Scontro contro un Dio

Il corridoio della Fortezza si estendeva davanti ai cinque eroi, illuminato da globi di vetro in cui era intrappolata la luce che aveva illuminato la caverna.

Seiya, Ikki, Shiryu, Shun e Hyoga correvano a perdifiato lungo l'ampio corridoio, gli occhi fissi verso la meta.

"Dove sarà la sala del trono di Ares?" disse Seiya, concitato.

"Probabilmente è il salone più a nord. Ho notato che questa fortezza sembra essere costruita sul modello di quelle giapponesi, per quanto vi siano molte differenze." rispose Shun.

"Stiamo attenti!- disse Hyoga con voce pacata- Non ignoriamo l'avvertimento di Daihoku. Se davvero altre divinità fiancheggiano Ares, dobbiamo stare in guardia!"

"Guardate, un'uscita!"

I cinque eroi uscirono dal corridoio, in un ambiente estremamente particolare.

Era un salone circolare, con l'ampia volta il soffitto e le pareti, decorati a affreschi e sculture in bassorilievo, tutti rappresentanti scene di conflitto. Non solo scene di guerra, ma litigi, risse, e omicidi. Persino animali che combattono tra loro, leoni, cervi e altro ancora, in situazioni di caccia, o nelle contese della stagione degli accoppiamenti. Per sottolineare il contrasto, dal pavimento roccioso crescevano piante, erba, delle siepi, e piante rampicanti.

"Che razza di posto è questo? Un giardino all'interno della Fortezza..."

"Questo è il salone dei Contrasti, il capolinea della vostra corsa!"

"Cos'è questo Cosmo? È enorme."

"Senz'altro una delle divinità asservite ad Ares! Mostrati!"

Da dietro un albero, usci una figura alta e flessuosa.

"Chi sei?"

"Miserabili mortali, osate rivolgervi a me con questo tono? A me, Eris, dea della Discordia?"

La dea si fece avanti, avvolta nella sua Bloodmail.

I capelli neri erano avvolti da un diadema con tre punte lunghe, e tra loro due punte più corte. Placche laterali proteggevano tempie e orecchie, sollevandosi con due corte punte oblique.

I copri spalla, ovali, erano applicati orizzontalmente. La corazza era modellato come un corpetto, i fregi simili a borchie tese, e seguiva la linea del corpo, mettendo in risalto il seno e i fianchi, stringendo sulla vita sottile della dea.

Un gonnellino di punte triangolari, di varie lunghezze, proteggeva il bacino e parte della coscia.

I bracciali, onici e i copri bicipiti avevano protuberanze coniche vicino ai gomiti e a metà bicipite.

Gli schinieri, modellati attorno alle gambe, erano formate da fasce di metallo, con ginocchiere ovali, dotate di un fregio rettangolare verticale; su di essi un copri coscia che si estendeva verso l'esterno, con punte coniche, ripetendo il motivo dei bracciali.

In mano, la lunga lancia a due punte con la quale si era presentata, giorni prima, ad Athena.

"Saint, per mano mia subirete un'atroce sconfitta. Preparatevi a morire!"

Dalle punte della lancia, si formarono delle scariche elettriche rossastre, che presero forma di globi sulle estremità. I due globi esplosero, generando folgori scarlatte, che investirono i cinque guerrieri.

"Che pressione! È incredibile!" affermò Shun

"Sì, una simile energia dovrebbe travolgerci, fratello, eppure..."

"Si divide sui nostri Cloth!" esclamarono all'unisono i giovani Saint.

"Com'è possibile? God Cloth o meno, non potete respingere in questa maniera la mia energia."

"Ma certo!- esclamò Shiryu- Ricordate cosa ha detto Daihoku? Questo è l'effetto del sangue di Alexandros con cui ha bagnato i nostri Cloth."

"Ora, è chiaro. A quanto pare ho sottovalutato il Warlord di Pitone. Il sangue del Warmaster protegge le vostre corazze dai poteri di noi divinità della guerra, quindi mi è impossibile eliminarvi colpendovi indirettamente. Questo mi costringete a combattere sul serio. Peggio per voi!"

La Dea della Discordia, si fece avanti, brandendo la sua lancia, che mosse con un ampio fendente.

Sulle corazze si tracciò un taglio, non profondissimo, ma schizzi di sangue vi fuoriuscirono.

"Quell'arma, è riuscita a tagliare i nostri Cloth. Non sono ferite gravi, ma dobbiamo stare attenti!"

La dea attaccò nuovamente, disperdendo i cinque nemici.

La dea incalzava gli eroi di Athena con fendenti e affondi, manovrando la sua arma con incredibile velocità e abilità.

"Dividiamoci!"

I cinque si sparpagliarono, dividendosi. Seiya, Ikki e Hyoga attaccarono da destra, Shun e Shiryu da sinistra.

Eris affrontò i tre guerrieri con la lancia, ferendo Seiya alla spalla sinistra, Ikki e Hyoga al braccio sinistro e alla coscia destra. La dea, poi, fece scattare la mano, facendo slittare l'arma dietro il collo, afferrandola con l'altra mano, e colpendo le catene, che Shun le aveva lanciato contro, lanciandole contro Shiryu, in modo di rallentarlo.

Poi, alternò le due punte della lancia per colpire i due guerrieri, ma Shun era abbastanza lontano da evitare agevolmente il colpo, mente Shiryu riuscì a parare agevolmente col suo formidabile scudo.

I colpi erano stati di striscio, rapidi e precisi. Degni di una divinità della guerra.

"Così non va... Eris riesce a tenerci a bada tutti e cinque, con quell'arma. Ma non possiamo continuare a perdere tempo, aspettando di mettere a segno un colpo decisivo."

"Seiya, cerchiamo di colpirla con le nostre tecniche più potenti. Per quanto abile, non può contrastarle contemporaneamente."

"Shiryu, probabilmente hai ragione, ma usare le nostre forze in questo modo ci stancherebbe troppo, e non sappiamo quali e quanti ostacoli ci sono da qui fino alla sala del trono."

"Tu cosa proponi, Hyoga?" chiese quindi Ikki.

"Che sia uno di noi ad affrontare questa dea. Gli altri proseguiranno. Rimarrò io, il mio gelo sarà più che in grado di contrastare il poteri di questa dea malvagia."

"No, Hyoga, rimarrò io.-intervenne Shun- Le mie catene mi danno il vantaggio di poter combattere rimanendo a distanza di sicurezza dalla sua arma. Tra tutti noi, sono io quello più adatto a confrontarmi contro di lei!"

"Shun, sei sicuro?"

"Sì, Seiya. Ora la distrarrò, voi approfittatene per proseguire."

Detto ciò, il Saint di Andromeda si fece avanti.

"Thunder Wave!"

Usando entrambe le catene, che si muovevano a zig zag, Shun sferrò un attacco deciso contro la dea che gli si parava dinnanzi.

Eris evitò l'attacco, ma le due catene continuarono a seguire ogni suo movimento.

Mesa alle strette, la dea della discordia si ritrovò a non poter evitare oltre l'intrico creato dalle catene.

"Gold Jelous Apple!"

La dea incominciò a ruotare la propria lancia a grande velocità, generando tutt'intorno a l suo corpo una bolla di correnti scintillanti. Le catene vennero respinte.

"Debole umano, pensavi che le tue catenine potessero qualcosa contro di me."

"Non era quello il mio scopo, ma dare ai miei compagni l'occasione per andare oltre questa sala."

"Cosa?"

La dea si voltò verso l'uscita, vedendo le quattro sagome degli altri Saint allontanarsi.

"Maledetti, pensate di sfuggirmi?"

"Non così in fretta. Vai, Square Chain!"

L'arma del Saint si librò con il suo tintinnio metallico, ma la dea della discordia evitò nuovamente la sua punta.

"Patetico tentativo, umano. Se le tue capacità sono così ridotte, non capisco perché tu abbia deciso di rimanere a combattere contro di me, lasciando andare i tuoi compagni. Ma neanche tutti e cinque, avreste potuto avere una sola possibilità."

"Continui a sottovalutare il mio potere. Boomerang Shot!"

La Square Chain, ancora tesa all'attacco, dietro ad Eris, descrisse un ampio arco, andando a colpire la dea alle spalle.

L'impatto violento sulla schiena della divinità guerriera la fece sobbalzare in avanti.

"Maledetto ragazzino..."

"Hai sottovalutato tu il mio potere. Sono state queste le tue parole, ma adesso ti si ritorcono contro."

La dea si rialzò lanciando un'occhiata carica di veleno contro al Saint.

"Avrei dovuto immaginarlo, da colui che era stato scelto quale ospite del sire Hades. Ma sarai tu a pagare per la morte dei miei fratelli! Per la morte di Tanatos e Hypnos!"

Nel corridoio successivo, Seiya, Shiryu, Hyoga ed Ikki proseguivano la loro corsa.

Se nel loro animo c'erano dubbi, sul fatto di aver lasciato Shun da solo, non lo davano a vedere.

La cieca fiducia l'uno per gli altri, che li aveva sostenuti in tante battaglie, non era certo venuta meno.

Certo, erano preoccupati per il loro fratello dall'animo gentile, ma avevano deciso di accettare la sua decisione, e sarebbero andati avanti, certi che Shun li avrebbe raggiunti da vincitore.

"Guardate, un altra stanza!"

Il corridoio si apriva in una seconda stanza. Rettangolare, ampia, con due file di colone che raggiungevano il soffitto.

Sei ampie finestre lasciavano entrare una luce. Gli affreschi sulle pareti, sul soffitto e sulle vetrate delle finestre mostravano scene di corpi dilaniati, mutilati.

"Che posto tetro." sussurrò Seiya, ammirando l'ampia stanza.

"Una stanza non solo adornata di immagini lugubri, ma impregnata da un silenzio inquietante. Persino i nostri respiri sembrano essere attenuati."

"Hai ragione ,Shiryu. Ma non possiamo indugiare oltre. La vita di Athena dipende da noi!"

I cinque ripresero il camino. I loro passi, nel liscio, lucido pavimento dell'ampio salone, non facevano, tuttavia rumore. Nell'immensa stanza regnava un silenzio quasi assoluto.

"Ecco l'uscita!"

Un'ampia arcata mostrava l'uscita dalla stanza, mentre un altro corridoio si perdeva allo sguardo.

I quattro si lanciarono a perdifiato verso la stanza, quando un boato echeggiò da ogni direzione. Il pavimento si infranse.

"Umani! Non avanzerete oltre. Questa stanza, la stanza dello Spavento, sarà la vostra tomba. E accadrà per mano di Deimos!"

La seconda divinità guerriera era stavolta un giovane uomo dal fisico possente, i capelli biondi avvolgevano il viso, dritti verso l'alto con due ciocche che scendevano sopra le orecchio e l'occhio sinistro.

Gli occhi, di un color rosso rubino, scintillavano malevoli, eppure non sembrava esprimere un che di indescrivibile, di intellegibile.

In mano teneva un enorme mazzafrusto, l'asta lunga quasi un metro, con una catena di un metro e mezzo che tratteneva un enorme, pesante pezzo di metallo, formato da due placche rettangolare dai bordi seghettati, con una punta conica sull'estremità estrema, opposta all'attaccatura della catena.

L'elmo era composto da una striscia metallica sulla fronte, con tre placche ovali, una in mezzo alla fronte e due sulle tempie. La corazza era liscia e disadorna, spartana, non presentava fessure di giunzione tra le sue varie placche, non vi era una singola linea che indicasse quali e quanti fossero i pezzi che la componevano. I copri spalla, invece, erano ovali, ma la loro superficie era contornata da punte irregolari, simili a piramidi, di varie grandezze, ma disposte in maniera apparentemente casuale, e in alcuni casi pendenti. Di tale guisa erano fatti anche i bracciali, mentre gli schinieri erano composti da anelli di varia larghezza, sigillati al ginocchio con una placca ovale dalla superficie frastagliata, spigolosa.

"Che potenza. Un solo colpo, e l'intero pavimento è andato in frantumi. Se venissimo colpiti direttamente, forse neanche i nostri Cloth potrebbero proteggerci "

"Dobbiamo dividerci ancora... Andate avanti! Con il mio scudo, ho più possibilità di proteggermi."

"Shiryu, il tuo scudo è stato danneggiato da Alexandros. Sei sicuro che possa proteggerti anche dagli attacchi di Deimos?"

"Non abbiamo altra scelta. Andate, penserò io a Deimos!"

Detto ciò, Shiryu alzò la mano destra, scagliando un poderoso fendente.

"Excalibur!"

L'eroe dall'armatura smeraldina provocò una voragine che lo separò dai compagni.

"Andate, troverò il modo di raggiungervi!"

"D'accordo Shiryu, sii prudente."

Shiryu si voltò. Deimos alzò il mazzafrusto, posando l'asta sulla spalla destra e lasciando che la catena e il peso penzolassero dietro la schiena.

"Che gesto coraggioso... Degno di un Saint, ma molto stupido. Mi basterà un solo colpo della mia arma per annientarti, ragazzo!

