ASSEDIO!!!

 

"Torniamo, ragazzi, verso il mondo della luce"

Nell'oscurità, una voce ultraterrena squarciò il silenzio con queste parole, là dove il sole non arrivava a splendere.

Nello spazio distorto, l'unica luce proveniva da un unico corpo celeste...nel cielo solo costellazioni di stelle che non emettevano luce, anzi, sembravano negarla!

Il corpo luminoso, anch'esso emetteva una luce sinistra, se non fosse stata l'unico oggetto a scintillare nell'oscurità, sarebbe passato inosservato.

La luce, o meglio, la non-luce emessa da quell'astro sinistro tremolò, poi sembrò espandersi e poi comprimersi.

L'oscurità dell'ultra dimensione, le stelle oscure che la formavano sembravano essere attirate dal corpo celeste, che ancora si espandeva.

Un boato squarciò il silenzio, come il crollo di un palazzo enorme.

L'astro lontano esplose in un'innaturale supernova.

Poi da quella supernova, un risucchio, come per riempire un vuoto infinito che si era creato al centro di quello spazio d'oscurità: il buio e le stelle sinistre sembravano attirate più che respinte, dall'esplosione in atto...

Agli estremi confini di quello spazio indefinito, un muro. E in mezzo al muro, un'apertura, come una galleria scavata rozzamente. Sul ciglio del muro, distesa compostamente, una fanciulla, morta, riposava il suo sonno eterno, gli abiti e i capelli neri risaltati dal colorito pallido del suo viso perfetto.

Il muro, la ragazza, e tutto ciò che si trovava oltre vennero implacabilmente attirate dal risucchio innaturale, un Esplosione Infinita che dava luogo all'Implosione Eterna.

Tutto ciò che poteva essere materiale, ai confini di quello spazio distorto, venne risucchiato. Con un ultimo lampo, la non luce scomparve.

Rimase solo il buio, la tenebra più fitta. E in quel buio, per la prima volta apparì la vera Luce!

 

 

 

Erano passati sei mesi dalla fine dell'ultima Guerra Sacra. Tutti i fortunati abitanti del pianeta non si rendevano conto della tragedia che era stata sul punto di abbattersi su di loro.

Fortunati.

Solo un ristretto numero di individui sapeva ciò che l'umanità e il pianeta Terra aveva rischiato: l'annullamento della vita stessa!

Jabu si deterse nuovamente la fronte dal sudore. Lui, insieme ai sopravvissuti, si stava dando da fare per ricostruire il complesso dedalo di edifici che si ergevano lungo la montagna.

In un luogo imprecisato della Grecia, poco lontano da Atene, in una zona montuosa, ben nascosti da qualsiasi sguardo, vivente o artificiale, si ergono una serie di edifici che farebbero la gioia di ogni archeologo.

O forse bisognerebbe dire si ergevano: nell'ultimo scontro i danni causati dagli scontri avevano raso al suolo due degli edifici, mentre quattro erano stati danneggiati.

Perché quel luogo era il Santuario di Athena, teatro di innumerevoli scontri, e sede della Dea in Terra. Infatti, fin dall'epoca dei miti, Athena, Dea della Guerra e della Giustizia, rinasce sulla Terra per proteggerne gli abitanti.

I Seguaci della dea, detti Sacri Guerrieri, o Saint, avevano nel Santuario il loro quartier generale. Da lì erano sempre partiti i coraggiosi difensori dell'umanità sfidando chiunque, Dio, Titano o Gigante, che minacciasse la pace.

O almeno così era sempre stato. Saori Kido, l'attuale incarnazione della Dea, era scomparsa durante l'ultima Guerra Sacra contro il dio Hades, Dio della Morte, il più pericoloso nemico della Dea. Di certo avevano vinto, perché la sconfitta avrebbe significato l'annientamento di ogni forma di vita sul pianeta!

Ma la Dea non aveva ancora fatto ritorno. I Saint rimasti, per tenere fede al giuramento fatto alla dea, avevano deciso di ricostruire il Santuario.

Fortunatamente, Saori, oltre che essere una Dea, era anche a capo della Fondazione Grado, che la rendeva una delle persone più ricche del globo, e di certo con notevole risorse!

Al momento dell'ascesa di Saori come Athena, la Fondazione era stata annessa, pacificamente, al servizio della causa: i Saint potevano usufruire di tecnici e materiali utili alla ricostruzione.

Il Santuario, come sanno coloro che lo conoscono, è una serie di edifici, di templi greci.

I primi dodici Templi, o Case dello Zodiaco rappresentano le dodici costellazioni Eclittiche: Ariete, Toro, Gemelli, Cancro, Leone, Vergine, Bilancia, Scorpione, Sagittario, Capricorno, Acquario e Pesci. Oltre la dodicesima casa, si ergeva il Tempi del Sacerdote, colui che era il braccio destro della Dea. Infine, sopra a tutti i templi, c'è il tempio di Athena, dove, fino a sei mesi fa, si ergeva la statua sacra della Dea.

Ora la statua era scomparsa, la quarta e la sesta Casa del Santuario erano state rase al suolo, e ingenti danni avevano subito anche la terza Casa e il Tempio del Sacerdote...

Materiali e tecnici erano stati inviati da Tatsumi, segretario e uomo di fiducia di Saori, l'unico a conoscenza della vera identità della fanciulla, tenendoli però all'oscuro della località dove si trovavano. Molti credevano che si trattasse di un'operazione di restauro di uno scavo archeologico finanziato dalla fondazione. Il lavoro procedeva, fortunatamente. La sera, i tecnici andavano a riposare in un accampamento allestito nel vicino villaggio d Rodorio.

Jabu guardava il tramonto, l'aria della Grecia trasportava dalle coste il calore del Mare.

