IX CAPITOLO: Il fiore si spezza
Questo capitolo è un tributo che faccio a Lady Oscar (il rapporto tra Kiki e Aphrodite è modellato su quello tra Joseph e Oscar.) Chiedo perdono ai fan se non ne sarà all'altezza, ma io non sono una narratrice del calibro della Ikeda.
Le parole di Kiki, per qualche istante, lacerarono la mente di Mur. Come era potuto succedere? Quale fato infausto aveva permesso che il suo amato fratello venisse a conoscenza del segreto che, con tenace disperazione, cercava di celargli?
-Come hai fatto a capirlo?-domandò con voce soffocata.
-Il tuo viso e la tua voce non erano quelli che conoscevo. E questo mi ha fatto preoccupare tantissimo. E così, quando è venuto Aldebaran, ho deciso di ascoltare la vostra conversazione senza essere visto. E così ho scoperto tutto.-spiegò il bimbo.
-Per questo eri così turbato mentre bevevi il thè...-intervenne Aphrodite con voce tremante. La verità illuminava d'un livido riflesso sguardi che, in quel momento, le erano sembrati privi di senso... Si era accorta della tristezza che oscurava, come una nube dai lividi riflessi, le sue iridi, di solito limpide come polle di acqua sorgiva...
-Qualcosa ti turba piccolo?-gli aveva chiesto. Non riusciva a comprendere cosa celasse nel suo cuore il bambino... Perchè era così triste?
Con un lieve moto del capo Kiki aveva negato.
-Aphrodite, voglio farti un regalo. Posso uscire in giardino?- le aveva chiesto.
Lei aveva annuito. Solo poco dopo la sua mente aveva conosciuto la triste verità... La loro signora voleva che il sangue di quel piccolo angelo dal cuore limpido impregnasse del suo calore il gelido suolo di marmo del Grande Tempio...
-Non riuscivo a crederci. Athena, la signora della giustizia, voleva la mia vita. Perchè? Per quale ragione?-sussurrò il bambino.
Un cupo silenzio fece disperdere le sue parole in un vuoto abisso. E cosa avrebbero potuto rispondere? Quali parole avrebbero potuto liberare la mente di Kiki dalle tristi domande che l'avvolgevano?
-Mi dispiace... Io... Io volevo solo proteggerti...-balbettò Mur e, con un movimento istintivo, le sue braccia avvolsero il piccolo corpo del fratello in un abbraccio palpitante d'amore e disperazione.
Il bambino, con un gesto esitante, ricambiò l'abbraccio. In quel semplice gesto sentiva bruciare un amore immenso, che quasi lo atterriva per la sua possanza... In quel momento percepiva quasi sulla pelle l'affetto sincero che il fratello non gli aveva mostrato in tanto tempo, frenato dal suo carattere riservato...
Alcune lacrime illuminarono le guance di Aphrodite d'un lieve lucore argentato. Dunque... Dunque era tutto finito? Niente poteva essere tentato per strappare Kiki alla morte?
Sentì il forte braccio di Ioria cingerle le spalle.
-Purtroppo sì... Ormai nulla possiamo fare per strapparlo al suo destino... Il suo cuore è fermo nella sua decisione e non ci è possibile dissuarlo... Nonostante il suo corpo sia quello fragile d'un fanciullo, il suo animo palpita dello spirito d'un vero cavaliere d'oro.-sussurrò Ioria con voce apparentemente ferma, ma un singhiozzo risuonò cupo nelle sue parole, come il cupo assolo d'un corno. Tutto gli pareva un incubo che avvolgeva ogni essere vivente nel suo letale abbraccio... Perchè Athena voleva un simile tributo?
Qualche istante dopo Kiki si allontanò dall'abbraccio di Mur.
-Addio fratello. Non soffrire per me. Muoio come un vero guerriero di Athena.-dichiarò con un sorriso che lacerò ancora di più il cuore del giovane. Il suo amato fratello aveva un cuore limpido come l'acqua sorgiva, che bene aveva compreso il senso dei suoi insegnamenti...
Mur non rispose. Tante parole in quel momento avrebbe voluto dire, ma le sue labbra erano serrate in una piega amara, che sembrava scomparire nel pallore alabastrino del viso...
Con impeto Kiki avvolse le sue braccia attorno ad Aphrodite, che gli accarezzò la schiena e i capelli.
-Hai un buon profumo...-mormorò inebriandosi dell'aura di rosa e lavanda che avvolgeva, come un lieve manto, la giovane guerriera dei Pesci.
D'un triste bagliore si illuminarono le iridi d'acquamarina della giovane.
-Grazie piccolo. So che ti piaceva...-balbettò e, con forza disperata, lo strinse a sè, contro il suo torace, quasi a non volerlo lasciare andare via. Non voleva! Non voleva lasciarlo morire!
-Mi piaci Aphrodite. Avrei voluto sposarti, ma non è possibile... Mi perdoni?-domandò e una lieve tristezza fece tremare la sua voce.