"Solo se riuscirai a colpirmi, Deimos. E comunque, ho dalla mia lo Scudo del Dragone, che tra tutti vanta la maggior resistenza. E nel mio braccio riposa Excalibur, un arma che persino una divinità come te deve temere."

"Sempre che io non distrugga entrambi. Preparati, umano!"

Con un movimento fulmineo, quasi indifferente al peso dell'arma enorme, Deimos volteggiò il mazzafrusto, dirigendone il peso contro l'avversario.

Shiryu alzò lo scudo, parando il colpo. L'urto fu terribile. Schegge metalliche si staccarono dallo scudo, mentre la potenza del colpo fece scivolare indietro.

Deimos ritirò l'arma, riportandola alla spalla..

Shiryu guardò il proprio scudo. L'urto aveva schiacciato il metallo, lasciando una profonda ammaccatura sulla superficie dello scudo, mentre le crepe erano diventate più profonde, e i bordi erano visibilmente scheggiati.

"Che potenza. Anche con lo scudo, sento il braccio intorpidito. Devo essere veloce, e assecondare l'urto mentre uso lo scudo, altrimenti rischio di venire sconfitto."

"Non basterà difenderti dai miei colpi, se non puoi colpirmi, prima o poi, riuscirò a piazzare un colpo mortale. La mia non è un'arma adatta a dare una morte veloce. Quando raggiunge il bersaglio, schiaccia le carni, spezza le ossa, rompe i vasi sanguigni, lasciando le mie vittime a una morte lenta. Questo è il destino che ho in serbo per te, Saint del Dragone!"

Deimos si fece avanti, roteando su se stesso e facendo volteggiare la sua enorme arma. Shiryu saltò indietro, ma il solo spostamento d'aria lo raggiunse, come un pugno, allo stomaco, togliendogli il fiato.

"Maledizione, non solo con la sua arma può colpirmi. Devo stare più attento."

Deimos avanzava, sempre in rotazione.

La sua arma fischiava nel completo silenzio della stanza.

"Shiryu, preparati ad affrontare il tuo destino. Vortex of Terror!"

Il peso del mazzafrusto saettava, sibilando, nell'aria, scendendo e salendo in uno zig-zag verticale. Deimos, roteando, si avvicinava a Shiryu. La catena dell'arma, tesa come una corda, sembrava non composta dai suoi vari anelli, ma da un unico blocco metallico pronto a colpire con irruenza.

Shiryu indietreggiò, tenendo in avanti lo scudo per proteggersi da eventuali scatti del nemico, ma anche dallo spostamento d'aria che Deimos scagliava come il proiettile di una fionda antica.

L'attacco di Deimos non lasciava spazio ad alcuna reazione.

L'eroe scartò di lato incominciando a correre verso uno dei colonnati, inseguito da Deimos che non cessava l'attacco.

"Cercherò di frenare l'attacco frapponendo tra me e Deimos il colonnato. È impossibile che il suo mazzafrusto possa continuare l'attacco senza scontrarsi con le colonne."

la prima colonna venne abbattuta dal peso dell'arma, mentre le altre vennero tagliate di netto dalla catena.

"Che arma terribile. Nemmeno di fronte a un ostacolo così solido, si ferma."

"L'unico modo per fermare la mia arma, è che questa raggiunga il bersaglio."

Shiryu si voltò verso l'inarrestabile avversario. Lo guardava avanzare, apparentemente inarrestabile.

"No, non può essere privo di un punto debole. Devo solo stare attento e cercare... ma certo! Deimos, preparati. Rozan, Shoryuha!"

Shiryu diresse il suo colpo verso le gambe dell'avversario.

"La tua tecnica richiede un ottimo gioco di gambe, ma proprio queste rimangono totalmente scoperte. Una volta colpite le gambe, non sarai in grado di usare nuovamente la tua tecnica."

"Felice intuizione, peccato che una tale pecca non sia sfuggita neanche a me."

Il dio della guerra colpì il pavimento, sollevandosi in aria con un salto aggraziato, continuando a ruotare, ma rallentando sempre di più.

"Saint!!! Pensavi di aver trovato la falla della mia tecnica, invece ne hai attivato l'ultimo, e più potente effetto. Fallen Sky Terror!"

Quasi precipitando in linea retta, Deimos piombò sull'avversario, dirigendo contro la testa dell'eroe la letale estremità della sua arma.

Per un attimo tutto sembrò perduto. L'elmo di Shiryu si frantumò in due parti sbriciolandosi, insieme alla coda del drago che vi era agganciata.

Il peso cadde te terra, seguito da una scia di sangue. Il pavimento, già disastrato dalla prima dimostrazione di potere del dio, si disintegrò totalmente, lasciando intravedere la nuda roca su cui aveva trovato le fondamenta. Un impatto terribile, che avrebbe dovuto provocare un boato assordante, ma che, in quella stanza, aveva provocato un suono simile al brontolio di un tuono.

Tuttavia, Shiryu era riuscito a evitare, seppur parzialmente, il colpo.

Il lato destro del viso era stato sfiorato dall'arma del nemico, ma era stata salvata dall'elmo. Una crepa profonda era incisa sul copri spalla destro, sulla placca sovrastante, dove era agganciata la zampa del drago, ora ridotta in schegge.

Il Saint si asciugò il volto dal sangue.

"Un attacco incredibile, ma ora ,ti rende totalmente scoperto. Le tue parole mi avevano fatto capire che, se volevo fermarti, dovevo farti colpire in maniera più decisa. E ora, frantumerò la tua arma, di cui tanto ti vanti. Excalibur!!!"

La mano destra, sporca del suo stesso sangue, tracciò ampi archi, fendenti diretti contro il peso e la catena. I fendenti, luminosi e pieni di energia, raggiunsero il bersaglio: il peso, così fortemente spinto contro il pavimento, si era incastrato ad esso, impedendo persino a Deimos di estrarlo agevolmente.

"E così, volevi distruggere la mia arma... Ma devo disilluderti. Excalibur è un arma potente, ma non è ancora in grado di spezzare gli strumenti di un dio... Non se usata in maniera così basilare."

Deimos afferrò l'asta, estraendo il peso dalla roccia. E mentre sollevava nuovamente il mazzafrusto, raggi scintillanti di energia verde venivano sprigionati dalla catena.

"Ha respinto i miei fendenti! Impossibile!"

"Impossibile? Excalibur è un arma validissima, in grado di tagliare la più dura materia. Ma contro l'arma di un Dio, quest'uso troppo basilare è inefficace. Forse, se tu avessi potuto usare la tecnica con cui il Saint del Capricorno ha conquistato Durlindana, la spada spirituale che era in possesso delle nostre truppe, avresti avuto maggior fortuna. Ma a questo livello, non potrai mai tagliare in pezzi la mia arma. Preparati, Shiryu del Dragone, perché ora tornerò all'attacco!"

Più avanti, Seiya, Ikki e Hyoga continuavano la loro corsa lungo il corridoio. La luce si attenuava sempre di più, fino a lasciarli in una penombra sempre più nera e fitta. Sembrava che sui tre fosse calato il crepuscolo, quando nel cielo la luce del sole non schiarisce la volta del cielo, ma ancora la notte non ha steso sul mondo il suo manto scuro.

In quella semioscurità, i tre correvano a perdifiato.

"Che strana oscurità. È scesa all'improvviso, quasi come un tramonto in mezzo ai boschi."

"Hai ragione, Seiya, quasi non si distinguono le pareti. Guardate!"

Hyoga indicò un punto davanti a loro. Un'ampia arcata, con due semi colonne come stipiti, dava accesso a un salone totalmente avvolto nella penombra.

"Un altro salone. Totalmente immerso nel buio. Un luogo adatto per un agguato." Mormorò il Saint del Cigno.

"Ma tuttavia è l'unica via che ci rimane da percorrere- intervenne Ikki- ed indugiare è inutile. Andiamo!"

I tre varcarono la soglia immergendosi in quella fitta oscurità.

Non videro, dietro di loro, brillare due fessure rossastre, malevoli occhi brillanti di malizia.

Seiya, Ikki e Hyoga continuavano a camminare, in quel buio apparentemente infinito.

"Ma dov'è l'uscita?- sbotto Seiya, impaziente- Ormai dovremmo aver varcato questa stanza."

"Guardate- sussurrò. Pacato, il biondo Saint- una luce!"

"Finalmente!- esclamò con entusiasmo il Saint di Pegaso- Deve trattarsi senz'altro dell'uscita. Seguitemi!"

Diretti verso la luce che Hyoga aveva scorto, i tre vi corsero incontro.

Ma quel che videro non era un varco per farli uscire. Quattro grossi cri bianchi, ognuno acceso, illuminavano una specie di altare, in marmo bianco, screziato di rosso. Sopra l'altare, un corpo. Il lungo abito bianco, sparso sulla superficie dell'altare, come una candida tovaglia. I capelli, lunghi fino alle spalle, di un colore castano chiaro, quasi biondo cinerino. Gli occhi, vitrei, grigio verdi, spalancati come le labbra ben disegnate. Al centro del corpo, tra i due floridi seni scendendo fino all'ombelico, verticale, un ampio taglio, i lembi della ferita irregolare, come se la carne, invece di essere stata tagliata, fosse stata strappata.

"Nooo!!!! Athena!!! Saori!!!"

Seiya, urlando, raggiunse l'altare, le lacrime agli occhi, avvicinando al corpo esanime della fanciulla che era l'incarnazione della Dea della Guerra, per la quale avevano affrontato tante battaglie.

"Non ce l'abbiamo fatta! È morta!" urlò l'impetuoso Saint di Pegaso.

"Non ci resta che continuare a combattere, e vendicarla! Anche a costo di morire nel tentativo, prenderemo la testa di Ares!" anche gli occhi di Hyoga erano velati dalle lacrime, a stento trattenute.

Ikki, invece, stava leggermente discostato dai due fratelli, entrambi vicini all'altare insanguinato. Con gli occhi chiusi, l'espressione corrucciata, appariva enormemente concentrato.

"Voi, prendere la testa del sire Ares? Non giungerete nemmeno al suo cospetto!"

qualcosa venne gettato ai piedi dei Saint. Un corpo, esanime, schiacciato in più punti, sul petto, il viso deformato irriconoscibile, se non per gli ancor lunghi capelli neri.

"Shiryu! Non è possibile!"

"Il nostro scontro è stato molto breve. Questo insulso mortale non era certo all'altezza di confrontarsi con me!" La sagoma di Deimos apparve nell'oscurità armata del suo enorme mazzafrusto.

"Deimos! Ci hai inseguiti?"

"E non è il solo. Anche io, la dea della Discordia, vi ho raggiunti!"

Anche Eris apparve tra le ombre scure della stanza, la lancia sulla mano destra, mentre sulla spalla sinistra, rudemente, teneva un corpo che gettò a terra.

"Shun!"

Il corpo di Shun era stato straziato. Il taglio al colo era stato certamente letale, ma su tutto il corpo erano presenti tagli e ferite profonde, segno che Eris non solo aveva fatto soffrire il giovane, ma vi aveva infierito anche dopo aver lanciato il colpo letale.

"Tra queste tenebre, Saint, troverete la fine."

Le due divinità guerriere avanzavano minacciose.

"Maledetti!!! La pagherete, pagherete per tutto!"

"Calmati, Seiya! E anche tu Hyoga, rilassati."

"Calmarci? Come puoi chiederci questo, Ikki?"

"Per il semplice fatto che tutto ciò non è reale. L'ho capito non appena ho visto il corpo di Athena. Quello che vedete è solo l'opera di una potente illusione, tanto potente che, all'inizio, non me ne ero accorto. Mi sono concentrato, svuotando la mente, per percepire le cose attraverso il Cosmo. Combattono ancora Shun e Shiryu, avverto chiaramente i loro Cosmi. Quindi, quanto è accaduto è irreale."

"Cosa? Un'illusione?"

"Sì, e poiché anche io sono in grado di creare illusioni, sono anche in grado di far svanire quella che ci imprigiona. Kyai!"

Ikki fece esplodere il suo Cosmo in una fiammata di puro potere.

Deimos ed Eris sparirono, come il fumo quando salendo nel cielo diventa indistinto.

L'altare e i tre cadaveri divennero evanescenti, fino a sparire del tutto.

L'oscurità si rischiarò, come quando albeggia.

La stanza, ora illuminata fiocamente, era rotonda, simile a un mausoleo, con un soffitto a cupola. Non c'erano finestre, la poca luce veniva dai bracieri appesi su sporgenze dei muri.

La stanza era priva di affreschi, bassorilievi o altre decorazioni che contraddistinguevano le sale precedenti.

"Chi può aver generato illusioni così perfette?"

"Io" disse una voce lugubre.

"Hyoga, attento!"

L'urlo d'avvertimento di Ikki giunse appena in tempo. Una sagoma comparve di fronte al Saint del Cigno, colpendo con entrambe le mani, armate. Il biondo guerriero era riuscito, grazie all'avvertimento di Ikki, a indietreggiare appena in tempo. Sulla corazza apparvero due tagli, uno dei quali aveva raggiunto la carne, visto che un breve rivolo di sangue ne fuoriuscì.

Hyoga scartò indietro, allontanandosi dall'apparizione che lo aveva aggredito.

