XII CAPITOLO: Il Moloch si risveglia

Un livido bagliore inondò le nervature del tempio.

Zares sollevò il capo verso il simulacro, che si stagliava netto sul basamento marmoreo. Il sacrificio era compiuto... Il Moloch si era risvegliato... Il sangue di quel bimbo aveva distrutto la barriera del tempo e dei secoli...

L'emblema del tofet palpitò di feroci bagliori vermigli sul petto della statua e un leggero fremito trafisse la schiena del giovane. Lo spirito del suo signore aveva posseduto il Tempio...

Posò il ginocchio sul freddo pavimento.

-Zares, mio diletto... Hai atteso il mio ritorno.-esordì d'un tratto una voce cupa, che sembrava il rintocco del tuono nel cielo livido di pioggia.

-Sì. Sempre ho atteso e sempre ho vegliato. Sempre ho tramato per preparare la vostra venuta, sommo Baal.-rispose calmo il giovane.

Il silenzio, per pochi, eterni istanti, stritolò il Tempio come in una morsa.

-La mia venuta non è ancora completa, purtroppo. Il rito deve essere ancora compiuto.-asserì la voce calma, seppur cupa, del dio.

-Capisco. Ditemi, mio signore: cosa volete che io faccia?-mormorò il giovane uomo senza levare il capo dal suolo.

Una risata divertita rimbombò nell'ampio naos, rimembrando un richiamo di spettri dall'etro abisso dell'Ade.

-Mio diletto, mi sorprende che tu ancora non abbia compreso. Io ho bisogno delle piccole membra di quel bambino. Il suo corpo, per quanto privo del tenero flusso della vita, ancora serba in sé il fuoco primigenio che, se fosse cresciuto, gli avrebbe consentito di diventare un possente cavaliere. Le membra dei fanciulli che, per tanti anni, avete sacrificato non saziano più le mie brame.-concluse la divinità e un abisso di silenzio ben presto parve catturare nella sua oscurità ogni parvenza di vita.

Con un lieve cenno del capo Zares annuì.

-Ora comprende. Voi volete che io rubi le spoglie di quel bambino...-mormorò.

-Esatto. Prima che il suo pianto sia compiuto, tu devi recarmi il suo corpo.-concordò Baal e, d'un tratto, un lieve bagliore d'argento palpitò attorno alla figura snella del giovane uomo, che sentì il suo corpo sollevarsi. Cosa stava accadendo? Perché sentiva una energia quasi arcana scorrere nelle sue vene?

Il bagliore, dopo pochi istanti, si dissolse.

-Co... Cosa è successo mio signore?-domandò Zares.

-Mio diletto, tu ora sei il Sommo Sacerdote di Baal. Hai il potere di risvegliare i miei soldati. Essi obbediranno solo a te. Tu possiedi la chiave delle loro anime.-spiegò la divinità.

Improvvisamente, si materializzò uno scettro dorato gemmato. sormontato dall'emblema del tofet nel quale si incastonavano rubini, che scioglievano deboli riflessi cinabro.

-Prendilo.-lo invitò la divinità.

Le lunghe e inanellate dita di Zares si avvolsero attorno al bastone, che scintillò di bagliori dorati.

-Quel bastone ti conferirà poteri pari a quelli di un semidio. Ti dona poteri superiori a quelli che hai. Niente ora ti è impossibile.-decretò Baal.

-Mio signore... Grazie...-balbettò il giovane con voce tremante. Il supremo signore di Cartagine l'aveva investito d'un compito... Doveva mostrare di essere degno di tanto onore... Avrebbe donato la vita per Baal..

Sollevò lentamente il corpo e, ben presto, il suo passo risuonò cupo nel naos.

Il suo passo lo condusse nel pronaos.

Un sospiro risuonò sulle sue labbra. Una missione gravida di pericoli gravava sulle sue spalle... Doveva condurre quelle spoglie preziose dal suo signore... Il rito doveva compiersi...

Portò la mano sinistra dinanzi al viso e, con un moto brusco e impetuoso, battè lo scettro sul gelido candore del pavimento del tempio. Poteva così respirare l'umore dei suoi avversari... Poteva quasi possedere i loro pensieri e le loro sensazioni...

Il vessillo del tofet inscritto in un cerchio si disegnò ai suoi piedi e un possente bagliore argentee inondò la sua figura.

-Che io conoscere possa dei miei avvesari il dolore...

che io respirare possa dei miei avversari l'ardore...

affinchè nell'abisso possano essere annientati

e dal male i loro spirito domati!-

L'algore del vento sferzò il viso del giovane, che imprigionò un gemito tra le labbra. Doveva resistere, tenace... Solo quel rito gli avrebbe consentito di conoscere i pensieri dei suoi nemici...

 

Qualche tempo dopo il silenzio gravò sul pronaos e il bagliore si dissolse in un turbinare di scintille d'argento, simili a gocciole di mercurio carezzate dal tremulo raggio del sole nascente.

Zares, per qualche istante, rimase immobile. Passioni vigorose palpitavano nei cuori dei suoi futuri avversari... E laceranti cicatrici di tempi passati aveva scorto... Gli alfieri della signora ellenica della Giustizia, tempo prima, erano stati turbati da una guerra civile che, nel suo furore, aveva steso nel tempo un sentiero di lacrime di sangue... Eppure le loro anime, così simili a foglie che vorticavano nel vento per la loro diversità, erano unite dall'amore per Athena...

-Molto pervicace il vostro amore per Athena... Ma potrà salvarvi? O vi dannerà?-si chiese Zares e il suo sorriso brillò sinistro nella fredda oscurità del tempio, come il brillio delle zanne di una fiera bramosa di sangue..