Era stata una giornata di lavoro: Jabu, insieme ad altri Saint, naturalmente in incognito, lavoravano come operai. Era raro, per un Saint, occuparsi di questioni in un certo senso normali: i Saint vivono quasi sempre con la morte alle spalle!

Mentre alcuni Saint lavoravano tra gli operai per riportare il Santuario al suo splendore, altri addestravano nuovi guerrieri, tra i quali, forse sarebbero sorti nuovi Sant: l'assenza di Athena aveva lasciato nei loro cuori un vuoto, ed erano in pochi, troppo pochi. Se fosse apparso un nemico forse non sarebbero riusciti ad affrontarlo, quindi dovevano trovare nuove forze.

Per molti, combattere vuol dire usare un'arma contro un rivale; ma Athena, che odia le armi, concede a pochissimi dei suoi seguaci di farne uso, e in ogni caso tutti devono poter usare il proprio corpo come un'arma potente. I Saint sono grandi esperti in diverse arti marziali, ma applicano ad esse la più temibile forma di combattimento, l'arte della Manipolazione Atomica. Attraverso la forza interiore, i Saint possono manipolare la materia ottenendo poteri straordinari, come la distruzione della materia attraverso la distruzione degli atomi, l'arte basilare per un Saint! Solo chi possiede una difesa adeguata, e la stessa misteriosa energia che dona tali poteri può sopravvivere a un simile attacco. E quel potere incredibile si chiama Cosmo.

Era ormai calata la notte, ma Jabu non andava a dormire: pur avendo lavorato duramente tutto il giorno non riusciva a togliersi un senso di inquietudine, e girava lungo i confini del Santuario, di sentinella. Lì c'era sempre stato il potente Cosmo di Athena, un'invisibile barriera che obbligava coloro che erano al suo interno ad obbedire a regole precise. Ma il Cosmo della Dea era scomparso e, pochi com'erano rimasti, il pericolo di un attacco era reale.

La notte calò velocemente. Jabu scrutava l'orizzonte, il cielo sereno e stellato. Improvvisamente vide qualcosa di sconcertante: in lontananza, il cielo sereno fu squarciato da un fascio luminoso, un fulmine, che sembrò abbattersi sula terra. La vista era sconcertante perché il cielo, anche il lontananza, era limpido e sereno!!!

Jabu si stropicciò gli occhi; forse era solo un'allucinazione dovuta alla stanchezza!

Ciononostante riprese il suo giro di ispezione: presto avrebbe raggiunto gli altri e Ban e Geki gli avrebbero dato il cambio!

Oramai l'oscurità era calata, quando Jabu, che ormai aveva completato il suo giro d'ispezione, avvertì qualcosa, come un pizzico di una vespa dietro la nuca che pulsava.

Si acciglio. Quello che percepiva lo preoccupava. Non era un dolore fisico ma una percezione che solo coloro che erano dotati di poteri come i suoi avevano: Jabu stava percependo un Cosmo, un Cosmo in rapido avvicinamento. Il giovane Saint inizio a correre, i capelli castano chiari scompigliati dalla velocità della sua corsa.

Si fermò.

"Fatevi vedere!" ormai lo percepiva chiaramente, il Cosmo dei nuovi arrivati: animalesco, aggressivo oltre l'immaginazione.

Li vide muoversi, chiazze rosse nell'oscurità.

"Maledetti non mi sfuggirete", urlo Jabu scagliandosi contro i fuggitivi. "Unicorn Gallop" urlo il giovane, accumulando il proprio Cosmo e concentrandolo sulle gambe: con una serie di salti, Jabu raggiunse gli avversari colpendoli con la sua tecnica segreta: l'energia sprigionata dai calci del Saint investì gli invasori in fuga, che caddero a terra, morti. Jabu li osservò: vestivano una corazza molto semplice che lasciava scoperta buona parte del corpo come le protezioni in cuoio dei soldati del Santuario, uomini che non avevano superato l'addestramento di Saint, pur sopravvivendo, e che rimanevano come difensori della Dea. Ma le protezioni degli invasori non erano in cuoio: erano in un lucente metallo di un rosso brillante, splendente e intenso.

Improvvisamente Jabu venne colpito a una forte energia. "Me*/@,-disse tra se- ce ne son altri."

"Chi sei ragazzino per opporti a noi? Vattene o morirai!" disse una voce nel buio.

"Mph, di solito è educazione presentarsi per primi, quando si arriva in casa altrui.... e prima di fare vuote minacce! I tuoi compagni, come vedi, hanno fatto una brutta fine!"

Un Cosmo di un rosso intenso cominciò a bruciare, accecante nel buio.

"Piccolo bastardo! Osi paragonare me a quei vermi che hai ammazzato! Non sai con ci hai a che fare ma lo imparerai a tue spese..."

Nel Cosmo color sangue emerse una figura: anch'egli vestiva un'armatura una corazza rosso sangue, ma più elaborata, più estesa sul corpo. Il suo cosmo era aggressivo e generava una pressione notevole.

"Io solo uno degli eletti del grande Dio Ares, rivestito dalla Bloodmail, la corazza che distingue i seguaci del Dio della Guerra. Sono un Bersesker di Ares, Kevin della Donnola"

L'avversario di Jabu era un ragazzo di circa 30 anni, i capelli, neri e corti, stavano sotto un elmetto, simile a un cerchietto per tenere fermi i capelli, ma molto più elaborato.