"Tutto bene?" chiese Seiya, giunto vicino all'amico.

"Tranquillo, mi ha appena graffiato."

I tre guardarono il loro antagonista.

Magro e nervoso, non indossava l'elmo, ma una placca metallica, lucida come uno specchio, gli copriva il naso, la bocca e le guance, circondando la mascella e coprendo anche le orecchie, fino alla nuca.

Due corti copri spalla conici, orizzontali, erano innestati su una corazza formata da fasce metalliche che avvolgevano il torace e l'addome, incrociandosi tra loro, apparentemente trattenute dalla borchia metallica, sferiforme, che si trovava ala centro del petto. La corazza si fermava attorno ai fianchi, priva di cintura o di una qualche protezione per i fianchi e per l'inguine, coperti da un rigido pantalone di cuoio. Le gambe erano avvolte da lunghi schinieri dotati di copri coscia laterali esterni, con una ginocchiera ovale, privi di tacco e con le punte dei piedi leggermente squadrate.

I bracciali conici erano solcati da linee rette.

In mano, quell'essere teneva una coppia d'armi inquietante, due yuen, armi orientali formate da due lame a forma di falce che si incrociavano tra loro, su una delle quali si trovava l'elsa. La coppia di armi, di media lunghezza, era una delle armi migliori nate dal genio del combattimento asiatico, un arma versatile sia in difesa che in attacco, una delle più temibili, secondo l'esperienza di esperti maestri.

I capelli dell'uomo, neri, stopposi e filacciosi, erano legati in una rigida treccia, che scendeva fin a metà della schiena. Gli occhi privi di iride, guardavano i tre guerrieri di Athena con ostilità.

"Chi sei tu?"

"Phobos, signore della Paura!- rispose con la sua voce lugubre, come se le parole venissero fuori, raschiate dal metallo- E in questa Camera del Terrore porrò fine alla vostra corsa."

Phobos divenne evanescente. Poi, si materializzarono diverse immagine del dio della Paura, formando un esercito che riempiva la stanza, circondando i tre Saint.

"Ancora illusioni! Ed è impossibile discernere quale sia quello vero!" esclamò Seiya.

"Sembra quasi un ninja, che colpisce gli avversari nascondendosi." aggiunse Hyoga.

Di quel mentre, le immagini di Phobos attaccarono, costringendo i due Saint ad evitare i colpi inferti con le lame.

Ikki, invece, rimase immobile, bruciando il proprio Cosmo. Due sagome del dio gli si avvicinarono alzando le lame a forma di falce, e calandole. Le lame attraversarono il corpo di Ikki, senza tuttavia ferirlo, mentre le due sagome svanivano.

"Phobos!!!- ruggì il Saint della Fenice- Sei abile e potente nel creare queste illusioni perfette, che usi per nasconderti e colpire senza che l'avversario possa distinguerti e reagire. Purtroppo per te, anche io padroneggio l'arte dell'illusione, e posso distruggere le tue apparizioni. Così!"

Fece esplodere il proprio Cosmo fiammeggiante. Una alla volta, implacabilmente, le illusioni sparirono, facendo apparire un unico Phobos, in mezzo alla stanza.

"Sei mio! Pegasus, Ryuseiken!!!"

Vedendosi attaccato, Phobos chiuse le sue armi in posizione difensiva, parando con esse i colpi di Seiya. Sfruttando la forma particolare delle sue armi, Phobos deviava i colpi, agganciandolo con le lame ricurve.

"Tutto qui, moccioso di Pegasus?"

"Maledetto! Non è solo un abile illusionista, sa difendersi molto ben, con quelle due lame." Sul braccio destro di Seiya apparvero diversi graffi, segno che le due armi, deviando i pugni che il Saint aveva proiettato, avevano ferito, per quanto superficialmente, il giovane.

"Seiya, Hyoga, andate avanti. Contro un simile avversario, basto io. Non potrà mai ingannarmi con il suo repertorio da illusionista, e non temo i suoi coltellacci. Andate, tra voi e Athena c'è solo Ares, ormai!"

"Ma..."

"Andate, Seiya. Non capisci che il tempo è agli sgoccioli. Quanto tempo potrà resistere Athena, prima di cedere? Vuoi che si realizzi l'illusione di prima?"

Seiya fece cadere le braccia lungo i fianchi, vinto dalle ragioni dell'amico.

"D'accordo, Ikki. Lasceremo Phobos a te. Ma poi, raggiungici presso il trono di Ares, la tua forza ci sarà essenziale."

Seiya e Hyoga i voltarono verso l'uscita, che era apparsa ai oro occhi sin da quando Ikki aveva infranto l'oscurità che prima li avvolgeva.

"Sei coraggioso o stupido, Saint della Fenice, a volerti confrontare con me?"

"Per essere un dio, non mi sembri un granché. La tua tecnica illusoria la posso annullare quando voglio!"

"Povero idiota! Pensi di aver visto il mio pieno potere? Allora non hai ancora capito con chi hai a che fare.

Preparati ad assaporare il vero terrore.

Illusionist Realty!"

Immediatamente, la figura di Phobos si deformò, assumendo contorni allungati, le braccia oblunghe, armate della lame, si protendevano verso Ikki, moltiplicandosi, come le corde di una frusta a nove code. Le lame raggiunsero il corpo di Ikki. Fiotti di sangue scaturirono dalle ferite generate dai fendenti di Phobos.

"Illusione veramente ben fatta. Ma ci vuole ben altro per ingannarmi."

L'immagine svanì.

Phobos era ancora allo stesso punto in cui si trova prima di aver dato vita all'illusione che Ikki aveva appena visto.

"Visto? Non puoi ingannarmi con delle semplici illusioni. A questo punto, non ti rimane che scontrarti con me sul piano fisico. Vieni avanti, Phobos!"

"Quanta spavalderia! Ma ti consiglio di guardare bene il tuo corpo, Ikki!"

"Il mio corpo? Ma cosa?"

La corazza del Cloth era totalmente intatta, ma lungo le braccia e le gambe di Ikki, scendevano, caldi, dei rivoli di sangue.

"Com'è possibile? Eppure, son sicuro che la sua era solo un'illusione. Eppure... mi ha colpito, e più volte!"

"Dovresti avere più rispetto per il potere della mente, Ikki. A volte, la mente può venire sollecitata al punto tale da costringere il corpo ad assecondare ciò che la mente prova. E il mio colpo ha questo potere. Contro di esso non c'è difesa che tenga, e ogni volta che ne farò ricorso, verrai infallibilmente colpito.

Illusionist Realty!"

Stavolta, l'immagine di Phobos divenne trasparente, mente da essa scaturivano diverse scie fuligginose, come se il dio si stesse muovendo, contemporaneamente, in molteplici direzioni, circondando Ikki e avventandosi, poi, contro di esso, le armi adunche tese, pronte a colpire. Ad ogni colpo, Ikki si girava, diventando vittima dell'attacco successivo.

"Nooo!!!"

A diversi metri di distanza, Seiya e Hyoga videro, finalmente, una porta ad arco che dava a una stanza, a prima vista molto più ampia delle altre, molto più illuminata, dalla quale si vedeva, dalla parete in fondo una lunga scalinata.

La sala del trono di Ares!

"Seiya!"

"Sì, Hyoga, siamo arrivati. E adesso, ci toccherà scontrarci contro il Dio della Guerra in persona."

"Seiya, battendoci contro Ares, rischiamo solo di perdere tempo prezioso. Io cercherò di rallentarlo, tu prosegui. Per quanto ne sappiamo, la Chiave di Volta si trova esattamente dietro a questo salone. Vai e salva Athena."

"Ma tu..."

"Non preoccuparti, quando ho visto la porta, ho già iniziato a prepararmi. Saprò tenere a bada Ares."

Attorno al biondo Saint, prima invisibili ma ora brillanti alla luce che proveniva al salone, ruotava l'aria congelante che scaturiva dalle mani del giovane, circondandolo, generando una sfera scintillante attorno a lui, dalla quale iniziava a scaturire un gelo molto intenso. Seiya, rabbrividendo, si scostò.

"Allora, Seiya, sei pronto? Non appena entreremo nel salone, mi lancerò all'attacco, tu prosegui e salva Athena!"

"Sì!"

I due eroi entrarono nella stanza. Subito ricevettero uno spiacevole benvenuto.

Un fascio di energia scaturì verso di loro. I due evitarono l'assalto, spostando si ai lati, Seiya a sinistra e Hyoga a destra. Ma questo annullò completamente la strategia che avevano appena formulato.

"Ben venuti, Saint di Athena. Davvero non mi aspettavo l'arrivo di ben due, tra i guerrieri di Athena. I mie sottoposti sono stati piuttosto trascurati, nel bloccarvi il passo."

Ares era seduto sul suo trono. Lo sguardo malevolo verso i due Saint, mentre teneva ancora, tesa, la mano destra verso di loro, la mano con cui aveva portato il primo attacco. Sul capo aveva un elmo di oro rosso, con una cresta seghettata circondata da punte coniche di varie grandezze. Ai lati due placche fuoriuscivano, formando due triangoli dai bordi frangiati, che proteggevano i lati dell'elmo, partendo dalle guance.

Appoggiata alla destra del trono, la terribile Azza di Kratos con cui aveva combattuto con Saori al Santuario, mentre all'altro lato, quasi pigramente, giaceva lo scudo di Bia.

Il corpo era quasi totalmente avvolto da una lunga veste, drappeggiata sul suo corpo,, nascondeva la Bloodmail: solo i due bracciali, formati da placche di metallo modellate come le scaglie di un coccodrillo, o di un drago, asimmetriche e sporgenti, ognuna di diversa grandezza, tali da apparire come punte seghettate, gli schinieri, formati da anelli metallici sovrapposti, con una placca centrale che dalle caviglie saliva fino allo stinco, e sulle quali si stagliavano una fila di punte coniche, che terminavano sulla ginocchiera rotonda, anch'essa fornita di una punta, un po' più grande, e dal copri coscia semi conico, e dai due copri spalla, ovali, lisci e orizzontali, circondati da una placca a sezione sferica che, agganciata sul petto, circondava i copri spalla come due anelli, tradivano la presenza della corazza del Dio.

"Dio della Guerra! Hai già ottenuto lo scudo per il quale ci avevi ricattato. Siamo qui per esigere il rilascio della dea Athena!"

"Esigere, Saint di Pegasus? Voi miseri mortali osate esigere qualcosa da un Dio? Siete di una sfrontatezza ineguagliabile! Ma se i miei zii, Poseidon e Hades, non sono riusciti ad insegnarvi il rispetto per le divinità, lasciate che sia io a farlo!"

Con una mossa fulminea Ares si alzò, correndo verso i due paladini di Athena, per niente impacciato dalla lunga toga che lo circondava.

"Seiya, appena verrà il momento opportuno, io colpirò. Distrailo per qualche secondo, poi, procedi verso la Chiave di Volta!"

Annuendo ,Seiya si slanciò incontro al Dio.

"Prendi, Ares! Pegasus, Ryuseiken!"

Il fascio di colpi lanciati contro il Dio venne tuttavia respinto da Ares, con un semplice movimento delle braccia per pararli.

"Questa sarebbe la tua tecnica, Seiya di Pegasus. Mi aspettavo di meglio, da chi ha sconfitto Alexandros."

Il dio tese il braccio, generando un nuovo colpo di energia, che Seiya evitò agilmente.

"Allora, prova a vedere se questo ti piace. Pegasus, Siuseishippu!"

"Non mi sembra molto diverso dall'altro colpo. Cosa?"

Nonostante il dio avesse parato i colpi del guerriero, questi si erano divisi in colpi più piccoli. Travolto da colpi piccoli come aghi, il dio chiuse, davanti a se, incrociandole, le braccia, venendo respinto indietro.

"Adesso, Seiya!!!"

Il Saint di Pegasus scartò lateralmente, lasciando una perfetta visuale a Hyoga, che aveva assunto la posizione d'attacco per il suo colpo più potente.

"Aurora Incandescence!"

"Cosa speri di fare Saint del Cigno? Ma cosa?"

L'aria attorno al dio si congelò, creando una montagna di ghiaccio canto al corpo possente della divinità.

"Questo colpo genera un gelo inferiore allo zero assoluto! Per un essere umano, questo vorrebbe dire diventare antimateria, e svanire, annichilito. Ma un dio, immune allo zero assoluto, se investito di questa energia viene solo congelato. Contavo proprio su questo per dare a Seiya la maniera di superarti, e andare a liberare Athena!"

"E pensi di raggiungerlo? Credi che questo ghiaccio possa frenarmi in eterno?"

"Non sono un illuso!!! Voi dei siete tali che, per quanto congelati, mantenete comunque un potere immenso! Se me ne andassi, di certo ti libereresti del mio ghiaccio, partendo poi all'inseguimento.

Invece, continuerò a scagliarti contro l' Aurora Incandescence per trattenerti, il tempo necessario a Seiya per liberare Athena. Preparati!"

Hyoga assunse nuovamente la sua posizione d'attacco, lanciando nuovamente il suo colpo contro il dio della guerra.

