per uscire dall'enorme salone.

Aprirono la porta, sorvegliata all'esterno da due guardie armate, e lasciarono il salone, ora a gruppi, ora da soli.

Una ragazzo, staccatosi dal gruppo, percorse un breve tratto di corridoio.

"Haggen!"

Il giovane si voltò.

Il viso affilato, la pelle abbronzata, quasi fosse stata esposta ad un calore intenso, aveva un'espressione severa, quasi dura. Gli occhi azzurri, limpidi, erano accigliati. I capelli, biondo chiari, erano tagliati corti fino alle spalle, con solo due ciocche, davanti alle orecchie scendevano, più lunghe, fino al petto. Indossava un semplice farsetto di cuoio, di tintura azzurra, e alcune protezioni in cuoio sulle spalle e alle ginocchia.

L'espressione arcigna del ragazzo si rischiarò, vedendo la figura che usciva da dietro un arazzo.

"Freya! Cosa fa qui? Dovrebbe essere nelle sue stanze."

"Haggen, potresti fare a meno di darmi del lei. Dopotutto, ci conosciamo sin dall'infanzia. Il mio compagno di giochi non deve certo darmi del lei."

"Ma io sono solo un God Warrior, mentre lei... scusa, tu , appartieni alla famiglia reale."

Freya abbozzò un triste sorriso.

"Ho bisogno di saperlo. Cosa vuole fare Hilda?"

Haggen si rabbuiò.

"Freya, si tratta di un segreto di stato. Rivelarlo equivarrebbe ad un tradimento."

"So già che volete dichiarare guerra ad Athena di Grecia. Ma non posso credere che Freyr abbia tradito. Aiutami a dimostrarlo, ti prego."

"Niente mi farebbe più felice che riabilitare l'onore del nobile Freyr, ma la regina ha già espresso la sua sentenza, e nessuno può opporvisi. Freyr rimarrà nelle segrete fino ala fine del conflitto!"

"Conflitto? Quindi è vero... ci sarà una guerra! Haggen, ti prego, aiutami ad evitare che la guerra infuri in Asgard! Questo inutile conflitto può essere ancora evitato!"

"Non spetta a me decidere cosa vada fatto. La parola di Hilda è la legge di Asgard, Freya, lo sapete bene. E poi, in verità sono contento. Questa guerra mi darà modo di distinguermi, di ottenere onori e gloria."

Il guerriero del nord prese dolcemente la mano destra di Freya.

"Al termine di questa guerra, sono certo che avrò ottenuto una posizione migliore, e un titolo nobiliare. E allora, Freya, potrò finalmente chiederla in sposa."

Freya ammutolì, mentre il giovane guerriero, lasciata la sua mano, riprendeva il suo cammino.

Ore più tardi, Hyoga sentì la porta aprirsi.

Tempo prima, era venuto un uomo a ripulirgli il viso e a disinfettare le ferite con stracci imbevuti di acqua salata.

Pensava che Thor fosse tornato per continuare il suo interrogatorio.

Fu sorpreso nel vedere l'agile figura di una fanciulla, vestita di bianco.

"Saint del Cigno, come ti senti."

Hyoga si sorprese, riconoscendo la ragazza.

Freya! Il cuore del Saint ebbe un piccolo sobbalzo, ma la sua espressione rimase impassibile.

La fanciulla si avvicinò, quasi titubante, alzò la mano destra, che teneva uno straccio bagnato, e pulì il volto del giovane guerriero.

"Ascoltami Hyoga del Cigno. Devo assolutamente incontrare Athena. Bisogna avvertirla di quello che intendono fare Hilda, Dolvar e i God Warrior. Puoi aiutarmi."

Hyoga guardò negli occhi di Freya, cercando di leggere le intenzioni della ragazza.

Vi lesse molta preoccupazione, tristezza, e disperazione. Ma anche una ferma determinazione.

"È sincera, posso fidarmi." pensò.

Cercò di sollevarsi dalla posizione semi accucciata in cui si trovava.

"Posso portarla da Athena. Non volevo evadere sperando di non compromettere la mia missione, ma se la guerra è già stata decisa dalla regina di Asgard, allora devo intervenire."

Hyoga bruciò il suo Cosmo. Attorno a lui, l'aria si fece sempre più intensamente fredda.

Attorno alle manette che stringevano i polsi di Hyoga si formò una sottile patina di brina. Poco dopo, il metallo si cristallizzò. Hyoga torse le braccia, tirando a sé le catene, che si spezzarono, finendo in polvere, che ondeggiò attorno a lui come neve che cadeva.

"Bene, -disse ancora Freya, guardando Hyoga con ammirazione- ora, te ne prego, portami da Athena. È fondamentale riuscire ad avvertirla del pericolo."

"Portatemi fuori dal palazzo, e andrò subito da lei."

"No, Hyoga, verrò con te. Devo incontrarla personalmente!"

Hyoga la guardò, sorpreso. C'era forza, nella sua affermazione.

"D'accordo. Ma prima di andare, dovrò fare una deviazione, appena fuori dal palazzo."

"Perché? Scopriranno presto la nostra fuga. Non possiamo perdere tempo."

"Lo so, ma non è un capriccio. Devo recuperare assolutamente una cosa, prima di proseguire."

Freya condusse Hyoga fuori dall'enorme palazzo.

Una volta usciti, Hyoga cercò di ritrovare la strada percorsa all'arrivo.

Tuttavia era difficile.

Si volse verso la principessa dei Vanir.

"Conosce un luogo dove scorre un fiume ricoperto dal ghiaccio, dove forma una piccola cascata di circa mezzo metro?"

"Sì, certo, è qui vicino. Perché?"

"Devo recarmici immediatamente. Può condurmi lì?"

La fanciulla lo afferrò per la mano, conducendolo a passi sicuri.

Poco dopo, sentirono uno squillo roco provenire dal Palazzo.

"Hanno scoperto la nostra fuga! Dobbiamo sbrigarci, prima che ci raggiungano."

"Anche se ci trovassero, ho tutto quello che mi serve per garantirci la fuga, ormai."

Erano arrivati presso la piccola cascata. Ma, tra l'acqua ghiacciata mentre cadeva, si intravedeva una forma più scura. Hyoga si avvicinò, e distrusse il ghiaccio con un singolo pugno.

L'acqua scorreva nuovamente, libera, sopra una delicata struttura di metallo. Scintillando, si mostrò in tutto il suo splendore. Un uccello meraviglioso, le lunghe ali aperte nello spiccare il volo, una zampa palmata alzata, l'altra appoggiata a una base, il lungo collo arcuato. Un cigno. La statua metallica si separò

Le zampe si raddrizzarono, diventando gli schinieri, lunghi fino alle ginocchia, terminando a punta, dotati di speroni modellati a forma di ala. La base si trasformò nel bracciale sinistro. La coda si separò dal corpo, dividendosi nel bracciale destro e nella cintura, dotata di placche laterali di protezione. La parte posteriore del corpo si separò in due parti, diventando i copri spalla, una placca ondulata orizzontalmente, terminando con una punta arcuata.

La testa e il collo del cigno rientrarono nel busto, che si allargò, trasformandosi nella corazza. Il busto del cigno ruotò, mentre le ali si richiudevano. Sulla parte anteriore della corazza, c'erano due fregi che mostravano due ali stilizzate. Dalla schiena del totem, poi, si staccò l'elmo, un diadema dotato di due placche laterali a forma di ali, con una fascia centrale alla cui metà, sopra a fronte, si trovava una placca decorata con fregi, a forma di V, sopra la quale c'era un ulteriore fregio, modellato a rappresentare una testa di cigno, col collo arcuato.

Vestito della sua Cloth, Hyoga si sentiva quasi ritemprato.

Si girò verso la bella fanciulla che lo aveva accompagnato, che aveva ammirato la vestizione con occhi ammirati.

"Voleva vedere il mio Cloth, lady Freya. Eccolo..."

"Ma è... meraviglioso, così elegante e leggiadro."

Hyoga si sentì quasi imbarazzato, come se il complimento venisse fatto a lui, anziché alla sua armatura.

"Dobbiamo sbrigarci. La strada è lunga, e presto saremo inseguiti. Venga, Freya."

"Subito! Però, prima solo una cosa..."

Hyoga si voltò a guardarla, l'espressione interrogativa nello sguardo.

"Non darmi più del lei, per favore. Dammi del tu!"

Il Saint annuì, intimamente contento delle parole della fanciulla. Le prese la mano, e insieme, i due incominciarono una corsa tra la neve.

***

La corsa era stata difficile.

Freya, per quanto fosse in eccellente forma fisica, non era certo in grado di muoversi con la rapidità di Hyoga.

Nei punti più difficili, il giovane l'aveva presa in braccio, muovendosi tra gli ostacoli naturali come se il peso della fanciulla fosse nullo.

Presto si accorsero di essere inseguiti. Purtroppo, non avevano il tempo di cancellare le loro impronte sulla neve.

A pochi metri dalla foresta che segnava il confine, vennero raggiunti.

Freya, stanca per la marcia forzata, era caduta.

"Stai bene, Freya?"

"Sì, non ti preoccupare. Solo, non sono molto abituata a corse così forzate. Non ho certo la forza di un guerriero."

"Forse, ma le assicuro che molti guerrieri dovrebbero invidiare il tuo coraggio."

La giovane arrossi al complimento.

"Ci fermeremo un po', così potrai recuperare il fiato. Ma non potrà essere una pausa lunga, sono certo che siamo inseguiti!"

"Certezza di cui potevi essere certo, Saint!"

Un gruppo di sette soldati di Asgard apparvero da sopra la collina che i due giovani avevano appena superato. Vestivano armature non dissimili a quelle degli uomini che, con Helgi e Thor avevano fato irruzione nella stanza di Hyoga.

"Rapire la principessa Freya è stato un grave errore. Ha rallentato i tuoi passi, Saint consentendoci di raggiungerti. E ora, preparati a tornare nelle segrete."

"Tornare in quella stanza buia e squallida, per farmi torturare? Non ci penso nemmeno!

Piuttosto, dovreste essere voi a prepararvi alla fuga. Ora che indosso il mio Cloth, non devo temere niente e nessuno!"

"Maledetto! Presto, circondiamolo. È stato colpito sia dal sommo Dolvar sia dal prode Thor. Non può essere in grado di affrontarci tutti."

"Illusi. Marmaglia come voi, la sconfiggo senza far uso del mio Cosmo o dei miei colpi segreti. Fatevi sotto!"

I sette guerrieri incominciarono a correre, circondando il Saint del Cigno.

Hyoga, correndo lateralmente, li allontanò da Freya.

I guerrieri si stringevano sempre più attorno a lui, ma il biondo Saint no vi badava.

Quando il primo soldato si gettò all'attacco, Hyoga schivò il suo affondo, colpendolo al fianco destro con una potente gomitata, che gli fratturò diverse costole. Contro gli altri assalti, Hyoga colpì con durezza. Un calcio volante, portato alla mascella, atterrò il secondo soldato. Un diretto mise ko il terzo. Il quarto venne afferrato al braccio con cui aveva cercato di colpire, sollevato da terra e quindi atterrato con una tipica mossa di judo. Il quinto e il sesto tentarono di attaccare simultaneamente, ma Hyoga evitò i loro colpi, assestando un colpi di taglio al collo del primo e un calcio ad ascia contro il secondo.

Il settimo guerriero ammirava i compagni, vinti, gemere distesi tra la neve.

"Maledetto, nonostante tutto sei ancora in grado di batterti. È evidente che solo un God Warrior può vincerti... Ma non tornerò a palazzo a mani vuote! Freya, lei ritornerà con me!"
Il massiccio soldato si mosse, allungando le mani, verso la fanciulla, pronto a ghermirla.

Ma Hyoga fu più rapido. Muovendosi velocemente, si portò di fronte al nemico apparendogli come dal nulla e assestando un potente montante allo stomaco. Il soldato perse i sensi, mente il suo corpo veniva sollevato dalla potenza del colpo.

"Freya, stai bene?" chiese poi, dopo aver scagliato a terra il corpo del soldato.

"Sì! Sei un grande combattente. Hai sconfitto sette avversari, senza ucciderli."

"Se non sono costretto, preferisco non prendere la vita di un uomo. Ma cosa?"

Dalla cima della collina innevata, un altro guerriero vide la scena. Subito, l'uomo si voltò, correndo furiosamente verso il palazzo.

Hyoga, raggiunta la cima della collina, lo vide allontanarsi rapidamente. Certo, con le sue capacità, avrebbe potuto raggiungerlo, e metterlo fuori combattimento, ma avrebbe perso troppo tempo. Inoltre, c'era la reale possibilità di trovare altre pattuglie.

No, era meglio proseguire.

Raggiunse Freya, che lo attendeva, nuovamente in piedi.

"Dobbiamo sbrigarci. Ormai il confine non è lontano, ma quel soldato indicherà la nostra direzione. Presto le forze di Asgard partiranno al nostro inseguimento. Dobbiamo affrettarci!"

 

Alla sala Walhalla, Hilda era nuovamente in riunione con i suoi God Warrior.

"E adesso che avete ricevuto le vostre God Robe, e le armi che dal tempo del mito difendono il regno, siete pronti per la guerra che tra breve vinceremo!" affermò la sovrana.

Ognuno dei guerrieri del nord indossava la propria armatura. E alcuni di loro portavano, agganciate alla corazza, armi prodigiose, che però non facevano parte delle armature, eccettuata la spada del God Warrior di Surtr.

Improvvisamente, le porte del salone si aprirono. Trafelato, entro un soldato.

"Mia signora! Abbiamo rintracciato il Saint del Cigno."

"Dove, soldato?"