Vicino alle orecchie, una protezione a forma di zampe artigliati proteggevano la testa e le orecchie stesse, unendosi sopra la fronte, da cui scendeva un para naso. Sopra la testa uscivano dall'elmo una serie di fili in metallo rosso che formavano uno scriniero, simile a una coda, che si muoveva a ogni movimento di Kevin. Una placca metallica proteggeva la fronte. I copri spalla, rotondi, seguivano i contorni delle spalle, finendo con una protezione triangolare. Alle braccia, protezioni metalliche arrivavano fino al pugno sul dorso della mano, dove il metallo era modellato a guisa di artigli fino alle nocche. La cintura, sempre metallica comprendeva protezioni che scendevano, due lungo i fianchi, altri due davanti e dietro centralmente; sotto la fibbia della cintura, la protezione era modellata in modo da riprodurre il muso di donnola, affilato e quasi triangolare. Gli occhi castani guardavano rabbiosamente Jabu, le labbra sottili schiuse in un ghigno beffardo, Il corpo, di circa un metro e ottanta centimetri d'altezza, era snello, muscoloso ma non imponente, un fisico da atleta o contorsionista.

"Bloodmail..? Ares...? Pensi forse di impressionarmi?, Prendi questo. Unicorn Gallop!" Jabu si scagliò sull'avversario con una serie di calci che erano il suo colpo segreto.

I calci erano il punto forte di Jabu e il suo maestro, Luis, aveva insegnato al giovane giapponese come servirsene al meglio. E per perfezionarlo gli aveva insegnato il Savatè, l'arte marziale francese che allena a combattere esclusivamente con gambe e piedi, muovendoli rapidissimamente. Ma nessun praticante di Savatè poteva essere veloce come un Saint, i cui movimenti superavano la velocità del suono!

Tuttavia, i calci di Jabu non colpirono Kevin; l'uomo rivestito dalla sua corazza rossa schivava, parava abilmente ogni colpo. A un certo punto, Jabu si piegò in due: Kevin aveva superato il suo attacco colpendolo violentemente sulla bocca dello stomaco.

"Idiota- lo sbeffeggiò Kevin- credevi davvero di potermi anche solo sfiorare?"

Imprimendo nuova forza sul braccio, Kevin scagliò in aria Jabu.

"Come..come è possibile"

"Sciocco Saint! Il mio Bloodmail rappresenta una donnola, un piccolo carnivoro in grado di cacciare animali rintanati in rifugi strettissimi, in grado di entrare in buche piccolissime. Allo stesso modo, io sono in grado di individuare e penetrare i punti vuoti delle tue difese, ma anche quelli durante i tuoi attacchi. E, lento come sei, sii certo di questo: per me è una cazzata farti a pezzi!"

"Figlio di...pensi davvero che basti un semplice pugno per intimorirmi? Adesso vedrai...!" Jabu inizio a espandere il proprio Cosmo.

Poco lontano, vicino al campo d'allenamento per i nuovi Saint, c'era la spartana costruzione che fungeva da casa ai Saint venuti da tutto il mondo al Santuario.

All'aria aperta, vari gruppi di persone, tra Saint, allievi o soldati, consumavano un lauto pasto. Seduti su un prato Ban, Ichi, Geki e Nachi, i compagni di Jabu aspettavano l'amico.

"Jabu è in ritardo" disse Geki, il più alto e grosso del gruppo, i capelli nerissimi scarmigliati.

"Sai com'è fatto Jabu, starà facendo facendo uno dei suoi soliti giri di perlustrazione..." gli rispose Ban, di poco più basso ma comunque tarchiato e robusto, scuotendo la testa irta di capelli bruni..

Ichi, smilzo con i capelli tinti di biondo in una cresta moicana, e Nachi, dai capelli neri a spazzola, annuirono. Conoscevano fin troppo bene Jabu!

Improvvisamente si voltarono. "Cos'è questo Cosmo così aggressivo?", mormorò Ichi con la sua voce stridula. Un'altra emissione di Cosmo, a loro ben nota, li fece scattare in piedi. "Jabu sta combattendo!!!" Pochi secondi dopo, un tonfo alle loro spalle lifece voltare: dietro di loro stavano sull'erba cinque scrigni grigi, ognuno decorato con diversi basso riglievi; uno di loro, il cui basso riglievo rappresentava un muso di cavallo sulla cui fronte si ergeva un unico corno, si era aperto col tonfo sordo che li aveva fatti voltare. Dallo scrigno un oggetto, come una cometa prese il volo nella direzione da cui provenivano i due Cosmi percepiti.

"Jabu..." mormorò Nachi.

Jabu stava facendo ardere ed espandere il proprio Cosmo. Improvvisamente dal cielo apparve come una cometa che si fermo sopra il giovane giapponese: non era una stella cadente, ma una statua metallica color viola che rappresentava un Unicorno. La statua si divise in parti andando a rivestire il corpo di Jabu. Si trattava del suo Cloth.

Ogni Saint possiede un Cloth simbolo del loro status e indispensabile protezione nei combattimenti. E poiché i Saint vivevano sempre con la Morte che gli alitava sul collo, ogni Cloth era legato a una costellazione celeste, che da sempre proteggeva il suo possessore predestinato e ne segnava il destino. Perché non si può diventare un Saint, solo esserlo. Jabu era il Bronze Saint della Costellazione dell'Unicorno. Il suo Cloth (che, per chi non lo sapesse è un'armatura), ricopri il suo corpo proteggendo le braccia le, gambe, la cintura, il petto e le spalle. Sulla testa di Jabu si poso la sua maschera, un semplice elmetto fatto in modo da allontanare i capelli dagli occhi, sulla cui cima era ben visibile un corno appuntito. Il giovane sentiva il suo corpo scivolare dentro la corazza e il metallo, per qualche magia o misterioso meccanismo formato dai suoi creatori, aderire al corpo, assecondando ogni movimento. Il Cloth dell'Unicorno, seriamente danneggiato nell'ultima Guerra Sacra contro Hades, era stato riparato con arte sapiente.

"Sono Jabu dell'Unicorno!-affermò con orgoglio-preparati alla lotta Bersesker!"

"Pfui, lotta? Lotta è quando due forze si oppongono, ma che tu ti opponga a me è quanto mai risibile..."