Mentre il Saint del Cigno tratteneva in questo modo Ares, Seiya, senza guardarsi indietro, aveva percorso la scalinata, che gli aveva ricordato quella della sala del trono di Hades, nella Giudecca.

Dietro al trono, c'era un corridoio, non dissimile a quelli che il Saint aveva intravisto, correndo, ai lati della sala del trono. Seiya immaginava che da lì si potesse arrivare alle varie stanze dell'immensa fortezza.

Di lì a poco, si fermò. Era arrivato lì dove doveva.

Una parete piena di crepe, dello stesso colore rossastro di tutto il palazzo.

"Dunque, è questa. La chiave di volta. Esattamente come ce l'ha descritta Daihoku, prima che entrassimo. E Athena, vi è rinchiusa, nella stanza che funge da perno delle fondamenta di questa struttura. Una camera sacrificale. Athena, non temere, presto sarai libera.- Seiya tese entrambi i pugni, generando un unica sfera di energia che inglobava anche gli atomi presenti attorno a lui- Pegasus, Jinseiken!"

La parete crollò, con una tonante esplosione.

Un rumore metallico, sordo, si levò tra i detriti.

La scena che si presentò agli occhi attoniti del Saint era paradossale.

Una rete metallica, sottile ma estesa, avvinceva il corpo soave di Saori alla colonna centrale della stanza, unico pilastro che ancora faceva reggere il palazzo. La rete sembrava estendersi, ampliarsi, come un organismo vivente.

"Seiya!"

"Athena! Resisti ancora un po', ti libererò subito!"

"Non è così facile. Questa è la Rete della Vergogna, creata da Efesto in persona. Una volta applicatovi il sigillo di un dio, solo quel dio potrà liberare il prigioniero. Neanche un dio, se imprigionato, può sfuggire alle sue maglie metalliche!"

"Non importa, ora la distruggerò. Pegasus, Jinseiken!"

"Fermati Seiya!"

Nonostante l'ordine di Saori, Seiya aveva già lanciato il suo colpo, ma una volta che il Jinseiken si scontrò con le maglie metalliche, tornò indietro, danneggiando gravemente il Cloth.

"Non è possibile. È come contro la giara di Hades... Eppure, devo trovare un modo di spezzarla!!!"

Presso Dover, Gran Bretagna. Il porto privato della famiglia Solo.

La nave era deserta. I marinai, congedati fino al momento della partenza, ancora da decidere, erano andati in città, per rilassarsi e divertirsi, come meglio credevano.

Solo una persona occupava l'ampia e lussuosa cabina del proprietario. Julian Solo guardava, accigliato, fuori dalla finestra dalla cabina.

La recente, faticosa e dolorosa possessione da parte del dio Poseidon lo aveva debilitato: ancora prigioniero del sigillo di Athena, Poseidon non aveva preso il totale controllo del ragazzo, che era rimasto parzialmente cosciente ed era ora consapevole del suo ruolo nelle passate vicende in cui era stato coinvolto, sempre dal Dio dei Mari. Lo Scale di Poseidon, scintillante di un'aura azzurra, si trovava al centro della stanza, lo spirito del dio vi si era installato, non potendo rimanere nel corpo di Julian senza danneggiarlo.

"Ci vorrà ancora molto? Saori è già stata liberata?"

"Non lo so, giovane Julian!- rispose, tonante- la voce telepatica del dio- In questa forma di puro spirito, no sono in grado di vedere cosa accade in altri luoghi. Tuttavia, sento che lo scontro è al culmine. Ormai, mio nipote Ares deve essere sceso in campo, ne ho percepito il Cosmo poc'anzi."

Julian lanciò verso la statua dorata uno sguardo di puro disprezzo.

"Ti odio!" esclamò. "Odio quello che mi hai fatto, odio quello che mi hai fatto fare!"

Il dio non rispose.

"Mi hai fatto quasi uccidere migliaia di innocenti!"

"Ma per creare un'utopia formata di persone dal cuore puro... E poi, ho aiutato i Saint contro mio fratello Hades."

"Certo, ma solo perché non volevi che Hades si impadronisse della terra al posto tuo.... Maledetto!"

Julian si girò.

Sobbalzò.

Non era più solo, nella stanza.

Cinque figure erano entrate, silenziose. Quattro di loro vestivano una semplice corazza, che copriva le spalle e il torace, con un elmo a diadema, bracciali e schinieri. Alla schiena dei guerrieri, due piccole ali piumate.

"Lord Poseidon! Per ordine del sommo Zeus, noi Angel abbiamo l'ordine di scortarla alla corte del' Olimpo!"

"E così- replicò la voce telepatica del dio dei Mari- mio fratello scomoda i suoi galoppini per invitarmi alla sua corte? Mi spiace, ma allo stato attuale non posso proprio accettare questo invito. Porgete le mie scuse al mio fratellino..."

"Sire Poseidon, l'ordine del sommo Zeus è perentorio. Lei deve possedere il ragazzo e seguirci sull'Olimpo. Un rifiuto sarà come un tradimento!"

Uno degli Angel si avvicinò a Julian alzando la mano come per prendergli il braccio.

"Non toccarlo!"

Rapido come il pensiero, lo Scale si scompose riapparendo in forma di armatura. Ma non vestiva il corpo dell'attonito Julian. Quasi sospeso nell'aria, sembrava vestire un corpo fatto di acqua che scorreva, imitando la sagoma di un essere umano.

"Ora voi lacchè conoscerete la furia del Signore dei Mari!" disse la figura, maneggiando il tridente.

Eris si rialzava, lo sguardo arcigno rivolto contro Shun.

"Vendicare Tanato e Hypnos? Perché? Per quale motivo dovresti vendicare i due seguaci di Hades?"

"Molto semplice, Saint di Andromeda- disse lei togliendosi il diadema- Perché loro erano i miei amati fratelli!"

Sulla fronte, come i due dei gemelli, Eris portava un simbolo. Una stella a otto punte, formata da quattro rombi incrociatesi, uno verticale, uno orizzontale e due obliqui.

"I tuoi fratelli?"

"Sì. Tutti e tre figli di due divinità ancora più antiche degli olimpici, ma a loro ci siamo resi seguaci... E Con lealtà, vorrei aggiungere. Perché abbiamo tradito nostro padre, per Zeus e i suoi fratelli!"

"Che storia è mai questa?"

"Sappi, che all'epoca del regno di Crono, io e i miei fratelli eravamo imprigionati nel Tartaro, molto al di sotto dell'Inferno in cui avete combattuto voi Saint. Quando Zeus, liberati Hades e Poseidon, i fratelli maggiori che Crono aveva ingoiato in fasce, venne nel Tartaro per liberare le creature che lì erano state confinate, per costituire un esercito, io e i miei fratelli supplicammo di venire liberati. Ci ascoltò il sire Hades, che ci prese sotto la sua ala protettrice.

Fedelmente, abbiamo combattuto la guerra tra Titani e Olimpici. E ci riunimmo con nostra madre, che, troppo potente per essere imprigionata, si era unita a Zeus.

E per Zeus affrontammo nostro padre, liberatosi da un'arcana, antica prigione, aiutando lealmente i nostri signori nel cacciarlo nuovamente dal mondo.

Fu solo secoli più tardi che scelsi di seguire il sire Ares, quando questi, sconfitto da Athena in battaglia, trovò rifugio alla corte degli inferi. Da allora gli sono stata fedele seguace. Per questo, ora ti sconfiggerò, Shun di Andromeda!

Gold Jelous Apple!"

Rimessosi il diadema, Eris prese a vorticare la sua lancia generando nuovamente la barriera con cui si era difesa all'inizio dello scontro.

"Questa barriera non ha niente da invidiare al Gordian Knot di Alexandros, che era perfetto solo grazie al potere concessogli dal Sire Ares. Ed è una difesa in grado di mutare in attacco. Guarda!"

Eris bloccò la lancia in posizione orizzontale, tendendo con forza le bracciai avanti.

La barriera generata dalla sua tecnica si espanse nell'aria, mantenendo una forma sferica.

Shun si scontrò con quel muro di potere, venendone travolto.

Ansimante, il Saint di Andromeda si rialzò, malconcio e dolorante.

"È solo grazie alla corazza che indossi, se il tuo corpo non è ridotto a brandelli. Ma anche così, non mi sembra tu possa reggere a lungo allo scontro. Pochi colpi, e il tuo corpo esploderà per la pressione esercitata, spargendo le tue membra al vento.

Gold Jelous Apple!"

Di nuovo, Eris creò la sfera di energia attorno a sé, volteggiando la sua agile arma.

"Non posso subire ancora un simile attacco, devo riuscire a contrastarlo. Nebula Storm!"

La tempesta generata dal Cosmo di Shun si scontrò contro la sfera di energia, fatta espandere in ogni direzione, da Eris. Per alcuni istanti, le due forze sembrarono in equilibrio fra di loro, ma poi, lentamente, il Gold Jelous Apple ebbe la meglio, falciando le correnti di energia del Nebula Storm e travolgendo nuovamente Shun. Sul Cloth, le crepe incominciarono a farsi sempre più numerose e profonde.

Shun si rialzò a fatica.

Lividi violacei macchiavano il suo viso, e altrettanti chiazzavano le braccia e le gambe, la dove il Cloth non lo proteggeva.

"Non sono riuscito a respingerlo...

Eppure, deve avere un punto debole. E devo trovarlo, non posso permettere che Eris possa andare in aiuto del suo signore: già da solo, Ares è un avversario praticamente invincibile, se avesse anche uno dei suoi seguaci al seguito... Non oso pensarci.

Eppure non so trovare un sistema per vincere quella barriera..."

Shun scrutava la stanza in cui si trovava. Le pareti, seppur robuste, erano state gravemente danneggiate dai colpi di Eris. Ormai, gli affreschi e i dipinti che li ornavano erano irrimediabilmente rovinati. Se la stanza non era ancora crollata attorno a loro, era senz'altro perché la dea, al momento opportuno, annullava la tecnica, quando ormai l'avversario ne era stato travolto.

Shun cercava un qualche indizio, di un eventuale punto debole...

"Niente. Sembra che il suo colpo non abbia punti ciechi. Possibile che non si possa sconfiggere questa dea." sussurrò il Saint.

"Shun preparati all'ultimo assalto.

Gold Jelous Apple!"

La tecnica di Eris esplose.

"Se non posso contrattaccare, almeno mi difenderò. Rolling Defence!"

"Tutto inutile! L'impeto del mio colpo spazzerà anche questa tua insulsa difesa!"

"Maledizione! La catena difensiva sta già cedendo. Ma non posso desistere! Twister Defence!"

La catena difensiva, animata dalla corrente del Nebula Stream, sembrò contrastare efficacemente la tecnica di Eris, respingendola. Ma la cosa durò per pochi minuti: l'energia creata dalla perfida dea ebbe nuovamente il sopravvento eliminando gli effetti della tecnica di Shun e sollevandolo nuovamente da terra. Il Saint guardò l'avversaria. Improvvisamente capì. E spalancò gli occhi.

"Ma certo! Ecco il punto debole del suo colpo. Devo agire subito... Nebula Chain!"

Shun scagliò entrambe le catene, verso il pavimento. Deviate dal Gold Jelous Apple, le catene raggiunsero il pavimento, penetrandovi in profondità. Così ancorato, Shun subiva l'assalto di Eris.

I capillari attorno agli occhi esplosero, rigando il volto efebico del giovane di lacrime scarlatte.

Eppure, Shun resistete, bruciando al massimo il suo cosmo, fino a quando il Cloth assunse il colore dell'oro.

La tecnica di Eris giunse il suo apice, sfiorando le pareti. La dea la interruppe.

"Cosa pensavi di fare, umano? Ancorarti così al pavimento, che mossa insensata! Non avrai certo sperato, in questo modo di poter resistere alla furia distruttiva del mio colpo!"

"Eris, come prima mi hai sottovalutato! Non è per difendermi se ho agito così, ma per penetrare le tue difese, sfruttando il punto cieco della tua tecnica."

"Il punto cieco? Vaneggiamenti! Il mio colpo non ha punti deboli di sorta!"

"E invece, ce n'è uno cosi esposto, così evidente, da risultare invisibile. Guarda le pareti. E il soffitto. La tua tecnica li ha devastati. Invece il pavimento... Niente. È intatto, perfettamente. Il tuo Gold Jelous Apple si espande, ma non sottoterra! Per questo ho lanciato la mia catena, non per ancorarmi, ma per disporre le mie armi in maniera strategica.

Nebula Steel Ciclone!"

Da sottoterra, sbucarono, rapidissime le catene, colpendo, con l'impeto di una bufera la dea.

"Mi difenderò! Gold Jelous Apple!"

"Mi dispiace è tutto inutile. Nebula Steel Ciclone!"

Al comando di Shun, Le catene rientrarono nei solchi che avevano tracciato sul pavimento, sotto la portata del colpo di Eris, per tornare a colpire non appena l'energia generata dalla dea fosse passata, in modo da colpirla e annullarne il colpo.