La sacerdotessa di Pisces lo baciò sulla fronte.
-Non ho nulla da perdonarti piccolo, stai tranquillo.-dichiarò.
-Grazie. Sei bella come una dea e sei buona...-affermò il bambino e si separò da lei.
Il suo sguardo d'acquamarina si specchiò nelle iridi d'ambra di Ioria, scintillanti di rabbiosa disperazione. Poteva fidarsi di lui...
-Proteggila tu. Avrei voluto farlo io, ma non posso.-affermò con voce ferma, anche se venata di malinconia. Le iridi di Ioria sembravano ardere di fiammeggianti bagliori... Non l'avrebbe mai deluso... Avrebbe protetto Aphrodite anche se questo avesse voluto dire rischiare la vita...
-Hai la mia parola di cavaliere.-rispose il custode dell'armatura di Leo e la sua mano di guerriero, grande e dorata, si chiuse intorno a quella del bambino, in un giuramento solenne che nulla avrebbe mai potuto spezzare.
Dopo qualche istante si allontanò e si volto verso Shaka e Dauko, che erano rimasti silenziosi ad attendere.
-Io sono pronto.-affermò con voce risoluta e i suoi occhi chiari brillarono, come due stelle che accendono l'oscuro universo di dorati bagliori.
Per qualche istante i due cavalieri d'oro non risposero. Nelle iridi di Kiki sembrava risplendere la tempra morale d'un cavaliere d'oro... Mai un bambino aveva mostrato un simile coraggio...
Si riscossero. Non dovevano lasciarsi impressionare... La salvezza di Athena era la loro assoluta priorità...
-Vieni con noi. Ti stanno aspettando al Grande Tempio.-spiegò seccamente Shaka.
-Purtroppo dovete venire anche voi. E' richiesta la presenza di tutti i cavalieri in questo momento...-mormorò Dauko e la sua voce tremò. Non avrebbe voluto fare gravare sulle spalle dei tre guerrieri anche questa prova, ma era necessario... Per Athena un cavaliere doveva bruciare la sua essenza, se fosse stato necessario...
I tre, con passo lento, si avvicinarono e, qualche istante dopo, scomparvero dalle impervie e maestose montagne dello Jamir.
Intanto, al Grande Tempio, Saga e Kanon si fronteggiavano.
-Cavaliere di Gemini, lascia che interveniamo noi a combattere. Il tuo corpo si sta lentamente consumando.-esclamò Milo. I lineamenti di Kanon erano rappresi in una maschera di sofferenza... Per quanto la determinazione facesse brillare le sue iridi di tanzanite, il suo corpo non avrebbe resistito per molto tempo...
Un mezzo sorriso rifulse sulle labbra del giovane che, anni prima, aveva cercato di ingannare l'imperatore degli azzurri abissi marini.
-Pensate di potere fare meglio?... Non riesco a capire come sia accaduto, ma un suo colpo è riuscito a ferirmi nonostante indossassi la mia armatura d'oro... E questo potrebbe accadere anche a voi...-sibilò, ma la sua voce annegò in un sussurro soffocato e il suo corpo ondeggiò, come una nave sballottata durante una tempesta, nel rimescolarsi continuo di onde alte e livide.
-Vedo che hai compreso, eppure non ti arrendi.-rise Saga e un brivido lacerò le anime dei guerrieri presenti. Sembrava che un'aura demoniaca illuminasse il suo volto d'un bagliore spettrale... Ma cosa era accaduto al loro compagno?
D'improvviso la figura atletica di Kanon brillò di aurei bagliori e rassomigliò ad una antica divinità solare, pronta a fare esplodere il suo potere in una vampa d'oro.
-Non è possibile... Intende lanciare la Galaxian Explosion...-balbettò Aldebaran impaurito.
-E' pronto a sopportare qualsiasi rischio, pur di contrastare Saga...-mormorò Camus e i suoi occhi chiari, per qualche istante, sembrarono assorbire nel loro splendore i suoi lineamenti.
-Pensi di contrastarmi con la tecnica di cui sono maestro Kanon?-rise il gemello e, ben presto, anche il suo cosmo, avvampò, facendo risplendere di liquidi splendori le nervature marmoree del Grande Tempio.
-Fermi!-risuonò una voce infantile.
I cavalieri, turbati, si volsero verso la sorgente della voce.
-Non è possibile...-sussurrò Milo e la sua voce tremò di sofferenza. Kiki era dinanzi a loro, accompagnato da Mur, Aphrodite, Ioria, Shaka e Dauko e sul suo viso risplendeva un sorriso, ombreggiato dalla malinconia... Come era possibile?
-Kanon, Saga, non combattete! Se Athena vuole la mia vita, la avrà!-esclamò il bambino con voce risoluta.
Un sorriso glaciale distese i lineamenti di Saga in una maschera imperturbabile, priva di ogni umanità.