"A sì? Prendi questo, sbruffone: Unicorn Gallop!"

Jabu aggredì Kevin con una nuova sequenza di calci. Tuttavia il Bersesker sembrava riuscire a schivare elegantemente ogni colpo. Jabu durante un affondo, si proiettò all'indietro, eseguendo una capriola: sentì chiaramente il piede destro scontrarsi col mento di Kevin. "E' fatta!" pensò. Kevin sembrava cadere all'indietro, quando improvvisamente recuperò l'equilibrio e protese una mano verso la gola di Jabu, ancora a mezz'aria durante il salto.

Tenendo Jabu per la gola, Kevin spiccò un salto di diversi metri d'altezza, roteandolo come un pupazzo di pezza ed espandendo il suo Cosmo.

"Big Impact!", declamò una volta arrivato allo zenith del salto, portando Jabu sopra di sé e poi spingendolo in basso. L'energia del Cosmo di Kevin aumentò l' accellerazione della gravità; tenendo sempre Jabu per la gola, Kevin lo fece schiantare,sotto dilui, sulla terra rocciosa: l'impatto generò un rombo come di tuono e un cratere. Poi, chino, la mano destra sempre stretta alla gola del Saint, Kevin cominciò a correre trascinando il ragazzo per lanciarlo poi sulla parete della montagna.

"Deficiente! Contro un Bersesker come me, un cucciolo di bronzo poteva avere solo un modo per salvarsi: scappare!!! Ora non potrai neanche pentirti di non averci provato..."

Kevin sogghignò voltando le spalle alla galleria generata dal corpo di Jabu contro montagna.

"Lo credi davvero?" rispose una una voce affannata dietro di lui.

"Jabu sta combattendo, presto andiamo ad aiutarlo1" urlò Ban ad alta voce. I quattro compagni si alzarono in piedi come un sol uomo.

"Fermi!" Gridò una voce. Una giovane ragazza si era materializzata vicino al loro, il corpo già ricoperto da un Cloth di un viola moto cupo, quasi nero, le proteggeva il petto, le spalle, le braccia e le gambe. La protezione del braccio sinistro aveva l'aspetto di un cobra. L'elmo era più simile a un diadema. Sul viso, una maschera celava i lineamenti, una maschera priva di espressione, ornata da fregi neri attorno agli occhi. I capelli erano neri e lunghi. La ragazza era decisamente giovane, di pochi anni più vecchia di coloro a cui si era rivolta. Il corpo, snello ma formoso, non sarebbe sfigurato in una passerella d'alta moda. Era la Silver Saint della costellazione dell'Ofiuco.

"Shaina-san, perché non ci lasci andare?" chiese Ichi.

"Perché probabilmente non si tratta di un singolo attacco e dobbiamo vigilare anche per proteggere gli innocenti qui in zona." disse un'altra voce, più pacata. A parlare era un'altra giovane donna, i capelli castani chiari, incorniciavano la maschera inespressiva e senza fregi particolari; anche le indossava un Cloth, di un color azzurro scuro, che le ricopriva il petto le braccia, le ginocchia, la spalla sinistra. Dai fregi sul diadema e dalla forma del bracciale sinistro si capiva che era la Silver Saint dell'Aquila.

"Marin-san, cosa dobbiamo fare, allora?" chiese Nachi.

"Nachi-rispose Marin- tu e Ban raggiungete Jabu, voi altri riunitevi con gli altri Saint presenti; ci divideremo per sorvegliare il Santuario!"

"Sì!" risposerò i quattro giovani, riconoscendo il grado superiore delle due guerriere.

 

Jabu, ansimante usciva dal buco provocato da Kevin con il suo Big Impact.

"Mmf - sbottò il Bersesker- ha dell'incredibile che tu sia sopravvissuto, ma non credere che questo cambi le cose... Resti comunque inferiore!"

"Bastardo, chiudi quel cesso di bocca, o te la chiuderò io!"

Jabu si avventò correndo contro l'avversario, colpendo con calci e pugni. Ma Kevin, elastico e agile come un contorsionista, riusciva a evitare e parare i colpi, flettendo il corpo nelle maniere più improbabili. A un certo punto, il pugno guantato di rosso metallo colpì violentemente la bocca dello stomaco di Jabu; il ragazzo si sentì mancare il fiato, mentre il corpo si piegava, istintivamente, in avanti. Con un'agile piroetta su di sé, Kevin sferrò un calcio al volto del rivale. Il corpo di Jabu si sollevò da terra proiettato all'indietro. Kevin saltò, raggiungendo il ragazzo ancora a mezz'aria e colpendolo allo sterno con una violenta gomitata.

Finito a terra, Jabu sentiva la bile risalire nella gola per i colpi ricevuti, ma non si permise neanche un secondo di riposo, già Kevin si avvicinava per finirlo. Il Saint dell'Unicorno, rigirandosi su se stesso, attaccò il nemico con una spazzata, ma Kevin, rapidissimo, saltò evitando la gamba tesa di Jabu. Questi, rapidamente, sferrò un secondo calcio verso l'alto per colpire Kevin mentre era in aria, e non poteva evitarlo in alcun modo. Il calcio di Jabu andò a segno, raggiungendo il fianco di Kevin, che però replicò colpendo nuovamente, con un calcio allo stomaco, per poi allontanarsi.

Solo allora Jabu si lasciò andare ai colpi di tosse, vomitando bile. La gola gli bruciava, ma era ancora vivo.

"Piccolo bastardo, hai davvero la pelle dura. Ma ti sarai reso conto, ormai, della mia superiorità. Ammetti la sconfitta, Saint e ti darò una morte rapida e veloce."

"Fottiti!-replicò -Finché avrò fiato in corpo, continuerò a battermi!"