Stavolta, era la dea della Discordia ad essere travolta dai colpi dell'avversario. Le catene la colpirono alle braccia, facendole cadere la lancia che, presa d'assalto dalle catene, venne fatta a pezzi. Poi, con colpi turbinanti, le catene di Andromeda sferzarono la dea, sollevandola dal pavimento, riducendo in polvere la Bloodmail!"

Eris cadde. Ferita, dolorante. Ma viva.

"Mi... mi hai risparmiata." disse lei alzando la testa.

"I tuoi fratelli hanno perso la vita, per mano di noi Saint. Capisco i tuoi sentimenti, se succedesse qualcosa a Ikki, a Seiya o agli altri, ne soffrirei tantissimo. Per questo ho voluto risparmiarti. Ma ora, cedi il passo!"

Eris posò il capo sul nudo pavimento, incominciando a ridere. Una risata dura, priva di allegria.

"Il sire Hades aveva scelto proprio bene. Il tuo cuore è davvero puro e limpido come l'acqua di sorgente. Ma ora corri, giovane dal cuore puro.- lo sguardo della dea, seppur duro, era sincero, nel guardare il ragazzo che l'aveva vinta- Corri, perché Ares si scatenerà sui tuoi compagni sui tuoi fratelli. Egli non è completamente consapevole delle sue azioni. In realtà, niente di tutto questo... è realmente... sua volontà!"

Eris reclinò il capo.

"Eris! È svenuta! Ma se quello che ha detto è vero... Possibile che un dio sia sottomesso ad una volontà esterna? E chi può essere?"

Nel salone successivo, Deimos continuava ad incalzare Shiryu con la sua terribile arma. Il Saint si ritrovava a dover evitare, spesso all'ultimo momento, il peso ferrato del mazzafrusto. Già due volte ne ara stato sfiorato, per un soffio, riportando profonde crepe nel Cloth e, lo sentiva, dei grossi lividi.

Spesso aveva cercato di contro attaccare, lanciando i suoi colpi letali contro la divinità guerriera.

Ma Deimos aveva respinto ogni attacco, alzando il suo mazzafrusto e facendolo volteggiare, quasi con leggerezza.

"Non riesco né a difendermi né a reagire. Eppure, devo trovare un sistema per prevalere. Potrei usare lo Shinryumusso, è senz'altro abbastanza potente da sostenere lo scontro contro la sua arma. Ma è possibile che il contraccolpo sia tale da spezzarmi il braccio, se non addirittura staccarmelo. Ma devo rischiare."

Shiryu si mise in guardia, pronto a scagliare il suo colpo finale.

"Vuoi usare lo Shinryumusso contro di me? Sì, ti ho visto usarlo mentre combattevi contro Alexandros.

Ma non servirà, anche se tu riuscissi a respingere la mia arma, il tuo braccio ne subirà gli effetti, e lo sai."

"Non importa, se anche perdessi il braccio, se riuscirò a sconfiggerti ne sarà valsa la pena!"

"Lo credi davvero? E che aiuto pensi di poter dare ai tuoi compagni. Ares, il mio signore e mio padre, è immensamente più potente di me."

Il Cosmo di Shiryu ardeva, ampliandosi immensamente, mentre il ragazzo si preparava a scagliare il suo colpo fatale. Il suo Cosmo bruciava, espandendosi, mentre il Cloth assumeva le tonalità dorate, segno che la forza del giovane aveva raggiunto l'apice.

"Deimos! Non importa quali saranno le conseguenze, tenterò il tutto per tutto!

Rozan, Shinryumusso!"

"Fallen Sky Terror!" Deimos non saltò, ma portò indietro il braccio, per poi rotearlo verticalmente, sopra la testa, trascinando il mazzafrusto.

Le due tecniche si scontrarono.

L'enorme drago di energia ruggiva, mentre le sue zanne lambivano l'arma del dio guerriero.

L'impressionante arma di Deimos venne respinta, ma anche il dragone si ritrasse.

Il bracciale destro del Cloth si riempì di crepe, dalle quali filtrò del sangue. Shiryu si afferrò il polso, stringendolo istintivamente.

"C'è mancato... davvero poco!"

"Hai ragione, La forza dei nostri colpi si eguaglia, ma poiché la mia tecnica si sprigiona mediante un'arma, io non ho subito nessun danno, mente tu... Finiamola con questa farsa!

Fallen Sky Terror!"

Shiryu evitò nuovamente la terribile arma dell'avversario scartando di lato.

"Eppure, ci deve essere qualcosa che posso fare per sconfiggerlo. Non posso credere che , nonostante le God Cloth e tutto l'allenamento a cui mi sono sottoposto, non riesco ad aver ragione di un dio minore..."

"Sono figlio di Ares, non dimenticarlo. In battaglia, noi dei guerrieri superiamo qualsiasi altra divinità gregaria, eccetto... Ma non divaghiamo!"

Deimos sollevò la propria arma , riportandola alla spalla.

"Il tuo Shinryumusso è senz'altro un colpo potentissimo. Dopotutto tu non hai certo il potere di un dio, eppure quasi puoi combattere alla pari con me. Dovresti essere contento dei tuoi risultati, e accettare la sconfitta senza rimpianti.

Sappi, comunque, che se il fendente della tua Excalibur avesse una potenza pari allo Shinryumusso, allora mi avresti sconfitto.

Muori!"

Deimos attaccò ancora, sollevando la sua temibile arma.

Shiryu indietreggiò nuovamente. Sul suo volto c'era un'espressione pensierosa, attonita.

"Un fendente che doni ad Excalibur la stessa potenza dello Shinryumusso... Perché mi ha voluto suggerire una simile soluzione?

È realizzabile... Ma non capisco quale sia il suo scopo. Eppure, posso solo tentare quella via."

Shiryu cercò con lo sguardo gli occhi dell'avversario, ma non appena gli sguardi si incrociarono, Deimos distolse il proprio.

"Saint del Dragone! Ormai è giunto il momento di porre fine al nostro scontro! Vortex of Terror!"

Deimos rinnovò il suo attacco, senza dare requie a Shiryu.

"Devo costringerlo a stare fermo... L'unica possibilità è costringerlo ad usare di nuovo il Fallen Sky Terror in modo da rendere prevedibili le sue mosse. Devo costringerlo a saltare. Excalibur!"

Shiryu colpì il terreno davanti a sé, creando un piccolo crepaccio tra lui e l'avversario.

"Pensi che una fenditura sul terreno possa impensierirmi? Fallen Sky Terror!"

Deimos saltò nuovamente, facendo ondeggiare pericolosamente la sua arma in un arco mortale.

Shiryu alzò le mani, preparando la posizione per lanciare lo Shinryumusso, fendendo l'aria davanti a sé. Ma, invece di portare il pugno destro al fianco, portò la mano tesa e aperta indietro, caricando un colpo di taglio. L'aura del Cosmo di Shiryu e il Cloth divennero nuovamente dorate.

"Deimos, ora saprò se sono riuscito a realizzare il tuo suggerimento. Shinryunagi!"

Il Saint fendette l'aria con la mano, in direzione del nemico, ancora in caduta.

Se il colpo non avesse avuto l'effetto sperato, il peso del mazzafrusto avrebbe colpito la testa di Shiryu.

Il fendente assunse la forma di un drago che tratteneva Excalibur tra le fauci, , muovendosi per colpire col taglio della lama leggendaria.

Il fendente colpì l'arma del dio, che continuò la sua traiettoria.

"Non ha funzionato. È finita!"

Il peso cadeva verso la testa del guerriero, implacabile come il giudizio divino.

A pochi metri dal viso di Shiryu, il blocco metallico brillò di tinte dorate.

Immediatamente, apparvero sulla sua superficie, sulla catena e sull'impugnatura, innumerevoli crepe, che spezzarono l'arma, riducendola in polvere.

"Ce.. ce l'ho fatta!"

"Bravo, Shiryu, sei riuscito a distruggere il mio mazzafrusto. E non solo!"

Improvvisamente l'intera Bloodmail fu pervasa da bagliori dorati, per poi sbriciolarsi. Deimos cadde.

"Deimos!- Shiryu accorse presso l'avversario- Allora avevo ragione, mi hai suggerito volontariamente il modo di batterti. Ma perché?"

"Il perché, valoroso guerriero? Ares mi aveva ordinato di contrastare voi Saint, e a mio padre debbo obbedienza. Ma, tuttavia, so che qualcosa influisce sulla sua volontà. Mio fratello Phobos non ne è al corrente, e sospetto che Eris sappia qualcosa, ma io c'ero, quando mio padre venne liberato!"

"Cosa accadde?"

"All'epoca, la sala del trono era meno illuminata di ora. Stava giungendo la notte, e mi stavo recando presso Ares, per poter discutere alcune questioni con lui. Improvvisamente un lampo violaceo penetrò dal soffitto, colpendo il sigillo di Athena e distruggendolo. Allo stesso tempo, quel lampo avvolse mio padre, e vidi distintamente l'energia concentrarsi sulla sua testa. Il suo sguardo cambiare. E non appena libero, ordinare un attacco immediato al Santuario! Sono certo che Ares è sotto un influsso potente. Solo Athena ha il potere di liberare la volontà di mio padre, ed è essenziale che voi Saint la liberiate. Solo per ottenere questo, ho agito come se ignorassi la verità."

"Ma chi...?"

La domanda di Shiryu fu interrotta dal rumore di passi concitati.

"Shiryu! Sei tu?"

"Shun! Hai battuto Eris, quindi."

"Sì, e lui, chi è?"

"Deimos, figlio di Ares."

"Shiryu, dobbiamo sbrigarci. Eris mi ha rivelato che Ares è manipolato da una forza esterna."

"Dunque, Eris sapeva.-disse Deimos- Immagino abbia taciuto per rimanere libera. Correte, Saint. Tra voi e mio padre, c'è Phobos. E non è avversario da sottovalutare."

Deimos, ferito, dolente, accasciò la testa al suolo esalando l'ultimo respiro.

"Shun, dobbiamo sbrigarci! Se davvero una volontà esterna è stata così potente da assoggettare la quella di Ares, potrebbero esserci delle insidie di cui Seiya e gli altri non sanno nulla!"

"Sì. Sento già i Cosmi di Ikki, Seiya e Hyoga impegnati nella lotta. Raggiungiamoli, presto."

Annuendo i due giovani saltarono il crepaccio che li separava dalla porta del corridoio, imboccandolo e correndo a perdifiato.

Sulla nave di Julian Solo, Poseidon stava opponendo la forza del proprio Cosmo divino a quello dei quattro Angel, scagliandoli lungo la parete con la sola forza di volontà.

"Lord Poseidon,- intervenne la quinta figura incappucciata- vuole davvero protrarre lo scontro? In questa forma, lei può usare al massimo il 70% dei suoi poteri."

"Sarà più che sufficiente per far capire a voi Angel chi comanda."

La sagoma creata dal dio protese il tridente contro la figura incappucciata, facendovi scaturire un raggio di energia azzurrina.

L'uomo ammantato tese la mano destra, parando il colpo quasi con semplicità. Il cappuccio cadde indietro, rivelando un giovane dai lineamenti quasi delicati, occhi grigio verdi, leggermente a mandorla, e capelli dorati e ricciuti, l'ovale del viso perfetto, la pelle leggermente abbronzata, di una tonalità che ricordava la sabbia di una spiaggia caraibica.

"Ma tu sei... Uno degli Arcangel. Gabriel!"

"Vedo che mi ha riconosciuto, mio signore. Allora, saprà che, senza un corpo che le permetta di esprimere il suo massimo potere, non le sarà possibile battermi. Smetta di proteggere la sua progenie, e si arrenda alla volontà del grande Zeus!"

"Cosa? Progenie? Cosa significa?" sbottò Julian, che si era fatto indietro, osservando lo scontro innaturale che si era svolto di fronte ai suoi occhi.

"Non lo sapevi, mortale? Non sapevi che sei stato scelto non a caso, ma perché ultimo discendente della mortele progenie del Sire Poseidon? Solo in questo modo egli può reincarnarsi esprimendo il suo potere, di poco minore a quello che aveva nel suo ormai perduto corpo mitologico."

Millenni prima.

Atlantide si inabissa.

Il tempio di Poseidon, centro nevralgico della cultura atlantidea, trema, mente gli scossoni dell'isola indicano il continuo inabissarsi del continente.

"Maledetto Ares! Vedendosi respinto, ha scagliato il proprio potere sulle fondamenta dell'isola."

Un uomo vestiva lo Scale di Poseidon.

Alto, possente, aveva una lunga chioma bruna e una barba che gli raggiungeva la base del collo, entrambe formate da ciocche molto spesse, quasi i peli fossero incollati tra loro, dando l'impressione che non si trattassero di peli umani, ma una qualche pianta o alga che era cresciuta sulla testa e sul viso di quell'uomo.

Poseidon.

Nel suo corpo divino.

I suoi occhi, di un blu scuro, profondo, scrutavano le onde sempre più grandi che lambivano le coste.

"Nereus! Proteus!"

Due guerrieri, vestiti rispettivamente degli Scale di Lymnades e Sea Horse apparvero alle spalle del dio inginocchiati.

"Agli ordini sire Poseidon."

Proteus di Lymnades era di carnagione chiara, quasi albina, piccoli occhi scuri e corti capelli neri. Le labbra sottili comprendevano una bocca larga, da rospo. Il corpo era di costituzione minuta.