Si sta dirigendo verso il confine di sud est, mia sovrana. La mia pattuglia lo ha incrociato, ed ha ingaggiato battaglia. Ma il prigioniero è tornato in possesso della sua Cloth, ed è riuscito a sconfiggere i miei compagni. Avrei voluto gettarmi nella mischia e vendicarli, ma ho pensato fosse mio preciso dovere tornare indietro e comunicare la sua posizione."

"Bene, soldato. God Warrior, preparatevi a partire. Il momento della battaglia è ormai prossimo."

"Solo una cosa, mia signora..."

"Cos'altro c'è, soldato?" rispose Hilda duramente.

"Con il Saint del Cigno, c'era Freya dei Vanir. E sembrava fargli da guida."

Il salone imponente, un attimo dopo, fu riempito dalla Seidhr, potente e furiosa , della regina.

Hyoga e Freya correvano sula neve tra gli alberi della foresta che li separava dal muro di ghiaccio in cui Hyoga aveva aperto una breccia.

"Ecco il muro!" disse il Saint.

Erano giunti al limite estremo di Asgard.

Ma Hyoga notò subito una cosa. L'apertura che lui aveva creato con la forza del proprio pugno, si stava lentamente chiudendo.

"Presto, dobbiamo varcarla prima che si chiuda!"

Prendendo in braccio la fanciulla, Hyoga corse alla massima velocità consentitagli.

Raggiunse l'apertura. Se il giorno prima era alta quattro metri e mezzo, ora era alta circa due metri, e si stava restringendo sempre di più.

Hyoga saettò dentro l'apertura, correndo a perdifiato. La chiusura del passaggio sembrava intensificarsi, tanto che Freya, vedendo le pareti di ghiaccio stringersi sempre più attorno a loro , urlò.

Hyoga mantenne il sangue freddo, e sempre reggendo tra le breccia il corpo minuto della ragazza, eseguì una scivolata, usando il suo corpo come uno slittino. I due giovani uscirono dalla breccia poco prima che si chiudesse.

"Accidenti, come mai si è chiusa?"

"Fa parte dell'incantesimo che isola Asgard dal resto del mondo. La breccia da te creata avrebbe potuto diffondere il gelo del Fimbilvertr. Per questo, il muro si ripara da solo."

"Un bel problema. Come faremo ad entrare in Asgard?"

"Per questo non c'è problema. Siamo vicini ad un'entrata naturale per Asgard."

"Cosa? Pensavo che per entrare bisognasse dare prova della propria forza."

"Questo vale per gli stranieri, ma le genti di Asgard entrano ed escono da accessi ben più semplici, ognuno dei quali presidiato da un God Warrior. Syd lo presidiava ieri, e ha raggiunto questo luogo da lì, quando ha sentito il muro cedere."

"Questo spiega diverse cose... Ma l'entrata che suggerisci, non sarà comunque presidiata?"

"Temo di sì."

"Allora ci toccherà entrare comunque con la forza."

"Ma prima dovremo trovare Athena. È così grande, il mondo esterno ad Asgard..." aggiunse Freya sconsolatamente."

"In realtà, non credo sia un vero problema."

Allontanatosi dalla fanciulla, Hyoga incominciò ad espandere il suo Cosmo.

Poco distante, tre figure, avvolte in mantelli di pelle, avanzavano nella neve.

Una di loro, improvvisamente, si bloccò, guardando leggermente più a sinistra.

"Seiya! Signorina Saori! Questo è il Cosmo di Hyoga!"

"Hai ragione, -disse la figura che si trovava in mezzo, con una voce femminile- e sembra essere anche piuttosto vicino. Presto raggiungiamolo."

Le tre figure incominciarono a correre sulla neve.

Poco dopo raggiunsero la parete.

Freya, che si era seduta, pazientemente, si alzò. Hyoga smise di bruciare il proprio Cosmo, rilassandosi e volgendo lo sguardo verso coloro che lo stavano raggiungendo, sorridendo.

"Benvenuta al confine del regno di Asgard, mia signora Athena!" disse poi, inginocchiandosi davanti alla prima figura.

I tre si liberarono dei mantelli.

Al centro, la bellissima fanciulla dai lunghi capelli e dagli occhi lucenti, avvolta nella sua Cloth dorata sopra l'abito candido.

Saori Kido. Athena.

Alla sua sinistra, un giovane dall'aspetto minuto, quasi delicato,, carino, con i capelli castano chiari e i lineamenti efebici, avvolto in una corazza color rosa scuro. Gli ampi copri spalla, posti in diagonale sulle spalle, la corazza, dall'aspetto quasi delicato, copriva il petto, unendosi centralmente alla cintura, una fascia composta da quattro striscie metalliche che gli cingevano i fianchi. Gli schinieri ricoprivano la gamba, dai piedi fino alle ginocchia, protette con due placche rotonde, e con due copri coscia laterali, verso l'esterno. I bracciali semplici e lisci, erano circondati dalle catene, che le avvolgevano con due spire. L'elmo, una fascia metallica sulla fronte, era sormontato, al centro della fronte, da una placca modellata a forma di falce, che salivano da ambo i lati.

A destra, un altro ragazzo, più atletico, dall'indomabile chioma castano scura, gli occhi scuri e un'espressione vivace e impertinente, vestito di una corazza bianca, dai riflessi azzurri.

Shun di Andromeda e Seiya di Pegasus.

I due ragazzi di avvicinarono a Hyoga, salutandolo vivacemente.

Con loro, il Saint del Cigno si concesse un sorriso sincero.

"Ragazzi, ma dove stavate andando? Dalla direzione che avevate preso, direi che eravate fuori strada di almeno un paio di chilometri."

"Davvero?- disse Shun ridacchiando- Allora, è stata una fortuna che tu ci abbia indicato la strada. Seiya ci ha convinti a proseguire una volta sparito il Bifrost. Era sicuro di trovare la strada!"

Seiya guardava i due compagni con lo sguardo un po' imbarazzato, un po' contrariato.

"Dai, Shun, non esagerare, vuoi farmi passare per un imbranato?-replicò, seccato, il Saint di Pegasus- E poi, la strada l'avrei di certo trovata comunque!"

"Sì,- disse ancora Shun- solo dopo altri due giorni almeno!"

Seiya si incupì con un'espressione così imbronciata e infantile, da risultare esilarante.

Shun e Hyoga scoppiarono a ridere, e il Saint di Pegasus si unì a loro.

Ma Hyoga tornò serio poco dopo. Rivoltosi verso Saori, si inginocchiò.

"Hyoga, cosa è successo? Mi aspettavo di doverti raggiungere a palazzo."

"Mia signora, purtroppo la mia missione non ha avuto l'epilogo che speravamo. Qualcosa di grave sta accadendo ad Asgard, e temo che ci porterà a uno scontro aperto. Ma prima- continuò, alzandosi- permettetemi di presentarvi Freya, principessa della famiglia dei Vanir, che mi ha aiutato a fuggire."

Dopo aver presentato la fanciulla, Hyoga incominciò a raccontare le sue avventure in Asgard, fino alla sua cattura e alla liberazione, e del ruolo importante di Freya nella sua fuga.

"Qualcosa di oscuro deve essere successo alla regina di Asgard." mormorò Seiya.

"Sì! Una qualche forza malefica deve aver condizionato la sua volontà. Qualcosa di veramente potente. Freya- chiese Athena gentilmente- Hyoga ha accennato al fatto che conosci un accesso naturale ad Asgard. Puoi condurci lì?"

"Certamente, dea Athena!"

La fanciulla asgardiana guardava ammirata la dea della guerra.

Non era solo per la sua bellezza. Lei stessa, ed Hilda e Gerdr potevano vantarsi di essere altrettanto eccezionalmente belle.

Quello che la colpiva era la presenza di Athena. Non era una sensazione dirompente, oppressiva. Freya sentiva provenire, dalla fanciulla armata, una sensazione avvolgente, calda. Un potere che anelava la pace, e ne era confortata.

Ma allo stesso rattristata. Era la stesa sensazione che le aveva sempre dato Hilda, fino a un giorno prima.

Seguendo il muro arrivarono a un punto in cui esso veniva separato da un enorme crepaccio.

Freya percorse il sentiero con passo deciso.

Presto, tutti videro, sul fondo del crepaccio, le acquee ondeggianti di un mare congelato.

Il sentiero presto divenne una specie di ponte, che sovrastava l'ampio crepaccio. Dopo circa mezz'ora di cammino, lo videro. Le due mura erano separate, formando un passaggio simile a una vallata.

"Ecco, quello è l'ingresso per Asgard. Poco più avanti, la fortezza che presidia questa entrata."

"Bene- disse Seiya- allora è giunto il momento di darsi da fare. Ci spianeremo la strada a suon di colpi, se necessario."

"Seiya, vedi di non esagerare. -ammonì Hyoga-I God Warrior son molto potenti, da quel che ho potuto intuire incontrandone alcuni. E Dolmar, il Gran Maestro, possiede poteri incredibili! Non dobbiamo sottovalutarli."

Superato il ponte, videro subito il presidio, una semplice fortificazione in legno, dotata di palizzata.

"Fermi!" urlò qualcuno. Un gruppo di uomini in armatura circondò i cinque giovani.

"Ma lei è lady Freya! Allora, voi siete i suoi rapitori. Arrendetevi, siete circondati!"

"E questi babbei sarebbero i God Warrior, Hyoga?"

"No, Seiya, sono solo dei semplici soldati."

"Allora saranno semplicemente un riscaldamento prima delle battaglie vere e proprie. Attacchiamo."

"Seiya! E anche voi, ragazzi. Cercate di non ucciderli, se non è necessario.

"Va bene, va bene..." replicò Seiya.

I tre Saint si scagliarono contro i nemici. Seiya li atterrava dopo averli colpiti ripetutamente con molteplici pugni.

Hyoga colpiva un avversario alla volta, con colpi secchi e precisi, stordendoli.

Shun li afferrava con la catena, scagliandoli lontano, su ogni sporgenza solida circostante. In breve, dei soldati non rimase nessuno in piedi.

"Bene, la via è libera. Possiamo andare ad Asgard, ora, e risolvere la situazione!"

"Non così in fretta!"

Una voce, imperiosa, bloccò loro il passo, così come l'immenso Cosmo che tutti percepivano distintamente.

"Questo Cosmo. È enorme. Solo Athena ne possiede uno altrettanto ampio."

"E non è solo, Seiya. Con esso percepisco chiaramente altre presenze. LA mia catena le indica come nemici!"

"Di certo non ci sono dubbi su chi siano costoro!- mormorò Hyoga- La regina di Asgard e i God Warrior!"

Dall'orizzonte, apparvero.

Hilda cavalcava un possente destriero, bianco quasi quanto la neve circostante, e bardato di tutto punto, con i finimenti dorati.

Un ampio mantello nero copriva buona parte del corpi lasciando intravedere una corazza nera che le avvolgeva il busto, e i due bracciali, anch'essi neri, cilindrici.

Ai piedi due saldi schinieri, anch'essi cilindrici, formati da strisce di metallo che formavano un fitto reticolato attorno alla gamba, per poi allargarsi all'altezza del ginocchio, lasciando intravedere la pelle. Al ginocchio le fasce erano bloccate da due placche ovali. Ai talloni, due speroni formati di tre lamette ovali. Sulla testa, l'elmo, simile a un diadema, le placche laterali modellate a guisa di ali, le pene metalliche ben visibili, Una fascia metallica passava sulla fronte, schiacciando la frangetta della regina, e presentando, al centro della fronte, una placca ovale, leggermente allungata verso il basso, modellata per rassomigliare a un muso d'uccello.

In mano, teneva una lunga, pesante lancia scura. La punta era formata da una lama da gladio, a forma di foglia. Sulla parte inferiore della lama, altre quattro punte, a forma di falce, due rivolte verso l'alto, e due rivolte verso il basso. Sul piatto, altre due punte piramidali, dalla base esagonale.

"Non ci posso credere!" disse Freya con voce strozzata.

"Cosa c'è, Freya?" chiese Hyoga, preoccupato.

"Quella che impugna Hilda è un'arma leggendaria. Gàe Bulg è il suo nome, la Lancia del Fulmine.

È un'arma in grado di uccidere chiunque.

Hilda non ha solo chiamato a raccolta i God Warrior, ma li ha anche armati delle armi più potenti custodite a palazzo!"

"La situazione si complica. Ma non possiamo farci da parte, la posta in gioco è troppo alta. Siete pronti, amici?"

"Seiya, no! Prima di dare il via a una battaglia, cerchiamo di chiarire la situazione.

Hilda, regina di Asgard,- urlò Athena, rivolgendosi alla sovrana-accetta, ti prego, il mio saluto!"

"Tu sei dunque Athena, divina figlia di Zeus e signora delle terre che si estendono a sud di Asgard. Sappi che il tuo arrivo qui è una dichiarazione di guerra alla nostra corte!"

"Perché? Non ho interessi a turbare la pace in Asgard. Quello che voglio è aiuto e consiglio per risolvere una situazione difficile."

"Quello che voglio io, invece- replicò la sovrana- è estendere il mio potere sul mondo, per donare alla mia gente luoghi più accoglienti e ospitali in cui vivere. Se vi arrenderete, potrete sopravvivere e contribuire alla gloria di Asgard. Altrimenti, verrete spazzati via, finché di voi non resterà neanche il ricordo!"

"Mi dispiace sentirti parlare così, regina di Asgard. Ma il mio dovere, il dovere di Athena, è proteggere l'umanità. Se tu incominciassi ad invadere il mondo, quante persone morirebbero nel conflitto? Quante stragi causerà la tua sete di conquista? Non accadrà mai, fintanto che io e i miei Saint avremo vita."