Di quel mentre arrivano Ban e Nachi. "Jabu! Tutto bene?" Ban, che ora indossa il Cloth di Bronzo del Leone Minore, si chinò per aiutare il compagno a terra.

"Bastardo,-urlò Nachi, furioso, rivestito dal suo Cloth di Bronzo del Lupo - adesso te la faccio pagare! Dead Howl..."Ma il pugno di Nachi rivolto contro Kevin con la tecnica segreta del Saint del Lupo viene fermato. "Jabu ma cosa..."

"Nachi, lui è il mio avversario. Ti ringrazio per la tua premura, ma voglio continuare io a combatterlo, finché avrò fiato..."

"Jabu, non è proprio il momento di dare prova d'orgoglio... Guarda come sei ridotto!" Ban, parlando, indicava i numerosi lividi, tagli e ferite sul corpo di Jabu.

"Non è per orgoglio che voglio continuare...ma Seiya e gli altri... loro non hanno sempre combattuto avversari superiori, riuscendo con perseveranza a sconfiggerli. Ora loro non ci sono e tocca a noi difendere il Santuario e tutto ciò che esso, che Athena, rappresenta. E poi- continuo lasciando il braccio di Nachi, rivestito di metallo verde tendente al grigio- se LORO dovessero tornare, voglio poterli guardare in faccia come chi ha compiuto il suo dovere fino in fondo!" Lo sguardo di Jabu si volse verso ilcielo stellato.

"Non voglio essere da meno dei nostri fratelli" mormorò ancora....

Jabu e gli altri, pur non parlandone mai, sapevano che loro, Seiya e gli altri Bronze Saint scomparsi durante l'ultima Guerra Sacra era tutti figli di uno stesso padre: Mitsumasa Kido, il ricco magnate fondatore della fondazione Grado, che aveva costrettoi suoi cento figli non riconosciuti a vivere l'inferno dell'addestramento per diventare Saint. Ormai da tempo, il rancore di tutti i ragazzi era scemato, grazie alla consapevolezza dei motivi che avevano costretto ad agire come aveva fatto. Ormai, quando pensavano a lui, rimpiangevano il fatto di non aver potuto amarlo come un padre... Potevano solo immaginare il suo strazio nel sacrificare i figli per amore della giustizia...ma se c'era una cosa che avevano ereditato da lui, era questo stesso amore.

"Toccante-affermò Kevin, battendo beffardamente le mani- ma il risultato non cambia, Jabu, io ti farò a pezzi, e poi ucciderò anche i tuoi amici, non credere di di avere anche mezza possibilità..."

"Jabu... sei sicuro di farcela?"

"Sicuro, Nachi, tu e Ban state e guardare!"

Jabu incominciò nuovamente a espandere il suo cosmo.

"Cosa credi di risolvere, vuoi ancora provare a colpirmi col tuo Gallop? Non ti rendi conto di quanto sia inutile?"

"Inutile... staremo a vedere!" Jabu saltò con tutta la sua forza. "Unicorn Jump", declamò, calciando con entrambi i piedi contro il Bersesker.

Kevin impallidì; percepiva chiaramente che questo colpo era molto più potente rispetto all' Unicorn Gallop, che, finora, era sempre riuscito a evitare o alla meno peggio parare.

"Notevole! Di certo, anche parandolo, questo colpo mi causerebbe parecchi danni...ma perché parare ciò che posso facilmente evitare?" e con uno scatto felino si scostò dalla traiettoria di Jabu, preparando il pugno per sferrare un nuovo colpo.

"No, Jabu, attento" urlarono all'unisono Ban e Nachi.

Ma il colpo di Kevin non arrivò; quando i piedi di Jabu; carichi di Cosmo e della forza dell'Unicorn Jump toccarono terra, l'energia racchiusa nel colpo si liberò in un'esplosione potente. Se Kevin fosse stato colpito, gli effetti del colpo sarebbero stato cento volte più tremendi, ma anche così, non ne uscì integro. L'esplosione, infatti aveva generato potenti onde d'urto, scariche dell'energia, che investirono Kevin, colpendolo in pieno e sbalzandolo a terra.

"Wow, Jabu..che potenza", si complimentò Nachi. Ban, non disse nulla: era rimasto senza parole!

"Bastardo, questa me la paghi...- urlò Kevin furente, rialzandosi-La mia Bloodmail!" La rossa corazza, infatti, era adesso piena di crepe, in più punti era stata sbeccata.

"Adesso mi hai stufato, st@*/etto di Bronzo!- Kevin assunse una particolare posizione di guardia, la mano sinistra aperta a guisa d'artiglio, in avanti, il palmo proteso verso Jabu, la destra, vicino al fianco, le dita aperte e contratte, molto prossime a chiudersi in un pugno-Adesso ti ammazzerò col mio colpo più forte. Rassegna l'anima al tuo dio, se ne hai uno! Deadly Hunter!"

La mani di Kevin scattarono, a una velocità quattro volte superiore a quella del suono, e i pugni saettarono contro l'unica breccia, l'unico punto scoperto nella guardia di Jabu; era come se centinaia di proiettili colpissero tutti lo stesso punto. Jabu tentò di reagire, ma ad ogni movimento, la traiettoria dei pugni cambiava, verso un nuovo punto scoperto. La violenza dei colpi sollevava Jabu da terra, tenendolo quasi a mezz'aria nel susseguirsi di raffiche...

Con un ultimo montante, Kevin scaglio indietro Jabu, che cadde dopo aver descritto una breve parabola. "Piccolo st@*/o,- ansimò il Bersesker affannato- hai avuto quel che meritavi. Crepa!"

"Maledetto bastardo..."Ban incominciava a muoversi, la sua armatura arancione sembrava fremere di rabbia come il suo Saint.

"Nachi, Ban fermi...-ansimò Jabu, con voce mozza- ho detto che lui lo sconfiggerò io, non immischiatevi..."