Nereus di Sea Horse era un guerriero possente. Alto, e muscoloso, quasi nerboruto, aveva lunghi capelli biondi e occhi castani dallo sguardo fiero. Il mento appuntito , i lineamenti quasi scolpiti nella roccia, ma non rozzamente, anzi, in maniera raffinata e aggraziata, persino.

"Qual è la situazione?"

"Purtroppo, mio sire, la flotta è stata notevolmente ridotta, molte navi sono state affondate dei Bersesker. Tuttavia, la famiglia reale è stata fatta evacuare. La regina Anfitrite e i principini sono a bordo, sani e salvi, con una buona scorta dell'esercito." rispose Nereus.

"Bene... Con la morte di Tritone e Chrysaor, loro sono la mia unica discendenza. E il mio popolo? È al sicuro?"

"Purtroppo no, sire. Troppi sudditi non potranno salvarsi." Proteus disse queste parole con le lacrime agli occhi.

"No! Non lo permetterò. Sono i miei sudditi, persone innocenti alle quali ho promesso l'Utopia. E le salverò, non permetterò che chi ha riposto cieca fiducia in me muoia."

Con passo deciso, il re dei Mar i usci da un colonnato, che dava a un'immensa fontana. Con passo deciso camminò sulle acque della fontana che si alzarono come una delle onde che lambivano la costa del continente prossimo a inabissarsi.

"Mio popolo! Non temere, perché il tuo dio non si è dimenticato di te. Non permetterà che gli invasori estinguano per sempre la vostra stirpe.

Ecco Ora erigerò otto colonne, sette a sostegno della forza dei singoli mari che bagnano il pianeta, e una per sorreggere le acque tutte. Esse creeranno un'atmosfera sottomarina che vi permetterà di sopravvivere. Da li potrete poi tornare alla terraferma o stabilirvi tra gli abissi, se lo vorrete.

Tuttavia, quando io li richiamerò, sette valorosi della vostra stirpe vestiranno le corazze dorate da me create: loro guideranno i miei eserciti in futuro, e avranno l'incarico di proteggere le colonne dei mari.

Così ha parlato... Poseidon!"

Il dio alzò le braccia. Al suo comando le rocce dei palazzi distrutti dagli enormi tsunami che devastavano la costa si alzarono disponendosi a formare le otto colonne.

Le onde del mare si alzarono andando a formare una sfera attorno all'isola. Come una campana d'aria, la sfera si inabissò, mantenendo viva la popolazione.

L'isola che fu il continente di Atlantide raggiunse il fondo marino, adagiandovisi quasi con dolcezza.

"Mio signore Poseidon" esclamarono Proteus e Nereus, avvicinandosi al dio esausto.

"Avete compiuto un vero prodigio, sire Poseidon!"

"Tuttavia, Nereus, non ho ancora concluso la mia opera. Seguitemi!"

Il Dio, seguito dai suoi due fedeli, si recò verso la colonna centrale, mentre il popolo si inginocchiava al suo passaggio.

Raggiunta la colonna, immensa e massiccia, si aprì una possente porta. Poseidon entrò nella stanza.

"Cos'è questo luogo, sire?" chiese Proteus.

"Proteus, Nereus questo è il mio ultimo ordine. Adesso, la stanza si chiuderà, e lentamente si riempirà di acqua marina. Io rimarrò qui, sostenendo il peso dei mari, fino alla morte. In questo modo, l'integrità del regno sottomarino verrà preservata per secoli."

"Ma sire! Così morirete!"

"Silenzio! Io sono un Dio. È vero, perderò questo corpo. Esso diventerà parte del mare. Ma la mia anima è immortale ed eterna. Essa si reincarnerà in uno dei miei discendenti, quando la mia coscienza sarà pronta.

Ora, scendendo negli abissi ho usato il mio potere per creare degli accessi al mondo di superficie. Tra qualche settimana, quando tutto sarà compiuto, userete tali accessi per tornare lassù. Raggiungerete mia moglie e le direte quanto vi ho rivelato, a lei solo. Lei possiede il potere dell'Oricalcon.

E nel mio tempio rimarrà la mia armatura, insieme alle vostre e alle altre corazze che attenderanno i guerrieri destinati a indossarle per servirmi! Avete compreso?"

I due guerrieri annuirono.

Poseidon, chiuse gli occhi entrando nella stanza, fino a raggiungerne il centro esatto.

Senza che lui facesse un solo movimento, lo Scale si scompose, andando direttamente a disporsi all'interno del Tempio.

La porta si richiuse.

Epoca attuale.

"Così è per questo che non hai un corpo tuo. Ed è il motivo per cui ti reincarni nei membri della mia famiglia!" disse, sorpreso, Julian

"Sì!"

"Non posso credere che tu, che hai sacrificato te stesso per il suo popolo, abbia causato la morte di tanti innocenti. Ma ora, Zeus ti chiama per pagare l tue colpe!"

"Ti sbagli, mortale. Il sommo Zeus non vuole la presenza del sire Poseidon per punirlo, ma per portare a compimento lo sterminio della razza umana. Ormai è chiaro anche al signore degli dei quanto gli umani siano una piaga da eliminare."

"Cosa! Anche Zeus..." sussurrò Julian

"Allora ha deciso... Vuole usare il Daishin Kaiten!" la voce telepatica del Dio dei mari aveva un tono disperato.

Julian, sentendolo, capì che la situazione era davvero grave.

"Poseidon- esordì- la situazione è davvero grave?"

"Disperata!"

"Ascolta! Se io ti cedessi spontaneamente il mio corpo, potresti, nonostante il sigillo di Athena, raggiungere il massimo potere?"

"Sì, in questo caso, sì!"

"Allora, fallo! E fai il possibile per fermare Zeus!"

La sagoma del dio era rivolta verso il suo giovane discendente, come per valutare la sua determinazione la sua convinzione. Lo Scale si separò, volando verso Julian, assemblandosi nuovamente sul suo corpo. La mano destra impugnava il tridente dorato del dio. Julian teneva gli occhi chiusi, mentre dal suo corpo scintillava, a intermittenza, un'aura di potere sempre più potente. Aprì gli occhi, mentre l'aura di potere si espandeva all'infinito.

"Poseidon è il mio nome divino! E adesso, Gabriel, pensi di potermi costringere?"

Poseidon tese il tridente, tra le cui punte si concentrava l'aura del Dio.

"Diluvion!"

Dalle punte scaturì in raggio di luce blu, che travolse i cinque Angel, inchiodandoli al muro.

"E con questo il discorso dovrebbe chiudersi. Se davvero Zeus vuole che io venga sull'Olimpo, dovrà presentarsi personalmente."

"Per questo, Poseidon, non dovrai aspettare!"

Al centro della stanza, una serie di scintille elettriche facevano sfrigolare l'aria.

Una figura, coperta da un manto dorato, che avvolgeva interamente il suo corpo, lasciando scoperti i copri spalla dorati, rotondi e dotati ognuna di una piccola ala formata da cinque piume metalliche rigide. Tre punte metalliche scendevano a coprire il bicipite. Sul petto, i copri spalla erano fissati con due fibbie, su cui erano fissati due gioielli di un azzurro elettrico, cristallino.

La testa era avvolta dal cappuccio del mantello, orlato di pelliccia bianca, nascondeva completamente il viso.

"Tu! Sei sceso dall'Olimpo! Fratello!"

"Mi ci hai costretto. Sei pronto a seguirmi, o devo costringerti con la forza?"

"Ho giurato al giovane che mi ha ceduto il suo corpo. Se vuoi realizzare il Daishin Kaiten, io ti combatterò!"

"Davvero? Per essere un dio che per secoli ha cercato di perpetrare un genocidio, mi sembra una strana presa di posizione. Ma se questa è la tua decisione, allora dovrai pagarne le conseguenze!"

Zeus si mosse con uno scatto fulmineo, non come se corresse, ma come se galleggiasse a mezz'aria.

Fu addosso a Poseidon in poche frazioni di secondo, facendo fuoriuscire dal mantello la mano destra, inguantata con un bracciale dorato. Il palmo, teso, colpi il petto di Poseidon, che fu pervaso da un'intensa scarica elettrica, che lo sollevò da terra per alcuni secondi. Il signore dei mari urlò di dolore, con la voce di Julian che ormai gli apparteneva.

Rimasto a mezz'aria, all'improvviso come se fosse caduto da un'immane altezza, Poseidon cadde al suolo, rompendo il palché della cabina. Un rivolo di sangue, rosso, ma con riflessi azzurri, incominciò a scorrere dalle labbra del dio.

Si rialzò, appoggiandosi al tridente.

"Sei... davvero fortissimo fratello. Il tempo non ha assolutamente intaccato i tuoi poteri. Ma io non sono da meno. Diluvion!"

Di nuovo, Poseidon emise il suo pieno potere, dirigendolo contro la figura ammantata di Zeus.

Questi, quasi con disinvoltura, pigramente, alzò la mano destra, emettendo una nuova scarica di energia elettrica, che formò una barriera attorno a sé e ai cinque Angel. L'energia del Diluvion venne fermata come niente fosse.

"Vuoi ostinarti a opporti a me? Sforzo inutile."

Zeus tese nuovamente la mano, emettendo un fascio di energia che investi il fratello,, sollevandolo nuovamente. Poseidon urlò nuovamente, prima di cadere. Il tridente gli cadde dalla mano.

"Prendetelo, e preparatevi. Torneremo immediatamente sull'Olimpo, e aspetteremo che lo scontro alla reggia di Ares giunga al culmine, poi preleverò entrambi i miei figli. E il Daishin Kaiten potrà realizzarsi, finalmente!"

Ikki cadde, mente il suo sangue, scaturito dalle ferite che le illusioni di Phobos, così realistiche da costringere il corpo ad assecondare quanto era percepito dalla mente, presentando i segni dei colpi ricevuti.

Anche usando le proprie tecniche per annullare le illusioni di Phobos, Ikki si ritrovava sempre e comunque ferito.

Ma tuttavia nessuna ferita era mortale

"Sta giocando con me, come il gatto col topo." disse il Saint della Fenice, a denti stretti.

L'immagine del dio tornò ad essere nitida. Stringeva in mano le due yuen, le lame lucide che scintillavano, sinistre.

"Mi dispiace per te Ikki, ma devo portare a conclusione il nostro piccolo gioco. Ho appena percepito il cosmo di mio fratelli Deimos svanire. Temo il peggio, una cosa del genere non si mai è verificata! Quindi, ora ti finirò. Stavolta non mi limiterò a ferirti,- Phobos alzò la mano destra, modificando la stretta sull'arma- ma ti taglierò la gola! Illusionist Realty!"

"Bravo, Shiryu, sei riuscito a sconfiggere il tuo nemico. E altrettanto saprò fare io!"

Ikki saltò, evitando il colpo illusorio del nemico. Subito, l'immagine si ritrasse.

"Come immaginavo. La tua tecnica è incredibile, ma ha un punto debole: se riesco a reagire, e la mia mente non percepisce il fatto di essere stato colpito, essa perde totalmente di efficacia. Per difendermi, non dovrò fare altro che comportarmi come se l'illusione fosse un attacco fisico."

"Dunque hai scoperto questa piccola pecca del mio colpo. Ma come credi di difenderti? Se cerchi di parare i miei fendenti illusori, verrai comunque ferito. Pensi di potermi sfuggire in eterno? Prima o poi la stanchezza si farà sentire, e allora, sarai mio. Illusionist Realty!"

Di nuovo, il corpo di Phobos divenne evanescente, mentre scie fuligginose si avventavano sul ragazzo.

"Mi space per te, ma non intendo scappare, anzi. Ora reagirò, portando lo scontro ad un diverso livello. Houho Genmahoken!"

Ikki tese il braccio destro, l'indice teso. Dalla punta del dito scaturì un bagliore pulsante, simile a una microscopica stella che esplode.

L'illusione di Phobos, svanì, Stavolta, il dio si era mosso avvicinandosi molto ad Ikki. Ma rimase paralizzato. E neanche Ikkii reagì, quasi non si accorgesse del nemico.

Uno spazio buio.

"E questo cos'è dove mi trovo?"

Phobos sembrava stupito, ma non spaventato

"Questo, Phobos, è l'effetto del mio Genmahoken. Ho creato uno spazio mentale inserendo la mia energia psichica nella tua mente. Uno spazio che sono io a manovrare, a mio piacimento!"

"Illusionist Realty!" Phobos lanciò la sua tecnica la dove era apparso Ikki, ma nulla accadde.

"Te l'ho detto, questo è il piano psichico. Qui le tecniche illusorie sono inutili, perché questo luogo è controllato dalla mia mente. E qui, tu che usi le illusioni per ferire, sei inerme."

"Misero mortale, pensi forse di poter sottomettere un Dio?"

"Il fatto che la tua proiezione psichica sia ancora capace di muoversi dimostra la tua forza. Di solito, quelle dei Bersesker con cui ho sperimentato questa tecnica svanivano come nebbia al sole, e contro Feron e Vlahad non valeva la pena di usarla. E adesso, subisci i suoi effetti. Distruggerò la tua energia mentale, spegnendo le tue capacità psinattiche e mandandoti in coma! Genmahoken!"