"A questo si può porre rimedio." Hilda tese avanti a sé la mano destra, che impugnava la lancia.

Il cielo, improvvisamente, si inscurì, mentre spesse coltri di nubi nere si ammassavano sopra la sovrana. Un fulmine scese dal cielo, incanalandosi in Hilda, concentrandosi sull'anulare della mano destra per poi fluire lungo l'arma.

Una sfera di energia scaturì dalla punta dell'arma, diretta verso Athena.

La dea non si scompose. Bruciando il suo cosmo, disperse la sfera energetica.

"Ha un Cosmo potente. Continuare in questo modo è inutile, riuscirebbe a vanificare ogni mio attacco."

"Mia regina, permettimi di attaccare!"

"E sia, Thor, fai un tentativo. Le tue asce non sono energia che lei possa disperdere a suo piacimento."

Thor, l'uomo che aveva torturato Hyoga, avanzò.

Indossava il God Robe di Jormungardr, dai lunghi schinieri, che coprivano la gamba fino a metà coscia, con ule ginocchiere ovali. La corazza, completa, viola scuro con alcune placche azzurre, modellate a sembrare le spire di un serpente, sul centro. I bracciali conici, lungo i quali si trovavano quattro placche modellate a forma di scaglia, terminavano al gomito con tre punte, delle quali quella centrale era leggermente più lunga. Alla cintura, una piccola fibbia scendeva , con una punta rivolta verso il basso, sulla quale era incastonata una pietra azzurra, che recava un simbolo. Ai fianchi e dietro, scendevano tre protezioni formata ognuna da due placche, che si piegavano in modo da assecondare ogni movimento del guerriero. Sulle placche laterali, attraverso due fori, pendevano due enormi asce bipenne, di acciaio brunito.

I copri spalla, sferici, erano applicati direttamente al braccio tramite un copri bicipite che, dalla spalla, scendeva coprendo parzialmente il muscolo su entrambi i copri spalla, c'erano tre punte coniche.

L'elmo, modellato a forma di testa di serpente, aveva una cresta di punte coniche e due fregi, grandi e rotondi, sopra le tempie, su cui era visibile una fessura verticale: gli occhi del mostro che il God Robe rappresentava.

L'enorme guerriero afferrò l'ascia che pendeva al suo fianco destro. Il manico era lungo quasi quanto il braccio del guerriero. Le due lame scintillavano alla tenue luce del giorno. Tra le due lame dell'ascia e al pomo si trovavano due punte, simili a quelle di una freccia: piccoli triangoli isosceli i cui lati inclinati erano leggermente arcuati.

Thor tirò indietro il braccio destro, brandendo l'enorme arma, e bruciando il proprio Seidr. Come se si caricasse con l'energia interiore del suo padrone, l'arma prese ad emettere scariche elettriche tutt'intorno.

Con un movimento repentino, l'ascia volò, ruotando, contro Saori.

La lama dell'ascia brillava, diretta al collo della giovane incarnazione di Athena.

Saori pose la mano sullo Scudo di Dike, infondendovi parte del suo potere.

Improvvisamente, l'ascia si fermò a mezz'aria, perfettamente immobile, sospesa, come trattenuta da una mano invisibile. Se si fosse mossa, avrebbe raggiunto il bianco, sottile colo dell'incarnazione di Athena.

Le lame dell'arma ancora scintillavano di elettricità.

Athena alzò lo sguardo verso il God Warrior di Jormungardr, e l'ascia ritorno dal suo padrone, ma con meno potenza, non come se gli fosse stata lanciata contro, ma più che altro, come se gli venisse restituita.

"Che Seidr potente. Non solo ha bloccato la mia arma, ma l'ha anche rispedita indietro."

"Ormai è chiaro: se vogliamo vincere il conflitto contro i Saint, dobbiamo rimuovere Athena dal campo di battaglia. E fortunatamente, abbiamo un sistema per riuscirci!"

Dette queste parole, la regina di Asgard fece avanzare il proprio cavallo.

"Dea Athena, ormai è chiaro: la guerra tra noi non si può né evitare, né rimandare!

Ma questo non è il luogo che scelgo per il nostro scontro finale. Venite, tu e i tuo i Saint, al mio palazzo. Vedremo se riuscirete a giungervi, vivi!

Ma prima di gettarti in quest'impresa, Dea della Guerra, sappi questo: la Fimbilvertr sta per scatenarsi sul mondo!

Andiamo, miei fedeli!"

la regina volse il suo cavallo, ma girò ancora lo sguardo in direzione dei nemici.

"Freya, se vuoi, sei ancora in tempo. Sono certa che a guidarti è il disperato desiderio di aiutare Freyr, ma hai scelto la strada sbagliata per farlo. Torna con noi, e tutto ti sarà perdonato.

Resta e sarai una traditrice!"

"Tornare a palazzo, dopo quello che hai appena detto? Mai! Tu non sei la mia amica fraterna, Hilda di Asgard. Lei era una sovrana giusta e generosa, una fanciulla dolce e gentile. Tu, invece, non esiti a scatenare sull'umanità un orrore infinito! No, non tornerò, e farò tutto ciò che è in mio potere per fermarti!"

"Fai come credi allora! Resta con Athena, e muori con i Saint che la seguono. Che tutta Asgard sappia quale serpe si è tenuta in seno!"

Detto ciò, la sovrana prese il galoppo, seguita dai suoi guerrieri.

"Cosa intendeva, con quella minaccia così misteriosa? Cosa scatenerà sul mondo?" stava chiedendo Seiya.

"Mi dispiace, no credevo sarebbe arrivata a questo punto... O, Hilda, perché sei cambiata tanto?"

Gli occhi di Freya erano colmi di lacrime.

"Cosa vuol dire Freya? Puoi spiegarci le parole di Hilda?"

Saori si avvicinò alla fanciulla posando la mano destra sulla sua spalla, con fare consolatorio.

"Oh, Athena, quello che Hilda intende fare è abominevole!- si asciugò gli occhi- All'arrivo del Ragnarock, per impedire l'estinzione totale dell'umanità, Odino sigillo Asgard per impedire l'espandersi del Fimbilvertr, un inverno senza fine, che avrebbe ricoperto il mondo con i suoi ghiacci.

Dopo la scomparsa di Odino, è stato compito dei suoi discendenti mantenere l'incantesimo che blocca il gelo di quel mistico inverno. Hilda, in quanto ultima discendente di Odino, deve espandere ogni giorno il suo Cosmo in tutto il regno, per impedire che il gelo sfugga al controllo dell'incantesimo di Odino.

Ma se lei non celebra tale rituale, anche solo per ventiquattr'ore, allora i ghiacci prenderanno ad espandersi, sommergendo il mondo nel suo freddo abbraccio."

"Allora- disse Hyoga, sconvolto- Hilda vuole provocare una glaciazione! Dobbiamo impedirlo!"

"Non sarà facile!- disse Saori- Freya, Hilda porta molti gioielli?"

"No, solo il monile che di solito ha al collo, Draupner, eredità di Odino."

"Allora, è tutto chiaro. So cosa ha provocato il cambiamento di Hilda!"

"Cosa?" dissero all'unisono i tre Saint e la fanciulla.

"Ad Hilda è stato imposto l'Andvaranautr, l'anello del Nibelungo! Ho visto l'anello nella sua mano destra reagire al suo Cosmo."

Freya portò le mani alle labbra, mente gli occhi si aprivano di un'inorridita comprensione.

"L'Anello del Nibelungo? Di cosa si tratta?" chiese Seiya.

"L'anello è una antico e tenebroso oggetto della cultura norrena. Esso dona a chi lo indossa un potere sconfinato, ma allo stesso tempo si nutre di chi lo indossa, provocandone la morte. Sospetto, però, che qualcuno abbia costretto Hilda ad indossare quel malefico gioiello. In questo modo, ha potuto manipolare la sua volontà."

"Questo spiega tutto!- disse Freya con voce strozzata- Devo andare a palazzo e rivelare a tutti come stanno le cose. Forse possiamo fermare tutto senza inutili lotte!"

"ormai è tardi, Freya- disse Hyoga- Ormai, Hilda ti ha presentata a tutti come una traditrice. Se anche tu rivelassi quella verità, sarebbe la parola di una traditrice contro quella della regina."

"Beh, se si tratta solo dell'anello, non dobbiamo fare altro che raggiungere Hilda e sfilarglielo dal dito! Avanti, andiamo!"

"Purtroppo, Seiya, le cose non stanno così. O meglio, non sono così semplici!- il Saint di Pegasus bloccò il suo slancio, già teso verso il nemico, e si voltò verso Athena, che continuò- Andvaranautr non può essere tolto come un semplice gioiello. Bisognerà contrapporvi un potere divino, ma io non potrò aiutarvi."

"Cosa? E perché?"

"Avete sentito Hilda, vero? Sta scatenando una glaciazione sul mondo. E se non verrà posto un freno, entro domani la glaciazione sarà in atto, e non so se potremo fermarla nuovamente. Per questo, io impegnerò le mie forze qui, per bloccare l'espandersi dei ghiacci."

Saori alzò le braccia, lasciando che le ali del suo Cloth si aprissero. Il suo Cosmo bruciò, espandendosi e avvolgendo l'intera Asgard.

"Io non sono legata ad Odino, quindi non posso sfruttare, come Hilda, il potere da lui usato per sigillare il gelo. Posso solo arginarlo con il mio Cosmo, fino a quando non avrete liberato la regina di Asgard alla sua prigionia mentale."

"Dovrete sbrigarvi allora!- aggiunse Freya- Se scenderà la notte, la temperatura scenderà a livelli inimmaginabili, prossimi al gelo assoluto. Con tutto il suo potere impegnato ad arginare il gelo, Athena non potrà proteggere se stesa dai rigori della notte!"

"D'accordo!- annuì Seiya- Raggiungeremo Hilda e troveremo il modo di liberarla dall'anello."

"Ma tu, Freya, cosa intendi fare?" chiese Hyoga , preoccupato.

"Non posso abbandonare Athena. Rimarrò con lei, unendo al suo potere le mie preghiere, sperando che Odino le ascolti. Ma tu, Hyoga, cerca di essere prudente. I God Warrior sono avversari terribili!"

"Non temere, sapremo affrontarli. Ci vedremo al mio ritorno!"

I tre Saint incominciarono a correre, all'inseguimento dei nemici.

***

I tre Saint correvano a perdifiato.

Ormai era mattina inoltrata, e poco era, in effetti il tempo prima che il buio e il freddo gelido della notte calassero sul regno di Asgard.

"Seiya, cosa credi sia meglio fare?"

"Evitare ogni inutile combattimento, Shun! L'obbiettivo principale è raggiungere Hilda, non affrontare i suoi seguaci. Dovremo cercare le strade meno battute, ed evitare di fare brutti incontri. Abbiamo fretta e il tempo è tiranno!"

Improvvisamente, in una piccola vallata, il sentiero si perse.

"Sembra sia stato interrotto a una valanga."

"Hyoga, sarà anche così, ma non mi fido. Potrebbe essere stata provocata dai nostri nemici per farci perdere la strada."

"Cosa, facciamo, allora, Seiya?" chiese Shun, sule spine.

"Direi di proseguire sempre dritto, prima o poi ritroveremo la strada. Ma cosa?"

Di fronte ai tre ragazzi, due vortici d'aria si erano formati e si avvicinarono.

Pochi minuti dopo, i tre eroi videro, alla base dei due tornado, due oggetti scuri roteare a velocità folle.

"Attenti!" gridò Seiya.

I due oggetti si slanciarono contro i tre, che evitarono l'assalto. Dopo aver oltrepassato i Saint, i due oggetti tornarono indietro come boomerang.

"Ma quelle sono..."

"Asce! Come quella che quel tizio ha usato contro Athena!"

"Esatto, giovani seguaci di Athena!"

Thor si materializzò di fronte a loro, quasi un muro umani che bloccava la strada. Afferrò le due armi, che volteggiavano verso di lui, tornando a brandirle. Poi le abbassò, facendo toccare le due punte tra le lame dell'ascia sulla neve.

"E qui, in Midgard, la regione più esterna di Asgard, si ferma il vostro cammino, invasori."

"Tu! Sei il guerriero che mi ha torturato, nelle segrete del palazzo!"

"Davvero, Saint del Cigno, sono molto più soddisfatto nell'affrontarti sul campo di battaglia che non nell'infliggere dolore ad un uomo che non sia in grado di difendersi."

"Vedrai se sono indifeso!

Diamod Dust!"

Il pugno del Saint generò la consueta ondata di gelo, circondando il God Warrior e creandogli attorno una spesa lastra di ghiaccio.

"Un gelo davvero notevole. Tuttavia, se con altri guerrieri avrebbe funzionato,- e dicendo questo tese i muscoli delle braccia liberandosi dal ghiaccio con un'esplosione- nulla può il gelo contro la mia forza."

"Maledetto! Ma se credi di potermi battere, ti sbagli!"

"Fermo Hyoga!"

"Cosa c'è, Seiya?"

"Tu e Shun proseguite, me la vedrò io con Thor. Sarà anche immune al gelo, ma non credo lo sia anche a una raffica di pugni! Ora lo affronterò, voi due approfittatene per avanzare!"

"Va bene. Stai attento, Seiya, ha una forza mostruosa."

I tre ragazzi ripresero a correre.

"Ma allora non lo avete capito... La vostra corsa termina qui!"

Thor incrociò tra loro le due armi, che incominciarono a generare scintille elettriche. La Seidr del guerriero brillava, generando un'aura bianca, striata di viola.