Incredibile ma vero, ancora una volta, Jabu si rialzava, ansimante, ferito, ma vivo.

"Come c@*# hai fatto a sopravvivere a quest'attacco?" Kevin strabuzzava gli occhi dalla sorpresa e dalla rabbia.

"Vorrei poter dire che i tuoi colpi non erano un gran che... ma in realtà erano davvero tremendi. Devo ringraziare il mio Cloth se sono ancora vivo. Durante l'ultima Guerra Santa, il mio Cloth e quello dei miei compagni erano stati quasi distrutto a causa del Dio Thanatos...ma grazie all'aiuto degli altri Saints sopravvissuti, è stato possibile ripararle, ed ora sono più solide che mai!-Jabu passò una mano sulla pettolina del Cloth; l'armatura, infatti non aveva riportato neanche una scalfitura-I tuoi colpi erano terribili, ma la maggior parte di essi sono stati assorbiti dal mio Cloth. Solo grazie a questo fatto sono ancora vivo."

"Fortuna, solo fortuna, Jabu, ma meriti i miei complimenti. Tuttavia ora che so tutto questo, ti attaccherò nuovamente, e stavolta concentrerò i miei colpi là dove il Cloth non ti protegge. Addio Jabu." Kevin si rimise nella sua posizione di guardia.

"Ne sei sicuro, Kevin?-replicò Jabu- Forza vediamo se stavolta riesci davvero a farmi fuori. Ma cerca di non sottovalutarmi, ti avverto!" Jabu non assunse nessuna posa di guardia, rimase eretto, il petto esposto verso Kevin, le braccia che penzolavano ai fianchi.

"Cos'è, un'ammissione di resa? Così mi rendi tutto più facile-gongolò Kevin- ma se credi che ci andrò più leggero, sbagli! Deadly Hunter"

I colpi di Kevin saettavano, come un branco di belve feroci sulla preda. Improvvisamente Kevin sussultò. Il pugno destro si fermò a mezz'aria, trattenuto dal piede sinistro di Jabu. "Cosa.. -disse Kevin con voce soffocata- Come hai fatto?"

" Lo hai detto tu, all'inizio del nostro combattimento: tu sei in grado di individuare i più piccoli punti scoperti nelle difese del tuo avversario e puoi penetrarle per colpire senza pietà. Ma, ora che non ho alzato alcuna difesa, sei stato tu a portare l'attacco. Non puoi ripetere due volte lo stesso colpo con un Saint, lo sanno tutti. Per me, ora come ora, è stato facile capire dove volevi colpire e reagire di conseguenza. Ho sferrato due calci per intercettare i tuoi pugni, così come gli eserciti convenzionali sparano colpi di contraerea contro i missili...Le tue braccia sono come minimo fratturate, e vedo che l'effetto dei miei colpi si è fatto sentire!" I bracciali della Bloodmail, infatti, che prima erano pieni di crepe per l'effetto dell' Unicorn Jump, adesso si stavano rapidamente sbriciolando.

"Bastardo, pensi che avere le mani ferite possa fermarmi? Prendi! Deadly Hunter!"

Ma Jabu fu più veloce..."Unicorn Gallop!": il primo calcio raggiunse Kevin alle ginocchia fratturandole e facendogli perdere l'equilibrio, vanificando il Deadly Hunter; allora Jabu spiccò un salto. Tempo prima, usava l'Unicorn Gallop come un attacco dall'alto, ma la sconfitta contro Shun di Andromeda, un altro Bronze Saint, durante le Galaxian Wars lo aveva portato e cercare nuove strategie per perfezionare quel colpo: aveva imparato a colpire più volte, quando prima poteva farlo una volta sola, a colpire più bersagli, a usare la sua tecnica come attacco frontale per sbilanciare l'avversario e finirlo con un attacco dall'alto...e proprio quest'ultima strategia, la stava finalmente sfruttando contro Kevin: il corpo del Bersesker, sbilanciato, non era più in grado di evitare l'assalto. Il Saint dell'Unicorno incominciò a tempestare il corpo del rivale con i suoi potenti calci: sembrava quasi che corresse su uno scintillante tapiroulan rosso! L'ultimo calcio colpì in pieno petto, sullo sterno, proprio nel momentoin cui Kevin cadeva a terra: si sentì distintamente il rumore delle ossa rotte. Agendo contro gli atomi che componevano la corazza e il corpo del nemico Jabu ne aveva distrutto le difese, del corpo e del Cosmo, distruggendo le ossa del rivale. Un rivolo di sangue usci dalla bocca di Kevin ormai agonizzante. Tossì, e altro sangue usci copioso dalla bocca.

"Jabu sei stato grande!"

"Nachi ha ragione, fratello, sei stato davvero fantastico! Se loro fossero qui, potresti stare di fronte a loro, da pari a pari."

"Non ancora da pari a pari, credo, ma sono contento di avercela fatta...C'è mancato un pelo, però." Jabu esibiva un sorrisetto, tra l'ironico e il contento.

"Idioti, pensate forse che sia finita?-rantolò Kevin, facendo girare verso di sé i tre Saints- Io e quei soldati eravamo solo un'avanguardia... Anche se hai vinto, Jabu, non è stata una vittoria facile. Hai meritato di vincere, lo ammetto, ma è solo per la superiore solidità del Cloth se non hai tirato le cuoia, prima, lo hai detto tu stesso.... e io non sono neanche uno dei Bersesker più forti! Presto ne verranno altri, forti come me e anche di più, e faranno scempio di voi. Ahaaaa!"

Con una rauca folle, selvaggia risata, Kevin morì, esplodendo per la distruzione degli atomi del suo corpo. E di lui non restò traccia...solo i resti della Bloodmail testimoniavano ancora la sua venuta.