Le due yuen esplosero, seguite dalle braccia, le spalle e lentamente, l'intero corpo psichico del dio.

Ikki sbatté gli occhi.

Tornato in sé vide il suo avversario a pochi metri.

"A quanto pare, nell'ultimo attacco, non ti sei affidato al solo Illusinist Realty. Ti preparavi a colpirmi anche fisicamente. Ma ormai è tutto inutile."

Fece per passare oltre, quando percepì un cosmo esplodere.

Solo per poco schivo la yuen, che Phobos calava contro di lui.

Lo sguardo del dio era totalmente folle, e dalla sua bocca, ancora coperta dalla maschera, non venivano parole, ma solo grugniti.

Sul capri spalla del Cloth apparve un taglio. Ikki saltò a diversi metri dal nemico.

"Maledizione. Ho sottovalutato le sue capacità mentali. È riuscito a inviare al corpo un ultimo ordine al corpo, prima che distruggessi la sua proiezione psichica, l'ordine di attaccare.

Non mi resta che sconfiggerlo anche sul piano fisico. Se avesse troppo tempo potrebbe anche ricostruire l'energia mentale di cui l'ho privato. Hoyoku Tensho!!!"

La fenice infuocata scaturì dal palmo di Ikki, volando contro il dio che, selvaggiamente, avanzava.

La fenice lo prese in pieno, ma il dio lo sembrò ignorare, fino a quando, muovendo le due armi, non ne dissipò le fiamme.

"Phobos è ancora molto potente. Ha incassato l'Hoyoku Tensho senza fare una piega. Se voglio vincere, devo poter usare l'Hoyoku Shinka Rembu. Ma devo allontanarmi ulteriormente, altrimenti rischio di venire investito anch'io dalla sua onda."

Ikki si allontano, inseguito da Phobos, con repentina, ferina velocità.

Il dio lo incalzava, senza lasciargli requie.

Le lame alle sue mani saettavano, alla ricerca del corpo del giovane, ma, senza la protezione delle illusioni realistiche di cui Phobos era solito circondarsi, il Saint riusciva a evitare gli assalti, ma non a contro attaccare.

"Devo trovare un modo per scagliare un attacco risolutivo. Di questo passo, arriverà a colpirmi. Se usassi il Genmahoken, potrebbe non venire paralizzato, visto il particolare stato psichico in cui si trova. Devo usare Hoyoku Shinka Rembu, l'unico colpo abbastanza potente da avere affetto su un dio. Devo farei in modo di essere sufficientemente lontano, ma ogni volta che mi allontano, Phobos mi incalza. Ma forse, una soluzione, c'è..."

Ikki si mise in guardia, alzando le braccia e divaricando le ginocchia aprendole lievemente per accucciarsi leggermente.

Phobos, emettendo una specie di ringhio, gli veniva contro alzando la mano destra per dare slancio al fendente della sua arma, mente l'altro braccio era teso in avanti, tenendo l'altra lama in posizione di guardia.

La mano destra de dio descrisse un ampio arco, cercando di raggiungere la gola di Ikki.

Questi si abbassò, accucciandosi ulteriormente, mentre la lama tagliava alcuni ciuffi di capelli, che sporgevano dall'elmo del Cloth.

Il Saint saltò, raddrizzando repentinamente le gambe, nello stesso momento in cui Phobos si scagliava, stavolta col braccio sinistro, in un altro fendente mortale.

Evitato anche il secondo attacco, Ikki era salito di diversi metri.

"Adesso! Hoyoku Shinka Rembu!!!"

L'ondata di energia raggiunse Phobos, Che pose in avanti le due yuen, come per difendersi: inutilmente. Le lame presero fuoco, così come la corazza, avvolgendo Phobos in un abbraccio mortale.

"Ce... ce l'ho fatta. Ho sconfitto Phobos. Anche senza i suoi poteri mentali era un avversario temibile. Devo raggiungere Hyoga e Seiya, sento un Cosmo smisuratamente potente espandersi presso la sala del trono.

Ma cosa?"

Phobos si era rialzato. Il corpo, annerito, la pelle bruciata, ancora possedeva la forza per combattere.

Le braccia, ormai private dei bracciali, disintegratisi insieme a tutta la Bloodmail, erano fasci di pelle cotta,, i muscoli ben visibile, segnate dal sangue essiccato dalle fiamme. Ciò che era rimasto delle dita erano dei moncherini, privi totalmente di pelle, contorti e grotteschi.

I capelli erano ormai bruciati, lasciando il capo scoperto. Il corpo era lacero, annerito, con ferite tali che un uomo normale, se sopravvissuto, sarebbe stato paralizzato dal dolore, vista la gravità dell'ustione. Ma la cosa più spaventosa dell'apparizione del dio era il viso. Libero dalla maschera, mostrava un naso scarnificato e una bocca, priva di labbra, le gengive e i denti, appuntiti e simili a zanne di coccodrillo, asimmetrici, si aprivano in un profondo respiro.

Ikki senti la propria vista annebbiarsi.

"Ma cosa... Cos'è questo senso di vertigine che mi sta assalendo? Mi sento come... un coniglio di fronte ad un serpente. Conscio del predatore, ma comunque incapace di reagire.

Phobos! È opera sua, ma come? Ho eliminato i suoi poteri psichici.

Possibile che sia.. il suo respiro?"

'Così è, Saint di Athena!'

La coscienza di Phobos, ancora viva nonostante gli effetti del Genmahoken, si stava palesando, parlando attraverso il Cosmo pauroso che avvolgeva il suo corpo martoriato.

' Distruggendo la mia Bloodmail, Hai scatenato la più potente delle mie risorse, il Sospiro della Paura. Dalla mia bocca vengono esalazioni simile a un gas nervino, in grado di intorpidire i sensi e portare gli uomini alla follia prima, poi a una catalessi mortale.

E presto, il mio venefico potere invaderà l'intero palazzo. Solo mio padre sopravvivrà, decretando la nostra vittoria!'

"Non... non così in fretta, Phobos! Se è un potere legato alla mente, sono in grado di contrastarlo."

' E come pensi di fare? Barcolli, a stento ti reggi in piedi. Per te, ormai vi è solo un sonno mortale.'

Ikki inciampò su se stesso, le gambe non più in grado di tenerlo in piedi. Inginocchiato, sembrava rendere la resa al letale avversario che su di lui torreggiava.

"Hai ferite che ucciderebbero chiunque, e non solo non sei morto. Esiste un solo modo per evitare il peggio, farti esalare l'ultimo respiro. Hoyoku Tensho!"

Ikki colpì, ma l'energia scaturita dalla sua mano era sorprendentemente debole, e si disperse nell'aria, raggiungendo sì Phobos, ma con l'effetto di gocce di poggia di un acquazzone estivo.

"Cosa? Perché il mio pugno è così debole?"

'L'aria è totalmente impregnata del mio veleno, che si lega all'ossigeno, alterandone le proprietà. Per questo, il tuo colpo non può generare molte fiamme, e la sua forza risulta ridotta al due per cento. Con un potere così misero, non riuscirai a sconfiggermi prima di morire tu steso.'

"Se solo potessi arginare questo veleno, di certo moriresti per le ferite già riportate.

Non mi resta che giocare un'ultima risorsa. Houho Genmahoken!"

Di nuovo, Ikki aveva scagliato la propria energia mentale.

La sagoma che riproduceva il suo aspetto, formato dalle energie psichiche del Saint, si materializzò nello spazio oscuro. Con lui una seconda figura, lacera, sanguinante. L'Io psichico di Phobos.

"E pensi di poter prevalere abbandonando il tuo corpo? Sbagli! Anche in questo momento, il mio veleno si espande in tutta la Fortezza, rilasciando il suo mortale effetto."

"Non credere, non sono così ingenuo. Ma di certo, se tu non continuassi ad emettere quel maledetto gas, la ventilazione del palazzo lo eliminerebbe, limitando al minimo i danni. Per questo t ho portato nuovamente ad un confronto sul piano psichico. Se nella realtà mi sono indebolito, qui la mia forza rimane invariata."

"E cosa pensi di fare?"

"Prendere il totale del controllo del tuo corpo e chiudergli la bocca. E poi, eliminare ciò che è rimasto della tua psiche. Gli attacchi che subiamo qui, li risentiremo anche nel corpo, subendo collassi cardiaci o cerebrali."

"Umano, speri di avere buon gioco di me? Ciò che rimane è solo istinto animale, cieca violenza. Non puoi più trattenermi come hai fatto prima, l'energia che mi compone è tropo primitiva e selvaggia: non si farà mai imbrigliare. Se mi attacchi, sarò libero di reagire!"

"Me ne rendo conto. Ma fermarti, ha la priorità su tutto!"

"Piccolo bastardo, a tanto arriva la tua fedeltà ad Athena? Ti sacrifichi per lei? Ma sarà inutile!"

Phobos balzò contro Ikki, tendendo le mani deformate, e aprendo la bocca mostruosa, i denti pronti a lambire il nemico.

"Persino con i denti sei disposto a batterti? Non so se ammirare la tua abnegazione o compatirti.

Ma non posso permettermi di perdere, chiunque sia il mio avversario. Hoyoku Shinka Rembu!"

Alcuni minuti dopo, Shiryu e Shun varcarono le porte del salone di Phobos.

"Fratello!"

Shun accorse vicino al corpo di Ikki, che giaceva al suolo.

Il Saint dai lineamenti delicati tirò su il corpo del fratello, afferrandogli un braccio per sentirgli il polso.

"È ancora vivo. Il battito è debole, ma c'è! Fratello!"

Dalle palpebre chiuse, si vedeva gli occhi muoversi a destra e a sinistra. Lentamente, come se gli costasse un'immane fatica, Ikki aprì gli occhi.

"Shun! Sei arrivato, quindi...

Phobos!

Dov'è finito?"

"Da quel che vedo, lo hai sconfitto." disse Shiryu pacatamente.

Vicino al Saint del Drago c'era il corpo, malridotto e contorto, del dio che Ikki aveva fronteggiato.

Il Saint della Fenice, di scatto, si alzò per avvicinarsi a Shiryu, controllando il corpo del rivale.

Il petto non si muoveva, né si sentiva il benché minimo respiro.

Ma una cosa sorprese Ikki.

Il naso si era riformato sul viso, leggermente aquilino e lungo. E la bocca era ora chiusa da due labbra perfettamente disegnate.

Il viso, prima così spaventoso e ripugnante, era ora sereno e in pace.

"Così è questo l'aspetto della paura, una volta che la si è dissipata..." mormorò Ikki.

"Cosa hai detto, fratello?"

"Niente, Shun, solo una cosa tra me e me. Presto, non c'è tempo da perdere. Dobbiamo raggiungere Seiya e Athena!"

"Sì, fratello. Ormai sono molto vicini, percepisco chiaramente i loro Cosmi. Ma soprattutto, percepisco la forza sempre crescente di Ares!"

"Andiamo!!!" dissero insieme i tre guerrieri, uscendo dal salone.

Alla sala del trono, Hyoga bruciava il proprio Cosmo al massimo livello possibile.

Il Cloth del Cigno aveva assunto le sembianze dorate, tipiche di quando uno dei Saint dotati di God Cloth raggiungeva il sommo apice del proprio Cosmo.

Il biondo guerriero continuava a mantenere il potere dell'Aurora Incandescence, generando un gelo innaturalmente potente, al di sotto del gelo assoluto. Una qualsiasi altra creatura, di fronte a questo potere, sarebbe svanita. Ma non un Dio. Il Cosmo di Ares, se pur non riusciva a respingere l'immane potere scatenato dal Saint, ne limitava gli effetti, permettendo all'Aurora Incandescence di generare ghiaccio attorno al corpo stesso del Dio della Guerra. Tuttavia, questo favoriva comunque il paladino di Athena: trattenere Ares fino a quando Seiya non avesse liberato Athena.

Ma il Cosmo del Dio, rinchiuso in una coltre gelata che deformava la sua immagine, continuava ad espandersi all'infinito.

"Hyoga del Cigno! Sei un mortale dagli eccezionali poteri. Ma ti illudi, se pensi di potermi trattenere, se io non lo desidero. E ora, è giunto il momento di concludere questa farsa!"

L'Azza di Kratos e lo Scudo di Bia, rimasti appoggiati al trono del Dio della Guerra, incominciarono a splendere, circondati da un cosmo scarlatto.

Le due armi sparirono.

Il ghiaccio che imprigionava Ares esplose, mentre il Dio si liberava, brandendo in alto la spaventosa azza.

Il mantello, che prima ricopriva la Bloodmail, era andato distrutto, disintegrato dal gelo di Hyoga.

La Bloodmail era ora visibile.

La corazza era formata da innumerevoli placche piramidali, che variavano di grandezza a seconda della parte del corpo che ricoprivano. I fianchi erano avvolti da una cintura in cui era agganciato, alla fibbia, una placca triangolare, dai bordi rialzati, simile a uno scudo che scendeva a proteggere l'inguine della divinità, fino all'altezza dei ginocchi, mentre sui fianchi, altre due placche ovali, dalla superficie irregolare, scendevano, proteggendo anche arte della coscia.