Thor tirò indietro la braccia, e lanciò le due armi, che roteavano emettendo un suono stridulo.

"Ora, ragazzi! Andate io respingerò il suo attacco! Pegasus, Ryuseiken!"

Mentre Shun e Hyoga scartavano lateralmente, Seiya oppose la sua tecnica segreta, colpendo ripetutamente le due armi roteanti. Shun e Hyoga superarono il nemico, che no li degnò di uno sguardo. Non sembrava preoccupato per l'avanzare dei due.

Seiya continuava a colpire ripetutamente le due asce. Improvvisamente, queste si fermarono, per poi tornare indietro.

"Ce l'ho fatta, le ho respinte! Allora, Thor, non ti vergogni a girare con tale paccottiglia! Ma cosa?"

Thor non tese le mani per afferrare le due armi.

Queste lo superarono, puntando a velocità folle contro due diversi bersagli. Le schiene di Hyoga e Shun.

Raggiunti dalle due asce, i due Saint vennero avvolti a un'intensa scarica elettrica.

Le due armi, abbattuti i bersagli, tornarono indietro.

"Paccottiglia dici!- sbuffò Thor afferrando le asce- Tu non sai di cosa stai parlando!"

"Non le ho respinte, è stato lui con la propria volontà ad averle dirette verso un nuovo bersaglio. E adesso, cosa vuole fare?"

Thor incrociò le due asce tra di loro. Attorno alle due armi apparve un'aura formata da scintille elettriche, che si trasformò presto in un fascio di fulmini. L'aura della Seidr si espandeva sempre di più.

Il guerriero del nord separò le due armi, che rimanevano avvolte dalle folgori generate, e lanciò nuovamente le due armi.

"Mirdgarsormr!"

Le due armi incominciarono a muoversi ruotando, avvolte da lampi elettrici che li tenevano come collegati. La rotazione delle due armi provocavano dei potenti spostamenti d'aria, che subito formarono due vortici, che iniziarono subito a ruotare tra di loro, come se danzassero, formando una spirale.

"Ma cosa sta succedendo!" disse Seiya.

I due vortici lo affiancarono, fermandosi vicino a lui e ruotandogli attorno.

I due tornado, ruotando intorno al Saint, divennero un muro d'aria, impedendogli ogni possibilità di fuga. Le folgori che avvolgevano e collegavano le due asce toccarono Seiya, avvolgendolo in una scarica che Avviluppò il Cloth. Seiya venne fulminato da la scarica elettrica, ma non solo: le due asce, come magnetizzate si strinsero sempre di più intorno a lui, fino a unire i due tornado in un unico vortice, che fece perdere l'equilibrio al Saint sollevandolo. Le due asce, quindi gli si avventarono contro colpendolo, allontanandosi e tornando a colpire.

Crivellato dai colpi, pervaso dalla scossa elettrica,Seiya venne lanciato via, finendo con lo schiantarsi su un lato ghiacciato di una montagna.

L'urto era tale che sul ghiaccio rimase la sagoma del corpo del giovane. Attorno a lui il ghiaccio si crepava, formando piccole schegge, affilate come lame di vetro.

Gli occhi del Saint, vitrei guardavano verso l'altro.

Il suo corpo si stacco dal ghiaccio, cadendo a peso morto, fino a cadere, pancia in giù.

"Ragazzino insolente, ora non prendi più in giro le mie armi. Presto potrò portare alla mia regina la notizia di aver eliminato i tre Saint che avevano tentato l'invasione del regno. Aver sconfitto tutti gli invasori farà sì che il mio nome rimanga negli annali della storia. Il nome glorioso di Thor!"

Il gigantesco guerriero si voltò verso i corpi, ancora inermi, di Shun e Hyoga. Mosse alcuni passi verso i due guerrieri, alzando le due enormi asce.

"Non c'è gloria nel finire due guerrieri svenuti. Aspetterò che si sveglino, e ingaggerò battaglia contro di loro. Sconfiggerli sarà la prova definitiva della mia forza!"

"Aspetta! Non mi hai... Non mi hai ancora battuto!"

Thor si girò. Seiya, se pur a fatica, si era rialzato, alzando le braccia in posizione di guardia.

"Sei sopravvissuto alle mia asce, ragazzino? Sorprendente!

"Non tanto. Le scariche elettriche emesse dalle tue asce hanno magnetizzato il Cloth, attirando a se le ermi. Ma ogni colpo ha colpito la corazza. E la mia è una delle armature più potenti, in grado di rivaleggiare persino con i Gold Cloth. Nessun colpo ha raggiunto il mio corpo."

"E cosa credi di fare?"

"Penso di fare questo! Pegasus, Ryuseiken!"

Fasci di molteplici colpi partirono dal pugno del giovane.

"Per quanto giovane, sei senz'altro un degno avversario! Colpisci senza esitazione e padroneggi la velocità della luce. Ma, purtroppo per te, tutto ciò non basta contro un guerriero come me!"

Thor lasciò scivolare l'ascia nella fessura della cintura, liberando la mano destra. La tese col palmo aperto. Muovendosi con estrema velocità, parò ogni colpo lanciato da Seiya. I fasci luminosi, simili a stelle cadenti, scomparirono tutti nel palmo della sua mano, mentre il gigante chiudeva il pugno.

"Che potenza... Possibile che tu sia davvero il Dio del Tuono di Asgard?"

"Dunque conosci il mio nobile antenato!"

"Cosa?"

In realtà, dopo la partenza di Hyoga, Shun si era documentato, in biblioteca e su internet, sulle legende nordiche. Seiya aveva cercato di aiutarlo, ma i suoi sforzi si erano, infine, limitati alla lettura di un fumetto americano, che aveva per protagonista proprio il Dio norreno.

"Esatto, Saint di Pegasus! Nonostante io porti lo stesso, glorioso nome del Dio del Tuono, non sono certo lui."

"Tu, discendi davvero da un dio? Mi sembra quasi impossibile!"

"Vuoi davvero saperlo? D'accordo!

Tutto accadde ai tempi del mito. Il Fimbulvetr era giunto, e Odino decise di sigillare Asgard.

Le cronache riportano che il Re degli Dei Noreni, chiamò a raccolta il suo esercito, composto dagli Aesir, dai Vanir, e dalle anime degli eroi caduti in battaglia.

Thor fu tra i primi a gettarsi nella mischia, cercava il suo nemico designato. Jormungardr, il serpente di Midgard.

La lotta tra i due fu titanica. Alla fine, Thor prevalse, infliggendo un colpo poderoso con il suo martello, Mjolnir. Poco distante, anche Odino spirava, dopo essere stato divorato dal lupo Fenrir.

Quando lo scontro finì, tra i pochi sopravvissuti due figli di Odino, Vidar, che aveva vendicato il padre uccidendo Fenrir, e Vali, e i due figli di Thor, Magni e Modhi. Questi due erano destinati a ereditare i poteri di Thor, ma non potevano entrambi aspirare al possesso della sua arma più potente, il Mjolnir.

Per questo, il dio aveva fatto forgiare queste due asce. Entrambe assorbirono il potere del sacro martello, in modo che i due fratelli non se ne contendessero il possesso.

Esse son Thunderstrike, che esplode con furia inarrestabile, e Stormbraker, che spezza i cieli. Le Bloodaxe, brandite dai miei antenati, discendenti del Dio "

"Se è così, come mai ora sono entrambe in tuo possesso?"

"Perché due secoli fa, l'ultimo discendente di Magni lasciò Asgard, lasciando l'ascia alla mia famiglia e la sua God Robe alla famiglia di Hilda.

Era un guerriero potente, il prode Hasgard!

E come ultimo membro della nostra famiglia, sento fortemente il dovere di rinnovare la gloria e l'onore del nome che porto!"

"Allora, dovresti combattere dalla nostra parte! Pensi che ci sia gloria nel combattere per conquistare, a discapito delle altre genti?"

"Taci! Una guerra di conquista è un'occasione come un'altra per mostrar il mio valore. D'altronde, un altro mio antenato, Eric, usando l'ascia Stormbreacker fece imprese sensazionali, guidando un intero popolo come re. E veniva soprannominato Bloodaxe, Ascia Insanguinata, per la sua arma e per i nemici che aveva sconfitto in battaglia con essa. Vincere questa guerra sarà il mio ingresso nella leggenda!"

"Non sai cosa stai facendo! Cambierebbe qualcosa, se ti dicessi che la tua regina ci ha dichiarato guerra perché sottomessa a una volontà malvagia, che ha preso controllo del suo corpo e della sua mente?"

"Follie! Menzogne congegnate per evitare la lotta e per farmi esitare. Ma io so bene che Hilda non può essere sottomessa a nessuno, tranne Odino."

"O un dio altrettanto grande... Possibile che ci sia l'opera di Zeus, dietro tutto questo?

Thor, e se fosse stato un dio di potere eguale a quello di Odino, ti convinceresti?"

"Cosa intendi?"

"Noi Saint siamo in guerra contro Zeus, un dio che rivaleggia in potenza con Odino. È possibile che sia stato lui a condizionare Hilda?"

"Ancora con queste menzogne? Comunque, per quanto Zeus sarebbe abbastanza forte, non avrebbe mai potuto farlo. Odino, nella sua lungimiranza, ha predisposto numerose difese mistiche: se un dio tentasse di entrare in Asgard di nascosto, verrebbe espulso dl regno. Solo chi, come Athena, ha annunciato il suo arrivo può entrare tra i confini di Asgard."

"Ma allora, chi...?" sussurrò Seiya, tre sé e sé.

"Basta parlare. Basta inutile fole. È tempo di combattere!"

Thor si avventò contro Seiya, brandendo le due asce.

Descrivendo ampi archi, le due armi saettavano verso il giovane, saldamente tenute dal loro padrone.

Seiya evitò i vari fendenti, indietreggiando vistosamente. Non riusciva a trovare uno spazio necessario per contrattaccare. Thor lo sovrastava fisicamente, torreggiando su di lui. Ogni suo attacco era portato con forza, mirando a uccidere.

Presto, Seiya si trovò con la schiena appoggiata al lato di una delle montagne circostanti.

Non aveva molte vie di fuga, e Thor avanzava, le asce levate, pronte a colpire.

"Per te è finita, ragazzino. Non sfuggirai alle mie lame, non sfuggirai ancora alla sorte che attende chi cerca di muovere guerra a questo sacro regno!"

Le asce calarono. Improvvisamente, si fermarono, a circa venti centimetri dalla testa del Saint.

Thor era sbigottito. Seiya aveva afferrato i suoi polsi, bloccandoli con la sua presa decisa, che durante le Galaxian War gli aveva permesso di avere la maglio su Geki dell'Orsa Minore.

Il guerriero asgardiano era stupito: non riusciva a credere che una ragazzino, alto neanche la metà di lui, riuscisse a fermargli le mani. Lo sbigottimento durò solo un secondo, il tempo necessario ai sui occhi per spalancarsi e socchiudersi, mentre l'ira si sostituiva alla sorpresa.

Thor spinse con maggiore forza. Il ghiaccio, ai piedi dei due guerrieri, si spaccava.

"Sei in gamba, ragazzino,- ruggì Thor- ma contro di me, non basta!"

Il gigante incominciò a spingere con più forza, spingendo l'avversario. Il ghiaccio sotto Seiya cedeva, fino a raggiungere il terreno roccioso. La forza del guerriero del Nord era tale che anche la roccia veniva sbriciolata, mentre li corpo del giovane guerriero si infossava sempre più. La roccia, spezzata, si polverizzava.

Il suo corpo era sprofondato fino alla vita, e Thor la sciò la presa. Il guerriero del nord alzò il piede sinistro, e con esso colpì il petto di Seiya. La violenza del colpo era tale che l'eroe venne spinto, con violenza, sottoterra.

Sepolto, il giovane non vedeva altro che roccia e ghiaccio attorno a sé.

"È forte, Thor. Forte e abile nella lotta. Non è un nemico che si possa prendere sottogamba.

È così forte da aver fatto rompere la terra sotto di me.

Ma non posso farmi fermare. Se pensa di avermi battuto solo perché mi ha spinto sotto la terra e il ghiaccio, si sbaglia!"

Seiya fece esplodere il proprio Cosmo. Il ghiaccio e la terra si sollevarono, sospinti dall'esplosione dell'energia interiore del ragazzo, investendo Thor, costringendolo ad indietreggiare, ma senza che questi cadesse.

Seiya si ritrovò all'interno di una buca semi sferica, dai tratti irregolari. Il giovane ne saliva la china con passi lenti, per poi superarne l'argine con un salto.

Il ragazzino fronteggiava l'uomo, senza mostrare paure o incertezze.

"Complimenti. Seiya, non è vero? Ti stai dimostrando un avversario all'altezza.

Ma adesso, è ora di porre fine a questa lotta.- la sua Seidhr, avvampò, aumentando di ampiezza e potenza- Questa volta, neanche la Cloth ti salverà. La potenza dei colpi sarà tale che le tue membra ne verranno danneggiate.

Prega i tuoi dei, se ne hai!

Midgarsormr!"

Le due asce saettarono nuovamente contro il giovane Saint, generando ognuno una tromba d'aria.

Seiya percepiva chiaramente che il colpo lanciato era stato portato con una potenza di gran lunga superiore rispetto alla volta precedente. I due vortici, danzando, accerchiarono il Saint di Pegasus.

"Devo reagire. Thor non scherzava: se vengo colpito stavolta, per me è la fine. E c'è solo una soluzione!"

Seiya saltò, poco prima che i due vortici danzanti si chiudessero attorno a lui.

Arrivato all'apice del salto si volto, tuffandosi nella picchiata.

"Pegasus Ryuseiken!"

