X CAPITOLO: La decisione di Ioria

Il silenzio, per qualche istante, oppresse gli animi dei cavalieri d'oro. Non riuscivano a crederci... Il signore delle tenebre si era risvegliato... E il fardello di questa colpa si abbatteva sulle loro spalle, come una valanga rovina dalle montagne...

-Non è possibile... Si è risvegliato...-balbettò Micene.

-E la colpa è solo nostra... Siamo noi i responsabili di questa minaccia che ora tenta di ghermire il mondo nella sua morsa di tenebra...-bisbigliò Dauko con voce tremante. Come avevano potuto essere avvinti nella sua rete di inganni e menzogne? Come avevano potuto pensre che la sua voce fosse in realtà quella della loro giusta signora?

-Guardate! Cosa sta succedendo?-berciò d'un tratto Milo.

Una ferita aveva squarciato il cielo e una lama luminosa aveva trafitto il torace di Saga, sollevando il suo corpo dal suolo, senza che egli potesse difendersi e distorcendo il suo viso in una maschera grottesca di dolore e sofferenza.

Nessuna parola risuonava sulle labbra dei cavalieri. Ma cosa mai era successo all'intermediario di Athena? Perchè il cielo si era squarciato? E cos'era quella lama che aveva trafitto il cuore di Saga?

Qualche istante dopo la lama si dissolse e il Grande Sacerdote si abbandonò al suolo.

-Dobbiamo aiutarlo!-esclamò Ioria, ma il braccio destro di Kanon fermò la sua corsa.

-Non essere precipitoso. Segui me.-saettò con voce decisa.

Con un lieve moto del capo il custode dell'armatura di Leo annuì.

Cautamente si avvicinarono a Saga, che giaceva sul duro tessuto di marmo del pavimento del piazzale.

Il cavaliere di Gemini, lentamente, si inginocchiò e, con cautela, lo fece distendere sulla schiena.

-Ora... Ora ogni cosa è chiara... Sì, ora è tutto chiaro...-balbettò Kanon.

--Kanon, cosa vorresti dire?-domandò Ioria sorpreso. Sul viso del suo compagno regnava un pallore quasi livido, che sembrava quasi trasformarlo in un pallido spettro rivestito d'una effigie splendente... Pareva lo spirito di un cavaliere d'Oro la cui memoria era stata dispersa nei secoli...

-Prigione degli spiriti... Ecco, per quale ragione sembrava che un demone si fosse impadronito di mio fratello...-rispose colui che, tempo prima, aveva fatto divampare una guerra tra diverse fazioni divine, bruciato da una inesausta ambizione...

-Kanon, spiega anche a noi cosa hai scoperto. E cosa ti porta a credere che Saga sia una vittima e non un carnefice.-sbottò Milo e un fremito di stizza fece tremare le sue parole.

Il guerriero di Gemini non rispose e cercò, con delicatezza, di sollevare il corpo di Saga, ma un'ondata di dolore si abbattè sul suo corpo, facendolo oscillare come una barca nel furoreggiare di una tempesta.

-Lascia che sia io a portare il corpo del Grande Sacerdote. Tu guidaci.-consigliò con voce pacata Ioria e, con un gesto rapido, ma non brusco, sollevò il corpo di colui che, tempo prima, era stato rivestito delle vestigia che, in quel momento, proteggevano il corpo di colui che, tempo prima, aveva cercato di ingannare l'imperatore degli abissi zaffirini del mare.

Kanon annuì e, con voce recisa, ordinò:-Aspettate.-

Barcollando, si avvicinò a Mur, che stringeva contro il petto il corpo, ormai orbato del flusso vitale, del fratello e a Deathmask, che non riusciva a staccare gli occhi da lui, come se una malia possente avesse incantato il suo spirito.

Un sospiro stormì dalle labbra del guerriero di Gemini.

-So che non è questo il momento, ma anche voi dovete conoscere la realtà che si nascondeva dietro false apparenze.-dichiarò, cercando di celare il dolore che gli lacerava le carni. Quale potenza celava anche sfruttando un corpo come un parassita privo di identità...

-Va bene.-rispose Deathmask e chinò lievemente il capo.

-Ti seguiamo Kanon.-mormorò Mur e fu come se un pugnale trapassasse il cuore di Kanon. Solo il nulla regnava nello sguardo d'acquamarina di colui a cui era stato affidato dal fato il compito di ridare nuova vitalità a vestigia morte o ferite nelle battaglie... Serrava quel piccolo corpo contro il suo petto, quasi con la speranza di ridargli calore...

Lentamente, cercando di non urlare, il giovane che, un tempo, era stato protetto dalle vestigia del Dragone Marino, si inoltrò nelle stanze del Grande Sacerdote.

Ben presto i passi del giovane custode della Terza Casa guidarono Kanon in un'ampia stanza, dalle pareti ornate di affreschi risplendenti di una policroma vitalità.

Una luce debole si intrufolava nella stanza da un finestrone socchiuso di cristallo, facendo risplendere d'un debole chiarore dorato il gigantesco letto che si incassava in una parete e una cassapanca di mogano, intarsiata di legni pregiati.

Delicatamente Ioria posò il corpo di Saga sul letto.

-Perchè ci hai riunito tutti qui?-chiese Aphrodite rivolgendosi a Kanon.

-Ioria, togli i paramenti sacri dal petto di mio fratello. In questo momento le mie mani tremano con tale violenza che non riuscirei a compiere alcuna azione...-balbettò il cavaliere di Gemini posando lo sguardo sulle sue mani, scosse da violenti brividi.