Dalla schiena, si alzava due strutture, formate da quattro lame arcuate, simili ad artigli, sostenute da due archi metallici, dalle forme quasi aggraziate, che terminavano con due lame molto più lunghe, che si alzavano con un arco sopra la testa di Ares, per poi scendere in una pinta più sottile, che si arcuava verso l'esterno. Queste due lame, nella parte superiore, ricordavano la punta di una sciabola, mentre il filo e la parte inferiore avevano decisamente l'aspetto di un'ascia.

Tale era la Bloodmail di Ares. Una corazza concepita, in tutto e per tutto, per la battaglia.

Hyoga era frastornato, nel vedere il Dio libero dal gelo che aveva evocato, ma l'esitazione durò un millesimo di secondo.

"Aurora Incandescence!"

Di nuovo, il Saint sprigionò il suo sommo potere.

"Pensi che questo colpo abbia ancora una qualche efficacia?"

Ares si protesse con lo scudo, agganciato al braccio sinistro: le gelide energie di Hyoga si scontrarono sulla lucida superficie, svanendo nel nulla.

"Cosa? La mia Aurora Incandescence, vanificata così?"

"Perché pensi che Athena mi abbia privato di questo scudo? Esso è in grado di assorbire qualsiasi forma di energia, vanificando, di fatto, qualsiasi aggressione, e rinforzandosi di volta in volta. E non hai visto niente!"

Il Dio alzò l'azza, portando indietro l'estremità su cui c'era l'enorme ascia bipenne.

Poi, con un movimento fluido, quasi privo di peso, fendette l'aria, generando una corrente d'energia devastante. Hyoga si scansò di lato, venendo raggiunto solo di striscio dall'enorme energia del Dio.

Ma era talmente potente da incrinare la corazza del Cigno.

Le pareti dietro al Saint crollarono di colpo.

Hyoga, tramortito dagli effetti dell'assalto del Dio, cadde a terra.

"Ti sei battuto bene, mortale, ma ormai, per te, è giunta la fine. Muori!"

Ares descrisse un secondo fendente, che sembrava destinato a porre fine alla vita di Hyoga.

Ma una figura, avvolta da bagliori simili alla luce del sole, si frappose, il braccio sinistro teso in avanti.

L'enorme energia si scontrò su quel braccio, e sullo scudo rotondo che in esso brandiva.

"Shiryu!" disse Hyoga, rialzandosi.

"Tutto bene?- chiese il Saint del Drago- Siamo arrivati appena in temo, a quanto pare..."

Avviando a Shiryu e Hyoga, apparvero anche Shun e Ikki.

"Ares! Lo Scudo del Dragone vanta un'incredibile resistenza. Il sangue di Athena e il Cosmo portato al massimo livello ne accentuano i poteri, così come ho appena dimostrato."

"Umano, credi davvero di aver parato il mio colpo. Voi mortali siete dei tali illusi. Non vi accorgete della vostra inferiorità, se non quando venite schiacciati. Guarda lo scudo di cui tanto ti vantavi, Saint del Dragone!"

Appena Ares pronunciò queste parole, lo Scudo esplose, lasciando il braccio sinistro nudo e ferito.

"Possibile? Eppure, il mio scudo, in questa forma, aveva resistito persino all'assalto di Hades."

"Sciocco mortale! Quando vi siete scontrati col Dio dell'Oltretomba, la maggior parte del suo potere era rivolta a generare la Greatest Eclipse! Non ha certo usato su di voi il massimo potere concessogli. E lo stesso capitò quando vi trovaste faccia a faccia con Poseidon, il cui massimo potere non vi ha travolti solo per l'intervento di mia sorella.

Ma per me, è diverso. Io non uso il mio Cosmo per attuare un mistico genocidio, bensì per mutilare, dilaniare ed uccidere chi mi sbarra il passo.

Questo è il mio vero potere.

Endless World War!!!"

L'energia di Ares esplose nuovamente sulle lama dell'azza, ma anche sul contorto peso conico dell'altra estremità dell'arma.

L'energia così sprigionata era migliaia di volte più devastante degli attacchi precedenti.

Shun tentò di proteggere se stesso e tutti gli altri avvolgendo la Circle Chain in posizione di difesa, e generando a Twister Defence, ma fu tutto inutile: in una frazione di un attimo, l'Endless World War travolse tutto e tutti.

I quattro eroi caddero.

Le Cloth erano andate distrutte. Solo pochi pezzi sopravvivevano.

La corazza di Ikki, all'altezza del petto.

Entrambi i bracciali di Shun, con le catene ormai piene di crepe.

Il copri spalla destro e lo schiniero sinistro di Hyoga.

Il bracciale destro e la cintura di Shiryu.

"Allora è questo... il vero potere di un Dio?" disse Hyoga con voce rotta, affannata.

"Un potere devastante. Se Ares ha ragione, solo il fatto che stessero generando dei cataclismi ha impedito Poseidon e Hades di colpirci con eguale potenza." sussurrò Shiryu.

"Cosa possiamo fare? I Cloth sono andati quasi totalmente distrutti. E siamo tutti allo stremo, gli è bastato un solo colpo per ridurci alla sua mercé! Non abbiamo nessuna speranza...."

"Sbagli, Shun! Esiste ancora una speranza ed è lì, dietro al trono di Ares- affermò Ikki, con tono deciso- Seiya!"

Il Dio della Guerra si voltò, lasciando alle sue spalle i quattro ragazzi, scompostamente stesi al suolo.

Seiya continuava a colpire la Rete della Vergogna, ma tutti i suoi colpi risultavano essere inutili.

Il sigillo di Ares, pura energia che il Dio aveva impresso alla struttura metallica della Rete, non cedeva, rendendo quelle maglie metalliche così sottili assolutamente impenetrabili. Solo un'energia uguale, o superiore, poteva sciogliere il sigillo, liberando Athena.

Ma per quanto Seiya tentasse, bruciando fino allo stremo il Cosmo, espandendolo inverosimilmente, nessun colpo aveva dato i risultati sperati.

La rete era lì, perfetta, inattaccabile, inalterata.

Seiya la fissava, avvolto dal suo Cloth dorato.

"Non ci posso credere! Ha resistito ad ogni mio attacco! Non mi resta... che tentare con il Kenseiken, per quanto non sappia ancora dominare questo colpo.

Pegasus, Kenseiken!"

Le maglie vennero scosse dal misterioso colpo del giovane, ma rimasero inalterate.

"Non l'ha respinto! Ha respinto il Ryuseiken, il Siuseishippu, il Jinseikken, ma non il Kenseiken! Se potessi disporre di più energia, forse potrei davvero rompere questa Rete."

Silenziosamente un fascio di energia investi, dalle spalle, il Saint di Pegasus.

La parte sinistra dl Cloth andò in frantumi.

Seiya , sanguinante, si girò.

Di fronte a lui si ergeva Ares, minaccioso.

"Ares! Cosa ne è stato di Hyoga?"

"il Saint del Cigno, insieme gli altri mortali giunti in suo aiuto, è caduto dopo un solo attacco.

Resti solo tu, ragazzino!"

"Allora, venderò cara la pelle e ti costringerò a liberare Athena!"

"Non così in fretta, moccioso! Se non sbaglio, sei stato tu a sconfiggere Alexandros! Per questo voglio darti la possibilità di salvarti la vita.

Unisciti a me in qualità di nuovo Warmaster!

Avendo battuto Alexandros, ne hai tutto il diritto, devi solo abiurare Athena, e questo potere sarà tuo!"

Ares tese in avanti l'azza, come a voler indicare Seiya con la sua punta. Le lame dell'ascia rilasciarono un'aura scarlatta, che avvolse Seiya.

"Ma cosa?"

Il Cloth si stava rigenerando tornando a rivestire suo corpo.

Ma c'era una differenza!

Il metallo stava cambiando colore.

Non l'oro che segnalava il raggiungimento del massimo potere.

Ma stava diventando rosso.

Rosso come le corazze di oro scarlatto dei seguaci del Dio della Guerra.

Inoltre, vi erano delle differenze: le ali del Cloth, comprese quelle che formavano gli speroni e quelle ai lati dell'elmo, non finivano più con punte arrotondate, ma con punte triangolari, acuminate e affilate.

Il corpo stesso di Seiya si stava modificando. I muscoli si gonfiarono, mentre il corpo cresceva di alcuni centimetri. I bicipiti sembravano scoppiare!

La pelle assunse un colore scuro, tra il marrone e il rosso.

Gli occhi, castano rossastri, divenendo di un rosso vivo, mentre la parte bianca diventava rosa, iniettati di sangue.

I capelli, già scuri, divennero neri, privi di riflessi, sia rossi che blu.

I lineamenti del viso si fecero più spigolosi, marcati, come fossero rozzamente intagliati sul la faccia.

Seiya aprì la bocca, emettendo un ruggito minaccioso. I canini si erano visibilmente allungati, diventando ancor pi triangolari e appuntiti.

"Seiya, accetta di servirmi e questo potere sarà tuo. Diventerai il guerriero più potente che mai ci sia stato!"

"Lascialo stare!"

Ares si voltò.

Dietro di lui, in piedi a fatica, i quattro Saint, stremati, ma pronti a combattere per salvare l'amico, il compagno, il fratello in difficoltà.

"Piccoli insetti. I vostri Cloth sono a pezzi, le vostre forze sono allo stremo, e osate contrastarmi?

Non so se siete più coraggiosi o folli. A stento avete sconfitto Eris, Deimos e Phobos. E insieme non siete riusciti a contrastare Alexandros, che, invasato del mio potere, possedeva una Cosmo pari a quello di un dio incarnato in un mortale.

Pensate forse di poter affrontare, stremati come siete, il Dio della Guerra?"

"Osiamo! Siamo Saint e per difendere Athena e l'umanità, siamo pronti a tutto!" disse Shiryu con orgoglio.

"Seiya, cosa ti sta succedendo?" Shun appariva estremamente preoccupato.

"Il vostro compagno ha sconfitto, a solo, Alexandros. Secondo le mie leggi, questo gli da il diritto di diventare il nuovo Warmaster, deve solo giurarmi eterna fedeltà. E siccome le Bloodmail son andate distrutte, il mio Cosmo, invasandolo, sta trasformando la sua Cloth in una Bloodmail. Tutto quel potere, porterà il suo corpo e il suo Cosmo alla massima potenza raggiungibile. Nessuno è mai stato indifferente a una simile forza. Presto, disporrò di un nuovo potentissimo Warmaster. Immaginate! Seiya possiede già un potere deicida, che unito a quello che conferisco al Warmaster, lo trasformerà nell'arma vivente più potente che io abbia mai avuto! Con un tale seguace, potrò muovere guerra a chiunque!"

"Non lo permetteremo!Thunder Wave!"

Shun scagliò entrambe le catene contro il Dio, che le intercettò con l'azza, facendole legare attorno all'asta e alle lame dell'ascia, per poi tirare indietro l'arma e trascinare versi di sé il Saint di Andromeda, portando in avanti l'altra estremità dell'arma, in modo che il giovane ne venisse trafitto.

"Shinryunagi!"

Shiryu scagliò il suo nuovo colpo contro il Dio, che avvertendone l'enorme potere, tirò indietro l'azza, sbilanciando Shun e facendolo cadere a terra, ma ponendo fine ala sua mortale avanzata, e parò il fendente con lo scudo.

"Aurora Incandescence!"

"Hoyoku Shinka Rembu!"

Anche i colpi di Ikki e Hyoga si infransero sulla lucida superficie dello scudo, senza procurargli danno alcuno.

"Poveri stolti! Nessuno dei vostri colpi potrà mai infrangere questo scudo. Ma è tempo di porre fine a questa patetica lotta.

Endless Word War!"

Ma poco prima che Ares facesse scendere la propria arma, scagliando la sua tecnica definitiva, un ruggito sordo.

Ares si bloccò, voltandosi e guardando, compiaciuto, Seiya.

Ormai la corazza era completamente ricostruita, ma adesso era di un rosso scuro, brillante e scintillante.

Il respiro di Seiya, impregnato dal potere del Dio, appariva come una nebbiolina rossastra, evanescente, venefica.

Gli occhi, totalmente impregnati di sangue, erano diventati di un rosso acceso, colore che assumevano anche sotto certe luci, ma la parte bianca, a causa dell'enorme afflusso di sangue, era divenuta totalmente nera.

Seiya si dispose in posizione d'attacco.

"Bene, così ti sei finalmente arreso al mio potere. Allora, poni fine alla vita di coloro che furono i tuoi compagni. Sarà il segno della tua totale abiura di Athena e della tua sottomissione a me!"

"No!"

"Seiya, non cedere!"

"Ricorda chi tu sei! Un Saint di Athena!"

"Un guerriero della speranza!"

Seiya fece esplodere il proprio Cosmo, insensibile alle parole dei suoi compagni.

Le ali della corazza si aprirono, il Cosmo esplose, scintillando.

"Aaaaaargh!- urlò l'eroe- Pegasus, Kenseiken!!!"