I colpi di Seiya saettavano verso il basso, disegnando la loro scia azzurrognola, seguiti da vicino da Seiya, in caduta.

Il corpo del Saint venne raggiunto dall'energia elettromagnetica, attirando le due asce.

Tra i due vortici, un'esplosione. Getti di ghiaccio, sollevatisi, coprirono la scena.

"Così giunge al termine la tua corsa. Seiya. Sei stato un valido avversario, te ne do atto."

Alzò le mani, aspettandosi che le due armi tornassero al suo pugno. Ma le asce non arrivarono, se pur richiamate dalla sua volontà.

La nube di ghiaccio polverizzato si diradò.

Accucciata, ma ancora in piedi, la sagoma di un giovane. Seiya.

Le braccia, aperte, erano tese. Le mani stringevano le enormi asce, ancora pervase da scariche elettriche. Il peso delle due armi sembrava sbilanciare il Saint, che tuttavia sembrava, con un certo sforzo, a brandirle.

Seiya si raddrizzò, tenendo saldamente le due armi.

Le roteò, come cercando di acquisire maggior dimestichezza nell'adoperarle.

"Ma come sei riuscito a fermare le mie asce? Nessuno avrebbe potuto afferrarle mentre ruotano, sono troppo veloci, troppo pericoloso è sfidare la sorte, e il filo delle loro lame."

"Lo, so, Thor. Lo avevo capito sin dal primo attacco. Però, afferrarle era l'unico modo per rimanere illeso. Per questo, sono saltato, scagliando i miei colpi contro il terreno, in modo da provocare l'esplosione del ghiaccio. Questa ha sbilanciato l'assetto delle tue asce, dandomi modo di afferrarle. E adesso, vediamo se ti piace la tua stesa medicina."

Detto ciò, lanciò le due asce contro il nemico.

Thor, però, non si scostò, né tentò di afferrarle, o di difendersi.

All'ultimo secondo, mise la mano sinistra alla schiena, per poi usarla per parare le due armi, che vennero deviate lateralmente. In mano teneva uno scudo, ovale, che difendeva tutto l'avambraccio.

"Cosa? Uno scudo?"

"Certo, lo scudo della mia God Robe, resistente quanto le squame di Jormungardr. Neanche le mie asce possono superarlo."

Quasi con spregio, buttò a terra lo scudo.

"Ti privi di una così valida difesa?"

" Senza armi, non hai risorse in grado di preoccuparmi. Di certo non mi impensierisco per i tuoi deboli pugni!"

"Deboli? Vediamo se la penserai allo stesso modo, dopo il mio attacco. Pegasus Ryuseiken!"

"Appunto, deboli.- disse il God Warrior mentre i colpi di Seiya raggiungevano il suo corpo- Mi sferzano con meno forza di quanto potrebbe fare una bufera notturna di Asgard. Posso respingerli senza il minimo sforzo, e senza neanche pararli, come vedi."

"Vedo. Ma sottovalutarmi è un errore, come presto capirai."

Le raffiche di colpi continuarono, fitte, ma concentrandosi sempre più in un'unica zona del corpo di Thor. Seiya ritraeva e alternava entrambe i pugni, nel portare gli attacchi.

Improvvisamente, le raffiche cessarono. L'energia dei colpi era però visibile ,trattenuta nel pugno di Seiya, che lo ritrasse nuovamente.

"Pegasus Siuseiken!"

L'energia dei molteplici pugni, accumulata in un solo colpo, saettò dalla mano del ragazzo, diretta contro il God Warrior con tutta la sua travolgente potenza.

"Cosa? Non lo credevo capace di una simile forza. Devo difendermi, percepisco l'energia di questo colpo: ed è enorme!"

Tese le mani, cercando di bloccare il nucleo di energia sprigionato dal pugno di Seiya.

Ma si era mosso in ritardo di appena un secondo, un tempo sufficiente a far sì che la sua difesa risultasse. Il Siuseiken, raggiunse il viso di Thor, scaraventandolo indietro.

"Ce l'ho fatta, ho battuto Thor!"

Seiya smise di bruciare il proprio Cosmo, certo della vittoria.

"Bene, adesso devo raggiungere Hyoga e Shun, rianimarli e continuare la corsa fino al palazzo."

"Non sei troppo ottimista? Un singolo pugno andato a segno, per quanto potente, non potrà mai aver ragione di me!"

Thor era nuovamente in piedi, pronto a continuare la lotta.

"Il Siuseiken, non ha fatto effetto! È la prima volta che un nemico non cade, dopo aver subito quel colpo."

"Di certo è una tecnica validissima, ma ci vuole ben altro per sconfiggermi.

E ora lo scoprirai a tue spese!"

"Come pensi dai attaccarmi? Non hai più le tue asce!"

"pensi che per combattere mi siano necessarie quelle armi? Anche a mani nude, ti affronto."

Thor portò il pugno sinistro al fianco, bruciando la sua Seidr, mentre dietro la sua schiena si materializzava, nell'aura della sua energia interiore, l'immagine del totem della sua God Robe: un immenso serpente che avvolgeva, tra le sue spire, il globo terracqueo.

"Questo è il pugno di cui vado fiero. Il pugno che incarna la vera forza della mia famiglia. Sentiti onorato nel subire questo colpo!

Titanic Hammer!"

Attorno il braccio di Thor, l'aura energetica prese la forma di un maglio, un martello, dalla massa squadrata e piuttosto grande, spessa almeno il doppio del braccio di Thor, ma con un manico corto, adatto ad essere impugnato con una sola mano, sproporzionato per un'arma del genere, che avrebbe richiesto un'impugnatura più lunga. La massa coincideva con il pugno, e quando Thor lanciò il colpo, fu come se il martello di energia venisse scagliato, in orizzontale contro Seiya. Attorno all'apparizione dell'arma, l'aria si elettrificò, generando una specie di barriera che si estendeva man mano che il colpo si allontanava dal corpo del guerriero del nord. In questo modo, era impossibile evitare di essere colpito: pur muovendosi in linea retta, esso si espandeva, tramite lo spostamento d'aria, tutt'intorno.

Seiya alzò le mani incrociandole davanti al viso, cercando di parare l'urto immane.

I palmi delle sue mani furono oppressi da una potenza dirompente. Seiya sentiva il calore dell'urto su di essi, mentre l'energia cinetica dell'urto lo spingeva indietro, i piedi che lasciavano solchi sulla neve. Il giovane faticava a mantenere l'equilibrio. Le braccia erano sempre più indolenzite, sempre più stanche. La presa di Seiya cedette, e il colpo lo raggiunse al volto.

Seiya aveva subito molti colpi, ne ricordava diversi dotati di una forza e di una violenza tale da fargli sembrare che la testa gli esplodesse. Ma raramente aveva subito attacchi dotati di una furia così intensa e distruttiva.

Sentiva la mascella come schiacciarsi, mentre le osa scricchiolavano minacciosamente.

Schizzi di sangue uscirono dalle narici.

Istintivamente, Seiya si lasciò andare, accompagnando il Titanic Hammer, conscio che un'ulteriore resistenza, ormai, gli avrebbe potuto solo provocare seri danni. Il suo corpo, trascinato dall'energia dell'urto, venne sbalzato indietro, finendo con lo scontrarsi nuovamente con ciglio della montagna.

Il giovane, però, si puntellò sule mani cercando di rialzarsi nuovamente in piedi.

"Nemmeno la forza del mio pugno ha ragione di te, Seiya? Bada, l'ho lanciato con solo la metà della sua forza. E non vi sarà bisogno di un ulteriore assaggio della sua potenza. Basterà un semplice colpo, per finirti!"

"Colpo potente... Di devastanti capacità, il tuo pugno..."

"In esso sta la mia gloria! Noi, discendenti del grande Thor, non abbiamo mai impugnato il magico martello del nostro divino antenato, Mjolnir. Eppure, alcuni di noi riescono ad evocare il suo potere nel pugno, raggiungendo inusitati livelli di potere. Non sentirti umiliato, nel venire sconfitto da questo potere. Titanic Hammer"

Thor levò nuovamente il braccio, scagliando il suo colpo. Ma un secondo prima che il braccio del gigantesco guerriero fosse completamente teso...

Seiya si insinuo sotto il nemico, afferrando il braccio, non del tutto teso, con entrambe le braccia, avvolgendolo, afferrandolo.

"Cosa diavolo..."

"Hai dimenticato una cosa, Thor: c'è un istante, quando si lancia un colpo, in cui il pugno è totalmente privo di peso e forza. Per quanta potenza si possa liberare col colpo, questo punto d'inerzia esiste, ed è inevitabile. Inserendomi in quel momento, posso bloccare i tuoi movimenti, e non solo.

Pegasus Rolling Crash!"

Seiya saltò, trascinandosi dietro l'avversario. Il suo cosmo, esplodendo, li avvolgeva in una stretta d'acciaio.

Raggiunto lo zenit della parabola, Seiya scivolò ungo il braccio, andando ad afferrare le spalle, in modo da bloccare in nemico, per quanto molto più prestante di lui.

I due caddero, la testa verso il basso. All'ultimo minuto ,Seiya si staccò, atterrando agilmente sul suolo ghiacciato, mentre Thor cadeva, con un sordo boato, spaccando il ghiaccio e la terra sottostante.

"C'è l'ho fatta. Questa volta, il colpo è andato a segno. Ma sarà davvero sconfitto? È un avversario potente, raramente ho affrontato nemici altrettanto forti."

"E fai bene a dubitare!"

Un nuova esplosione di ghiaccio si sollevò, potente. Thor, circondato dall'aura abbagliate della sua Seidr, libero dal ghiaccio e dalla terra in cui il Pegasus Rolling Crash lo aveva sepolto, avanzava, minaccioso.

L'elmo era leggermente ammaccato, così come i due copri spalla. Ma nel complesso, aveva subito pochi danni, testimoniato da un lieve rivolo di sangue che gli usciva da un angolo della bocca.

"Complimenti, Seiya. Ti dimostri essere un avversario quasi alla mia altezza. Riesci a reagire, nonostante la grande differenza che ci separa. Ma, purtroppo per te, non basterà mai!

Se non sarai capace di superarmi in forza, non potrai mai battermi!"

"Lo credi davvero? Ormai non sei più incolume come prima. Vediamo se riesci ad incassare comunque i miei colpi. Pegasus Ryuseiken!"

I colpi di Seiya saettarono nell'aria, colpendo ripetutamente Thor. E , stavolta, l'impeto dei colpi era tale che persino l'imponente guerriero ne sentiva l'urto. L'imponente guerriero venne scagliato indietro, cadendo a terra.

"Com'è possibile. -disse rialzandosi-Questo è il colpo di prima, eppure, possiede una forza e un impeto nuovo, superiore. Possibile che questo ragazzino, stremato, ferito, riesca a dare nuova forza ai suoi colpi? Possibile che, oltre alla propria forza, egli riesca ad ampliare il suo potere sfruttando la sua forza vitale?

Ma certo! Ho sentito che, recentemente, i Saint hanno mosso battaglia ad Hades, il dio greco dell'Oltretomba, andando ad invadere il regno infernale del do. Se così è... Seiya avrà risvegliato l'Ottavo Senso. E se è così, può unire la sua forza vitale all'energia interiore, usandola come arma senza rimanerne ucciso. Dev'essere per questo che ora i suoi colpi sono più potenti: vicino alla morte, l'energia dell'Ottavo Senso potenzia il Cosmo, per tenere in vita chi possiede tali poteri.

Se così è non posso esitare oltre.

Colpirò Seiya con la massima potenza di cui sono capace.

Preparati, ragazzino!

Titanic Hammer!"

Il colpo, sebbene non dissimile da quello precedente, possedeva visibilmente una potenza infinitamente più grande. Il ghiaccio sul terreno esplose, i lati della montagne tutt'intorno si frantumavano, mentre l'incredibile energia veniva liberata.

Seiya, stavolta non era riuscito ad anticipare i movimenti dell'avversario, complice il fatto che aveva appena finito di attaccare a sua volta.

Il Titanic Hammer lo raggiunse in pieno stomaco, sollevandolo da terra, spingendolo indietro, impossibilitato a reagire, a difendersi. Trascinato come una bambola di pezza.

Si scontrò col lato di una montagna, venendo trascinato, come su una rampa, mentre il ghiaccio e la roccia del monte, dopo il suo passaggio. Venivano inesorabilmente distrutti.

Sospinto sempre dalla forza immane del colpo, Seiya venne catapultato in alto.

***

A palazzo, Hilda passeggiava nervosamente su un'ampia terrazza.

La regina vestiva ancora il suo God Robe, appariva inquieta.

Davanti a lei, inginocchiati, tre God Warrior, vestiti delle loro corazze.

Uno di essi era Syd.

"Sigurd! Ci son notizie dei Saint di Athena? Quanto si sono addentrati, nel mio regno?"

Uno dei tre guerrieri, un giovane alto, atletico, dai lunghi capelli chiari, di un colore tra il castano e il biondo, e due occhi di un profondo azzurro. Indossava la corazza, nera e grigia, di Fafnir. In mano teneva l'elmo, modellato a forma di testa di drago, con una cresta di lame grigie arcuate in avanti e i fregi ovali modellati a forma di occhi, elmo modellato per circondare interamente la testa, dotato anche di protezioni per il mento. Il copri spalla destro era anch'esso modellato a forma di testa di drago, in tutto simile all'elmo, sorretto da una placa grigia, simile a un collo. L'altro copri spalla era triangolare, orizzontale, anch'esso grigio.