-Vedo che hai ben compreso che l'oscurità ci sovrasta. Al contrario del tuo caro fratello, che non è stato capace di onorare il suo ruolo di custode della giustizia.-sibilò colui che custodiva il Grande Tempio e uno strale di sofferenza trafisse il cuore di Mur. Ma come poteva ridere del dolore che gli lacerava l'animo?
-Mio fratello ha agito così perchè mi vuole bene.-replicò Kiki e, con passo deciso, si avviò verso l'altare.
-No.. Perchè?.-sussurrò il cavaliere di Aries. Il rumore dei passi del bambino lacerava la sua mente, come il rombo del tuono durante una tempesta... Erano rintocchi dolorosi di una morte che si stava avvicinando...
Sentì il braccio di Ioria avvolgersi attorno alle sue spalle.
-Pensa che hai un fratello di cui essere orgoglioso... Nel suo cuore brucia il coraggio d'un vero guerriero...-balbettò il custode della armatura che immortalava l'effigie della possente belva.
-Non mi importa... -riuscì a sussurrare Mur e la sua voce si spense in un triste singhiozzo. Che gli importava in quel momento della calma che sembrava spirare da ogni passo del suo amato fratello? Sentiva solo che presto il pugnale che tremava nella mano di Deathmask, scintillante di bagliori sinistri, avrebbe aperto il suo petto e il suo sangue avrebbe impregnato del suo calore liquido le bianche strutture del Grande Tempio...
Le gambe di Kiki, veloci, spiccarono un balzo e, ben presto, il bambino fu in piedi sull'altare.
Con un gesto fulmineo svelse la parte superiore della tunica, scoprendo il suo petto, candido come un bucaneve appena sbocciato, che riempie l'aria satura di neve e gelo dei suoi dolci effluvi.
-Deathmask, colpisci qui.-mormorò e i suoi occhi d'acquamarina, per qualche istante, si rifletterono in quelli di tanzanite del cavaliere di Cancer, che risplendevano di incertezza. Come poteva chiedergli Athena una simile prova? Perchè aveva voluto che le sue mani fossero sporcate di nuovo di sangue innocente?
Guardò il coltello, che risplendeva di barbagli lividi tra le sue mani. Un tempo non avrebbe esitato a spezzare vite innocenti, posseduto da un demone feroce che gli faceva credere che la giustizia fosse scritta dalla forza e dal sangue...
-E invece ora esito.-pensò. Quanto il suo cuore era mutato... Aveva conosciuto il dolore delle anime, da tempo immemore sofferenti, che egli stesso aveva condannato all'inferno della Bocca di Ade... Sentiva la sua anima ferita, tormentata, lacerata da un odio che sembrava bruciare e illuminare l'eterna oscurità di vampe d'oro e sangue...
-Perdonami.-sussurrò. Gli occhi di Kiki risplendevano d'una luce eterea, come due specchi di cielo limpido sgombri da nuvole. Il suo spirito sembrava proteso verso una dimensione d'eternità... E allora perchè la sua mano, di solito ferma, era scossa da brividi? Eppure nessuna ombra d'odio oscurava lo splendore di quelle iridi..
Si scosse. Non poteva lasciarsi imbrigliare dai dubbi! Athena aveva necessità del sangue di quel bambino e lui doveva compiere il sacrificio... Doveva dimostrare d'esser degno della leggendaria veste che, tempo prima, gli era stata donata... Doveva dimostrare di essere cavaliere d'oro pronto a qualsiasi sacrificio per la sua dea..
Il pugnale, veloce, lacerò l'aria, immergendosi nel torace del bambino.
Il sangue eruppe impetuoso, come il fiume esonda dal suo corso naturale durante una tempesta possente,, e si disperse in sottili nastri rossi sull'altare e tra le connessioni del pavimento, che lo assorbivano rapide, quasi volessero banchettare con una prelibata primizia.
Per un po' il corpo del bambino rimase immobile, poi, si abbandonò sulla nuda pietra dell'altare, come un candido fiore che si accascia morente al suolo, spezzato dai passi d'un viandante incauto.
D'improvviso una risata risuonò cupa, come il sinistro concerto di centinaia di corni, e brividi si insinuarono nelle mente degli alfieri di Athena. Cosa stava succedendo?
-No... Cosa mai abbiamo fatto...-sussurrò d'un tratto Micene. Lui era tornato... L'oscuro signore delle tenebre aveva ripreso vigore...
-E' tornato. E siamo stati noi a risvegliarlo.-decretò Kanon cupo e la sua voce rintoccò sinistra, simile alla triste melodia d'un sistro d'argento. In quel momento solo una consavolezza opprimeva i loro cuori. Una nuova minaccia stava distendendo i suoi artigli oscuri sull'umanità e loro, accecati da parole vane come fumo, che avevano creduto portatrici di verità, l'avevano risvegliata... E in quel momento lui rideva della loro stupidità, pronto a stritolare l'umanità in una morsa di lacrime e sangue...