Con un lieve moto del capo il custode della Quinta Casa annuì e, delicatamente, le sue dita sciolsero i paramenti sacri che coprivano la figura del Grande Sacerdote, cercando di ignorare i gemiti di dolore che sfuggivano dalle labbra del giovane a cui era stato destinato il compito di custodire il Grande Tempio.

-Per Athena... Ma... Ma cos'è?-sussurrò con voce tremante.

Sul petto di Saga si disegnava una strana piramide tronca dai bagliori sanguigni, sormontata da una barra rettangolare nera, che recava uno strano cerchio infuocato.

-E' il simbolo di Baal, signore della distruzione.-intervenne Dauko di Libra con voce triste.

Le parole del custode della Settima Casa rintoccarono sinistre nella stanza, come un monito cupo di morte. Per quanto la verità illuminasse le loro menti di lividi splendori, avrebbero bramato essere smentiti... E invece...

-E perchè è sul petto di Saga?-domandò Camus.

Il custode delle leggendarie armi di Athena fece per rispondere, ma Kanon, con un gesto pacato, chiese la parola.

-Lascia che sia io a rispondere a questa domanda.-sussurrò.

-Credo sia la tecnica della Prigione degli spiriti.-spiegò con voce tremante di sofferenza, posando con un gesto stanco la mano sul suo ventre, da cui ruscellava sangue.

-Cosa sarebbe?-chiese Aldebaran.

-E' una tecnica che imprigiona lo spirito del tuo nemico in una dimensione di dolore e sofferenza e che consente all'utilizzatore di usare il corpo del suo avversario come fosse il proprio. Baal ha usato il corpo di mio fratello per indurci a ritenere le sue parole sgorgassero da Athena.-spiegò Kanon.

-Ci siamo fatti ingannare come dei poveri stolti... E abbiamo versato il sangue d'un povero bambino che, nella sua ingenuità, ha creduto di dare la vita per la nostra signora...-ruggì Milo e le sue iridi d'acquamarina arsero d'ira, trafiggendo Shaka e Dauko, che sentirono il rimorso trapassare i loro cuori. Loro non avevano cercato di scrutare oltre le apparenze! Loro avevano contribuito al risveglio di Baal...

-Milo, il tuo sdegno è giusto, ma non è questo il momento. Ora dobbiamo pensare a strappare alla morte Saga. Ioria, pensi di poterlo fare?-chiese Kanon.

-Non posso assicurarti nulla, però anche tu sei ferito e devo curare prima te...-sussurrò Ioria osservando l'addome del compagno, da cui sgorgava sangue che moriva sul pavimento con un regolare ticchettio.

-Per quanto possa sembrarti strano, la mia ferita è una inezia rispetto al dolore che sta distruggendo mio fratello... E' lui che ha bisogno delle tue cure...-mormorò il custode della Terza Casa.

-Non sono d'accordo, ma rispetterò la tua scelta.-assentì il giovane custode dell'armatura di Leo e la sua figura atletica palpitò di bagliori dorati e dalle sue mani iniziò a scivolare, come una leggera neve, una polvere d'oro che si abbandonò sul petto di Saga, scosso dagli ansiti dell'affanno.

 

D'improvviso Ioria, con un gemito, si abbandonò al suolo.

-Cosa ti succede fratello?-domandò Micene precipitandosi verso di lui e sostenendolo.

Un'ira quasi primordiale strinse l'animo di Mur e i suoi occhi fiammeggiarono, come due rubini di Birmania colpiti da una luce intensa. La sollecitudine del custode dell'arco sacro di Athena, in quel momento, gli sembrava una staffilata che straziava le sue carni... Suo fratello, in quel momento, giaceva morto tra le sue braccia, privato del calore della vita a causa di un inganno assetato di sangue...

Una lacrima disegnò un nastriforme sentiero di dolore sulla guancia di Mur, perdendosi sulle sue labbra livide, che ricordavano due petali di viola dispersi in una sterminata prateria oppressa dalla neve. In quel momento il dolore lottava tenacemente, sballottando il suo animo tra due forze possenti, che però si annullavano... Sentiva il desiderio di gridare la sofferenza che percuoteva il suo animo, ma il silenzio sembrava volesse serrare le sue labbra in una stretta tenace...

-Mur...-lo chiamò Aphrodite con timidezza.

Un triste sorriso distese le labbra del custode della Prima Casa.

-Aphrodite, spargerai le tue rose sulla tomba che lo accoglierà? Lui le amava tanto...-chiese con voce debole.

-Certo. Lo avrei fatto anche se tu non me lo avessi chiesto...-rispose la ragazza.

-Grazie...-sussurrò il giovane. Nulla in quel momento riusciva a lenire il suo dolore, ma non gli importava... Desiderava solo un'illusione che facesse tremare l'oscurità che stava avviluppando il suo cuore in una terribile morsa di sofferenza...

Intanto Ioria, seppur con fatica, si era rialzato.

-Sembra che la mia sola energia cosmica non sia sufficiente... Dovrò dunque fare uso delle mie energie nascoste.-mormorò lasciando scorrere lo sguardo sul corpo di Saga, scosso da ansiti strozzati.

Un pallore spettrale si impadronì del viso del custode della Nona Casa. No... Suo fratello non poteva avere intenzione di usare quel potere... Avrebbe perso la vita...

-E invece sì. Userò l'energia del Cuore Nascosto.-