I bracciali, lunghi, dotati di copri bicipite, presentavano tre creste sugli avambracci. Se il bracciale sinistro era interamente nero, la tera creata su quello destro era grigia. La corazza, lucida e priva di fregi, ricopriva interamente il suo corpo, e presentava una corta gorgiera a difesa del collo. I lunghi schinieri, modellati attorno le sue gambe, terminavano a metà coscia con una forma triangolare, i bordi dei quali erano grigi anziché neri. Alla cintura, formata di placche grigie, rettangolari disposte obliquamente e fermate dalla fibbia ovale, in cui era incastonata una pietra bianca azzurrognola, traslucida e dai bordi sfaccettati. Alla sua schiena oblique rispetto al corpo, le ali del drago, ripiegate fino a formare due lame d'ascia, dal bordo grigio.

"Le nostre sentinelle ci hanno fatto sapere che contro gli invasori si è fatto avanti il prode Thor.

In quanto a forza, egli non è secondo a nessuno, in Asgard, ed ha già sconfitto i Saint del Cigno e di Andromeda. Ora sta affrontando il Saint di Pegasus, che si sta dimostrando un avversario più ostico."

"Di certo, la sua forza e il suo valore, che sono un vanto per Asgard, non lasceranno scampo agli invasori. Non dobbiamo preoccuparci, presto avremo notizia della sua sicura vittoria." disse con aria annoiata, il terzo guerriero.

Vestiva una corazza di un color verde scuro, che copriva il petto, lasciando, però, i lati scoperti dall'ascella in giù, mentre la placca centrale, sovrastata da due placche rettangolari sul petto, scendeva restringendosi, fino a collegarsi alla fibbia, su cui era incastonata una pietra viola. Gli schinieri, lunghi, di aprivano sopra le ginocchiere ovali, con due placche cilindriche divise tra loro, che coprivano entrambi i lati delle cosce. Ai fianchi, due placche triangolari, agganciate alla cintura, scendevano fino a metà coscia. I copri spalla, ovali, erano leggermente arcuati verso l'alto e sull'estremità, salivano con due punte triangolari, sottili.

L'elmo, a diadema, era modellato in modo da rappresentare un muso demoniaco, con due reste laterali, che salivano dalle tempie, dai bordi seghettati, come la squama di un'idra. Ai lati della testa, due placche coniche, arcuate, scendevano, costeggiando gli zigomi e fermandosi, con le loro punte a pochi centimetri al naso, sulla fronte, da cui saliva, una placa triangolare sulla testa, c'erano due fregi a forma di rombo, inclinati, a formare gli occhi della creatura. Sulla fronte scendevano due piccole punte coniche, sempre arcuate. I bracciali erano cilindrici, coprivano solo l'avambraccio spingendosi appena oltre i gomiti, con due placche sbalzare, triangolari. I capelli del guerriero erano di un color rosso rosato, gli occhi, piccoli, astuti e maliziosi, erano color verde giada. Non era il genere d'uomo che ispirasse fiducia.

"Dici bene Alberich. Ma le leggende che accompagnano Athena e i Saint affermano che non hanno mai perso una guerra... La cosa mi preoccupa."

"Non tema, mia regina! -intervenne quindi Syd- Quali che siano i poteri di questi invasori, soccomberanno di fronte a quelli che possediamo noi, guerrieri asgardiani. Il mito dell'invincibilità dei Saint è destinato ad infrangersi, qui e adesso!"

"Bene, miei valorosi, Ma anche se così non fosse, abbiamo dalla nostra un'arma invincibile: il gelo del nostro regno, che si sta propagando. Athena sta opponendo il suo potere all'espansione dei ghiacci, per proteggere le terre sotto il suo dominio, ma per quanto il suo potere sia divino, il suo corpo è mortale! Basterà fare in modo che la guerra si protragga per più di un giorno, per decretare la nostra vittoria."

La regina di Asgard si appoggiò al corrimano della terrazza, guardando, con sguardo assente, il gelido paesaggio che si estendeva davanti a lei. Portò la mano destra ai capelli, tirandoli indietro. Sul suo anulare, l'anello maledetto scintillava sinistramente.

 

 

Il corpo di Seiya sembrava aver preso il volo. Quasi senza peso, tracciava una scia quasi perpendicolare al suolo.

"Che potenza incredibile.- pensava il giovane guerriero- Mi sospinge in alto quasi fino alle nuvole. Sento il mio corpo completamente travolto. Che sia davvero impossibile battere Thor?"

Il corpo si fermò. La gravità aveva, infine arrestato la sua ascesa, dando inizio a una caduta

Le membra di Seiya, intorpidite, no reagivano, come immobilizzate, dal dolore e dalla stanchezza.

Thor guardava il proprio nemico cadere, inesorabilmente in un vicino burrone.

"Sei stato un ottimo avversario, ma neanche tu, per quanto potente, sarai in grado di sopravvivere a questa caduta. Non mi resta che recuperare le Bloodaxe e andare ad affrontare gli altri Saint."

Si voltò, ma proprio mentre muoveva il primo passo per allontanarsi dal campo di battaglia, vide un'ombra muoversi; una figura umana si stava tuffando nel burrone nello stesso momento in cui Seiya vi cadeva dentro.

La figura si era gettata a capofitto. Raggiunta l'erta opposta del burrone, la utilizzò per darsi un'ulteriore spinta, come stesse saltando verso il basso. In breve, usando altre due volte questo sistema, raggiunse Seiya, incrociandolo e afferrandolo. La spinta lo portò nuovamente sulla ripida parete che costeggiava il burrone. L'uomo, che sorreggeva il corpo esanime del Saint sul braccio sinistro, cercò di rallentare la discesa affondando le dita della mano libera nella parete, creando piccoli solchi nel ghiaccio. Ma la presa dell'uomo non era sufficiente a fermare la caduta. Con un colpo di reni, poso i piedi sulla parete ghiacciata, dandosi un nuovo slancio per raggiungere la parete opposta. Adottando lo stesso sistema grazie al quale aveva raggiunto il corpo in caduta di Seiya, ora stava cercando di risalire la china. Un paio di volte rischiò grosso: il ghiaccio aveva ceduto non appena vi si era appoggiato, ma era riuscito a reagire prontamente, continuando la scalata.

Arrivato ad una sporgenza, si fermò, sdraiando Seiya sulla neve.

"Seiya! Riprenditi, non è questo il momento di riposare... Svegliati, non c'è tempo!"

Afferrò una manciata di neve, posandola sul viso del Saint svenuto.

La neve, gelida, si sciolse al contatto con la pelle di Seiya.

Gli occhi del giovane, aprendosi, misero a fuoco il viso del suo soccorritore.

"Shiryu! Sei già qui?"

Il Saint del Drago era chino sul suo migliore amico e fratello. Vestito della sua Cloth smeraldina, Shiryu era nuovamente pronto a combattere con i suoi compagni.

L'elmo a diadema, dotato di quattro placche laterali, ovali, due verticali sovrapposte alle altre due, oblique, unite da una fascia metallica che passava sula fronte, al centro della quale c'era una placca ovale, dalla quale partivano due serie di barbagli metallici. Due più lunghi, si aprivano salendo in un arco ben oltre la testa del ragazzo. Gli altri due, pochi millimetri più in alto, salivano di pochi centimetri. La corazza dai bordi inferiori arcuati, rivestiva il petto, una fascia che copriva le costole, sovrastata da due placche dai bordi arcuati. Nella parte inferiore della corazza, al centro una placa romboide, i cui lati superiori erano rotondeggianti, scendeva brevemente lungo lo sterno.

I copri spalla erano ampi, dai bordi che scendevano seghettati come l'ala di un pipistrello, ed erano dotati di una protezione sferiforme che si adagiava direttamente sulle spalla, favorendone i movimenti. Sopra i copri spalla erano posati due artigli di drago, le cui zampe scendevano lungo la schiena. Ai lati del collo, la corazza disponeva di due placche rettangolari, arcuate per seguire la circonferenza attorno al collo, di protezione.

Gli schinieri erano lunghi, dai piedi alle ginocchia, formati da placche a forma di scaglie, per lo più esagonali con dei punti aperti lungo il bicipite femorale e le caviglie, che agevolavano i movimenti. Le ginocchiere erano ottagonali, ma il lato superiore aveva un solco centrale rotondo.

La cintura era dotata di un gonnellino di otto placche ottagonali, allungate sull'altezza, agganciate alla cintura, i cui bordi erano due anelli che chiudevano una fascia modellata a scaglie quadrate. La fibbia era formate da tre placche sovrapposte. La parte inferiore, a forma di V molto divaricata, era alta circa tre centimetri. La parte superiore era esagonale, anch'essa alta tre centimetri. La parte centrale era costituita da un filamento che aderiva ai bordi laterali e inferiori della placa superiore, salendo ulteriormente, aprendosi in un singolo zig zag, fino all'altezza dell'ombelico, terminando con due punte. Questo filamento era molto flessibile, in modo da seguire i movimenti del corpo quando si chinava o si accucciava, in modo che le punte non ferissero l'addome.

Il bracciale destro era modellato a guisa di muso di drago cinese, allungato, con due piccoli fregi ovali rappresentanti gli occhi e due placche sovrapposte, romboidi, come sopracciglia.

Il bracciale sinistro, che normalmente ospitava uno scudo rotondo era costituito da una semplice placa rettangolare.

"Cosa ci fai, qui? Non dovresti essere in luna di miele? Ti aspettavamo solo tra qualche giorno."

"Ho dovuto anticipare la mia venuta. Ieri sera, al Santuario, tutti i Saint dotati di capacità precognitive sono caduti in trance. Nel delirio della loro condizione, poche erano le parole sensate. Una, pronunciata da Giulia di Sextans, ha messo in guardia Daihoku della Bilancia. Andvaranautr!

Cercando tra le cronache, Daihoku ha trovato un resoconto, redatto da un Saint del Toro di circa duecento anni fa. Costui era originario di Asgard, e anche se aveva cambiato nome in Aldebaran, era anche conosciuto come Hasgard del Toro."

"Hasgard, hai detto? Allora è quel guerriero di cui mi ha parlato prima Thor, il God Warrior che sto affrontando!"

"Probabilmente sì. Hasgard descriveva alcuni dei maggiori pericoli della sua terra natia.

E tra questi, Andvaranautr. Ma, per fortuna, conosceva anche il sistema per distruggere quell'anello maledetto!"

"Davvero? Athena asseriva che è necessario un potere divino!"

"Infatti! E un tale potere risiede proprio qui, in Asgard.

Si tratta di Balmung, la Spada di Odino, nota anche come Gram o Claiomh Solais, la Spada della Luce. Odino la sigillò nel suo regno, lasciando la chiave per evocarla alla custodia dei God Warrior."

"Cosa?"

"Sì, Seiya. Arrivare a palazzo è inutile, se prima non affrontiamo tutti i God Warrior. Loro custodiscono, incastonate sule loro God Robe, delle pietre preziose, le Odin Gem, indispensabili per evocare la Spada, l'unico oggetto che può conferire il potere per distruggere l'Anello."

"Quindi non dobbiamo evitare gli scontri, ma cercare i God Warrior e impadronirci delle gemme, in un modo o nell'altro!"

"Sì. Non sarà un'impresa facile, si tratta di guerrieri molto potenti."

"i più potenti che potete trovare sul vostro camino!" tuonò una voce.

"È Thor! Ci ha raggiunti!"

"Seiya, lascia che sia io ad affrontarlo, sono più fresco di te, meno provato."

"No, Shiryu! Avere un buon motivo per continuare lo scontro mi ha restituito le forze necessarie a vincere. Raggiungi, piuttosto, Hyoga e Shun, e informali su come stanno le cose. Conosco già i colpi di Thor, e riuscirò a contrastarli! Va!"

"Va bene Seiya, sii prudente!"

Shiryu saltò lateralmente, abbandonando il campo di battaglia. Seiya, invece, balzò di fronte al nemico.

Subito si accorse che Thor aveva recuperato le asce, che ora giacevano ai suoi fianchi, ai lati della cintura.

"Hai rinunciato all'aiuto del tuo amico, perché. In due, forse avreste potuto opporre maggior resistenza! Ti è forse così poco cara la vita, da voler morire senza cercare in alcun modo di preservarla?"

"Thor, nessun Saint degno di questo nome si batterebbe in gruppo contro un singolo avversario. So che non vuoi credermi, ma te lo ripeto. Noi Saint non siamo vostri nemici. Se ora vi combattiamo, è per liberare Hilda dall'Anello del Nibelungo, e per farlo mi serve la pietra incastonata nella tua armatura."

"Cosa? La mia Odin Gem, l'acquamarina? Sei folle, se pensi che lo consegnerò a un invasore. Le tue menzogne no ti serviranno, da me riceverai solo la morte."

"Se pensi di potermi colpire con facilità, ti sbagli di grosso. Prendi! Pegasus Siuseiken!"

Seiya scagliò subito il suo colpo più forte, ma stavolta Thor lo incassò senza muoversi, come se fosse stata una carezza.

"Ha... Ha incassato il mio colpo senza battere ciglio. Eppure, prima il Siuseiken lo ha travolto."

"Ah ah ah.... Ormai, Seiya, le tue possibilità di vittoria sono nulle. Sei vittima del potere segreto della mia God Robe!"

"Un potere segreto?"

"Mi sembra di averti raccontato come morì il mio omonimo antenato. Il corpo di Jormungandr, per un incantesimo di Odino, venne tramutato in una corazza, questa corazza appunto, così come è sempre accaduto per i mostri che venivano sconfitti da armi divine. E come il mostro emetteva un veleno mortifero, anche questa corazza è in grado di avvelenare, no il corpo, ma lo spirito. L'energia interiore. Per quanto tu possa bruciare ed espandere la tua energia, questa non potrà più generare il massimo del suo potere, che verrà espresso in maniera sempre minore ad ogni contratto. E finora, quante volte mi hai toccato? Ormai i tuoi colpi sono meno fastidiosi di un alito di vento!"