Tuttavia i tre Saint non si sentivano tranquilli. Avevano l'impressione che nell'oscurità, centinaia di occhi rossi, iniettati di sangue, li stessero scrutando vendicativi e malevoli. Era ormai chiaro, il Santuario era sotto assedio!

 

A molti chilometri dal Santuario, nella gelata pianura Siberiana, a nord, dove il gelo è più intenso, si erge una città.

Raramente un viaggiatore è giunto in questo luogo. Una città medievale lontana dal mondo moderno e dalla politica, si autogovernava in quella distesa di ghiaccio e gelo.

Questa città si chiama Blue Grado.

L'attuale Capo Custode della città, Alexer, usciva proprio ora riunione dell'Assemblea cittadina, l'organo mediante il quale Alexer e gli altri Custodi discutevano sui bisogni dei cittadini e di come agire per soddisfarli... Fino a poco tempo fa, il ruolo di Alexer era ricoperto da suo padre, Piotr. All'epoca il giovane era a capo dei Blue Warriors, i soldati che proteggevano la città da attacchi esterni. Alexer, all'epoca, sognava la gloria, di conquistare le terre dell'occidente e dare nuovo benessere al suo popolo. Ma per perseguire questo sogno aveva dovuto opporsi al padre finendo con l'ucciderlo. Solo la sconfitta subita da parte gi Hyoga del Cigno, Bronze Saint, e al tentativo di suicidio dell'amata sorella Natassia aveva fatto capire il prezzo delle sue ambizioni. Con l'intercessione di Hyoga presso l'Assemblea della città, aveva ottenuto di espiare il suo parricidio governando con saggezza sul suo popolo. C'era voluto molto lavoro e impegno ma, nonostante inizialmente tutti vedessero in lui solo un parricida, alla fine si erano accorti del suo immenso amore per il suo popolo, della sua devozione, e lo avevano accettato, lo stimavano!

E lui, si sentiva soddisfatto, appagato dal lavoro di governante più di quanto lo sarebbe stato come conquistatore. Era la guida del suo popolo. Il suo protettore. E il guardiano del più grande tesoro della città.

Natassia non aveva più cercato di uccidersi, aveva ripreso a vivere serenamente come aveva sempre fatto in passato. Pochi mesi fa si era fidanzata con un altro membro del consiglio, Mikail, e tra pochi mesi i due si sarebbero sposati. Alexer sorrise: sarebbe stato proprio un bel matrimonio.

Si scosse dai propri pensieri quando sentì qualcuno arrivare, trafelato, dietro di lui. Era uno dei Blue Warriors. " Signor Alexer..." disse, a fiato corto.

"Dimmi, Nikolay, cosa succede? Riprendi fiato e dimmi tutto, con calma"

"Non c'è tempo...Alexer, mio signore, non so come... qualcuno...la Blue Way!"

Alexer impallidì: la Blue Way il tesoro custodito dai Blue Warriors e dalla città sin dal tempo dei miti.

Correndo, seguito da Nikolay, Alexer si recò lì dove si trovava la Blue Way. I corpi dei Blue Warriors in turno di guardia giacevano a terra feriti a morte.

La Blue Way, in apparenza un pozzo profondo, in realtà, Alexer lo sapeva bene, era uno dei pochi accessi a un regno quasi mitologico, che la sua gente difendeva da tempo immemorabile. I corpi a terra non lasciavano dubbi: Alexer aveva notato la disgregazione sub atomica dei cadaveri, ancora in corso! Gli assalitori conoscevano i segreti del Cosmo.

Alexer trassalì: era un fatto molto grave. Qualcuno si era introdotto nel regno marino di Poseidone!

 

Antefatto

Episodio S

La Volpe d'Argento

Dodici anni fa, in un piccolo villaggio di campagna, la popolazione è in festa.

Si festeggia la Santa patrona del paese, e quella sera, una processione accompagna la statua della Santa dal santuario a lei dedicato poco fuori dal paese.

C'era una banda sinfonica ad accompagnare la processione di persone raccolte in preghiera. Un giovanotto, alto ma un po' troppo grosso guardava la processione avanzare, i fedeli con in mano torce accese.

"Simon! Ei, Simon!"

Il ragazzo, sentitosi chiamare, si girò per essere travolto dall'abbraccio di una ragazza poco più basa di lui, snella e decisamente ben fatta, i lunghi capelli neri che incorniciavano il viso dai lineamenti delicati e i grandi occhi scuri e dolci, la pelle anch'essa scusa, abbronzata.

"E' una vita che non ti fai vedere qui in paese, Simon, tutto bene?"

"Beh, cosa vuoi, non posso lamentarmi..."

"Vieni Simon, devo presentarti una persona." Prendendo il ragazzo per mano, la ragazza lo trascinò vicino a un altro ragazzo, alto, magro e ben vestito. "Lui è mio marito! Ci siamo sposati un mese fa..."

Se, nell'oscurità della sera, qualcuno si accorse che Simon era trasalito dalla sorpresa, o non ci fece caso o non ne parlò mai: un'ombra di rimpianto passò negli occhi del ragazzo grassoccio: la ragazza, fin dall'infanzia, era sempre stata la sua miglior amica, ma era anche la ragazza che aveva sperato di sposare un giorno...

Anche se le scelte che aveva fatto, la strada che aveva intrapreso, lo avevano portato a rinunciare a questo sogno d'amore, la notizia appena appresa lo scuoteva dal profondo. Tuttavia, rapidamente, si riscosse.

"Piacere!- disse stringendo la mano al giovane slanciato- certo se me lo avessi fatto sapere per tempo, avrei partecipato volentieri alle nozze..."

Attendendo l'arrivo della processione, i tre scambiarono quattro chiacchiere. Arrivata la processione, ci fu lo spettacolo di fuochi artificiali.

Una volta sparato l'ultimo petardo, Simon chiese:" Quanto vi fermate?"