"Un veleno mistico? Questo spiega perché, ad ogni attacco, Thor sembrava diventare sempre più forte. In realtà ero io che mi indebolivo."

"Sì, è così e me ne dispiace. Finora, per non approfittare troppo di questo vantaggio, non ho mai portato al massimo i miei colpi. Ma con l'arrivo di un nuovo invasore, non posso farmi ulteriori scrupoli! Preparati!"

Thor afferrò le due Bloodaxe, lanciandole dopo averle magnetizzate con la propria energia interiore, ma senza scatenare il Midgardsormr. Le asce si limitavano a volteggiare, generando i due tornado che circondavano entrambi i guerrieri.

"Vuoi ancora attaccare usando le asce? Sai benissimo che sono in grado di sfuggire a qualsiasi attacco portato in quella maniera, o pensi che l'indebolimento del mio Cosmo limiti anche i miei movimenti?"

"No. La tua agilità e abilità non sono assolutamente alterate dal mio veleno. E non intendo usare il Midgardsormr contro di te, e nemmeno il Titanic Hammer. Ti sei dimostrato un guerriero alla mia altezza, e voglio farti l'onore di morire subendo il più potente dei miei colpi. Il colpo che nasce dallo scontro tra il potere di Jormingardr e il Dio Thor! Il colpo che simboleggia il fatale duello tra questi due potentissimi esseri!" Thor tese la mano destra, piegata di novanta gradi, il palmo aperto, rivolto verso l'alto, in cui si condensava la sua aura spirituale, generando scariche elettrostatiche che esplodevano attorno alle dita. Thor chiuse saldamente il pugno, lasciando che le scosse elettriche pervadessero tutto il braccio, che venne fortemente magnetizzato. Lampi elettromagnetici collegarono il braccio alle due Bloodaxe, che ancora volteggiavano intorno a loro.

Thor alzò il pugno. L'aura attorno al braccio, condensandosi, assunse la forma di un potente maglio.

Il gigante abbassò con violenza il pugno colpendo il terreno e facendo esplodere la propria Seidr.

"Satanic Achrist!

Sii fiero di cadere sotto questo colpo. Mai nessuno mi ha obbligato a farne uso!"

L'energia del pugno esplose sul terreno, propagandosi in ogni direzione. Non si presentava come un'onda d'urto del Titanic Hammer, impossibile da schivare. Seiya non capiva. Incredibile spettacolare energia, per quanto potentissima, non veniva rivolta contro di lui, ma dispersa tutt'intorno. Poi, capì.

Le due asce, al momento dell'esecuzione del colpo, aveano preso a girare attorno a loro con una velocità superiore, creando uno schermo magnetico, conico, intorno a loro. L'energia liberata dal pugno, entrando in contatto con tale schermo, veniva trattenuta, formando dei globi di energia che perturbavano il campo magnetico dello schermo. Quando tutta l'energia del pugno raggiunse la barriera. Il campo magnetico si contrasse all'interno, collasando verso Seiya.

Raggiunto dal campo elettromagnetico, il Cloth incominciò ad attirare su di sé i vari globi di energia, ognuno dotato della potenza di un singolo Titanic Hammer.

Raggiunto da una miriade di colpi, ognuno dotato di potenza devastante. Ognuno che martellava il suo corpo senza pietà.

Sballottato in ogni direzione, preso tra mille e più fuochi, il corpo del giovane giaceva in balia del colpo nemico.

Una volta esauritosi l'effetto del micidiale attacco, Seiya si ritrovò in piedi. Lentamente, cadde in avanti sulla neve. Gli occhi, aperti erano vitrei.

Le due asce volarono immediatamente alle mani del loro padrone, che le afferrò saldamente rinfoderandole.

"Costui era davvero forte. Se anche gli altri sono d'uguale tempra, dovrò dare fondo ad ogni mia risorsa. Meglio recuperare lo scudo, e partire subito all'inseguimento."

Voltatosi, Thor incominciò a correre, lasciando il corpo agonizzante di Seiya.

Seiya era ancora vivo. Semi cosciente, impossibilitato dal muoversi, ma il suo cuore batteva, seppur debolmente. D'istinto, si era difeso nell'unico modo che gli era possibile: aveva assorbito l'energia liberata contro di lui, usandola per limitare i danni. Ma, anche così, aveva subito un duro colpo. Solo la forza di Alexandros era stata superiore da gestire, rispetto al colpo appena subito.

"Sono allo stremo. Non sento più il mio corpo. Una gelida stretta mi intorpidisce le membra. Il gelido abbraccio della neve, o la morte incombente? Eppure, non voglio ancora arrendermi. Resisti, Seiya. Reagissi a questo torpore che ti annichilisce il corpo, che frena il tuo spirito indomito.

Sollevati, e lascia che Pegasus dispieghi le sue ali!"

Lontano, ai limiti di Asgard, Saori ergeva il suo Cosmo, continuare a limitare la glaciazione che andava espandendosi. La dea Athena usava il suo infinito potere per proteggere l'umanità a lei tanto cara. E nel suo cuore, percepì lo stato dei suoi seguaci.

"Seiya! Hai subito un duro colpo, ma il tuo cuore ancora non vacilla! Reagisci, l'umanità intera confida in te!"

Il Cosmo infinitamente potente della Dea pulsò.

 

A diversi metri dal ciglio del burrone, dove Seiya era caduto, Shiryu aveva raggiunto Hyoga e Shun. I due rinvenuti, stavano cercando di rialzarsi.

"Shun, Hyoga, state bene?"

"Shiryu! Anche tu qui, dunque?" salutò Shun.

"Non ti preoccupare, non siamo feriti gravemente, le due asce di Thor hanno colpito le corazze, a quanto pare, a tramortirci è stata la forza dell'urto, e la sorpresa.- disse il Saint del Cigno- Dov'è Seiya?"

"Sta affrontando Thor a pochi metri da qui. E noi dovremo affrontare gli altri God Warrior, per avere una possibilità di successo!"

In breve, il Saint del Drago espose i fatti ai suoi compagni informandoli su cosa bisognava fare: impadronirsi delle Odin Gem.

"Freya me ne aveva parlato,- disse Hyoga- ma non mi aveva detto cosa nascondessero quelle pietre. Forse non ne era nemmeno al corrente."

"Comunque sia dobbiamo muoverci!- intervenne Shun- La notte di Asgard e il suo gelo mettono a rischio l'incolumità di Athena. Dobbiamo liberare Hilda dall'Anello prima che scenda la notte."
"Sì, muoviamoci, la strada da percorrere è ancora molta."

I tre incominciarono a correre, ma avevano appena fatto appena una ventina di passi, che una figura enorme piombò su di loro.

Thor li aveva raggiunti, bloccando loro il passaggio, il corpo sprofondato in parte nel ghiaccio. Con indifferenza, quasi fosse la cosa più semplice al mondo, il guerriero avanzò, liberandosi di ghiaccio e neve, ergendosi nuovamente contro i tre ragazzi.

"Tu!" urlò Hyoga, stringendo i pugni.

"Se sei qui, allora, Seiya" mormorò Shun.

"Sì, Seiya è morto. Si è battuto con coraggio, ma alla fine, ha dovuto fare i conti con la mia superiore potenza."

"Hyoga, Shun, concedetemi di poter vendicare Seiya!"

"Sì, concedetegli il privilegio di essere il prossimo a cadere!"

"No, non concedetegli questo privilegio. Perché nessuno è ancora caduto e nessuno è da vendicare"

Dietro ai tre Saint era apparsa un'altra esile figura.

Thor sgranò gli occhi dalla sorpresa.

"Seiya!" dissero i tre Saint, con tono allegro, e il God Warrior, con sorpresa.

Seiya avanzò, portandosi davanti ai suoi compagni, fronteggiando Thor.

"Lasciate che io concluda questo scontro. Vi assicuro che batterò Thor!"

"Come pensi di farlo, ragazzino? Hai subito tutti i miei colpi e alla massima potenza. E inoltre, hai assorbito il veleno della mia God Robe. Non hai la forza per fronteggiarmi, figuriamoci per battermi!"

Seiya alzò i pugni assumendo la posizione di guardia. Guardò Thor, negli occhi. Nel suo sguardo no c'era né esitazione, e tanto meno paura. Lo sguardo di uno spirito indomito!

Ma poco dopo, si accasciò.

Il veleno e i colpi subiti lo avevano prostrato, e lo sforzo fatto per raggiungere gli amici e l'avversario era stato la goccia che faceva traboccare il vaso.

"Seiya!" Shun e Shiryu fecero per avvicinarsi, ma Hyoga li bloccò.

"Fermi. Seiya ci ha chiesto di non intrometterci, e dobbiamo fidarci di lui. Ha promesso di abbattere il nemico, e sono erto che manterrà la parola data."

Accasciato al suolo, Seiya chiuse gli occhi.

"Athena..." sussurrò.

Lontano, ai confini d Asgard, Saori aprì gli occhi tenuti chiusi per concentrare meglio i suoi poteri.

"Seiya!" disse sottovoce.

Improvvisamente, il Cosmo di Seiya esplose, imperioso.

"Seiya. Sta ricevendo il Cosmo di Athena!"

L'energia della dea veniva trasmessa nel corpo del giovane eroe, stimolando il Cosmo di Seiya. Nonostante il veleno mistico che ne limitava i poteri, il Cosmo del Saint di Pegasus si espandeva sempre di più, brillando sempre più intensamente. Fino a splendere di luce dorata.

"Il suo Cloth... Sta cambiando!" disse Thor con stupore.

E il nuovo Cloth di Pegasus, lentamente, prese a brillare, fulgido, d'oro. Il mistico veleno di Jormungardr veniva bruciato dal Cosmo prorompente del giovane, lasciando volute di fumo violastro.

"Questo è il potere del Cosmo di Athena. Un Cosmo che sorregge. Che cura. Mi ricorda... Hilda"

E la mente del guerriero fu trasportata nei ricordi.

Circa tre anni prima.

Uno degli inverni più duri di Asgard.

Le varie regioni erano entrate in conflitto, La guerra civile minacciava il regno sempre innevato, perché la più temuta delle eventualità si abbatteva sulla popolazione. La fame.

Hilda era appena salita al trono, dopo la morte del padre, Wotan. Quell'anno, fu durissimo. Il freddo era tale che nessuna delle risorse del regno per procacciare il cibo sembrava utile. Caccia, pesca, allevamento, erano tutte minacciate dal gelo intenso che si scatenava sulle pianure già coperte da nevi perenni.

La gente moriva, di fame e di stenti.

E Thor non lo poteva sopportare.

Pur appartenendo alla nobiltà asgardiana, Thor si era sempre sentito vicino al popolo.

Di frequente andava nei villaggi, vestito semplicemente, e con i popolani conversava. Conosceva bene i bisogni del popolo, persino meglio del re Wotan. Sapeva che quell'inverno rigidissimo era dovuto al fatto che, con la morte del sovrano, l' incantesimo che teneva bloccato il Fimbulvetr agiva facendo collassare le energie gelide della maledizione che lo provocava, vessando il regno nella più cupa disperazione. Sono una persona poteva risolvere la questione.

L'erede di Wotan! Hilda! Ma perché la nuova regina sviluppasse la Seidr necessaria, il regio potere che veniva ereditato dai precedenti regnanti, ci sarebbe voluto del tempo. E molti sarebbero orti.

No, lui, Thor non poteva attendere!

Correva tra la foresta, inseguito da soldati. Sulla spalla destra, un cervo, ancora caldo. Alla cintura, diversi conigli. Sotto il braccio sinistro, un cinghiale.

Cacciagione fresca. Di frodo.

"Fermati!" urlavano i soldati.

In normali circostanze, seminarli sarebbe stato un gioco, ma, con tutto quel considerevole carico, si sentiva rallentato.

In pochi minuti, lo raggiunsero e lo circondarono.

"Lord Thor, lei è accusato di furto ai danni di altre famiglie nobili, e di bracconeria nelle foreste sacre di Asgard, dove cacciare è proibito! Inutile negare, l'abbiamo colto in flagrante."

"E allora? Pensate che mi lascerò catturare da voi moscerini? Illusi!"

Posò a terra le carcasse del cervo e del cinghiale.

Non più impedito nei movimenti, si avventò contro gli inseguitori. La preda diveniva cacciatore.

I suoi pugni si abbatterono più volte sulle guardie, ma ne arrivavano altre, in numero sempre maggiore.

Se solo fosse meno provato, non avrebbe avuto problemi.

"Non mi resta che una possibilità... Titanic Hammer!"

Thor liberò la piena potenza del suo colpo segreto, atterrando tutte le guardi che lo circondavano.

"Fatto! Ma ora devo andarmene, prima che arrivino loro i rinforzi."

Fece per riavvicinarsi alle sue prede di caccia, quando una freccia trapassò il muscolo del braccio destro.

Subito, Thor, lascio la presa, mentre una seconda carica di frecce cadeva ai suoi piedi. Indietreggiando, fini col ritrovarsi con le spalle appoggiate al tronco di un albero. Gli arcieri lo circondarono, tendendo gli archi.

"Stai fermo, noi ti colpiremo a morte al minimo movimento!"

Ferito, Thor guardava, furioso, gli uomini che lo attorniavano, gli archi tesi, pronti a colpire.