"Ripartiamo domani!" rispose il neo sposo.

Simon annui: "Bene allora, tanti auguri- disse abbracciando calorosamente la neo sposa- per tutto." Mise poi una mano sula spalla del giovane sposo.

"Forse è una raccomandazione inutile- incomincio Simon, mentre la mano incominciava ad esercitare una pressione superiore sul corpo e i piedi del ragazzo sprofondavano sul prato di terra dura e secca dove si trovavano- ma lei- e indicò la ragazza- è una delle persone a cui tengo di più a questo mondo!"

Improvvisamente successe una cosa strana: l'ombra della mano di Simon iniziò ad allungarsi, a deformarsi, assumendo la forma di un artiglio, di una lama affilata e dalla punta aguzza che esercitava una lieve pressione sulla gola del giovane sposo; questi trasalì: l'aveva sentita quasi come se un coltello affilato fosse stato posato su di lui!

"In ogni caso mi raccomando: vedi di farla felice; in caso contrario, potrei diventare davvero incazzato..."la pressione della lama sula gola aumentò lievemente.

I due sposini guardarono SImon, e quel che videro li lasciò sorpresi: invece del ragazzo grassoccio, videro un giovane, alto quanto lui e con i sui stessi occhi, ma magro e prestante. Attorno a lui c'era come un'aura, una luce argentea, misteriosa...

Rapidamente, la visione svanì a di fronte a loro riapparve il Simon con cui avevano conversato prima.

Simone tolse la mano dalla spalla del ragazzo e con un sorriso disse "Ancora auguri, comunque!" e si incammino verso il paese. Ma prima che scomparisse, lo sentirono dire ancora "Mi sa che mi puniranno, per questo..."

Era notte fonda, la festa era finita, i soli ancora in giro erano i giovani troppo intenti a bere birra e a fare casino per accorgersi di tre ombre.

La chiesa era aperta per chiunque volesse pregare: i gioielli che ornavano la statua della Santa durante la processione erano stati rimossi e messi in cassaforte, e non c'era altro di valore da rubare! Tuttavia tre ombre, furtive erano entrate in chiesa,avvolte in strani mantelli marroni, lunghissimi e dotati di cappucci.

"Ora tarda per visitare una chiesa- i tre si voltarono e videro Simon, il ragazzo grassoccio- soprattutto quando non si crede in nessun dio!"

"Ragazzino vedi di smammare altrimenti..."

"Immagino che il gioco valga la candela, insomma il Garmaniorum è una bella preda!" i tre trrassalirono.

"Insomma,-continuò Simon- la pietra utile per produrre il gamanium..Immagino vorrete usarlo per potenziare i vostri Black Cloth..."

"Ragazzino, tu sembri sapere troppo su di noi...Chi sei?"

"Sono solo uno inviato per fermarvi...ma se volete potete scappare!"

"Idiota, adesso ti facciamo pagare la tua insolenza!" urlarono due delle figure incappucciate, facendo cadere i mantelli.

Sotto il travestimento si nascondevano due uomini ricoperti da armature estremamente essenziali, che proteggevano solo una minima parte del corpo.

"Idioti" disse Simon. La sua immagine tremolò si oscurò e, improvvisamente, cambiò: al posto del ragazzo grassoccio apparve la figura prestante che aveva sorpreso i due sposi.

Ciò che restava della precedente immagine era un'ombra che Simon fece volteggiare verso i due aggressori. L'ombra si solidificò e colpì, come una lama, i due malcapitati uccidendoli in un secondo.

"Dunque tu manipoli le ombre e le solidifichi" disse il terzo sacrilego

"Beh, sì, è vero, e posso anche usarla per cambiare aspetto e mimetizzarmi..."

"Con me, Centauro Nero, una cosa del genere non funzionerà- disse facendo cadere il mantello e mostrando il suo Cloth, più elaborato e protettivo di quelli dei suoi seguaci.

"Prendi-continuò Centauro Nero-Tenebrous Flame!" dal suo pugno scatuìi una fiammata di un innaturale colore nero che avvolse totalmente Simon.

"Brucia!-Urlo Centauro Nero ridendo sguaiatamente-Brucia bastardo!"

Improvvisamente, la fiammata si estinse; illeso Simon faceva volteggiare la sua ombra attorno a lui. Adesso indossava il suo Cloth.

La fronte e i lati della testa erano protetti da un elmo a forma di rada criniera sormontata da due orecchie appuntite. Il coprispalla sinistro era rotondo e assecondava la linea della spalla, il coprispalla destro aveva la forma di un muso appuntito, sembrava appollaiato sul braccio con fare furbesco e indolente.

I bracciali andavano dal pugno fino al gomito, e sulla punta di questo assumevano la forma di una zampa artigliata, che sembrava aggrapparsi al braccio.

La cintura aveva una fibia rotonda affiancata da lamine metalliche che proteggevano parzialmente inguine e cosce.

La pettolina e i gambali, lunghi fino alle ginocchia, sulle quali terminavano con una punta, erano striate in una manier che ricorda il pelo di un animale.

Sulla pettolina, un'ulteriore protezione scendeva fino all'ombelico, rappresentata due agili zampe incrociate, che formavano un triangolo, gli artigli posati sullo sterno.

Centauro Nero Sgranò gli occhi. "Chi...chi c@*# sei?"

"HU- fece Simon- come se si accorgesse solo ora del rivale- io sono Simon, Silver Saint della Costellazione ella Volpe...-gli occhi, dapprima distratt a seguire l'ombra solidificata, che danzava intorno a lui, fissarono improvvisamente il Black Saint- e tu sei MORTO! Shade Claw!"

La lama d'ombra assunse la forma di un artiglio e colpi implacabilmente il Black Saint, uccidendolo all'istante.

La volpe d'argento aveva compiuto la sua missione. Quella sera stessa lasciò il paese...