La freccia, ancora nel braccio, aveva trapassato il bicipite destro, bloccandone parzialmente i movimenti. E al minimo gesto, un nugolo di frecce avrebbe trapassato il suo corpo. E sapeva anche che, conoscendo di fama la sua forza, gli arcieri erano molto tesi e impauriti. Una freccia poteva, quindi, partire in ogni caso.

"Abbassate gli archi!"

Una voce imperiosa, diede quest'ordine. Dopo un primo attimo di smarrimento, si affrettarono a eseguire l'ordine.

Una fanciulla, giunta a cavallo, lo aveva gridato avanzando mentre le guardie si scostarono.

L'ampio vestito argentato e la collana Draupnir, dotata di otto filari di perle che scendevano sul corpo di chi la indossava, ne rivelava, l'identità.

"Vostra maestà, Hilda." disse Thor mettendosi faticosamente in ginocchio.

"Thor, hai abbandonato il palazzo di fretta, dopodiché le uniche tue notizie sono state che razziavi i greggi, i pollai, le mandrie dei nobili, e che ti addentravi nel Bosco Sacro dei Frassini per catturare gli animali. Perché un tale comportamento?"

"Maestà, in tutta sincerità, è colpa vostra!"

"Mia?"

"Siete appena salita al trono, e ancora non ha sviluppato i poteri necessari per fermare questo maledetto gelo. Ma nel frattempo, le genti di Asgard soffrono! Sento il loro pianto, tra le foreste, sul mare, a casa propria... Vecchi e bambini muoiono di fame!

E chi sopravvive vive di stenti.

Per questo, mi sono improvvisato razziatore, ed ogni preda che ho catturato è andata ai poveri."

"Ma ci sono altri sistemi per aiutare il popolo."

"Certo, ma prima dovrei far breccia nei nobili del regno. Persone altere che non nutrono interessi a aiutarli. Per convincerli, ho iniziato uno sciopero della fame, che sto mantenendo tutt'ora.! Ma loro, anziché schierarsi con il popolo, e capirne la sofferenza, preferiscono fare finta di niente."

Hilda scese dal destriero, e si recò al fianco del possente guerriero.

In silenzio, afferrò la freccia, la strappò e ne estrasse, molto lentamente, i due pezzi. Il sangue rosso rigava l muscolo, scolpito come nella roccia, del guerriero.

"Nonostante il tuo aspetto sia spesso corrucciato e minaccioso, possiedi un cuore sensibile, che ha a cuore il benessere degli altri. Ma non è agendo in maniera così avventata, imponendo il proprio punto di vista con la forza, infrangendo le leggi del regno, che potrai risolvere il problema.

Torna a palazzo, e aiutami a distribuire al popolo le riserve di cibo che le cantine della reggia custodiscono. Fino a quando la situazione non cambierà, quelle scorte basteranno."

Quasi a dimostrazione di quanto diceva, Hilda posò la mano sul braccio ferito. Thor sentì immediatamente una sensazione di calore, mentre l'intorpidimento causato dalla ferita svaniva un poco alla volta, e la sensibilità tornava, permettendogli di muovere a suo piacimento il braccio. Il guerriero, sorpreso, guardò la sua ferita. Stupito guardò la ferita. E vide, attorno alla mano della sovrana, un'aura di energia. Indubbiamente, per quanto debole e ancora non pienamente sviluppata, si trattava di una Seidr. Una Seidr che giunta alla propria maturazione, sarebbe stata la più imponente e potente che Thor avesse mai sentito. La pelle si rigenerava lì dove la freccia l'aveva offesa, e le ferite si chiusero, senza lasciare cicatrici o altre tracce di sorta. Come se la ferita non ci fosse mai stata.

"Vuoi tornare in città con me? Ho bisogno anche del tuo aiuto per aiutare quel popolo che entrambi amiamo." disse Hilda porgendo la mano al guerriero.

Thor la prese, con delicatezza e, quasi, con reverenza.

 

"E da allora, ho sempre protetto la regina di Asgard, dalle rivolte di alcune regioni di Asgard, e da ogni possibile pericolo, fino a quando, tre anni fa, non abbiamo finalmente riunito il regno. E anche adesso, mi schiero dalla sua parte.

E il Cosmo di Athena... Sì, mi ricorda Hilda, quel giorno ormai lontano in cui guarì il mio braccio ferito. Quel cosmo caldo e pieno di amore... Non il cosmo duro, freddo e spietato che percepisco ora provenire dalla sovrana!

Che Seiya abbia detto la verità? Che Hilda sia davvero sotto un malefico influsso, guidata da una volontà che non è la sua?

Ma anche se fosse così, il mio giuramento di fedeltà alla corona è comunque vincolante.

E per questo, affronterò ancora Seiya, dando fondo a tutte le mie energie.

Il risultato di questo scontro mi rivelerà la verità. Odino, ti prego, guida il mio braccio. E tu, Thor, mia grande antenato, sostenimi, affinché non vacilli!"

Thor avanzò verso Seiya, che si era rialzato.

"Seiya! Non combatterò più per ambizioni di gloria. Combatterò per onorare la mia fedeltà. Combatterò per le genti di Asgard. E darò fondo a tutta la mia forza! Preparati!"

Il guerriero estrasse nuovamente le due enormi asce, brandendole e lanciandole, lasciando che tracciassero, attorno a lui e al suo nemico, una spirale che si chiudeva sempre più.

"Satanic Acrhist!"

"Stavolta devo riuscire a contrastarlo, anche a costo della vita. Pegasus Siuseishippu!"

Mentre i globi di energia si avventavano verso di lui, Seiya scatenò il suo colpo segreto, generando ammassamenti di atomi presenti nell'aria, e scagliandoli contro i colpi del nemico. I globi di energia del Satanic Acrhist e le sfere di atomi ammassati si scontrarono, esplodendo. Ma mentre l'effetto del Satanic Acrhist svaniva nell'esplosione, il Siuseishippu continuava a d avanzare, dividendosi in proiettili formati da particelle sub atomiche.

Il globi del Satanic Acrhist vennero superati. Seiya era stato accorto, nel lanciare il proprio colpo in modo da proteggersi anche dai colpi che provenivano ai lati e alle sue spalle.

Le due asce, raggiunte dai nugoli di proiettili, vennero sbalzate via, piantandosi sulla neve gelata.

Thor guardava, stupefatto, le sue armi così neutralizzate. Lentamente, sulla lucida superficie delle lame, si profilarono piccole crepe, che si ampliarono sempre più, in a quando le due asce si spezzarono.

"Non è possibile. Le Bloodaxe, in frantumi. É così grande, la forza di costui... Non può essere guidato da intenti malvagi. La sua è la forza di chi crede in una giusta causa, in chi pone la salvezza degli altri prima della propria incolumità. Quante volte mi ha fronteggiato, senza esitazione, per impedirmi di infierire sui compagni? E anche adesso, che poteva farsi aiutare da loro, mi fronteggia forte della sola forza del suo braccio."

Si alzò dalla posizione con cui aveva colpito il terreno.

"Seiya, il tuo coraggio ha insinuato un dubbio atroce nel mio cuore. Ma nonostante tutto, io sono un God Warrior. Se anche voi non siete invasori venuti per conquistare il regno, per avere la Odin Gem che custodisco dovrai comunque combattere, e vincere. E ora combatterò per il più sacro dovere dei God Warrior: proteggere le Odin Gem.

Questo sarà l'ultimo attacco!"

Thor estese la propria Seidr tutt'intorno.

"Se davvero non c'è altra via, allora d'accordo, Thor. Preparati!"

Il Cosmo di Seiya avvampò, circondando il suo Saint, e rischiarandosi fino ad assumere, insieme all'armatura, il colore dell'oro.

I due antagonisti stavano portando al massimo i loro poteri, pronti a scatenare la piena potenza dei loro colpi segreti. Entrambi sapevano che solo uno di loro si sarebbe rialzato.

"Titanic Hammer!"

"Pegasus Siuseishippu!"

Le due tecnica sfrecciarono, mortali, l'una verso l'altra. L'onda d'urto del Titanic Hammer, simile a una barriera che si espandeva tutt'intorno, si scontrò con le scie del Siuseishippu, che esplosero in innumerevoli proiettili sempre più piccoli, fino a raggiungere dimensioni microscopiche.

Le raffiche di infiniti proiettili, che descrivevano traiettorie luminose, simili a raggi laser, infransero l'onda d'urto del colpo di Thor, che tuttavia avanzava. I due contendenti, che seguivano la scia dei loro colpi, erano sempre più vicini.

Si incrociarono.

Il pugno di Thor raggiunse, con inusitata violenza, lo stomaco di Seiya, ma il ragazzo scagliò i suoi innumerevoli colpì contro l'avversario.

I due si superarono, bloccandosi. Entrambi mostravano la schiena all'avversario.

Seiya portò la mano allo stomaco.

"Che strano. Al momento dell'impatto, ho percepito tutta l'immane potenza del suo pugno, ma poi, quando il colpo premeva sul mio corpo, ho avuto la sensazione che Thor si ritraesse."

Thor era in piedi, ancora col braccio teso.

Sulla God Robe, si formarono molteplici ammaccature, segno che i colpi di Seiya erano andati a segno.

L'elmo si rupe in due, lasciando che i capelli si sollevassero al gelido vento.

"È finita! L'ho percepito chiaramente, scontrandomi così da vicino con Seiya: il suo è un animo generoso, un cuore puro ed indomito. È impossibile che sia giunto qui da invasore. Ho combattuto il nemico sbagliato. Avrei dovuto riconoscere la verità, vedere il cambiamento di Hilda, e combattere contro chi ha causate questo mutamento. Avrei dovuto sapere, e salvare la regina che un tempo mi mostrò che la violenza non portava a nulla. Avrei dovuto difendere il popolo.

Ma tu, Seiya, tu lo saprai fare, al posto mio, vero?"

Seiya si voltò.

"Devo prendere la pietra, ora!"

"Fermati, Seiya!- urlò Shiryu- Non infierire su di lui!"

"Cosa?"

"Thor è già sconfitto! È inutile colpirlo ancora!"

In quel momento, anche i copri spalla della God Robe esplosero, mentre ai piedi di Thor la neve assumeva un colore vermiglio, mentre il sangue gocciolava.

Dalla bocca del God Warrior un fiotto di sangue esplose, mente l'enorme, orgoglioso guerriero cadeva, a pancia in giù, la testa girata verso la sua destra, gli occhi vitrei. Vicino al fianco destro, giaceva la Odin Gem, splendente, luccicante.

Seiya si avvicinò e raccolse la pietra, di forma ovale.

Anche gli altri Saint si avvicinarono all'imponente guerriero.

Seiya, chinatosi, pulì il viso dal sangue, e chiuse gli occhi. L'espressione del viso non era né cupa né amareggiata. Morendo, Thor sembrava in pace.

"Sapete, ragazzi,- mormorò Seiya- credo che, alla fine, Thor si fosse convinto della bontà delle nostre azioni. Il suo pugno mi ha raggiunto molto prima che io riuscissi a toccarlo, ma, nonostante mi faccia un male cane là dove mi ha colpito, sono certo che abbia trattenuto, quasi ritratto il colpo. Se non lo avesse fatto, ora sarei io a giacere sul terreno."

"Speriamo di riuscire a convincere gli altri guerrieri di Asgard prima di provocarne la morte. Sarebbe bello, anziché fronteggiarli, combattere al loro fianco." disse Shun.

Seiya si rialzò.

"Basta tentennamenti. Il tempo fugge e ci è nemico. A palazzo!"

Pochi chilometri percorsi, i quattro Saint raggiunsero la fine della gola che segnava l'ingresso ad Asgard. Di fronte a loro, circondata da monti, boschi e pianure apparentemente senza limiti, si profilava, lontana, la città di Asgard.

"Eccola, la nostra meta! Finalmente la vediamo."

"Sì, Seiya, ma è ancora lontana. E prima di raggiungerla..."

"Hai ragione Hyoga. Prima di raggiungerla dovremo affrontare i God Warrior e impadronirci di tutte le Odin Gem, come mi ha detto Daihoku al Santuario."

"Quanti guerrieri dovremo affrontare, Shiryu?"

"A questo posso rispondere io, Shun. Ho visto le God Robe. Diciassette, ne ho contate."

"Diciassette guerrieri. E se sono tutti forti come Thor, sarà una lotta difficile"

Seiya guardò ladin Gem che stringeva in mano, un'acquamarina. Al centro della pietra vi era un'iscrizione, un simbolo. Già prima, i quattro amici se ne erano accorti, e Hyoga aveva spiegato che si trattava, probabilmente, di una runa, una forma di scrittura antica, usata dai popoli vichinghi.

Quello che non sapeva era il significato della runa: Forza, ma poteva anche essere letta come Orgoglio.

Seiya, ignorando tutto ciò, strinse la pietra.

"Dobbiamo sbrigarci, la giornata non durerà ancora a lungo, e abbiamo ancora numerosi avversari da trovare e vincere." disse il Saint di Pegasus.

"Propongo di dividerci- intervenne Shiryu- in modo da coprire un territorio più vasto, ma anche per costringere i God Warrior a venirci a cercare. Presto scopriranno che Thor è stato sconfitto e si muoveranno contro di noi."

"Allora è deciso! Ci rivedremo tutti a palazzo, e con le Odin Gem nel pugno!" disse a sua volta Hyoga.

"Mi raccomando, ragazzi, state attenti!" raccomandò Shun.

I quattro amici tesero la mano destra mettendole una sopra l'altra.

"Ci rivedremo al palazzo di Hilda, dunque. E salveremo Athena, ed Asgard!"

Detto questo, i quattro si separarono, ognuno prendendo direzioni diverse.

 

Al confine di Asgard, Athena faceva espandere il proprio Cosmo,senza concedersi pause.